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stefania belmondo: più veloci di aquile i miei sogni - UBI Banca

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STEFANIA BELMONDO:<br />

PIÙ VELOCI DI AQUILE I MIEI SOGNI<br />

LA PIÙ GRANDE ATLETA ITALIANA SI RACCONTA IN UN LIBRO-INTERVISTA<br />

DI PROSSIMA PUBBLICAZIONE PRESSO SPERLING & KUPNER.<br />

“Ho imparato a guardare alla meta<br />

e a conquistarla con sacrificio”<br />

Volevo sempre correre: per me la <strong>veloci</strong>tà<br />

e il movimento sono qualcosa <strong>di</strong> innato, quasi<br />

un istinto... Un ricordo particolare della mia<br />

storia, che rivivo <strong>di</strong> tanto in tanto, è legato<br />

al periodo in cui ho potuto frequentare la<br />

colonia estiva dell’Enel, dove lavorava mio<br />

papà (i <strong>miei</strong> fratelli ci sono andati una sola<br />

volta, perché soffrivano troppo per la nostalgia<br />

<strong>di</strong> casa, ma io vi sono tornata per ben<br />

cinque anni… ). A Riccione, durante il soggiorno,<br />

venivano organizzate le Miniolimpia<strong>di</strong><br />

e io ho vinto. Avevo <strong>più</strong> o meno otto anni<br />

quando ho partecipato alla prima gara <strong>di</strong><br />

corsa - percorrendo l’anello <strong>più</strong> piccolo - e<br />

sono stata premiata con una medaglia gialla,<br />

<strong>di</strong> cartone…la mia prima medaglia!<br />

Ce l’ho ancora in un cassetto, e quando la<br />

guardo mi sembra un segno del destino.<br />

La cerimonia della premiazione è avvenuta <strong>di</strong><br />

sera, su un grande piazzale, con tutte le torce<br />

accese: davanti a un grande pubblico <strong>di</strong> bambini,<br />

ognuno con la sua specialità, sono stata<br />

chiamata al centro perché avevo vinto!…<br />

Chissà perché ho scelto la corsa. Non so se<br />

c’è un significato, davvero non lo so, ma, <strong>di</strong><br />

sicuro, è stato bellissimo ed ero così contenta!<br />

Un’emozione così intensa l’ho provata soltanto<br />

molti anni dopo, sul po<strong>di</strong>o delle Olimpia<strong>di</strong><br />

vere! Quando poi ho compiuto <strong>di</strong>eci, un<strong>di</strong>ci<br />

anni, ho iniziato a vincere le gare <strong>di</strong> corsa per<br />

la festa del paese, e il fatto <strong>di</strong> essere la <strong>più</strong><br />

piccola <strong>di</strong> statura è forse <strong>di</strong>ventato, via via,<br />

uno stimolo ad andare <strong>più</strong> veloce per<br />

<strong>di</strong>mostrare che, anche se si è minuti, si riesce<br />

comunque ad arrivare, se si vuole. Può darsi<br />

non sia altro che una mia idea, ma so che ho<br />

sempre avuto tanta voglia, tanta volontà…<br />

Cos’è per te la” volontà”?<br />

Credo sia la spinta ad arrivare alla meta che<br />

ti prefiggi, affrontando ad uno ad uno tutti i<br />

vari passaggi interme<strong>di</strong>. Immagino un po<strong>di</strong>o<br />

enorme, a cui puntare attraverso tanti, tantis-<br />

Con la cortese<br />

autorizzazione<br />

della casa e<strong>di</strong>trice<br />

Sperling & Kupner,<br />

Rassegna pubblica<br />

in anteprima<br />

alcune pagine<br />

tratte dal libro<br />

“Stefania<br />

Belmondo: <strong>più</strong><br />

<strong>veloci</strong> <strong>di</strong> <strong>aquile</strong> i<br />

<strong>miei</strong> <strong>sogni</strong>”, a cura<br />

<strong>di</strong> Antonella<br />

Saracco, in libreria<br />

a fine gennaio.<br />

È la storia<br />

avvincente <strong>di</strong> una<br />

vera campionessa;<br />

un testo <strong>di</strong><br />

sorprendente<br />

interesse su come<br />

raggiungere gli<br />

obiettivi e superare<br />

i propri limiti.<br />

simi cancelli, ognuno dei quali rappresenta<br />

una <strong>di</strong>fficoltà e, nello stesso tempo, una porta<br />

che, se tu vuoi, puoi aprire per accedere a<br />

quello successivo e così <strong>di</strong> seguito, via via…<br />

Secondo me la volontà è il desiderio <strong>di</strong><br />

spalancarli tutti per arrivare a quel po<strong>di</strong>o.<br />

Possono essere <strong>di</strong> volta in volta, il dolore<br />

fisico, la fatica, il sacrificio, la rinuncia, il male<br />

(quanto bisogna combatterlo, per arrivare!),<br />

il freddo, la lontananza, la sconfitta…<br />

Una gara persa è comunque una vittoria, un<br />

cancello che si apre per poter raggiungere il<br />

po<strong>di</strong>o. Chi non sente dolore, tristezza o malinconia,<br />

non può neppure provare piacere,<br />

gioia o <strong>di</strong>vertimento: lo <strong>di</strong>cevano già i filosofi<br />

dell’antichità. Ho imparato a guardare alla<br />

meta: “Io voglio arrivare lì!” e a conquistarla<br />

con sacrificio. E finché non lo raggiungi,<br />

sarà quel traguardo a dare un senso alle tue<br />

azioni. Poi, una volta raggiunto ne appare<br />

subito un altro a cui mirare. Il giorno dopo<br />

la gara, infatti, quel po<strong>di</strong>o non c’è <strong>più</strong> e nuovi<br />

cancelli sono tutti da aprire.


