la nozione di provvedimento e la sua attualità nell'odierna realtà ...
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CAPITOLO I<br />
LA NOZIONE DI PROVVEDIMENTO E LA SUA ATTUALITÀ<br />
NELL’ODIERNA REALTÀ GIURIDICA E FATTUALE<br />
SOMMARIO<br />
1. Premessa. – 2. Caratteri essenziali del provve<strong>di</strong>mento amministrativo: finalizzazione al raggiungimento<br />
<strong>di</strong> interessi pubblici concreti, uni<strong>la</strong>teralità, imperatività, non necessaria <strong>di</strong>screzionalità.<br />
– 3. Segue: tipicità e nominatività. – 4. Provve<strong>di</strong>menti e atti amministrativi non provve<strong>di</strong>mentali.<br />
1 Premessa<br />
Per lungo tempo si è ritenuto che l’attività amministrativa assumesse esclusivamente<br />
<strong>la</strong> forma esteriore e finale <strong>di</strong> atti amministrativi. Strumento <strong>di</strong> azione<br />
per eccellenza del<strong>la</strong> pubblica amministrazione, l’atto amministrativo esprimeva<br />
“l’essenza stessa <strong>di</strong> una gestione esecutiva del potere” 1 .<br />
1 Così L. MANNORI e B. SORDI, Storia del <strong>di</strong>ritto amministrativo, Roma-Bari, 2001, X,<br />
per i quali, “se a lungo, con il concetto <strong>di</strong> atto amministrativo, si è inteso semplicemente l’atto<br />
soggettivamente amministrativo, l’atto – autoritativo o consen<strong>sua</strong>le – comunque riferibile<br />
al soggetto amministrazione, ora (secondo Ottocento), invece, si stringe una rigida equivalenza<br />
tra l’attuazione degli scopi dello Stato e le forme imperative <strong>di</strong> attività”. In questa sede<br />
si può prescindere dalle precedenti <strong>di</strong>stinzioni dottrinali esistenti in materia, prima tra tutte<br />
quel<strong>la</strong> tra atti amministrativi in senso formale e atti amministrativi in senso sostanziale, per<br />
le quali si rinvia a M.S. GIANNINI, voce Atto amministrativo, in Enc. <strong>di</strong>r., vol. IV, Mi<strong>la</strong>no,<br />
1959, 157 ss., 160 ss. (“<strong>la</strong> dottrina <strong>di</strong> cui si tratta non poteva … valere che come una schematica<br />
meramente descrittiva degli atti dello Stato, poiché attraverso i mutui rinvii tra nozioni<br />
risolventisi in tautologie, essa era impotente a reperire l’autentica natura dei singoli atti”);<br />
ad E. CASETTA, voce Provve<strong>di</strong>mento e atto amministrativo, in Dig. <strong>di</strong>sc. pubbl., vol. XII,<br />
Torino, 1997, 243 ss., 244; a B.G. MATTARELLA, L’imperatività del provve<strong>di</strong>mento amministrativo,<br />
Padova, 2000, 11 ss., il quale ricorda che all’inizio del XIX secolo per “atti d’amministrazione”<br />
si intendevano tutti gli atti uni<strong>la</strong>terali emanati e i contratti conclusi dall’amministrazione;<br />
nonché ad A. LOLLI, L’atto amministrativo nell’or<strong>di</strong>namento democratico,<br />
Mi<strong>la</strong>no, 2000, 15 ss., che riporta <strong>la</strong> prima definizione <strong>di</strong> atto amministrativo, risalente a
2<br />
Il provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
La dottrina <strong>di</strong> matrice liberale concepiva l’amministrazione come autorità,<br />
che si rive<strong>la</strong>va con atti uni<strong>la</strong>terali qualificati atti d’impero o ad<strong>di</strong>rittura manifestazione<br />
<strong>di</strong> sovranità, espressione <strong>di</strong> una posizione <strong>di</strong> privilegio giu<strong>di</strong>cata naturale,<br />
e capaci <strong>di</strong> incidere uni<strong>la</strong>teralmente nel<strong>la</strong> sfera giuri<strong>di</strong>ca dei citta<strong>di</strong>ni 2 .<br />
L’atto amministrativo era definito come “<strong>la</strong> pronuncia autoritativa <strong>di</strong> pertinenza<br />
dell’amministrazione, determinativa nel caso singolo per l’amministrato <strong>di</strong><br />
ciò che per lui dev’essere conforme a <strong>di</strong>ritto” (“ein der Verwaltung zugehoriger<br />
obrigkeitlicher Ausspruch, der dem Unterthanen gegenuber im Einzelfall bestimmt<br />
was fur ihn Rechtens sein soll”), secondo <strong>la</strong> nota espressione <strong>di</strong> Mayer 3 .<br />
Fin dall’origine, tuttavia, emerge il duplice volto dell’atto amministrativo:<br />
massima espressione dell’autorità, sintesi del<strong>la</strong> superiorità del potere pubblico,<br />
che or<strong>di</strong>na, decide, trasforma uni<strong>la</strong>teralmente situazioni giuri<strong>di</strong>che private, ma,<br />
al tempo stesso, anche espressione <strong>di</strong> garanzia 4 .<br />
A <strong>sua</strong> volta, <strong>la</strong> garanzia insita nell’atto amministrativo può essere intesa in<br />
PH.A. MERLIN (“un arrêté, une décision de l’autorité administrative, ou une action, un fait<br />
de l’administration qui a rapport a ses fonctions”, come risulta dal<strong>la</strong> <strong>sua</strong> voce Acte administratif,<br />
in Répertoire universel et raisonné de jurisprudence, I, Parigi, 1812, 65), <strong>la</strong> quale utilizzava<br />
un dato meramente soggettivo, e cioè <strong>la</strong> provenienza dell’atto dall’amministrazione,<br />
per cui erano atti amministrativi tutti gli atti del<strong>la</strong> pubblica amministrazione.<br />
2 Oltre agli Autori citati al<strong>la</strong> nota precedente, si veda a tal riguardo <strong>la</strong> ricostruzione storica<br />
operata da F. LEVI, voce Legittimità (<strong>di</strong>r. amm.), in Enc. <strong>di</strong>r., vol. XXIV, Mi<strong>la</strong>no, 1974,<br />
124 ss., spec. 131 ss.<br />
3 O. MAYER, Deutsches Verwaltungsrecht, Leipzig, 1895-96, vol. I, 64-65, 93, nel<strong>la</strong> traduzione<br />
<strong>di</strong> M.S. GIANNINI, voce Atto amministrativo, cit., 161.<br />
4 Di duplice volto dell’atto amministrativo, per le ragioni in<strong>di</strong>cate nel testo, par<strong>la</strong>no M.<br />
NIGRO, Giustizia amministrativa, Bologna, 2002, VI ed. a cura <strong>di</strong> E. CARDI e A. NIGRO,<br />
spec. 29, e D. SORACE, Promemoria per una voce “atto amministrativo”, in Scritti in onore<br />
<strong>di</strong> M.S. Giannini, vol. III, Mi<strong>la</strong>no, 1988, 747 ss., 748-749, secondo cui <strong>la</strong> doppia anima<br />
del provve<strong>di</strong>mento amministrativo – cura <strong>di</strong> uno specifico interesse pubblico, da un <strong>la</strong>to,<br />
affermazione del momento <strong>di</strong> autorità, dall’altro – si riscontra nel<strong>la</strong> citata voce Atto amministrativo<br />
del 1959 <strong>di</strong> Giannini, mentre oggi elementi <strong>di</strong> crisi riguardano ambedue le anime<br />
del provve<strong>di</strong>mento. In partico<strong>la</strong>re, sul<strong>la</strong> riduzione del<strong>la</strong> potenza autoritativa complessiva<br />
del provve<strong>di</strong>mento amministrativo cfr. infra. Secondo B.G. MATTARELLA, L’imperatività,<br />
cit., 70 ss., le definizioni <strong>di</strong> atto amministrativo hanno sempre oscil<strong>la</strong>to “tra il polo<br />
del<strong>la</strong> supremazia e quello del<strong>la</strong> funzione”, anche se l’elemento del<strong>la</strong> supremazia era prevalente<br />
nel<strong>la</strong> <strong>nozione</strong> ottocentesca <strong>di</strong> atto d’impero, l’elemento dell’interesse pubblico caratterizzava<br />
le definizioni dell’atto amministrativo del<strong>la</strong> prima metà del ventesimo secolo e<br />
solo con Giannini questi due elementi “vennero fusi insieme” (op. cit., 206-207). Più in<br />
generale, sul <strong>di</strong>ritto pubblico come <strong>di</strong>ritto, parimenti, dell’autorità e quin<strong>di</strong> come veicolo<br />
<strong>di</strong> privilegio, ma anche del<strong>la</strong> funzione e cioè volto a giuri<strong>di</strong>cizzare il potere e ad aumentare<br />
le garanzie si veda, da ultimo, C. MARZUOLI, Le privatizzazioni fra pubblico come soggetto<br />
e pubblico come rego<strong>la</strong>, in Dir. pubbl., 1995, 393 ss., spec. 397 ss.; ID., Tute<strong>la</strong> del<br />
citta<strong>di</strong>no e “privatizzazione” dell’amministrazione, in Citta<strong>di</strong>no e amministrazione nel <strong>di</strong>ritto<br />
comparato, a cura <strong>di</strong> E. ROZO ACUÑA, Napoli, 1998, 243, che in<strong>di</strong>vidua un potere<br />
pubblico inteso come autorità, un potere pubblico come privilegio e un potere pubblico<br />
come so<strong>la</strong> funzione.
