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Benassai II.p65 - AISI

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Strutture di accosto nei porti marittimi<br />

EDOARDO BENASSAI<br />

Strutture di accosto nei porti marittimi*<br />

Accosti per merci alla rinfusa<br />

Nei porti più frequentati esistono pure<br />

calate specificatamente adibite ai traffici,<br />

sia di transito e sia pure di deposito,<br />

delle “merci di massa alla rinfusa”, o<br />

“rinfuse” “bulkcargo. Esse possono<br />

distinguersi per diversità di impianti e di<br />

merce, in:<br />

a) calate o terminali per rinfuse<br />

liquide quali petrolio greggio, idrocarburi;<br />

b) calate, o terminali per rinfuse<br />

secche; le rinfuse secche distinte a loro<br />

volta in rinfuse secche da benna e<br />

rinfuse secche da silos;<br />

c) calate, o terminali, per traffico<br />

gas liquefatti, prodotti chimici liquidi, prodotti<br />

pericolosi.<br />

È interessante ricordare come le<br />

calate, sia per merci varie che per<br />

rinfuse a seconda che siano aperte alla<br />

libera frequentazione delle navi e delle<br />

merci di operatori e destinatari più diversi,<br />

ovvero che siano legate ad un<br />

determinato circuito commerciale, a<br />

determinate compagnie marittime, od<br />

enti industriali, vengono definite pubbliche<br />

(Multi User Terminal o Multi User<br />

Berth) ovvero riservate; preferenziali<br />

in autonomia funzionale.<br />

Si tratta di caratteristiche operative<br />

molto importanti ai fini sia della progettazione<br />

ma più in particolare dell’ esercizio,<br />

perché vi corrispondono come è<br />

intuibile flussi di traffico di intensità com-<br />

1511<br />

posizione e regolarità ben diversa, con<br />

la conseguenza di fornire rendimenti, o<br />

grado di utilizzazione degli impianti,<br />

sensibilmente superiori per gli accosti<br />

riservati.<br />

È interessante iniziare con un cenno<br />

alla struttura della calate per merci varie<br />

impiegate correntemente sino a tutto<br />

anni 50, ed in parte tuttora.<br />

In Fig. 1 si riporta la sezione trasversale<br />

delle due calate impiantate ai<br />

lati di uno sporgente del Bacino di<br />

Sampierdarena del porto di Genova, -<br />

disposizione tradizionale.<br />

Come si può notare ciascuna calata<br />

ha larghezza di m 70 (pari a metà larghezza<br />

dello sporgente).<br />

Caratteristica la presenza delle gru<br />

con cavalletto a capra zoppa. portata al<br />

gancio < 3 t e che condizionano la produttività<br />

della calata.<br />

Con l’impiego sistematico delle grandi<br />

unità di carico (contenitori, automezzi)<br />

le calate del tipo ora ricordate, che,<br />

ove sono ancora in uso, vengono definite<br />

di tipo tradizionale, vennero sostituite<br />

sia dalle già ricordate calate o terminali<br />

per merci containerizzate sia<br />

dalle più articolate calate polivalenti,<br />

o multipurpose.<br />

Nell’impianto dei porti commerciali<br />

è da far cenno alle calate specializzate<br />

per la movimentazione delle merci alla<br />

rinfusa, “bulk cargo”. Le rinfuse secche,<br />

o solide, dry bulk cargo, come già


EDOARDO BENASSAI<br />

Fig. 1 – Sezione trasversale sporgente del bacino di Sampierdarena – Genova<br />

