Rivista Educazione Sordi 3 e 4 - 2012.pdf - Comune di Siena
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DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Maria Gennaioli (Firenze)<br />
COMITATO DI REDAZIONE<br />
David Busato (Castelnuovo Berardenga)<br />
Cristiano Chesi (<strong>Siena</strong>)<br />
Bruno De Capua (<strong>Siena</strong>)<br />
Catia Gui<strong>di</strong> (Poggibonsi)<br />
Stefania Od<strong>di</strong> (<strong>Siena</strong> - Segreteria)<br />
Pierangela Parrini (<strong>Siena</strong>)<br />
Federica Pea (Torino)<br />
Alberto Rossi (<strong>Siena</strong>)<br />
Franco Zatini (Firenze)<br />
COMITATO SCIENTIFICO<br />
Luigi Bernabei (<strong>Siena</strong>)<br />
Maurizio Carnasciali (Firenze)<br />
Giuseppe Gitti (Firenze)<br />
Vincenzo Di Blasio (Roma)<br />
Salvatore Lagati (Trento)<br />
Sira S. Macchietti (<strong>Siena</strong>)<br />
Renato Pigliacampo (Porto Recanati)<br />
Elena Radutzky (Roma)<br />
Virginia Volterra (Roma)<br />
SEGRETERIA<br />
Via T. Pendola, 35 - 53100 <strong>Siena</strong><br />
Tel. 0577/281244 - Fax 0577/41923<br />
e-mail: isttpendola@virgilio.it<br />
COLLABORAZIONE<br />
Aperta a tutti, secondo le norme stabilite<br />
per gli autori e in piena autonomia, senza<br />
riferimento a <strong>di</strong>versi orientamenti espressi<br />
nella <strong>Rivista</strong>.<br />
- 158 -<br />
L’EDUCAZIONE<br />
DEI SORDI<br />
___________________________________<br />
Rassegna fondata nel 1872 da<br />
Tommaso Pendola<br />
___________________________________<br />
3/4 – 2012<br />
__________________________________<br />
(serie IX, VOL. CXIII)
L’EDUCAZIONE DEI SORDI – TRIMESTRALE DELL’ISTITUTO SIENA<br />
- 159 -
SOMMARIO<br />
E<strong>di</strong>toriale ………………………………………………….….……. pag. 161<br />
Stu<strong>di</strong> e ricerche<br />
- Tecniche, trucchi e strategie per imparare a sfruttare al meglio<br />
l’impianto cocleare nell’età adulta <strong>di</strong> Dott. Andrea Pietrini ….......... pag. 163<br />
- Essere Genitori udenti <strong>di</strong> figli <strong>Sor<strong>di</strong></strong>: Inventare una genitorialità<br />
<strong>di</strong> Psicologa Karine Goust……………………………………………...… pag. 183<br />
Corrispondenze<br />
- I sor<strong>di</strong> e il nazismo <strong>di</strong> David Busato…………………………………… pag. 186<br />
- Vita con i <strong>Sor<strong>di</strong></strong> – Ricor<strong>di</strong>, riflessioni e raccomandazioni<br />
<strong>di</strong> una Insegnate dei <strong>Sor<strong>di</strong></strong>………………………………………………… pag. 192<br />
- Ai lettori <strong>di</strong> Maria Gennaioli…………………………………………….. pag. 197<br />
Per la Storia dell'<strong>Educazione</strong> dei <strong>Sor<strong>di</strong></strong><br />
- Nonostante la sor<strong>di</strong>tà non mi sono arresa, ma oggi mi sento<br />
in un angolo a cura <strong>di</strong> Maria Gennaioli………………………………… pag. 199<br />
- Rassegna epistolare tra P. Tommaso Pendola e il Pedagogista<br />
Raffaello Lambruschini<br />
<strong>di</strong> Stefania Od<strong>di</strong> e Alberto Rossi ………………………….................... pag. 202<br />
Per la cronaca.……………………..…………………………........... pag. 206<br />
- 160 -
EDITORIALE<br />
Nel chiudere l’annata 2012 della rivista, insieme a tutti gli<br />
operatori nel campo della sor<strong>di</strong>tà, vorrei fare queste semplici<br />
considerazioni. La continua evoluzione e trasformazione delle<br />
situazioni, delle con<strong>di</strong>zioni e delle strutture sociali sono sempre<br />
state un evento del tutto normale. Ma i profon<strong>di</strong> e spesso<br />
violenti mutamenti che investono la scuola oggi hanno<br />
indubbiamente un carattere eccezionale. Delineare, pertanto, la<br />
figura <strong>di</strong> un operatore in tale ambito non è certamente un<br />
compito semplice e facile. Nello stesso tempo è da ritenersi<br />
della massima importanza avere idee chiare e precise il più<br />
possibile su ogni aspetto dell’attività scolastica, ora <strong>di</strong>venuta<br />
così complessa e macchinosa. Volendo limitarci anche solo alla<br />
storia dell’educazione dei sor<strong>di</strong>, accanto alle numerose figure <strong>di</strong><br />
apostoli dell’educazione, fin dall’apertura delle prime scuole<br />
pubbliche è stata sentita la necessità <strong>di</strong> avere insegnanti dalla<br />
sicura preparazione tecnica accompagnata dalla qualità proprie<br />
<strong>di</strong> ogni educatore. Non raramente, infatti, gli insuccessi o i<br />
risultati insod<strong>di</strong>sfacenti sono stati imputati all’insufficienza<br />
degli insegnanti. Le possibilità per una formazione<br />
professionale che vengono offerte oggi dalla strutture<br />
scolastiche esistenti, non sono certamente molto incoraggianti.<br />
Ma proprio per questo è necessario che colui che intende<br />
de<strong>di</strong>carsi all’insegnamento ai sor<strong>di</strong> faccia leva soprattutto sulle<br />
sue risorse personali. Un buon educatore dei non udenti, infatti,<br />
deve avere delle peculiari capacità e doti personali che gli<br />
permettono <strong>di</strong> svolgere la delicata, complessa e spesso <strong>di</strong>fficile<br />
opera che lo attende.<br />
In questo numero della <strong>Rivista</strong>, in Stu<strong>di</strong> e Ricerche vi<br />
proponiamo, la seconda ed ultima parte dell’esperienza<br />
personale del sordo Andrea Pietrini che con la sua ricerca<br />
“Tecniche trucchi e strategie per imparare a sfruttare al meglio<br />
l’impianto coclearie nell’età adulta” non pretende <strong>di</strong> suggerire<br />
rime<strong>di</strong> per guarire dalla sor<strong>di</strong>tà, bensì <strong>di</strong> illustrare un percorso<br />
<strong>di</strong> recupero all’ascolto basato su alcuni principi generali, al fine<br />
sfruttare al meglio l’impianto coclearie.<br />
- 161 -
Il secondo lavoro che portiamo alla vostra attenzione, a cura<br />
Karine Goust, riguarda la inaspettata scoperta <strong>di</strong> essere genitori<br />
<strong>di</strong> un bambino sensoriale e dopo il primo periodo <strong>di</strong><br />
smarrimento, la ricerca <strong>di</strong> scelte educative determinanti per la<br />
costruzione dell’identità del bambino sordo.<br />
In Corrispondenze pubblichiamo, tre lavori, che pensiamo<br />
possano essere gra<strong>di</strong>ti ai nostri lettori, in quanto frutto <strong>di</strong> una<br />
approfon<strong>di</strong>ta ricerca e <strong>di</strong> esperienze con i sor<strong>di</strong>, <strong>di</strong> coloro che ci<br />
hanno proposto i suddetti lavori.<br />
Per la Storia dell’<strong>Educazione</strong> dei <strong>Sor<strong>di</strong></strong> la sottoscritta vi<br />
propone il frutto della lettura e della curiosità <strong>di</strong> conoscere, ed<br />
approfon<strong>di</strong>re tematiche e meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> istruzione applicati nel<br />
tempo nelle scuola per sor<strong>di</strong>.<br />
Continua poi la pubblicazione dello scambio epistolare fra il<br />
Pendola ed il pedagogista Raffaello Lambruschini.<br />
Nella Cronaca infine, riportiamo alcune interessanti notizie<br />
che pensiamo possano interessare, in particolare, i nostri amici<br />
sor<strong>di</strong>.<br />
- 162 -<br />
IL DIRETTORE<br />
Maria Gennaioli<br />
La Redazione chiede a tutti, sor<strong>di</strong> e udenti, <strong>di</strong> collaborare alla <strong>Rivista</strong>, inviando ogni<br />
materiale ritenuto adatto alla pubblicazione.<br />
Anche per il 2013 vogliamo proporre la rubrica, La voce degli ex alunni, siate certi<br />
che risponderemo a tutti. (E-mail: isttpendola@virgilio.it)<br />
Tutti i lettori potranno inviare loro proposte e giu<strong>di</strong>zi particolari.<br />
Sede del Comitato <strong>di</strong> Redazione:<br />
Struttura Pendola Via T. Pendola, 35/37 - 53100 – <strong>Siena</strong>.<br />
Tel 0577-281244; Fax 0577- 41923; E-mail : isttpendola@virgilio.it
l’educazione dei sor<strong>di</strong>, 3/4 – 2012 (Serie IX - CXIII)<br />
TECNICHE, TRUCCHI E STRATEGIE PER<br />
IMPARARE A SFRUTTARE AL MEGLIO<br />
L’IMPIANTO COCLEARE<br />
NELL’ETA’ ADULTA<br />
a cura <strong>di</strong> Dott. Andrea Pietrini<br />
L’importanza <strong>di</strong> una corretta attrezzatura<br />
Per allenarvi all’ascolto avrete bisogno <strong>di</strong> una attrezzatura. La<br />
cosa più interessante, però, è sapere che tutto il necessario per<br />
fare un ottimo allenamento è <strong>di</strong>sponibile a costo davvero<br />
ridotto. La ra<strong>di</strong>o, come vedremo, è lo strumento intorno al<br />
quale ruoterà la maggior parte della “riabilitazione”, e la<br />
miglior ra<strong>di</strong>o esistente è quella via internet, per i motivi che poi<br />
analizzeremo. Essenziale è quin<strong>di</strong> avere un computer, fisso o<br />
portatile, con linea internet del tipo ADSL o fibra ottica, meglio<br />
con abbonamento del tipo flat, ovvero a costo mensile fisso.<br />
Questo per poter avere una connessione veloce con tutte le<br />
stazioni ra<strong>di</strong>o e i siti che offrono contenuti au<strong>di</strong>o/video, che<br />
occuperanno infatti una parte molto importante delle nostre<br />
attività. Essenziale è poi avere uno speaker au<strong>di</strong>o: cuffia o casse<br />
acustiche. Si possono utilizzare ambedue, alternativamente. Le<br />