Puoi fermarti a riflettere e con<strong>di</strong>videre la<br />

felicità con gli altri, ma non devi mai compiacerti.<br />

Guardo la vittoria: Tutto qui? e non<br />

mi dò pace: Come…ho sopportato una fatica<br />

bestiale, ho lavorato tanto e adesso è tutto<br />

finito! Però voglio godermi la giornata e non<br />

pensare ad altro. Ho in mente quando, ai<br />

Mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong> quest’anno, dopo la prima medaglia,<br />

avrei davvero potuto calmarmi e <strong>di</strong>re basta.<br />

Infatti ho gioito e festeggiato, gustando il<br />

sapore <strong>di</strong> quel risultato tutto mio, senza preoccuparmi<br />

per la gara del giorno dopo, anche<br />

perché sono momenti da assaporare pienamente.<br />

Alla sera, però, ero tutta concentrata<br />

sull’impegno che mi aspettava.<br />

Per me, infatti, la competizione è il processo<br />

attraverso cui superare ostacoli progressivi<br />

per esprimere al meglio la propria potenza e<br />

non ha mai fine. Credo che il nostro sport,<br />

basato com’è sulla fatica, ci chieda <strong>di</strong> saper<br />

affrontare un percorso nelle sue singole parti,<br />

come il maratoneta - che davanti a sé vede<br />

strade lunghissime per arrivare all’orizzonte<br />

che via via si avvicina - o il ciclista, il cui<br />

metro <strong>di</strong> misura è la montagna.<br />

Quando mi sento domandare cosa penso in<br />

gara, quin<strong>di</strong>, so soltanto che…vedo la pista,<br />

cioè la conosco a memoria, la stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> sera<br />

nella mia testa e la percorro a tratti:<br />

Stefania Belmondo è testimonial del Conto Creso,<br />

il conto corrente <strong>di</strong> nuova generazione della<br />

<strong>Banca</strong> Regionale Europea.<br />

La sua immagine compare su una serie <strong>di</strong> manifesti<br />

personalizzati per città, riprodotti sulle pagine seguenti<br />

(nell’or<strong>di</strong>ne Cuneo, Alba, Mondovì , Bra , Fossano,<br />

Saluzzo, Savigliano, Pavia, Piacenza).<br />

Stefania, devi arrivare fin là, poi c’è quella<br />

altra <strong>di</strong>stanza - durissima - ma se la superi<br />

è fatta… Già negli allenamenti mi abituo<br />

a scomporre le <strong>di</strong>fficoltà punto per punto:<br />

é un continuo parlare con me stessa e<br />

autoconvincermi <strong>di</strong> andare, andare <strong>più</strong> forte…<br />

Come spiegheresti a un bambino il senso<br />

della conquista?<br />

Se avrò la fortuna <strong>di</strong> averne uno, vorrei<br />

raccontargli molte favole, ma so che, a un<br />

certo punto della crescita, nell’età dei perché,<br />

vorrà sapere tutto…e mi piacerebbe spiegargli<br />

ogni cosa correttamente: “Immagina <strong>di</strong> dover<br />

partire da qui, da questa zona pianeggiante,<br />

per salire in cima a quella montagna. Sai fin<br />

dall’inizio che è <strong>di</strong>fficile riuscire ad arrivare<br />

così in alto, perché potrai essere stanco, sudato,<br />

o forse non avere <strong>più</strong> voglia…Devi sapere<br />

che per raggiungerla dovrai superare molte<br />

<strong>di</strong>fficoltà e affrontare problemi, perciò, se<br />

vuoi portare a termine la tua impresa, evita<br />

<strong>di</strong> pensare fin da subito: Parto da qui e arrivo<br />

sulla vetta. A mano a mano che proce<strong>di</strong>,<br />

invece, superi dapprima l’ostacolo Numero<br />

Uno e devi già esserne contento; poi continui<br />

con il Numero Due e sali sempre <strong>più</strong> su.<br />

La fatica ti prende quando ti senti stanco,<br />

sfinito. Non ce la faccio <strong>più</strong>. Basta, adesso mi<br />

devo fermare, ma proprio in quel momento<br />

devi motivarti: Io sono una persona, un essere<br />

umano! (i bambini pensano: “Io sono<br />

grande!”) e se arrivo in cima, poi sarò tanto,<br />

tanto contento, perché da lassù vedrò un bel<br />

paesaggio, scoprirò un mondo nuovo e potrò<br />

raccontare ad altri ciò che ho visto.<br />

Nel conquistare la meta, proprio perché qualsiasi<br />

traguardo, non solo sportivo, ha senso<br />

soltanto se viene con<strong>di</strong>viso, si può vivere una<br />

felicità allargata e <strong>di</strong>menticare, almeno per<br />

un momento, ogni sofferenza.<br />

Hai nominato il dolore come primo<br />

“cancello”.<br />

Ho avuto innumerevoli problemi fisici, ma<br />

non voglio sembrare patetica nel raccontare<br />

le mie vicende, tanto <strong>più</strong> che <strong>di</strong> solito, al<br />

momento, non ne parlavo nemmeno.<br />

Nel tempo ho acquisito un buon rapporto<br />

con il dolore, un limite <strong>di</strong> sopportazione<br />

molto alto. Con un malessere fisico, a meno<br />

che non sia intollerabile, adesso riesco<br />

a convivere e ad allenarmi.<br />

In passato, a causa <strong>di</strong> gravi problemi alla<br />

schiena, si è perfino pensato che dovessi


lasciare l’agonismo e finire sotto i ferri, ma<br />

per fortuna il dottor Bucci, <strong>di</strong>ventato ormai<br />

uno dei <strong>miei</strong> <strong>più</strong> gran<strong>di</strong> amici, ha trovato una<br />

soluzione, anche attraverso il lavoro dei<br />

massaggiatori davvero bravi. Altre gran<strong>di</strong><br />

<strong>di</strong>fficoltà me le ha causate il piede sinistro:<br />

in un primo tempo sembrava trattarsi soltanto<br />

<strong>di</strong> un alluce valgo, ma purtroppo era presente<br />

anche una frattura da stress dovuta ai forti<br />

carichi <strong>di</strong> allenamento. E quin<strong>di</strong> mi sono<br />

dovuta operare. Dopo l’intervento il chirurgo<br />

ha comunicato ai <strong>miei</strong> genitori che dovevo<br />

assolutamente smettere <strong>di</strong> sciare, perché non<br />

sarei riuscita a sopportare altri sforzi: non<br />

avendo <strong>più</strong> la cartilagine, mi sono ritrovata<br />

con un <strong>di</strong>to semirigido; ma io non ci ho pensato<br />

nemmeno per un istante e, dopo tre mesi<br />

<strong>di</strong> stop forzato, ho ripreso ad allenarmi.<br />

Questo accadeva nel ’93, dopo i Mon<strong>di</strong>ali <strong>di</strong><br />

Falun. L’anno seguente, con le Olimpia<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />

Lillehammer, è ricominciato il mio calvario.<br />

In settembre, infatti, nell’asportare una cambra<br />

(il piccolo ferro che teneva gli ossicini<br />

detti sesamoi<strong>di</strong>), sono subentrate varie complicazioni,<br />

tra cui un’infezione al <strong>di</strong>to.<br />

Con il freddo, poi, perdevo sensibilità; per<br />

alcuni anni sono stata costretta a gareggiare<br />

con una scarpa rigida. Ancora adesso, non<br />

riesco a sentirlo quando la temperatura è molto<br />

bassa non provi <strong>più</strong> dolore nel muoverlo.<br />

Ho dovuto perciò lottare con il dolore e ce<br />

l’ho fatta, però mi sono anche trovata a combattere<br />

con persone che, forse non comprendendo,<br />

lo attribuivano a questioni psicologiche,<br />

insinuando ad<strong>di</strong>rittura che me lo<br />

inventavo perché non riuscivo <strong>più</strong> a vincere.<br />

Ora però sono in grado <strong>di</strong> sopportare meglio<br />

le sofferenze, e ho la capacità <strong>di</strong> affrontare le<br />

<strong>di</strong>fficoltà (allenamento che, prima o poi, serve<br />

a chiunque); mi è stata utilissima, soprattutto<br />

in quel periodo così nero per me.<br />

Il secondo “cancello” è rappresentato<br />

dalla fatica.<br />

La fatica… Eh, tutti i giorni, durante la<br />

preparazione, ne sopportiamo tanta e, secondo<br />

me, ci si può anche allenare a essa.<br />

Noi atleti, anzi, dobbiamo proprio farlo, perché<br />

la competizione è fatica, quin<strong>di</strong>, se non la<br />

si prova prima, adattandosi progressivamente,<br />

non si può nemmeno affrontare la gara, che<br />

ne richiede ben <strong>di</strong> <strong>più</strong>. Ogni volta che esco a<br />

fare allenamento, so che è fatica, e quando se<br />

ne presenta uno in cui non ne provo, ho<br />

l’impressione <strong>di</strong> non aver fatto il mio dovere,<br />

perché non ho messo alla prova me stessa<br />

nell’arrivare al limite e superarlo.<br />

Il mio rapporto con la fatica <strong>di</strong> solito è<br />

positivo, perché è bello vincerla: è una gioia<br />

incre<strong>di</strong>bile, un’esperienza meravigliosa saper<br />

resistere per godersi il risultato. Evitare le<br />

<strong>di</strong>fficoltà, invece, significa negarsi il piacere<br />

<strong>di</strong> realizzarsi, e secondo me chi non si mette<br />

mai alla prova e non sperimenta i propri<br />

limiti è una persona piatta, a cui non importa<br />

nulla... che si lascia vivere e basta.<br />

“Ma chi te lo fa fare!”… protesta sovente chi<br />

non coglie alcun significato nel mio lavoro,<br />

in questa continua attività <strong>di</strong> potenziamento<br />

psico-fisico. In alcuni momenti, a <strong>di</strong>re il vero,<br />

temo anch’io <strong>di</strong> non riuscire a sopportare lo<br />

sforzo prolungato, soprattutto quando sono<br />

un po’ stanca o non sto bene, allora mi viene<br />

il dubbio: “Forse non ce la faccio!” Ma non<br />

accetto <strong>di</strong> cedere. Quando ho la sensazione<br />

<strong>di</strong> non trovarmi nelle con<strong>di</strong>zioni giuste per<br />

me, mi sembra <strong>di</strong> non poter colmare la<br />

<strong>di</strong>stanza tra ciò che devo e che riesco a fare.<br />

Ma so che andrà bene, e mi rassicuro: Eppure<br />

ho superato queste <strong>di</strong>fficoltà tante altre volte,<br />

in circostanze <strong>di</strong> gran lunga peggiori! E’ solo<br />

questione <strong>di</strong> testa Ste’, vedrai che ce la fai.<br />

Devi pensare che la spunterai. Cerco allora <strong>di</strong><br />

convincermi che riesco perché posso, avendo<br />

ripetutamente sperimentato ogni genere <strong>di</strong><br />

ostacoli, e resisto, anche se è davvero arduo<br />

affrontare minuto per minuto una realtà<br />

pesante, che in alcuni casi riguarda il ren<strong>di</strong>mento<br />

fisico, ma <strong>più</strong> sovente la capacità <strong>di</strong><br />

controllare mentalmente un lavoro severo.<br />

E’ quella che noi chiamiamo appunto<br />

fatica <strong>di</strong> testa.


Ogni allenamento, comunque, è per me una<br />

vera e propria gara: non contro il tempo<br />

o il cronometro, ma con me stessa, e sono <strong>più</strong><br />

sod<strong>di</strong>sfatta quando arrivo stremata, perché<br />

mi sento completamente appagata, proprio<br />

come avessi vinto. Mentre non ottengo nulla<br />

se vado tanto per fare (ma non capita quasi<br />

mai…) A volte mi succede <strong>di</strong> svegliarmi<br />

stanchissima: devo allenarmi, e non vorrei<br />

neanche alzarmi. Allora rivedo le mie motivazioni:<br />

la voglia <strong>di</strong> fare, innanzitutto <strong>di</strong><br />

conquistare la Coppa del Mondo, il desiderio<br />

<strong>di</strong> essere felice per una vittoria e il successo<br />

personale, ma anche <strong>di</strong> far contenti gli altri<br />

(penso a chi mi vuole bene, agli innumerevoli<br />

tifosi che mi sostengono, come gli amici del<br />

fan-club <strong>di</strong> Pietraporzio, alla gente che mi<br />

guarda in televisione, agli sponsor e al mio<br />

gruppo…) Queste componenti mi spingono a<br />

uscire. Anche nei giorni in cui piove, magari<br />

a <strong>di</strong>rotto, o fa freddo, oppure nevica… in quel<br />

momento, è proprio la testa che gioca un<br />

ruolo importante. Non ricordo <strong>di</strong> aver pronunciato<br />

una frase come: “Oggi non vado<br />

perché non ho voglia”. Non è mai, mai capitato.<br />

Mai. Non ho voglia, ma vado lo stesso.<br />

Tutto sta nel superare quei primi 5 minuti in<br />

cui esci, hai freddo, senti la stanchezza…poi<br />

vai, entri nella nebbia e ti lasci avvolgere…<br />

come domenica scorsa, quando ce n’era tanta,<br />

in montagna e non ho trovato nessuno:<br />

soltanto mucche che pascolavano.<br />

Era proprio bellissimo…ed ero così contenta!<br />

D’altra parte, se per qualche motivo non<br />

posso allenarmi, poi sto male, anzi malissimo<br />

e per tutto il giorno esaspero mio marito o i<br />

<strong>miei</strong>, perciò è meglio che esca, anche se si<br />

tratta <strong>di</strong> correre sotto la pioggia.<br />

L’altra mattina <strong>di</strong>luviava e in <strong>più</strong> avevo mal<br />

