Numero 1 – OTTOBRE 2012 Il Bartolomeo - Liceo Classico B. Zucchi

il Bartolomeo
Il giornale degli Zucchini
Cari lettori e care lettrici del Bartolomeo,
Editoriale
E' la vostra nuova direttrice che vi scrive e che,
sperando che abbiate apprezzato l'edizione
speciale sulle elezioni, vi propone il primo numero
ufficiale di quest'anno!
Quando ho deciso di propormi come direttrice del
giornalino, lo ammetto, non avrei mai creduto che
sarebbe stato tutto così "macchinoso" e
impegnativo.
Perché sembra facile, ma gli articoli sono tanti, il
tempo è poco e spesso la tecnologia non è proprio
d'aiuto!
Quindi spero che apprezzerete il lavoro di tutta la
redazione e dei collaboratori e ci farete sapere il
vostro pensiero; accettiamo qualsiasi tipo di critica
o suggerimento!
Intanto continueremo ad impegnarci nel creare un
bel giornalino che possa regalarvi svago,
divertimento ma anche spunti di riflessione.
Speriamo di riuscire a pubblicare il Bartolomeo
ogni mese, non possiamo assicurarvelo con
certezza ma cercheremo di risolvere tutti gli
imprevisti, questo è uno dei nostri obiettivi!
Mi piacerebbe proporvi molti e diversi contenuti
all'interno del giornale, purtroppo nonostante la
redazione sia numerosa, mancano persone che si
occupino di importanti ambiti, come ad esempio
sport, cucina, politica. Cerchiamo anche fotografi
o vignettisti che possano riempire queste pagine
con belle immagini per rendere il tutto sempre più
ricco e interessante. Chiunque sia interessato può
inviarmi una mail all'indirizzo del Bartolomeo che
troverete nell'ultima pagina, avanti, non siate
timidi! ;)
E dopo questa piccola presentazione (chiedo scusa
se vi sarete annoiati ma mi sono sentita in dovere
di illustrarvi il nostro lavoro) è giunto il momento
di salutarvi!
Vi auguro una buona lettura e vi prometto che il
prossimo editoriale sarà più leggero e divertente!
Un grande in bocca al lupo a tutti gli studenti, ai
professori, ai ragazzi del Liceo Musicale e ai nuovi
rappresentanti d'istituto (di cui leggerete i primi
pensieri all'interno del giornale)!
Federica Mutti, II C
Numero 1 - OTTOBRE 2012
1

Indice
Flash news settembre – ottobre pag. 3
Le parole pag. 4
Kit di sopravvivenza pag.5
Nobody said it was easy, no one ever said it would be so hard pag. 6
Bisogna che tutto cambi perché nulla cambi pag. 7
Un’ardita richiesta pag. 8
L’Italia ama la cultura pag. 9
Un mese di citazioni pag. 10
La voce del collettivo pag. 11
Il malavitoso dietro casa pag. 13
Radio free Zucchi pag. 14
Back to 60s pag. 16
Il bar degli scrittori mancati pag. 18
Dio e gli altri dirigenti pag. 20
Nuovi propositi nei pressi di Andromeda pag. 21
Memento movie pag. 22
L’architettura del mondo pag. 23
La patria chiamò pag. 24
Dante e Virgilio pag. 25
Giochi pag. 26
Quorinfranti pag. 27
Messaggio dai nuovi rappresentanti d’istituto pag. 28
Numero 1 - OTTOBRE 2012
2

TG ZUCCHI – FLASH NEWS
Flash news settebre - ottobre
Strage di alpinisti sull'Himalaya
Almeno 13 morti, tra i quali anche l'italiano Alberto Magliano. E' questo
il bilancio della tragedia avvenuta sul Manaslu,in Himalaya. Una valanga
provocata dal distacco di un seracco è finita sulle tende del campo 3 a
circa 7 mila metri di quota, trascinandole a valle. La tragedia si è
verificata all'alba del 23 settembre.
Frana sulla via dell'amore (25 settembre 2012)
Il crollo è avvenuto tra Riomaggiore e Manarola alle 10 del mattino
travolgendo quattro turiste australiane. Una donna di 61 anni ha riportato
una frattura al torace, lesioni interne e trauma cranico. I sindaci dopo
l'incidente hanno immediatamente chiuso la passeggiata degli innamorati,
a quasi ad un anno dalla disastrosa alluvione nelle Cinque Terre.
In vendita anche in Italia l'iPhone 5
Notte in bianco quella trascorsa il 27 settembre da migliaia di persone
accampate davanti agli Apple Store in attesa dell'apertura, per acquistare
l'iPhone 5. A un anno dalla morte di Steve Jobs, avvenuta il 5 ottobre
2011 dopo una lunga battaglia contro il cancro, la Apple ha presentato il
nuovo "melafonino".
Bomba alla messa dei bambini a Nairobi, Kenya
Lunedì 1 ottobre. 2 piccoli bambini sono stati uccisi dallo scoppio di una
bomba durante la messa in corso in una chiesa di Nairobi, Kenya. Altri 8
bambini sono rimasti gravemente feriti. L'attentato sarebbe una ritorsione
per i successi che le forze armate del Kenya stanno conseguendo contro gli
shebab in Somalia.
Marta Panzeri IV E
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RIFLESSIONI ZUCCHINE
Le parole
Uno strumento tanto potente quanto letale
Le parole, uno strumento così bello eppure così
fragile. Facciamo uso delle parole tutti i giorni e, come
ben sappiamo, ognuna ha il proprio significato.
Utilizzare le parole non è così semplice come può
sembrare. Quante volte, a scuola, vi avranno detto di
far capire ciò che volete far conoscere agli altri?
Quante volte vi sarete sentiti dire di aver scritto
ripetutamente uno stesso vocabolo in un tema? E
quante volte, ad una interrogazione, vi avranno
chiesto di essere più chiari nello spiegare un
concetto? Una, cento, mille volte. Nello vita di uno
studente, come in quella di un individuo o di un
giornalista, le parole hanno un’importanza maggiore
di quanto si pensi. Certe volte vengono sciupate,
perché ripetute troppe volte; se ne dice una al posto
di un’altra; altre ancora ne viene persino abusato il
loro potere. Ecco, dove volevo arrivare. Una, anzi,
ogni parola detiene un significato. Lo tiene dentro di
sé, lo protegge. Più parole insieme formano una frase.
Un fiume di parole forma un tema, un libro, un
discorso. Ma quante volte vi è capitato di pensare che
anche solo due piccole parole potessero formare
qualcosa di così grande ed immenso? Magari un
sentimento, celato nell’intimo più profondo o anche
un pensiero. L’impatto che hanno quando arrivano è
sempre differente da persona a persona. Esse hanno
un peso diverso. Dire “ti amo”, “ti odio”, indicano due
emozioni completamente diverse. “Ti amo” si dice ad
una persona con cui si desidera passare il resto della
vita.“Ti odio” si dice alla persona più antipatica,
irritante o scorbutica che si conosce; ad un
professore, magari quando dà un brutto voto; a chi ha
soffiato il ragazzo/la ragazza a qualcun altro …. Ma
avete mai fatto caso a quanto feriscano, aiutino o
incutano timore le parole? Tutti hanno sentito
almeno una volta delle emozioni, che arrivano
direttamente da loro, come qualcuno che ha litigato e
ha “sputato” addosso ad una persona tutto ciò che di
più vero o maligno ha nell’animo. Se qualcuno ha mai
detto di amare qualcun altro sa come ci si sente: le
farfalle nello stomaco, le gote rosse dall’imbarazzo, i
piedi che fluttuano, lontani dal terreno. Se qualcuno
ha mai ricevuto un’offesa verbale, sa cosa vuol dire
sentirsi non accettati, brutti, grassi, bassi, vecchi,
stupidi; ma ci sono anche le parole belle, allegre, che
fanno sentire meglio, accolti, ascoltati, consolati,
ammirati, amati. Persino quelle di una canzone, di
Numero 1 - OTTOBRE 2012
una fiaba, di una persona che verrà ricordata per
sempre, quelle scritte, maledette, dimenticate, quelle
“epiche” di un personaggio, di un autore, di uno
scrittore, esse resteranno nella memoria e non
potranno essere cancellate nemmeno dal tempo o da
una gomma e che piuttosto ingialliranno come le
foglie in autunno. Purtroppo però, a lungo andare, le
parole stancano. Queste voci, che assumono davvero
il significato di voci che urlano e gridano per farsi
sentire ed ascoltare, vengono ripetute fino alla noia,
sgualcite, manipolate e maltrattate. Utilizzate persino
in discorsi inutili e senza senso, in spiegazioni in classe
mai ascoltate dall’inizio alla fine, con un amico seduti
su una panchina al parco o in telefonate interminabile
a chi è lontano. Le parole non smetteranno mai di
sorprendere, di venire inventate, di pensare da sole.
Esisteranno sempre, che siano scritte o parlate, dure
o felici, che suonino bene o male, che gironzolino
nella testa o escano da un orecchio o dall’altro. Le
parole sono lo strumento più bello e difficile da usare
perché possono essere capite o usate in modo errato,
possono fare del male come possono fare del bene.
Sono versatili. Eppure, esse sono intoccabili, solo
udibili. Concrete? Astratte? Ma se si odono, come
possono essere astratte? Ma come si possono
toccare? Si possono scrivere, ma quello che si può
sfiorare con le dita è solo l’inchiostro. Come se
fossero fatte apposta per non essere toccate,
talmente sono delicate, come le ali di una farfalla.
Sembrano risiedere in una teca di vetro, nascoste,
difese. Poi vengono prese, strattonate con violenza,
buttate, sparpagliate su un foglio, messe insieme
come le perle in un filo di una collana o distorte,
tagliate nei telegiornali, usate malamente,
scorrettamente, per poi venire perse. Oppure
possono essere conservate in una lettera, magari
mandata dalla trincea o usate per ricordare il
massacro degli Ebrei. Usate per dire “mi dispiace”,
magari troppo spesso, così che perdano il loro
significato naturale. Le parole sono uno strumento
forte, potente, che va usato attentamente. Le parole
sono uno strumento tanto bello quanto letale.
Erica De Matteo V B
4

