Numero 1 – OTTOBRE 2012 Il Bartolomeo - Liceo Classico B. Zucchi
Numero 1 – OTTOBRE 2012 Il Bartolomeo - Liceo Classico B. Zucchi
Numero 1 – OTTOBRE 2012 Il Bartolomeo - Liceo Classico B. Zucchi
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il <strong>Bartolomeo</strong><br />
<strong>Il</strong> giornale degli <strong>Zucchi</strong>ni<br />
Cari lettori e care lettrici del <strong>Bartolomeo</strong>,<br />
Editoriale<br />
E' la vostra nuova direttrice che vi scrive e che,<br />
sperando che abbiate apprezzato l'edizione<br />
speciale sulle elezioni, vi propone il primo numero<br />
ufficiale di quest'anno!<br />
Quando ho deciso di propormi come direttrice del<br />
giornalino, lo ammetto, non avrei mai creduto che<br />
sarebbe stato tutto così "macchinoso" e<br />
impegnativo.<br />
Perché sembra facile, ma gli articoli sono tanti, il<br />
tempo è poco e spesso la tecnologia non è proprio<br />
d'aiuto!<br />
Quindi spero che apprezzerete il lavoro di tutta la<br />
redazione e dei collaboratori e ci farete sapere il<br />
vostro pensiero; accettiamo qualsiasi tipo di critica<br />
o suggerimento!<br />
Intanto continueremo ad impegnarci nel creare un<br />
bel giornalino che possa regalarvi svago,<br />
divertimento ma anche spunti di riflessione.<br />
Speriamo di riuscire a pubblicare il <strong>Bartolomeo</strong><br />
ogni mese, non possiamo assicurarvelo con<br />
certezza ma cercheremo di risolvere tutti gli<br />
imprevisti, questo è uno dei nostri obiettivi!<br />
Mi piacerebbe proporvi molti e diversi contenuti<br />
all'interno del giornale, purtroppo nonostante la<br />
redazione sia numerosa, mancano persone che si<br />
occupino di importanti ambiti, come ad esempio<br />
sport, cucina, politica. Cerchiamo anche fotografi<br />
o vignettisti che possano riempire queste pagine<br />
con belle immagini per rendere il tutto sempre più<br />
ricco e interessante. Chiunque sia interessato può<br />
inviarmi una mail all'indirizzo del <strong>Bartolomeo</strong> che<br />
troverete nell'ultima pagina, avanti, non siate<br />
timidi! ;)<br />
E dopo questa piccola presentazione (chiedo scusa<br />
se vi sarete annoiati ma mi sono sentita in dovere<br />
di illustrarvi il nostro lavoro) è giunto il momento<br />
di salutarvi!<br />
Vi auguro una buona lettura e vi prometto che il<br />
prossimo editoriale sarà più leggero e divertente!<br />
Un grande in bocca al lupo a tutti gli studenti, ai<br />
professori, ai ragazzi del <strong>Liceo</strong> Musicale e ai nuovi<br />
rappresentanti d'istituto (di cui leggerete i primi<br />
pensieri all'interno del giornale)!<br />
Federica Mutti, II C<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
1
Indice<br />
Flash news settembre <strong>–</strong> ottobre pag. 3<br />
Le parole pag. 4<br />
Kit di sopravvivenza pag.5<br />
Nobody said it was easy, no one ever said it would be so hard pag. 6<br />
Bisogna che tutto cambi perché nulla cambi pag. 7<br />
Un’ardita richiesta pag. 8<br />
L’Italia ama la cultura pag. 9<br />
Un mese di citazioni pag. 10<br />
La voce del collettivo pag. 11<br />
<strong>Il</strong> malavitoso dietro casa pag. 13<br />
Radio free <strong>Zucchi</strong> pag. 14<br />
Back to 60s pag. 16<br />
<strong>Il</strong> bar degli scrittori mancati pag. 18<br />
Dio e gli altri dirigenti pag. 20<br />
Nuovi propositi nei pressi di Andromeda pag. 21<br />
Memento movie pag. 22<br />
L’architettura del mondo pag. 23<br />
La patria chiamò pag. 24<br />
Dante e Virgilio pag. 25<br />
Giochi pag. 26<br />
Quorinfranti pag. 27<br />
Messaggio dai nuovi rappresentanti d’istituto pag. 28<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
2
TG ZUCCHI <strong>–</strong> FLASH NEWS<br />
Flash news settebre - ottobre<br />
Strage di alpinisti sull'Himalaya<br />
Almeno 13 morti, tra i quali anche l'italiano Alberto Magliano. E' questo<br />
il bilancio della tragedia avvenuta sul Manaslu,in Himalaya. Una valanga<br />
provocata dal distacco di un seracco è finita sulle tende del campo 3 a<br />
circa 7 mila metri di quota, trascinandole a valle. La tragedia si è<br />
verificata all'alba del 23 settembre.<br />
Frana sulla via dell'amore (25 settembre <strong>2012</strong>)<br />
<strong>Il</strong> crollo è avvenuto tra Riomaggiore e Manarola alle 10 del mattino<br />
travolgendo quattro turiste australiane. Una donna di 61 anni ha riportato<br />
una frattura al torace, lesioni interne e trauma cranico. I sindaci dopo<br />
l'incidente hanno immediatamente chiuso la passeggiata degli innamorati,<br />
a quasi ad un anno dalla disastrosa alluvione nelle Cinque Terre.<br />
In vendita anche in Italia l'iPhone 5<br />
Notte in bianco quella trascorsa il 27 settembre da migliaia di persone<br />
accampate davanti agli Apple Store in attesa dell'apertura, per acquistare<br />
l'iPhone 5. A un anno dalla morte di Steve Jobs, avvenuta il 5 ottobre<br />
2011 dopo una lunga battaglia contro il cancro, la Apple ha presentato il<br />
nuovo "melafonino".<br />
Bomba alla messa dei bambini a Nairobi, Kenya<br />
Lunedì 1 ottobre. 2 piccoli bambini sono stati uccisi dallo scoppio di una<br />
bomba durante la messa in corso in una chiesa di Nairobi, Kenya. Altri 8<br />
bambini sono rimasti gravemente feriti. L'attentato sarebbe una ritorsione<br />
per i successi che le forze armate del Kenya stanno conseguendo contro gli<br />
shebab in Somalia.<br />
Marta Panzeri IV E<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
3
RIFLESSIONI ZUCCHINE<br />
Le parole<br />
Uno strumento tanto potente quanto letale<br />
Le parole, uno strumento così bello eppure così<br />
fragile. Facciamo uso delle parole tutti i giorni e, come<br />
ben sappiamo, ognuna ha il proprio significato.<br />
Utilizzare le parole non è così semplice come può<br />
sembrare. Quante volte, a scuola, vi avranno detto di<br />
far capire ciò che volete far conoscere agli altri?<br />
Quante volte vi sarete sentiti dire di aver scritto<br />
ripetutamente uno stesso vocabolo in un tema? E<br />
quante volte, ad una interrogazione, vi avranno<br />
chiesto di essere più chiari nello spiegare un<br />
concetto? Una, cento, mille volte. Nello vita di uno<br />
studente, come in quella di un individuo o di un<br />
giornalista, le parole hanno un’importanza maggiore<br />
di quanto si pensi. Certe volte vengono sciupate,<br />
perché ripetute troppe volte; se ne dice una al posto<br />
di un’altra; altre ancora ne viene persino abusato il<br />
loro potere. Ecco, dove volevo arrivare. Una, anzi,<br />
ogni parola detiene un significato. Lo tiene dentro di<br />
sé, lo protegge. Più parole insieme formano una frase.<br />
Un fiume di parole forma un tema, un libro, un<br />
discorso. Ma quante volte vi è capitato di pensare che<br />
anche solo due piccole parole potessero formare<br />
qualcosa di così grande ed immenso? Magari un<br />
sentimento, celato nell’intimo più profondo o anche<br />
un pensiero. L’impatto che hanno quando arrivano è<br />
sempre differente da persona a persona. Esse hanno<br />
un peso diverso. Dire “ti amo”, “ti odio”, indicano due<br />
emozioni completamente diverse. “Ti amo” si dice ad<br />
una persona con cui si desidera passare il resto della<br />
vita.“Ti odio” si dice alla persona più antipatica,<br />
irritante o scorbutica che si conosce; ad un<br />
professore, magari quando dà un brutto voto; a chi ha<br />
soffiato il ragazzo/la ragazza a qualcun altro …. Ma<br />
avete mai fatto caso a quanto feriscano, aiutino o<br />
incutano timore le parole? Tutti hanno sentito<br />
almeno una volta delle emozioni, che arrivano<br />
direttamente da loro, come qualcuno che ha litigato e<br />
ha “sputato” addosso ad una persona tutto ciò che di<br />
più vero o maligno ha nell’animo. Se qualcuno ha mai<br />
detto di amare qualcun altro sa come ci si sente: le<br />
farfalle nello stomaco, le gote rosse dall’imbarazzo, i<br />
piedi che fluttuano, lontani dal terreno. Se qualcuno<br />
ha mai ricevuto un’offesa verbale, sa cosa vuol dire<br />
sentirsi non accettati, brutti, grassi, bassi, vecchi,<br />
stupidi; ma ci sono anche le parole belle, allegre, che<br />
fanno sentire meglio, accolti, ascoltati, consolati,<br />
ammirati, amati. Persino quelle di una canzone, di<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
una fiaba, di una persona che verrà ricordata per<br />
sempre, quelle scritte, maledette, dimenticate, quelle<br />
“epiche” di un personaggio, di un autore, di uno<br />
scrittore, esse resteranno nella memoria e non<br />
potranno essere cancellate nemmeno dal tempo o da<br />
una gomma e che piuttosto ingialliranno come le<br />
foglie in autunno. Purtroppo però, a lungo andare, le<br />
parole stancano. Queste voci, che assumono davvero<br />
il significato di voci che urlano e gridano per farsi<br />
sentire ed ascoltare, vengono ripetute fino alla noia,<br />
sgualcite, manipolate e maltrattate. Utilizzate persino<br />
in discorsi inutili e senza senso, in spiegazioni in classe<br />
mai ascoltate dall’inizio alla fine, con un amico seduti<br />
su una panchina al parco o in telefonate interminabile<br />
a chi è lontano. Le parole non smetteranno mai di<br />
sorprendere, di venire inventate, di pensare da sole.<br />
Esisteranno sempre, che siano scritte o parlate, dure<br />
o felici, che suonino bene o male, che gironzolino<br />
nella testa o escano da un orecchio o dall’altro. Le<br />
parole sono lo strumento più bello e difficile da usare<br />
perché possono essere capite o usate in modo errato,<br />
possono fare del male come possono fare del bene.<br />
Sono versatili. Eppure, esse sono intoccabili, solo<br />
udibili. Concrete? Astratte? Ma se si odono, come<br />
possono essere astratte? Ma come si possono<br />
toccare? Si possono scrivere, ma quello che si può<br />
sfiorare con le dita è solo l’inchiostro. Come se<br />
fossero fatte apposta per non essere toccate,<br />
talmente sono delicate, come le ali di una farfalla.<br />
Sembrano risiedere in una teca di vetro, nascoste,<br />
difese. Poi vengono prese, strattonate con violenza,<br />
buttate, sparpagliate su un foglio, messe insieme<br />
come le perle in un filo di una collana o distorte,<br />
tagliate nei telegiornali, usate malamente,<br />
scorrettamente, per poi venire perse. Oppure<br />
possono essere conservate in una lettera, magari<br />
mandata dalla trincea o usate per ricordare il<br />
massacro degli Ebrei. Usate per dire “mi dispiace”,<br />
magari troppo spesso, così che perdano il loro<br />
significato naturale. Le parole sono uno strumento<br />
forte, potente, che va usato attentamente. Le parole<br />
sono uno strumento tanto bello quanto letale.<br />
Erica De Matteo V B<br />
4
RIFLESSIONI ZUCCHINE<br />
Kit di sopravvivenza<br />
Lo <strong>Zucchi</strong> ab ovo…usque ad malum!<br />
Con questo mio primo (e forse unico) articolo<br />
mi rivolgo a te, caro studente che sfogli<br />
disinteressato il <strong>Bartolomeo</strong> durante una lunga e<br />
noiosa ora di lezione, e a te, caro quartino che ti<br />
affacci smarrito al mondo zucchino. Giunta ormai<br />
all’alba del mio quinto e (si spera) ultimo anno in<br />
questo ameno liceo, voglio offrirti un piccolo<br />
manuale di sopravvivenza.<br />
1. Specialmente nel periodo primaverile (ma<br />
talvolta anche d’inverno) potrai trovare<br />
piccioni che camminano tranquilli per i<br />
corridoi: non disturbarli e non sarai<br />
disturbato; anche loro appartengono al<br />
mondo dello <strong>Zucchi</strong>.<br />
2. La corsa alle macchinette è l’unica attività<br />