<strong>di</strong> gola, ma volevo seguire alla lettera il mio<br />

programma. Cercherò un posto adatto, mi<br />

sono detta. Dove fare corsa in salita e<br />

all’asciutto? Pensa pensa, ho poi trovato la<br />

soluzione del Forte <strong>di</strong> Vina<strong>di</strong>o. Ben coperta,<br />

mi sono arrampicata per le tante gra<strong>di</strong>nate<br />

ripide: ho evitato <strong>di</strong> bagnarmi e alla fine ero<br />

stanchissima, ma felice. L’allenamento per me<br />

è quasi una fissazione, che a lungo andare<br />

può rendere forse un po’ ossessivi, me ne<br />

rendo conto. Ovviamente non metto a rischio<br />

la salute sotto la gran<strong>di</strong>ne o la pioggia scrosciante,<br />

ma aspetto che torni il sereno: ma mi<br />

alleno in giornata.<br />

Ti alleni anche a un calcolo ottimale del<br />

tempo e delle tue risorse.<br />

Per la mia attività ha un valore particolarissimo<br />

ogni singolo istante, tanto che, in due ore<br />

<strong>di</strong> allenamento, devo perfino organizzarmi<br />

per bere. Sul ghiacciaio usiamo tutti la<br />

borraccia, ma molti <strong>di</strong> noi non staccano il<br />

cronometro quando si fermano, mentre io<br />

lo blocco sempre, per non togliere tempo agli<br />

esercizi: se mi interrompo per 3 minuti dopo<br />

ogni giro, moltiplicando per cinque arrivo<br />

a un quarto d’ora e va a finire che, in capo<br />

a qualche giorno, segno sul <strong>di</strong>ario esercizi che<br />

non ho eseguito. In passato qualcuno mi ha<br />

derisa per questa mia attenzione alla durata<br />

dell’attività, ma se è prevista un’ora, non<br />

la riduco a 58 minuti, perché i due <strong>di</strong> oggi<br />

e quelli <strong>di</strong> domani, dopo un anno <strong>di</strong>ventano<br />

ore! Se poi ne sono state stabilite due, non<br />

mi fermo 5 minuti prima, piuttosto 5 minuti<br />

dopo. “Che cosa contano quei pochi minuti<br />

in <strong>più</strong>?” mi rimproverano spesso, ma io<br />

insisto che quel poco <strong>di</strong> ogni giorno conta!<br />

Mi chiedo, allora, perché timbrare il cartellino<br />

sul lavoro: non si potrebbe andare via<br />

tutti mezz’ora prima?<br />

Sei stata abituata fin da piccola al rigore<br />

del comportamento?<br />

Credo che la famiglia abbia un ruolo fondamentale<br />

nella vita <strong>di</strong> ogni persona e, se sono<br />

arrivata fin qui con certe idee, lo devo<br />

sicuramente all’educazione ricevuta.<br />

I <strong>miei</strong> genitori non mi hanno mai incitata a<br />

gareggiare, anzi ho sempre deciso in libertà,<br />

mentre oggi vedo tanti adulti sollecitare<br />

troppo i figli, fino a comprar loro l’attrezzatura<br />

migliore, perché li vorrebbero subito<br />

campioni…


No, io non sono mai stata spinta, però mi<br />

hanno fatto capire che, per raggiungere<br />

qualcosa, si devono sopportare tanti sacrifici,<br />

principio che, senza dubbio, ho assimilato<br />

fin da bambina. In casa nostra, d’altra parte,<br />

non si navigava certo nell’oro, visto che<br />

soltanto mio papà lavorava e si era in cinque.<br />

Non avevamo molto e si viveva come una<br />

famiglia normale, perciò mi hanno sempre<br />

insegnato a rispettare tutti, ma anche tutto,<br />

ad apprezzare ciò che si ha e si riceve.<br />

I commenti negativi che sento sovente quando<br />

vengono fornite le giacche alla squadra:<br />

“Oh, che brutta, che colore!” mi fanno<br />

ricordare che ero la bambina <strong>più</strong> contenta <strong>di</strong><br />

questo mondo, se ricevevo semplicemente<br />

una maglia…<br />

Pensa che soltanto in quinta elementare ho<br />

avuto i primi sci “belli” (ma anche gli unici!),<br />

un paio <strong>di</strong> Spal<strong>di</strong>ng ver<strong>di</strong> e bianchi, che mi<br />

hanno mandato per i Giochi della Gioventù.<br />

E se allora qualche ragazzina metteva già la<br />

tuta da fondo, io portavo ancora quella da<br />

ginnastica, azzurra e bianca, che mio zio<br />

aveva comprato a Torino: ero contentissima<br />

lo stesso e non me ne sono mai fatta un<br />

problema, pur senza possedere niente <strong>di</strong> ciò<br />

che sfoggiavano le mie compagne.<br />

Ho imparato lo spirito <strong>di</strong> sacrificio, <strong>di</strong> cui mi<br />

ricorderò sempre, vedendo i <strong>miei</strong> lavorare<br />

tanto, anzi tantissimo e continuamente.<br />

Non mi hanno mai portata in vacanza, ma<br />

mi hanno sempre dato l’affetto necessario.<br />

Se penso ai momenti <strong>più</strong> belli della mia vita<br />

li ritrovo negli anni dell’infanzia, quando si<br />

andava sul carro a far legna tutti insieme.<br />

Mio papà guidava il trattore e si stava tutto<br />

il pomeriggio nel bosco, facendo merenda<br />

con pane e nutella…che ricor<strong>di</strong> fantastici!<br />

“Ogni cima mi affascina”<br />

Come ti descrivi?<br />

Mi ritengo una persona qualunque, con la<br />

fortuna <strong>di</strong> aver intrapreso un’attività che ha<br />

portato dei frutti, grazie a tutti coloro che<br />

mi hanno aiutata a raggiungere obiettivi<br />

entusiasmanti. Per arrivare a questi traguar<strong>di</strong><br />

ho dovuto naturalmente soffrire tantissimo,<br />

anche se, considerando dall’esterno ciò che<br />

ho dovuto passare, forse non tutti riescono<br />

a vedervi motivi <strong>di</strong> sofferenza, né <strong>di</strong> patimento…Nella<br />

vita, però, le situazioni non vengono<br />

percepite allo stesso modo, proprio perché<br />

sono soggettive e in quel momento, ti<br />

assicuro, per me le <strong>di</strong>fficoltà erano gran<strong>di</strong>.<br />