La <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> <strong>attualità</strong><br />
due <strong>di</strong>versi significati tra loro connessi: garanzia come tensione verso il concreto<br />
perseguimento degli interessi del<strong>la</strong> collettività e garanzia come possibilità <strong>di</strong><br />
tute<strong>la</strong> giuris<strong>di</strong>zionale.<br />
In seguito agli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Ranelletti sono posti in rapporto tra loro l’atto amministrativo<br />
e l’interesse generale, nel senso che l’atto amministrativo viene inteso<br />
come il <strong>di</strong>ritto del caso concreto posto per sod<strong>di</strong>sfare l’interesse generale obiettivo,<br />
<strong>la</strong> <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> atto amministrativo evocando imme<strong>di</strong>atamente l’idea <strong>di</strong> provvedere<br />
in concreto al sod<strong>di</strong>sfacimento degli interessi del<strong>la</strong> collettività, quel<strong>la</strong> che<br />
in seguito sarà definita funzionalizzazione 5 .<br />
Ed è fondamentale ricordare che già per Ranelletti “non solo nel comando si<br />
rive<strong>la</strong> <strong>la</strong> qualità <strong>di</strong> curatore e tute<strong>la</strong>tore degli interessi sociali nel potere esecutivo,<br />
ma anche nel <strong>di</strong>chiarare e nel permettere” 6 .<br />
Il vincolo finalistico presente nell’atto amministrativo è stretto tra il rispetto<br />
dell’in<strong>di</strong>rizzo politico espresso dal<strong>la</strong> legge, da una parte, e <strong>la</strong> garanzia degli interessi<br />
coinvolti, dall’altra 7 .<br />
La configurazione dell’atto amministrativo come <strong>di</strong>ritto del caso concreto<br />
nell’ambito delimitato dal<strong>la</strong> legge rec<strong>la</strong>ma poi un controllo volto a verificare<br />
che l’amministrazione si mantenga entro quest’ambito nel<strong>la</strong> <strong>sua</strong> azione. Così<br />
l’idea <strong>di</strong> un atto amministrativo imperativo “ha completato il grande pensiero<br />
del<strong>la</strong> giustiziabilità dell’amministrazione”: là dove manca l’atto manca anche <strong>la</strong><br />
possibilità <strong>di</strong> protezione giuri<strong>di</strong>ca, perché <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> giuris<strong>di</strong>zionale passa necessariamente<br />
attraverso l’atto amministrativo 8 .<br />
5<br />
“L’amministrazione pubblica opera sempre in vista d’interessi generali, <strong>di</strong> cui essa si<br />
presenta come curatrice, o come tute<strong>la</strong>trice e curatrice insieme; ciò mostra che essa ha per<br />
fine <strong>di</strong>retto del<strong>la</strong> propria attività l’interesse pubblico e che quin<strong>di</strong> opera come autorità, secondo<br />
le norme del <strong>di</strong>ritto pubblico”; così O. RANELLETTI, Concetto e natura delle autorizzazioni<br />
e concessioni amministrative, in Giur. it., 1894, IV, 7 ss., ora anche in Scritti giuri<strong>di</strong>ci<br />
scelti, vol. III, a cura <strong>di</strong> E. FERRARI e B. SORDI, Camerino, 1992, 35 ss., 62, 79. Parimenti<br />
S. ROMANO, Corso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, vol. I, Padova, 1937, 226, insisteva sul fatto<br />
che “perché si abbia un atto amministrativo non basta che esso emani da un soggetto del<strong>la</strong><br />
pubblica amministrazione, ma è necessario che sia emanato nell’esercizio <strong>di</strong> una funzione<br />
amministrativa”, ove per funzioni si intendono “le potestà che sono esercitate, non per un<br />
interesse proprio, o almeno esclusivamente proprio, ma per un interesse altrui o per un interesse<br />
oggettivo” (op. cit., 145).<br />
6<br />
O. RANELLETTI, Concetto e natura, cit., 62.<br />
7<br />
Sull’emersione <strong>di</strong> questi profili e, in partico<strong>la</strong>re, sul legame tra provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
e, non tanto semplicemente un generico interesse pubblico, bensì un vincolo <strong>di</strong> scopo<br />
tale da incidere sul regime <strong>di</strong> vali<strong>di</strong>tà dell’atto, si rinvia infra, Capitolo secondo.<br />
8<br />
Così O. MAYER, Deutsches Verwaltungsrecht, cit., 64-65, nel<strong>la</strong> traduzione <strong>di</strong> L. MAN-<br />
NORI e B. SORDI, Storia del <strong>di</strong>ritto amministrativo, cit., 372, ai quali si rinvia per le precisazioni<br />
re<strong>la</strong>tive al fatto che, secondo il progetto <strong>di</strong> Stato giuri<strong>di</strong>co interiorizzato dal modello<br />
continentale al<strong>la</strong> fine dell’Ottocento, è l’atto amministrativo che <strong>di</strong>schiude <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong><br />
far valere <strong>la</strong> pretesa a un’amministrazione legittima.<br />
3
4<br />
Il provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
Si è par<strong>la</strong>to a tal riguardo <strong>di</strong> “miscuglio d’autoritarismo e <strong>di</strong> liberalismo”, visto<br />
che l’atto amministrativo è “insieme precipitato puro del<strong>la</strong> volontà dell’amministrazione<br />
… e veicolo d’introduzione del<strong>la</strong> legalità nello spiegamento dell’azione<br />
<strong>di</strong> questa, il luogo insomma in cui confluivano tutti gli elementi componenti<br />
lo stato liberale e si annul<strong>la</strong>vano tutte le contrad<strong>di</strong>zioni del medesimo” 9 .<br />
Il nostro sistema <strong>di</strong> tute<strong>la</strong> giuris<strong>di</strong>zionale nasce incentrato sull’atto amministrativo<br />
e <strong>la</strong> Costituzione non segna alcuna rottura rispetto a siffatta impostazione,<br />
anzi <strong>la</strong> rafforza, perché ai fini del<strong>la</strong> garanzia giuris<strong>di</strong>zionale l’art. 113 utilizza<br />
l’espressione “contro gli atti del<strong>la</strong> pubblica amministrazione” 10 .<br />
La valenza garantista dell’atto amministrativo è percepibile in varie maniere<br />
ed è qui sufficiente ricordare l’esempio delle sovvenzioni amministrative:<br />
pur sussistendo seri dubbi sul<strong>la</strong> correttezza dell’inquadramento delle sovvenzioni<br />
all’interno del<strong>la</strong> categoria degli atti amministrativi, <strong>la</strong> qualificazione<br />
provve<strong>di</strong>mentale <strong>di</strong> tali atti consente <strong>di</strong> sottoporre le decisioni amministrative<br />
sul<strong>la</strong> concessione o sul rifiuto <strong>di</strong> sovvenzioni al controllo giuris<strong>di</strong>zionale pubblicistico,<br />
sod<strong>di</strong>sfacendo così le istanze <strong>di</strong> tute<strong>la</strong> dei privati, siano essi destinatari<br />
dell’atto oppure soggetti terzi 11 .<br />
9 Si è già detto essere questa l’opinione <strong>di</strong> M. NIGRO, Giustizia amministrativa, cit., 77,<br />
ma anche 29. Sul<strong>la</strong> valorizzazione dell’atto amministrativo come oggetto del processo amministrativo<br />
e altresì come “momento <strong>di</strong>scriminante e determinante dell’invalicabile confine<br />
tra giu<strong>di</strong>ce or<strong>di</strong>nario e amministrazione, quasi che nell’atto si risolvessero i problemi del<strong>la</strong><br />
<strong>di</strong>visione <strong>di</strong> poteri” si veda anche F. BENVENUTI, Per un <strong>di</strong>ritto amministrativo paritario, in<br />
Stu<strong>di</strong> in memoria <strong>di</strong> E. Guicciar<strong>di</strong>, Padova, 1975, 809 ss., 811.<br />
10 Semmai <strong>la</strong> valenza innovativa dell’art. 113 Cost. si coglie nel<strong>la</strong> successiva affermazione,<br />
in base al<strong>la</strong> quale <strong>la</strong> “tute<strong>la</strong> giuris<strong>di</strong>zionale non può essere esclusa o limitata a partico<strong>la</strong>ri<br />
mezzi <strong>di</strong> impugnazione o per determinate categorie <strong>di</strong> atti” (su questo profilo cfr. infra, Capitolo<br />
quinto). Oltre ai già menzionati Nigro, Benvenuti, Mannori e Sor<strong>di</strong>, si veda in tema F.<br />
SATTA, voce Atto amministrativo, in Enc. giur., vol. I, Roma, 1988, 5-6, che, sia pure in termini<br />
critici, osserva che l’atto amministrativo è espressione <strong>di</strong> un valore proces<strong>sua</strong>le: “il<br />
termine atto amministrativo viene usato per designare il momento formale, nel rapporto tra<br />
citta<strong>di</strong>no e amministrazione, cui viene riferita logicamente e cronologicamente l’intera <strong>di</strong>sciplina<br />
sostanziale data al rapporto, e dunque l’intera portata lesiva <strong>di</strong> tale <strong>di</strong>sciplina, quasi che<br />
un solo atto <strong>la</strong> compen<strong>di</strong>asse in sé, e nei propri confronti facesse sorgere l’esigenza <strong>di</strong> tute<strong>la</strong>.<br />
Si può ben <strong>di</strong>re che in questo senso l’uso del termine atto amministrativo sod<strong>di</strong>sfa un’esigenza<br />
<strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> forma”. Non si <strong>di</strong>mentichi, però, che <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> ricorrere avverso il<br />
silenzio serbato dall’amministrazione, oppure l’impugnabilità imme<strong>di</strong>ata <strong>di</strong> atti che non<br />