sportiva praticata dagli zucchini: il<br />
riscaldamento inizia durante l’ora di<br />
lezione e avere tante monetine è<br />
indispensabile per la vittoria. Caro<br />
ginnasiale, sopporta i soprusi dei liceali<br />
che saltano la coda, è cosa normale e lo<br />
capirai giunto in prima liceo. Caro liceale,<br />
sii più clemente: la tua virtus verrà presto<br />
ricompensata.<br />
3. La plurimillenaria diatriba con il Frisi,<br />
destinata a durare in eterno, è nata per<br />
motivi ignoti, ma non preoccupartene:<br />
sostieni con orgoglio questo conflitto,<br />
l’armistizio è impossibile.<br />
4. Nelle gare la cosa importante è vincere,<br />
qualora ciò non fosse possibile, bisogna<br />
almeno arrivare prima del Frisi: in tal<br />
modo lo <strong>Zucchi</strong> infliggerebbe un duro<br />
colpo al suo sempiterno nemico.<br />
5. E’ usanza di tutte le coppiette zucchine<br />
esternare il loro amore presso le colonne<br />
del lato nord del loggiato; quando il clima<br />
diventa più rigido e ostile esse si<br />
trasferiscono sui caloriferi interni. Non ti<br />
stizzire: l’intervallo è breve, lasciaglielo<br />
sfruttare.<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
6. La pioggia del primo e soprattutto<br />
dell’ultimo giorno di scuola è ormai un<br />
dogma. Serve per ricordarti<br />
l’ineluttabilità del volere di Zeus.<br />
7. A proposito di Zeus: non nominare<br />
invano il suo nome o pagherai per la<br />
tua ς. La sua ira è implacabile ed<br />
egli predilige punirti con sfortune<br />
scolastiche: offri libagioni e tienilo<br />
buono.<br />
8. Lo spogliatoio non può profumare. Se<br />
ti va bene, l’acre odore di sudore è<br />
mescolato ai più disparati e dolciastri<br />
deodoranti; se ti va male, esso si<br />
presenta in tutta la sua pienezza.<br />
Ricordati sempre di aprire le finestre<br />
per il bene comune.<br />
9. Infine ricorda: se frequenti questa<br />
scuola e soprattutto se la frequenti da<br />
più anni, non puoi davvero odiarla<br />
come dici lamentandotene. <strong>Il</strong> rapporto<br />
tipico dello studente zucchino è una<br />
sorta di “odi et amo”, citando il buon<br />
Catullo, e quando arriverai all’ultimo<br />
anno te ne accorgerai meglio. Lo<br />
<strong>Zucchi</strong> è un mondo atipico con un suo<br />
microcosmo, a cui, bene o male, hai<br />
deciso di appartenere quando hai<br />
compiuto il folle gesto di consegnare<br />
l’iscrizione!<br />
Cecilia Barlassina IIIA<br />
5
RIFLESSIONI ZUCCHINE<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Nobody said it was easy,<br />
no one ever said it would be so hard.<br />
Sono in camera mia che faccio le corse contro il<br />
tempo per rispettare la consegna della biblioteca,<br />
leggendo un libro che avrei dovuto terminare<br />
settimane fa. Fuori, per strada, ogni cosa è ferma, il<br />
sole è ancora caldo ma si riesce quasi ad avvertire<br />
quell’eccitazione che, come ogni anno, precede il<br />
rientro a scuola.<br />
Come un ronzio fastidioso, mi tornano in mente i due<br />
giorni che mi separano dallo <strong>Zucchi</strong>, i compiti che devo<br />
ancora finire e i prof. nuovi che conoscerò quest’anno.<br />
Penso a come l’estate sia volata, a come vorrei che<br />
fosse ancora luglio. Penso ai mie amici del ’98, che con<br />
fare beffardo mi rinfacciano la loro estate senza<br />
impegni e senza preoccupazioni forse per nascondere<br />
l’ansia di ritrovarsi, nella maggior parte dei casi da soli,<br />
catapultati in un universo completamente nuovo, dove<br />
non si conoscono né il proprio compagno di banco, né<br />
le persone che ti siedono attorno, né il professore, che<br />
dalla cattedra scruta gli alunni impauriti dalle superiori<br />
e del primo anno, che tutti dicono essere terribile.<br />
Io queste sensazioni le ho già vissute, ma il ritorno a<br />
scuola mi preoccupa, e non poco perché nemmeno io<br />
so cosa mi riserverà la quinta ginnasio.<br />
A farmi compagnia però c’è il pensiero dei miei<br />
compagni di classe, anche loro vittime di interrogazioni,<br />
verifiche e versioni, quei compagni che non vedo da tre<br />
mesi. Saranno cambiati? Quanto?<br />
Lo scoprirò presto, forse troppo, però non posso fare a<br />
meno di attendere quel giorno pensando che essere in<br />
banco in due renda le ore di scuola decisamente meno<br />
terribili.<br />
Dunque eccomi qui, davanti ai cancelli dello <strong>Zucchi</strong>; la<br />
piazza da poco ristrutturata gremita di gente. Bisogna<br />
fare in fretta, non c’è tempo da perdere, non appena la<br />
campanella suona bisogna fiondarsi su per le scale e<br />
arrivare in classe prima di tutti per conquistare i posti<br />
migliori, e accogliere con un sorriso vittorioso quelli che<br />
entreranno in aula dopo di te e che si dovranno<br />
accontentare di quel che trovano.<br />
Nemmeno il tempo di salutarsi e subito si inizia a<br />
raccontare ai compagni delle proprie avventure estive: i<br />
ragazzi, le ragazze, le sere passate con gli amici seguite<br />
dalle mattine oziose in cui ci era permesso alzarci alle<br />
undici o a mezzogiorno, altro che alba! Ma il tempo non<br />
basta, è troppo poco per riassumere tre mesi, e prima<br />
di rendersene conto il prof. è già entrato in aula pronto<br />
a fare lezione, partendo in quarta con la scusa:<br />
“Ormai siete in quinta, sapete come funzionano le<br />
cose”. Fin da subito si contano i minuti che mancano al<br />
suono della campanella. L’intervallo arriva come una<br />
manna, è solo il primo giorno e già sembra di non<br />
potercela fare, bisogna farsi coraggio.<br />
Passeggiando per i corridoi e il loggiato si saluta<br />
qualche amico di altre classi, destreggiandosi tra<br />
l’andirivieni di studenti e gli ingorghi provocati dalle<br />
code per le macchinette. Ci si affaccia curiosi alle aule<br />
recanti il cartello “IV”, tanto per vedere i famosi<br />
quartini: la maggior parte si trova in classe, cercando di<br />
conoscere i nuovi compagni e scambiandosi le prime<br />
impressioni sulla scuola, pochi si azzardano ad uscire.<br />
La passeggiata con i compagni riprende, continuano le<br />
storie lasciate in sospeso nelle ore precedenti, ci si<br />
alterna a raccontare, con un certo fervore, questa o<br />
quell’altra particolare esperienza, ascoltando a propria<br />
volta, magari con una certa invidia, i resoconti altrui.<br />
Ma, puntualmente, il quarto d’ora concessoci termina:<br />
bisogna tornare in classe.<br />
Sono passati alcuni giorni, il mio primo “rientro” allo<br />
<strong>Zucchi</strong> è stato, forse, meno traumatico di quanto mi<br />
fossi aspettata. È dura, sarà dura, nessuno ha detto che<br />
sarebbe stato facile.<br />
Le verifiche fissate senza alcuna pietà per la settimana<br />
dopo, l’ora di Greco che non passa, le domande sulle<br />
versioni estive di cui non ci si ricorda nulla e, malgrado<br />
sia l’inizio, il pensiero di quello che ci aspetta nei<br />
prossimi nove mesi. Nessuno ha detto che sarebbe<br />
stata così dura.<br />
Ma nonostante tutto ci sono le chiacchiere scambiate<br />
col compagno di banco sperando che il prof. non ci<br />
faccia caso, i fogli per gli appunti riempiti di disegni<br />
durante la spiegazione, le risate con gli amici e i<br />
compagni di classe, gli argomenti tutto sommato<br />
interessanti. Sì, si può sopravvivere a questo, si può<br />
sopravvivere allo <strong>Zucchi</strong>. Andando negli spogliatoi della<br />
palestra ammiro la fontana, purtroppo spenta, gli<br />
alberi, il cortile, il loggiato e là, oltre il cancello<br />
principale, Piazza Trento e Trieste e penso che, se<br />
questa è una specie di prigione, allora deve essere la<br />
prigione più bella che esista.<br />
Almeno, esteticamente.<br />
Claudia Quagliarini VE<br />
6
RIFLESSIONI ZUCCHINE<br />
Bisogna che tutto cambi<br />
perché nulla cambi<br />
Quello sguardo. Ognuno di noi lo<br />
riconoscerebbe sin dal primo istante, senza<br />
alcuna esitazione.<br />
La testa leggermente china, a fissare il<br />
pavimento ad un tratto molto interessante, occhi<br />
curiosi verso tutto ciò che li circonda, occhi<br />
giovani e intelligenti che scrutano<br />
spasmodicamente qualsiasi cosa si trovi dinnanzi<br />
a loro.<br />
E' lo sguardo di chi vede tutto per la prima volta,<br />
di chi ha provato quella gioia paurosa<br />
d’impaziente rassegnazione e qualcos'altro<br />
d’indefinito, che a parole non è possibile<br />
esprimere; è lo sguardo determinato, un po'<br />
smarrito, di chi inizia una nuova avventura, zaino<br />
in spalla, mani in tasca, un passo svelto ma non<br />
troppo, per non attirare eccessivamente<br />
l'attenzione.<br />
Inutile, l'interesse sarà focalizzato interamente<br />
su di loro, neanche avessero dei riflettori puntati<br />
in volto ad indicare la loro posizione: sono lì,<br />
davanti agli occhi di tutti, evidenti come un pesce<br />
fuor d'acqua o un asino che vola nel cielo.<br />
Li riconosci da come ti fissano, con occhi colmi di<br />
ammirazione come a dire «Tu ce l'hai fatta,<br />
chissà se ce la farò anch'io!», e da come poi<br />
abbassano lo sguardo intimiditi, magari messi a<br />
tacere da un'occhiata sprezzante.<br />
È quel continuo sentirsi al livello più basso della<br />
scala sociale scolastica a farti sembrare così<br />
dannatamente fuori luogo, come se non<br />
appartenessi realmente a quel luogo: di certo<br />
non è il massimo sentire un ragazzo più grande<br />
insultare i nuovi arrivati, stringi i pugni e i denti<br />
perché non puoi fare e dire niente, perché<br />
saresti veramente quello che descrivono loro con<br />
tono superiore, come se non fossero mai stati<br />
come te, uno straniero in un territorio abitato da<br />
gente sconosciuta. E sin dal primo giorno ecco<br />
che devi lottare per il "possesso" della<br />
mirabolante e leggendaria fotocopiatrice, farti<br />
largo nella ressa delle macchinette evitando<br />
gomitate in faccia degne di un incontro di<br />
wrestling, persino infrangere i record di velocità<br />
per raggiungere l'autobus dagli orari impossibili,<br />
sempre pieno di gente fino a scoppiare.<br />
Per non parlare poi delle prime battaglie con<br />
quella lingua astrusa e arcana che è il Greco, le<br />
sfide contro l'ingannatrice somiglianza del Latino,<br />
le urla dei professori che si lamentano del<br />
baccano generato dal chiacchiericcio annoiato<br />
della classe, le occhiatacce scambiate con quel<br />
compagno davanti al quale non riesci proprio a<br />
reprimere una smorfia di stizza e disappunto.<br />
Eppure sorridi e ridi e scherzi e studi, perché<br />
finito quest'anno non ti sentirai più così<br />
incompetente in tutto ciò che fai - o almeno lo<br />
speri -, tirerai un sospiro di sollievo e guarderai i<br />
nuovi studenti con un sorrisetto malinconico<br />
dipinto sulle labbra, perché forse un po' ti<br />
mancherà vedere ogni singola cosa così nuova,<br />
diversa e magnifica.<br />
Basterà un sorriso, un cenno, una scintilla negli<br />
occhi di un ragazzo più grande che passa per<br />
caso davanti a te, ed ecco che qualcosa in te<br />
cambierà e allora sentirai davvero che niente è<br />
impossibile, che ce la puoi fare perché questa<br />
non è nient'altro che una prova, una prova per<br />
dimostrare a tutti che ormai sei maturo.<br />
E quando sarai più grande lo ricorderai sempre<br />
quel periodo fatto di ansia e insicurezza, tuttavia<br />
costellato di momenti speciali, di successi ed<br />
emozioni. Anche quando sarai più grande,<br />
resterai sempre una quartina nel cuore.<br />