cuffie potranno essere del tipo a pa<strong>di</strong>glione ridotto (tipo<br />
walkman, per intenderci) oppure le classiche cuffie con il<br />
pa<strong>di</strong>glione <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni. Alternativamente si può avere<br />
un impianto au<strong>di</strong>o da collegare all’uscita au<strong>di</strong>o del computer.<br />
Non utilizzate i microscopici altoparlanti inseriti nel PC o nel<br />
monitor: <strong>di</strong>fficilmente sono utili. Molto meglio aggiungere<br />
casse esterne. Non c’è bisogno <strong>di</strong> spendere una fortuna, così<br />
come non c’è bisogno <strong>di</strong> possedere un impianto tipo “Thor” da<br />
250 watts a sei casse, in grado <strong>di</strong> sbriciolare i muri. Un modesto<br />
impianto 2+1 (due tweeters più un subwoofer) da 15-20 watts è<br />
più che sufficiente. L’essenziale è che i pezzi siano <strong>di</strong> piccole<br />
- 163 -<br />
Stu<strong>di</strong> e ricerche
<strong>di</strong>mensioni, in modo da poter essere piazzati sulla scrivania o<br />
sul tavolo, vicino a voi, e spostato o sollevato a seconda del<br />
bisogno. Un impianto <strong>di</strong> questo tipo si acquista tranquillamente<br />
al supermercato o al centro commerciale, senza spesa<br />
eccessiva.<br />
Infine, è bene possedere una ra<strong>di</strong>o tra<strong>di</strong>zionale o anche più <strong>di</strong><br />
una, del tipo classico, da tavolo, da piazzare in ogni stanza della<br />
vostra casa: l’ambiente silenzioso per i primi mesi deve essere<br />
ban<strong>di</strong>to.<br />
Riassumendo:<br />
-computer fisso o portatile<br />
-connessione internet almeno ADSL.<br />
-cuffie (piccole o gran<strong>di</strong>)<br />
-impianto au<strong>di</strong>o <strong>di</strong> piccole <strong>di</strong>mensioni<br />
-ra<strong>di</strong>o (una o più)<br />
INTERMEZZO: Tutto insieme appassionatamente…o<br />
no?<br />
Quale è uno dei motivi per i quali si è vista gente<br />
accapigliarsi furiosamente? Non l’avremmo mai detto: è il fatto<br />
<strong>di</strong> portare “impianto cocleare più protesi acustica all’altro<br />
orecchio” oppure “solo impianto cocleare e lasciare l’altro<br />
orecchio libero”. Meglio la prima o la seconda soluzione?<br />
Sono state sperimentate ambedue le soluzioni, e, come in quasi<br />
tutte le cose, la risposta è: <strong>di</strong>pende. Dipende dalle situazioni che<br />
stiamo affrontando. In linea <strong>di</strong> massima ci sono tre motivi per<br />
portare “impianto + protesi acustica”, e un motivo per portare<br />
“solo impianto”. In ogni caso questo dualismo è assai più<br />
sfumato <strong>di</strong> quanto sembri.<br />
A favore <strong>di</strong> “Impianto + Protesi”:<br />
1) Se per tutta la vita si è portata la protesi acustica, con relativa<br />
sod<strong>di</strong>sfazione, non si dovrebbe cessare <strong>di</strong> colpo <strong>di</strong> portarla. Il<br />
fatto <strong>di</strong> continuare a sentire suoni, per scarsi che siano, non è<br />
mai una cosa negativa. E purtuttavia i suoni percepiti<br />
dall’impianto sembrano essere assai più numerosi rispetto alla<br />
protesi. Non<strong>di</strong>meno, per pochi che siano, i suoni provenienti<br />
dalla protesi acustica non dovrebbero sparire del tutto.<br />
- 164 -
2) L’impianto cocleare fa sentire i suoni così <strong>di</strong>versi rispetto a<br />
prima; la protesi invece li fa sentire “alla vecchia maniera”. E<br />
quin<strong>di</strong>? Quin<strong>di</strong>, tenerli insieme tutti e due aiuta a “fondere” i<br />
suoni dentro la testa. In altre parole, la protesi acustica assume<br />
l’importante funzione <strong>di</strong> traghettare i nuovi suoni e renderli<br />
pian piano riconoscibili. E’ come se se la protesi facesse da<br />
“interprete”, abituando la mente a prendere confidenza con i<br />
nuovi suoni. (attenzione: quando questo processo <strong>di</strong><br />
traghettamento e riconoscimento dei suoni sarà completato,<br />
potrà capitare <strong>di</strong> avere la sensazione <strong>di</strong> sentire meglio, solo in<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> quiete, con il solo impianto: sarà come se<br />
l’apparecchio acustico sia <strong>di</strong>ventato perlopiù inutile).<br />
3) In caso <strong>di</strong> ambiente rumoroso, ovvero la quasi totalità degli<br />
ambienti, la protesi ha una importante quanto sottovalutata<br />
funzione: quella <strong>di</strong> togliere una gran quantità <strong>di</strong> carico sonoro<br />
dall’altro orecchio, lasciando la possibilità <strong>di</strong> concentrarci -con<br />
l’impianto cocleare- sui suoni che ci interessano. In altre parole,<br />
se non ci fosse la protesi, l’impianto cocleare raccoglierebbe<br />
tutti i suoni mandandoli all’unico orecchio <strong>di</strong>sponibile, e<br />
aumentando il senso <strong>di</strong> confusione; la protesi serve ad<br />
alleggerire la pressione sonora, <strong>di</strong>stribuendo meglio i suoni. In<br />
con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> gran frastuono la soluzione “impianto + protesi”<br />
è decisamente da favorire, sempre.<br />
A favore <strong>di</strong> “solo impianto”:<br />
1) se l’ambiente è tranquillo e silenzioso, e la fonte sonora è<br />
unica, l’ascolto con il solo impianto (e comunque dopo che ci si<br />
è familiarizzati con i suoni) aumenta l’attenzione e la<br />
concentrazione, perché non c’è più necessità <strong>di</strong> dover<br />
“miscelare” i suoni provenienti binauralmente (la qual cosa non<br />
sembra, ma richiede impegno), e dà la sensazione <strong>di</strong> sentire<br />
meglio perché, appunto, richiede meno sforzo. Tutta<br />
l’attenzione è de<strong>di</strong>cata ai suoni provenienti da un unico<br />
orecchio, non da due.<br />
Tenete conto comunque <strong>di</strong> una cosa: con il passare dei mesi,<br />
si avrà gradualmente la sensazione <strong>di</strong> appoggiarsi sempre <strong>di</strong> più<br />
all’impianto cocleare, e potrà capitare <strong>di</strong> non rendersi nemmeno<br />
più conto, in certe situazioni, <strong>di</strong> star indossando la protesi<br />
acustica. In ogni caso, verrebbe da consigliare che questo<br />
- 165 -
passaggio sia graduale. Per cui, quando iniziate a portare<br />
l’impianto cocleare, tenete per la maggior parte del tempo,<br />
anche la protesi. Dopo, quando vi sentirete abbastanza sicuri,<br />
appoggiatevi sempre <strong>di</strong> più all’impianto. In ogni caso, anche<br />
quando sarete ormai abituati, trovandosi in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> grande<br />
rumore la soluzione “impianto + protesi” faciliterà l’ascolto,<br />
per il motivo detto poc’anzi (la protesi alleggerisce la pressione<br />
sonora sull’impianto, togliendo un pò <strong>di</strong> rumore, e facilitando la<br />
concentrazione sui suoni che si vuole ascoltare.<br />
PRE-ESERCIZI<br />
(non serve alcuna attrezzatura o aiuto particolare)<br />
I primi esercizi devono essere quelli più semplici possibili:<br />
l’ascolto <strong>di</strong> suoni ambientali. Non abbiate paura <strong>di</strong> sembrare<br />
neonati che scoprono il mondo, perché, per certi versi, è proprio<br />
così. Assicuratevi <strong>di</strong> avere una stanza isolata, nella quale non vi<br />
siano rumori indesiderati; se vi sono finestre, tenetele chiuse.<br />
La stanza può essere il soggiorno, lo stu<strong>di</strong>o, la cucina, quello<br />
che volete. L’importante è che sia possibile u<strong>di</strong>re un suono per<br />
volta. Passate <strong>di</strong>verso tempo ad ascoltare i suoni, cercate <strong>di</strong><br />
memorizzarli, <strong>di</strong> “capirli”, <strong>di</strong> sentire come cambiano in seguito<br />
alle vostre azioni. L’importante è che i suoni vengano prodotti<br />
uno per volta, per poterli sentire e capire. Le cose che più vi<br />
stupiranno probabilmente saranno tre: come i suoni siano<br />
<strong>di</strong>versi rispetto a quello che pensavate; quanto siano numerosi i<br />
suoni rispetto a prima ; il fatto che esistono suoni che non<br />
sembravano esistere in precedenza.<br />
Fate inzialmente l’abitu<strong>di</strong>ne al “rumore immaginario” che<br />
forse sentirete dentro la vostra testa, anche in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong><br />
quiete assoluta, ovvero una specie <strong>di</strong> acufene (ronzio) molto<br />
debole. Probabilmente è l’azione dello stimolo elettrico che<br />
passa nei nervi. Consideratelo come una sorta <strong>di</strong> rumore <strong>di</strong><br />
sottofondo e non fateci caso. Se non sentite nulla, tanto meglio.<br />
Esempi <strong>di</strong> pre-esercizi:<br />
1- Seduti nella vostra stanza, cominciate a far frusciare due<br />
fogli <strong>di</strong> carta l’un contro l’altro. Anche due fogli <strong>di</strong> carta<br />
producono rumore, chi l’avrebbe mai detto? Strofinate i<br />
fogli <strong>di</strong> carta, piano, più forte, più delicatamente, più<br />
- 166 -
velocemente, con maggior o minor insistenza, e “sentite”<br />
che tipo <strong>di</strong> suono produce la carta.<br />
2- Strofinate le mani sui vestiti, sulla manica della maglia,<br />
sui pantaloni. Strofinate la mani l’un contro l’altra.<br />