hanno valore <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento, quali <strong>la</strong> semplice adozione <strong>di</strong> uno strumento urbanistico,<br />
oppure una <strong>di</strong>ffida, fanno sì che <strong>la</strong> garanzia giuris<strong>di</strong>zionale non passi più necessariamente<br />
attraverso il provve<strong>di</strong>mento amministrativo. Sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>stinzione tra provve<strong>di</strong>mento e atto amministrativo<br />
cfr. infra.<br />
11 I termini del<strong>la</strong> questione emergono chiaramente in G. PERICU, Le sovvenzioni come<br />
strumento <strong>di</strong> azione amministrativa, vol. I, Mi<strong>la</strong>no, 1967, spec. 157 ss.; del resto, pure l’in<strong>di</strong>viduazione<br />
<strong>di</strong> atti amministrativi nell’ambito dell’evidenza pubblica, quali <strong>la</strong> deliberazione a<br />
contrattare, le <strong>di</strong>verse approvazioni, alcuni atti <strong>di</strong> controllo, paiono giustificati dall’esigenza<br />
<strong>di</strong> tute<strong>la</strong> dei privati aspiranti al<strong>la</strong> conclusione del negozio, come sottolinea F. LEDDA, Dell’autorità<br />
e del consenso nel <strong>di</strong>ritto dell’amministrazione pubblica, in Foro amm., 1997,
La <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> <strong>attualità</strong><br />
In <strong>realtà</strong>, il rapporto tra esigenze <strong>di</strong> garanzia del privato ed inserimento <strong>di</strong> un<br />
singolo atto nell’ambito del<strong>la</strong> categoria degli atti amministrativi non è sempre<br />
privo <strong>di</strong> contrad<strong>di</strong>zioni. Anche qui un esempio per tutti può essere sufficiente: il<br />
passaggio da una concezione contrattuale ad una ricostruzione del<strong>la</strong> concessione<br />
<strong>di</strong> beni e <strong>di</strong> servizi pubblici come atto amministrativo è servito sia ad assicurare<br />
<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> giuris<strong>di</strong>zionale dei terzi aspiranti al<strong>la</strong> medesima concessione, sia a giustificare<br />
l’attribuzione all’amministrazione <strong>di</strong> un generale potere <strong>di</strong> revoca pur<br />
nei casi non previsti dal <strong>di</strong>sciplinare <strong>di</strong> concessione e, nello stesso tempo, a garantire<br />
un controllo <strong>di</strong> legittimità sul<strong>la</strong> consistenza dei motivi <strong>di</strong> interesse pubblico<br />
posti a fondamento del<strong>la</strong> revoca stessa 12 .<br />
1273 ss., ora anche in Scritti giuri<strong>di</strong>ci, Padova, 2002, 403 ss., 418, secondo cui “i riti dell’autorità<br />
concorrono così ad assicurare <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> giuri<strong>di</strong>ca degli interessati”. In senso analogo A.<br />
TRAVI, Nuovi fermenti nel <strong>di</strong>ritto amministrativo verso <strong>la</strong> fine degli anni’90, in Foro it.,<br />
1997, V, 17 dell’estr., il quale evidenzia come <strong>la</strong> <strong>nozione</strong> ampia <strong>di</strong> atto amministrativo colga<br />
l’esigenza fondamentale <strong>di</strong> tenere in considerazione e <strong>di</strong> assicurare una tute<strong>la</strong> per i terzi, soprattutto<br />
quei terzi interessati che non siano stati destinatari dell’aggiu<strong>di</strong>cazione. In senso<br />
analogo C. MARZUOLI, Tute<strong>la</strong> del citta<strong>di</strong>no, cit., 249 ss., 257-260. Sul<strong>la</strong> qualificazione dell’aggiu<strong>di</strong>cazione<br />
<strong>di</strong> una gara indetta dall’amministrazione per un appalto o per un altro contratto<br />
cfr., per tutti, G. GRECO, I contratti dell’amministrazione tra <strong>di</strong>ritto pubblico e privato,<br />
Mi<strong>la</strong>no, 1986, spec. 15 ss., 95. Non <strong>di</strong>ssimile, ma solo sotto taluni aspetti, il <strong>di</strong>scorso anche<br />
per quanto riguarda <strong>la</strong> costruzione del<strong>la</strong> <strong>nozione</strong> degli atti paritetici in materia <strong>di</strong> pubblico<br />
impiego, che ha condotto <strong>la</strong> giurisprudenza amministrativa del secolo scorso a togliere ogni<br />
possibile confine al concetto <strong>di</strong> atto amministrativo ai fini dell’ammissibilità del ricorso giuris<strong>di</strong>zionale,<br />
stante il fatto che “<strong>la</strong> competenza degli organi <strong>di</strong> G.A. presuppone sempre, come<br />
essenziale, una controversia sul<strong>la</strong> legittimità <strong>di</strong> un atto amministrativo che includa un<br />
provve<strong>di</strong>mento re<strong>la</strong>tivo al rapporto <strong>di</strong> impiego (o altro rapporto soggetto al<strong>la</strong> giuris<strong>di</strong>zione<br />
esclusiva). Se manchi l’impugnazione dell’atto amministrativo e <strong>la</strong> legittimità <strong>di</strong> questo non<br />
sia contestata … viene meno <strong>la</strong> competenza del Consiglio <strong>di</strong> Stato” (M. D’AMELIO e S. RO-<br />
MANO, I contatti giuris<strong>di</strong>zionali del<strong>la</strong> Corte <strong>di</strong> Cassazione e del Consiglio <strong>di</strong> Stato, in Riv.<br />
<strong>di</strong>r. pubbl., 1929, I, 186). Sul punto cfr. anche G. FAGIOLARI, L’Atto amministrativo nel<strong>la</strong><br />
giustizia amministrativa, in Scritti giuri<strong>di</strong>ci in onore <strong>di</strong> S. Romano, vol. II, Padova, 1940,<br />
287 ss.; come però emergerà tra poco nel corso del<strong>la</strong> trattazione, esu<strong>la</strong>no dall’oggetto del<strong>la</strong><br />
presente indagine gli atti dell’amministrazione re<strong>la</strong>tivi ai contratti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto pubblico, nonché<br />
gli atti <strong>di</strong> adesione ai contratti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato, perché, seguendo <strong>la</strong> lezione <strong>di</strong> Giannini, si<br />
ritiene necessario scorporare dal<strong>la</strong> generica <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> atto amministrativo il più specifico<br />
concetto <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento amministrativo.<br />
12 Fermo avversario del<strong>la</strong> costruzione contrattualistica delle concessioni fu O. RANEL-<br />
LETTI, Concetto, cit., spec. 56 ss.; è soprattutto lo stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> M. D’ALBERTI, Le concessioni<br />
amministrative. Aspetti del<strong>la</strong> contr<strong>attualità</strong> delle pubbliche amministrazioni, Napoli, 1981,<br />
ad avere sottolineato che, a partire dal primo ventennio del secolo scorso, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong><br />
quanto praticato nel periodo precedente, si ritenne che azione <strong>di</strong> interesse generale e regime<br />
speciale <strong>di</strong> supremazia fossero <strong>la</strong> stessa cosa, conducendo così ad una configurazione pubblicistica<br />
delle concessioni. Ma si veda anche F. LEDDA, Dell’autorità, cit., 407 ss., secondo<br />
cui, grazie all’inquadramento panpubblicistico del<strong>la</strong> concessione, “il pubblico interesse tiene<br />
luogo d’una attribuzione normativa del potere <strong>di</strong> <strong>di</strong>sporre <strong>la</strong> c.d. revoca (potere che, secondo<br />
una costruzione aderente agli aspetti sostanziali dei fenomeni considerati, dovrebbe essere<br />
tenuto ben <strong>di</strong>stinto da quello re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> costituzione del rapporto)”; sul<strong>la</strong> necessità <strong>di</strong> un’espressa<br />
previsione <strong>di</strong> legge per <strong>di</strong>sporre <strong>la</strong> revoca del<strong>la</strong> concessione cfr. anche D. SORACE e<br />
5
6<br />
Il provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
Esigenze <strong>di</strong> garanzia e regime speciale <strong>di</strong> supremazia si trovano sempre intrecciati<br />
nell’atto amministrativo in un viluppo <strong>di</strong>fficilmente <strong>di</strong>stricabile.<br />
Quanto detto consente <strong>di</strong> svolgere anche un altro rilievo, che qui rimarrà sullo<br />
sfondo del<strong>la</strong> trattazione, per poi essere ripreso successivamente. Si nota in<br />
alcune materie (limitate) <strong>di</strong> azione amministrativa un andamento ciclico, che<br />
porta ad un continuo trapasso <strong>di</strong> confini tra pubblico e privato: atti originariamente<br />
qualificati come privati ottengono poi una configurazione pubblicistica per<br />
tornare ai giorni nostri ad essere inquadrati tra gli atti negoziali, come stanno a<br />
testimoniare, oltre alle già menzionate fattispecie concessorie, anche gli atti <strong>di</strong><br />
pubblico impiego, oppure i contratti amministrativi 13 .<br />
C. MARZUOLI, voce Concessioni amministrative, in Dig. <strong>di</strong>sc. pubbl., vol. IV, Torino, 1989,<br />
280 ss.<br />
13 Il passaggio dal<strong>la</strong> concezione privatistica, durata più <strong>di</strong> un ventennio dall’unità nazionale,<br />
al<strong>la</strong> pubblicizzazione generalizzata dei rapporti amministrativi avutasi a fine Ottocento,<br />
fino ad una nuova, attuale fase <strong>di</strong> riespansione del <strong>di</strong>ritto comune è ben descritto da M.<br />
