il testo di Paolo Coccheri - Associazioni Milano
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Storia della Ronda della carità e della solidarietà dalle parole <strong>di</strong> <strong>Paolo</strong> <strong>Coccheri</strong><br />
Dopo molti anni <strong>di</strong> in<strong>di</strong>fferenza spirituale e religiosa, alla vig<strong>il</strong>ia <strong>di</strong> Natale del 1978, scopro in una<br />
libreria fiorentina un libro <strong>di</strong> ricor<strong>di</strong> sul santo <strong>di</strong> Firenze Giorgio La Pira deceduto l’anno<br />
precedente. Nel libro si racconta della “Messa <strong>di</strong> San Procolo” dove La Pira radunava “gli ultimi” <strong>di</strong><br />
Firenze per la Messa domenicale. Mi reco a questa Messa speciale e “scopro” un mondo ben<br />
<strong>di</strong>verso da quello dello spettacolo dove avevo lavorato per decenni.<br />
In omaggio a La Pira decido <strong>di</strong> creare le “colazioni della solidarietà” sul I° binario della stazione<br />
centrale <strong>il</strong> 3 maggio 1988 e ancora oggi <strong>di</strong>stribuita nei giorni <strong>di</strong> martedì, giovedì e domenica.<br />
Frequentando la “Messa del Povero” mi rendo conto che molti dei miei “Amici <strong>di</strong> strada” non erano<br />
presenti o perché <strong>di</strong>sinformati o perché a<strong>di</strong>rati con <strong>il</strong> clero. Bisognava andare a cercarli nei luoghi<br />
dove erano costretti a vivere, i marciapie<strong>di</strong> pubblici, i giar<strong>di</strong>ni, i loggiati, gli anfratti, le stazioni<br />
ferroviarie, sotto i ponti. Occorreva indagare, cercare, ispezionare la notte i nascon<strong>di</strong>gli, come fa la<br />
“ronda” m<strong>il</strong>itare nel giro <strong>di</strong> ispezione. Altra fonte <strong>di</strong> ispirazione è stata la storia <strong>di</strong> Mario Tirabassi,<br />
l’uomo del “sacco misericor<strong>di</strong>oso” che agli inizi degli anni ’50 a pie<strong>di</strong> girava per le strade, piazze,<br />
giar<strong>di</strong>ni <strong>di</strong> Roma con un sacco in spalla pieno <strong>di</strong> coperte, pullover, calzini, ma anche cibo caldo, per<br />
chi dormiva tra le rovine del Colosseo, al Circo Massimo, ai Fori Imperiali, alle stazioni. Mario<br />
Tirabassi non apparteneva ad alcuna associazione né confessava alcuna religione, ma agiva per una<br />
sua urgente e personale necessità <strong>di</strong> fare del bene. Questo mi colpì profondamente e per questo ho<br />
sempre cercato che le “Ronde” umanitarie fossero libere, in<strong>di</strong>pendenti, aconfessionali e apartitiche,<br />
senza escludere nessuno.<br />
Ho fatto mio <strong>il</strong> principio dello scienziato francese Louis Pasteur: “Non so chi tu sei, da dove vieni, a<br />
quale religione appartieni. Tu soffri. Ecco questo mi basta, tu mi appartieni!”<br />
Nasce così la Ronda della carità e della solidarietà a Firenze <strong>il</strong> 27 ottobre 1993.<br />
Quella sera a casa mia si ritrovano 8 persone e si dà inizio ad un volontariato <strong>di</strong> strada che non<br />
esisteva in Italia.<br />
In breve, grazie all’interessamento del quoti<strong>di</strong>ano “La nazione” <strong>di</strong> Firenze, i volontari si<br />
moltiplicano e già nel gennaio 1994 sette gruppi sono impegnati 7 sere su 7.<br />
Il 13 gennaio 1994 nasce a Venezia, <strong>il</strong> 2 novembre a Palermo, <strong>il</strong> 3 <strong>di</strong>cembre a Roma, l’8 <strong>di</strong>cembre a<br />
Napoli. Poi a Bologna <strong>il</strong> 17 gennaio 1995, a Verona <strong>il</strong> 14 febbraio, giorno <strong>di</strong> San Valentino.<br />
La “semina” prosegue e “fiorisce” da Merano a Ragusa, passando per Torino, Genova, U<strong>di</strong>ne,<br />