ricordato sono spesso ripartite - con riguardo<br />

alle apparecchiature di movimentazione<br />

e deposito nelle calate - in<br />

rinfuse secche da benna, quali carboni<br />

(sale, rottami di ferro, e rinfuse secche<br />

da silos, quali cereali, semioleosi, cementi,<br />

etc. Nei principi essenziali le calate<br />

presentano tuttora le caratteristiche<br />

d’impianto delle calate realizzate prima<br />

degli anni ‘50, radicalmente potenziate.<br />

Ovviamente, la potenzialità degli impianti<br />

di cardiscarica e di messa a deposito,<br />

devono essere in accordo con i grandiosi<br />

aumenti dei volumi di merce trasportata<br />

dalle grandi navi specializzate<br />

e con i grandi progressi delle attuali tecnologie<br />

di movimentazione delle rinfuse.<br />

Nella Fig 2 sono poste in evidenza le<br />

principali attrezzature di una calata per<br />

scarico rinfuse da benna (carboni, minerale<br />

e similari):<br />

- grande gru, o ponte scaricatore a<br />

benna, corrente su binario di banchina<br />

parallelamente alla fiancata della nave.<br />

- trasferimento della rinfusa scaricata<br />

al parco di deposito a mezzo di convogliatori<br />

a nastro;<br />

- messa a parco (e ripresa poi per la<br />

spedizione) con potenti attrezzature<br />

mobili su rotaia (stacker, stackerreclaimer).<br />

1512<br />

Le apparecchiature di trasferimento<br />

e di messa a deposito possono raggiungere<br />

la stessa resa oraria di quelle di<br />

scarico a lato della nave, che diventa<br />

fattore di qualifica per l’operatività dell’intera<br />

calata. È evidente la semplicità<br />

e linearità dell’impianto, in pieno accordo<br />

con i criteri della moderna portualità;<br />

con impianti potenti si possono scaricare<br />

navi di portata 150.000 DWT/<br />

200.OOO DWT in meno di tre giorni<br />

(compresi tempi di ormeggio e disormeggio).<br />

Negli impianti più recenti all’impiego<br />

degli scaricatori a benna, ad azione<br />

tipicamente discontinua, si vanno sostituendo<br />

quelli ad azione continua, con<br />

azione di principio, simile a quella da tempo<br />

in azione per il trattamento di merce<br />

a pezzatura minuta o in polvere (granaglie,<br />

minerale in polvere, cementi). Un<br />

ulteriore decisivo progresso sia sotto il<br />

profilo funzionale che di protezione ambientale<br />

si raggiunge con applicazione<br />

del cosidetto “slurry system”, per il trasporto<br />

di minerali e carbone in pezzatura<br />

minuta miscelata con acqua e cosi reso<br />

movimentabile con sistemi di pompaggio<br />

in condotte. Le esigenze primarie da<br />

osservare per strutture da adibire al traffico<br />

delle navi rinfusa sono:


- profondità dei fondali degli accosti,<br />

a motivo del gigantismo caratteristico<br />

delle navi porta rinfuse. I fondali<br />

dell’altezza di m 10/11 possono consentire<br />

l’accosto a navi cariche sino alle 40/<br />

45000 DWT di portata;<br />

- ampiezza dei piazzali di deposito,<br />

perché in un impianto commerciale non<br />

è dato prevedere un allontanamento<br />

immediato di tutta la merce scaricata;<br />

- circolazione dei convogli ferroviari<br />

della maggiore efficienza, con adeguata<br />

dotazione di binari di calata e linee<br />

di raccordo veloci ai parchi ferroviari<br />

di smistamento (in dipendenza<br />

dal traffico viario e cittadino).<br />

Un più agevole e spedito servizio alla<br />

nave ed alla merce si può ottenere nei<br />

terminali specializzati per il trattamento<br />

delle rinfuse liquide: oli minerali: grezzi<br />

(petroli grezzi) e raffinati (nafta, olio<br />

combustibile, gasolio, benzina, oli minerali<br />

lubrificanti) effettuati per i grezzi con<br />

navi fino alle 250.000 ~ 400.000 DWT<br />

e più e per i prodotti raffinati con navi<br />

minori, portate sino alle 60 000-120.000<br />

DWT. Per l’accosto sono sufficienti<br />

pontili di tipo discontinuo, la movimentazione<br />

della merce è affidata a sistemi<br />

di pompe che hanno resa elevata<br />

in proporzione della portata delle navi,<br />

cosicchè di norma in 18/24 h possono<br />

essere effettuate tutte le operazioni di<br />

sbarco o imbarco, qualunque sia il volume<br />

di merce trasportata dalla nave.<br />

Di consueto, sempre mediante pompaggi<br />

in condotte (oleodotti) la merce<br />

può essere avviata anche a grande distanza<br />

nell’hinterland, e l’accosto avere<br />

disponibilità di stoccaggio contenuto<br />

Strutture di accosto nei porti marittimi<br />

1513<br />

Fig. 2 – Movimentazione di merci<br />

da nave bulk cargo<br />

(in proporzioni alla portata delle navi che<br />

lo frequentano). L’impianto di terminal<br />

per i prodotti liquidi grezzi, ed in particolare<br />

quelli raffinati, esige l’osservanza<br />

di particolari attenzioni per la difesa<br />

antincendio dell’ impianto e per la difesa<br />

dell’ambiente (inquinamento delle<br />

acque marine, rischi di incendi, di<br />

esplosioni per le zone vicine, ecc.). Cautele<br />

accresciute sono richieste per terminali<br />

adibiti al traffico di navi speciali<br />

per il trasporto di gas liquefatti sia naturali<br />

(essenzialmente il metano) e sia<br />

derivati del petrolio (propano, propilene,<br />

butano, ammoniaca, cloruro di vinil,<br />

ed altri).<br />

Accosti per contenitori<br />

Movimentazione verticale<br />

Gli accosti per navi portacontainer,<br />

containership cellulari, caratterizzate<br />

dalla movimentazione verticale dei<br />

container, assunsero ben presto la configurazione<br />

indicata nella Fig. 3.<br />

L’accosto per nave sino alle 35.000<br />

DWT realizzato nella grande isola artificiale,<br />

di Port Island, a Kobe è in eser-


cizio dal 1977. La calata affianca cinque<br />

terminali - eventualmente interagenti<br />

- per uno sviluppo di 500 m. Si può rilevare<br />

la pianta rettangolare di superficie<br />

complessiva m 300 x 350 = 10.5 ettari<br />

comprendente una banchina di larghezza<br />

m 40, sulla quale corrono due sole<br />

grandi gru, ampia zona di deposito all’aperto<br />

(container yard) di 7 ettari, ai<br />

margini un limitato gruppo di fabbricati<br />

tra cui: officina manutenzioni mezzi operativi<br />

e container, direzione, ingresso.<br />

Condizionanti per l’operatività del terminai<br />

sono anzitutto le due grandi gru<br />

dette portainer, e la superficie di deposito<br />

- senza confronto superiori a quanto<br />

previsto nelle già cennate calate tradizionali<br />

per merci varie, - la gran facilità<br />

e scioltezza dei collegamenti viari e<br />

ferroviari.<br />

Le gru portainer hanno portata di 40/<br />

50t, sbraccio lato mare adeguato alla<br />

Fig. 3 – Accosto per contenitori a Port Island<br />

a Kobe<br />

EDOARDO BENASSAI<br />

1514<br />

larghezza delle navi portacontainer delle<br />

varie generazioni, si arriva sino a 35/<br />

40 m e più, lato terra sbraccio 22/30 m,<br />

notevole altezza per superare l’ingombro<br />

della nave a pieno carico di contenitori<br />

vuoti, scartamento 18/27 m.<br />

La gru è in grado di afferrare e sollevare<br />

il contenitore con un particolare<br />

telaio, spreader, fornito di freni elettromagnetici;<br />

l’operazione può essere svolta<br />

dal gruista (La Spezia, Fig. 4). Con<br />

orario di lavoro di 24 h di solito applicato<br />

in tutti i terminali efficienti si raggiunsero<br />

così le 14.000 t/giorno per un<br />

accosto, valori senza confronto superiori<br />

a quelli delle calate tradizionali. I<br />

contenitori possono esser collocati dalla<br />

gru sui vettori terrestri ma più frequentemente<br />

vengono messi a deposito sul<br />

grande piazzale, con ricorso a sistema<br />

diversi di movimentazione, che, in via<br />

semplificata possono esser ricondotti ai<br />

tre schemi della Fig. 5: movimentazione<br />

su carrelli, o trayler, a mezzo gru a<br />

cavaliere (straddle carrier), con apposite<br />

gru a portale (transteiner). ù<br />

Ammessa una portata media di merce<br />

di un TEU pari a 10 t, si sono così<br />

ottenuti con i nuovi traffici rese dalle 200/<br />

300 t/gru/h e, con due gru, 400/600t/h<br />

per nave, rese più elevate con i tipi più<br />

recenti di gru.<br />

Nella pratica sono usati spesso sistemi<br />

misti e nei grandi terminali il sistema<br />

più adottato è quello a transteiner.<br />

Ovviamente col ricorso all’appilamento<br />

dei container si può ridurre sensibilmente<br />

la richiesta di area di deposito, però diminuisce<br />

pure la flessibilità e la operatività<br />

dell’impianto.


