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lavoro Prof.ssa Torchio - Provincia di Torino

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Laboratorio <strong>di</strong>dattico sull’orazione Per l'uccisione <strong>di</strong> Eratostene <strong>di</strong> Lisia:<br />

paragrafi 21-23<br />

Elena Caraglio<br />

(Abilitata SIS- Classi A051/52)<br />

Debbo confe<strong>ssa</strong>re che, in un primo tempo, ho avuto parecchie riserve nei confronti della<br />

grammatica della <strong>di</strong>pendenza e ho sempre cercato <strong>di</strong> evitare <strong>di</strong> usarla. I miei pregiu<strong>di</strong>zi, però, erano<br />

frutto <strong>di</strong> una conoscenza superficiale e approssimativa <strong>di</strong> questo metodo, che la docente del<br />

laboratorio SIS <strong>di</strong> lingua greca del II anno, la <strong>Prof</strong>. <strong>ssa</strong> Maria Cristina <strong>Torchio</strong>, ci ha finalmente<br />

illustrato nel dettaglio con grande chiarezza e rigore. Tuttavia, credevo che non sarei riuscita a<br />

cimentarmi nell’impresa <strong>di</strong> realizzare io ste<strong>ssa</strong> degli schemi ispirati a questa teoria, a smontare i<br />

testi greci seguendo il “metodo degli alberi”. Forse, però, mi sbagliavo. Quando l’insegnante ci ha<br />

chiesto <strong>di</strong> realizzare questo <strong>lavoro</strong>, applicando le conoscenze apprese ad un notissimo testo <strong>di</strong> Lisia,<br />

l’orazione Per l’uccisione <strong>di</strong> Eratostene, sono rimasta a<strong>ssa</strong>i perple<strong>ssa</strong>; strano per me che,<br />

normalmente, quando si parla <strong>di</strong> lingue classiche sono sempre molto motivata e curiosa. Debbo<br />

però ringraziare la <strong>Prof</strong>essore<strong>ssa</strong>, che ha avuto il coraggio <strong>di</strong> proporre un argomento considerato<br />

ostico dai più. Il risultato del mio breve <strong>lavoro</strong>, abbozzato nelle sue linee generali, è quello stampato<br />

sotto: mi auguro <strong>di</strong> poter presto insegnare nuovamente greco, per poterlo mettere in pratica.<br />

Destinatari: classe III liceo classico<br />

Obiettivi generali del percorso:<br />

-conoscere origini e sviluppo dell’oratoria greca;<br />

-conoscere i principali generi dell’oratoria greca: deliberativo, giu<strong>di</strong>ziario, epi<strong>di</strong>ttico;<br />

-rilevare il legame tra attività oratoria e contesti <strong>di</strong> produzione e fruizione;<br />

-osservare, in base ai testi, i meccanismi e le modalità dell’oratoria giu<strong>di</strong>ziaria;<br />

-conoscere la biografia e il corpus oratorio <strong>di</strong> Lisia;<br />

-conoscere il problema dell’autenticità delle orazioni <strong>di</strong> Lisia;<br />

-conoscere lingua, stile e tecniche peculiari dell’autore;<br />

-conoscere contenuti e occasioni <strong>di</strong> alcune orazioni significative del corpus lisiaco.<br />

Obiettivi specifici dell’intervento <strong>di</strong>dattico:<br />

- saper svolgere analisi, traduzione e commento dei brani lisiaci proposti;<br />

- conoscere e saper applicare il metodo della grammatica della <strong>di</strong>pendenza.<br />

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Strumenti:<br />

-M. Pintacuda, R. Trombino, Hellenes. Percorsi tematici nei testi greci. Antologia <strong>di</strong> autori per il<br />

liceo classico, vol. 3, Palermo 1998;<br />

-Lisia, Orazioni e frammenti, a cura <strong>di</strong> M. Marzi, <strong>Torino</strong> 2006;<br />

-un <strong>di</strong>zionario della lingua greca, a scelta tra Vocabolario Greco-Italiano, a cura <strong>di</strong> L. Rocci, 20ª<br />

ed., Città <strong>di</strong> Castello 1967, oppure GI. Vocabolario della lingua greca, a cura <strong>di</strong> F. Montanari,<br />