D’altra parte non sempre l’adulto capisce<br />

le fatiche del bambino e non si accorge nemmeno<br />

che a volte un minimo ostacolo gli<br />

richiede già un enorme sforzo. Riconosco,<br />

comunque, <strong>di</strong> aver avuto molto coraggio…<br />

Sì, sovente mi sono lanciata anche se avevo<br />

paura, una componente che mi ha sempre<br />

accompagnata (e che non riguarda il timore<br />

<strong>di</strong> trovarmi da sola al buio, <strong>di</strong> notte, in posti<br />

sconosciuti, ma piuttosto <strong>di</strong> non riuscire a<br />

raggiungere la meta prefissata). Per anni,<br />

con un’altra ragazza, ho viaggiato con il treno.<br />

Ci è successo un po’ <strong>di</strong> tutto ma abbiamo<br />

sempre affrontato, momento per momento, gli<br />

inconvenienti che ci capitavano, accumulando<br />

così un bagaglio <strong>di</strong> esperienza e <strong>di</strong> maturità.<br />

Quando poi, dopo le Olimpia<strong>di</strong> <strong>di</strong> Albertville,<br />

mi è stata data in uso una macchina (essendo<br />

da sempre appassionata <strong>di</strong> automobili, toccavo<br />

il cielo con un <strong>di</strong>to per la felicità!) sono<br />

partita da sola verso Auronzo <strong>di</strong> Cadore,<br />

per il corso <strong>di</strong> guar<strong>di</strong>a Forestale: un viaggio<br />

<strong>di</strong> sette ore che ho affrontato senza quasi<br />

conoscere l’itinerario… Sì, sono convinta che<br />

occorra avere il coraggio <strong>di</strong> fare esperienze,<br />

<strong>di</strong> buttarsi e provare: se non ti lanci una<br />

volta, rischi <strong>di</strong> non farlo <strong>più</strong>.<br />

Durante le trasferte in giro per il mondo mi<br />

piace molto capire e scoprire il <strong>più</strong> possibile<br />

dei vari aspetti della vita. Se vedo qualcosa <strong>di</strong><br />

nuovo, chiedo insistentemente: “Cos’è, cos’è?”<br />

e, arrivando in luoghi sconosciuti, appena<br />

trovo un attimo <strong>di</strong> tempo, nel pomeriggio<br />

o <strong>di</strong> sera, vado in giro a osservare come vive<br />

la gente. In questo modo ho potuto esplorare<br />

<strong>di</strong>verse realtà, soprattutto in Russia e, poiché<br />

adoro viaggiare (anche se sono andata


soltanto due volte in vacanza, in tutti questi<br />

anni!) ho potuto constatare situazioni spaventose<br />

<strong>di</strong> povertà, accanto ad altre in cui si vive<br />

bene, sereni e tranquilli. Sono sempre <strong>più</strong><br />

convinta che l’Italia è il paese in cui si sta<br />

meglio: abbiamo <strong>di</strong> tutto ed è una gran fortuna,<br />

anche se non ce ne accorgiamo e non<br />

sfruttiamo le risorse esistenti. Sono molto<br />

curiosa, non del privato (un aspetto che non<br />

mi interessa, infatti abito in questo posto<br />

un po’ isolato, dove non vedo mai nessuno<br />

e non so niente dei vicini) quanto, piuttosto,<br />

<strong>di</strong> come funzionano le cose, la vita…<br />

Voglio sapere come è fatto il motore <strong>di</strong> una<br />

macchina, perché c’è la luce nelle lampa<strong>di</strong>ne,<br />

come funziona la ra<strong>di</strong>o, perché bolle l’acqua…<br />

come scrivi un libro! Devo sempre chiedere,<br />

perché voglio sapere e a volte <strong>di</strong>venta quasi<br />

imbarazzante, soprattutto quando incontro<br />

persone che forse pensano: “Cosa vuole questa<br />

qui? “. Se però trovo chi risponde alle mie<br />

richieste sono proprio sod<strong>di</strong>sfatta.<br />

Mi fa piacere coltivare l’amicizia e la vicinanza<br />

umana anche attraverso il rispetto e il<br />

saluto, che mi hanno sempre insegnato a casa<br />

e che, secondo me, sono fondamentali per<br />

tutti. Quando scio al Nord non incontro<br />

nessuno, perché lassù è sempre buio e soltanto<br />

la pista è in parte illuminata, ma se nel<br />

pomeriggio vado a correre e in palestra, trovo<br />

una vera folla e ci si saluta tutti, proprio tutti,<br />

con un “Ehi”. E’ fantastico! In quell’oscurità,<br />

talvolta a venti sotto zero, la gente passeggia<br />

col cane e ti lancia il suo “Ehi!”, a cui rispon<strong>di</strong><br />

quasi come un’eco. Ho preso quest’abitu<strong>di</strong>ne<br />

e adesso, in giro sui ghiacciai, tra atleti<br />

ci incrociamo sempre con quel segnale…<br />

Il saluto è già rispetto dell’altro, perché<br />

<strong>di</strong>cendogli: Ci sei, ti vedo! Riconosci la sua<br />

esistenza. Credo in Dio e penso sia il valore<br />

<strong>più</strong> bello che i <strong>miei</strong> genitori mi abbiano<br />

trasmesso, perché, <strong>di</strong> conseguenza, vengono<br />

gli altri: essere buoni con tutti, non fare mai<br />

del male e perdonare quello ricevuto.<br />

Non mi vergogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiararmi credente,<br />