Giorgia D'Aversa V E<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
7
RIFLESSIONI ZUCCHINE<br />
Oggi esiste un re.<br />
Un re che regna sotto il consenso del popolo da<br />
diversi secoli.<br />
Questo re, prima ancora che fosse tale, in<br />
gioventù andava promettendo al popolo che un<br />
giorno tutti avrebbero raggiunto una felicità<br />
perfetta, una volta che egli stesso fosse divenuto<br />
re. Nessuno avrebbe più sofferto.<br />
Da quel momento il popolo, desideroso di fare<br />
affidamento su qualcuno, iniziò a credere che il<br />
futuro re sarebbe stato la chiave di tutti i<br />
problemi. Come le chiavi di S. Pietro, sapete,<br />
quelle che "portano al Paradiso"...<br />
Passato un po' di tempo il giovine divenne re. Un<br />
re che, per le testimonianze a noi giunte, viveva<br />
del necessario, quasi in povertà e si prodigava<br />
per il popolo.<br />
La gente trovava in lui un punto di riferimento,<br />
un sostegno nelle controversie e nelle difficoltà<br />
della vita. Egli affermava che la volontà divina<br />
impartiva questo e che lui non era che un<br />
semplice pastore.<br />
Trascorsero diversi anni durante i quali il giovane<br />
chiedeva al popolo contributi in denaro per la<br />
gente povera. <strong>Il</strong> re infatti distribuiva equamente<br />
le risorse acquisite.<br />
E poi qualcosa cambiò.<br />
Dicono che a partire dal XII e XIII secolo in poi<br />
l'abitazione del re divenne una vera e propria<br />
reggia (prima infatti era un semplice castello<br />
dismesso). Addirittura sappiamo che egli fece<br />
chiamare i migliori artisti e architetti dell'epoca<br />
per costruirla. Si circondò di molti collaboratori e<br />
vestì loro e se stesso di abiti costosi e lussuosi. <strong>Il</strong><br />
denaro non arrivava più ai poveri. La gente<br />
moriva di fame. <strong>Il</strong> re e i suoi collaboratori<br />
operavano solo per favorire se stessi e i propri<br />
familiari, a cui vendevano cariche che sarebbero<br />
spettate a persone competenti. Nepotismo e<br />
corruzione regnavano sotto il potere di quel re.<br />
Questo cambiamento destò grande turbamento<br />
nel popolo, al cui interno iniziarono a crearsi<br />
movimenti pauperistici che chiedevano un<br />
ritorno alle origini. Un ritorno all'iniziale<br />
rettitudine del re.Ma la protesta cadde nel vuoto.<br />
Un' ardita richiesta<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Infatti col passare dei secoli la situazione<br />
peggiorava: coloro che si opponevano alla linea di<br />
pensiero del re e dei suoi collaboratori venivano<br />
tacciati come eretici e uccisi. Crearono addirittura<br />
un nuovo tipo di tribunale in cui condannare le<br />
persone.<br />
Se per un certo periodo questo re aveva detenuto<br />
il monopolio sul suo popolo, successivamente non<br />
ci riuscì più, perché la società cambiava,<br />
cambiavano le esigenze e le ideologie. Così la<br />
reggia di quel re divenne una delle tante<br />
istituzioni dello Stato e rischiava di divenire<br />
isolata, allora chiese scusa per le malefatte,<br />
procurandosi un suo seguito di sostenitori, direi<br />
ampio, e un certo potere. Ma il denaro rimase in<br />
quella reggia, sempre grande, sempre ricchissima.<br />
E giù in basso, a guardare, quella reggia c'è ancora<br />
la povera gente, di cui il re dice di occuparsi, ma<br />
che in verità rimane sempre povera.<br />
Allora, studiando questa storia, mi sorge alla<br />
mente che può o che potrà esserci un giorno una<br />
qualsiasi persona che abbia il coraggio di chiedere<br />
il perché di tutto ciò. Allora mi immagino un uomo<br />
completamente nudo che si dirige privo di ogni<br />
cosa verso quella reggia e si presenti al re. Penso<br />
che quest'uomo potrebbe azzardarsi a fare una<br />
richiesta non poi così bizzarra, dati gli iniziali<br />
propositi di quel re... e immagino che gli chieda: "<br />
Dammi tutto quello che hai".<br />
Allora il re e i suoi collaboratori guardandosi così<br />
vestiti, così ricchi e vedendo lui così nudo, così<br />
povero, si domanderebbero forse chi tra loro sia il<br />
più misero.<br />
O forse lo taccerebbero di essere matto.<br />
Non posso continuare con la narrazione. Non<br />
posso andare oltre perché non ho risposte.<br />
Questa è una grande questione, alla quale sono<br />
giunta attraverso una metafora (un po' ermetica,<br />
sì),perché persino io ho un certo timore o forse<br />
dovrei dire freno che mi impedisce di esplicitare e<br />
denunciare le contraddizioni di questa reggia.<br />
Aspetteremo un proseguimento della storia.<br />
Aspetteremo che qualcuno ponga l'ardita<br />
richiesta.<br />
Alice Pennino IID<br />
8
RIFLESSIONI ZUCCHINE<br />
Gli Italiani hanno voglia di Cultura. Sebbene la<br />
maggior parte dei palinsesti sia occupata da<br />
reality conditi di vuoto e di volgarità, l’affluenza<br />
ai musei negli ultimi anni è decisamente<br />
aumentata. Secondo il Ministero dei Beni<br />
culturali, siti archeologici e musei hanno visto<br />
un incremento di visite addirittura del 15 %<br />
rispetto al 2010 e alcune mete turistiche sono<br />
rimaste aperte anche il giorno di ferragosto con<br />
un +4,5% di visitatori per permettere agli<br />
appassionati di trovare riparo dalla calura<br />
davanti ad un Caravaggio o ad un Picasso.<br />
Sempre secondo le statistiche del Ministero, le<br />
tre strutture che hanno registrato le migliori<br />
affluenze sono la Galleria dell’Accademia di<br />
Firenze con il + 233% di visitatori, il Circuito<br />
Archeologico di Roma con il +212,50% e la<br />
Galleria degli Uffizi (+76%). Ma ora si registra<br />
anche una notevole crescita degli ingressi in<br />
strutture meno conosciute, come il Parco<br />
Archeologico di Capo Colonna (Crotone) con il<br />
+575% di visitatori, o il Teatro Romano di<br />
Benevento (+481%), o, ancora, il Museo<br />
Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli<br />
(+43%). Tanto per fare qualche nome. “Questo<br />
dimostra ancora una volta quanto sia in crescita<br />
la domanda di cultura italiana non solo nei<br />
grandi poli di attrazione, ma anche in realtà<br />
meno conosciute ma di altrettanto fascino”, ha<br />
commentato Anna Maria Buzzi, Direttore<br />
Generale per la Valorizzazione del Patrimonio<br />
Culturale, in un comunicato del Ministero.<br />
Passeggiando tra le strade di una città d’Italia, ci<br />
si trova circondati da monumenti storici di ogni<br />
epoca e genere. Ovunque si possono trovare<br />
ricchezze senza prezzo: basti pensare che nel<br />
cimitero di un piccolo paese della Brianza, a<br />
Usmate Velate, si trovano due piccoli gioielli -<br />
praticamente sconosciuti - della scultura<br />
neoclassica, realizzati da un notevole allievo di<br />
Canova, Vincenzo Vela: l’Ecce homo e La<br />
preghiera dei morti. E che i dintorni di Monza<br />
sono ricchi di ville splendidamente affrescate.<br />
Senza dimenticare poi la più nota piccola<br />
Versailles monzese. Se si fa il giro di qualsiasi<br />
regione italiana, non si può fare a meno di<br />
fermarsi a visitare un museo, una pinacoteca<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
L’Italia ama la cultura<br />
Viaggio in un paese di conoscenza dimenticata<br />
o i resti di un’antica città romana o etrusca. Non<br />
bisogna abbandonare al degrado un Paese così<br />
ricco di storia, di arte e di cultura, come avviene,<br />
ad esempio, a Pompei, dove domus e villae<br />
crollano sotto il peso dell’inefficienza e della<br />
corruzione. I nostri figli e i figli dei nostri figli<br />
hanno il diritto di vedere quello che possiamo<br />
vedere oggi e a noi spetta pertanto il compito<br />
arduo di dover conservare intatto ma anche di<br />
valorizzare quel patrimonio artistico e storico che<br />
ancora dà spessore al nostro martoriato paese.<br />
Chiara Borghi VB<br />
9
POLITICA<br />
Tra toga party e supereroi, e pseudonimi<br />
altisonanti, sembra che nella politica italiana di<br />
settembre sia già carnevale. E mentre ci si destreggia<br />
tra queste controversie politiche e giuridiche, tra<br />
scarpe e auto, Renzi e Bersani, il litigio è all’ordine del<br />
giorno. Almeno, il tanto agognato spread ha chiuso in<br />
calo il mese scorso. Ma nemmeno gli Stati Uniti, terra<br />
perfetta ed esempio per tutti, sembrano tanto<br />
inarrivabili: Mitt Romney ogni giorno mostra al<br />
mondo di cosa siano in grado gli americani. Ecco le tre<br />
citazioni che riassumono quanto avvenuto in Italia e<br />
nel mondo nel mese di settembre.<br />
«Questi signori li mando a casa io. Noi arriviamo qui<br />
puliti. Ero a capo di una giunta che ha operato bene<br />
ma che va a casa a causa di un consiglio regionale non<br />
più degno» - Renata Polverini (Ernesto Menicucci e<br />
Redazione Roma Online, Corriere della sera ,<br />
24/09/<strong>2012</strong>)<br />
Con questa dichiarazione termina l’operato di Renata<br />
Polverini nella regione Lazio. Rimane solo qualche<br />
interrogativo: se il consiglio regionale era tanto<br />
indegno, per quale motivo la giunta ha sempre<br />
approvato i suoi provvedimenti? Com’è possibile che<br />
la stessa presidente della Regione non fosse a<br />
conoscenza delle uscite? Ai giudici largo a sentenza ….<br />
«Non parliamo di gente che fa borse, io faccio vetture.<br />
Con quanto lui investe in un anno in ricerca e sviluppo,<br />
noi non ci facciamo nemmeno una parte di un<br />
parafango. La smetta di rompere le scatole». <strong>–</strong> Sergio<br />
Marchionne ( Corriere TV, 24/09/<strong>2012</strong>)<br />
Come i bambini, Sergio Marchionne e Diego Della<br />
Valle bisticciano su chi abbia il giocattolo migliore, ed<br />
il primo, essendo più grande, vuole averla vinta. Ma<br />
bisogna dar ragione al minore: per la ripresa dell’Italia<br />
è necessario che la FIAT, simbolo dell’auto del Bel<br />
Paese, torni ad investire proprio nella sua<br />
madrepatria. Sebbene lo scorso anno Della Valle si sia<br />
fatto cogliere con stabilimenti in Romania, bisogna<br />
dargli merito di aver contribuito alle spese per il<br />
restauro del Colosseo.<br />
Un mese di citazioni<br />
"Quando siete in aereo non è possibile far entrare<br />
ossigeno perché i finestrini non si aprono. Non so<br />
perché ma è così... E' un bel problema" <strong>–</strong> Mitt Romney<br />
(Video Repubblica, 25/09/<strong>2012</strong>)<br />
Con questa sua uscita californiana, Mitt Romney si<br />
presenta ancora una volta all’America e al mondo, e,<br />
sebbene il suo sfidante Obama non abbia convinto<br />
con questo suo primo mandato, l’attuale presidente<br />
pare avere buone probabilità di abitare alla Casa<br />
Bianca per i prossimi quattro anni. Mi appello a tutto<br />
il popolo americano: mentre seguite appassionati,<br />
come fosse una serie tv, il dibattito tra i candidati<br />
presidenti, spiegate a Romney perché non si possono<br />
aprire gli oblò dell’aereo!<br />
Elisa Tonussi III D<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
1 0
POLITICA<br />
La voce del collettivo<br />
<strong>Il</strong> collettivo studentesco, questo sconosciuto, è nato<br />
19 anni fa da studenti che, rifacendosi all’universitario<br />
Jan Palach, datosi fuoco durante la primavera di<br />
Praga, decisero di intraprendere un percorso di<br />
autodeterminazione e rielaborazione della figura<br />
dall’alunno per far si che prendesse coscienza di sé,<br />
del dovere e del diritto e per valorizzarne l’etimologia.<br />
Studeo significa infatti “amare, avere la passione di”:<br />