Strofinate le scarpe sul pavimento. Fate schioccare le<br />
<strong>di</strong>ta. Applau<strong>di</strong>te. Tamburellate le <strong>di</strong>ta sui mobili. Fate<br />
cadere piccoli oggetti per terra. Provate a soffiare per<br />
sentire il rumore dell’aria che esce.<br />
3- In cucina, aprite il rubinetto e fate gocciolare<br />
leggermente l’acqua nel lavan<strong>di</strong>no. Sentite il rumore del<br />
forno a microonde. Aprite e chiudente una anta <strong>di</strong><br />
arma<strong>di</strong>o. Fate bollire un pentolino <strong>di</strong> acqua e ascoltate<br />
l’acqua che bolle. Preparate il caffè e ascoltate tutti i<br />
suoni, dal fuoco che viene acceso, al gorgoglio del caffè<br />
che esce.<br />
4- Apritela finestra e ascoltate i rumori della strada.<br />
5- Prendete una pagina <strong>di</strong> libro o giornale e leggete ad alta<br />
voce: sentite come è fatta la vostra voce e soprattutto<br />
sentite che suono ha quella parola, nel momento in cui la<br />
pronunciate.<br />
6- Eccetera….<br />
Tutti questi esercizi, per quanto possano far sorridere, hanno<br />
l’unico scopo <strong>di</strong> farvi capire come possono essere fatti i nuovi<br />
suoni. C’è una varietà infinita <strong>di</strong> suoni che possono essere<br />
prodotti, passate un pò <strong>di</strong> tempo a scoprirli, ad ascoltarli e cosa<br />
più importante <strong>di</strong> tutti, a fare il corretto accostamento tra “tipo<br />
<strong>di</strong> azione compiuta = tipo <strong>di</strong> suono ottenuto” . Non fate questi<br />
esercizi <strong>di</strong>strattamente, ma, come sempre, siate concentrati su<br />
quello che fate. Non spaventatevi se sentite “tutto così <strong>di</strong>verso”.<br />
Vi abituerete abbastanza presto a questi “nuovi” suoni: perfetto.<br />
ESERCIZI INIZIALI<br />
(Potreste aver bisogno <strong>di</strong> un “aiutante” volenteroso)<br />
Questi esercizi sono come la “prima marcia” dell’automobile.<br />
Servono solo per iniziare e dovrebbero essere svolti in maniera<br />
sod<strong>di</strong>sfacente dopo qualche mese <strong>di</strong> prove assidue. Come al<br />
solito, tanto maggiore è il lavoro, tanto maggiore è la<br />
probabilità <strong>di</strong> arrivare a un buon risultato. Non Tutti questi<br />
esercizi sono facilitati se avete chi vi possa aiutare. Valutate se<br />
- 167 -
fare questi esercizi a casa, da soli o con qualcuno, oppure con<br />
una terapista specializzata (logope<strong>di</strong>sta). Il vantaggio della/del<br />
logope<strong>di</strong>sta è che saprà cucirvi una serie <strong>di</strong> esercizi adatta al<br />
vostro caso. Se non ne avete la possibilità, procuratevi un<br />
aiutante volenteroso, e soprattutto paziente (ce ne vorrà, <strong>di</strong><br />
pazienza…) e lavorate con lui. Ricordatevi che questi sono solo<br />
esercizi iniziali, fatti per “ingranare”; successivamente vi<br />
allenerete da soli. Il suggerimento personale che vi posso dare è<br />
<strong>di</strong> affidarvi almeno i primissimi mesi a una logope<strong>di</strong>sta per<br />
poter tenere i contatti con l’equipe dell’ospedale che vi ha<br />
operato e verificare come stanno andando le cose.<br />
Se facendo questi esercizi vi sentite a vostro agio, allora è il<br />
momento <strong>di</strong> passare a qualcosa <strong>di</strong> più impegnativo, e<br />
cominciare ad accendere la ra<strong>di</strong>o (ve<strong>di</strong> capitolo)<br />
Vocali e consonanti<br />
Allenatevi a riconoscere il suono delle vocali, senza guardare<br />
in viso l’altra persona. L’unico elemento sul quale dovete<br />
basarvi è quello sonoro. Le vocali sono sette per quanto<br />
riguarda l’ortoepia (ovvero la corretta <strong>di</strong>zione), mentre sono<br />
cinque se consideriamo solo l’ortografia. Ci interessano le sette<br />
vocali, e quin<strong>di</strong> avremo: A, I, U, e poi: E aperta, E chiusa, O<br />
aperta, O chiusa.<br />
Inizialmente fatevi elencare a voce le sette vocali, per sentire<br />
come sono fatte, poi fate esercizi <strong>di</strong> riconoscimento una vocale<br />
per volta. Può essere utile, le prime volte, guardare in viso<br />
l’altra persona, per accostare “movimento delle labbra-suono<br />
prodotto”. Successivamente non dovreste più guardare il<br />
movimento delle labbra.<br />
Fatevi pronunciare le consonanti: dal momento che la singola<br />
consonante è <strong>di</strong>fficile da pronunciare, fatevi <strong>di</strong>re una o più<br />
parole parola che contiene quella consonante. Anche in questo<br />
caso, le prime volte guardate le labbra per accostare movimento<br />
della bocca e suono. Le consonanti più critiche sono S, Z, F e<br />
V. Garantito che le prime volte vi faranno dannare, nel<br />
tentativo <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguerle. Un trucco: per cercare <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguerle,<br />
ponete attenzione al <strong>di</strong>verso rumore del fruscio dell’aria che<br />
esce dalla bocca <strong>di</strong> chi vi sta davanti.<br />
- 168 -
Utilità: cominciate a capire “come sono fatte” le singole lettere<br />
e le parole.<br />
Varianti:<br />
1- Cambiare le voci: maschile/femminile.<br />
Esercizio della doppia lettura<br />
Scendete giù all’e<strong>di</strong>cola, e acquistate due copie dello stesso<br />
quoti<strong>di</strong>ano o rivista. Quin<strong>di</strong>, in una stanza tranquilla, insieme al<br />
vostro “aiutante”, mettetevi d’accordo nello scegliere un<br />
articolo. L’aiutante vi leggera a voce alta l’articolo, mentre voi<br />
gli date le spalle, e allo stesso tempo leggete lo stesso articolo.<br />
In altre parole, in quel momento state ascoltando quello che<br />
state leggendo.<br />
Utilità: leggendo le parole, ne sentite il suono corrispondente.<br />
Varianti:<br />
2- Cambiare le voci: maschile/femminile.<br />
3- Chiedete <strong>di</strong> leggere più lento/ più veloce.<br />
4- Sostituire una parola all’interno della frase:<br />
accorgersene, e <strong>di</strong>re quale è.<br />
5- Senza avere il brano sott’occhio, ascoltare prima una<br />
frase casuale <strong>di</strong> quell’articolo, e poi, presa in mano la<br />
pagina, identificarla.<br />
Esercizo delle parole inesistenti<br />
Ascoltate senza guardare il vostro aiutante, che vi ripete,<br />
anziché parole tra<strong>di</strong>zionali, sillabe o parole anche senza senso<br />
compiuto, una parola per volta (uabaga- uagala- uagana –<br />
uagaga –uarava, eccetera). L’obiettivo è cercare <strong>di</strong> ripeterle.<br />
Potete sbizzarrirvi con migliaia <strong>di</strong> combinazioni. L’aiutante<br />
scriverà la parola su un foglio e poi, dopo averla pronunciata, e<br />
ascoltata la risposta, ve la farà leggere. L’avete azzeccata?<br />
Quanto ci siete andati vicino? Questo esercizio è importante<br />
per l’affinamento dell’orecchio.<br />
Utilità: essere certi <strong>di</strong> quello che sentite, in<strong>di</strong>pendentemente dal<br />
significato.<br />
Esercizio delle sillabe (variante del precedente)<br />
Vengono pronunciate sillabe semplici, che vanno ascoltate e<br />
ripetute singolarmente (au, be, ra, con, in, ma, sco, gna, cer,<br />
giac, eccetera) . Infinite possibilità <strong>di</strong> combinazioni.<br />
- 169 -
Esercizio dell’una su tre, una su cinque<br />
Di solito questo è uno degli esercizi base durante la<br />
logope<strong>di</strong>a. Su un foglio sono riportate tre o cinque parole su<br />
una riga, il vostro aiutante, standovi alle spalle o <strong>di</strong> lato, ne<br />
pronuncia una sola, dovete azzeccare quella giusta. Esercizio<br />
sempre più <strong>di</strong>fficile man mano che le tre (o cinque) parole si<br />
assomigliano sempre <strong>di</strong> più (esempio: sanno-fanno–vanno). Le<br />
parole <strong>di</strong> solito esistono già stampate negli appositi manuali <strong>di</strong><br />
logope<strong>di</strong>a, se non ne avete a <strong>di</strong>sposizione, cercate parole molto<br />
simili tra loro e scrivetele a penna su due fogli, uno che terrete<br />
in mano voi, l’altro per l’aiutante.<br />
Utilità: riuscire a capire le <strong>di</strong>fferenze anche minime, tra una<br />
parola e l’altra.<br />
Esercizio dell’ascolta e ripeti<br />
Senza nessun foglio in mano, il vostro aiutante pronuncia<br />
brevi e semplici frasi. Bisogna ripeterle.<br />
Utilità: per vedere se davvero sentite e capite<br />
Esercizio dello sbaglio voluto<br />
Senza alcun foglio dove leggere, dovete solo ascoltare. Il<br />
vostro aiutante pronuncia le parole con l’accento volutamente<br />
sbagliato, bisogna capire se c’è errore e quale è la parola<br />
corretta. (Esempio: “Sono andato al mèrcato a comprare gli<br />
asparàgi”)<br />
Utilità: ottimo per aumentare l’attenzione e capire davvero le<br />
parole.<br />
Esercizio dell’elenco telefonico<br />
Con l’elenco telefonico in mano, leggere cognomi ed in<strong>di</strong>rizzi<br />
a caso, e ripeterli. Essendo parole non frequenti, saranno assai<br />
<strong>di</strong>fficili da capire e ripetere.<br />
Esercizio dell’estrazione del Lotto.<br />
L’aiutante vi ripete una sequenza <strong>di</strong> numeri, e bisogna saperli<br />
ripetere. Particolarmente <strong>di</strong>fficili sono tutti quei numeri<br />
“sessant” oppure “settant”.<br />
- 170 -