Trieste, Prato, Pistoia, Grosseto, Piacenza, Bolzano, Trento, Pavia, Ancona, Urbino, Pesaro, Catania,<br />
Siracusa, Caltanisetta, Reggio Calabria, Messina, Vibo Valentia, Piombino, Livorno, Assisi,<br />
Perugia, Bari, Lecce, Lucca, Padova, Ravenna, Reggio Em<strong>il</strong>ia, Rimini, Salerno, Sanremo, Vicenza,<br />
Viareggio.<br />
La cosa che stupisce in questa epoca me<strong>di</strong>atica è che io per oltre 10 anni mi sono portato in tutte<br />
queste città affiggendo personalmente avvisi scritti su fogli A4 con <strong>il</strong> pennarello e affissi alle cabine<br />
telefoniche pubbliche (oggi con l’avvento dei cellulari quasi scomparse), ai cassonetti della nettezza<br />
urbana, ai pali della luce pubblica, presso la bacheca dell’Università, lanciando appelli col<br />
pennarello e lasciando <strong>il</strong> mio telefono.<br />
Il caso più clamoroso è la nascita della Ronda <strong>di</strong> Bolzano dove mi ero recato solo per due ore ad<br />
attendere un volontario della Ronda <strong>di</strong> Trento impegnato in una lezione <strong>di</strong> analisi matematica. In<br />
quelle due ore affiggo gli avvisi, qualcuno mi chiama a Firenze e oggi la Ronda <strong>di</strong> Bolzano possiede<br />
5 case <strong>di</strong> accoglienza e 36 operatori pagati e assicurati. Così Piacenza con 13 operatori e Verona<br />
con circa 150 volontari.<br />
Quando cominciai <strong>il</strong> 27 ottobre 1993 a Firenze mi posi delle precise con<strong>di</strong>zioni etiche e morali:<br />
1) non accettare nessun incarico;
2) non accettare mai un compenso, neanche un piccolo rimborso spese, neanche un bicchiere <strong>di</strong><br />
acqua fresca;<br />
3) la Ronda della carità e della solidarietà doveva essere aperta a tutti senza preclusione <strong>di</strong> alcuna<br />
ideologia politica, né confessione religiosa, ma anche <strong>di</strong> una con<strong>di</strong>zione agnostica o atea;<br />
4) i volontari dovevano essere liberi da tutto e da tutti, sovrani e non sud<strong>di</strong>ti <strong>di</strong> nessuno, ma in<br />
armonia e collaborazione con le altre associazioni <strong>di</strong> volontariato e con gli enti pubblici (comune,<br />
provincia, regione e Stato italiano).<br />
Questo piccolo insolito miracolo è andato avanti fino al 10 febbraio 2006 quando ho deciso <strong>di</strong><br />
ritirarmi nel s<strong>il</strong>enzio e nella solitu<strong>di</strong>ne dei colli <strong>di</strong> Firenze che sovrastano la città.<br />
Ancora per lievitazione e fioritura naturale le Ronde nascono ma soprattutto con l’aiuto <strong>di</strong> qualcuno<br />
più in alto <strong>di</strong> noi.<br />
Alcune sono “morte”, altre sono momentaneamente in stallo, ma ci sono stati dei “fiammiferi<br />
accesi” anche all’estero: Vienna, Francoforte e Charleroi nel Burun<strong>di</strong> per opera dei volontari <strong>di</strong><br />
Piacenza.<br />
Oggi alcune Ronde sono molto numerose e non si contano più le storie dolorose, <strong>di</strong> sofferenza e<br />
<strong>di</strong>sperazione vissute per strada, sotto i ponti, alle stazioni, ma anche i tanti episo<strong>di</strong> <strong>di</strong> bontà, <strong>di</strong><br />
affetti che sono nati tra i nostri “amici <strong>di</strong> strada” e i volontari, ma anche tra i volontari: incontri<br />
interiori, affetti sfociati nel matrimonio e vocazioni nate in “Ronda” come a Firenze dove un<br />
volontario è <strong>di</strong>ventato padre cappuccino e una donna bellissima è <strong>di</strong>ventata suora agostiniana,<br />
mentre una volontaria <strong>di</strong> Vicenza è <strong>di</strong>ventata madre a Nomadelfia, fondata da don Zeno alla porte <strong>di</strong><br />
Grosseto.