RIFLESSIONI ZUCCHINE
Kit di sopravvivenza
Lo Zucchi ab ovo…usque ad malum!
Con questo mio primo (e forse unico) articolo
mi rivolgo a te, caro studente che sfogli
disinteressato il Bartolomeo durante una lunga e
noiosa ora di lezione, e a te, caro quartino che ti
affacci smarrito al mondo zucchino. Giunta ormai
all’alba del mio quinto e (si spera) ultimo anno in
questo ameno liceo, voglio offrirti un piccolo
manuale di sopravvivenza.
1. Specialmente nel periodo primaverile (ma
talvolta anche d’inverno) potrai trovare
piccioni che camminano tranquilli per i
corridoi: non disturbarli e non sarai
disturbato; anche loro appartengono al
mondo dello Zucchi.
2. La corsa alle macchinette è l’unica attività
sportiva praticata dagli zucchini: il
riscaldamento inizia durante l’ora di
lezione e avere tante monetine è
indispensabile per la vittoria. Caro
ginnasiale, sopporta i soprusi dei liceali
che saltano la coda, è cosa normale e lo
capirai giunto in prima liceo. Caro liceale,
sii più clemente: la tua virtus verrà presto
ricompensata.
3. La plurimillenaria diatriba con il Frisi,
destinata a durare in eterno, è nata per
motivi ignoti, ma non preoccupartene:
sostieni con orgoglio questo conflitto,
l’armistizio è impossibile.
4. Nelle gare la cosa importante è vincere,
qualora ciò non fosse possibile, bisogna
almeno arrivare prima del Frisi: in tal
modo lo Zucchi infliggerebbe un duro
colpo al suo sempiterno nemico.
5. E’ usanza di tutte le coppiette zucchine
esternare il loro amore presso le colonne
del lato nord del loggiato; quando il clima
diventa più rigido e ostile esse si
trasferiscono sui caloriferi interni. Non ti
stizzire: l’intervallo è breve, lasciaglielo
sfruttare.
Numero 1 - OTTOBRE 2012
6. La pioggia del primo e soprattutto
dell’ultimo giorno di scuola è ormai un
dogma. Serve per ricordarti
l’ineluttabilità del volere di Zeus.
7. A proposito di Zeus: non nominare
invano il suo nome o pagherai per la
tua ς. La sua ira è implacabile ed
egli predilige punirti con sfortune
scolastiche: offri libagioni e tienilo
buono.
8. Lo spogliatoio non può profumare. Se
ti va bene, l’acre odore di sudore è
mescolato ai più disparati e dolciastri
deodoranti; se ti va male, esso si
presenta in tutta la sua pienezza.
Ricordati sempre di aprire le finestre
per il bene comune.
9. Infine ricorda: se frequenti questa
scuola e soprattutto se la frequenti da
più anni, non puoi davvero odiarla
come dici lamentandotene. Il rapporto
tipico dello studente zucchino è una
sorta di “odi et amo”, citando il buon
Catullo, e quando arriverai all’ultimo
anno te ne accorgerai meglio. Lo
Zucchi è un mondo atipico con un suo
microcosmo, a cui, bene o male, hai
deciso di appartenere quando hai
compiuto il folle gesto di consegnare
l’iscrizione!
Cecilia Barlassina IIIA
5

RIFLESSIONI ZUCCHINE
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Nobody said it was easy,
no one ever said it would be so hard.
Sono in camera mia che faccio le corse contro il
tempo per rispettare la consegna della biblioteca,
leggendo un libro che avrei dovuto terminare
settimane fa. Fuori, per strada, ogni cosa è ferma, il
sole è ancora caldo ma si riesce quasi ad avvertire
quell’eccitazione che, come ogni anno, precede il
rientro a scuola.
Come un ronzio fastidioso, mi tornano in mente i due
giorni che mi separano dallo Zucchi, i compiti che devo
ancora finire e i prof. nuovi che conoscerò quest’anno.
Penso a come l’estate sia volata, a come vorrei che
fosse ancora luglio. Penso ai mie amici del ’98, che con
fare beffardo mi rinfacciano la loro estate senza
impegni e senza preoccupazioni forse per nascondere
l’ansia di ritrovarsi, nella maggior parte dei casi da soli,
catapultati in un universo completamente nuovo, dove
non si conoscono né il proprio compagno di banco, né
le persone che ti siedono attorno, né il professore, che
dalla cattedra scruta gli alunni impauriti dalle superiori
e del primo anno, che tutti dicono essere terribile.
Io queste sensazioni le ho già vissute, ma il ritorno a
scuola mi preoccupa, e non poco perché nemmeno io
so cosa mi riserverà la quinta ginnasio.
A farmi compagnia però c’è il pensiero dei miei
compagni di classe, anche loro vittime di interrogazioni,
verifiche e versioni, quei compagni che non vedo da tre
mesi. Saranno cambiati? Quanto?
Lo scoprirò presto, forse troppo, però non posso fare a
meno di attendere quel giorno pensando che essere in
banco in due renda le ore di scuola decisamente meno
terribili.
Dunque eccomi qui, davanti ai cancelli dello Zucchi; la
piazza da poco ristrutturata gremita di gente. Bisogna
fare in fretta, non c’è tempo da perdere, non appena la
campanella suona bisogna fiondarsi su per le scale e
arrivare in classe prima di tutti per conquistare i posti
migliori, e accogliere con un sorriso vittorioso quelli che
entreranno in aula dopo di te e che si dovranno
accontentare di quel che trovano.
Nemmeno il tempo di salutarsi e subito si inizia a
raccontare ai compagni delle proprie avventure estive: i
ragazzi, le ragazze, le sere passate con gli amici seguite
dalle mattine oziose in cui ci era permesso alzarci alle
undici o a mezzogiorno, altro che alba! Ma il tempo non
basta, è troppo poco per riassumere tre mesi, e prima
di rendersene conto il prof. è già entrato in aula pronto
a fare lezione, partendo in quarta con la scusa:
“Ormai siete in quinta, sapete come funzionano le
cose”. Fin da subito si contano i minuti che mancano al
suono della campanella. L’intervallo arriva come una
manna, è solo il primo giorno e già sembra di non
potercela fare, bisogna farsi coraggio.
Passeggiando per i corridoi e il loggiato si saluta
qualche amico di altre classi, destreggiandosi tra
l’andirivieni di studenti e gli ingorghi provocati dalle
code per le macchinette. Ci si affaccia curiosi alle aule
recanti il cartello “IV”, tanto per vedere i famosi
quartini: la maggior parte si trova in classe, cercando di
conoscere i nuovi compagni e scambiandosi le prime
impressioni sulla scuola, pochi si azzardano ad uscire.
La passeggiata con i compagni riprende, continuano le
storie lasciate in sospeso nelle ore precedenti, ci si
alterna a raccontare, con un certo fervore, questa o
quell’altra particolare esperienza, ascoltando a propria
volta, magari con una certa invidia, i resoconti altrui.
Ma, puntualmente, il quarto d’ora concessoci termina:
bisogna tornare in classe.
Sono passati alcuni giorni, il mio primo “rientro” allo
Zucchi è stato, forse, meno traumatico di quanto mi
fossi aspettata. È dura, sarà dura, nessuno ha detto che
sarebbe stato facile.
Le verifiche fissate senza alcuna pietà per la settimana
dopo, l’ora di Greco che non passa, le domande sulle
versioni estive di cui non ci si ricorda nulla e, malgrado
sia l’inizio, il pensiero di quello che ci aspetta nei
prossimi nove mesi. Nessuno ha detto che sarebbe
stata così dura.
Ma nonostante tutto ci sono le chiacchiere scambiate
col compagno di banco sperando che il prof. non ci
faccia caso, i fogli per gli appunti riempiti di disegni
durante la spiegazione, le risate con gli amici e i
compagni di classe, gli argomenti tutto sommato
interessanti. Sì, si può sopravvivere a questo, si può
sopravvivere allo Zucchi. Andando negli spogliatoi della
palestra ammiro la fontana, purtroppo spenta, gli
alberi, il cortile, il loggiato e là, oltre il cancello
principale, Piazza Trento e Trieste e penso che, se
questa è una specie di prigione, allora deve essere la
prigione più bella che esista.
Almeno, esteticamente.
Claudia Quagliarini VE
6