D’ALBERTI, Attività amministrativa e <strong>di</strong>ritto comune, in Diritto amministrativo e giustizia<br />
amministrativa nel bi<strong>la</strong>ncio <strong>di</strong> un decennio <strong>di</strong> giurisprudenza, a cura <strong>di</strong> U. ALLEGRETTI, A.<br />
ORSI BATTAGLINI e D. SORACE, Bologna, 1987, tomo II, 433 ss.; per <strong>la</strong> “trasfigurazione” in<br />
chiave pubblicistica <strong>di</strong> quasi tutti gli istituti del<strong>la</strong> tra<strong>di</strong>zione civilistica si veda anche G. NA-<br />
POLITANO, Pubblico e privato nel <strong>di</strong>ritto amministrativo, Mi<strong>la</strong>no, 2003, 56 ss. (il quale in<strong>di</strong>vidua<br />
tre <strong>di</strong>verse declinazioni del<strong>la</strong> “grande <strong>di</strong>cotomia” pubblico-privato: <strong>la</strong> prima è quel<strong>la</strong><br />
territoriale, e cioè dei confini e degli ambiti <strong>di</strong> applicazione; <strong>la</strong> seconda riguarda i valori attribuiti<br />
all’intervento pubblico e al <strong>di</strong>ritto speciale <strong>di</strong> cui esso si è servito; <strong>la</strong> terza attiene <strong>di</strong>rettamente<br />
al sistema giuri<strong>di</strong>co del <strong>di</strong>ritto amministrativo, “all’originaria lettura in chiave <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritto privato speciale, al<strong>la</strong> trasfigurazione in termini pubblicistici e al<strong>la</strong> progressiva apertura<br />
al <strong>di</strong>ritto comune”); sul fatto che fino agli ultimi anni del Settecento il rapporto d’impiego<br />
sia stato concepito in termini strettamente civilistici e solo successivamente siano affiorate le<br />
concezioni pubblicistiche, a loro volta soppiantate da un ritorno al contratto, cfr. anche F.<br />
LEDDA, Dell’autorità, cit., 410-417; nonché M.S. GIANNINI, voce Impiego pubblico (teoria e<br />
storia), in Enc. <strong>di</strong>r., vol. XX, Mi<strong>la</strong>no, 1970, 303, il quale evidenzia, nel<strong>la</strong> scelta <strong>di</strong> costruire<br />
il rapporto <strong>di</strong> impiego dei <strong>di</strong>pendenti delle amministrazioni secondo modelli non contrattuali,<br />
“ragioni <strong>di</strong> interesse pubblico, in partico<strong>la</strong>re … l’esigenza <strong>di</strong> control<strong>la</strong>re il modo in cui le<br />
amministrazioni spendono il pubblico denaro nel settore del personale”. Sul tema cfr., da<br />
ultimo, A. PIOGGIA, Giu<strong>di</strong>ce e funzione amministrativa. Giu<strong>di</strong>ce or<strong>di</strong>nario e potere privato<br />
dell’amministrazione datore <strong>di</strong> <strong>la</strong>voro, Mi<strong>la</strong>no, 2004, con partico<strong>la</strong>re attenzione al “punto <strong>di</strong><br />
vista del giu<strong>di</strong>ce” (op. cit., 2). Per quanto attiene ai contratti del<strong>la</strong> pubblica amministrazione<br />
cfr. B. SORDI, Pubblica amministrazione, negozio, contratto: universi e categorie ottocentesche<br />
a confronto, in Dir. amm., 1995, 483 ss.; si veda poi anche C. FRANCHINI, Tendenze<br />
recenti dell’amministrazione italiana e accentuazione delle “interferenze” tra <strong>di</strong>ritto pubblico<br />
e <strong>di</strong>ritto privato, in Stu<strong>di</strong> in onore <strong>di</strong> G. Guarino, vol. II, Mi<strong>la</strong>no, 1998, 375 ss., 395, che<br />
ricorda come <strong>la</strong> costruzione civilistica degli istituti utilizzati dall’amministrazione si deve in<br />
partico<strong>la</strong>r modo a L. MEUCCI, Istituzioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, vol. I, Torino, 1892, mentre<br />
tanti sono gli Autori cui si deve l’affermazione del<strong>la</strong> qualificazione pubblicistica; oltre ai<br />
già citati Ranelletti e Santi Romano, si pensi a G. MANTELLINI, Lo Stato e il co<strong>di</strong>ce civile,<br />
Firenze, 1880-1882, ed a V.E. ORLANDO, Principii <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, Firenze, 1891.<br />
Sottolinea, a ragione, che l’intercambiabilità tra il modello pubblicistico e il modello privatistico<br />
<strong>di</strong> azione giuri<strong>di</strong>ca dell’amministrazione riguar<strong>di</strong> limitati settori <strong>di</strong> <strong>di</strong>sciplina, i quali<br />
“presentano caratteristiche tali da consentire, appunto detta intercambiabilità (a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong>
La <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> <strong>attualità</strong><br />
2 Caratteri essenziali del provve<strong>di</strong>mento amministrativo: finalizzazione<br />
al raggiungimento <strong>di</strong> interessi pubblici concreti, uni<strong>la</strong>teralità,<br />
imperatività, non necessaria <strong>di</strong>screzionalità<br />
Fino agli anni Trenta del secolo scorso <strong>la</strong> problematica re<strong>la</strong>tiva all’identificazione<br />
dei caratteri <strong>di</strong>stintivi dell’atto amministrativo si era concentrata sull’approfon<strong>di</strong>mento<br />
dei profili riguardanti <strong>la</strong> volontà, <strong>la</strong> causa, il motivo, intesi come elementi<br />
costitutivi dell’atto stesso 14 .<br />
Soprattutto a Giannini si deve <strong>la</strong> definitiva emancipazione dell’atto amministrativo<br />
dal negozio giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato. Ci si libera così dall’ipoteca<br />
pandettistica e si cambia l’angolo vi<strong>sua</strong>le, per cui l’atto amministrativo si definisce<br />
in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> <strong>sua</strong> funzione e non più al<strong>la</strong> <strong>sua</strong> struttura <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarazione<br />
<strong>di</strong> volontà 15 .<br />
Da siffatta impostazione <strong>di</strong>scendono numerosi corol<strong>la</strong>ri. In ragione del fatto<br />
che lo schema strutturale dell’atto amministrativo è fortemente ridotto, anche <strong>la</strong><br />
<strong>di</strong>sciplina dell’invali<strong>di</strong>tà dell’atto non risulta più focalizzata sul<strong>la</strong> mancanza o<br />
sul vizio <strong>di</strong> elementi strutturali, venendosi a delineare un’autonoma sistematica<br />
dei vizi <strong>di</strong> legittimità 16 . Ancora, <strong>la</strong> volontà che si esprime nell’atto viene concepita<br />
in termini puramente oggettivi e non come un fatto psichico reale, per <strong>di</strong>venire<br />
poi volontà proce<strong>di</strong>mentalizzata 17 ; questo elemento condurrà poi, quale esito<br />
ultimo, al<strong>la</strong> considerazione dell’atto amministrativo come fenomeno che si<br />
altri)”, V. CERULLI IRELLI, Note critiche in tema <strong>di</strong> attività amministrativa secondo moduli<br />
negoziali, in Dir. amm., 2003, 217 ss., 229.<br />
14<br />
Il negozio giuri<strong>di</strong>co privato era preso come punto <strong>di</strong> riferimento, sia pure con <strong>di</strong>versità <strong>di</strong><br />
accenti, da F. CAMMEO, Corso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, Mi<strong>la</strong>no (1911-1914), ristampa con<br />
note <strong>di</strong> aggiornamento a cura <strong>di</strong> G. MIELE, Padova, 1960, 570 ss.; ID., I vizi <strong>di</strong> errore, dolo e<br />
violenza negli atti amministrativi, in Giur. it., 1913, III, 113 ss.; S. TRENTIN, L’atto amministrativo,<br />
Roma, 1915, 127 ss.; A. DE VALLES, La vali<strong>di</strong>tà degli atti amministrativi, Roma, 1916,<br />
rist. Padova, 1986, 140 ss.; a detta <strong>di</strong> M.S. GIANNINI, voce Atto amministrativo, cit., 162,<br />
l’orientamento in questione “ebbe notevoli rappresentanti nel<strong>la</strong> dottrina francese (M. Hauriou),<br />
trovò il suo punto <strong>di</strong> riferimento nel Sistema degli atti negoziali dello Stato <strong>di</strong> Kormann, e il<br />
suo maggior esponente in F. Cammeo”. Sul<strong>la</strong> “<strong>di</strong>fficoltà … nell’adattare al<strong>la</strong> pubblica amministrazione<br />
… <strong>la</strong> teoria privatistica del negozio e in genere dell’atto giuri<strong>di</strong>co”, in considerazione<br />
del fatto che “quel<strong>la</strong> teoria è nata e si è sviluppata con riguardo, può <strong>di</strong>rsi esclusivo, alle persone<br />
fisiche” si veda già U. FORTI, “Atto” e “proce<strong>di</strong>mento” amministrativo (note critiche), in<br />
Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto pubblico in onore <strong>di</strong> O. Ranelletti, vol. I, Padova, 1931, 441 ss., spec. 450 ss.<br />
15<br />
La necessità <strong>di</strong> liberarsi dall’allora imperante ipoteca del<strong>la</strong> pandettistica è palese nell’intera<br />
opera <strong>di</strong> M.S. GIANNINI, Il potere <strong>di</strong>screzionale del<strong>la</strong> pubblica amministrazione, Mi<strong>la</strong>no,<br />
1939, che sarà successivamente analizzata (cfr. infra, Capitoli secondo e terzo). Ma in tal<br />
senso si veda altresì, oltre al già citato Forti, R. ALESSI, Spunti ricostruttivi per una teoria degli<br />
atti amministrativi, in Jus, 1941, 272 ss., ora anche in Scritti minori, Mi<strong>la</strong>no, 1981, 251 ss.<br />
16<br />
La tematica sarà approfon<strong>di</strong>ta infra, Capitoli secondo e quinto.<br />