Di tutti questi esercizi si dovrebbe prendere nota dei risultati,<br />
e dovrebbero essere ripetuti perio<strong>di</strong>camente per valutare i<br />
progressi.<br />
E quando non c’è nessuno ad aiutarvi?<br />
Le cose si fanno più <strong>di</strong>fficili, ma qualcosa si può fare.<br />
Rime<strong>di</strong>ate su internet gli “au<strong>di</strong>olibri” in lingua italiana, e<br />
ascoltate i brani recitati avendo il testo sul monitor. Ascoltate e<br />
leggete contemporaneamente. Si possono trovare cercandoli,<br />
volumi interi recitati a voce, e anche au<strong>di</strong>ofiabe, più semplici.<br />
In ogni caso si consiglia fortemente <strong>di</strong> utilizzate uno dei tanti<br />
riproduttori au<strong>di</strong>o/video da rime<strong>di</strong>are anch’essi su internet<br />
(completamente gratuiti), che permettono <strong>di</strong> <strong>di</strong>latare l’au<strong>di</strong>o,<br />
accelerarlo, mo<strong>di</strong>ficarlo, rallentarlo a piacere, insomma,<br />
mo<strong>di</strong>ficare l’ascolto secondo <strong>di</strong> propri desideri e le proprie<br />
esigenze. Questo si rivelerà utilissimo nel caso si voglia, ad<br />
esempio, rallentare la voce per comprenderla meglio, oppure<br />
accelerarla per rendere l’ascolto più <strong>di</strong>fficile.<br />
Quando trovate una parola o frase <strong>di</strong>fficile, potrete tornare<br />
in<strong>di</strong>etro e riascoltare la pronuncia corretta.<br />
E’ teoricamente possibile crearsi ex-novo dei CD au<strong>di</strong>o <strong>di</strong><br />
allenamento, utilizzando appositi programmi, da utilizzare da<br />
soli a casa, ma la cosa merita una trattazione a parte.<br />
INTERMEZZO: Simulazione <strong>di</strong> sor<strong>di</strong>tà.<br />
Avete bisogno <strong>di</strong>:<br />
un PC con au<strong>di</strong>o o cuffie - un programma <strong>di</strong> Au<strong>di</strong>o E<strong>di</strong>ting - uno o più file<br />
au<strong>di</strong>o con voci maschili o femminili.<br />
I programmi cosiddetti “Au<strong>di</strong>o E<strong>di</strong>tors” sono, nel significato<br />
più generale, dei programmi che servono a mo<strong>di</strong>ficare i suoni.<br />
Una delle possibilità <strong>di</strong> utilizzare gli Au<strong>di</strong>o E<strong>di</strong>tors è quella <strong>di</strong><br />
mo<strong>di</strong>ficare le voci secondo criteri ben precisi, per ottenere un<br />
effetto desiderato. Pertanto, fornendo a un Au<strong>di</strong>o E<strong>di</strong>tor un set<br />
<strong>di</strong> istruzioni ben definito è possibile realizzare un “simulatore<br />
<strong>di</strong> sor<strong>di</strong>tà” che può dare un’ottima idea alle persone<br />
normoudenti <strong>di</strong> come “sentano“ (o meglio…. non sentano) le<br />
persone sorde. Ve<strong>di</strong>amo come.<br />
E’ ovviamente necessario avere un programma <strong>di</strong> au<strong>di</strong>o<br />
e<strong>di</strong>ting; mentre un tempo questi strumenti meccanici <strong>di</strong><br />
- 171 -
<strong>di</strong>mensioni colossali erano costosissimi, oggi esistono anche in<br />
versione software, e, quel che è più interessante, alcuni <strong>di</strong> essi<br />
sono completamente gratuiti (almeno nelle funzioni più<br />
elementari).<br />
Rime<strong>di</strong>ate quin<strong>di</strong> un software <strong>di</strong> au<strong>di</strong>o e<strong>di</strong>ting, scaricandolo<br />
gratuitamente dalla rete, e un file au<strong>di</strong>o <strong>di</strong> voce maschile o<br />
femminile, solo voce, senza musica (sempre dalla rete, oppure<br />
un file mp3, oppure una registrazione fatta in casa, come<br />
meglio desiderate. L’unica accortezza è quella <strong>di</strong> utilizzare una<br />
registrazione <strong>di</strong> pochi secon<strong>di</strong> e con un volume <strong>di</strong> partenza<br />
considerato “normale”, A questo punto, caricate il file au<strong>di</strong>o<br />
dentro il programma, e inserite l’istruzione “Equalizzazione”<br />
(oppure “Filtro”, su alcuni programmi).<br />
Procedete quin<strong>di</strong> in questo modo:<br />
-mettete un filtro oltre i 300 Hz e riducete l’opzione<br />
“steepness” al minimo (così facendo fino a 300 Hz si sentirà<br />
qualcosa, poi le frequenze successive caleranno in maniera<br />
graduale, fino a scomparire. Oltre i 4000 HZ il suono sarà<br />
praticamente scomparso). A questo punto “processate” il tutto,<br />
e ascoltate quello che viene fuori. Ascolterete un qualcosa che<br />
somiglia a un ammasso informe <strong>di</strong> suoni, praticamente<br />
incomprensibili, tutti spostati verso l’estremità grave, con la<br />
quasi completa sparizione <strong>di</strong> toni acuti, e un senso generale <strong>di</strong><br />
“suono ovattato”. Praticamente l’unica cosa che ricorda i suoni<br />
reali è rimasto il ritmo del linguaggio, lo stacco da una parola<br />
all’altra, le sospensioni, talvolta il passaggio da una sillaba<br />
all’altra, a tratti l’accentazione (insomma, quello che va sotto il<br />
nome <strong>di</strong> proso<strong>di</strong>a della frase).<br />
Se volete agire in modo più complesso (ma qui dovete<br />
davvero essere capaci <strong>di</strong> usare lo strumento): da 20 a 300 Hz<br />
abbassate le sonorità <strong>di</strong> una quantità pari a circa il 50%. Da 300<br />
Hertz a 2000 Hz, <strong>di</strong>mezzate ulteriormente i suoni rispetto a<br />
quanto avete fatto rispetto alle frequenze precedenti; infine per<br />
tutte le frequenze oltre 2000 Hertz (in pratica da 2000 a 8000<br />
Hz), eliminate la totalità (o quasi) delle informazioni sonore.<br />
Potrà essere necessario fare queste operazione una dopo l’altra<br />
anziché contemporaneamente, a seconda del programma<br />
utilizzato.<br />
- 172 -
Ecco, avete ottenuto una simulazione <strong>di</strong> sor<strong>di</strong>tà profonda,<br />
assai fedele alla situazione reale (attenzione: la sor<strong>di</strong>tà simulata<br />
descritta qui sopra è quella relativa alla persona sorda che porta<br />
l’apparecchio acustico: se manca persino l’apparecchio<br />
acustico, allora si potrebbe tranquillamente anche sparare una<br />
cannonata e non accorgersene quasi).<br />
Ma tutto questo perché è stato fatto? Solo per sod<strong>di</strong>sfare la<br />
curiosità <strong>di</strong> sapere finalmente “cosa si prova ad essere sor<strong>di</strong>”?<br />
No, il motivo è anche un altro. Tenete da parte questa<br />
simulazione <strong>di</strong> sor<strong>di</strong>tà, perché tornerà utile più tar<strong>di</strong>, al<br />
momento <strong>di</strong> fare il “Mappaggio fatto in casa”, ovvero la<br />
simulazione della taratura dell’impianto cocleare, che viene<br />
perio<strong>di</strong>camente eseguita in ospedale; ma fatta stavolta a casa<br />
propria.<br />
A proposito <strong>di</strong> logope<strong>di</strong>a.<br />
Brevi considerazione sulla logope<strong>di</strong>a. Tralasciando un attimo<br />
l’annosa questione se valga la pena andare a “fare logope<strong>di</strong>a”<br />
per un adulto, qui si vogliono fare solo alcune considerazioni<br />
pratiche.<br />
1) Se andate a “fare logope<strong>di</strong>a”, non siate passivi. Non delegate<br />
i vostri progressi alla terapista, non comportatevi come se<br />
fosse lei a farvi migliorare per magia. La logope<strong>di</strong>sta deve<br />
fare in modo che voi facciate progressi. Quin<strong>di</strong> mettetela in<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> svolgere bene il suo lavoro: siate attivi,<br />
collaborate con lei, nel cercare <strong>di</strong> capire come è la vostra<br />
situazione, <strong>di</strong> cosa avete bisogno. Se si instaura un rapporto<br />
collaborativo, i risultati saranno migliori e più rapi<strong>di</strong>. Con la<br />
logope<strong>di</strong>sta siate propositivi, lanciate idee, comunicate<br />
impressioni, esprimete dubbi e pareri, e sentite lei cosa vi<br />
risponde. Ricordatevi che la logope<strong>di</strong>sta non è un<br />
avversario, una persona ostile che vi fa soffrire, bensì una<br />
persona che fa <strong>di</strong> tutto per farvi migliorare. Imparate a “fare<br />
squadra” anche se siete in due. Se le date spunti utili, saprà,<br />
con la sua esperienza, inquadrare sempre meglio la vostra<br />
personale situazione e darvi utili consigli. Chi è la<br />
logope<strong>di</strong>sta? Non è la persona che vi fa sentire meglio o<br />
parlare meglio, bensì è la persona che vi in<strong>di</strong>ca come sentire<br />
meglio e parlare meglio. La sua bravura è nella capacità <strong>di</strong><br />
- 173 -
svolgere efficamente il suo lavoro, certamente!, ma è chiaro<br />
che il suo lavoro viene svolto molto meglio se voi<br />
collaborate attivamente. Insomma: “Gioco <strong>di</strong> squadra”.<br />
2) “La logope<strong>di</strong>a è fatta bene quando sembra una battaglia”:<br />
quin<strong>di</strong>, quando andate dalla logope<strong>di</strong>sta date il massimo<br />
senza risparmio, impegnatevi con tutta la vostra persona,<br />
sforzatevi al massimo. Se avete fatto le cose come si deve,<br />
dovreste terminare la seduta stanchissimi per lo sforzo. Non<br />
andate a fare logope<strong>di</strong>a così, come capita, come se fosse una<br />
incombenza <strong>di</strong> routine. Al contrario combattete (è la parola<br />