RIFLESSIONI ZUCCHINE
Bisogna che tutto cambi
perché nulla cambi
Quello sguardo. Ognuno di noi lo
riconoscerebbe sin dal primo istante, senza
alcuna esitazione.
La testa leggermente china, a fissare il
pavimento ad un tratto molto interessante, occhi
curiosi verso tutto ciò che li circonda, occhi
giovani e intelligenti che scrutano
spasmodicamente qualsiasi cosa si trovi dinnanzi
a loro.
E' lo sguardo di chi vede tutto per la prima volta,
di chi ha provato quella gioia paurosa
d’impaziente rassegnazione e qualcos'altro
d’indefinito, che a parole non è possibile
esprimere; è lo sguardo determinato, un po'
smarrito, di chi inizia una nuova avventura, zaino
in spalla, mani in tasca, un passo svelto ma non
troppo, per non attirare eccessivamente
l'attenzione.
Inutile, l'interesse sarà focalizzato interamente
su di loro, neanche avessero dei riflettori puntati
in volto ad indicare la loro posizione: sono lì,
davanti agli occhi di tutti, evidenti come un pesce
fuor d'acqua o un asino che vola nel cielo.
Li riconosci da come ti fissano, con occhi colmi di
ammirazione come a dire «Tu ce l'hai fatta,
chissà se ce la farò anch'io!», e da come poi
abbassano lo sguardo intimiditi, magari messi a
tacere da un'occhiata sprezzante.
È quel continuo sentirsi al livello più basso della
scala sociale scolastica a farti sembrare così
dannatamente fuori luogo, come se non
appartenessi realmente a quel luogo: di certo
non è il massimo sentire un ragazzo più grande
insultare i nuovi arrivati, stringi i pugni e i denti
perché non puoi fare e dire niente, perché
saresti veramente quello che descrivono loro con
tono superiore, come se non fossero mai stati
come te, uno straniero in un territorio abitato da
gente sconosciuta. E sin dal primo giorno ecco
che devi lottare per il "possesso" della
mirabolante e leggendaria fotocopiatrice, farti
largo nella ressa delle macchinette evitando
gomitate in faccia degne di un incontro di
wrestling, persino infrangere i record di velocità
per raggiungere l'autobus dagli orari impossibili,
sempre pieno di gente fino a scoppiare.
Per non parlare poi delle prime battaglie con
quella lingua astrusa e arcana che è il Greco, le
sfide contro l'ingannatrice somiglianza del Latino,
le urla dei professori che si lamentano del
baccano generato dal chiacchiericcio annoiato
della classe, le occhiatacce scambiate con quel
compagno davanti al quale non riesci proprio a
reprimere una smorfia di stizza e disappunto.
Eppure sorridi e ridi e scherzi e studi, perché
finito quest'anno non ti sentirai più così
incompetente in tutto ciò che fai - o almeno lo
speri -, tirerai un sospiro di sollievo e guarderai i
nuovi studenti con un sorrisetto malinconico
dipinto sulle labbra, perché forse un po' ti
mancherà vedere ogni singola cosa così nuova,
diversa e magnifica.
Basterà un sorriso, un cenno, una scintilla negli
occhi di un ragazzo più grande che passa per
caso davanti a te, ed ecco che qualcosa in te
cambierà e allora sentirai davvero che niente è
impossibile, che ce la puoi fare perché questa
non è nient'altro che una prova, una prova per
dimostrare a tutti che ormai sei maturo.
E quando sarai più grande lo ricorderai sempre
quel periodo fatto di ansia e insicurezza, tuttavia
costellato di momenti speciali, di successi ed
emozioni. Anche quando sarai più grande,
resterai sempre una quartina nel cuore.
Giorgia D'Aversa V E
Numero 1 - OTTOBRE 2012
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RIFLESSIONI ZUCCHINE
Oggi esiste un re.
Un re che regna sotto il consenso del popolo da
diversi secoli.
Questo re, prima ancora che fosse tale, in
gioventù andava promettendo al popolo che un
giorno tutti avrebbero raggiunto una felicità
perfetta, una volta che egli stesso fosse divenuto
re. Nessuno avrebbe più sofferto.
Da quel momento il popolo, desideroso di fare
affidamento su qualcuno, iniziò a credere che il
futuro re sarebbe stato la chiave di tutti i
problemi. Come le chiavi di S. Pietro, sapete,
quelle che "portano al Paradiso"...
Passato un po' di tempo il giovine divenne re. Un
re che, per le testimonianze a noi giunte, viveva
del necessario, quasi in povertà e si prodigava
per il popolo.
La gente trovava in lui un punto di riferimento,
un sostegno nelle controversie e nelle difficoltà
della vita. Egli affermava che la volontà divina
impartiva questo e che lui non era che un
semplice pastore.
Trascorsero diversi anni durante i quali il giovane
chiedeva al popolo contributi in denaro per la
gente povera. Il re infatti distribuiva equamente
le risorse acquisite.
E poi qualcosa cambiò.
Dicono che a partire dal XII e XIII secolo in poi
l'abitazione del re divenne una vera e propria
reggia (prima infatti era un semplice castello
dismesso). Addirittura sappiamo che egli fece
chiamare i migliori artisti e architetti dell'epoca
per costruirla. Si circondò di molti collaboratori e
vestì loro e se stesso di abiti costosi e lussuosi. Il
denaro non arrivava più ai poveri. La gente
moriva di fame. Il re e i suoi collaboratori
operavano solo per favorire se stessi e i propri
familiari, a cui vendevano cariche che sarebbero
spettate a persone competenti. Nepotismo e
corruzione regnavano sotto il potere di quel re.
Questo cambiamento destò grande turbamento
nel popolo, al cui interno iniziarono a crearsi
movimenti pauperistici che chiedevano un
ritorno alle origini. Un ritorno all'iniziale
rettitudine del re.Ma la protesta cadde nel vuoto.
Un' ardita richiesta
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Infatti col passare dei secoli la situazione
peggiorava: coloro che si opponevano alla linea di
pensiero del re e dei suoi collaboratori venivano
tacciati come eretici e uccisi. Crearono addirittura
un nuovo tipo di tribunale in cui condannare le
persone.
Se per un certo periodo questo re aveva detenuto
il monopolio sul suo popolo, successivamente non
ci riuscì più, perché la società cambiava,
cambiavano le esigenze e le ideologie. Così la
reggia di quel re divenne una delle tante
istituzioni dello Stato e rischiava di divenire
isolata, allora chiese scusa per le malefatte,
procurandosi un suo seguito di sostenitori, direi
ampio, e un certo potere. Ma il denaro rimase in
quella reggia, sempre grande, sempre ricchissima.
E giù in basso, a guardare, quella reggia c'è ancora
la povera gente, di cui il re dice di occuparsi, ma
che in verità rimane sempre povera.
Allora, studiando questa storia, mi sorge alla
mente che può o che potrà esserci un giorno una
qualsiasi persona che abbia il coraggio di chiedere
il perché di tutto ciò. Allora mi immagino un uomo
completamente nudo che si dirige privo di ogni
cosa verso quella reggia e si presenti al re. Penso
che quest'uomo potrebbe azzardarsi a fare una
richiesta non poi così bizzarra, dati gli iniziali
propositi di quel re... e immagino che gli chieda: "
Dammi tutto quello che hai".
Allora il re e i suoi collaboratori guardandosi così
vestiti, così ricchi e vedendo lui così nudo, così
povero, si domanderebbero forse chi tra loro sia il
più misero.
O forse lo taccerebbero di essere matto.
Non posso continuare con la narrazione. Non
posso andare oltre perché non ho risposte.
Questa è una grande questione, alla quale sono
giunta attraverso una metafora (un po' ermetica,
sì),perché persino io ho un certo timore o forse
dovrei dire freno che mi impedisce di esplicitare e
denunciare le contraddizioni di questa reggia.
Aspetteremo un proseguimento della storia.
Aspetteremo che qualcuno ponga l'ardita
richiesta.
Alice Pennino IID
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RIFLESSIONI ZUCCHINE
Gli Italiani hanno voglia di Cultura. Sebbene la
maggior parte dei palinsesti sia occupata da
reality conditi di vuoto e di volgarità, l’affluenza
ai musei negli ultimi anni è decisamente
aumentata. Secondo il Ministero dei Beni
culturali, siti archeologici e musei hanno visto
un incremento di visite addirittura del 15 %
rispetto al 2010 e alcune mete turistiche sono
rimaste aperte anche il giorno di ferragosto con
un +4,5% di visitatori per permettere agli
appassionati di trovare riparo dalla calura
davanti ad un Caravaggio o ad un Picasso.
Sempre secondo le statistiche del Ministero, le
tre strutture che hanno registrato le migliori
affluenze sono la Galleria dell’Accademia di
Firenze con il + 233% di visitatori, il Circuito
Archeologico di Roma con il +212,50% e la
Galleria degli Uffizi (+76%). Ma ora si registra
anche una notevole crescita degli ingressi in
strutture meno conosciute, come il Parco
Archeologico di Capo Colonna (Crotone) con il
+575% di visitatori, o il Teatro Romano di
Benevento (+481%), o, ancora, il Museo
Archeologico Nazionale di Cividale del Friuli
(+43%). Tanto per fare qualche nome. “Questo
dimostra ancora una volta quanto sia in crescita
la domanda di cultura italiana non solo nei
grandi poli di attrazione, ma anche in realtà
meno conosciute ma di altrettanto fascino”, ha
commentato Anna Maria Buzzi, Direttore
Generale per la Valorizzazione del Patrimonio
Culturale, in un comunicato del Ministero.
Passeggiando tra le strade di una città d’Italia, ci
si trova circondati da monumenti storici di ogni
epoca e genere. Ovunque si possono trovare
ricchezze senza prezzo: basti pensare che nel
cimitero di un piccolo paese della Brianza, a
Usmate Velate, si trovano due piccoli gioielli -
praticamente sconosciuti - della scultura
neoclassica, realizzati da un notevole allievo di
Canova, Vincenzo Vela: l’Ecce homo e La
preghiera dei morti. E che i dintorni di Monza
sono ricchi di ville splendidamente affrescate.
Senza dimenticare poi la più nota piccola
Versailles monzese. Se si fa il giro di qualsiasi
regione italiana, non si può fare a meno di
fermarsi a visitare un museo, una pinacoteca
Numero 1 - OTTOBRE 2012
L’Italia ama la cultura
Viaggio in un paese di conoscenza dimenticata
o i resti di un’antica città romana o etrusca. Non
bisogna abbandonare al degrado un Paese così
ricco di storia, di arte e di cultura, come avviene,
ad esempio, a Pompei, dove domus e villae
crollano sotto il peso dell’inefficienza e della
corruzione. I nostri figli e i figli dei nostri figli
hanno il diritto di vedere quello che possiamo
vedere oggi e a noi spetta pertanto il compito
arduo di dover conservare intatto ma anche di
valorizzare quel patrimonio artistico e storico che
ancora dà spessore al nostro martoriato paese.
Chiara Borghi VB
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POLITICA
Tra toga party e supereroi, e pseudonimi
altisonanti, sembra che nella politica italiana di
settembre sia già carnevale. E mentre ci si destreggia
tra queste controversie politiche e giuridiche, tra
scarpe e auto, Renzi e Bersani, il litigio è all’ordine del
giorno. Almeno, il tanto agognato spread ha chiuso in
calo il mese scorso. Ma nemmeno gli Stati Uniti, terra
perfetta ed esempio per tutti, sembrano tanto
inarrivabili: Mitt Romney ogni giorno mostra al
mondo di cosa siano in grado gli americani. Ecco le tre
citazioni che riassumono quanto avvenuto in Italia e
nel mondo nel mese di settembre.
«Questi signori li mando a casa io. Noi arriviamo qui
puliti. Ero a capo di una giunta che ha operato bene
ma che va a casa a causa di un consiglio regionale non
più degno» - Renata Polverini (Ernesto Menicucci e
Redazione Roma Online, Corriere della sera ,
24/09/2012)
Con questa dichiarazione termina l’operato di Renata
Polverini nella regione Lazio. Rimane solo qualche
interrogativo: se il consiglio regionale era tanto
indegno, per quale motivo la giunta ha sempre
approvato i suoi provvedimenti? Com’è possibile che
la stessa presidente della Regione non fosse a
conoscenza delle uscite? Ai giudici largo a sentenza ….
«Non parliamo di gente che fa borse, io faccio vetture.
Con quanto lui investe in un anno in ricerca e sviluppo,
noi non ci facciamo nemmeno una parte di un
parafango. La smetta di rompere le scatole». – Sergio
Marchionne ( Corriere TV, 24/09/2012)
Come i bambini, Sergio Marchionne e Diego Della
Valle bisticciano su chi abbia il giocattolo migliore, ed
il primo, essendo più grande, vuole averla vinta. Ma
bisogna dar ragione al minore: per la ripresa dell’Italia
è necessario che la FIAT, simbolo dell’auto del Bel
Paese, torni ad investire proprio nella sua
madrepatria. Sebbene lo scorso anno Della Valle si sia
fatto cogliere con stabilimenti in Romania, bisogna
dargli merito di aver contribuito alle spese per il
restauro del Colosseo.
Un mese di citazioni
"Quando siete in aereo non è possibile far entrare
ossigeno perché i finestrini non si aprono. Non so
perché ma è così... E' un bel problema" – Mitt Romney
(Video Repubblica, 25/09/2012)
Con questa sua uscita californiana, Mitt Romney si
presenta ancora una volta all’America e al mondo, e,
sebbene il suo sfidante Obama non abbia convinto
con questo suo primo mandato, l’attuale presidente
pare avere buone probabilità di abitare alla Casa
Bianca per i prossimi quattro anni. Mi appello a tutto
il popolo americano: mentre seguite appassionati,
come fosse una serie tv, il dibattito tra i candidati
presidenti, spiegate a Romney perché non si possono
aprire gli oblò dell’aereo!
Elisa Tonussi III D
Numero 1 - OTTOBRE 2012
1 0