17<br />
Sul punto si rinvia infra, Capitoli terzo e quinto.<br />
7
8<br />
Il provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
definisce nel contesto dell’attività e dell’intero sistema dell’azione amministrativa,<br />
con ricadute in tema <strong>di</strong> sindacato giuris<strong>di</strong>zionale 18 .<br />
Sul<strong>la</strong> stessa linea si è anche evidenziata <strong>la</strong> problematicità del<strong>la</strong> categoria <strong>di</strong><br />
atto amministrativo, in quanto carente <strong>di</strong> caratteri comuni e comprensiva <strong>di</strong> manifestazioni<br />
<strong>di</strong>somogenee.<br />
La c<strong>la</strong>ssica definizione <strong>di</strong> Zanobini <strong>di</strong> atto amministrativo (“qualunque<br />
<strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> volontà, <strong>di</strong> desiderio, <strong>di</strong> conoscenza, <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, compiuta<br />
da un soggetto del<strong>la</strong> pubblica amministrazione nell’esercizio <strong>di</strong> una potestà<br />
amministrativa”) 19 , come pure quel<strong>la</strong> più risalente <strong>di</strong> Santi Romano (“<strong>la</strong> pronuncia<br />
speciale <strong>di</strong> un’autorità nell’esercizio <strong>di</strong> una funzione amministrativa”)<br />
20 , o quel<strong>la</strong> <strong>di</strong> Ranelletti e Amorth (“una <strong>di</strong>chiarazione concreta <strong>di</strong> volontà,<br />
<strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio, <strong>di</strong> scienza, ecc., <strong>di</strong> un organo amministrativo nell’esplicamento<br />
del<strong>la</strong> attività <strong>di</strong> amministrazione”) 21 erano infatti eccessivamente descrittive<br />
e generiche, nel<strong>la</strong> loro ricerca <strong>di</strong> simmetrie con il negozio giuri<strong>di</strong>co<br />
privato 22 .<br />
Ma ancor più si pensi al<strong>la</strong> visione <strong>di</strong> Cammeo, secondo cui “anche gli atti<br />
giuri<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato sono da annoverare tra gli atti amministrativi” 23 , o<br />
18<br />
Cfr. infra, Capitoli secondo e quinto.<br />
19<br />
G. ZANOBINI, Corso <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, vol. I, Mi<strong>la</strong>no, 1958, VIII ed., 245.<br />
20<br />
S. ROMANO, Principii <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, Mi<strong>la</strong>no, 1901, 43.<br />
21<br />
O. RANELLETTI e A. AMORTH, voce Atti amministrativi, in Nuovo <strong>di</strong>g. it., vol. I, Torino,<br />
1937, 1091 ss., ora in A. AMORTH, Scritti giuri<strong>di</strong>ci, vol. I, Mi<strong>la</strong>no, 1999, 155 ss., 157.<br />
22<br />
“Posto che in teoria generale gli atti si <strong>di</strong>stinguono in <strong>di</strong>chiarazioni ed atti reali e posto<br />
altresì che volontà, desiderio, conoscenza e giu<strong>di</strong>zio esauriscono tutti i contenuti immaginabili<br />
delle <strong>di</strong>chiarazioni, <strong>la</strong> definizione tra<strong>di</strong>zionale in <strong>realtà</strong> nul<strong>la</strong> aggiunge al<strong>la</strong> più semplice<br />
formu<strong>la</strong> atto compiuto da un soggetto amministrativo. Per altro verso le locuzioni in esame<br />
non paiono sempre evidenziare aspetti giuri<strong>di</strong>camente significativi: qualificare un atto come<br />
<strong>di</strong> desiderio o <strong>di</strong> giu<strong>di</strong>zio o <strong>di</strong> scienza non fa conoscere alcun profilo giuri<strong>di</strong>camente rilevante,<br />
giacché non esiste un effetto che si qualifichi normativamente in termini <strong>di</strong> desiderio o <strong>di</strong><br />
giu<strong>di</strong>zio o <strong>di</strong> conoscenza … La definizione tra<strong>di</strong>zionale appare in <strong>realtà</strong> finalizzata a mettere<br />
in luce <strong>la</strong> categoria dell’atto amministrativo negoziale: l’atto amministrativo consistente in<br />
una <strong>di</strong>chiarazione <strong>di</strong> volontà infatti, si <strong>di</strong>ce, è rivolto per natura a conseguire un fine determinato,<br />
voluto dall’agente e riconosciuto dal <strong>di</strong>ritto, secondo dunque lo schema tipico del<br />
negozio giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto privato. Ma … gli atti amministrativi sono episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> un’attività<br />
funzionalizzata ed esercizio <strong>di</strong> poteri connotati dal<strong>la</strong> specificità del fine (cura dell’interesse<br />
pubblico primario); <strong>di</strong> conseguenza da un <strong>la</strong>to i fini (obiettivamente intesi) dell’agire dell’Amministrazione<br />
sono sempre rilevanti, trattandosi <strong>di</strong> attività positivamente <strong>di</strong>sciplinata dalle<br />
norme, né possono essere liberamente scelti dall’Amministrazione stessa, giacché rispondono<br />
ad interessi altrui (dei citta<strong>di</strong>ni), dall’altro gli effetti si producono in<strong>di</strong>pendentemente dal<strong>la</strong><br />
corrispondenza del contenuto dell’atto all’intenzione dell’agente” (R. VILLATA, L’atto<br />
amministrativo, in Diritto amministrativo, a cura <strong>di</strong> L. MAZZAROLLI, G. PERICU, A. ROMANO,<br />
F.A. ROVERSI MONACO, F.G. SCOCA, vol. I, Bologna, 2005, IV ed., 767 ss., 781-782).<br />
23<br />
F. CAMMEO, Corso, cit., 552.
La <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> <strong>attualità</strong><br />
alle allora correnti <strong>di</strong>stinzioni tra atti d’impero e atti <strong>di</strong> gestione 24 , oppure tra<br />
atti d’impero e atti paritetici 25 .<br />
Sempre grazie a Giannini si giunge all’emersione del<strong>la</strong> più specifica categoria<br />
<strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento amministrativo, “atto amministrativo per eccellenza”, all’interno<br />
del<strong>la</strong> <strong>nozione</strong> <strong>la</strong>ta <strong>di</strong> atto amministrativo 26 .<br />
Secondo tale teoria è provve<strong>di</strong>mento l’atto amministrativo autoritativo, che realizza<br />
in via <strong>di</strong>retta <strong>la</strong> cura <strong>di</strong> un interesse pubblico, è dotato <strong>di</strong> imperatività e assistito<br />
da autotute<strong>la</strong>, intesa l’imperatività come idoneità a produrre l’effetto <strong>di</strong> ridurre o<br />
cancel<strong>la</strong>re <strong>di</strong>ritti soggettivi dell’amministrato, e l’autotute<strong>la</strong> come idoneità dell’atto<br />
ad essere eseguito dal suo stesso autore 27 .<br />
24 Sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>stinzione tra atti d’impero (actes de puissance publique) e atti <strong>di</strong> gestione si<br />
rinvia al<strong>la</strong> ricostruzione storica tracciata da J.M. AUBY e R. DRAGO, Traité de contentieux<br />
administratif, Parigi, 1984, 390 ss.; se gli atti d’impero risultano sottoposti ad una <strong>di</strong>sciplina<br />
pubblicistica, gli atti <strong>di</strong> gestione sono atti “rego<strong>la</strong>ti dalle norme del <strong>di</strong>ritto privato, sia pure<br />
mo<strong>di</strong>ficate <strong>di</strong> quando in quando dagli iura singu<strong>la</strong>ria, richiesti per le specialità proprie dell’ente<br />
collettivo, a cui debbono adattarsi”; in questo senso O. RANELLETTI, Per <strong>la</strong> <strong>di</strong>stinzione<br />
degli atti d’impero e <strong>di</strong> gestione, in Stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto romano, <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto moderno e <strong>di</strong> storia del<br />
<strong>di</strong>ritto in onore <strong>di</strong> V. Scialoja nel XXV anniversario del suo insegnamento, vol. I, Mi<strong>la</strong>no,<br />
1905, 703 ss., 704, ora anche in Scritti giuri<strong>di</strong>ci scelti, cit., vol. III, 657 ss., 657-658. Per una<br />
ricostruzione dell’atto d’impero nel<strong>la</strong> cultura giuri<strong>di</strong>ca ottocentesca si rinvia anche a B.G.<br />
MATTARELLA, L’imperatività, cit., 9 ss.<br />
25 Dovuta, come si è già notato, a G. FAGIOLARI, L’Atto amministrativo, cit., 296, 309 ss.,<br />
secondo cui il potere paritetico, che si esprime appunto negli atti paritetici, è esercitato “da<br />
soggetti rappresentanti un interesse normalmente subor<strong>di</strong>nato o parificato … senza alcuna<br />
certezza, né presunzione <strong>di</strong> conformità al<strong>la</strong> legge”. Per una ricostruzione del<strong>la</strong> figura si rinvia<br />
ad A. QUARTULLI, Atti autoritativi e atti paritetici: vali<strong>di</strong>tà <strong>di</strong> una <strong>di</strong>stinzione, in Stu<strong>di</strong><br />
per il centocinquantenario del Consiglio <strong>di</strong> Stato, vol. III, Roma, 1981, 1517 ss.; sull’imprecisione<br />
del<strong>la</strong> <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> atto paritetico inteso come atto ricognitivo <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti patrimoniali<br />
vinco<strong>la</strong>ti da criteri <strong>di</strong> determinazione già previamente fissati cfr., da ultimo, A. LOLLI, L’atto<br />
amministrativo, cit., 77-78.<br />