quando talvolta me lo domandano, la fede<br />

per me è scopo <strong>di</strong> vita.<br />

La montagna è la tua grande passione…<br />

Ogni cima mi affascina, ma è ovvio che adori<br />

i <strong>miei</strong> posti, perché vi sono nata e fin da<br />

bambina li ho scoperti con mio papà, quin<strong>di</strong><br />

li conosco bene: nel guardarli provo una<br />

particolare felicità e, nello stesso tempo, una<br />

certa malinconia, però anche piacevole…<br />

Stamattina, per esempio, facendo colazione,<br />

ho sollevato gli occhi oltre le ten<strong>di</strong>ne ed era<br />

tutto rosso: uno spettacolo magnifico che<br />

varia momento per momento, nel corso del<br />

giorno e dell’anno... Secondo me le stagioni<br />

sono la cosa <strong>più</strong> bella che Dio ha creato.<br />

Sia in posti nuovi, sia in quelli che conosco,<br />

mi riempiono la vita: amo la primavera in<br />

modo incre<strong>di</strong>bile, perché mi sembra che da<br />

qualcosa <strong>di</strong> morto rinasca tutto: i fiori, le<br />

piante, i germogli…Mi perdo a veder comparire<br />

nell’orto le foglie piccole e le fioriture,<br />

a guardare le piante che rinver<strong>di</strong>scono e gli<br />

uccellini… Meraviglioso!<br />

L’estate mi piace, sì, per il caldo (se non è<br />

esagerato, altrimenti lo soffro) ma preferisco<br />

questa magnifica atmosfera autunnale, con<br />

quel po’ <strong>di</strong> vento tra le foglie nelle giornate<br />

serene, quando risaltano tutte le tonalità dei<br />

boschi… Sì, le stagioni mi fanno impazzire <strong>di</strong><br />

gioia, anche se, forse, sono un po’ in<strong>di</strong>fferente<br />

all’inverno, perché paradossalmente, gareggiando<br />

da tanto tempo ormai, non posso gustarlo<br />

davvero. Qui a casa non lo vivo quasi<br />

per nulla, infatti, e se aspetto la neve proprio<br />

come da bambina, esaltandomi per la felicità<br />

con la stessa magica attesa <strong>di</strong> allora, non la<br />

vedo mai arrivare, perché ai primi <strong>di</strong> novembre<br />

parto per la Scan<strong>di</strong>navia, dove è già scesa<br />

da un po’. Tra una gara e l’altra, però, non<br />

me la posso godere. Quando sono a casa, poi,<br />

a volte <strong>di</strong>venta ad<strong>di</strong>rittura un problema, per<br />

la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> andare a sciare, per la strada,<br />

la pista… Domenica era una bella giornata e,<br />

correndo, respiravo a fondo l’inizio dell’autunno,<br />

anzi, lo assorbivo come una spugna.<br />

Le foglie ti cadono in faccia, quelle che


calpesti ammorbi<strong>di</strong>scono il passo e vivi nel<br />

colore…Sola in mezzo ai campi, mi sono<br />

soffermata a pensare con nostalgia alla primavera,<br />

perché adesso vedo davanti a me un<br />

tunnel con eventi anche entusiasmanti, ma<br />

molto <strong>di</strong>fficili da affrontare e la fine dell’inverno<br />

è quasi un’uscita da quell’imbuto.<br />

Per fortuna, però, arriva presto e allora mi<br />

entusiasmano tutti i colori, le sensazioni<br />

naturali, il profumo dell’aria e gli animali<br />

tranquilli, che si lasciano ammirare quando<br />

non hanno ancora paura. Un’esperienza meravigliosa<br />

è quella <strong>di</strong> salire a Sant’Anna a fine<br />

aprile, quando puoi vedere mufloni, camosci,<br />

marmotte e stambecchi in libertà…<br />

In quel momento sentivo dentro nostalgia e<br />

felicità insieme e mi domandavo: “Quando<br />

avrò smesso <strong>di</strong> gareggiare, sarò <strong>di</strong> nuovo in<br />

grado <strong>di</strong> vivere pienamente la stagione in un<br />

solo posto, momento per momento, attraversando<br />

gradualmente tutti i cambiamenti?”<br />

Di fronte a casa dei <strong>miei</strong>, a Pontebernardo,<br />

c’è una montagna chiamata Monte Panieris.<br />

Se esco sulla soglia me la trovo davanti, così<br />

gigantesca e, quando sono lontana, la immagino<br />

tutta carica <strong>di</strong> neve, nella sua veste<br />

invernale, o molto nuda e spoglia durante il<br />

<strong>di</strong>sgelo, oppure animata da un verde esaltante.<br />

Ma è l’atmosfera luminosa, calda e colorata<br />

dell’autunno che la rende <strong>più</strong> incantevole ai<br />

<strong>miei</strong> occhi. Non sono mai arrivata fin lassù,<br />

proprio in punta, però la conosco benissimo,<br />

perché le ho vissuto accanto giorno per<br />

giorno, interpretando il suo <strong>di</strong>fficile umore.<br />

Non ricordo <strong>di</strong> averla vista con altri occhi<br />

da bambina, anzi, mi sembra che non sia mai<br />

cambiata nella mia percezione ed é davvero<br />

strano, perché <strong>di</strong> solito, mentre si cresce,<br />

ci si rapporta alla realtà in modo <strong>di</strong>verso.<br />

Quella montagna, invece, io l’ho sempre vista<br />

com’è, forse perché c’è qualcosa dentro <strong>di</strong> me<br />

che richiama costantemente la sua immagine:<br />

un vertice alto, fisso, invalicabile, ma anche<br />

rassicurante, che segna il mio punto d’arrivo.<br />

Così il Monte Panieris, <strong>di</strong>ventato il mio<br />

simbolo, dà un senso reale alla mia impresa,<br />

all’obiettivo <strong>di</strong> raggiungere la vetta, perché<br />

rappresenta concretamente tutti quei gra<strong>di</strong>ni<br />

che, come <strong>di</strong>cevo, bisogna superare per<br />

arrivare in cima.<br />

“Continuo a sognare e sognare,<br />

senza limiti... ci sono giornate in cui<br />

mi sento davvero una farfalla”<br />

Le tue innumerevoli esperienze <strong>di</strong> gara<br />

hanno qualche elemento in comune?<br />

In pista mi accompagna sempre il consiglio<br />

che Giulietto Gerar<strong>di</strong>, (olimpionico e persona<br />

<strong>di</strong> esperienza <strong>di</strong> cui ho già parlato), mi ha<br />

dato quando avevo quattor<strong>di</strong>ci o quin<strong>di</strong>ci<br />

anni: “Stefania, devi pensare che in qualunque<br />

gara, sia che tu perda o vinca, che vada bene<br />

o male…c’è il momento <strong>di</strong> crisi. Ti sembrerà<br />

interminabile, ma ricordati che dura poco:<br />

pochi secon<strong>di</strong>. Se riesci a superarli, dopo vai.”<br />

E’ vero, in ogni gara ho la crisi, ma io penso<br />

sempre a ciò che mi ha detto. Quando l’ho<br />

superata mi butto, ma prima so che deve<br />

arrivare…perciò l’aspetto e l’affronto.<br />

Ogni volta sembra senza fine, e talmente dura<br />

che non ce la faccio <strong>più</strong>. Passerà? mi chiedo,<br />

mentre vedo quasi nero e mi sembra che<br />

continui per minuti e minuti:<br />

In realtà non sono che attimi, ma è anche<br />

bello affrontarli e uscirne perché se fosse<br />

tutto facile, allora…


Il resto è davvero “facile”?<br />

Se sto bene, sì. Ci sono giornate in cui mi<br />

sento davvero una farfalla. Quando mi alleno<br />

sul ghiacciaio, se sono in forma e tutto è a<br />

posto, a volte sono così allegra, come <strong>di</strong>cevo,<br />

che parto cantando a squarciagola e al ritorno<br />

racconto ai <strong>miei</strong> allenatori: ”Oggi ero proprio<br />

una libellula, andavo via tranquilla!” Sono<br />

i giorni in cui vado bene, come ad Albertville,<br />

che ricordo ancora adesso, con sensazioni <strong>di</strong><br />

leggerezza e sogno…Il momento della vittoria<br />

arriva quando l’ho desiderato così intensamente<br />

da poterlo vivere davvero, perciò mi<br />

piace molto il titolo <strong>di</strong> questo libro, perché io<br />

continuo a sognare e sognare, senza limiti…<br />

Che cosa <strong>sogni</strong>?<br />

Forse la <strong>veloci</strong>tà, il volo…quello dell’aquila,<br />

il mio animale preferito, simbolo delle montagne<br />

e delle imprese <strong>più</strong> riuscite…Sì, voglio<br />

essere <strong>più</strong> veloce delle <strong>aquile</strong>, ma i <strong>sogni</strong>,<br />