POLITICA
La voce del collettivo
Il collettivo studentesco, questo sconosciuto, è nato
19 anni fa da studenti che, rifacendosi all’universitario
Jan Palach, datosi fuoco durante la primavera di
Praga, decisero di intraprendere un percorso di
autodeterminazione e rielaborazione della figura
dall’alunno per far si che prendesse coscienza di sé,
del dovere e del diritto e per valorizzarne l’etimologia.
Studeo significa infatti “amare, avere la passione di”:
la passione per le materie non come nozioni, ma
come elementi che favoriscano la propria crescita
civica, dovere sancito dall’articolo 4 della Costituzione
Italiana. A ciò rifacendosi, il gruppo che il Giovedì si
trova ,se concesso,nella modesta aula “ricevimento
genitori”, cerca pazientemente, e con impressionante
capacità di ascolto e proprietà di linguaggio, una
formula alternativa di partecipazione alla vita
scolastica, da proporre agli studenti, che non tenga
conto di tabù ma che denunci senza peli sulla lingua i
veri problemi che riguardano tutti noi: quello della
mafia, tanto per cominciare. Ha avuto successo,
infatti, la proposta di Alessandro Mirone di visionare
“I cento passi”, la storia di Peppino Impastato,
durante la prima assemblea dell’anno. “Tutte le volte
che guardo questo film non riesco a non
commuovermi, anzi più lo guardo e più penso: È
PROPRIO QUESTO il messaggio che voglio che il
collettivo trasmetta: la forza di volontà, la capacità di
portare avanti qualcosa anche se hai tutti contro.”
Mentre lo ascolti non puoi proprio ignorare la
passione nella voce. Giovedì 20 Ottobre, una trentina
di persone ha deciso di spendere due orette, inclusa
una pausa causa momentanea fusione del proiettore,
per cogliere l’occasione di assistere a una storia di
umanità e di “italianità”, schiacciata su una parete
illuminata dalla luce solare, a due centimetri dal
proprio naso. È stato ricordato che tutti, volente o
nolente , fanno parte del collettivo e che chiunque
partecipi all’assemblea ha lo stesso diritto
decisionale, che sia un assiduo avventore o un nuovo
adepto, perché si pensa che ciò responsabilizzi i
cittadini e li aiuti a collaborare. Quella della
matematica, in cui si impone il 50%+1, è la
democrazia peggiore. Quella migliore è quella di chi è
responsabile, dove si tiene conto delle opinioni di
tutti, anche se sono una minoranza, se ciò non inficia
Numero 1 - OTTOBRE 2012
la libertà altrui. Il 23, invece, si è tenuta una regolare
assemblea in cui, affrontando l’ordine del giorno,
sono state individuate alcune problematiche della
scuola, ad esempio: cosa fare con le porte di
emergenza guaste? Perché chi partecipa a certe
attività pomeridiane come il Bartolomeo riceve un
credito, mentre chi dedica un’oretta a settimana, il
giovedì pomeriggio, per tutti gli altri, no? Si apre la
vexata questio: e se poi si venisse solo per il credito?
A noi sembra che, per correttezza, un’istituzione
favorita dallo statuto degli studenti e delle
studentesse, all’articolo 2, dovrebbe avere in gioco
le stesse carte delle altre attività extracurricolari.
Altro problema: perché i professori possono tenere
la propria bicicletta all’interno dell’istituto, il preside
addirittura l’auto,mentre gli studenti devono esporsi
ai pericoli del parcheggio della biblioteca, un punto
critico della sicurezza cittadina, eppure lasciato
incustodito dal comune di Monza?
Si è deciso di scrivere una lettera firmata “Collettivo
Jan Palach” che solleciti le autorità scolastiche a
ragionare con noi, della cui stesura si discuterà nelle
prossime assemblee. Si è passati poi ai problemi di
entità nazionale: il costo dei libri è aumentato e la
scuola, data l’esistenza di un tetto massimo di
spese,indica come “consigliati” testi in realtà
necessari ai corsi, cosicché formalmente non
rientrino nella somma della spesa totale e i controlli
ministeriali possano essere passati. Comprendiamo
che per i nostri studi siano necessari molti testi, ma
aborriamo questo metodo in quanto non risulta né
trasparente né comprensivo nei nostri confronti.
Inoltre, e di questo non intendiamo accusare
ovviamente la scuola ma semmai chiederle
appoggio, il costo dei biglietti dei pullman e dei treni
è aumentato, si sono moltiplicate le tasse da pagare
per gli abbonamenti (10 € in più all’anno per un’altra
“tessera di riconoscimento”), e le compagnie, tra
loro in conflitto, non permettono che biglietti validi
per una linea siano usati per un’altra. Riteniamo
questa cosa vergognosa perché il trasporto è un
servizio pubblico e noi non dovremmo essere le
vittime degli interessi delle aziende private. Ultimo e
forse più scottante dei punti, il PDL Aprea, sul quale
pochi sanno qualcosa, ma che costituisce un serio
pericolo per la scuola pubblica.
1 1

POLITICA
Il progetto di legge, proposto dalla “pidiellina”
Valentina Aprea in consiglio regionale, prevede
la soppressione delle figure dei rappresentanti di
classe e d’istituto, il cui consiglio sarebbe
sostituito da un “consiglio d’autonomia” eletto
dalle “famiglie”(ma da chi? studenti o genitori?),
che, con l’approvazione della maggioranza
assoluta dei componenti, avrebbe il potere di
permettere a privati, esterni alla scuola, di
prestare dei fondi, tali da dover offrire in cambio
una serie di favori: se si tratta di un’azienda,
probabili stage lavorativi solo in quell’azienda
oppure pubblicità e sponsor all’interno della
scuola. Ciò è inaccettabile: in primis, il
rappresentante di classe è la prima figura cui ci si
rivolga per qualunque malessere e ha la
competenza di richiedere assemblee. Si pensa ad
una soppressione di questa figura? Magari per
ridurre la volontà critica dello studente, per
impedirgli di discutere di questioni cui
“penseranno altri”? Inoltre, vogliamo vederci
chiaro sul consiglio d’autonomia e sulle modalità
con cui esso sarebbe eletto e opererebbe
successivamente, vogliamo porre un veto che è
nostro diritto, costituendo noi stessi studenti la
scuola, sulla questione dei privati. Rifiutiamo la
privatizzazione della scuola, e si badi, non solo
per motivi ideologici, ma, anche pragmatici: che
messaggio si trasmetterebbe? Che la scuola si
può comprare? Che i soldi spadroneggiano in
qualsiasi ambito e chiunque ne disponga può
operare come meglio crede per il proprio
tornaconto? Se il cittadino è formato nella
scuola, otterremmo dei cittadini che ripetano
all’ossessione idilliaci slogan come “uniti nella
diversità” ma che in realtà sono tutti uniformatia
cosa? Al modello americano? Perché allora di
questo si tratta, di standardizzare e adattarci al
potente. Noi Italiani vogliamo gridare il nostro
NO convinto, noi classicisti vogliamo ribellarci ad
un sistema che ci sta portando,pian piano, a
rinnegare l’indipendenza della complessità, la
libertà del poter valutare una persona
soppesando ogni dettaglio, favorendo
l’imposizione del voto-giudizio. Perché mi
devono imporre un modello che aborro per
interesse altrui? Se la risposta si traduce nel
guadagno degli impositori, allora io lotterò, in
maniera non-violenta, ma con tutte le energie
che ho in corpo, contro costoro.
Massimo Camnasio
e Francesca Fenaroli, VG
Numero 1 - OTTOBRE 2012
1 2