giusta) su ogni suono, ogni parola, ogni frase.<br />
3) “Logope<strong>di</strong>a” non è quella cosa che dura un’ora alla<br />
settimana e si fa dentro una stanzetta, bensì è una cosa che<br />
viene fatta lungo l’intera giornata, per sette giorni a<br />
settimana. Fuor <strong>di</strong> metafora: quello che viene fatto durante<br />
l’ora <strong>di</strong> terapia bisogna sforzarsi <strong>di</strong> farlo in ogni occasione<br />
della giornata. Ricordate: “Applicarsi vuol <strong>di</strong>re<br />
migliorarsi”.<br />
Solo per curiosità: il sottoscritto, non volendo lasciare nulla al caso e<br />
avendo la fortuna <strong>di</strong> avere nella propria città <strong>di</strong> residenza un centro <strong>di</strong><br />
logope<strong>di</strong>a con terapiste esperte in impianto cocleare, è andato a terapia per<br />
qualche mese, cominciando due mesi prima dell’operazione per valutare<br />
le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> partenza. Dopo<strong>di</strong>chè si è proseguiti per qualche mese, e<br />
poi si è continuato – e si continua tutt’ora - con l’allenamento a casa.<br />
La RADIO, strumento principe.<br />
La prima cosa che istintivamente farete, una volta acceso l’IC<br />
per la prima volta, e superati i primissimi momenti <strong>di</strong><br />
straniamento e confusione, sarà quello <strong>di</strong> precipitarvi ad<br />
ascoltare musica oppure a fiondarvi davanti alla televisione per<br />
guardare i vari programmi.<br />
Calmate i bollenti spiriti! In realtà musica e televisione non<br />
sono le cose più in<strong>di</strong>cate, almeno all’inizio. Hanno la loro<br />
grande importanza, ma solamente in tempi successivi. Lo<br />
strumento principale intorno al quale ruota l'allenamento<br />
all'ascolto è la ra<strong>di</strong>o (intesa NON in senso musicale, però).<br />
Spezziamo una lancia in favore <strong>di</strong> questo strumento, tanto<br />
bistrattato in favore <strong>di</strong> altri mezzi, eppure tanto utile. Sono<br />
- 174 -
<strong>di</strong>versi motivi per cui la ra<strong>di</strong>o è da preferire a qualsiasi altra<br />
cosa.<br />
1- La ra<strong>di</strong>o è pensata esclusivamente come strumento<br />
sonoro, al contrario della televisione che pre<strong>di</strong>lige<br />
l’aspetto visivo. Di norma, inoltre, nella ra<strong>di</strong>o la parola è<br />
più curata rispetto alla televisione; essendo la ra<strong>di</strong>o stata<br />
creata esclusivamente come interfaccia sonora, nel senso<br />
che non può offrire immagini, tutto il suo utilizzo ruota<br />
intorno all'ascolto; quin<strong>di</strong> mentre per la televisione a<br />
volte si può trascurare l'aspetto sonoro perché l’aspetto<br />
primario è l'immagine, nel caso della ra<strong>di</strong>o non è così, in<br />
quanto tutto deve essere veicolato attraverso le parole e i<br />
suoni, e pertanto la <strong>di</strong>zione e la pronuncia <strong>di</strong> solito si<br />
presume siano più curate alla ra<strong>di</strong>o rispetto alla<br />
televisione. In linea del tutto generale, quin<strong>di</strong>, per quanto<br />
concerne voci e parole la ra<strong>di</strong>o è meglio della<br />
televisione.<br />
2- Forse non verrà notato subito, ma ce ne si accorgerà<br />
presto: la concomitanza <strong>di</strong> informazioni au<strong>di</strong>o e video è<br />
estremamente fasti<strong>di</strong>osa nella comprensione del suono.<br />
Un elemento che deve far preferire inizialmente la ra<strong>di</strong>o<br />
rispetto alla televisione è appunto il fatto che, dal<br />
momento che la televisione comunica prevalentemente<br />
attraverso il canale visivo, l’immagine vi <strong>di</strong>strarrà molto<br />
dall’ascolto del suono. L’informazione visiva va a<br />
<strong>di</strong>sturbare la concentrazione necessaria per u<strong>di</strong>re i suoni,<br />
al punto che si noterà che il risultato migliore<br />
nell’ascolto si ottiene non solo con la ra<strong>di</strong>o piuttosto che<br />
con la televisione, ma ad<strong>di</strong>rittura ascoltando la ra<strong>di</strong>o ad<br />
occhi chiusi, senza nemmeno guardare l’intorno, o il<br />
muro della vostra stanza, o gli oggetti intorno a voi. Vi<br />
accorgerete quasi istantaneamente che, non avendo<br />
<strong>di</strong>strazioni <strong>di</strong> alcun tipo, l’ascolto a occhi chiusi dà<br />
risultati migliori rispetto all’ascolto ad occhi aperti.<br />
Questo perché le informazioni visive <strong>di</strong>straggono da<br />
quelle u<strong>di</strong>tive. Si arriverà al grottesco che, più tar<strong>di</strong>, la<br />
comprensione del telegiornale in TV risulterà<br />
maggiore..…guardando la televisione ad occhi chiusi!<br />
Ovviamente quello sarà il momento in cui gradualmente<br />
bisognerà abituarsi alle immagini senza perdere il filo del<br />
- 175 -
<strong>di</strong>scorso. Non c’è fretta! Con il tempo, imparerete ad<br />
ascoltare la ra<strong>di</strong>o anche con gli occhi aperti, e poi<br />
passare alla televisione, alla musica….. un passaggio per<br />
volta. Piano piano si farà tutto, per ora l’importante è<br />
saper dare le giuste priorità. Pertanto de<strong>di</strong>catevi al<br />
suono puro: la trasmissione ra<strong>di</strong>ofonica.<br />
3- L’ascolto della musica comporta: ascolto <strong>di</strong> parole + il<br />
suono degli strumenti musicali: in pratica, più fonti<br />
sonore contemporaneamente da interpretare. Questo è al<br />
momento prematuro. Ricor<strong>di</strong>amo che la cosa più<br />
importante è “imparare” ad ascoltare le voci umane,<br />
successivamente ci si potrà de<strong>di</strong>care alla musica. Non si<br />
faccia l’errore, molto comune, <strong>di</strong> dare molto spazio alla<br />
musica nei primi tempi. Ricordarsi: “Prima le parole,<br />
poi la musica” .<br />
4- Il meccanismo <strong>di</strong> “ascolto della ra<strong>di</strong>o” è quanto <strong>di</strong> più<br />
simile esista “all’ascolto del telefono”: se imparate bene<br />
ad ascoltare la ra<strong>di</strong>o, passerete a sentire il telefono<br />
quasi senza accorgervene. E tutti voi sapete che<br />
importanza enorme abbia il telefono nelle<br />
comunicazioni….<br />
5- Quando un domani si dovranno ascoltare conversazioni,<br />
<strong>di</strong>battiti, relazioni, oppure dovrete presenziare a riunioni,<br />
eccetera, <strong>di</strong>fficilmente avrete la possibilità <strong>di</strong> avere<br />
l’interlocutore davanti a voi a breve <strong>di</strong>stanza. La maggior<br />
parte delle volte l’interlocutore sarà <strong>di</strong>stante, coperto,<br />
oppure non lo vedrete proprio: ne sentirete solo la voce.<br />
E in questo caso, chiudendo magari per un attimo gli<br />
occhi, vi immaginerete <strong>di</strong> “star ascoltando la ra<strong>di</strong>o”,<br />
calandovi in una situazione e in una “forma mentis” già<br />
conosciuta. Ed essendo la situazione così simile<br />
all’ascolto <strong>di</strong> una ra<strong>di</strong>o, vi ritroverete abbastanza a vostro<br />
agio.<br />
6- Infine, tenete a mente: “Ascoltare la ra<strong>di</strong>o significa<br />
cominciare a non dover più guardare le persone per<br />
capirle”. In altre parole, cominciare a fare a meno della<br />
lettura labiale.<br />
- 176 -
RIASSUMENDO: LA RADIO AL PRIMO POSTO.<br />
Per quanto concerne le stazioni ra<strong>di</strong>o sarebbero da preferire<br />
quelle emittenti che trasmettono essenzialmente servizi<br />
“vocali” piuttosto che “musicali”, e questo sempre in virtù del<br />
fatto che la voce umana è da preferire, almeno nei primi tempi.<br />
Si raccomandano i canali ra<strong>di</strong>o nazionali, nei quali si fa molta<br />
informazione, e si possono trovare molti servizi, interviste,<br />
telegiornali. Inoltre trattandosi <strong>di</strong> trasmissioni nazionali la<br />
qualità della <strong>di</strong>zione e della pronuncia è certamente più curata<br />
rispetto alle emittenti locali.<br />
Le emittenti migliori: i tre canali ra<strong>di</strong>o RAI (Ra<strong>di</strong>o Uno,<br />
Ra<strong>di</strong>o Due, Ra<strong>di</strong>o Tre) – Ra<strong>di</strong>o Ra<strong>di</strong>cale – Ra<strong>di</strong>o Vaticana.<br />
Queste cinque emittenti trasmettono su tutto il territorio<br />
nazionale, coprono tutto il possibile spettro <strong>di</strong> trasmissioni,<br />
possono venir utilizzate in ogni momento della giornata, e si<br />
possono u<strong>di</strong>re voci <strong>di</strong> tutti i tipi: maschili femminili, giovani,<br />
adulti, anziani.<br />
Un'altra cosa da considerare a proposito della ra<strong>di</strong>o: è molto<br />
<strong>di</strong>verso l'ascolto tra la ra<strong>di</strong>o “tra<strong>di</strong>zionale”, e le ra<strong>di</strong>o Internet.<br />
Questo perché, pur essendo le trasmissioni identiche, nelle<br />
ra<strong>di</strong>o tra<strong>di</strong>zionali è sempre presente un fruscio <strong>di</strong> sottofondo,<br />
che costituisce un <strong>di</strong>sturbo all’ascolto, mentre invece la<br />
trasmissione ra<strong>di</strong>o via Internet è perfetta, senza alcun<br />
sottofondo <strong>di</strong> sorta. Pertanto inizialmente sarebbe meglio<br />
allenarsi ad ascoltare le emittenti ra<strong>di</strong>o su Internet,<br />