la passione per le materie non come nozioni, ma<br />
come elementi che favoriscano la propria crescita<br />
civica, dovere sancito dall’articolo 4 della Costituzione<br />
Italiana. A ciò rifacendosi, il gruppo che il Giovedì si<br />
trova ,se concesso,nella modesta aula “ricevimento<br />
genitori”, cerca pazientemente, e con impressionante<br />
capacità di ascolto e proprietà di linguaggio, una<br />
formula alternativa di partecipazione alla vita<br />
scolastica, da proporre agli studenti, che non tenga<br />
conto di tabù ma che denunci senza peli sulla lingua i<br />
veri problemi che riguardano tutti noi: quello della<br />
mafia, tanto per cominciare. Ha avuto successo,<br />
infatti, la proposta di Alessandro Mirone di visionare<br />
“I cento passi”, la storia di Peppino Impastato,<br />
durante la prima assemblea dell’anno. “Tutte le volte<br />
che guardo questo film non riesco a non<br />
commuovermi, anzi più lo guardo e più penso: È<br />
PROPRIO QUESTO il messaggio che voglio che il<br />
collettivo trasmetta: la forza di volontà, la capacità di<br />
portare avanti qualcosa anche se hai tutti contro.”<br />
Mentre lo ascolti non puoi proprio ignorare la<br />
passione nella voce. Giovedì 20 Ottobre, una trentina<br />
di persone ha deciso di spendere due orette, inclusa<br />
una pausa causa momentanea fusione del proiettore,<br />
per cogliere l’occasione di assistere a una storia di<br />
umanità e di “italianità”, schiacciata su una parete<br />
illuminata dalla luce solare, a due centimetri dal<br />
proprio naso. È stato ricordato che tutti, volente o<br />
nolente , fanno parte del collettivo e che chiunque<br />
partecipi all’assemblea ha lo stesso diritto<br />
decisionale, che sia un assiduo avventore o un nuovo<br />
adepto, perché si pensa che ciò responsabilizzi i<br />
cittadini e li aiuti a collaborare. Quella della<br />
matematica, in cui si impone il 50%+1, è la<br />
democrazia peggiore. Quella migliore è quella di chi è<br />
responsabile, dove si tiene conto delle opinioni di<br />
tutti, anche se sono una minoranza, se ciò non inficia<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
la libertà altrui. <strong>Il</strong> 23, invece, si è tenuta una regolare<br />
assemblea in cui, affrontando l’ordine del giorno,<br />
sono state individuate alcune problematiche della<br />
scuola, ad esempio: cosa fare con le porte di<br />
emergenza guaste? Perché chi partecipa a certe<br />
attività pomeridiane come il <strong>Bartolomeo</strong> riceve un<br />
credito, mentre chi dedica un’oretta a settimana, il<br />
giovedì pomeriggio, per tutti gli altri, no? Si apre la<br />
vexata questio: e se poi si venisse solo per il credito?<br />
A noi sembra che, per correttezza, un’istituzione<br />
favorita dallo statuto degli studenti e delle<br />
studentesse, all’articolo 2, dovrebbe avere in gioco<br />
le stesse carte delle altre attività extracurricolari.<br />
Altro problema: perché i professori possono tenere<br />
la propria bicicletta all’interno dell’istituto, il preside<br />
addirittura l’auto,mentre gli studenti devono esporsi<br />
ai pericoli del parcheggio della biblioteca, un punto<br />
critico della sicurezza cittadina, eppure lasciato<br />
incustodito dal comune di Monza?<br />
Si è deciso di scrivere una lettera firmata “Collettivo<br />
Jan Palach” che solleciti le autorità scolastiche a<br />
ragionare con noi, della cui stesura si discuterà nelle<br />
prossime assemblee. Si è passati poi ai problemi di<br />
entità nazionale: il costo dei libri è aumentato e la<br />
scuola, data l’esistenza di un tetto massimo di<br />
spese,indica come “consigliati” testi in realtà<br />
necessari ai corsi, cosicché formalmente non<br />
rientrino nella somma della spesa totale e i controlli<br />
ministeriali possano essere passati. Comprendiamo<br />
che per i nostri studi siano necessari molti testi, ma<br />
aborriamo questo metodo in quanto non risulta né<br />
trasparente né comprensivo nei nostri confronti.<br />
Inoltre, e di questo non intendiamo accusare<br />
ovviamente la scuola ma semmai chiederle<br />
appoggio, il costo dei biglietti dei pullman e dei treni<br />
è aumentato, si sono moltiplicate le tasse da pagare<br />
per gli abbonamenti (10 € in più all’anno per un’altra<br />
“tessera di riconoscimento”), e le compagnie, tra<br />
loro in conflitto, non permettono che biglietti validi<br />
per una linea siano usati per un’altra. Riteniamo<br />
questa cosa vergognosa perché il trasporto è un<br />
servizio pubblico e noi non dovremmo essere le<br />
vittime degli interessi delle aziende private. Ultimo e<br />
forse più scottante dei punti, il PDL Aprea, sul quale<br />
pochi sanno qualcosa, ma che costituisce un serio<br />
pericolo per la scuola pubblica.<br />
1 1
POLITICA<br />
<strong>Il</strong> progetto di legge, proposto dalla “pidiellina”<br />
Valentina Aprea in consiglio regionale, prevede<br />
la soppressione delle figure dei rappresentanti di<br />
classe e d’istituto, il cui consiglio sarebbe<br />
sostituito da un “consiglio d’autonomia” eletto<br />
dalle “famiglie”(ma da chi? studenti o genitori?),<br />
che, con l’approvazione della maggioranza<br />
assoluta dei componenti, avrebbe il potere di<br />
permettere a privati, esterni alla scuola, di<br />
prestare dei fondi, tali da dover offrire in cambio<br />
una serie di favori: se si tratta di un’azienda,<br />
probabili stage lavorativi solo in quell’azienda<br />
oppure pubblicità e sponsor all’interno della<br />
scuola. Ciò è inaccettabile: in primis, il<br />
rappresentante di classe è la prima figura cui ci si<br />
rivolga per qualunque malessere e ha la<br />
competenza di richiedere assemblee. Si pensa ad<br />
una soppressione di questa figura? Magari per<br />
ridurre la volontà critica dello studente, per<br />
impedirgli di discutere di questioni cui<br />
“penseranno altri”? Inoltre, vogliamo vederci<br />
chiaro sul consiglio d’autonomia e sulle modalità<br />
con cui esso sarebbe eletto e opererebbe<br />
successivamente, vogliamo porre un veto che è<br />
nostro diritto, costituendo noi stessi studenti la<br />
scuola, sulla questione dei privati. Rifiutiamo la<br />
privatizzazione della scuola, e si badi, non solo<br />
per motivi ideologici, ma, anche pragmatici: che<br />
messaggio si trasmetterebbe? Che la scuola si<br />
può comprare? Che i soldi spadroneggiano in<br />
qualsiasi ambito e chiunque ne disponga può<br />
operare come meglio crede per il proprio<br />
tornaconto? Se il cittadino è formato nella<br />
scuola, otterremmo dei cittadini che ripetano<br />
all’ossessione idilliaci slogan come “uniti nella<br />
diversità” ma che in realtà sono tutti uniformatia<br />
cosa? Al modello americano? Perché allora di<br />
questo si tratta, di standardizzare e adattarci al<br />
potente. Noi Italiani vogliamo gridare il nostro<br />
NO convinto, noi classicisti vogliamo ribellarci ad<br />
un sistema che ci sta portando,pian piano, a<br />
rinnegare l’indipendenza della complessità, la<br />
libertà del poter valutare una persona<br />
soppesando ogni dettaglio, favorendo<br />
l’imposizione del voto-giudizio. Perché mi<br />
devono imporre un modello che aborro per<br />
interesse altrui? Se la risposta si traduce nel<br />
guadagno degli impositori, allora io lotterò, in<br />
maniera non-violenta, ma con tutte le energie<br />
che ho in corpo, contro costoro.<br />
Massimo Camnasio<br />
e Francesca Fenaroli, VG<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
1 2
ATTUALITA’<br />
<strong>Il</strong> malavitoso dietro casa<br />
Tra il 5 e il 20 Ottobre ha avuto luogo il<br />
“Progetto Legalità”, finalizzato a sensibilizzare<br />
tutti ( e non solo giovani ) sul tema della Mafia in<br />
Brianza, oggi più che mai acceso e vivo,<br />
nonostante non se ne parli quanto dovuto.<br />
Cerchiamo di capire i trascorsi: l'ultimo 11<br />
Novembre, durante la sentenza delle operazioni<br />
“Infinito” in cui sono state arrestate 110 persone,<br />
il gup ( giudice per l’udienza preliminare), Roberto<br />
Arnaldi, disse che “la ’ndrangheta in Lombardia è,<br />
da almeno tre generazioni, un fenomeno<br />
autonomo rispetto all’associazione mafiosa<br />
calabrese” e che “sono avvenuti numerosi eventi<br />
intimidatori e di violenza sul territorio”. Già solo a<br />
metà del 2010 infatti vennero scoperti due casi di<br />
lupara bianca (indica l'uccisione di una persona e<br />
la conseguente sparizione del cadavere), 130<br />
incendi, 70 avvertimenti messi a segno con<br />
esplosivi e armi e tre arsenali di armamentario<br />
dislocati per tutta la provincia: purtroppo da<br />
allora i casi non sono certo diminuiti.<br />
La preoccupazione è grande, soprattutto in vista<br />
dell'Expo 2015 di Milano, poiché grandi opere<br />
(facili bersagli per la mafia) dovranno esser<br />
costruite in regione e sul territorio brianzolo. <strong>Il</strong><br />
calcolo è rapido per un malavitoso: maggiore è il<br />
cemento da versare per costruire, maggiore è il<br />
guadagno possibile. Anche per questo le forze<br />
dell'ordine tentano tuttora di ostacolare le<br />
cosiddette 'ndrine (dislocamenti della<br />
'ndrangheta fuori dalla Calabria) compiendo da<br />
anni indagini e accertamenti che portano<br />
all'arresto di malavitosi calabresi, ma anche<br />
brianzoli e milanesi oltre che alla confisca di beni<br />
mafiosi per milioni di euro.<br />
L'operazione “Infinito” conclusasi nel Novembre<br />
scorso ne è la dimostrazione: 158 arresti sono<br />
stati effettuati sul territorio: si parla di comuni<br />
relativamente vicini come Desio e Seregno per<br />
citare i più importanti. Tra gli imputati però non ci<br />
sono solo membri di associazioni a stampo<br />
mafioso o imprenditori: si hanno anche nomi di<br />
politici e, addirittura, di carabinieri condannati<br />
per corruzione e favoreggiamento. Le infiltrazioni<br />
nelle forze dell'ordine sono infatti reali e<br />
rappresentano un problema grave.<br />
In un recente interrogatorio Antonino Belnome<br />
(una volta era un vero e proprio “padrino” qui in<br />
Brianza, nel giussanese, ora pentito) fa capire<br />
che un informatore, la cui famiglia aveva contatti<br />
con i carabinieri già da una generazione, rivelava<br />
ogni cosa in cambio di favori. Dice: “Se c’era<br />
un’operazione a Seregno poteva intercedere per<br />
far chiudere un occhio” e “La Brianza? Ha molte<br />
infiltrazioni, perché c'è la possibilità di costruire”.<br />
Insomma il quadro generale, tenendo conto che<br />
probabilmente questa è solo la punta del<br />
iceberg, è davvero terrificante. Ma non è sempre<br />
così. Capi della polizia, carabinieri, guardia di<br />
finanza, magistrati si impegnano per garantirci<br />
che prima o poi tutto ciò avrà fine; non solo loro<br />
ma anche i privati cittadini e i comuni danno un<br />
contributo importante: prendiamo come<br />
esempio il “Progetto Legalità” che è il più attuale<br />
e recente, ma non è l'unico perché ne sono già<br />
stati fatti molti di incontri simili: esso viene<br />
organizzato dai comuni di Olgiate, Merate,<br />
Casatenovo e Oggiono (a soli 25 minuti di<br />
macchina dal centro di Monza) in collaborazione<br />
con piccole realtà del luogo come ditte e<br />
associazioni della zona e sono incontri tesi a<br />
spiegare la situazione, a far capire come stanno<br />
andando le cose e come possono migliorare<br />
attraverso il contributo di tutti.<br />
In fondo il primo strumento di difesa che ogni<br />
persona può avere è l'informazione. Qui, non<br />