Strutture di accosto nei porti marittimi<br />

Fig. 4 – Movimentazione contenitori nel porto di La Spezia<br />

Fig. 5 – Diversi sistemi di movimentazione di contenitori<br />

1515


Fig. 6 – Terminali per contenitori ad Amburgo<br />

Di norma non si superano mediamente<br />

i due container pieni sovrapposti. In<br />

ogni caso, con l’impiego di navi Lo/lo<br />

della terza ed attualmente anche quarta<br />

generazione è ben presto continuata a<br />

crescere l’ampiezza dell’area di calata,<br />

(Fig. 6).<br />

La Fig. 7 presenta lo schema di progetto<br />

di un nuovo terminal container del<br />

porto di Amburgo.<br />

Ad Anversa sono in esercizio due<br />

calate lunghe rispettivamente 2600 m e<br />

2150 m e della larghezza di circa 600 m<br />

a cui si aggiungono le aree richieste dagli<br />

impianti viari e ferroviari di servizio.<br />

Di importanza basilare è il tempo di sosta<br />

media, strettamente correlato all’ operatività<br />

non solamente del terminale ma<br />

pure dell’intera catena di traffico. È infatti<br />

da rilevare come il costo d’esercizio<br />

di una nave full container è di per se<br />

stesso assai più elevato di quello delle<br />

navi tradizionali, riferito al peso di merce<br />

trasportato e per vari motivi:<br />

- elevati oneri di ammortizzo del maggior<br />

costo di costruzione;<br />

- minore resa di carico della nave<br />

perché la quantità di merce trasportata<br />

su una full containers è minore di quella<br />

di una nave tradizionale di eguali dimensioni;<br />

- le più elevate velocità etc.<br />

EDOARDO BENASSAI<br />

1516<br />

Fig. 7 – Piazzali per contenitori nel porto<br />

Per ottimizzare il costo complessivo<br />

dei traffici occorre pertanto che molte<br />

navi scalino il porto, ma che si abbiano:<br />

- soste brevissime delle navi (due/<br />

tre giorni) e dei contenitori nel sistema<br />

portuale;<br />

- che le navi arrivino e ripartano con<br />

buona percentuale di containers pieni.<br />

Movimentazione orizzontale<br />

Decisamente più semplice l’impianto<br />

delle calate per il traffico navi a<br />

movimentazione orizzontale dei carichi:<br />

container, od in generale temporanee<br />

unità di carico, (autocarri, etc.). Con ulteriore<br />

innovazione rispetto alle navi tradizionali<br />

la merce unitizzata è mobile, o<br />

resa mobile, può essere caricata, o scaricata<br />

su rampe mobili, (Fig. 8).<br />

Le navi Ro/ro sono assai versatili; e<br />

la movimentazione dei contenitori e dell’unità<br />

di carico può esser effettuata in<br />

vari modi: su carrelli con l’aiuto di trattori<br />

che restano sulle navi, restano sulla<br />

nave solo i carrelli, non restano nè carrelli<br />

nè trattori. Sulle navi Ro/ro si assumono<br />

a bordo pure partite di merci varie<br />

a caricamento verticale (frequente-


mente contenitori appilati in coperta scaricati<br />

con gru di bordo, ovvero gru<br />

semoventi sulle banchine), di rinfuse<br />

solide, e le navi (pur sempre dotate di<br />

rampe per traffici orizzontali) vengono<br />

ad assolvere compiti di traffico similari<br />

alla navi multipurpose, propriamente<br />

dette. L’esercizio delle navi Ro/ro è di<br />

per se stesso, ancora più costoso di quello<br />

delle navi tipo Lo/lo, a causa del maggiore<br />

volume perduto per consentire la<br />

movimentazione dei carichi mobili, la<br />

nave trova giustificazione e convenienza<br />

commerciale nei traffici veloci di partite<br />

