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Sopra il gorgo che stride - PIMPIRIMPANA

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del libro <strong>che</strong>, forse proprio per eccessiva prossimità ai trucioli di Sbarbaro, cambiò nome in Ossi di sep-<br />

pia.<br />

L’osso di seppia, <strong>il</strong> grido del poeta naufrago nell’universo, giunge a riva scarnificato, non come vita,<br />

ma come testimonianza di una vita trascorsa chissà dove e chissà quando, dall’uomo, nell’infinito spazio<br />

e nell’infinito tempo della creazione.<br />

È fra questi due poli – oltre a tutto <strong>il</strong> possib<strong>il</strong>e e l’indicib<strong>il</strong>e della vita – <strong>che</strong> si attiva la lunga opera<br />

montaliana: fra spaesamento e resistenza, fra impulso e annich<strong>il</strong>imento, fra <strong>il</strong> “tremulo asse” di Esterina,<br />

da dove l’adolescente protagonista di Falsetto spicca <strong>il</strong> suo tuffo nella vita, e <strong>il</strong> “<strong>gorgo</strong>” pronto ad in-<br />

ghiottirla.<br />

In conclusione, premeva ricordare an<strong>che</strong> la velleità di Eugenio Montale per la musica – in gioventù<br />

ha studiato canto con <strong>il</strong> famoso baritono Ernesto Sivori – e <strong>il</strong> suo favoloso orecchio musicale, <strong>che</strong> è <strong>il</strong><br />

vero asso nella manica della sua opera sempre più trasgressiva delle regole dell’armonia metrica. In que-<br />

sta poesia, fra le sue più belle, Montale imposta un parallelo fra l’ingenua leggerezza della fanciulla e <strong>il</strong><br />

quel particolare tipo di canto, <strong>il</strong> falsetto appunto, <strong>che</strong>, eseguito con un minore sforzo muscolare rispetto<br />

alla voce piena, è capace di raggiungere note più acute. Questa assonanza imposta perfettamente non<br />

solo le linee di questo particolare testo, ma dell’atteggiamento dell’autore rispetto al suo fare poesia: un<br />

tuffo nel mare, un tuffo nel mistero del proprio avvenire, quando ancora l’esistenza non è percepita<br />

come piena e vive in una dimensione a suo modo più alta e delicata, come una voce in falsetto. Natural-<br />

mente, come la ragazza, an<strong>che</strong> la poesia vive nell’imminenza di una possib<strong>il</strong>e stonatura, dovuta al tempo<br />

<strong>che</strong> la toglierà alla grazia della sua primaria fres<strong>che</strong>zza.<br />

Si potrebbe a questo punto dire <strong>che</strong> tutto ciò è relativo soltanto ad Ossi di seppia e <strong>che</strong> <strong>il</strong> Montale<br />

adulto e poi vecchio – dopo la prima, sperimenterà ancora la Bufera della seconda guerra mondiale,<br />

come la morte della moglie, ecc. – lascerà perdere tali frivoli voli (mi permetto <strong>il</strong> vezzo di un involonta -<br />

rio falsetto, come <strong>il</strong> “sorridente presente” di Esterina), ma preferisco pensare <strong>che</strong> <strong>il</strong> Diario postumo sia un<br />

ancora un leggiadro tuffo “sopra <strong>il</strong> <strong>gorgo</strong> <strong>che</strong> <strong>stride</strong>”.<br />

IN <strong>PIMPIRIMPANA</strong> N. 1 DEL GENNAIO 2012 PAG. 3

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