26 Efficacemente F.G. SCOCA, La teoria del provve<strong>di</strong>mento dal<strong>la</strong> <strong>sua</strong> formu<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong><br />
legge sul proce<strong>di</strong>mento, in Le trasformazioni del <strong>di</strong>ritto amministrativo. Scritti degli allievi<br />
per gli ottanta anni <strong>di</strong> M.S. Giannini, Mi<strong>la</strong>no, 1995, a cura <strong>di</strong> S. AMOROSINO, 255 ss., 257,<br />
afferma che il provve<strong>di</strong>mento amministrativo “nasce dal<strong>la</strong> costo<strong>la</strong> dell’atto amministrativo,<br />
come <strong>sua</strong> species eminente”, trovando appunto <strong>la</strong> <strong>sua</strong> teorizzazione compiuta nell’opera <strong>di</strong><br />
Giannini. Sul processo <strong>di</strong> emersione, nell’ambito dell’ampia categoria degli atti amministrativi,<br />
del provve<strong>di</strong>mento si veda anche B.G. MATTARELLA, L’imperatività, cit., 152 ss.<br />
27 I provve<strong>di</strong>menti “hanno tutti un tratto comune, che ne costituisce <strong>la</strong> fine sostanza: <strong>di</strong><br />
essere l’affermazione del momento dell’autorità … ogni volta che l’amministrazione agisce<br />
con un provve<strong>di</strong>mento amministrativo, essa attua il momento dell’autorità, e sopprime o<br />
comprime <strong>la</strong> libertà <strong>di</strong> taluni amministrati; puntualizza, nel caso concreto, i rapporti autoritàlibertà.<br />
Anche nei provve<strong>di</strong>menti concessori ciò avviene, perché l’attribuzione ad un privato<br />
<strong>di</strong> un beneficio partico<strong>la</strong>re comporta l’incisione nelle libertà degli altri”; così M.S. GIANNINI,<br />
voce Atto amministrativo, cit., 160, 164. Del medesimo Autore si vedano anche le Lezioni <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritto amministrativo, Mi<strong>la</strong>no, 1950, 290, ove si definisce il provve<strong>di</strong>mento come l’atto che<br />
“stabilisce il modo onde l’autorità, in esercizio <strong>di</strong> un potere attribuitole dal<strong>la</strong> legge, determina<br />
nel caso concreto il contenuto dell’incidenza, o non incidenza, <strong>di</strong> un interesse pubblico<br />
9
10<br />
Il provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
Ma a partire dagli anni ’80, anche <strong>la</strong> <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento viene sottoposta<br />
a critica da parte del<strong>la</strong> dottrina, dubitandosi del<strong>la</strong> sussistenza necessaria <strong>di</strong><br />
alcuni caratteri tra<strong>di</strong>zionalmente considerati propri, fermo restando il riconoscimento<br />
del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> finalizzazione al raggiungimento <strong>di</strong> interessi pubblici concreti.<br />
E <strong>di</strong>fatti alcuni elementi che in passato si ritenevano caratterizzare il provve<strong>di</strong>mento<br />
amministrativo ora sono stati ri<strong>di</strong>mensionati a seguito <strong>di</strong> un’interpretazione<br />
forte del principio <strong>di</strong> legalità. Si pensi all’esecutorietà, e cioè all’idoneità<br />
del provve<strong>di</strong>mento ad essere portato ad esecuzione anche contro <strong>la</strong> volontà del<br />
destinatario. L’esecutorietà, a parte il fatto che riguarda non tutti i provve<strong>di</strong>menti,<br />
ma solo una determinata categoria, ossia quelli ab<strong>la</strong>tori in senso <strong>la</strong>to, non è<br />
più annoverata tra i caratteri del provve<strong>di</strong>mento, dovendo essere considerata<br />
quale espressione <strong>di</strong> un potere a sé stante, soggetto anch’esso al principio <strong>di</strong> legalità,<br />
come si avrà modo <strong>di</strong> verificare <strong>di</strong>ffusamente in seguito. Basti questo esempio<br />
per testimoniare che il provve<strong>di</strong>mento amministrativo è sì servito per<br />
fondare posizioni <strong>di</strong> privilegio dei soggetti pubblici, ma queste ultime appaiono<br />
oggi scarsamente compatibili con l’affermazione netta per cui ogni potere amministrativo<br />
necessita <strong>di</strong> un espresso fondamento normativo.<br />
È un dato fisiologico – strettamente <strong>di</strong>pendente dal<strong>la</strong> posizione dell’amministrazione<br />
nel nostro or<strong>di</strong>namento – che con il tempo cambino i tratti essenziali<br />
del provve<strong>di</strong>mento amministrativo. Si pensi ancora al fatto che originariamente,<br />
quando l’amministrazione non risultava ancora separata dal corpo confuso entro<br />
cui si esercitavano le tre fondamentali funzioni dello Stato, il provve<strong>di</strong>mento era<br />
rispetto ad una sfera <strong>di</strong> libertà guarentigiata”. Ricorda E. CASETTA, voce Provve<strong>di</strong>mento, cit.,<br />
247, che il termine “provve<strong>di</strong>mento” “era già utilizzato in precedenza, in genere come sinonimo<br />
<strong>di</strong> atto amministrativo, ma, a ben guardare, esso era, magari inconsapevolmente, o comunque<br />
senza motivazione, usato con riferimento a taluni soltanto degli atti amministrativi”.<br />
Anche per F. BENVENUTI, Appunti <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, V ed., Padova, 1987, 91, “il<br />
provve<strong>di</strong>mento è una manifestazione concreta <strong>di</strong> un potere d’impero”, mentre i meri atti<br />
“specificano e, per così <strong>di</strong>re, sviluppano il contenuto delle posizioni preesistenti”; parimenti<br />
per P. VIRGA, Diritto amministrativo. Atti e ricorsi, VI ed., Mi<strong>la</strong>no, 2001, 5, sono provve<strong>di</strong>menti<br />
amministrativi solo “gli atti <strong>di</strong> volontà dotati dell’autoritarietà e cioè del<strong>la</strong> capacità <strong>di</strong><br />
incidere sulle posizioni giuri<strong>di</strong>che dei soggetti”. In senso analogo A.M. SANDULLI, Manuale<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, vol. I, XIV ed., Napoli, 1984, 587; B. CAVALLO, Provve<strong>di</strong>menti e<br />
atti amministrativi, in Trattato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, <strong>di</strong>retto da G. SANTANIELLO, vol. III,<br />
Padova, 1993, spec. 31; E. CASETTA, voce Provve<strong>di</strong>mento, cit., 250.<br />
Pochi Autori dopo Giannini si sono cimentati con <strong>la</strong> definizione <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento amministrativo,<br />
a testimonianza che <strong>la</strong> <strong>sua</strong> ricostruzione risulta accolta dal<strong>la</strong> stragrande maggioranza<br />
del<strong>la</strong> dottrina. Sul fatto che <strong>la</strong> teorizzazione gianniniana del provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
sia stata accettata in modo generalizzato dagli stu<strong>di</strong>osi delle generazioni successive<br />
(“e <strong>la</strong> stessa re<strong>la</strong>tiva povertà <strong>di</strong> contributi posteriori <strong>di</strong>mostra che <strong>la</strong> dottrina si è ritenuta paga<br />
del<strong>la</strong> teorizzazione proposta”) cfr. F. G. SCOCA, La teoria, cit., 258. Rimprovera il legis<strong>la</strong>tore<br />
del 2005 <strong>di</strong> non aver definito <strong>la</strong> <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento nel momento in cui ne <strong>di</strong>sciplinava<br />
molteplici profili B.G. MATTARELLA, Il provve<strong>di</strong>mento amministrativo: struttura del<br />
provve<strong>di</strong>mento, in V. CERULLI IRELLI (a cura <strong>di</strong>), La <strong>di</strong>sciplina generale dell’azione amministrativa,<br />
Napoli, 2006, 303.
La <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> <strong>attualità</strong><br />
caratterizzato da insindacabilità e solo l’emancipazione del provve<strong>di</strong>mento dal<br />
modello normativo e il suo assoggettamento al vincolo legis<strong>la</strong>tivo hanno portato<br />
all’affermazione del<strong>la</strong> <strong>sua</strong> control<strong>la</strong>bilità in sede giuris<strong>di</strong>zionale 28 ; oppure si<br />
ponga mente a quel reperto storico, corrispondente ad un’immagine <strong>di</strong> assoluto<br />
privilegio dell’amministrazione, dato dal principio del<strong>la</strong> presunzione <strong>di</strong> legittimità<br />
degli atti amministrativi, tale non solo da ridurre i poteri cognitori del giu<strong>di</strong>ce,<br />
ma anche da servire da fondamento al già menzionato insussistente principio<br />
generale <strong>di</strong> esecutorietà 29 .<br />
Invece, quanto ai caratteri costanti ed indefettibili del provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
nessun dubbio vi è che tra essi compaia <strong>la</strong> necessaria finalizzazione al<br />
raggiungimento <strong>di</strong> interessi pubblici concreti 30 .<br />
Il provve<strong>di</strong>mento amministrativo è espressione del potere dell’amministrazione,<br />
il quale risulta assai simile al potere dei privati dal punto <strong>di</strong> vista strutturale,<br />
tuttavia se ne <strong>di</strong>fferenzia profondamente in quanto rileva come funzione,<br />
come strumento <strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfacimento dell’interesse pubblico 31 .<br />
È vero che l’amministrazione può curare gli interessi pubblici che le sono<br />