<strong>Torino</strong> 1995.<br />

Fasi <strong>di</strong> <strong>lavoro</strong><br />

In un primo tempo, si potrebbe sottoporre all’attenzione degli alunni il brano da analizzare,<br />

riportato sul manuale in adozione; dopo averlo letto ad alta voce in modo espressivo, il docente<br />

potrebbe soffermarsi su alcuni punti intere<strong>ssa</strong>nti dal punto <strong>di</strong> vista sintattico, alcuni dei quali già<br />

rilevati dallo stesso manuale. Tra questi, ritengo imprescin<strong>di</strong>bili:<br />

-­‐ Ópwj [...] peÚsetai: proposizione completiva <strong>di</strong> un sottinteso verbo <strong>di</strong> or<strong>di</strong>nare, la cui omissione<br />

rende più incisiva la frase;<br />

-­‐ ¢ll¦ [...] genšsqai: infinitiva <strong>di</strong>pendente da dšomai;<br />

-­‐ e‡per oÛtwj œcei: in questo costrutto il verbo œcw ha valore intransitivo;<br />

-­‐ æmolÒgei taàta poi»sein: abituale costruzione con i verbi in<strong>di</strong>canti promettere.<br />

E’ ovvio che quella che presento può essere solo una traccia, in linea <strong>di</strong> massima; infatti, ritengo<br />

impossibile fornire un’unità <strong>di</strong>dattica preconfezionata applicabile in qualsiasi classe. Sarà compito<br />

del docente calibrare <strong>di</strong> volta in volta gli interventi sulla base delle caratteristiche del suo u<strong>di</strong>torio.<br />

Lys., De caed. Eratosth., 21-23<br />

[21] peid¾ d p£nta e‡rhto aÙtÍ, e pon gè, «Ópwj to…nun taàta mhdeˆj ¢nqrèpwn<br />

peÚsetai: e„ d m», oÙdšn soi kÚrion œstai tîn prÕj œm' æmologhmšnwn. ¢xiî dš se p'<br />

aÙtofèrJ taàt£ moi pide‹xai· gë g¦r oÙd n dšomai lÒgwn, ¢ll¦ tÕ œrgon fanerÕn<br />

genšsqai, e‡per oÛtwj œcei». æmolÒgei taàta poi»sein. [22] kaˆ met¦ taàta <strong>di</strong>egšnonto<br />

¹mšrai tšttarej À pšnte, ... æj gë meg£loij Øm‹n tekmhr…oij pide…xw. prîton d<br />

<strong>di</strong>hg»sasqai boÚlomai t¦ pracqšnta tÍ teleuta…v ¹mšrv. Sèstratoj Ãn moi pit»deioj kaˆ<br />

f…loj. toÚtJ ¹l…ou dedukÒtoj „Ònti x ¢groà ¢p»nthsa. e„dëj d' gë Óti thnikaàta<br />

¢figmšnoj oÙd n [¨n] katal»yoito o‡koi tîn pithde…wn, kšleuon sundeipne‹n· kaˆ<br />

lqÒntej o‡kade æj mš, ¢nab£ntej e„j tÕ Øperùon deipnoàmen. peid¾ d kalîj aÙtù<br />

e cen, ke‹noj m n ¢piën õceto, gë d' k£qeudon. [23] Ð d' 'Eratosqšnhj, ð ¥ndrej, e<br />

„sšrcetai, kaˆ ¹ qer£paina pege…ras£ me eÙqÝj fr£zei Óti œndon st…. k¢gë e„pën ke…<br />

nV pimele‹sqai tÁj qÚraj, katab¦j siwpÍ xšrcomai, kaˆ ¢fiknoàmai æj tÕn kaˆ tÒn, kaˆ<br />

toÝj m n œndon katšlabon, toÝj d oÙd' pidhmoàntaj háron.<br />

Dopo aver svolto questo <strong>lavoro</strong>, il docente sud<strong>di</strong>viderà gli allievi in gruppi e chiederà loro <strong>di</strong><br />

schematizzare i §§ 21 e 22 secondo la grammatica della <strong>di</strong>pendenza, mentre riserverà il §23 per il<br />