di non grande entità, diverse e articolate,<br />

di merce, nel richiedere soste anche<br />

molto brevi, di consentire l’accosto<br />

anche in porti non molto attrezzati, facilitare<br />

i collegamenti, i servizi di<br />

federaggio tra porti maggiori e porti minori,<br />

servizi traghetto.<br />

L’impiego di navi del genere potrebbe<br />

intensificarsi nel quadro della cosiddetta<br />

“autostrada del mare” di cui si<br />

Strutture di accosto nei porti marittimi<br />

Fig. 8 – Camion in manovra per navi traghetto<br />

1517<br />

auspica una razionale organizzazione tra<br />

i tanti porti, anche minori, dei nostri litorali,<br />

con possibilità di evidenti vantaggi<br />

energetici (riduzione traffico autocarrato<br />

su autostrada) ed ambientali.<br />

Accosti polivalenti<br />

Le calate per il traffico navi multipurpose,<br />

o calate polivalenti, calate<br />

multipurpose, sono calate idonee per<br />

struttura, molteplicità di attrezzature di<br />

manipolazione e deposito della merce, a<br />

soddisfare le richieste delle navi multipurpose,<br />

apparse sullo scenario marittimo<br />

per offrire alla merce una più ampia<br />

libertà di condizionamento per rispetto<br />

non solamente alla navi fullcontainer ma<br />

pure alle navi Ro/ro, essendo in grado<br />

di movimentare la merce sia per linea<br />

verticale (con intervento di gru di bordo<br />

o di banchina) e sia per linea orizzontale<br />

(disponendo di una rampa d’accesso per<br />

rotabili). Negli esempi più completi, (Fig.<br />

9), ritornano le gru - di diversa portata -


Fig. 10 – Porto di Felixstowe nel 1985<br />

correnti al lato nave su binari di banchina,<br />

possibilità cosi di carico/scarico diretto<br />

a/da vettore “terrestre”, automezzo<br />

o ferrovia, depositi scoperti e coperti<br />

EDOARDO BENASSAI<br />

Fig. 9 –Terminale per traffico navi multiporpose<br />

1518<br />

per merci varie in colli e pure per partite<br />

di merci alla rinfusa, zone attrezzate<br />

per depositi container od altri carichi<br />

unitizzati. Gli schemi lineari della figura<br />

sopra citata sono riferiti a strutture di<br />

nuovo impianto della portualità estera.<br />

Nei nostri porti, sfruttando la versatilità<br />

caratteristica dei traffici multipurpose,<br />

il loro frazionamento in partite di<br />

merce di diverso condizionamento (e<br />

pertanto avviate a distinte disposizioni<br />

di deposito) di più contenuta entità, l’impiego<br />

di navi di mole minore, o media<br />

(frequente la presenza di navi tipo Ro/<br />

ro con container appilati in coperta), sono<br />

state, di norma utilizzate calate esisten-


ti, create a suo tempo per il traffico tradizionale<br />

di merci varie. Vengono eliminati,<br />

o ridotti, gli esistenti fabbricati magazzino,<br />

per preferire zone scoperte o<br />

capannoni, sostituite le tradizionali gru,<br />

di riva portata < 3 t correnti su rotaie<br />

con gru semoventi di diversa portata,<br />

anche elevata, per la movimentazione<br />

dei carichi più vari, pezzi di impiantistica,<br />

sino a pesi anche molto rilevanti, facilitata<br />

la circolazione di automezzi, o traini,<br />

di diverso tipo, presente il raccordo<br />

ferroviario.<br />

Nuove disposizioni planimetriche<br />

Con l’affermarsi delle nuove forme<br />

di traffico, caratterizzate da accresciute<br />

dimensioni e tipologie delle navi, da<br />

nuovi condizionamenti della merce ed<br />

anzitutto da enorme aumento dei volumi<br />