successivamente passare alla ra<strong>di</strong>o tra<strong>di</strong>zionale da cui ricezione<br />
è talvolta assai più <strong>di</strong>sturbata. la ra<strong>di</strong>o con <strong>di</strong>sturbi <strong>di</strong><br />
sottofondo è tuttavia molto importante nelle fasi <strong>di</strong> allenamento<br />
avanzate in quanto introducono a quello che è l'ascolto in<br />
con<strong>di</strong>zioni reali cioè sempre con un sottofondo presente.<br />
Da non trascurare, nel caso delle ra<strong>di</strong>o internet,<br />
l’importantissima possibilità <strong>di</strong> “salvare” sul computer le<br />
trasmissioni per poi riascoltarle successivamente,<br />
eventualmente rallentarle, accelerarle e mo<strong>di</strong>ficarle a<br />
piacimento: un vero punto <strong>di</strong> svolta nella capacità <strong>di</strong> allenarsi<br />
ad ascoltare. Cucendo l’ascolto su misura, si potrebbe <strong>di</strong>re.<br />
Ma in cosa consiste in concreto l’allenamento alla ra<strong>di</strong>o?<br />
Molto semplicemente, bisogna rimanere ad ascoltare la ra<strong>di</strong>o,<br />
in con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> quiete, sforzandosi <strong>di</strong> capire il flusso <strong>di</strong> parole<br />
e il senso del <strong>di</strong>scorso. Ascoltate preferibilmente i canali ra<strong>di</strong>o<br />
- 177 -
nazionali, che godono <strong>di</strong> buona <strong>di</strong>zione. Sebbene possa alla<br />
lunga risultare noioso, ascoltate qualunque tipo <strong>di</strong> programma:<br />
ra<strong>di</strong>ogiornali, notiziari, interviste, convegni, pubblicità, notizie<br />
sportive, previsioni meteo e situazioni delle autostrade. Tutto.<br />
Scaricatevi un file au<strong>di</strong>o sul vostro computer (ad esempio un<br />
notiziario o un’intervista) e ascoltatelo inizialmente così come è<br />
(con<strong>di</strong>zione <strong>di</strong> ascolto or<strong>di</strong>naria), e se volete successivamente<br />
cambiando le con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> ascolto: fate scorrere l’au<strong>di</strong>o più<br />
lento, più veloce, più acuto, più grave, eccetera, come più vi<br />
sentite a vostro agio. Se non riuscite ad afferrare una frase o<br />
passaggio particolare, tornate in<strong>di</strong>etro e ri-ascoltate fino a<br />
quando non è chiaro. Provate a tenere gli occhi chiusi per<br />
aumentare la concentrazione. Ma soprattutto esercitatevi con<br />
costanza. Questi esercizi non andrebbero fatti, così, come<br />
capita, una volta ogni tanto. Andrebbero al contrario fatti tutti i<br />
giorni, incrementando il tempo <strong>di</strong> ascolto ogni volta. A puro<br />
titolo informativo, un buon allenamento andrebbe fatto, a pieno<br />
regime, per circa due ore giornaliere, sei giorni la settimana (la<br />
domenica riposatevi), <strong>di</strong>viso in due tempi <strong>di</strong> un’oretta ciascuno.<br />
Una cosa importante: non focalizzatevi su un aspetto<br />
dell’ascolto nel caso abbiate imparato a padroneggiarlo. Per<br />
esempio, potrà darsi che quel certo speaker <strong>di</strong> quel certo<br />
programma la sentiate benissimo, e sarà <strong>di</strong>ventato comodo (ed<br />
appagante…) ascoltare quella determinata trasmissione ra<strong>di</strong>o.<br />
Bene, non dovete crogiolarvi sugli allori, bensì dovete a quel<br />
punto cambiare programma e cominciare ad ascoltare una voce<br />
più ostica e <strong>di</strong>fficile (spostamento dell’asticella più in alto). In<br />
altre parole, non dovete continuare a fare le cose che sono<br />
ormai facili, ma cimentarvi in quelle più <strong>di</strong>fficili.<br />
E non scoraggiatevi: una cosa del genere non l’avete mai fatta<br />
in quarant’anni, non pensiate <strong>di</strong> riuscire a farla adesso in<br />
quaranta minuti.<br />
Esercizi Avanzati alla ra<strong>di</strong>o.<br />
Se vogliamo de<strong>di</strong>carci a un ascolto davvero impegnativo: si<br />
potrebbe consigliare le ra<strong>di</strong>ocronaca delle partite <strong>di</strong> calcio, dove<br />
le voci sono per forza <strong>di</strong> cose molto concitate, sovente alterate,<br />
spesse volte urlate. Riuscire a seguire il ritmo del <strong>di</strong>scorso è un<br />
allenamento davvero impegnativo, ancor più se in sottofondo è<br />
presente il frastuono “da sta<strong>di</strong>o”.<br />
- 178 -
Altro esercizio impegnativo: le trasmissioni nelle quali<br />
vengono elencati i dati <strong>di</strong> borsa. Sebbene sia noioso, la sfilza <strong>di</strong><br />
dati e cifre, quotazioni, variazioni percentuali eccetera, sono un<br />
ottimo allenamento per tenere alta l’attenzione sulla pronuncia<br />
<strong>di</strong> sigle, numeri e cifre.<br />
Cambiate poi le con<strong>di</strong>zioni fisiche dell’ascolto: ruotate<br />
l’altoparlante della ra<strong>di</strong>o in <strong>di</strong>rezione opposta a quella del<br />
vostro orecchio, per rendere più <strong>di</strong>fficoltoso l’ascolto. Piazzate<br />
gli altoparlanti più lontani. Aprite la finestra per far entrare un<br />
rumore <strong>di</strong> sottofondo che vi obbligherà a stare più attenti.<br />
Aprite il rubinetto per far gocciolare l’acqua su una bacinella<br />
a sua volta già colma <strong>di</strong> acqua, il che darà molto fasti<strong>di</strong>o.<br />
Sbizzarritevi nell’escogitare soluzioni alternative e cercate <strong>di</strong><br />
rendere le cose progressivamente “più <strong>di</strong>fficili”.<br />
Quando lavorate, per esempio scrivendo una lettera al pc,<br />
fatelo indossando le cuffie ed ascoltando la ra<strong>di</strong>o. Provate,<br />
anche se sarà quasi impossibile a fare due cose<br />
contemporaneamente, <strong>di</strong> cui una sia relativa all’ascolto.<br />
E quando, stanchi morti, vi domanderete “ma chi me lo fa<br />
fare?” la risposta che dovrete darvi sarà: la voglia <strong>di</strong> migliorare.<br />
Tabella tipo <strong>di</strong> allenamento per i primi mesi.<br />
Mattino: Appena svegli, 45 minuti/1 ora <strong>di</strong> ascolto ra<strong>di</strong>o (o<br />
au<strong>di</strong>olibro)<br />
Pomeriggio o sera: almeno 1 ora <strong>di</strong> ascolto ra<strong>di</strong>o, oppure<br />
ascolto del telegiornale e mezz’ora <strong>di</strong> ra<strong>di</strong>o<br />
Durante il giorno: se potete lavorare tenendo le cuffie, ascoltate<br />
la ra<strong>di</strong>o. In casa, tenete una ra<strong>di</strong>o sempre accesa in ogni stanza.<br />
Con il passar dei mesi incrementate gradualmente i tempi, e<br />
provate ad accostarvi -senza fretta- anche alla TV, alla musica,<br />
e al telefono.<br />
- 179 -
Il mappaggio fatto in casa.<br />
Precisazione: il “mappaggio fatto in casa” ha il solo scopo <strong>di</strong> suggerire<br />
piccole mo<strong>di</strong>fiche al “mappaggio” tra<strong>di</strong>zionale che si svolge in ospedale;<br />
mo<strong>di</strong>fiche che possono contribuire a migliorare l’ascolto.<br />
Il Mappaggio è quell’operazione, eseguita in ospedale o in<br />
clinica, con la quale l’impianto cocleare viene tarato per<br />
consentirne il miglior utilizzo, agendo a livello dei singoli<br />
elettro<strong>di</strong>, alzandone o abbassandone il volume e regolandone le<br />
proprietà. Di norma è un’operazione che viene svolta assai<br />
frequentemente nel corso del primo anno <strong>di</strong> utilizzo, poi viene<br />
svolta più raramente, in quanto si presume che l’ascolto sia<br />
ormai stabilizzato. Per fare il mappaggio si utilizza <strong>di</strong> regola<br />
l’esperienza dell’operatore, che saprà come tarare i vari<br />
elettro<strong>di</strong> e adattarli alle esigenze del soggetto. Il quale soggetto<br />
si trova ad essere, in questa operazione, perlopiù… soggetto<br />
passivo.<br />
Ma cosa succede se il soggetto è in grado <strong>di</strong> esprimere<br />
preferenze, <strong>di</strong> dare un’in<strong>di</strong>rizzo, <strong>di</strong> <strong>di</strong>re cosa gli sembra meglio<br />
per lui, <strong>di</strong> aiutare l’operatore nel processo <strong>di</strong> mappaggio, per<br />
suggerire <strong>di</strong> eseguire una taratura sulla base delle proprie<br />
esigenze personali e basata su dati verificati?<br />
Non c’è quasi bisogno <strong>di</strong> <strong>di</strong>rlo: succede che il mappaggio è più<br />
aderente alla singola persona, e <strong>di</strong>venta anche più efficace.<br />
L’ascolto, pertanto, <strong>di</strong>venterà più confortevole e “cucito su<br />
misura”. Ma è possibile riuscire a fare una cosa del genere?<br />
Teoricamente è possibile, anche se richiederà tanto tempo.<br />
Il proce<strong>di</strong>mento <strong>di</strong> “mappaggio fatto in casa” ha valore solo<br />
se viene fatto nei primissimi tempi; se fatto in seguito, infatti,<br />
perderà molta della sua efficacia in quanto il volume e la<br />
taratura dei singoli elettro<strong>di</strong> risulteranno <strong>di</strong>somogenei<br />
(esempio: il quinto elettrodo regolato “più in alto”, il<br />
do<strong>di</strong>cesimo “più in basso”, eccetera). E’ bene quin<strong>di</strong> fare il<br />
“mappaggio fatto in casa” nei primi tempi, finchè gli elettro<strong>di</strong><br />
sono ancora grossomodo tarati allo stesso modo per prendere<br />
confidenza con i suoni. Perché il “mappaggio fatto in casa” può<br />