meno e non più che nel resto d'Italia, il problema<br />
della mafia è ugualmente grande. Serviranno<br />
uomini altrettanto grandi al servizio dello Stato<br />
per affrontarlo, ma a noi, da giovani cittadini<br />
quali siamo, per ora non resta che aprire gli<br />
occhi, per essere pronti ad affrontare il problema<br />
quando avremo l'età e la facoltà di agire in modo<br />
significativo.<br />
Andrea Talarico IC<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
1 3
MUSICA <strong>–</strong> RADIO FREE ZUCCHI<br />
Dove osano le aquile (o troppo in là) <strong>–</strong><br />
Muse, The 2nd Law<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Dopo circa 3 anni dalla pubblicazione di The Resistance i Muse ritornano con The 2nd Law, album che già dai<br />
primi indizi ha creato scompiglio e preoccupazione ai fan di tutto il mondo. E ora che è uscito? Possiamo<br />
sicuramente dire che contiene dei pezzi incredibili, ma anche che, più che un album, si ha l’impressione di trovarsi<br />
davanti ad un greatest hits. <strong>Il</strong> trio inglese propone una quantità inimmaginabile di suoni e soluzioni, creando pezzi<br />
estremamente caratterizzati e che resteranno facilmente impressi, volente o nolente, nelle nostre orecchie per<br />
mesi, peccato che non ci sia un pezzo che centri con l’altro. Le idee sono tante, troppe, e purtroppo manca un<br />
sound unitario che dia all’album un’identità. Si inizia con Supremacy, un pezzo abbastanza “classico” per il gruppo,<br />
con rimandi a Kashmir dei Led Zeppelin, e su questa linea, resteranno anche Survival (con annesso Prelude<br />
sinfonico), di ispirazione Queen, e Animals. A spiazzare invece ci pensa Madness, un pezzo elettronico/pop rock con<br />
richiami agli U2, e Panic Station, dove possiamo trovare un frizzantissimo pezzo funky con dei richiami di soul.<br />
Follow Me e Explorers continuano le sperimentazioni elettroniche (qui dubstep e drum n’bass) e melodiche iniziate<br />
in The Resistance. Troviamo poi Save Me, un pezzo shoegaze dalla bellezza teatrale, dove ad accoglierci è la voce di<br />
Chris Wolstenholme ,il bassista ,incredibilmente dolce (anche se più “mascolina di Matt) e ben amalgamata nel<br />
contesto: un’ottima ed inaspettata sorpresa. Continua poi con Liquid State , sempre cantata da Chris, un pezzo<br />
molto duro ed estraneo all’album (ricorda quasi i Queen of Stone Age) che tuttavia non riesce a decollare,<br />
interrompendosi quando invece ci si aspetterebbe il decollo definitivo, sensazione che si rischia di avere con molti<br />
pezzi al primo ascolto, ma che per fortuna con il tempo svanisce. A chiudere il tutto ci pensano: The 2nd Law,<br />
Unsustainable, dove troviamo melodie sinfoniche tipiche del gruppo, spezzate violentemente e poi ricucite insieme<br />
da pezzi dubstep pesantissimi (dovremmo forse parlare di brostep) e il seguito, Isolated System, sulla linea del<br />
precedente ma con elettronica meno invadente. Che dire quindi? The 2nd Law è un buon album, con pezzi ben<br />
caratterizzati di cui molti diventeranno sicuramente delle future hit, tuttavia lo sperimentalismo e la ricerca di<br />
nuove soluzioni, troppo spinti e senza controllo, hanno reso impossibile dare al lavoro un sound compatto, che<br />
rendesse il tutto uniforme e riconoscibile. The 2nd Law è un ottimo album di passaggio, dove vengono provate e<br />
sperimentate le idee che, si spera, verranno perfezionate e sviluppate in maniera più adeguata e coerente nel<br />
prossimo album, che sicuramente ci riserverà grandi sorprese.<br />
<strong>Il</strong> canto degli angeli <strong>–</strong> Rush, Clockwork Angels<br />
L’estate del <strong>2012</strong> ha visto l’uscita del 19° album in studio del trio canadese Rush: “Clockwork Angels”. L’album si<br />
presenta bene sin dalla copertina, opera di Hugh Syme, semplice ma di grande impatto, seguita da un booklet con<br />
disegni di sicuro effetto e molto affascinanti. Per quanto riguarda il mixaggio, ci troviamo di fronte ad un ottimo<br />
lavoro: il suono d’insieme è infatti chiaro e pulito e mette in risalto tutti gli strumenti. <strong>Il</strong> sound è molto moderno<br />
per una band che ha la stessa formazione dal 1974, eppure la nitidezza dei suoni non toglie la caratteristica<br />
potenza e naturalezza del vecchio Hard Rock. In particolare il basso di Geddy Lee si trova spesso a fare da padrone<br />
e passa con disinvoltura da suoni morbidi d’accompagnamento a riff furiosi molto secchi. La voce di Geddy è più<br />
controllata e meno esuberante che nei primi album, molto sovraincisa, eppure, rispetto agli ultimi dischi Lee ci<br />
fornisce una prova vocale di grande energia e tutto rispetto,anche se di difficile ascolto per i neofiti. La chitarra di<br />
Alex Lifeson è impeccabile, più presente rispetto agli album precedenti (dall’83 al 2007)e segna una ripresa in<br />
chiave moderna dello stile anni ’70. La batteria di Neil Peart è nitida, naturale e potente, basata spesso anche<br />
sull’improvvisazione, sempre molto tecnica. I testi, tutti opera di Neil, formano un concept, ovvero una storia.<br />
Ispirandosi al “Candido” di Voltaire, Neil sposta la vicenda in un mondo ispirato alla corrente “steampunk”. La<br />
prima metà dell’album è potente e dal sapore quasi metal, seppur stemperato con tecniche differenti, come gli<br />
arpeggi e i cambi di ritmo. Dalla traccia 6 “Halo Effect” l’album si ammorbidisce, per poi avere picchi di potenza in<br />
“Headlong Flight”. Da notare la chiusura “The Garden” commuovente e con uno stupendo assolo di chitarra, la<br />
title track che offre 7 minuti e mezzo di poesia prog, fra rapidi riff, svolazzanti arpeggi, cambi di tempo, melodici<br />
assoli e un bridge blueseggiante con richiami biblici. Per concludere vi suggerisco caldamente l’ascolto di questo<br />
album o almeno di qualcuno dei brani citati, che scoprirete essere un distillato di impegno, attenzione e qualità,<br />
nonché di ottime idee ben sviluppate, una cosa non da poco nel <strong>2012</strong>, e da una band che sembrava avesse già<br />
dato tutto.<br />
1 4
MUSICA <strong>–</strong> RADIO FREE ZUCCHI<br />
ROCK N’UFO <strong>–</strong> Boston, Boston<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Nel 1976, usciva il primo album, nonché omonimo, di una delle band più sottovalutate della storia del rock: i<br />
Boston. <strong>Il</strong> disco si presenta come lavoro anticipatore di molti stili e band successive. Boston si apre proprio con<br />
quello che sarà il maggior successo della carriera della band, ovvero “More Than a Feeling”: in essa è riassunta<br />
l’essenza di tutto l’album, senza che il resto tuttavia cada nel banale. Durante il corso della canzone e dell’intero<br />
album, sono presenti frequenti armonizzazioni delle chitarre, caratteristica che verrà ripresa anni dopo dagli Iron<br />
Maiden. Anche i cori sono pesantemente utilizzati e, in questo senso, il disco anticipa quella che sarà una<br />
peculiarità del secolo successivo, in particolare di generi come Glam e Hair Metal. <strong>Il</strong> disco prosegue con “Peace of<br />
mind”, canzone nella quale il riff principale possiede una particolare figura ritmica, ricca di stoppati e alternanze<br />
della durata delle note, che saranno poi ripresi negli anni ’90 dalle band Grunge, in primis i Nirvana. Segue<br />
“Foreplay/Long Time”, che, come poi “Smokin”, presenta tratti distintivi degli anni ’70, individuabili soprattutto<br />
nell’utilizzo delle tastiere. Notevoli sono inoltre , sia dal punto di vista tecnico che stilistico, gli assoli di questa<br />
canzone. Quarta traccia dell’album é “Rock’n’roll Band”, che presenta sonorità che anticipano gli ‘80. La<br />
successiva “Hitch a ride”, è notevole per il lavoro delle chitarre, che presentano il sound che caratterizza l’intero<br />
album. La penultima traccia dell’album, intitolata “Something ‘bout you”, presenta addirittura un sound Dance,<br />
nonostante questo tipo di musica cominci a diffondersi anni dopo, nei primi ’80, e il pezzo a tratti ricorda il suono<br />
tipico dei lavori di Phil Collins. L’album si chiude con “Let me take you home tonight”, che chiude il disco in<br />
dolcezza e dà un senso di armonia finale, che tuttavia invoglia a ricominciare tutto da capo. La valutazione<br />
generale è senz’altro positiva: è un disco all’avanguardia per i suoi tempi, suonato da musicisti eccezionali e di una<br />
raffinatezza fuori dal comune. Merita di essere ascoltato, e soprattutto tirato fuori dal tetro dimenticatoio che,<br />
purtroppo, ha progressivamente divorato pietre miliari della storia della musica, rock e non.<br />
Lorenzo Secondin, Giovanni Colpani, Andrea Jacopo Freri II E<br />
1 5
MUSICA<br />
Back to 60s!<br />
Le 10 canzoni degli anni ‘60 che hanno fatto la storia della musica<br />
1960: STUCK ON YOU, ELVIS PRESLEY<br />
Con la sua “Cotto di te” il giovane Elvis Aaron,<br />
dopo due anni di servizio militare in Germania,<br />
torna sulle scena della musica internazionale<br />
guadagnandosi e tenendosi stretto per ben<br />
quattro settimane il primo posto nella classifica<br />
delle hit più ascoltate in America. Elvis, poco<br />
dopo il ritorno in patria, elabora questo pezzo<br />
dedicandolo al suo nuovo amore,dicendole che<br />
lei potrà anche cercare di fuggire e nascondersi<br />
ma non riuscirà a liberarsi di lui, poiché “he’s<br />
gonna be stick like glue”!<br />
1961: SOMEWHERE OVER THE RAINBOW,<br />
ARETHA FRANKLIN<br />
Questo brano, scritto nel 1939 da Harold Arner, a<br />
partire dagli anni quaranta, ebbe un enorme<br />
successo, tanto che molti da allora si sono<br />
cimentati in nuove interpretazioni. Tra questi<br />
Frank Sinatra, i Deep Purple, i Ramones, Eric<br />
Clapton e molti altri. Famosa è l’interpretazione<br />
di Aretha, che pur riscuotendo un discreto<br />
successo, non le darà quella spinta che la lancerà<br />
nel mercato della musica solamente nel 1967,<br />
con un disco firmato Atlantic Records.<br />
1962: LOVE ME DO, THE BEATLES<br />
Ricordato per essere il primo singolo dei<br />
FabFour, “Love Me Do” non ottenne il successo<br />
sperato alla sua uscita nel Regno Unito<br />
nell’ottobre 1962, mentre quando arrivò negli<br />
Stati Uniti nel 1964 si piazzò in testa alla<br />
classifica Hot100 della rivista Billboard.<br />
Nonostante ciò i Beatles rimasero fino al gennaio<br />
1963 un gruppo poco conosciuto; la fama<br />
arriverà con “Please Please Me”,pezzo firmato<br />
McLennon,come la maggior parte dei brani dei<br />
Beatles,<br />
1963: BLOWIN’ IN THE WIND, BOB DYLAN<br />
Blowin' in the Wind è una famosa canzone di<br />
contenuto pacifista scritta da Robert Zimmerman<br />
e da Bob Dylan e pubblicata nell'album “The<br />
Freewheelin' Bob Dylan”.Questo brano è da<br />
molti considerato il manifesto della generazione<br />
dei giovani statunitensi disillusi dalla politica<br />
portata avanti negli anni cinquanta e sessanta.<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Tre semplici strofe bastano per interrogarsi su<br />
tematiche sociali ed<br />
esistenziali, in particolare sull’incapacità degli<br />
uomini di no fare la guerra. Nel ritornello però si<br />
apre uno spiraglio, che ci suggerisce di aspettare:<br />
il vento soffierà fino a noi portando con sé<br />
la risposta…<br />
1964: THE SOUND OF SILENCE,<br />
SIMON&GARFUNKEL<br />
“The song practically wrote herself ”. Così Art<br />
Garfunkel rispose alla domanda di un giornalista<br />
in merito all’ispirazione da cui era nato il brano. <strong>Il</strong><br />
tema della canzone è l'incapacità dell'uomo di<br />