ATTUALITA’
Il malavitoso dietro casa
Tra il 5 e il 20 Ottobre ha avuto luogo il
“Progetto Legalità”, finalizzato a sensibilizzare
tutti ( e non solo giovani ) sul tema della Mafia in
Brianza, oggi più che mai acceso e vivo,
nonostante non se ne parli quanto dovuto.
Cerchiamo di capire i trascorsi: l'ultimo 11
Novembre, durante la sentenza delle operazioni
“Infinito” in cui sono state arrestate 110 persone,
il gup ( giudice per l’udienza preliminare), Roberto
Arnaldi, disse che “la ’ndrangheta in Lombardia è,
da almeno tre generazioni, un fenomeno
autonomo rispetto all’associazione mafiosa
calabrese” e che “sono avvenuti numerosi eventi
intimidatori e di violenza sul territorio”. Già solo a
metà del 2010 infatti vennero scoperti due casi di
lupara bianca (indica l'uccisione di una persona e
la conseguente sparizione del cadavere), 130
incendi, 70 avvertimenti messi a segno con
esplosivi e armi e tre arsenali di armamentario
dislocati per tutta la provincia: purtroppo da
allora i casi non sono certo diminuiti.
La preoccupazione è grande, soprattutto in vista
dell'Expo 2015 di Milano, poiché grandi opere
(facili bersagli per la mafia) dovranno esser
costruite in regione e sul territorio brianzolo. Il
calcolo è rapido per un malavitoso: maggiore è il
cemento da versare per costruire, maggiore è il
guadagno possibile. Anche per questo le forze
dell'ordine tentano tuttora di ostacolare le
cosiddette 'ndrine (dislocamenti della
'ndrangheta fuori dalla Calabria) compiendo da
anni indagini e accertamenti che portano
all'arresto di malavitosi calabresi, ma anche
brianzoli e milanesi oltre che alla confisca di beni
mafiosi per milioni di euro.
L'operazione “Infinito” conclusasi nel Novembre
scorso ne è la dimostrazione: 158 arresti sono
stati effettuati sul territorio: si parla di comuni
relativamente vicini come Desio e Seregno per
citare i più importanti. Tra gli imputati però non ci
sono solo membri di associazioni a stampo
mafioso o imprenditori: si hanno anche nomi di
politici e, addirittura, di carabinieri condannati
per corruzione e favoreggiamento. Le infiltrazioni
nelle forze dell'ordine sono infatti reali e
rappresentano un problema grave.
In un recente interrogatorio Antonino Belnome
(una volta era un vero e proprio “padrino” qui in
Brianza, nel giussanese, ora pentito) fa capire
che un informatore, la cui famiglia aveva contatti
con i carabinieri già da una generazione, rivelava
ogni cosa in cambio di favori. Dice: “Se c’era
un’operazione a Seregno poteva intercedere per
far chiudere un occhio” e “La Brianza? Ha molte
infiltrazioni, perché c'è la possibilità di costruire”.
Insomma il quadro generale, tenendo conto che
probabilmente questa è solo la punta del
iceberg, è davvero terrificante. Ma non è sempre
così. Capi della polizia, carabinieri, guardia di
finanza, magistrati si impegnano per garantirci
che prima o poi tutto ciò avrà fine; non solo loro
ma anche i privati cittadini e i comuni danno un
contributo importante: prendiamo come
esempio il “Progetto Legalità” che è il più attuale
e recente, ma non è l'unico perché ne sono già
stati fatti molti di incontri simili: esso viene
organizzato dai comuni di Olgiate, Merate,
Casatenovo e Oggiono (a soli 25 minuti di
macchina dal centro di Monza) in collaborazione
con piccole realtà del luogo come ditte e
associazioni della zona e sono incontri tesi a
spiegare la situazione, a far capire come stanno
andando le cose e come possono migliorare
attraverso il contributo di tutti.
In fondo il primo strumento di difesa che ogni
persona può avere è l'informazione. Qui, non
meno e non più che nel resto d'Italia, il problema
della mafia è ugualmente grande. Serviranno
uomini altrettanto grandi al servizio dello Stato
per affrontarlo, ma a noi, da giovani cittadini
quali siamo, per ora non resta che aprire gli
occhi, per essere pronti ad affrontare il problema
quando avremo l'età e la facoltà di agire in modo
significativo.
Andrea Talarico IC
Numero 1 - OTTOBRE 2012
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MUSICA – RADIO FREE ZUCCHI
Dove osano le aquile (o troppo in là) –
Muse, The 2nd Law
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Dopo circa 3 anni dalla pubblicazione di The Resistance i Muse ritornano con The 2nd Law, album che già dai
primi indizi ha creato scompiglio e preoccupazione ai fan di tutto il mondo. E ora che è uscito? Possiamo
sicuramente dire che contiene dei pezzi incredibili, ma anche che, più che un album, si ha l’impressione di trovarsi
davanti ad un greatest hits. Il trio inglese propone una quantità inimmaginabile di suoni e soluzioni, creando pezzi
estremamente caratterizzati e che resteranno facilmente impressi, volente o nolente, nelle nostre orecchie per
mesi, peccato che non ci sia un pezzo che centri con l’altro. Le idee sono tante, troppe, e purtroppo manca un
sound unitario che dia all’album un’identità. Si inizia con Supremacy, un pezzo abbastanza “classico” per il gruppo,
con rimandi a Kashmir dei Led Zeppelin, e su questa linea, resteranno anche Survival (con annesso Prelude
sinfonico), di ispirazione Queen, e Animals. A spiazzare invece ci pensa Madness, un pezzo elettronico/pop rock con
richiami agli U2, e Panic Station, dove possiamo trovare un frizzantissimo pezzo funky con dei richiami di soul.
Follow Me e Explorers continuano le sperimentazioni elettroniche (qui dubstep e drum n’bass) e melodiche iniziate
in The Resistance. Troviamo poi Save Me, un pezzo shoegaze dalla bellezza teatrale, dove ad accoglierci è la voce di
Chris Wolstenholme ,il bassista ,incredibilmente dolce (anche se più “mascolina di Matt) e ben amalgamata nel
contesto: un’ottima ed inaspettata sorpresa. Continua poi con Liquid State , sempre cantata da Chris, un pezzo
molto duro ed estraneo all’album (ricorda quasi i Queen of Stone Age) che tuttavia non riesce a decollare,
interrompendosi quando invece ci si aspetterebbe il decollo definitivo, sensazione che si rischia di avere con molti
pezzi al primo ascolto, ma che per fortuna con il tempo svanisce. A chiudere il tutto ci pensano: The 2nd Law,
Unsustainable, dove troviamo melodie sinfoniche tipiche del gruppo, spezzate violentemente e poi ricucite insieme
da pezzi dubstep pesantissimi (dovremmo forse parlare di brostep) e il seguito, Isolated System, sulla linea del
precedente ma con elettronica meno invadente. Che dire quindi? The 2nd Law è un buon album, con pezzi ben
caratterizzati di cui molti diventeranno sicuramente delle future hit, tuttavia lo sperimentalismo e la ricerca di
nuove soluzioni, troppo spinti e senza controllo, hanno reso impossibile dare al lavoro un sound compatto, che
rendesse il tutto uniforme e riconoscibile. The 2nd Law è un ottimo album di passaggio, dove vengono provate e
sperimentate le idee che, si spera, verranno perfezionate e sviluppate in maniera più adeguata e coerente nel
prossimo album, che sicuramente ci riserverà grandi sorprese.
Il canto degli angeli – Rush, Clockwork Angels
L’estate del 2012 ha visto l’uscita del 19° album in studio del trio canadese Rush: “Clockwork Angels”. L’album si
presenta bene sin dalla copertina, opera di Hugh Syme, semplice ma di grande impatto, seguita da un booklet con
disegni di sicuro effetto e molto affascinanti. Per quanto riguarda il mixaggio, ci troviamo di fronte ad un ottimo
lavoro: il suono d’insieme è infatti chiaro e pulito e mette in risalto tutti gli strumenti. Il sound è molto moderno
per una band che ha la stessa formazione dal 1974, eppure la nitidezza dei suoni non toglie la caratteristica
potenza e naturalezza del vecchio Hard Rock. In particolare il basso di Geddy Lee si trova spesso a fare da padrone
e passa con disinvoltura da suoni morbidi d’accompagnamento a riff furiosi molto secchi. La voce di Geddy è più
controllata e meno esuberante che nei primi album, molto sovraincisa, eppure, rispetto agli ultimi dischi Lee ci
fornisce una prova vocale di grande energia e tutto rispetto,anche se di difficile ascolto per i neofiti. La chitarra di
Alex Lifeson è impeccabile, più presente rispetto agli album precedenti (dall’83 al 2007)e segna una ripresa in
chiave moderna dello stile anni ’70. La batteria di Neil Peart è nitida, naturale e potente, basata spesso anche
sull’improvvisazione, sempre molto tecnica. I testi, tutti opera di Neil, formano un concept, ovvero una storia.
Ispirandosi al “Candido” di Voltaire, Neil sposta la vicenda in un mondo ispirato alla corrente “steampunk”. La
prima metà dell’album è potente e dal sapore quasi metal, seppur stemperato con tecniche differenti, come gli
arpeggi e i cambi di ritmo. Dalla traccia 6 “Halo Effect” l’album si ammorbidisce, per poi avere picchi di potenza in
“Headlong Flight”. Da notare la chiusura “The Garden” commuovente e con uno stupendo assolo di chitarra, la
title track che offre 7 minuti e mezzo di poesia prog, fra rapidi riff, svolazzanti arpeggi, cambi di tempo, melodici
assoli e un bridge blueseggiante con richiami biblici. Per concludere vi suggerisco caldamente l’ascolto di questo
album o almeno di qualcuno dei brani citati, che scoprirete essere un distillato di impegno, attenzione e qualità,
nonché di ottime idee ben sviluppate, una cosa non da poco nel 2012, e da una band che sembrava avesse già
dato tutto.
1 4

MUSICA – RADIO FREE ZUCCHI
ROCK N’UFO – Boston, Boston
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Nel 1976, usciva il primo album, nonché omonimo, di una delle band più sottovalutate della storia del rock: i
Boston. Il disco si presenta come lavoro anticipatore di molti stili e band successive. Boston si apre proprio con
quello che sarà il maggior successo della carriera della band, ovvero “More Than a Feeling”: in essa è riassunta
l’essenza di tutto l’album, senza che il resto tuttavia cada nel banale. Durante il corso della canzone e dell’intero
album, sono presenti frequenti armonizzazioni delle chitarre, caratteristica che verrà ripresa anni dopo dagli Iron
Maiden. Anche i cori sono pesantemente utilizzati e, in questo senso, il disco anticipa quella che sarà una
peculiarità del secolo successivo, in particolare di generi come Glam e Hair Metal. Il disco prosegue con “Peace of
mind”, canzone nella quale il riff principale possiede una particolare figura ritmica, ricca di stoppati e alternanze
della durata delle note, che saranno poi ripresi negli anni ’90 dalle band Grunge, in primis i Nirvana. Segue
“Foreplay/Long Time”, che, come poi “Smokin”, presenta tratti distintivi degli anni ’70, individuabili soprattutto
nell’utilizzo delle tastiere. Notevoli sono inoltre , sia dal punto di vista tecnico che stilistico, gli assoli di questa
canzone. Quarta traccia dell’album é “Rock’n’roll Band”, che presenta sonorità che anticipano gli ‘80. La
successiva “Hitch a ride”, è notevole per il lavoro delle chitarre, che presentano il sound che caratterizza l’intero
album. La penultima traccia dell’album, intitolata “Something ‘bout you”, presenta addirittura un sound Dance,
nonostante questo tipo di musica cominci a diffondersi anni dopo, nei primi ’80, e il pezzo a tratti ricorda il suono
tipico dei lavori di Phil Collins. L’album si chiude con “Let me take you home tonight”, che chiude il disco in
dolcezza e dà un senso di armonia finale, che tuttavia invoglia a ricominciare tutto da capo. La valutazione
generale è senz’altro positiva: è un disco all’avanguardia per i suoi tempi, suonato da musicisti eccezionali e di una
raffinatezza fuori dal comune. Merita di essere ascoltato, e soprattutto tirato fuori dal tetro dimenticatoio che,
purtroppo, ha progressivamente divorato pietre miliari della storia della musica, rock e non.
Lorenzo Secondin, Giovanni Colpani, Andrea Jacopo Freri II E
1 5

MUSICA
Back to 60s!
Le 10 canzoni degli anni ‘60 che hanno fatto la storia della musica
1960: STUCK ON YOU, ELVIS PRESLEY
Con la sua “Cotto di te” il giovane Elvis Aaron,
dopo due anni di servizio militare in Germania,
torna sulle scena della musica internazionale
guadagnandosi e tenendosi stretto per ben
quattro settimane il primo posto nella classifica
delle hit più ascoltate in America. Elvis, poco
dopo il ritorno in patria, elabora questo pezzo
dedicandolo al suo nuovo amore,dicendole che
lei potrà anche cercare di fuggire e nascondersi
ma non riuscirà a liberarsi di lui, poiché “he’s
gonna be stick like glue”!
1961: SOMEWHERE OVER THE RAINBOW,
ARETHA FRANKLIN
Questo brano, scritto nel 1939 da Harold Arner, a
partire dagli anni quaranta, ebbe un enorme
successo, tanto che molti da allora si sono
cimentati in nuove interpretazioni. Tra questi
Frank Sinatra, i Deep Purple, i Ramones, Eric
Clapton e molti altri. Famosa è l’interpretazione
di Aretha, che pur riscuotendo un discreto
successo, non le darà quella spinta che la lancerà
nel mercato della musica solamente nel 1967,
con un disco firmato Atlantic Records.
1962: LOVE ME DO, THE BEATLES
Ricordato per essere il primo singolo dei
FabFour, “Love Me Do” non ottenne il successo
sperato alla sua uscita nel Regno Unito
nell’ottobre 1962, mentre quando arrivò negli
Stati Uniti nel 1964 si piazzò in testa alla
classifica Hot100 della rivista Billboard.
Nonostante ciò i Beatles rimasero fino al gennaio
1963 un gruppo poco conosciuto; la fama
arriverà con “Please Please Me”,pezzo firmato
McLennon,come la maggior parte dei brani dei
Beatles,
1963: BLOWIN’ IN THE WIND, BOB DYLAN
Blowin' in the Wind è una famosa canzone di
contenuto pacifista scritta da Robert Zimmerman
e da Bob Dylan e pubblicata nell'album “The
Freewheelin' Bob Dylan”.Questo brano è da
molti considerato il manifesto della generazione
dei giovani statunitensi disillusi dalla politica
portata avanti negli anni cinquanta e sessanta.
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Tre semplici strofe bastano per interrogarsi su
tematiche sociali ed
esistenziali, in particolare sull’incapacità degli
uomini di no fare la guerra. Nel ritornello però si
apre uno spiraglio, che ci suggerisce di aspettare:
il vento soffierà fino a noi portando con sé
la risposta…
1964: THE SOUND OF SILENCE,
SIMON&GARFUNKEL
“The song practically wrote herself ”. Così Art
Garfunkel rispose alla domanda di un giornalista
in merito all’ispirazione da cui era nato il brano. Il
tema della canzone è l'incapacità dell'uomo di
comunicare; il tutto con un titolo che riprende la
nota passione di Simon per gli ossimori. Anni
dopo, lo stesso Simon affermò che il verso iniziale
"Hello, darkness my old friend" deriva dal fatto
che trovava conciliante scrivere e comporre
stando chiuso al buio nel suo bagno.
1965: (I CAN’T GET NO) SATISFACTION, THE
ROLLING STONES
La rivista Rolling Stone colloca il pezzo firmato
Jagger/Richards alla seconda posizione nella "Lista
delle 500 migliori canzoni", mentre VH1 l'ha
posizionata in vetta tra le "100 più grandicanzoni
del Rock & Roll". Il riff di chitarra del brano è uno
dei piùcelebri della storia del rock, insieme a
quello di Smoke on the Water dei Deep Purple.
Satisfaction ebbe un successo senza precedenti,
anche se in Europa fu inizialmente trasmessa solo
da emittenti pirata, perché quelle ufficiali
ritenevano il testo del brano troppo esplicito e
immorale.
1966: HEY JOE, THE JIMI HENDRIX EXPERIENCE
Colui che vedrà il grande potenziale di questo
brano è Kim Lambert, manager nientemeno che
degli Who. Grazie a lui, il singolo scritto da
Chas Chandler verrà pubblicato dall’etichetta
Polydor Records nel Regno Unito. Il 5 gennaio del
1967 entrerà poi nella classifica britannica dei
dischi più venduti.
1 6