<strong>lavoro</strong> domestico 1 . Mentre gli alunni svolgeranno questa attività (in cui dovranno tenere presenti le<br />

osservazioni svolte dall’insegnante in merito alla sintassi del brano), il docente cercherà <strong>di</strong><br />

monitorare il loro <strong>lavoro</strong>; quin<strong>di</strong>, passerà ad un momento <strong>di</strong> confronto dei vari elaborati e, tenendo<br />

conto <strong>di</strong> quanto emerso, <strong>di</strong>segnerà alla lavagna lo schema del testo, come esemplificato qui:<br />

1 Il testo greco del paragrafo viene qui fornito per completezza.<br />

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In un secondo momento, il docente fornirà agli studenti una traduzione letterale dei paragrafi<br />

esaminati 2 , che sarà me<strong>ssa</strong> a confronto con la versione del curatore dell’e<strong>di</strong>zione UTET 3 , presentata<br />

loro in fotocopia. Il <strong>lavoro</strong> prenderà spunto dai principi dell’ analisi contrastiva <strong>di</strong> traduzioni 4 che,<br />

secondo la mia scarsa esperienza, può essere molto proficua perché insegna a ragionare e ad<br />

allenare i meccanismi logici. Si potrebbe, per esempio, soffermare l’attenzione sulla modalità <strong>di</strong><br />

resa del <strong>di</strong>scorso <strong>di</strong>retto, oppure sull’espressione “in modo palmare”, che non sembra essere una<br />

traduzione particolarmente felice; dopo aver confrontato quest’ultima con quella fornita<br />

dall’insegnante, i ragazzi, forniti <strong>di</strong> <strong>di</strong>zionario greco-italiano, saranno invitati a formulare una<br />

propria traduzione, non solo per l’espressione meg£loij tekmhr…oij, ma anche per tutti i punti in<br />

cui la traduzione d’autore sembri <strong>di</strong>scostarsi maggiormente da quella del docente.<br />

2 “[21] E dopo che ciò fu detto da lei, io affermai: “Che nessuno al mondo sappia ciò! In caso contrario, per te non ci<br />

sarà nessuna garanzia <strong>di</strong> quanto è stato stabilito da parte mia. Pretendo che tu mi mostri ciò in flagrante: infatti io non<br />

necessito <strong>di</strong> parole, ma che il fatto sia evidente, se veramente le cose stanno così”. Prometteva che lo avrebbe fatto. [22]<br />

E in seguito pa<strong>ssa</strong>rono quattro o cinque giorni [...] come io vi <strong>di</strong>mostrerò con palesi in<strong>di</strong>zi. Dapprima però voglio<br />

illustrarvi i fatti avvenuti l’ultimo giorno. C’era un mio familiare e amico, Sostrato. Mi imbattei in costui che tornava<br />

dalla campagna quando il sole era già tramontato; sapendo che, tornato a casa a quell’ora, non vi avrebbe trovato nulla<br />

da mangiare, lo invitavo a pranzare da me; e giunto a casa con me, saliti al piano superiore pranzavamo”.<br />

3 Lisia, Orazioni e frammenti, a cura <strong>di</strong> M. Marzi, <strong>Torino</strong> 2006: traduzione “Quando ebbe finito “che nessuno lo venga a<br />

sapere” ripresi “altrimenti decadrà il nostro accordo. Esigo che tu mi aiuti a coglierli sul fatto: non mi intere<strong>ssa</strong>no le<br />

parole, ma la prova che le cose stanno così”. Promise <strong>di</strong> farlo. Pa<strong>ssa</strong>rono intanto quattro o cinque giorni... come io vi<br />

<strong>di</strong>mostrerò in modo palmare. Prima però voglio esporvi quel che successe l’ultimo giorno. E’ mio intimo e familiare un<br />

certo Sostrato. Lo incontro che rientrava dalla campagna dopo il tramonto del sole. Pensando che a quell’ora a casa non<br />

avrebbe trovato più niente da mangiare, lo invitai a cena da me: arrivati a casa, saliamo al piano <strong>di</strong> sopra e ci mettiamo a<br />

tavola”.<br />

4 Si consulti, in proposito, il contributo <strong>di</strong> N. Flocchini, Possibilità <strong>di</strong> un uso <strong>di</strong>dattico della traduzione, <br />

33 (1997), pp. 76-105 (80-90).<br />

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