comunicare; il tutto con un titolo che riprende la<br />
nota passione di Simon per gli ossimori. Anni<br />
dopo, lo stesso Simon affermò che il verso iniziale<br />
"Hello, darkness my old friend" deriva dal fatto<br />
che trovava conciliante scrivere e comporre<br />
stando chiuso al buio nel suo bagno.<br />
1965: (I CAN’T GET NO) SATISFACTION, THE<br />
ROLLING STONES<br />
La rivista Rolling Stone colloca il pezzo firmato<br />
Jagger/Richards alla seconda posizione nella "Lista<br />
delle 500 migliori canzoni", mentre VH1 l'ha<br />
posizionata in vetta tra le "100 più grandicanzoni<br />
del Rock & Roll". <strong>Il</strong> riff di chitarra del brano è uno<br />
dei piùcelebri della storia del rock, insieme a<br />
quello di Smoke on the Water dei Deep Purple.<br />
Satisfaction ebbe un successo senza precedenti,<br />
anche se in Europa fu inizialmente trasmessa solo<br />
da emittenti pirata, perché quelle ufficiali<br />
ritenevano il testo del brano troppo esplicito e<br />
immorale.<br />
1966: HEY JOE, THE JIMI HENDRIX EXPERIENCE<br />
Colui che vedrà il grande potenziale di questo<br />
brano è Kim Lambert, manager nientemeno che<br />
degli Who. Grazie a lui, il singolo scritto da<br />
Chas Chandler verrà pubblicato dall’etichetta<br />
Polydor Records nel Regno Unito. <strong>Il</strong> 5 gennaio del<br />
1967 entrerà poi nella classifica britannica dei<br />
dischi più venduti.<br />
1 6
MUSICA<br />
1967: LIGHT MY FIRE, THE DOORS<br />
La prima versione ( lunga oltre sei minuti!) fu<br />
notevolmente abbreviata per rendere più proponibili i<br />
passaggi radiofonici. Tuttavia il gruppo ha sempre<br />
affermato di preferire la versione originale presente<br />
nell'omonimo album. La composizione del brano è<br />
accreditata ai The<br />
Doors, ma nello specifico la prima parte della canzone fu<br />
scritta da Robby Krieger, mentre la seconda da Jim<br />
Morrison.<br />
1968: PIECE OF MY HEART, JANIS JOPLIN<br />
La canzone diventò nota nel 1968 grazie al contributo<br />
di Janis Joplin, cantante della band californiana “Big<br />
Brother and the Holding Company ”. Riconosciuta come<br />
uno dei pezzi forti del breve repertorio della Joplin,<br />
insieme a “Me and Bobby McGee” e “Summertime”, il<br />
singolo ottenne subito un gran successo tanto da essere<br />
ancora oggi una delle canzoni più famose degli Stati Uniti<br />
d'America.<br />
1969: WHOLE LOTTA LOVE, LED ZEPPELIN<br />
Whole Lotta Love è una delle più famose canzoni del<br />
gruppo hard rock dei Led Zeppelin; contenuta<br />
nell'album Led Zeppelin II del 1969 è anche presente nelle<br />
raccolte “Remasters” del 1990 e “Mothership” del 2007.<br />
Inoltre fu suonata dal chitarrista Jimmy Page alla<br />
cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Pechino nel 2008<br />
insieme alla cantante<br />
inglese Leona Lewis.<br />
Beatrice Bosco1F<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
17
RACCONTI<br />
<strong>Il</strong> bar degli scrittori mancati<br />
I. Dove il protagonista fa una scelta importante.<br />
Francesco rilesse per la terza volta le quattro<br />
pagine che il giorno prima gli era venuto d’impulso<br />
scrivere nel suo file In produzione, di riga in riga<br />
sentì crescere la sensazione di incompletezza che<br />
aveva provato anche le volte precedenti e quando<br />
comparve l’ultimo punto, l’insoddisfazione del<br />
proprio lavoro gli fece commettere uno sproposito:<br />
evidenziò e cancellò ogni cosa. Con rabbia premette<br />
il pulsante di spegnimento del computer e incrociò<br />
con foga le braccia, chiuse gli occhi e si disse che<br />
quella storia stava davvero andando avanti da<br />
troppo, troppo tempo, e che lo avrebbe fatto<br />
impazzire da un giorno all’altro. Quel racconto non<br />
si sarebbe mai fatto scrivere, mai. Era quasi un anno<br />
che tentava, provava in tutti i modi di dare una<br />
forma a quella lunga storia che l’aveva sempre<br />
animato dentro, e che gli aveva promesso, in un<br />
lontano e infantile passato, che un giorno grazie a<br />
lei sarebbe divenuto uno scrittore serio, uno di<br />
quelli che si affermano, che hanno successo...Che<br />
fanno felici tante persone con i propri lavori.<br />
E invece lui non riusciva nemmeno a far felice se<br />
stesso, figurarsi gli altri. Erano mesi ormai che non<br />
faceva altro la sera che stare dinnanzi al PC acceso<br />
su una pagina vuota di Word, lambiccandosi il<br />
cervello su come dare un inizio decente al periodo<br />
seguente, che non suonasse troppo artificioso o<br />
ripetitivo, o su come spiegare i sentimenti del<br />
protagonista senza cadere in qualche insulsa<br />
melensaggine da libro-spazzatura. Invece di uscire<br />
con gli amici, come aveva sempre fatto, preferiva<br />
torturarsi a quella maniera; spesso neanche<br />
rispondeva al telefono o se lo faceva, era scorbutico<br />
e maleducato. Perfino Elisa, la sua fidanzata storica,<br />
ormai non riusciva più a parlare con lui. Avevano<br />
rotto da un pezzo, in effetti, ma a lui non era<br />
dispiaciuto. Ormai nella sua testa non c’era più<br />
spazio per l’amore o per la scuola- visti i voti che<br />
ormai conseguiva - ma solo per quel dannato sogno<br />
che proprio si rifiutava di vedersi realizzato.<br />
Nessuno dei suoi amici avrebbe potuto aiutarlo o<br />
capirlo, nessuno di loro conosceva il suo segreto.<br />
Ma d’altronde come avrebbero compreso loro, che<br />
avevano solo problemi normalissimi per l’età, un<br />
ragazzo di diciotto anni ammalato del tremendo<br />
blocco dello scrittore? Non avrebbero potuto<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
fare altro che ridere, e additarlo come stupido<br />
sognatore. Francesco non voleva arrivare a tanto. Si<br />
vergognava già abbastanza di se stesso e di quello<br />
che considerava ormai come una mania vera e<br />
propria, non aveva bisogno di altre persone che,<br />
incuranti del suo dolore, fossero cattive con lui. Una<br />
lacrima gli scese lungo la guancia, al ricordo di come<br />
il suo migliore amico, Carlo, l’aveva apostrofato in<br />
pubblico il giorno precedente, dopo l'ennesima<br />
litigata per il fatto che lui non girasse più con gli<br />
altri. Ormai sei diventato uno di quegli artisti<br />
depressi che non escono più di casa, si lasciano<br />
crescere la barba e parlano con il proprio gatto, Fra.<br />
Sei caduto proprio in basso. Cerca di riprenderti,<br />
perché noi non ti capiamo più ormai. Se l’asciugò<br />
con rabbia, la scacciò come un insetto molesto dal<br />
suo viso, quasi si graffiò. Ovvio che non lo capivano,<br />
non ci provavano neanche. Alcuni anni e molte<br />
speranze prima, riempiva la testa degli amici con le<br />
idee del suo futuro libro, tutti loro erano a<br />
conoscenza del fatto che da adulto avrebbe voluto<br />
intraprendere quella carriera. Eppure se lui un<br />
giorno non si fosse deciso a confessare la verità - e<br />
non l’avrebbe mai fatto, più che certamente - essi<br />
non si sarebbero mai resi conto dei suoi problemi. E<br />
tanto gli bastava per tenersi loro lontano. Quel<br />
giorno tuttavia, l’ennesimo riflettere su queste cose<br />
lo destabilizzò e gli fece raggiungere il punto critico<br />
della propria pazienza. Qualcosa cambiò<br />
improvvisamente in lui, si spezzò con un rumoroso<br />
crack all’interno della sua mente. <strong>Il</strong> suo cuore<br />
straripò di tristezza, disprezzo, insoddisfazione,<br />
rabbia e odio verso se stesso. Aveva appena toccato<br />
il fondo.<br />
Francesco si alzò improvvisamente dalla sua<br />
scrivania, uscì a grandi passi dalla sua stanza e andò<br />
a recuperare il cappotto. Cinque minuti dopo si<br />
trovava dinnanzi alla pensilina del pullman sotto<br />
casa, un biglietto in mano e un’espressione<br />
insofferente in volto. Non sapeva neanche dove<br />
volesse andare, aveva detto all’edicolante di dargli<br />
il primo biglietto sotto mano, ed era uscito senza<br />
neanche leggerlo. Ora semplicemente attendeva<br />
che il bus con il nome D40 passasse. Ciò che voleva<br />
fare in quel momento era molto semplice: fuggire<br />
da casa sua, dal suo PC, dalla sua famiglia, dagli<br />
amici, da Elisa, dalla sua stessa persona.<br />
1 8
RACCONTI<br />
Ma soprattutto dalla sua storia. Appena il pullman giunse,<br />
ci salì e, mostrato il biglietto, si sedette in uno dei posti<br />
vuoti. Si mise a fissare fuori dal finestrino, si perse di<br />
nuovo nei suoi cupi pensieri. <strong>Il</strong> suo viaggio durò ore, che a<br />
lui parvero solo minuti. Percorse tutte le tappe della<br />
linea, e giunti all‘ultima fermata, gli fu intimato di<br />
scendere. Lo fece senza salutare, e semplicemente con<br />
stolido stupore si accorse di essere giunto al mare, una<br />
piazzetta deserta sulla strada che costeggiava<br />
esattamente la battigia. Stringendosi nelle spalle per il<br />
freddo di quell’uggioso Novembre, si avviò sconsolato<br />
verso le onde, deciso a farsi una passeggiata lungo la<br />
spiaggia morta.<br />
Alice Casiraghi IIA<br />
Selene Lanzotti IIA<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
1 9
RACCONTI<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Dio e gli altri dirigenti<br />
L'enorme ufficio dell'Etere è spoglio. Esseri<br />
bianchicci si aggirano come candele consumate,<br />
colando sudore. Senza una parola spostano<br />
documenti, ammassano fotografie, timbrano<br />
fogli. Se posano gli occhi su quello vestito di rosso<br />
che sta dietro la lunga scrivania abbassano il capo<br />
con rispetto. Si tratta di un individuo altissimo,<br />
con un panno bianco che gli copre il piccolo viso e<br />
una grande chioma sbiadita ornata di perle.<br />
Firma, decide, scuote la testa. Alcuni lo chiamano<br />
Dio, altri Schiavo. E' obbligato a servire il Sommo<br />
Bene, entità superiore che si dice abiti<br />
nell'Ariesha, situato più sopra rispetto all'Etere.<br />
Nessuno l'ha mai visto, ma chi non crede in lui<br />
viene considerato eretico. >, dicono tutti, > Quello vestito di<br />
rosso fantastica spesso su tale paradiso.<br />
Consolandosi con il pensiero che esso lo aspetta<br />
lavora da secoli per governare il Mondo, posto<br />
ancora più in basso dell'Etere. Pare che nel<br />
Mondo gli uomini aspirino all'Etere con<br />
entusiasmo e speranza. "Che stupidi", pensa<br />
quello vestito di rosso, "loro sono ignari di tutto,<br />
al contrario di me."<br />
Un angelo dal pallore marmoreo si avvicina alla<br />
scrivania e bisbiglia qualcosa. > ringhia<br />
quello vestito di rosso. Lo sguardo infinito<br />
dell'angelo trema, è da tempo immemore che<br />
cerca di far ragionare l'altro, vuole essere un po'<br />
più libero, ma prima sente il dovere di cambiare le<br />
cose. L'angelo ha capito, però nei suoi occhi scuri<br />
è riflessa la terrificante certezza che mai nessuno<br />
lo ascolterà. Un ghigno ne storce fulmineo le<br />
labbra sottili: come una fitta lo attraversa l'idea di<br />
divertirsi e basta, alla faccia di quei deficienti. Le<br />
cose resteranno come sono, ma Lucifero se la<br />
spasserà.<br />
E come vivacchiano nell'Ariesha?<br />
<strong>Il</strong> quartier generale è disordinato. Esseri deformi<br />
si aggirano sbraitando ordini e lamentele.<br />
Lavorano, lavorano, lavorano. Anche nella stanza<br />
del capo si lavora. Si tratta di un individuo<br />
tarchiato, dalla pelata lucida. Le mani grassocce<br />
spuntano da una vestaglia blu mentre su quello<br />
che chiameremo viso ha solo un grande occhio.<br />