MUSICA
1967: LIGHT MY FIRE, THE DOORS
La prima versione ( lunga oltre sei minuti!) fu
notevolmente abbreviata per rendere più proponibili i
passaggi radiofonici. Tuttavia il gruppo ha sempre
affermato di preferire la versione originale presente
nell'omonimo album. La composizione del brano è
accreditata ai The
Doors, ma nello specifico la prima parte della canzone fu
scritta da Robby Krieger, mentre la seconda da Jim
Morrison.
1968: PIECE OF MY HEART, JANIS JOPLIN
La canzone diventò nota nel 1968 grazie al contributo
di Janis Joplin, cantante della band californiana “Big
Brother and the Holding Company ”. Riconosciuta come
uno dei pezzi forti del breve repertorio della Joplin,
insieme a “Me and Bobby McGee” e “Summertime”, il
singolo ottenne subito un gran successo tanto da essere
ancora oggi una delle canzoni più famose degli Stati Uniti
d'America.
1969: WHOLE LOTTA LOVE, LED ZEPPELIN
Whole Lotta Love è una delle più famose canzoni del
gruppo hard rock dei Led Zeppelin; contenuta
nell'album Led Zeppelin II del 1969 è anche presente nelle
raccolte “Remasters” del 1990 e “Mothership” del 2007.
Inoltre fu suonata dal chitarrista Jimmy Page alla
cerimonia di chiusura delle Olimpiadi di Pechino nel 2008
insieme alla cantante
inglese Leona Lewis.
Beatrice Bosco1F
Numero 1 - OTTOBRE 2012
17

RACCONTI
Il bar degli scrittori mancati
I. Dove il protagonista fa una scelta importante.
Francesco rilesse per la terza volta le quattro
pagine che il giorno prima gli era venuto d’impulso
scrivere nel suo file In produzione, di riga in riga
sentì crescere la sensazione di incompletezza che
aveva provato anche le volte precedenti e quando
comparve l’ultimo punto, l’insoddisfazione del
proprio lavoro gli fece commettere uno sproposito:
evidenziò e cancellò ogni cosa. Con rabbia premette
il pulsante di spegnimento del computer e incrociò
con foga le braccia, chiuse gli occhi e si disse che
quella storia stava davvero andando avanti da
troppo, troppo tempo, e che lo avrebbe fatto
impazzire da un giorno all’altro. Quel racconto non
si sarebbe mai fatto scrivere, mai. Era quasi un anno
che tentava, provava in tutti i modi di dare una
forma a quella lunga storia che l’aveva sempre
animato dentro, e che gli aveva promesso, in un
lontano e infantile passato, che un giorno grazie a
lei sarebbe divenuto uno scrittore serio, uno di
quelli che si affermano, che hanno successo...Che
fanno felici tante persone con i propri lavori.
E invece lui non riusciva nemmeno a far felice se
stesso, figurarsi gli altri. Erano mesi ormai che non
faceva altro la sera che stare dinnanzi al PC acceso
su una pagina vuota di Word, lambiccandosi il
cervello su come dare un inizio decente al periodo
seguente, che non suonasse troppo artificioso o
ripetitivo, o su come spiegare i sentimenti del
protagonista senza cadere in qualche insulsa
melensaggine da libro-spazzatura. Invece di uscire
con gli amici, come aveva sempre fatto, preferiva
torturarsi a quella maniera; spesso neanche
rispondeva al telefono o se lo faceva, era scorbutico
e maleducato. Perfino Elisa, la sua fidanzata storica,
ormai non riusciva più a parlare con lui. Avevano
rotto da un pezzo, in effetti, ma a lui non era
dispiaciuto. Ormai nella sua testa non c’era più
spazio per l’amore o per la scuola- visti i voti che
ormai conseguiva - ma solo per quel dannato sogno
che proprio si rifiutava di vedersi realizzato.
Nessuno dei suoi amici avrebbe potuto aiutarlo o
capirlo, nessuno di loro conosceva il suo segreto.
Ma d’altronde come avrebbero compreso loro, che
avevano solo problemi normalissimi per l’età, un
ragazzo di diciotto anni ammalato del tremendo
blocco dello scrittore? Non avrebbero potuto
Numero 1 - OTTOBRE 2012
fare altro che ridere, e additarlo come stupido
sognatore. Francesco non voleva arrivare a tanto. Si
vergognava già abbastanza di se stesso e di quello
che considerava ormai come una mania vera e
propria, non aveva bisogno di altre persone che,
incuranti del suo dolore, fossero cattive con lui. Una
lacrima gli scese lungo la guancia, al ricordo di come
il suo migliore amico, Carlo, l’aveva apostrofato in
pubblico il giorno precedente, dopo l'ennesima
litigata per il fatto che lui non girasse più con gli
altri. Ormai sei diventato uno di quegli artisti
depressi che non escono più di casa, si lasciano
crescere la barba e parlano con il proprio gatto, Fra.
Sei caduto proprio in basso. Cerca di riprenderti,
perché noi non ti capiamo più ormai. Se l’asciugò
con rabbia, la scacciò come un insetto molesto dal
suo viso, quasi si graffiò. Ovvio che non lo capivano,
non ci provavano neanche. Alcuni anni e molte
speranze prima, riempiva la testa degli amici con le
idee del suo futuro libro, tutti loro erano a
conoscenza del fatto che da adulto avrebbe voluto
intraprendere quella carriera. Eppure se lui un
giorno non si fosse deciso a confessare la verità - e
non l’avrebbe mai fatto, più che certamente - essi
non si sarebbero mai resi conto dei suoi problemi. E
tanto gli bastava per tenersi loro lontano. Quel
giorno tuttavia, l’ennesimo riflettere su queste cose
lo destabilizzò e gli fece raggiungere il punto critico
della propria pazienza. Qualcosa cambiò
improvvisamente in lui, si spezzò con un rumoroso
crack all’interno della sua mente. Il suo cuore
straripò di tristezza, disprezzo, insoddisfazione,
rabbia e odio verso se stesso. Aveva appena toccato
il fondo.
Francesco si alzò improvvisamente dalla sua
scrivania, uscì a grandi passi dalla sua stanza e andò
a recuperare il cappotto. Cinque minuti dopo si
trovava dinnanzi alla pensilina del pullman sotto
casa, un biglietto in mano e un’espressione
insofferente in volto. Non sapeva neanche dove
volesse andare, aveva detto all’edicolante di dargli
il primo biglietto sotto mano, ed era uscito senza
neanche leggerlo. Ora semplicemente attendeva
che il bus con il nome D40 passasse. Ciò che voleva
fare in quel momento era molto semplice: fuggire
da casa sua, dal suo PC, dalla sua famiglia, dagli
amici, da Elisa, dalla sua stessa persona.
1 8

RACCONTI
Ma soprattutto dalla sua storia. Appena il pullman giunse,
ci salì e, mostrato il biglietto, si sedette in uno dei posti
vuoti. Si mise a fissare fuori dal finestrino, si perse di
nuovo nei suoi cupi pensieri. Il suo viaggio durò ore, che a
lui parvero solo minuti. Percorse tutte le tappe della
linea, e giunti all‘ultima fermata, gli fu intimato di
scendere. Lo fece senza salutare, e semplicemente con
stolido stupore si accorse di essere giunto al mare, una
piazzetta deserta sulla strada che costeggiava
esattamente la battigia. Stringendosi nelle spalle per il
freddo di quell’uggioso Novembre, si avviò sconsolato
verso le onde, deciso a farsi una passeggiata lungo la
spiaggia morta.
Alice Casiraghi IIA
Selene Lanzotti IIA
Numero 1 - OTTOBRE 2012
1 9

RACCONTI
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Dio e gli altri dirigenti
L'enorme ufficio dell'Etere è spoglio. Esseri
bianchicci si aggirano come candele consumate,
colando sudore. Senza una parola spostano
documenti, ammassano fotografie, timbrano
fogli. Se posano gli occhi su quello vestito di rosso
che sta dietro la lunga scrivania abbassano il capo
con rispetto. Si tratta di un individuo altissimo,
con un panno bianco che gli copre il piccolo viso e
una grande chioma sbiadita ornata di perle.
Firma, decide, scuote la testa. Alcuni lo chiamano
Dio, altri Schiavo. E' obbligato a servire il Sommo
Bene, entità superiore che si dice abiti
nell'Ariesha, situato più sopra rispetto all'Etere.
Nessuno l'ha mai visto, ma chi non crede in lui
viene considerato eretico. >, dicono tutti, > Quello vestito di
rosso fantastica spesso su tale paradiso.
Consolandosi con il pensiero che esso lo aspetta
lavora da secoli per governare il Mondo, posto
ancora più in basso dell'Etere. Pare che nel
Mondo gli uomini aspirino all'Etere con
entusiasmo e speranza. "Che stupidi", pensa
quello vestito di rosso, "loro sono ignari di tutto,
al contrario di me."
Un angelo dal pallore marmoreo si avvicina alla
scrivania e bisbiglia qualcosa. > ringhia
quello vestito di rosso. Lo sguardo infinito
dell'angelo trema, è da tempo immemore che
cerca di far ragionare l'altro, vuole essere un po'
più libero, ma prima sente il dovere di cambiare le
cose. L'angelo ha capito, però nei suoi occhi scuri
è riflessa la terrificante certezza che mai nessuno
lo ascolterà. Un ghigno ne storce fulmineo le
labbra sottili: come una fitta lo attraversa l'idea di
divertirsi e basta, alla faccia di quei deficienti. Le
cose resteranno come sono, ma Lucifero se la
spasserà.
E come vivacchiano nell'Ariesha?
Il quartier generale è disordinato. Esseri deformi
si aggirano sbraitando ordini e lamentele.
Lavorano, lavorano, lavorano. Anche nella stanza
del capo si lavora. Si tratta di un individuo
tarchiato, dalla pelata lucida. Le mani grassocce
spuntano da una vestaglia blu mentre su quello
che chiameremo viso ha solo un grande occhio.
Da alcuni è chiamato Sommo Bene, da altri
Schiavo. E' obbligato a servire la Grande Giustizia,
entità superiore che si dice risieda nell'Ickrim,
situato più sopra rispetto all'Ariesha.
Nessuno l'ha mai vista, ma chi non crede in lei
viene considerato eretico. >, dicono tutti, > Con questo pensiero fisso quello
vestito di blu sopravvive mentre da millenni
governa L'Etere. Pare che nell'Etere si aspiri
all'Ariesha con entusiasmo e speranza. "Che
stupidi", pensa quello vestito di blu, "loro sono
ignari di tutto, al contrario di me."
Ormai da anni quello vestito di blu fa giustiziare i
miscredenti che ritengono inutile sottostare alla
Grande Giustizia, che vogliono un po' più di libertà.
Si è stufato di essere assillato da loro.
Le cose resteranno come sono mentre nell'Ickrim
la Grande Giustizia, o Schiava, s’illude con i suoi
impiegati senza spassarsela nemmeno un pochino.
Alessandra Mansueto IIE
20