trasportati, si sono accresciute le dimensioni<br />

delle calate e si sono modificate<br />

le loro disposizioni planimetriche<br />

Due aspetti strutturali sono diventati<br />

sempre più condizionanti: il fronte d’accosto<br />

di grande lunghezza (per rispetto<br />

Fig. 11 – Diminuzione dei costi all’aumentare<br />

della capacità<br />

Strutture di accosto nei porti marittimi<br />

1519<br />

a quella della nave), associato a fondali<br />

d’altezza adeguata e la circolazione dei<br />

mezzi di trasporto terrestri. Solamente<br />

con questi requisiti di impianto strutturale<br />

le calate possono avere la flessibilità<br />

necessaria per poter far fronte alle<br />

variazione di volume e pure di condizionamento<br />

dei traffici che potrebbero<br />

verificarsi nel futuro. Infatti lo sviluppo<br />

di un lungo fronte continuo d’accosto,<br />

atto all’ormeggio contemporaneo di<br />

un dato numero di navi è di per stesso<br />

minore della somma degli sviluppi del<br />

maggior numero di accosti richiesti per<br />

il servizio dello stesso numero di navi,<br />

però previsti gli accosti distinti e separati.<br />

Un lungo sviluppo offre cioè importanti<br />

economie di scala perché il<br />

volume dei traffici cresce di misura più<br />

che proporzionale al numero degli accosti;<br />

per effetto delle compensazioni<br />

che si possono stabilire in un gruppo di<br />

accosti funzionalmente collegati viene a<br />

diminuire la sosta delle navi e ad elevarsi<br />

il fattore di utilizzazione degli impianti<br />

(particolarmente traffici Ro/ro,<br />

polivalenti, etc.). Si può inoltre sempre<br />

trovare in una lunga calata, se fornita<br />

nel contempo di adeguata larghezza,<br />

sufficiente disponibilità per l’impianto<br />

Fig. 12 – Porto di Voltri-Genova


delle zone di deposito e di quelle di circolazione<br />

e di sosta dei veicoli viari e<br />

ferroviari. Assieme alla lunghezza delle<br />

calate è andata del pari crescendo la<br />

necessità di disporre di sempre più ampie<br />

larghezze del piatto di calata, in<br />

particolare, dei relativi piazzali destinati<br />

al deposito della merce ed alla circolazione<br />

dei vettori terrestri, cosicché negli<br />

ultimi decenni pur senza aprioristiche<br />

esclusioni si hanno pochi esempi in nuovi<br />

impianti portuali di disposizione delle<br />

calate su sporgenti paralleli preferendo<br />

l’impianto di calate di grande lunghezza<br />

e larghezza secondo il cosiddetto<br />

longitudinal quay system Fig. 10, che<br />

meglio può consentire la formazione di<br />

calate delle grandi dimensioni ormai richieste.<br />

EDOARDO BENASSAI<br />

Fig. 13 – Porto di Gioia Tauro<br />

1520<br />

Ciò in quanto, come pone in evidenza<br />

il grafico UNCTAD (con dati aggiornati<br />

al 1979) riportato alla Fig. 11, i costi<br />

unitari di trasporto per tonnellata di merce<br />

manipolata decrescono al crescere<br />

del volume movimentato.<br />

L’evoluzione subita dagli impianti dei<br />

porti commerciali può essere messa in<br />

evidenza confrontando l’impianto portuale<br />

del Bacino di Sampierdarena del<br />

porto di Genova, con quello del Bacino<br />

di Voltri, (Fig. 12), di recente divenuto<br />

operativo nello stesso porto di Genova.<br />

Adeguare pienamente porti, o calate, alle<br />

esigenze delle forti concentrazioni di traffico<br />

comporta però elevatissimi investimenti<br />

finanziari per la costruzione di<br />