avere una sua importanza? Perché non tutte le persone sono<br />
uguali, e la sensibilità al suono che va bene per una persona<br />
potrebbe non calzare a pennello per un’altra.<br />
- 180 -
Per iniziare, è imperativo che abbiate sottomano il foglio con<br />
lo schema <strong>di</strong> funzionamento degli elettro<strong>di</strong> dell’impianto<br />
cocleare. Se non lo avete, fatevelo dare all’ospedale o clinica<br />
dove viene svolto il mappaggio. Si tratta <strong>di</strong> un foglio nel quale<br />
vengono riportate, per ogni elettrodo, il “range” <strong>di</strong> frequenze <strong>di</strong><br />
funzionamento, e sarà simile a quanto segue:<br />
Elettrodo nr.1 : da 188 a 313 Hertz<br />
Elettrodo nr.2 : da 314 a 550 Hertz<br />
Elettrodo nr.3 : da 551 a 720 Hertz<br />
….eccetera (i numeri non saranno identici).<br />
Adesso andare a ripescare il software <strong>di</strong> au<strong>di</strong>o e<strong>di</strong>ting che<br />
avete utilizzato precedentemente per la simulazione <strong>di</strong> sor<strong>di</strong>tà,<br />
prendete due files au<strong>di</strong>o, uno con voce maschile e l’altro con<br />
voce femminile.<br />
Adesso effettuate l’equalizzazione e processate il primo file<br />
au<strong>di</strong>o, in modo da inserire solamente il range <strong>di</strong> frequenze <strong>di</strong> un<br />
singolo elettrodo, e ascoltate - con il solo impianto cocleare,<br />
senza apparecchio acustico - cosa viene fuori.<br />
Esempio: utilizzando la voce maschile, fare in modo <strong>di</strong><br />
ascoltare solo quanto passa sul primo elettrodo, per cui,<br />
seguendo l’esempio <strong>di</strong> cui sopra, fate passare solo le frequenze<br />
da 188 a 313 Hz ed escludete tutte le altre (in gergo tecnico<br />
questa operazione si chiama ”filtro passabanda”). Ascoltate e<br />
prendete nota: come vi è sembrata la voce? Incomprensibile’<br />
Sufficientemente chiara? Troppo grave? Un borbottio<br />
in<strong>di</strong>stinto? Segnatevi tutto. Fate la stessa cosa relativamente al<br />
secondo elettrodo, cioè applicate il filtro passabanda da 314 a<br />
550 HZ. Di nuovo ascoltate, giu<strong>di</strong>cate e prendete nota. Vi potrà<br />
sembrare che per gli elettro<strong>di</strong> a<strong>di</strong>acenti il risultato sarà simile,<br />
mentre le vere <strong>di</strong>fferenze ci saranno per elettro<strong>di</strong> <strong>di</strong>stanti<br />
(esempio: il primo a confronto con il quinto, l’ottavo con il<br />
do<strong>di</strong>cesimo, eccetera). Adesso provate a raggruppare gli<br />
elettro<strong>di</strong>: ad esempio, vogliamo provare cosa si sente con primi<br />
tre elettro<strong>di</strong> (faremo quin<strong>di</strong> il filtro da 188 a 720 Hz).<br />
Fate tante prove, raggruppate gli elettro<strong>di</strong>, fate confronti con il<br />
suono intero originale, “giocate” con le varie misurazioni, e alla<br />
fine fatevi una idea <strong>di</strong> dove avete l’impressione <strong>di</strong> sentire<br />
meglio. Per fare un esempio, le frequenze intorno a 4500 Hz<br />
saranno poco utili per sentire le voci, quin<strong>di</strong> si può assumere<br />
- 181 -
che gli elettro<strong>di</strong> relativi a 4500 Hz non servono per ascoltarle,<br />
bensì per ascoltare altri suoni acuti).<br />
Idem, lo stesso processo, daccapo, con la voce femminile.<br />
Alla fine, riunite tutti i dati e evidenziate il fatto che le voci<br />
riuscite a sentirle bene soprattutto nel range <strong>di</strong> frequenze che va<br />
da X hertz fino a Y hertz. E basandovi sugli elettro<strong>di</strong> relativi,<br />
chiedete al vostro operatore <strong>di</strong> tarare <strong>di</strong> conseguenza quei<br />
particolari elettro<strong>di</strong> in maniera preferenziale rispetto agli altri.<br />
Come si vede, questo proce<strong>di</strong>mento viene utilizzato solo per le<br />
voci umane. Teoricamente andrebbe bene anche per la musica,<br />
ma l’accento vuole essere sempre posto sui suoni più<br />
importanti: le voci (“Prima le parole, poi la musica”).<br />
Con l’operatore preposto al mappaggio <strong>di</strong>scutete <strong>di</strong> tutto<br />
quanto. L’operatore, forte anche della sua esperienza personale,<br />
in seguito valuterà se e in che misura mo<strong>di</strong>ficare la curva<br />
standard del mappaggio in base a quanto suggerito dal soggetto.<br />
CONCLUSIONE…..<br />
Lungi da me il desiderio <strong>di</strong> essere retorico; quello che si vuol<br />
far capire è che l’utilizzo dell’impianto cocleare è una lunga ed<br />
impegnativa avventura. Affrontarla senza un piano, senza un<br />
obiettivo, senza sapere con precisione cosa fare, è forse la<br />
maniera migliore per non sfruttarlo appieno. E’ come avere una<br />
macchina fuoriserie, e usarla per andare a comprare il giornale<br />
<strong>di</strong>etro l’angolo. I primi mesi sono forse i più importanti, perché<br />
è qui che si incominciano a capire le regole del gioco, e si<br />
in<strong>di</strong>rizzano le azioni future in base a quelle che sono le proprie<br />
peculiarità. E’ qui che si comincia a conoscere una nuova<br />
maniera <strong>di</strong> sentire e una nuova maniera <strong>di</strong> prestare attenzione ai<br />
suoni. Ed è qui infine che si capisce che il meccanismo<br />
dell’ascolto è un qualcosa <strong>di</strong> niente affatto passivo, ma che al<br />
contrario richiede molta attenzione, lavoro, e forza <strong>di</strong> volontà.<br />
COMBATTETE SU OGNI SUONO.<br />
LOTTATE SU OGNI PARO<br />
- 182 -
l’educazione dei sor<strong>di</strong>, 3/4 – 2012 (Serie IX - CXIII)<br />
ESSERE GENITORI UDENTI DI FIGLI<br />
SORDI: INVENTARE<br />
UNA GENITORIALITÁ<br />
cura <strong>di</strong> Karine Goust<br />
(Psicologa. Elfo, Centro per l’educazione bilingue dei sor<strong>di</strong> – Firenze)<br />
La nascita <strong>di</strong> un incontro<br />
La scoperta o l'annuncio della sor<strong>di</strong>tà del proprio figlio<br />
precipita i genitori in un vissuto emozionale vivo fatto<br />
d’inquietu<strong>di</strong>ne e <strong>di</strong> dubbi sulle proprie competenze ad<br />
incontrare un bambino che possiede «un essere al mondo<br />
sensoriale» lontano dalla propria esperienza.<br />
È necessario darsi un tempo <strong>di</strong> elaborazione e confrontarsi<br />
con questa nuova realtà: la <strong>di</strong>versità.<br />
Essere <strong>di</strong>verso significa avere un'identità <strong>di</strong>versa ma integra,<br />
con il proprio potenziale <strong>di</strong>. ricchezza; ed è quella che deve<br />
essere incontrata e scoperta dai genitori e dai professionisti<br />
allontanando pregiu<strong>di</strong>zi sociali comuni che suggeriscono un<br />
approccio deficitario alla sor<strong>di</strong>tà.<br />
Ogni genitore viene incontro al proprio figlio per<br />
accompagnarlo nel suo sviluppo e portarlo in uno spazio<br />
comune, sociale. Per i genitori udenti <strong>di</strong> figli sor<strong>di</strong> lo sforzo<br />
all'incontro è doppio con l'identificazione ad un vissuto<br />
sensoriale <strong>di</strong>verso che cambierà le modalità <strong>di</strong> comunicazione.<br />
Per non lasciare il bambino sordo percorrere da solo la strada<br />
dell'incontro, pure gli udenti dovranno fare qualche passo in un<br />
mondo sensoriale straniero.<br />
Il <strong>di</strong>battito e il <strong>di</strong>ritto e il dovere all’informazione sulle<br />
scelte educative<br />
Più che per un altro bambino le scelte educative saranno<br />
determinanti per la costruzione dell'identità del bambino sordo<br />
- 183 -<br />
Stu<strong>di</strong> e ricerche
potranno avere una valenza preventiva dei <strong>di</strong>sagi psico-affettivi<br />
e cognitivi.<br />
L'assimilazione comune dell'ipoacusia alla sor<strong>di</strong>tà, della<br />
sor<strong>di</strong>tà leggera a quella profonda, costituisce un primo<br />
malinteso da chiarire: non c'è una sola sor<strong>di</strong>tà, ma delle sor<strong>di</strong>tà<br />
alle quali corrispondono delle proposte educative <strong>di</strong>verse, ed<br />
ogni bambino ha <strong>di</strong>ritto ad una risposta su misura.<br />
Al <strong>di</strong> là delle vecchie battaglie professioniste (tra oralismo e<br />
bilinguismo) esistono in<strong>di</strong>cazioni specifiche per ogni caso e<br />
ricerche e verifiche scientifiche che le giustificano.<br />
Piacere <strong>di</strong> comunicare piacere <strong>di</strong> vivere<br />
Mentre le prime interazioni tra i genitori e il bambino sordo<br />
sono poco ostacolate per le loro nature visive e corporee<br />
(sorrisi, cure corporee, giochi...), una <strong>di</strong>storsione della<br />
comunicazione può apparire quando il bambino non risponde<br />
alle sollecitazioni linguistiche come lo dovrebbe consentire la<br />
sua maturazione fisiologica. La gratuità degli scambi si fa<br />
allora rara perché fonte <strong>di</strong> complicazioni e sprovvista della sua<br />
spontaneità iniziale, la comunicazione si limita alle cose<br />
pratiche e viene a confondersi con la pedagogia (richiesta <strong>di</strong><br />
formulazione orale, <strong>di</strong> denominazione).<br />
In un tale contesto ci si chiede come possano emergere il<br />
desiderio e il piacere della parola e della comunicazione che<br />