Da alcuni è chiamato Sommo Bene, da altri<br />
Schiavo. E' obbligato a servire la Grande Giustizia,<br />
entità superiore che si dice risieda nell'Ickrim,<br />
situato più sopra rispetto all'Ariesha.<br />
Nessuno l'ha mai vista, ma chi non crede in lei<br />
viene considerato eretico. >, dicono tutti, > Con questo pensiero fisso quello<br />
vestito di blu sopravvive mentre da millenni<br />
governa L'Etere. Pare che nell'Etere si aspiri<br />
all'Ariesha con entusiasmo e speranza. "Che<br />
stupidi", pensa quello vestito di blu, "loro sono<br />
ignari di tutto, al contrario di me."<br />
Ormai da anni quello vestito di blu fa giustiziare i<br />
miscredenti che ritengono inutile sottostare alla<br />
Grande Giustizia, che vogliono un po' più di libertà.<br />
Si è stufato di essere assillato da loro.<br />
Le cose resteranno come sono mentre nell'Ickrim<br />
la Grande Giustizia, o Schiava, s’illude con i suoi<br />
impiegati senza spassarsela nemmeno un pochino.<br />
Alessandra Mansueto IIE<br />
20
RACCONTI<br />
La galassia di Andromeda illuminava il viso sottile<br />
di Ellen, che brillava di un bianco quasi latteo, etereo<br />
comunque. Teneva gli occhi chiusi, le ciglia umide si<br />
confondevano con il viola della notte. L'aria<br />
profumava di muschio, l'erba le solleticava le cosce,<br />
attorno a lei solo silenzio. Aprì i due grandi occhi sul<br />
viso e quello piccolo sulla schiena, che risero<br />
illuminati dalla luce delle stelle. Si alzò in piedi e tirò<br />
fuori dalla tasca un pezzo di carta, trasformandolo in<br />
un aereoplanino, poi lasciò che fosse portato dal<br />
vento. - E' così -, si disse, - anch' io andrò chissà<br />
dove, un giorno... - Sovrappensiero si diresse verso<br />
casa.<br />
***<br />
- Svegliati che devi andare a scuola! -<br />
- Sì mamma arrivo! - Ellen si strofinò gli occhi<br />
assonnati e diede una carezza a Palla, il suo morbido<br />
gattino terrestre che tutte le sante notti si ficcava<br />
sotto le coperte del letto. - Forza Palla, dobbiamo<br />
alzarci eh! -, il micio la guardò di sottecchi con<br />
quell'aria indolente che solo i gatti hanno e aprì la<br />
bocca in un muto miagolio. Sembrava che le dicesse<br />
- Ma che vuoi? Alzati tu! -.<br />
Ellen sbuffò - Ecco perchè ti ho chiamato Palla, sei<br />
così pigro e ciccione che potrei usarti per giocare a<br />
calcio! -.<br />
Lo prese in braccio e lo mise in giardino - Vai a fare<br />
una passeggiatina -, gli disse, ma quello si stese<br />
supino sull'erba e senza degnarla di uno sguardo si<br />
addormentò di nuovo. - Bene, fai pure quello che<br />
vuoi, così peserai troppo persino per salire sul letto -<br />
borbottò la ragazza.<br />
- Allora Ellen, vieni o no? - le urlò la madre.<br />
- Uffa arrivo! - rispose lei, e si precipitò in cucina.<br />
Diede uno sguardo all'orologio in salotto e saltò in<br />
aria - Cavolo! E' tardissimo! - esclamò. Si ficcò in<br />
bocca un biscotto, corse in bagno, afferrò i vestiti del<br />
giorno prima, si vestì alla velocità della luce, prese lo<br />
zaino, ci mise i libri tralasciandone un paio e si<br />
catapultò fuori dalla porta con i capelli spettinati a<br />
mo' di cespuglio incolto e la faccia da morto vivente.<br />
- Prendi il para acqua e portati le chiavi! - le urlò la<br />
madre, ma Ellen era già fuori, e aveva dimenticato<br />
entrambi. Camminava da pochi<br />
minuti quando cominciò a piovere. - Oh no... - si<br />
lamentò, - mi ero dimenticata che oggi ci sarebbe<br />
stata la pioggia rossa! -. Corse verso la fermata<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Buoni propositi nei<br />
pressi di Andromeda<br />
dell'aereobus più veloce che potè, ma quando lo<br />
prese era già fradicia e sporca.<br />
- Capita a tutti ogni tanto, - si disse per consolarsi,<br />
ma in realtà non ne era molto convinta. Arrivata a<br />
scuola si dovette beccare le occhiate stranite dei<br />
compagni, - Cavoli, è il primo giorno dopo le lunghe<br />
vacanze del grande gelo e già faccio figuracce, -<br />
pensò abbassando il viso imbarazzata. Mentre con la<br />
coda tra le gambe si dirigeva nella grande sala per la<br />
cerimonia d' apertura, sentì una voce familiare<br />
chiamarla per nome. Sollevata corse verso Ariel con il<br />
disastroso intento di abbracciarla, e così fece,<br />
macchiando di rosso anche la sua migliore amica.<br />
- Sei la solita pasticciona! - esclamò Ariel alzando il<br />
sopracciglio con aria di disappunto. - Scusami, -<br />
sussurrò Ellen rabbuiandosi. Ariel sorrise. - Non<br />
importa, sono troppo felice di rivederti per sgridarti,<br />
e ora... un altro abbraccio! - Così dicendo le saltò<br />
addosso. Ellen amava gli occhi verdi di Ariel, le sue<br />
orecchie piccole e senza peli, la pelle rosea, i capelli<br />
stranamente morbidi... era tanto diversa da lei, ma<br />
stupenda. Le aveva promesso che un giorno<br />
avrebbero visitato la Terra insieme.<br />
- Chissà com'è bello il pianeta da dove viene Ariel, -<br />
fantasticava spesso Ellen. Purtroppo prima di essere<br />
libere e di poter viaggiare nell'Universo dovevano<br />
laurearsi. - Studierò molto quest'anno! - dichiarò<br />
Ellen all'amica. Quella si portò teatralmente la mano<br />
al viso. - Ah, ci risiamo, i buoni propositi di inizio<br />
anno che presto andranno a farsi friggere. - Prima<br />
che Ellen potesse ribattere abbandonò la testa<br />
all'indietro e scoppiò in una sonora risata.<br />
Francesca Corno IID<br />
e Alessandra Mansueto II E<br />
21
CINEMA E SPETTACOLO<br />
Just seen:<br />
Memento movie<br />
MAGIC MIKE La sceneggiatura è scarsa: la storia è un pretesto per mostrare i corpi appetitosi degli attori, è<br />
un po’ il festival della carne insomma. Tutti personaggi vuoti, il protagonista è l'unico che viene lievemente<br />
sfiorato dal pensiero, ma ... anche noi ragazze abbiamo occhi per vedere!<br />
Coming soon:<br />
25 ottobre<br />
Le Belve - Anche se il regista Oliver Stone qui non è al livello dei suoi tre premi Oscar, è sempre in<br />
grado di riunire un cast di star come Taylor Kitsch, Blake Lively, Aaron Johnson, John Travolta, Uma<br />
Thurman, Benicio Del Toro, Salma Hayek, Emile Hirsch e Demian Bichir. La vita idilliaca di due<br />
produttori casalinghi di marijuana viene stravolta dai narcotrafficanti in un crescendo di azioni ad alto<br />
rischio.<br />
Io e Te - Un nuovo film drammatico di Bernardo Bertolucci, tratto dall’omonimo romanzo breve di<br />
Niccolò Ammaniti: Lorenzo, adolescente solitario e problematico, si nasconde da tutti in cantina, ma<br />
l’arrivo inaspettato della sorella, ribelle e fragile, lo costringe ad aprirsi agli altri.<br />
Amour <strong>–</strong> Da non perdere, anche perché vincitore della Palma d’Oro a Cannes, il film di Michael Haneke<br />
è incentrato sulle figure di due ottantenni professori di musica in pensione. L'amore che unisce questa<br />
coppia verrà messo a dura prova dalla spietata durezza della malattia che conduce lentamente la<br />
donna alla morte. Unico elemento che si contrappone alla crudezza dell’esistenza è l'amore, che<br />
sopravvive insieme alla disperazione, alla rabbia e alla ribellione.<br />
31 ottobre<br />
Oltre le Colline <strong>–</strong> Di Mongiu. Sempre consigliabile perché premiato a Cannes per la prova delle attrici e<br />
della sceneggiatura, questo film rumeno racconta la storia di un’amicizia tra due ragazze cresciute<br />
insieme in un orfanotrofio.<br />
Skyfall <strong>–</strong> Visto che non di solo dramma vive l’uomo, un film con Daniel Craig nei panni di James Bond<br />
non può non essere gradito ai fan del genere. Sarà curioso ritrovare l’attore che già fu Voldemort con<br />
il suo naso!<br />
Acciaio - Un film italiano di Stefano Mordini, con Vittoria Puccini e due giovanissime attrici,<br />
protagoniste della difficoltà di crescere in un ambiente dominato dall’acciaieria di Piombino.<br />
8 novembre<br />
Argo <strong>–</strong> <strong>Il</strong> cinema come grimaldello per entrare a Teheran durante la crisi Iran-Usa del 1979.<br />
Aspettiamo con ansia questo film di Ben Affleck qui nella doppia veste di regista e attore.<br />
La Nave Dolce <strong>–</strong> Per cambiare, andiamo a vedere questo documentario italiano sull’immigrazione<br />
dall’Albania.<br />
14 novembre<br />
The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 2 <strong>–</strong> Io non andrò a vederlo, ma le appassionate affolleranno<br />
certamente le sale!<br />
22 novembre<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
The Hunt - La caccia <strong>–</strong> <strong>Il</strong> regista di Festen, già premiato a Cannes, torna sul tema dell’abuso sessuale in<br />
ambito familiare in questo film, consigliato dalla critica. Questa volta, il focus è sulla calunnia che si<br />
dimostra capace di rovinare un’esistenza nella società borghese.<br />
Bianca C. Burini IIA<br />
22
CULTURA - GERBERE<br />
L'architettura del mondo<br />
Ha inizio la mostra intitolata "L'architettura del<br />
mondo", che, dal 9 Ottobre <strong>2012</strong> al 10 febbraio 2013<br />
riempirà gli ambienti del Palazzo dell'Arte della<br />
Triennale a Milano. <strong>Il</strong> titolo dell'esposizione comunica<br />
già l'intento per il quale l'iniziativa prende forma:<br />
presentare le infrastrutture quali ferrovie, strade e<br />
aeroporti, non tanto in quanto elementi aggiunti a un<br />
paesaggio o a un contesto ambientale, quanto<br />
piuttosto come parti costitutive dell'ambiente stesso.<br />
Non si parla quindi di architettura NEL mondo, a<br />
ridosso di una realtà, ma piuttosto si utilizza<br />
l'espressione "architettura del mondo", ad indicare<br />
una struttura che effettivamente costruisce il mondo<br />
stesso attraverso la propria presenza. L'esposizione si<br />
articola quindi in quattro sezioni, distinte l'una<br />
dall'altra per la tematica trattata. Attraverso la prima<br />
di queste quattro parti della mostra di compie un<br />
percorso storico riguardante la creazione di<br />
infrastrutture durante il Novecento. Sono quindi<br />
presentati disegni progettuali di alcune delle opere<br />
realizzate in questo periodo: i grattacieli che Le<br />
Corbusier progettò per Algeri poco prima della metà<br />
del secolo, la stazione medievalizzata che il finlandese<br />
Saarinen realizzò ad Helsinki tra il 1910 e il 1914, la<br />
diga che rievoca l'acquedotto romano costruita in<br />
seguito a un'idea di Poelzig, tra il 1909 e il 1914 a<br />
Klingenberg, in Sassonia. Si evolve poi, sempre<br />
all'interno di questa prima sezione, un discorso<br />
riguardante il rapporto tra lo spazio pubblico e il<br />
valore ambientale dell'edificio e vengono prese come<br />
riferimento per la riflessione costruzioni quali la metro<br />
di Mosca, la sistemazione del lungofiume di Lubiana di<br />
Plecnik e il progetto architettonico di Rino Tami per<br />
l’inserimento ambientale dell’autostrada del Ticino.<br />
L'ultimo approfondimento considerato prima di<br />
passare alla seconda sezione della mostra riguarda<br />
quindi i caratteri dell'ingegneria italiana tra gli anni '50<br />
e '70.<br />
<strong>Il</strong> percorso prosegue con un semplice catalogo di<br />
opere che sono ordinate per temi e vengono proposte<br />
come modello per quei paesi che si trovano nella<br />
condizione di dover recuperare un ritardo accumulato<br />
nel corso degli ultimi anni. Questa seconda sezione è<br />
dedicata alle produzioni al di fuori dell'Italia, mentre,<br />
la parte successiva dell'esposizione, riguarda<br />