impianti e relativi apparecchiature meccaniche<br />

ad alto potenziale e pure rile-


vanti spese per il loro esercizio. Investimenti<br />

e spese giustificate solamente se<br />

i traffici che devono usufruirne raggiungono<br />

effettivamente tali forti concentrazioni.<br />

Gerarchie nel potenziamento dei porti<br />

Grandi quantitativi di merce imbarcate/sbarcate<br />

si possono ottenere<br />

però solo in pochi porti che potremmo<br />

definire oceanici, “ocean sea ports”,<br />

aperti alla frequentazione continua delle<br />

massime navi dei vari tipi. In questi<br />

porti non è solamente consigliabile ma<br />

necessario predisporre opere delle massima<br />

efficienza e potenzialità. Giova ricordare<br />

come le maggiori acquisizioni<br />

di traffici internazionali si siano avute nei<br />

porti che con le loro realizzazioni hanno<br />

saputo precedere la domanda dei traffici,<br />

perseguendo prospettive che altri<br />

porti non avevano ancora intuito. Con<br />

riferimento ai minori quantitativi delle<br />

merci scambiate ed alla più contenuta<br />

frequentazione di massime navi potremmo<br />

individuare una seconda fascia, o<br />

categoria di porti, o porti di mare profondo<br />

o deep ports nei quali i traffici<br />

sono ancora rilevanti, ma meno intensi<br />

e generali, e la presenza delle navi di<br />

grande portata possibile ma non sistematica.<br />

Segue poi il vasto gruppo di porti<br />

adibiti a traffici locali e di cabotaggio,<br />

cosiddetti short sea ports, serviti da<br />

navi di più ridotta portata, navi feeder e<br />

di cabotaggio nazionale. È evidente che<br />

nei porti di categoria minore che non<br />

Strutture di accosto nei porti marittimi<br />

* La prima parte della nota è riportata nel Tomo primo, a pag. 595.<br />

1521<br />

hanno il compito di essere pienamente<br />

disponibili a tutte le più varie evoluzioni<br />

dei traffici marittimi, sia razionale predispone<br />

infrastrutture ed apparati di<br />

manipolazione delle merci di minore<br />

potenzialità, e pertanto di minor costo di<br />

costruzione e di esercizio.<br />

Nella pianificazione dei porti commerciali<br />

(e pure delle singole calate) è<br />

pertanto necessario seguire criteri dì<br />

chiara selezione o dì gerarchia. Una<br />

nazione con importante ruolo marittimo<br />

deve disporre di porti e scali specializzati<br />

aperti ai grandi traffici internazionali<br />

ad evitare che le costose operazioni<br />

di transhipment dalle grandi navi<br />

alle navi medie, o minori, vengano effettuate<br />

in porto estero con vantaggio<br />

per le economie estere e svantaggio per<br />

la nazione stessa.<br />

Un esempio italiano di scalo internazionale<br />

per contenitori è rappresentato<br />

dal porto di Gioia Tauro (Fig. 13). Giova<br />

specificare che un porto si qualifica nel<br />

contesto internazionale dei traffici commerciali<br />

per la soglia superiore dei servizi<br />

che offre e che, per logica correlazione,<br />

si qualifica per la forza<br />

polarizzante che esso esercita sui flussi<br />

oceanici, sui mercati che più intensamente<br />

animano il trasporto marittimo. Gli<br />

ocean sea ports diventano centri di reti<br />

di traffico marittimo di ridistribuzione<br />

della merce (importanti traffici di<br />

transhipment) che impiegano navi minori<br />

adatte alle caratteristiche di impianto<br />

dei porti di minore potenziale.


EDOARDO BENASSAI<br />

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