ancora <strong>più</strong> leggeri <strong>di</strong> me, mi precedono e si<br />

fanno inseguire, portandomi sempre <strong>più</strong> in<br />

alto… L’anno scorso qui da noi c’era tanta<br />

neve e sono andata a sciare nella pineta <strong>di</strong><br />

Pontebernardo. In un attimo sono arrivata in<br />

cima, nel posto che chiamiamo Cumiscent,<br />

perché vi cresce l’assenzio. Era stupendo:<br />

mi sono soffermata un attimo a guardare le<br />

montagne e la <strong>di</strong>stesa pianeggiante davanti a<br />

me. Mancavano forse venti giorni ai Mon<strong>di</strong>ali<br />

ed ho immaginato <strong>di</strong> essere in gara: mi<br />

trovavo sulla traiettoria d’arrivo ed ero prima!<br />

Ho volato <strong>veloci</strong>ssima quel tratto <strong>di</strong> piano,<br />

poi, come per tagliare un traguardo ideale, ho<br />

alzato le braccia e gridato: ”Iiuhu!”, ripetendo<br />

a me stessa: Stefania Belmondo, campionessa<br />

mon<strong>di</strong>ale… Sognavo! Però mi sono ripresa<br />

subito: se qualcuno ti vede, può prenderti<br />

per matta! mi <strong>di</strong>cevo. Per la verità, continuo<br />

a farlo in molte occasioni…Sì, confesso<br />

che non mi è capitato soltanto quella volta!<br />

Ricordo per esempio un’altra bella giornata<br />

in cui fantasticavo <strong>di</strong> vincere una gara.<br />

Questi <strong>sogni</strong> si sono poi avverati puntualmente:<br />

io avevo già immaginato la situazione ed è<br />

stato poi magnifico viverla nella realtà!<br />

Cosa rappresenta il “sogno” per te?<br />

L’attesa, l’aspettativa <strong>di</strong> ciò che rincorri<br />

lavorando duramente e che puoi ottenere se<br />

lo vuoi davvero, che sia un bene materiale<br />

da possedere o soprattutto una conquista<br />

interiore per migliorare te stessa: è una meta<br />

che puoi raggiungere soltanto se lo desideri<br />

veramente, fino in fondo. Certo, non devi<br />

pretendere l’impossibile, ma qualcosa alla<br />

tua portata, che puoi acquisire o “<strong>di</strong>ventare”,<br />

per apprezzarlo poi in tutto e per tutto:<br />

è ovvio però che, se <strong>sogni</strong> <strong>di</strong> andare sul Sole,<br />

quella rimarrà per forza una pura illusione!<br />

Sono stata abituata dai <strong>miei</strong> genitori, come<br />

ho già detto, a gioire delle piccole o gran<strong>di</strong><br />

cose che riuscivamo a guadagnare con volontà<br />

e fatica, proprio perché non avevamo granché,<br />

quin<strong>di</strong>, sia prima, sia quando ho cominciato<br />

a vincere, ma anche adesso e credo sempre…<br />

ho dato e vorrò dare valore a ciò che desidero<br />

e che riesco a conquistare poco alla volta.<br />

Ogni vittoria è perciò un desiderio che si<br />

realizza?<br />

Sì…ma che su<strong>di</strong>. Quando vedevo vincere,<br />

sognavo anch’io la medaglia. Nell’88 guardavo<br />

Marjo Mathikainen trionfare a Calgary:<br />

Che bella, che bella la vittoria! Voglio anch’io<br />

salire sul po<strong>di</strong>o delle Olimpia<strong>di</strong>! Quando poi<br />

è successo, per me è stata una felicità<br />

incre<strong>di</strong>bile! Così è stato per i Mon<strong>di</strong>ali e per<br />