l'architettura propria del nostro Paese, trattando sia di<br />
costruzioni già realizzate, sia di strutture in via di<br />
edificazione.<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Si considera qui il rapporto tra arte, città e paesaggio<br />
attraverso le esperienze di Reggio Emilia, Napoli,<br />
Perugia e Venezia e, accanto a questo tema, si<br />
affronta quello delle infrastrutture attraverso<br />
considerazioni riguardo alle opere intraprese dalle<br />
Ferrovie dello Stato.<br />
E' nella sua ultima parte però che la mostra tratta di<br />
quell'argomento da cui in realtà essa prende nome.<br />
Proprio in questa quarta sezione infatti si analizza il<br />
rapporto delle grandi infrastrutture che, progettate<br />
come utili, appaiono indispensabili una volta<br />
realizzate. Sono quelle costruzioni edificate con<br />
intento ambientale di notevole portata e, tra queste,<br />
viene presa in considerazione quella progettata da<br />
Herman Sorgel ancora nel Novecento. L'architetto<br />
tedesco infatti previde, nel proprio progetto,<br />
l'abbassamento del livello del mediterraneo a scopo<br />
agricolo ed energetico, e sembra che questa sua<br />
proposta sia stata assunta come modello per<br />
operazioni di approvvigionamento idrico ed<br />
energetico realizzati successivamente in Africa, in<br />
Cina e in Sudamerica.<br />
L'esposizione raggiunge quindi, nel suo complesso, il<br />
fine di esprimere un miglioramento estetico,<br />
ambientale e sociale possibile proprio grazie a una<br />
progettazione attenta e a una qualità architettonica<br />
da cui le infrastrutture devono essere caratterizzate<br />
per potersi inserire nell'ambiente in modo ad esso<br />
conforme e non invasivo.<br />
Anna Caprotti II A<br />
23
CULTURA - LIBRI<br />
La patria chiamò<br />
“La patria chiamò” è la testimonianza di chi ha<br />
detto sì all’Italia e non si è risparmiato per<br />
difenderla.<br />
L’autobiografia di un giovane alpino, Luca<br />
Barisonzi, nato a Voghera (PV) nel 1990, che a<br />
ventun anni decise di arruolarsi nell’esercito. Luca<br />
rimase gravemente ferito in Afghanistan<br />
nell’attentato di un terrorista camuffato da<br />
soldato dell’esercito afghano, nel quale rimase<br />
ucciso il suo compagno di pattuglia, il<br />
caporalmaggiore Luca Sanna.<br />
“Ma chi te lo fa fare?” gli dicevano gli amici, ma lui<br />
non aveva dubbi e partì diretto a Bala Murghab:<br />
non divenne un soldato per soldi o per fama, lo<br />
divenne per inseguire un sogno, per servire la sua<br />
patria.<br />
Nonostante sia costretto per il resto della sua vita<br />
su una sedia a rotelle, rivivrebbe quell’esperienza,<br />
pur sapendo come andrebbe a finire per lui, a<br />
patto però che il suo compagno non debba<br />
morire.<br />
<strong>Il</strong> romanzo si apre con Luca che, frastornato dal<br />
rumore dell’elicottero che l’ha portato<br />
all’ospedale Niguarda di Milano, si rende conto di<br />
non essere più in Afghanistan, bensì in un letto<br />
d’ospedale in Italia. Di fronte a sé trova una<br />
donna, Paola Chiesa, che gli chiede come si sente.<br />
Questa donna ha deciso di scrivere la sua storia:<br />
così, benchè confuso, Luca ogni giorno racconta<br />
un po’ di sé; Paola ascolta attentamente e prende<br />
appunti, mentre lui si lascia andare ai ricordi e<br />
alle emozioni.<br />
Questo romanzo ricostruisce la sua vita, parla del<br />
suo coraggio e della sua forza d’animo. La sua è la<br />
storia di un ragazzo come tanti, di un alpino come<br />
pochi, che insegna cosa significhino davvero<br />
parole come coraggio, fratellanza, onore, spirito di<br />
servizio. Insomma un grande insegnamento per i<br />
più giovani, ma non solo.<br />
<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
è la testimonianza di un ragazzo che non è nè un<br />
eroe, nè un’icona, ma semplicemente un ragazzo<br />
che ha inseguito il suo sogno, che nonostante<br />
tutto tira avanti con umiltà e coraggio. La sua<br />
storia è speciale, perché è la storia di un ragazzo<br />
raro al giorno d’oggi.<br />
Federica Gandini VE<br />
24
VIGNETTE<br />
Dante e Virgilio<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Alessandra Casati IIIC<br />
25
GIOCHI<br />
Cercate tutte le parole sotto elencate. Le lettere rimaste vi daranno il nome di uno dei più grossi mammiferi.<br />
A C P V O L P E V E R M E<br />
V E A A A A V I S O N E V<br />
E E S N N L T E T L A E O<br />
R O S T E E C F M O I E B<br />
L V E P L L I N C E N A G<br />
A R R L A N A S T O R E E<br />
A E O T F A R B E Z E L C<br />
S C C A M M E L L O C E O<br />
ALCE CAMMELLO GECO PANTERA VESPA<br />
ASTORE CARNE IENA PASSERO VISONE<br />
AVERLA CERNIA LEONE PITONE VITELLO<br />
BALENA CERVO LINCE SERPE VOLPE<br />
BOVE FALENA MERLO VERME ZEBRA<br />
6 9 5 4<br />
9 5 4 8 7 6 3<br />
1 3<br />
9 1<br />
2 7 8 9 5 4<br />
5 6 7 3<br />
7 3 2 4<br />
9 2 5 1<br />
8<br />
2<br />
2<br />
7<br />
6<br />
5 8<br />
6<br />
3<br />
4 1 3<br />
8 4<br />
1<br />
2 9<br />
2<br />
8<br />
5<br />
8 7<br />
9<br />
2<br />
9 5<br />
9<br />
3<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Federica Gandini VE<br />
26
Quorinfranti<br />
"francio ti<br />
voglio bene!<br />
A."<br />
Ogni tugurio ove vai tu è reggia;<br />
al tuo passo, giunge il vento d’Amore<br />
che tiepido e dolce spira e aleggia<br />
tra i cor colpiti dai dardi d’ardore.<br />
Assettato al greto d’un rivicello,<br />
riflesso m’appare un ricordo fioco:<br />
occhi d’alba e della tua chioma il vello.<br />
Rimembro or la fonte di tanto fuoco.<br />
Divina divien ogni cosa al tatto<br />
delle tue candide e nobili mani.<br />
Affranto da pensieri e sogni vani,<br />
che nella notte mestamente cullai,<br />
Follia cattura me, misero matto.<br />
In cuor ti prego di non amarmi mai.<br />
AVn <strong>–</strong> Me noli amare!<br />
AAA Liceale, discreta<br />
presenza, cerca ragazzo alto,<br />
bello, prestante, muscoloso,<br />
interessante, intelligente,<br />
spiritoso, colto, sportivo,<br />
sobrio il più delle volte. … …<br />
Ah, no, scusate, dimenticavo<br />
… siamo allo <strong>Zucchi</strong>.<br />
S.W.<br />
<strong>Il</strong> Galeotto regna<br />
by sedula<br />
discipula<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
"Muovetevi a mettervi<br />
insieme! Vi shippiamo<br />
ormai da un anno! by<br />
anonime in anonimato"<br />
per la coppietta della<br />
IG... non siete la prima<br />
coppia di questo<br />
mondo, quindi datevi<br />
meno arie :)!!!!!<br />
"Batta sei il migliore,<br />
non cambiare mai<br />
(soprattutto<br />
espressione)! Le tue<br />
fansette"<br />
27
PIANETA ZUCCHI<br />
Ciao a tutti!<br />
Messaggio dai nuovi<br />
rappresentanti d'istituto<br />
<strong>Numero</strong> 1 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong><br />
Ecco la prima relazione dei rappresentanti d'Istituto. Ci presentiamo: siamo Alice Alessandroni, di IIIA,<br />
Francesco Petri, di IIIC, Francesca Trivella, di IIC, e Marianna Zicoia, di IIIC. Per quest'anno scolastico<br />
saremo i vostri rappresentanti in Consiglio d'Istituto.<br />
Vi ringraziamo per averci dato la vostra fiducia che speriamo sarà presto confermata da azioni concrete.<br />
Saremo i rappresentanti di tutti! Avrete a breve nostre notizie, da cui potrete giudicare l'operato di<br />
questa nuova squadra. Per ogni dubbio, richiesta, critica o altro, ci trovate nelle nostre classi o su<br />
Facebook.<br />
A presto!<br />
Alice Alessandroni, IIIA<br />
Francesco Petri, IIIC<br />
Francesca Trivella, IIC<br />
Marianna Zicoia, IIIC<br />
DALLE STALLE ALLE (FORSE) STELLE<br />
EPOPEA DELLA PIU' INSIGNIFICANTE DEGLI STUDENTI DELLO ZUCCHI<br />
Quando quattro anni fa misi per la prima volta piede in questa scuola, mi sentivo un piccolo e insignificante<br />
puntino nella marea degli oltre 700 studenti del celeberrimo <strong>Liceo</strong> <strong>Zucchi</strong>. Dopo il primo fallimento alle<br />
elezioni per i rappresentanti di classe (fallimento che si ripeterà, tra l'altro, per i successivi quattro anni-.-'')<br />
mi resi conto che, forse, l'impegno elettorale non faceva per me e che avrei fatto meglio a non tentare altri<br />
voli pindarici e ad adempiere semplicemente (per quanto il termine “semplice” non si addica esattamente al<br />
percorso di studi zucchino) ai miei doveri di studentessa. E così, passai due anni di ginnasio vivendo in<br />
maniera abbastanza passiva la vita dello <strong>Zucchi</strong>. Ma, prima o poi, ognuno si risveglia dal suo “sonno<br />
dogmatico” [Cit.] e finalmente, con l'approdo al primo anno di liceo, arrivò anche il mio momento. Se sia<br />
stato un fulmine, un cataclisma o forse solo una maturazione improvvisa nella mia persona, non lo so con<br />
esattezza, eppure il mio modo di vivere la scuola subì una svolta radicale. Iniziai a partecipare a molte<br />
iniziative, ad apprezzare gli argomenti di studio, ad avere una mia opinione sul mondo, a maturare degli<br />
interessi e a coltivarli: insomma, cominciai ad apprezzare realmente la nostra scuola riconoscendole di<br />
essere molto più che compiti, studio, interrogazioni, ansia e stress. Ed è proprio questo percorso che alla fine<br />
dell'anno scorso mi ha portata a maturare l'idea di candidarmi per il Consiglio d'Istituto. La mia scuola mi<br />
piace parecchio, ma l'idea di contribuire attivamente alla vita zucchina inserendo magari qualche novità ha<br />
“dato un colpo” alla mia coscienza. Una canzone scout m'insegna che “non è strada di chi parte e già vuole<br />
arrivare, non la strada dei sicuri, dei sicuri di riuscire” e quindi nonostante le paure, i timori, le<br />
preoccupazioni è iniziata la nostra avventura reclutando candidati e aiutanti, costruendo un programma<br />
innovativo ma attuabile, parlando con Preside e professori per consensi e approvazioni. E così, “Misi me per<br />
l'alto mare aperto”nonostante vedessi l'elezione come un traguardo lontano in cima ad una faticosa salita<br />
che non pensavo sarei mai riuscita realmente a raggiungere. Ma dopo il tuor de force della “campagna<br />
elettorale” eccomi qui sulla “strada di chi parte e arriva per partire”, perchè è proprio ora che inizia la vera<br />
esperienza. Scrivervi in qualità di nuova rappresentante d'Istituto mi fa un certo effetto, ringrazio di cuore<br />
tutti coloro i quali mi hanno sostenuta in questa campagna, mi hanno aiutata nella realizzazione del<br />
programma elettorale (che verrà presto messo in atto!) e, infine, tutti quelli che mi hanno votata dandomi<br />
fiducia. Sono certa che insieme ai miei “colleghi” Francesco, Alice e Francesca riusciremo a fare un buon<br />
lavoro.<br />
Un saluto a tutti, miei cari zucchini e zucchine,<br />
Marianna Zicoia III C<br />
28
il BARTOLOMEO<br />
il giornale degli <strong>Zucchi</strong>ni<br />
LA REDAZIONE<br />
Ringraziamo inoltre tutti coloro che hanno collaborato all’uscita del <strong>Bartolomeo</strong><br />
(collaboratori, insegnanti ed operatori scolastici).<br />
Ricordiamo che chiunque può partecipare alla redazione del <strong>Bartolomeo</strong> inviando un suo<br />
articolo all’indirizzo mail bartolomeo@liceozucchi.it<br />
Gli articoli per il prossimo numero devono essere inviati entro il<br />
7 NOVEMBRE<br />
Chi desidera inviare un messaggio alla rubrica “Quorinfranti” può farlo inviando una<br />
mail all’ indirizzo sopracitato.<br />
I numeri del <strong>Bartolomeo</strong> sono disponibili anche on line sul sito www.liceozucchi.it<br />
N° 1 <strong>–</strong> a.s. <strong>2012</strong>/2013 - <strong>OTTOBRE</strong> <strong>2012</strong>