assegnati come scopi anche attraverso atti consen<strong>sua</strong>li (si tratta <strong>di</strong> una conquista<br />
pacifica per lo meno a partire dall’introduzione del<strong>la</strong> figura degli accor<strong>di</strong> pubblicistici),<br />
ma questo fenomeno chiama in causa un’ulteriore caratteristica del<br />
provve<strong>di</strong>mento amministrativo, vale a <strong>di</strong>re <strong>la</strong> <strong>sua</strong> uni<strong>la</strong>teralità.<br />
Detto carattere comporta che i provve<strong>di</strong>menti sono posti in essere dal<strong>la</strong> so<strong>la</strong><br />
amministrazione, anche se ciò non esclude che altri soggetti eventualmente contribuiscano<br />
al<strong>la</strong> formazione dell’atto 32 .<br />
28 Anche questo profilo sarà analizzato infra, Capitolo secondo, spec. par. 1.<br />
29 Parimenti questa tematica sarà oggetto <strong>di</strong> indagine infra, Capitolo quarto, spec. par. 6.<br />
30 Cfr., per tutti, M.S. GIANNINI, Diritto amministrativo, vol. II, III ed., Mi<strong>la</strong>no, 1993,<br />
236, e, riassuntivamente, R. VILLATA, L’atto amministrativo, cit., 783.<br />
31 Molto chiaramente, nel trattare <strong>di</strong> un settore tra<strong>di</strong>zionalmente in bilico tra <strong>di</strong>ritto pubblico<br />
e <strong>di</strong>ritto privato, A. ORSI BATTAGLINI, Fonti normative e regime giuri<strong>di</strong>co del rapporto<br />
d’impiego con enti pubblici, in Giorn. <strong>di</strong>r. <strong>la</strong>v. rel. ind., 1993, 461 ss., 469, osserva che il potere<br />
“ha natura pubblicistica quando l’in<strong>di</strong>viduazione del fine (interesse) e il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> conformità<br />
ad esso dell’esercizio del potere stesso sono rego<strong>la</strong>ti dal<strong>la</strong> legge e quin<strong>di</strong> sottratti al<strong>la</strong> <strong>di</strong>sponibilità<br />
del tito<strong>la</strong>re; privatistica quando tali elementi sono rimessi a un autonomo giu<strong>di</strong>zio<br />
del tito<strong>la</strong>re stesso e risultano quin<strong>di</strong>, come tali, irrilevanti”. Per quanto riguarda i riflessi <strong>di</strong> questa<br />
<strong>di</strong>stinzione sul<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> giuris<strong>di</strong>zionale, “<strong>di</strong> fronte al potere privato, insindacabile quanto al<strong>la</strong><br />
<strong>sua</strong> interna <strong>di</strong>namica, il destinatario <strong>di</strong> esso <strong>di</strong>fende <strong>la</strong> lesione <strong>di</strong> un suo patrimonio giuri<strong>di</strong>co; <strong>di</strong><br />
fronte al potere pubblicistico, che istituzionalmente consta del<strong>la</strong> forza <strong>di</strong> limitare detto patrimonio,<br />
potrà invece far valere l’inidoneità del potere stesso (principalmente), in quanto non<br />
conforme al suo fine legale, ad operare detto sacrificio”. Sul<strong>la</strong> <strong>di</strong>stinzione tra autonomia privata<br />
e <strong>di</strong>screzionalità amministrativa cfr., ampiamente, infra, Capitolo secondo, parr. 2-3.<br />
32 “Non avrebbe senso una autorizzazione che non fosse stata previamente domandata<br />
dall’interessato, né una nomina che producesse i suoi effetti senza il consenso del nominato.<br />
Domanda e accettazione, tuttavia, non si integrano con <strong>la</strong> decisione dell’autorità amministrativa<br />
in un unico atto bi<strong>la</strong>terale (non formano, cioè, gli elementi compositivi <strong>di</strong> una sorta <strong>di</strong><br />
11
12<br />
Il provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
Attualmente il carattere dell’uni<strong>la</strong>teralità assume un rilievo partico<strong>la</strong>re. Fino<br />
a quando l’in<strong>di</strong>sponibilità, <strong>la</strong> non negoziabilità del potere amministrativo rappresentava<br />
un postu<strong>la</strong>to ben fermo, l’uni<strong>la</strong>teralità del provve<strong>di</strong>mento ne era conseguenza<br />
naturale. Ora, però, l’art. 11 del<strong>la</strong> legge n. 241/1990 prevede forme <strong>di</strong><br />
esercizio del potere amministrativo tramite moduli convenzionali e <strong>la</strong> sentenza<br />
del<strong>la</strong> Corte costituzionale n. 204/2004 riba<strong>di</strong>sce e conferma che gli accor<strong>di</strong> pubblici<br />
previsti dal<strong>la</strong> norma appena menzionata sono riconducibili al<strong>la</strong> sfera del<br />
potere amministrativo 33 . Pertanto, il riferimento al potere autoritativo non basta<br />
più e deve essere esplicitamente richiamata, nel<strong>la</strong> definizione del provve<strong>di</strong>mento<br />
amministrativo, <strong>la</strong> <strong>sua</strong> uni<strong>la</strong>teralità 34 .<br />
L’uni<strong>la</strong>teralità, che attiene all’imputazione degli effetti giuri<strong>di</strong>ci al solo atto<br />
dell’amministrazione, è cosa ben <strong>di</strong>versa dall’autoritatività, intesa come imposizione<br />
del<strong>la</strong> decisione dell’amministrazione senza il consenso del destinatario 35 .<br />
contratto) ma rimangono <strong>di</strong>staccati dal provve<strong>di</strong>mento dell’amministrazione, al quale soltanto<br />
viene imputato l’effetto” (G. FALCON, Lezioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto amministrativo, I, L’attività, Padova,<br />
2005, 59). Precisa che sia l’uni<strong>la</strong>teralità sia l’autorità attengono non agli effetti, non<br />
alle conseguenze giuri<strong>di</strong>che, ma al<strong>la</strong> fattispecie o fatto giuri<strong>di</strong>co G. CORSO, Manuale <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto<br />
amministrativo, III ed., Torino, 2006, 249. Sull’uni<strong>la</strong>teralità del provve<strong>di</strong>mento cfr., da<br />
ultimo, A. LOLLI, L’atto, cit., 139 ss., che aderisce ad una <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> uni<strong>la</strong>teralità <strong>di</strong>versa da<br />
quel<strong>la</strong> fatta propria nel testo, e cioè a quel<strong>la</strong> privatistica <strong>di</strong> cui all’art. 1324 c.c.<br />
33 “La materia dei pubblici servizi può essere oggetto <strong>di</strong> giuris<strong>di</strong>zione esclusiva del giu<strong>di</strong>ce<br />
amministrativo se in essa <strong>la</strong> pubblica amministrazione agisce esercitando il suo potere<br />
autoritativo ovvero, attesa <strong>la</strong> facoltà, riconosciutale dal<strong>la</strong> legge, <strong>di</strong> adottare strumenti negoziali,<br />
in sostituzione del potere autoritativo, se si vale <strong>di</strong> tale facoltà (<strong>la</strong> quale, tuttavia, presuppone<br />
l’esistenza del potere autoritativo: art. 11 del<strong>la</strong> legge n. 241/1990)”; così Corte cost.<br />
6 luglio 2004, n. 204, punto 3.4.2 del considerato in <strong>di</strong>ritto, in Foro it., 2004, 1, 1259, con<br />
nota <strong>di</strong> A. TRAVI e ivi, 2004, 1, 2594, con nota <strong>di</strong> F. FRACCHIA; in Giorn. <strong>di</strong>r. amm., 2004,<br />
969, con note <strong>di</strong> M. CLARICH, La “tribunalizzazione” del giu<strong>di</strong>ce amministrativo evitata, <strong>di</strong><br />
A. POLICE, La giuris<strong>di</strong>zione del giu<strong>di</strong>ce amministrativo è piena, ma non è esclusiva, <strong>di</strong> B.G.<br />
MATTARELLA, Il lessico amministrativo del<strong>la</strong> Consulta e il rilievo costituzionale dell’attività<br />
amministrativa, e <strong>di</strong> A. PAJNO, Giuris<strong>di</strong>zione esclusiva ed “arbitrato” costituzionale; in<br />
Corr. giur., 2004, 1125, con note <strong>di</strong> V. CARBONE, C. CONSOLO e A. DI MAJO, Il “Waltzer<br />
delle giuris<strong>di</strong>zioni” rigira e ritorna a fine ottocento; e in Dir. proc. amm., 2004, 799, con<br />
note <strong>di</strong> V. CERULLI IRELLI, Giuris<strong>di</strong>zione esclusiva e azione risarcitoria nel<strong>la</strong> sentenza del<strong>la</strong><br />
Corte costituzionale n. 204 del 6 luglio 2004 (osservazioni a primissima lettura), e <strong>di</strong> R.<br />
VILLATA, Leggendo <strong>la</strong> sentenza n. 204 del<strong>la</strong> Corte costituzionale.<br />
34 E. CASETTA, voce Provve<strong>di</strong>mento, cit., 250; F.G. SCOCA, La teoria, cit., 300-301, per il<br />
quale l’accordo sostitutivo <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento “ha permesso <strong>di</strong> considerare possibile che un<br />
potere uni<strong>la</strong>terale, idoneo a produrre mo<strong>di</strong>ficazioni non volute nel<strong>la</strong> sfera giuri<strong>di</strong>ca altrui,<br />
possa essere esercitato me<strong>di</strong>ante un atto consen<strong>sua</strong>le. Se il consenso esclude l’autoritatività<br />
dell’atto, nel caso dell’accordo si ha un atto non autoritativo che costituisce esercizio <strong>di</strong> un<br />
potere autoritativo”. Si consideri poi, su un piano del tutto <strong>di</strong>fferente, che in atto vi è <strong>la</strong> tendenza<br />
a trasformare i poteri uni<strong>la</strong>terali privi <strong>di</strong> contenuti pregnanti in termini <strong>di</strong> <strong>di</strong>screzionalità,<br />
oppure <strong>di</strong> valutazioni tecniche complesse, in “modelli ad esercizio solo eventuale del<br />