RACCONTI
La galassia di Andromeda illuminava il viso sottile
di Ellen, che brillava di un bianco quasi latteo, etereo
comunque. Teneva gli occhi chiusi, le ciglia umide si
confondevano con il viola della notte. L'aria
profumava di muschio, l'erba le solleticava le cosce,
attorno a lei solo silenzio. Aprì i due grandi occhi sul
viso e quello piccolo sulla schiena, che risero
illuminati dalla luce delle stelle. Si alzò in piedi e tirò
fuori dalla tasca un pezzo di carta, trasformandolo in
un aereoplanino, poi lasciò che fosse portato dal
vento. - E' così -, si disse, - anch' io andrò chissà
dove, un giorno... - Sovrappensiero si diresse verso
casa.
***
- Svegliati che devi andare a scuola! -
- Sì mamma arrivo! - Ellen si strofinò gli occhi
assonnati e diede una carezza a Palla, il suo morbido
gattino terrestre che tutte le sante notti si ficcava
sotto le coperte del letto. - Forza Palla, dobbiamo
alzarci eh! -, il micio la guardò di sottecchi con
quell'aria indolente che solo i gatti hanno e aprì la
bocca in un muto miagolio. Sembrava che le dicesse
- Ma che vuoi? Alzati tu! -.
Ellen sbuffò - Ecco perchè ti ho chiamato Palla, sei
così pigro e ciccione che potrei usarti per giocare a
calcio! -.
Lo prese in braccio e lo mise in giardino - Vai a fare
una passeggiatina -, gli disse, ma quello si stese
supino sull'erba e senza degnarla di uno sguardo si
addormentò di nuovo. - Bene, fai pure quello che
vuoi, così peserai troppo persino per salire sul letto -
borbottò la ragazza.
- Allora Ellen, vieni o no? - le urlò la madre.
- Uffa arrivo! - rispose lei, e si precipitò in cucina.
Diede uno sguardo all'orologio in salotto e saltò in
aria - Cavolo! E' tardissimo! - esclamò. Si ficcò in
bocca un biscotto, corse in bagno, afferrò i vestiti del
giorno prima, si vestì alla velocità della luce, prese lo
zaino, ci mise i libri tralasciandone un paio e si
catapultò fuori dalla porta con i capelli spettinati a
mo' di cespuglio incolto e la faccia da morto vivente.
- Prendi il para acqua e portati le chiavi! - le urlò la
madre, ma Ellen era già fuori, e aveva dimenticato
entrambi. Camminava da pochi
minuti quando cominciò a piovere. - Oh no... - si
lamentò, - mi ero dimenticata che oggi ci sarebbe
stata la pioggia rossa! -. Corse verso la fermata
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Buoni propositi nei
pressi di Andromeda
dell'aereobus più veloce che potè, ma quando lo
prese era già fradicia e sporca.
- Capita a tutti ogni tanto, - si disse per consolarsi,
ma in realtà non ne era molto convinta. Arrivata a
scuola si dovette beccare le occhiate stranite dei
compagni, - Cavoli, è il primo giorno dopo le lunghe
vacanze del grande gelo e già faccio figuracce, -
pensò abbassando il viso imbarazzata. Mentre con la
coda tra le gambe si dirigeva nella grande sala per la
cerimonia d' apertura, sentì una voce familiare
chiamarla per nome. Sollevata corse verso Ariel con il
disastroso intento di abbracciarla, e così fece,
macchiando di rosso anche la sua migliore amica.
- Sei la solita pasticciona! - esclamò Ariel alzando il
sopracciglio con aria di disappunto. - Scusami, -
sussurrò Ellen rabbuiandosi. Ariel sorrise. - Non
importa, sono troppo felice di rivederti per sgridarti,
e ora... un altro abbraccio! - Così dicendo le saltò
addosso. Ellen amava gli occhi verdi di Ariel, le sue
orecchie piccole e senza peli, la pelle rosea, i capelli
stranamente morbidi... era tanto diversa da lei, ma
stupenda. Le aveva promesso che un giorno
avrebbero visitato la Terra insieme.
- Chissà com'è bello il pianeta da dove viene Ariel, -
fantasticava spesso Ellen. Purtroppo prima di essere
libere e di poter viaggiare nell'Universo dovevano
laurearsi. - Studierò molto quest'anno! - dichiarò
Ellen all'amica. Quella si portò teatralmente la mano
al viso. - Ah, ci risiamo, i buoni propositi di inizio
anno che presto andranno a farsi friggere. - Prima
che Ellen potesse ribattere abbandonò la testa
all'indietro e scoppiò in una sonora risata.
Francesca Corno IID
e Alessandra Mansueto II E
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CINEMA E SPETTACOLO
Just seen:
Memento movie
MAGIC MIKE La sceneggiatura è scarsa: la storia è un pretesto per mostrare i corpi appetitosi degli attori, è
un po’ il festival della carne insomma. Tutti personaggi vuoti, il protagonista è l'unico che viene lievemente
sfiorato dal pensiero, ma ... anche noi ragazze abbiamo occhi per vedere!
Coming soon:
25 ottobre
Le Belve - Anche se il regista Oliver Stone qui non è al livello dei suoi tre premi Oscar, è sempre in
grado di riunire un cast di star come Taylor Kitsch, Blake Lively, Aaron Johnson, John Travolta, Uma
Thurman, Benicio Del Toro, Salma Hayek, Emile Hirsch e Demian Bichir. La vita idilliaca di due
produttori casalinghi di marijuana viene stravolta dai narcotrafficanti in un crescendo di azioni ad alto
rischio.
Io e Te - Un nuovo film drammatico di Bernardo Bertolucci, tratto dall’omonimo romanzo breve di
Niccolò Ammaniti: Lorenzo, adolescente solitario e problematico, si nasconde da tutti in cantina, ma
l’arrivo inaspettato della sorella, ribelle e fragile, lo costringe ad aprirsi agli altri.
Amour – Da non perdere, anche perché vincitore della Palma d’Oro a Cannes, il film di Michael Haneke
è incentrato sulle figure di due ottantenni professori di musica in pensione. L'amore che unisce questa
coppia verrà messo a dura prova dalla spietata durezza della malattia che conduce lentamente la
donna alla morte. Unico elemento che si contrappone alla crudezza dell’esistenza è l'amore, che
sopravvive insieme alla disperazione, alla rabbia e alla ribellione.
31 ottobre
Oltre le Colline – Di Mongiu. Sempre consigliabile perché premiato a Cannes per la prova delle attrici e
della sceneggiatura, questo film rumeno racconta la storia di un’amicizia tra due ragazze cresciute
insieme in un orfanotrofio.
Skyfall – Visto che non di solo dramma vive l’uomo, un film con Daniel Craig nei panni di James Bond
non può non essere gradito ai fan del genere. Sarà curioso ritrovare l’attore che già fu Voldemort con
il suo naso!
Acciaio - Un film italiano di Stefano Mordini, con Vittoria Puccini e due giovanissime attrici,
protagoniste della difficoltà di crescere in un ambiente dominato dall’acciaieria di Piombino.
8 novembre
Argo – Il cinema come grimaldello per entrare a Teheran durante la crisi Iran-Usa del 1979.
Aspettiamo con ansia questo film di Ben Affleck qui nella doppia veste di regista e attore.
La Nave Dolce – Per cambiare, andiamo a vedere questo documentario italiano sull’immigrazione
dall’Albania.
14 novembre
The Twilight Saga: Breaking Dawn - Parte 2 – Io non andrò a vederlo, ma le appassionate affolleranno
certamente le sale!
22 novembre
Numero 1 - OTTOBRE 2012
The Hunt - La caccia – Il regista di Festen, già premiato a Cannes, torna sul tema dell’abuso sessuale in
ambito familiare in questo film, consigliato dalla critica. Questa volta, il focus è sulla calunnia che si
dimostra capace di rovinare un’esistenza nella società borghese.
Bianca C. Burini IIA
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CULTURA - GERBERE
L'architettura del mondo
Ha inizio la mostra intitolata "L'architettura del
mondo", che, dal 9 Ottobre 2012 al 10 febbraio 2013
riempirà gli ambienti del Palazzo dell'Arte della
Triennale a Milano. Il titolo dell'esposizione comunica
già l'intento per il quale l'iniziativa prende forma:
presentare le infrastrutture quali ferrovie, strade e
aeroporti, non tanto in quanto elementi aggiunti a un
paesaggio o a un contesto ambientale, quanto
piuttosto come parti costitutive dell'ambiente stesso.
Non si parla quindi di architettura NEL mondo, a
ridosso di una realtà, ma piuttosto si utilizza
l'espressione "architettura del mondo", ad indicare
una struttura che effettivamente costruisce il mondo
stesso attraverso la propria presenza. L'esposizione si
articola quindi in quattro sezioni, distinte l'una
dall'altra per la tematica trattata. Attraverso la prima
di queste quattro parti della mostra di compie un
percorso storico riguardante la creazione di
infrastrutture durante il Novecento. Sono quindi
presentati disegni progettuali di alcune delle opere
realizzate in questo periodo: i grattacieli che Le
Corbusier progettò per Algeri poco prima della metà
del secolo, la stazione medievalizzata che il finlandese
Saarinen realizzò ad Helsinki tra il 1910 e il 1914, la
diga che rievoca l'acquedotto romano costruita in
seguito a un'idea di Poelzig, tra il 1909 e il 1914 a
Klingenberg, in Sassonia. Si evolve poi, sempre
all'interno di questa prima sezione, un discorso
riguardante il rapporto tra lo spazio pubblico e il
valore ambientale dell'edificio e vengono prese come
riferimento per la riflessione costruzioni quali la metro
di Mosca, la sistemazione del lungofiume di Lubiana di
Plecnik e il progetto architettonico di Rino Tami per
l’inserimento ambientale dell’autostrada del Ticino.
L'ultimo approfondimento considerato prima di
passare alla seconda sezione della mostra riguarda
quindi i caratteri dell'ingegneria italiana tra gli anni '50
e '70.
Il percorso prosegue con un semplice catalogo di
opere che sono ordinate per temi e vengono proposte
come modello per quei paesi che si trovano nella
condizione di dover recuperare un ritardo accumulato
nel corso degli ultimi anni. Questa seconda sezione è
dedicata alle produzioni al di fuori dell'Italia, mentre,
la parte successiva dell'esposizione, riguarda
l'architettura propria del nostro Paese, trattando sia di
costruzioni già realizzate, sia di strutture in via di
edificazione.
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Si considera qui il rapporto tra arte, città e paesaggio
attraverso le esperienze di Reggio Emilia, Napoli,
Perugia e Venezia e, accanto a questo tema, si
affronta quello delle infrastrutture attraverso
considerazioni riguardo alle opere intraprese dalle
Ferrovie dello Stato.
E' nella sua ultima parte però che la mostra tratta di
quell'argomento da cui in realtà essa prende nome.
Proprio in questa quarta sezione infatti si analizza il
rapporto delle grandi infrastrutture che, progettate
come utili, appaiono indispensabili una volta
realizzate. Sono quelle costruzioni edificate con
intento ambientale di notevole portata e, tra queste,
viene presa in considerazione quella progettata da
Herman Sorgel ancora nel Novecento. L'architetto
tedesco infatti previde, nel proprio progetto,
l'abbassamento del livello del mediterraneo a scopo
agricolo ed energetico, e sembra che questa sua
proposta sia stata assunta come modello per
operazioni di approvvigionamento idrico ed
energetico realizzati successivamente in Africa, in
Cina e in Sudamerica.
L'esposizione raggiunge quindi, nel suo complesso, il
fine di esprimere un miglioramento estetico,
ambientale e sociale possibile proprio grazie a una
progettazione attenta e a una qualità architettonica
da cui le infrastrutture devono essere caratterizzate
per potersi inserire nell'ambiente in modo ad esso
conforme e non invasivo.
Anna Caprotti II A
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CULTURA - LIBRI
La patria chiamò
“La patria chiamò” è la testimonianza di chi ha
detto sì all’Italia e non si è risparmiato per
difenderla.
L’autobiografia di un giovane alpino, Luca
Barisonzi, nato a Voghera (PV) nel 1990, che a
ventun anni decise di arruolarsi nell’esercito. Luca
rimase gravemente ferito in Afghanistan
nell’attentato di un terrorista camuffato da
soldato dell’esercito afghano, nel quale rimase
ucciso il suo compagno di pattuglia, il
caporalmaggiore Luca Sanna.
“Ma chi te lo fa fare?” gli dicevano gli amici, ma lui
non aveva dubbi e partì diretto a Bala Murghab:
non divenne un soldato per soldi o per fama, lo
divenne per inseguire un sogno, per servire la sua
patria.
Nonostante sia costretto per il resto della sua vita
su una sedia a rotelle, rivivrebbe quell’esperienza,
pur sapendo come andrebbe a finire per lui, a
patto però che il suo compagno non debba
morire.
Il romanzo si apre con Luca che, frastornato dal
rumore dell’elicottero che l’ha portato
all’ospedale Niguarda di Milano, si rende conto di
non essere più in Afghanistan, bensì in un letto
d’ospedale in Italia. Di fronte a sé trova una
donna, Paola Chiesa, che gli chiede come si sente.
Questa donna ha deciso di scrivere la sua storia:
così, benchè confuso, Luca ogni giorno racconta
un po’ di sé; Paola ascolta attentamente e prende
appunti, mentre lui si lascia andare ai ricordi e
alle emozioni.
Questo romanzo ricostruisce la sua vita, parla del
suo coraggio e della sua forza d’animo. La sua è la
storia di un ragazzo come tanti, di un alpino come
pochi, che insegna cosa significhino davvero
parole come coraggio, fratellanza, onore, spirito di
servizio. Insomma un grande insegnamento per i
più giovani, ma non solo.
Numero 1 - OTTOBRE 2012
è la testimonianza di un ragazzo che non è nè un
eroe, nè un’icona, ma semplicemente un ragazzo
che ha inseguito il suo sogno, che nonostante
tutto tira avanti con umiltà e coraggio. La sua
storia è speciale, perché è la storia di un ragazzo
raro al giorno d’oggi.
Federica Gandini VE
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VIGNETTE
Dante e Virgilio
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Alessandra Casati IIIC
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GIOCHI
Cercate tutte le parole sotto elencate. Le lettere rimaste vi daranno il nome di uno dei più grossi mammiferi.
A C P V O L P E V E R M E
V E A A A A V I S O N E V
E E S N N L T E T L A E O
R O S T E E C F M O I E B
L V E P L L I N C E N A G
A R R L A N A S T O R E E
A E O T F A R B E Z E L C
S C C A M M E L L O C E O
ALCE CAMMELLO GECO PANTERA VESPA
ASTORE CARNE IENA PASSERO VISONE
AVERLA CERNIA LEONE PITONE VITELLO
BALENA CERVO LINCE SERPE VOLPE
BOVE FALENA MERLO VERME ZEBRA
6 9 5 4
9 5 4 8 7 6 3
1 3
9 1
2 7 8 9 5 4
5 6 7 3
7 3 2 4
9 2 5 1
8
2
2
7
6
5 8
6
3
4 1 3
8 4
1
2 9
2
8
5
8 7
9
2
9 5
9
3
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Federica Gandini VE
26

