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le mura - APT Frosinone

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secoli e sorto per iniziativa di<br />

San Domenico di Foligno, nel<br />

1204, per vo<strong>le</strong>re di Innocenzo<br />

III, il comp<strong>le</strong>sso monastico fu<br />

affidato ai monaci certosini,<br />

che lo mantennero fino alla<br />

fine della seconda guerra mondia<strong>le</strong>,<br />

quando fu affidato ai<br />

monaci cistercensi.<br />

Si accede al comp<strong>le</strong>sso attraversando<br />

un portone di ingresso,<br />

decorato con un bassorilievo<br />

raffigurante San Bartolomeo,<br />

protettore dei certosini, mentre<br />

nella seconda arcata il pittore<br />

Filippo Balbi dipinse la<br />

Madonna che porge del pane<br />

ad un monaco. Si raggiunge il<br />

piazza<strong>le</strong> principa<strong>le</strong> del monastero,<br />

dove si trovano la facciata<br />

medioeva<strong>le</strong> del Palazzo di<br />

Innocenzo III, che oggi ospita<br />

un’ importante Biblioteca e la<br />

facciata neoclassica della Chiesa<br />

intitolata alla Vergine Assunta,<br />

a San Bartolomeo e a San<br />

Bruno, fondatore dell’ordine certosino.<br />

La Chiesa ad aula è<br />

divisa in due settori da un tramezzo,<br />

sui cui lati si trovano<br />

Col<strong>le</strong>pardo - Trisulti: La Certosa<br />

Col<strong>le</strong>pardo - Trisulti: la Farmacia nella Certosa<br />

due altari che ospitano i corpi di due santi martiri: Bonifacio e<br />

Benedetto; a destra e a sinistra, in alto sul<strong>le</strong> pareti, si trovano bel<strong>le</strong><br />

te<strong>le</strong> di F. Balbi, mentre, in basso, è addossato il coro dei fratelli<br />

conversi, opera di intagliatori locali eseguito alla fine del XVII<br />

secolo.<br />

Superata la porta, che divide lo spazio riservato un tempo ai fratelli<br />

coristi, ammiriamo un coro finemente scolpito, ricco d’intagli<br />

e figure zoomorfe, eseguito dallo scultore Jacobò, alla fine<br />

del XVI secolo.<br />

Le pareti della chiesa sono rivestite da bel<strong>le</strong> te<strong>le</strong> del Balbi e del<br />

Battelli mentre al Caci spetta il grande affresco della volta, che raffigura<br />

la Gloria di Beati e Santi (1683). La fama di questo monastero<br />

è in parte <strong>le</strong>gata alla presenza di una bellissima farmacia<br />

Anagni - Interno della Cattedra<strong>le</strong><br />

Anagni - La Cripta della Cattedra<strong>le</strong><br />

<br />

<br />

<br />

affrescata dal pittore G.<br />

Manco con temi pompeiani e<br />

decorata con artistiche vetrine,<br />

entro <strong>le</strong> quali sono ancora conservati<br />

i recipienti in vetro che<br />

contenevano i medicamenti.<br />

Di fronte si trova un salottino,<br />

decorato da Filippo Balbi, un<br />

tempo adibito a foresteria.<br />

LE CATTEDRALI E<br />

LE CHIESE<br />

“Grande e so<strong>le</strong>nne paese pagano e<br />

cattolico...” così Carducci<br />

descrisse la Ciociaria, una terra,<br />

che, già durante il paganesimo,<br />

fu comp<strong>le</strong>tamente ricoperta di<br />

templi ed intrisa di sacralità.<br />

Sul<strong>le</strong> alture del<strong>le</strong> città più<br />

importanti furono erette <strong>le</strong><br />

Acropoli sacre a Saturno, sul<strong>le</strong><br />

porte del<strong>le</strong> <strong>mura</strong> poligonali, i<br />

simboli fallici furono scolpiti a<br />

protezione della popolazione,<br />

invocando la benevo<strong>le</strong>nza degli<br />

dei, ai quali si chiedeva la fertilità;<br />

nei boschi, presso <strong>le</strong> sorgenti<br />

sacre sul<strong>le</strong> are, si sacrificarono<br />

gli agnelli, in occasione<br />

del “Ver Sacrum”. Quando il<br />

paganesimo cessò di fare proseliti,<br />

la Ciociaria, raggiunta già<br />

da alcuni apostoli e pie donne,<br />

conobbe l’alba di un nuovo<br />

giorno, annunciato presso gli<br />

eremi di montagna e nei protocenobi,<br />

dai quali scaturì la regola<br />

del monachesimo benedettino.<br />

I rilievi del<strong>le</strong> colline “si<br />

vestirono” di nuovi edifici, e,<br />

sui resti dei templi, furono edi-<br />

12 13<br />

ficati <strong>le</strong> più bel<strong>le</strong> Chiese ed<br />

Abbazie di questa terra, che vive<br />

ancora oggi la propria fede con<br />

grande fervore spiritua<strong>le</strong>.<br />

LA CATTEDRALE<br />

DI ANAGNI<br />

Superbo capolavoro di architettura<br />

medioeva<strong>le</strong>, la Cattedra<strong>le</strong><br />

di Anagni è un insieme e<strong>le</strong>gante<br />

ed equilibrato della mescolanza<br />

dello sti<strong>le</strong> romanico campano<br />

con quello lombardo. Sulla<br />

severa facciata principa<strong>le</strong>, in<br />

sti<strong>le</strong> romanico campano, si<br />

aprono tre portali di cui il centra<strong>le</strong><br />

è sormontato da una decorazione<br />

derivata dall’arte classica<br />

con influenze bizantine.<br />

Molto più movimentata è la<br />

facciata posteriore, dove sono<br />

evidenti <strong>le</strong> influenze dello sti<strong>le</strong><br />

romanico lombardo, con <strong>le</strong> tre<br />

bel<strong>le</strong> absidi, sormontate da<br />

una serie di colonnine, che<br />

sostengono piccoli archi, dai<br />

fregi finemente decorati.<br />

Comp<strong>le</strong>tamente staccato dal<br />

corpo della chiesa, è il massiccio<br />

campani<strong>le</strong> con cinque ordini<br />

di aperture a monofore,

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