potere”; così A. TRAVI, Nuovi fermenti, cit., 7.<br />
35 Sul punto chiaramente A. TRAVI, Nuovi fermenti, cit., 7.
La <strong>nozione</strong> <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento e <strong>la</strong> <strong>sua</strong> <strong>attualità</strong><br />
Ed è proprio con riferimento all’imperatività come connotato necessario del<br />
provve<strong>di</strong>mento amministrativo che sussistono i maggiori contrasti in materia,<br />
senza <strong>di</strong>menticare (profilo trattato <strong>di</strong>ffusamente in un successivo capitolo) che<br />
per una parte del<strong>la</strong> dottrina è oggetto <strong>di</strong> ripensamento critico anche <strong>la</strong> non necessaria<br />
<strong>di</strong>screzionalità quale elemento caratterizzante del provve<strong>di</strong>mento, sottolineandosi<br />
una corre<strong>la</strong>zione indefettibile tra provve<strong>di</strong>mento e <strong>di</strong>screzionalità 36 .<br />
Anzitutto non esiste concor<strong>di</strong>a su cosa si debba intendere per imperatività.<br />
Lo stesso Giannini, cui si deve il maggior approfon<strong>di</strong>mento in materia, ha più<br />
volte cambiato opinione sui caratteri dell’imperatività, affermando che essa ammette<br />
più <strong>di</strong>scipline <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto positivo 37 . Dapprima l’Autore ha ritenuto che l’imperatività<br />
si artico<strong>la</strong>sse nei tre effetti del<strong>la</strong> degradazione dei <strong>di</strong>ritti, dell’esecutività<br />
e dell’inoppugnabilità 38 ; in altre occasioni ha riconosciuto, quali aspetti<br />
del<strong>la</strong> qualità dell’imperatività, oltre al contenuto minimo <strong>di</strong> degradazione dei <strong>di</strong>ritti,<br />
anche l’inoppugnabilità, l’eseguibilità, l’esecutività, l’esecutorietà 39 ; altre<br />
volte ancora ha affermato che l’aspetto applicativo dell’imperatività si presentasse<br />
come esecutività, degradazione, affievolimento dei <strong>di</strong>ritti 40 .<br />
La dottrina maggioritaria ritiene che il nucleo essenziale dell’imperatività<br />
debba essere ravvisato nell’attitu<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento a produrre effetti che<br />
incidono in sfere giuri<strong>di</strong>che altrui e pertanto nell’idoneità del<strong>la</strong> statuizione ad<br />
incidere uni<strong>la</strong>teralmente, mo<strong>di</strong>ficandole, sulle situazioni giuri<strong>di</strong>che dei destinatari<br />
del provve<strong>di</strong>mento amministrativo, a prescindere dal loro consenso. Impera-<br />
36<br />
Per quanto riguarda <strong>la</strong> riconduzione al provve<strong>di</strong>mento amministrativo anche <strong>di</strong> vicende<br />
in cui <strong>la</strong> <strong>di</strong>screzionalità è assente cfr. infra, Capitolo secondo, par. 3. Va poi ricordata <strong>la</strong> ben<br />
più ra<strong>di</strong>cale posizione <strong>di</strong> F. SATTA, voce Atto amministrativo, cit., 3, a detta del quale l’atto<br />
amministrativo è un concetto “totalmente astratto e indeterminato, del quale è impossibile<br />
ricercare <strong>la</strong> <strong>di</strong>sciplina e tentare una ricostruzione perché non esiste nel<strong>la</strong> <strong>realtà</strong>. È una pura<br />
categoria logica”.<br />
37<br />
M.S. GIANNINI, Discorso generale sul<strong>la</strong> giustizia amministrativa, in Riv. <strong>di</strong>r. proc.,<br />
1963, 522 ss., 531.<br />
38<br />
Voce Atto amministrativo, cit., 188.<br />
39<br />
Discorso, cit., 531-532.<br />
40<br />
Diritto amministrativo, cit., vol. II, 280. Per <strong>la</strong> ricostruzione del pensiero <strong>di</strong> Giannini in<br />
tema <strong>di</strong> imperatività si vedano F.G. SCOCA, La teoria, cit., 260 ss.; B.G. MATTARELLA, L’imperatività,<br />
cit., spec. 162 ss., il quale, sottolineando l’evoluzione <strong>di</strong> Giannini nel modo <strong>di</strong> rappresentare<br />
l’imperatività, afferma che “l’accento è prima sugli effetti (restrittivi) del provve<strong>di</strong>mento,<br />
poi sul modo in cui essi si producono; l’imperatività appare prima sinonimo <strong>di</strong> prevalenza<br />
dell’interesse pubblico su quello privato, poi sinonimo <strong>di</strong> uni<strong>la</strong>teralità … La <strong>nozione</strong><br />
<strong>di</strong> imperatività … è alquanto ambigua, in quanto esprime <strong>di</strong>versi aspetti dell’efficacia del<br />
provve<strong>di</strong>mento, se non ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>versi concetti, pur tra loro collegati: quello <strong>di</strong> incidenza<br />
sfavorevole sulle situazioni soggettive, quello <strong>di</strong> uni<strong>la</strong>teralità, quello <strong>di</strong> provenienza da un<br />
pubblico potere, quello <strong>di</strong> obbligatorietà, quello <strong>di</strong> efficacia imme<strong>di</strong>ata” (op. cit., 177, 192).<br />
Lo stesso Autore osserva poi che l’impiego del termine imperatività per esprimere caratteri<br />
<strong>di</strong>versi, quali l’uni<strong>la</strong>teralità, l’obbligatorietà, l’imme<strong>di</strong>ata efficacia, si ritrova in tutta <strong>la</strong> scienza<br />
giuri<strong>di</strong>ca e nel<strong>la</strong> giurisprudenza del<strong>la</strong> seconda metà del novecento (op. cit., 203-253).<br />
13
14<br />
Il provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
tività è, dunque, quel<strong>la</strong> partico<strong>la</strong>re forza del provve<strong>di</strong>mento amministrativo in<br />
virtù del<strong>la</strong> quale le mo<strong>di</strong>ficazioni del<strong>la</strong> sfera giuri<strong>di</strong>ca dei destinatari, il rego<strong>la</strong>mento<br />
degli interessi prefigurato, non hanno bisogno, per <strong>la</strong> loro realizzazione,<br />
del<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione dei destinatari medesimi 41 .<br />
In definitiva, il provve<strong>di</strong>mento amministrativo, quando è efficace, cioè quando<br />
risulta idoneo a produrre i suoi effetti, anche se invalido, è caratterizzato da una<br />
specifica forza, che ne costituisce <strong>la</strong> peculiare “autorità”.<br />
Tutti gli atti tipici <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto pubblico dello Stato hanno una partico<strong>la</strong>re “forza”,<br />
per cui incidono uni<strong>la</strong>teralmente nei comportamenti altrui: “pur nel<strong>la</strong> varietà<br />
<strong>di</strong> contenuto che hanno gli effetti prodotti dai <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> atti, vi è un tratto<br />
comune, costituito dal carattere autoritativo che tutti gli atti possiedono, per cui<br />
impongono a soggetti anche non consenzienti <strong>di</strong> osservare i precetti in essi contenuti,<br />
sotto comminatoria <strong>di</strong> sanzioni”. L’autorità del provve<strong>di</strong>mento amministrativo<br />
è quin<strong>di</strong> l’autorità che il provve<strong>di</strong>mento ha in quanto atto dello Stato e<br />
“ciò che <strong>la</strong> contrad<strong>di</strong>stingue dall’autorità <strong>di</strong> legge e dall’autorità del<strong>la</strong> sentenza,<br />
è il contenuto” 42 .<br />
41 “È giuri<strong>di</strong>camente irrilevante che il consenso ci sia o che non ci sia; non è esatto concepire<br />
l’imperatività come potere <strong>di</strong> agire senza il consenso altrui, o contro il consenso altrui:<br />
qui il consenso è solo irrilevante” (M.S. GIANNINI, Discorso, cit., 531, nt. 1) Sull’imperatività<br />
come “avveramento <strong>di</strong> eventi <strong>di</strong> nascita, mo<strong>di</strong>ficazione ed estinzione <strong>di</strong> situazioni soggettive<br />
nel<strong>la</strong> sfera altrui in<strong>di</strong>pendentemente dal concorso e dal<strong>la</strong> col<strong>la</strong>borazione del soggetto<br />
che lo subisce” cfr. ancora M.S. GIANNINI, Diritto amministrativo, cit., vol. II, 279; in senso<br />
analogo G. GUARINO, Atti e poteri amministrativi, Mi<strong>la</strong>no, 1994, 264, che par<strong>la</strong> <strong>di</strong> mo<strong>di</strong>ficazione<br />
automatica delle situazioni giuri<strong>di</strong>che in corrispondenza del precetto dettato, sempre<br />
in<strong>di</strong>pendentemente dal consenso dell’interessato; S. CASSESE, Le basi del <strong>di</strong>ritto amministrativo,<br />
VI ed., Mi<strong>la</strong>no, 2000, 345-346, che include nel<strong>la</strong> <strong>nozione</strong> anche <strong>la</strong> possibilità <strong>di</strong> prescindere<br />
dal<strong>la</strong> verifica giu<strong>di</strong>ziale del potere, stante l’esigenza <strong>di</strong> porre l’amministrazione al<br />
riparo dai giu<strong>di</strong>ci e dagli stessi privati. In termini G. GRECO, Provve<strong>di</strong>menti amministrativi<br />
costitutivi <strong>di</strong> rapporti giuri<strong>di</strong>ci tra privati, Mi<strong>la</strong>no, 1977, 53; G. FALCON, Lezioni, cit., 59; D.<br />
SORACE, Diritto delle amministrazioni pubbliche. Una introduzione, III ed., Bologna, 2005,<br />
79, che ricorda come simili poteri imperativi, in epoca precedente al<strong>la</strong> formazione dello Stato<br />
moderno, fossero esercitati dai giu<strong>di</strong>ci, fino a che le nuove burocrazie dei sovrani assoluti<br />
non si appropriarono <strong>di</strong> essi; F.G. SCOCA, La teoria, cit., 261 (“il provve<strong>di</strong>mento è imperativo<br />
perché non contemp<strong>la</strong> il consenso del tito<strong>la</strong>re delle situazioni soggettive che il provve<strong>di</strong>mento<br />
stesso – in un modo o nell’altro – mo<strong>di</strong>fica; ma tali mo<strong>di</strong>ficazioni appaiono <strong>di</strong> segno<br />
negativo (degradazione, affievolimento, nel senso figurato) soltanto con riferimento ai provve<strong>di</strong>menti<br />
ab<strong>la</strong>tori … l’imperatività si manifesta in modo pregnante soltanto nel<strong>la</strong> vicenda<br />
descritta come degradazione e affievolimento dei <strong>di</strong>ritti soggettivi; negli altri casi essa si<br />
manifesta semplicemente come esecutività del provve<strong>di</strong>mento”).<br />
42 Così M.S. GIANNINI, Diritto amministrativo, cit., vol. II, 278-281, il quale afferma che<br />
imperatività ed autorità sono sinonimi, anche se è “forse più proprio” riservare <strong>la</strong> voce imperatività<br />
“a denominazione del modo <strong>di</strong> essere dell’autorità <strong>di</strong> provve<strong>di</strong>mento amministrativo,<br />
per cui questo produce effetti imme<strong>di</strong>ati <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto sostanziale, senza che <strong>la</strong> verificazione del<strong>la</strong><br />
<strong>sua</strong> vali<strong>di</strong>tà lo impe<strong>di</strong>sca”. Di autoritarietà par<strong>la</strong> A.M. SANDULLI, Manuale, cit., 593. Per G.<br />
GUARINO, Atti, cit., 266, “gli atti autoritari sono imperativi”, anche se l’Autore pare poi riferire<br />
l’autoritarietà al potere e non ai provve<strong>di</strong>menti. Contrappone l’imperatività all’autoritarietà