Quorinfranti
"francio ti
voglio bene!
A."
Ogni tugurio ove vai tu è reggia;
al tuo passo, giunge il vento d’Amore
che tiepido e dolce spira e aleggia
tra i cor colpiti dai dardi d’ardore.
Assettato al greto d’un rivicello,
riflesso m’appare un ricordo fioco:
occhi d’alba e della tua chioma il vello.
Rimembro or la fonte di tanto fuoco.
Divina divien ogni cosa al tatto
delle tue candide e nobili mani.
Affranto da pensieri e sogni vani,
che nella notte mestamente cullai,
Follia cattura me, misero matto.
In cuor ti prego di non amarmi mai.
AVn – Me noli amare!
AAA Liceale, discreta
presenza, cerca ragazzo alto,
bello, prestante, muscoloso,
interessante, intelligente,
spiritoso, colto, sportivo,
sobrio il più delle volte. … …
Ah, no, scusate, dimenticavo
… siamo allo Zucchi.
S.W.
Il Galeotto regna
by sedula
discipula
Numero 1 - OTTOBRE 2012
"Muovetevi a mettervi
insieme! Vi shippiamo
ormai da un anno! by
anonime in anonimato"
per la coppietta della
IG... non siete la prima
coppia di questo
mondo, quindi datevi
meno arie :)!!!!!
"Batta sei il migliore,
non cambiare mai
(soprattutto
espressione)! Le tue
fansette"
27

PIANETA ZUCCHI
Ciao a tutti!
Messaggio dai nuovi
rappresentanti d'istituto
Numero 1 - OTTOBRE 2012
Ecco la prima relazione dei rappresentanti d'Istituto. Ci presentiamo: siamo Alice Alessandroni, di IIIA,
Francesco Petri, di IIIC, Francesca Trivella, di IIC, e Marianna Zicoia, di IIIC. Per quest'anno scolastico
saremo i vostri rappresentanti in Consiglio d'Istituto.
Vi ringraziamo per averci dato la vostra fiducia che speriamo sarà presto confermata da azioni concrete.
Saremo i rappresentanti di tutti! Avrete a breve nostre notizie, da cui potrete giudicare l'operato di
questa nuova squadra. Per ogni dubbio, richiesta, critica o altro, ci trovate nelle nostre classi o su
Facebook.
A presto!
Alice Alessandroni, IIIA
Francesco Petri, IIIC
Francesca Trivella, IIC
Marianna Zicoia, IIIC
DALLE STALLE ALLE (FORSE) STELLE
EPOPEA DELLA PIU' INSIGNIFICANTE DEGLI STUDENTI DELLO ZUCCHI
Quando quattro anni fa misi per la prima volta piede in questa scuola, mi sentivo un piccolo e insignificante
puntino nella marea degli oltre 700 studenti del celeberrimo Liceo Zucchi. Dopo il primo fallimento alle
elezioni per i rappresentanti di classe (fallimento che si ripeterà, tra l'altro, per i successivi quattro anni-.-'')
mi resi conto che, forse, l'impegno elettorale non faceva per me e che avrei fatto meglio a non tentare altri
voli pindarici e ad adempiere semplicemente (per quanto il termine “semplice” non si addica esattamente al
percorso di studi zucchino) ai miei doveri di studentessa. E così, passai due anni di ginnasio vivendo in
maniera abbastanza passiva la vita dello Zucchi. Ma, prima o poi, ognuno si risveglia dal suo “sonno
dogmatico” [Cit.] e finalmente, con l'approdo al primo anno di liceo, arrivò anche il mio momento. Se sia
stato un fulmine, un cataclisma o forse solo una maturazione improvvisa nella mia persona, non lo so con
esattezza, eppure il mio modo di vivere la scuola subì una svolta radicale. Iniziai a partecipare a molte
iniziative, ad apprezzare gli argomenti di studio, ad avere una mia opinione sul mondo, a maturare degli
interessi e a coltivarli: insomma, cominciai ad apprezzare realmente la nostra scuola riconoscendole di
essere molto più che compiti, studio, interrogazioni, ansia e stress. Ed è proprio questo percorso che alla fine
dell'anno scorso mi ha portata a maturare l'idea di candidarmi per il Consiglio d'Istituto. La mia scuola mi
piace parecchio, ma l'idea di contribuire attivamente alla vita zucchina inserendo magari qualche novità ha
“dato un colpo” alla mia coscienza. Una canzone scout m'insegna che “non è strada di chi parte e già vuole
arrivare, non la strada dei sicuri, dei sicuri di riuscire” e quindi nonostante le paure, i timori, le
preoccupazioni è iniziata la nostra avventura reclutando candidati e aiutanti, costruendo un programma
innovativo ma attuabile, parlando con Preside e professori per consensi e approvazioni. E così, “Misi me per
l'alto mare aperto”nonostante vedessi l'elezione come un traguardo lontano in cima ad una faticosa salita
che non pensavo sarei mai riuscita realmente a raggiungere. Ma dopo il tuor de force della “campagna
elettorale” eccomi qui sulla “strada di chi parte e arriva per partire”, perchè è proprio ora che inizia la vera
esperienza. Scrivervi in qualità di nuova rappresentante d'Istituto mi fa un certo effetto, ringrazio di cuore
tutti coloro i quali mi hanno sostenuta in questa campagna, mi hanno aiutata nella realizzazione del
programma elettorale (che verrà presto messo in atto!) e, infine, tutti quelli che mi hanno votata dandomi
fiducia. Sono certa che insieme ai miei “colleghi” Francesco, Alice e Francesca riusciremo a fare un buon
lavoro.
Un saluto a tutti, miei cari zucchini e zucchine,
Marianna Zicoia III C
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il BARTOLOMEO
il giornale degli Zucchini
LA REDAZIONE
Ringraziamo inoltre tutti coloro che hanno collaborato all’uscita del Bartolomeo
(collaboratori, insegnanti ed operatori scolastici).
Ricordiamo che chiunque può partecipare alla redazione del Bartolomeo inviando un suo
articolo all’indirizzo mail bartolomeo@liceozucchi.it
Gli articoli per il prossimo numero devono essere inviati entro il
7 NOVEMBRE
Chi desidera inviare un messaggio alla rubrica “Quorinfranti” può farlo inviando una
mail all’ indirizzo sopracitato.
I numeri del Bartolomeo sono disponibili anche on line sul sito www.liceozucchi.it
N° 1 – a.s. 2012/2013 - OTTOBRE 2012