tutte le conquiste… ma ho nutrito anche altri<br />

<strong>sogni</strong>, come quello del matrimonio, un<br />

progetto costruito anch’esso pian piano:<br />

per me quel giorno è stato come una vittoria<br />

olimpica… però della vita, che mi ha portato<br />

una gioia inesprimibile…<br />

“Chi semina raccoglie”<br />

La gradualità è la tua strategia vincente<br />

per raggiungere la meta …<br />

Una buona preparazione richiede costanza,<br />

come per fabbricare una casa o un castello:<br />

devi sistemare i mattoni con un determinato


or<strong>di</strong>ne, una certa regolarità e non metterne<br />

uno qui, l’altro là, oggi sì e domani no,<br />

altrimenti quando arrivi in cima il muro<br />

cade…Invece si consolida se la costruisci<br />

giorno per giorno rispetto a un obiettivo<br />

circoscritto, che realizzi ogni volta al meglio.<br />

A volte mi interpellano i genitori <strong>di</strong> qualche<br />

bambino che ha appena cominciato a sciare<br />

ed è bravissimo: “Di’ qualcosa a nostro figlio”.<br />

La prima raccomandazione è che non deve<br />

pensare <strong>di</strong> vincere subito: non andrai mai<br />

da nessuna parte se ti arren<strong>di</strong> solo per non<br />

essere stato in testa nella prima gara e vuoi<br />

già abbandonare il campo: Basta, non<br />

gareggio <strong>più</strong>, tanto non vinco! Secondo me,<br />

prima <strong>di</strong> arrivare in cima, devi superare<br />

tante <strong>di</strong>fficoltà.<br />

Io non ho mica vinto subito, però i <strong>miei</strong> mi<br />

hanno sempre insegnato a perseverare:<br />

“Non importa, bisogna avere pazienza, perché<br />

chi semina poi raccoglie”. Questo concetto mi<br />

è sempre piaciuto tanto: raccoglie chi semina,<br />

chi semina bene, certo. Non serve spargere<br />

qualche granello a caso, tanto per farlo.<br />

Devi cercare le motivazioni e gli stimoli giusti<br />

o, almeno, quelli che ti sembrano tali.<br />

Chi mi può <strong>di</strong>re, infatti, che cosa va bene, qual<br />

è il modo corretto <strong>di</strong> agire? L’anno scorso,<br />

almeno <strong>di</strong>eci persone mi hanno ripresa:<br />

”Ti alleni troppo!” Dal primo all’ultimo,<br />

ogni giorno mi riempivano la testa come una<br />

mongolfiera…Ma io, zitta zitta, seguivo i<br />

consigli dell’allenatore, perché ho fiducia<br />

in lui e vado avanti per la mia strada.<br />

Quando ho vinto i Mon<strong>di</strong>ali, però, hanno<br />

dovuto tacere loro…<br />

Come tieni conto delle valutazioni altrui ?<br />

Io so quello che devo fare. Se sento che non<br />

ce la faccio <strong>più</strong>, se sono tanto stanca, capisco<br />

che, probabilmente sì, sto esagerando.<br />

In questo senso, mi capita <strong>di</strong> pensare sovente<br />

ai tanti bambini che vengono esasperati,<br />

spinti a forza in qualche <strong>di</strong>rezione, dopo <strong>di</strong><br />

che, dentro <strong>di</strong> sé, perdono la giusta misura.<br />

Che rabbia, che rabbia per questo!<br />

L’altro giorno, in una gara, mi è capitato <strong>di</strong><br />

“prendere” davanti a me un ragazzo degli<br />

juniores <strong>di</strong> circa <strong>di</strong>ciott’anni, considerato<br />

da parecchi una promessa, i cui genitori,<br />

seguendoci su e giù con il pulmino per quei<br />

10 chilometri, mi hanno fatta letteralmente<br />

impazzire: “Vai, vai! Passala via! Vai, scia<br />

bene, vai via, dai!” E giù bestemmie…<br />

Ma <strong>di</strong>co, siamo pazzi? Io ho tenuto duro<br />

ma, appena arrivata, per trattenermi dal<br />

<strong>di</strong>rgliene quattro, mi sono subito allontanata<br />

da sola per il defaticamento. Non so come<br />

sarò io, se <strong>di</strong>venterò madre: forse la peggiore<br />

educatrice <strong>di</strong> questo mondo, non posso<br />

escluderlo… ma trattare così i figli vuol <strong>di</strong>re<br />

rovinarli! La mia fortuna, non mi stanco<br />

<strong>di</strong> ripeterlo, è stata che i <strong>miei</strong> genitori non<br />

mi hanno mai stressata! Se però mio padre<br />

si fosse comportato così con me, mi sarei<br />

fermata, questo è certo. Giuro che mi bloccavo.<br />

Un allenatore ha poi commentato il caso:<br />

“Sono contento che me ne abbia parlato tu,<br />

cercherò ancora <strong>di</strong> farlo capire a quei genitori,<br />

anche se ho già provato per almeno<br />

venti volte. Non si rendono conto <strong>di</strong> quanto<br />

pressano questo ragazzo. Lo fanno impazzire.<br />

Ma sai quanti sono nelle stesse con<strong>di</strong>zioni?<br />

Un’infinità! Su cinquanta ragazzi che praticano<br />

un’attività sportiva, almeno quaranta


vengono talmente esasperati da rischiare <strong>di</strong><br />

considerarsi poi dei falliti, quando, dal loro<br />

punto <strong>di</strong> vista, non saranno riusciti a centrare<br />

l’obiettivo”.<br />

La gioia dello sport pulito<br />

In gara non hai mai l’impressione che<br />

le forze <strong>di</strong> chi compete con te siano<br />

“truccate”?<br />

No, questo no, perché non ci penso nemmeno,<br />

altrimenti <strong>di</strong>venterei pazza! E poi, finché<br />

non si hanno prove… D’altra parte, ci sono<br />

i controlli. No, penso solo <strong>di</strong> andare forte,<br />

soltanto quello, essendo comunque contenta<br />

<strong>di</strong> come sono. La <strong>più</strong> grande frustrazione può<br />

arrivare dopo la gara, con la squalifica per<br />

doping <strong>di</strong> un’atleta, quando capisci che la sua<br />

vittoria ti è costata una posizione o ad<strong>di</strong>rittura<br />

un po<strong>di</strong>o…<br />

A te piace correre e vincere padroneggiando<br />

le tue sensazioni…<br />

Non solo… Penso proprio che morirei <strong>di</strong><br />

paura prima ancora <strong>di</strong> prendere qualcosa.<br />

Sì, sono fatta così: ho il terrore <strong>di</strong> danneggiare<br />

la mia persona, e so che le sostanze usate<br />

per il doping possono causare seri problemi.<br />

L’altro ieri la giornata era splen<strong>di</strong>da,<br />

senza neppure una nuvola.<br />

Non ho trovato macchine e, mentre<br />

mi allenavo, ho colto l’attimo!<br />

Ma della mia vita! Come? Ho guardato<br />

le cime, la superficie del lago…<br />

E’ stato il mio carpe <strong>di</strong>em:<br />

“Cogli l’istante, sentilo, go<strong>di</strong>telo,<br />

vivilo, così potrai ricordarlo”.<br />

Ho letto tanto in proposito, mi documento e<br />

chiedo, perché mi piace informarmi.<br />

Ho appena finito un libro in francese,<br />

Ma vérité sur le dopage, in cui un ciclista<br />

racconta la sua drammatica esperienza <strong>di</strong><br />

ciclista, quando, facendo uso <strong>di</strong> sostanze<br />

molto pesanti, si era ridotto peggio <strong>di</strong> un<br />

cavallo. Mi domando come facesse a vivere.<br />

Non ne vale la pena! No, per me non ci sono<br />

giustificazioni che tengano.<br />

Chi fa uso <strong>di</strong> sostanze è sconfitto in<br />

partenza, perché tende a “consumare”<br />

giorni, vittorie e premi per riempire il<br />

vuoto, anziché vivere imparando<br />

dell’esperienza.<br />

Sì, questa persone sprecano qualcosa <strong>di</strong> sacro,<br />

che tutti tocchiamo, nell’esistenza: mettersi<br />

in gioco lavorando o stu<strong>di</strong>ando significa<br />

coltivare ciò che Dio ci ha dato, altrimenti<br />

è come buttare all’aria tutto… e la nostra vita<br />

è unica. Certo, non è facile perseverare,<br />

perché ci vuole fatica e molta, ma - insisto -<br />

le migliori vittorie, le <strong>più</strong> gran<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni,<br />

i momenti <strong>di</strong> vera gioia sono quelli per i quali<br />

si sono impiegati <strong>più</strong> tempo, energia e forza,<br />

in cui ci si è spesi completamente.

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