costituiscono un mezzo <strong>di</strong> esistenza e <strong>di</strong> scambio vitale per<br />
l'uomo.<br />
È essenziale per ogni in<strong>di</strong>viduo che fa l'esperienza <strong>di</strong><br />
raccontarsi, realizzare commenti e scambi <strong>di</strong> informazioni sul<br />
mondo che lo circonda; in certi casi <strong>di</strong> sor<strong>di</strong>tà solo la lingua dei<br />
segni potrà dare questa sod<strong>di</strong>sfazione, costituendo l'unica<br />
lingua naturale che può essere emessa e ricevuta pienamente e<br />
senza frustrazioni.<br />
La prevenzione dei <strong>di</strong>sturbi affettivi e degli appren<strong>di</strong>menti è<br />
con<strong>di</strong>zionata dalla scelta <strong>di</strong> un percorso educativo che permetta<br />
al bambino sordo <strong>di</strong> essere presente nel nostro e nel suo mondo.<br />
La parola e il gesto sono rappresentazioni simboliche che<br />
permettono <strong>di</strong> pensare il mondo e <strong>di</strong> unire dei vissuti a delle<br />
immagini mentali per renderli accessibili al pensiero e non<br />
lasciarli ad un livello sensoriale e corporeo. L'instabilità<br />
motoria, l'inibizione, l'impulsività sono spesso il risultato <strong>di</strong><br />
- 184 -
esperienze emotive che non hanno la possibilità <strong>di</strong> essere<br />
pensate e che rimangono fissate nel vissuto corporeo.<br />
Perciò, l'obiettivo fondamentale sarà che il bambino possa<br />
acquisire nel modo più completo possibile un sistema simbolico<br />
coerente, a partire dal quale potrà anche sviluppare altri<br />
appren<strong>di</strong>menti. L'educazione bilingue propone ai bambini che<br />
non possono ricevere attraverso il canale acustico delle<br />
informazioni sufficientemente complete, <strong>di</strong> acquisire<br />
precocemente una lingua integra visivo-gestuale sulla quale si<br />
potrà appoggiare ulteriormente per accedere ad un linguaggio<br />
parlato (scritto e orale) nella misura delle sue possibilità, per<br />
sod<strong>di</strong>sfare ogni sua esigenza e desiderio <strong>di</strong> benessere e <strong>di</strong><br />
comunicazione con il mondo sociale intero.<br />
- 185 -
l’educazione dei sor<strong>di</strong>, 3/4 – 2012 (Serie IX - CXIII)<br />
I SORDI E IL NAZISMO<br />
a cura <strong>di</strong> David Busato<br />
Qualche mese fa su Repubblica, è uscito un articolo a firma <strong>di</strong><br />
Adriano Prosperi, titolato “La malattia negazionista” in cui si<br />
analizzava, partendo da un libro <strong>di</strong> Daniela Bifulco “Negare<br />
l’evidenza”, <strong>di</strong> come in Italia si parli poco o niente <strong>di</strong> chi nega<br />
gli orrori del Nazismo. Gli storici parlano <strong>di</strong> negazionismo. Gli<br />
orrori del Nazismo travolsero però anche la comunità sorda.<br />
Abbiamo fatto qualche domanda allo storico Luca Des Dorides,<br />
anch’egli sordo (ci tiene a specificarlo), ricercatore e<br />
responsabile della Biblioteca Storica presso l'Istituto Statale<br />
<strong>Sor<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> Roma che, fra le altre cose, qualche mese fa, ha<br />
partecipato ad un convegno svoltosi a Firenze dal tema “i <strong>Sor<strong>di</strong></strong><br />
austriaci ed il Nazionalsocialismo”.<br />
Dottore, nell'orrore del nazismo si parla poco <strong>di</strong> altre etnie o<br />
<strong>di</strong> altre situazioni, è vero?<br />
E’ indubbio che il genoci<strong>di</strong>o degli ebrei sia stato, e continui<br />
ad essere, una parte preponderante del <strong>di</strong>scorso sullo sterminio.<br />
Ma nella memoria dell’olocausto è ormai consolidata da<br />
tempo la consapevolezza che le politiche <strong>di</strong> sterminio naziste<br />
abbiano interessato anche altri soggetti oltre gli ebrei. Diverso è<br />
il <strong>di</strong>scorso per quanto riguarda i me<strong>di</strong>a e i non addetti ai lavori,<br />
per i quali questo tema è relativamente nuovo e non sempre<br />
pienamente conosciuto. Tuttavia negli ultimi anni le cose sono<br />
molto cambiate e l’interesse per questo capitolo della storia<br />
recente è aumentato in maniera esponenziale. Parte del merito<br />
va ad una spinta dal basso proveniente dalle associazioni <strong>di</strong> ex<br />
deportati e <strong>di</strong> categorie <strong>di</strong>scriminate che da tempo s’impegnano<br />
in lavori <strong>di</strong> ricerca e <strong>di</strong> sensibilizzazione. Le politiche<br />
eugenetiche e lo sterminio dei <strong>di</strong>sabili, in particolare, hanno<br />
ricevuto un crescente interesse proprio negli ultimi anni. Penso<br />
ai lavori <strong>di</strong> accademici come Henry Friedlander e Michael<br />
Tregenza o <strong>di</strong> uomini <strong>di</strong> spettacolo come Marco Paolini con il<br />
- 186 -<br />
Corrispondenze
suo recentissimo “Ausmerzen”. Reputo sia importante<br />
approfon<strong>di</strong>re il <strong>di</strong>scorso sulla <strong>di</strong>scriminazione dei <strong>di</strong>sabili<br />
perché ci aiuta ad andare oltre le colpe immani del nazismo e<br />
in<strong>di</strong>viduare i germi culturali che lo resero possibile. Le<br />
politiche eugenetiche e <strong>di</strong>scriminatorie, infatti, non furono<br />
un’esclusiva del nazismo ma una costante nel <strong>di</strong>battito che si<br />
costruisce fra Otto e Novecento intorno alla cura e al governo<br />
della società. Le sterilizzazioni, il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> contrarre<br />
matrimonio e l’internamento degli “inadatti” iniziarono molto<br />
prima del nazismo ed ebbero larga <strong>di</strong>ffusione sia in Europa che,<br />
soprattutto, negli Stati Uniti. E’ in quella cultura che prese<br />
forma la paccottiglia ideologico-scientifica che porterà alcuni<br />
ad arrogarsi il <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> scegliere chi fosse o meno degno <strong>di</strong><br />
vivere. E’ un atto <strong>di</strong> coraggio e un percorso poco rassicurante<br />
perché chiama in causa tutti noi, ma è necessario e va fatto.<br />
I sor<strong>di</strong> e il nazismo<br />
Nel 1998 si è tenuta una conferenza internazionale alla<br />
Gallaudet University <strong>di</strong> Washington dal titolo “Deaf People in<br />
Hitler’s Europe” che ha dato un grande impulso all’interesse<br />
dei Deaf Stu<strong>di</strong>es sul rapporto fra comunità sorda e nazismo.<br />
Ancora oggi il quadro <strong>di</strong> riferimento per analizzare il rapporto<br />
fra <strong>Sor<strong>di</strong></strong> e nazismo non è ra<strong>di</strong>calmente mutato e racconta una<br />
storia <strong>di</strong> <strong>di</strong>fficoltà e sofferenze. Il regime Hitleriano aveva<br />
investito parecchio sul concetto <strong>di</strong> razza in quanto questa<br />
permetteva <strong>di</strong> creare una forte coesione nazionale e, al tempo<br />
stesso, <strong>di</strong> superare le tensioni derivanti dalla lotta <strong>di</strong> classe che<br />
infiammava la Repubblica <strong>di</strong> Weimar. Questo non poteva che<br />
ripercuotersi negativamente su una comunità già ad<strong>di</strong>tata<br />
dall’eugenetica come portatrice <strong>di</strong> tare ere<strong>di</strong>tarie ritenute<br />
dannose per il benessere della collettività. Nonostante alcuni<br />
sor<strong>di</strong> abbiano anche fatto in tempo a vestire la <strong>di</strong>visa della<br />
Hitlerjugend è indubbio che l’attacco dei nazisti alle vite<br />
“indegne” li abbia colpiti frontalmente. D’altronde i sor<strong>di</strong> erano<br />
bocche da sfamare che non potevano <strong>di</strong>ventare soldati, per il<br />
progetto <strong>di</strong> dominio nazista erano solo d’intralcio. Nel caso dei<br />
sor<strong>di</strong>, poi, la naturale tendenza ad aggregarsi intorno agli istituti<br />
speciali e alle associazioni <strong>di</strong> categoria facilitò enormemente il<br />
compito dei me<strong>di</strong>ci nazisti. Molti maestri e <strong>di</strong>rigenti scolastici<br />
- 187 -
non si fecero scrupoli nel denunciare alle autorità i sor<strong>di</strong><br />
ere<strong>di</strong>tari che dovevano essere soggetti alle norme <strong>di</strong> igiene<br />
razziale. Secondo Horst Biesold, autore <strong>di</strong> “Crying Hands”, dei<br />
400.000 in<strong>di</strong>vidui che vennero sterilizzati in quegli anni circa<br />
16.500 erano sor<strong>di</strong>. Particolarmente dura era la situazione <strong>di</strong><br />
chi, sordo ed ebreo, era soggetto ad una doppia<br />
<strong>di</strong>scriminazione. John S. Schuchman e Donna F. Ryan hanno<br />
raccolto molte testimonianze in proposito, in parte riportate nel<br />
volume “Deaf People in Hitler’s Europe”, e c’è un bellissimo<br />
documentario, “Ingelore”, del regista e produttore americano<br />
Frank Stiefel, che racconta molto bene questo dramma <strong>di</strong> essere<br />
ebrei e sor<strong>di</strong> nella Germania nazista. A complicare la situazione<br />
dei <strong>Sor<strong>di</strong></strong> contribuirono anche le norme per l’emigrazione nei<br />
paesi cui si richiedeva asilo, gli Stati Uniti in particolare, che a<br />
loro volta, proprio per il retaggio eugenista, non erano per<br />
niente favorevoli ad accogliere persone considerate “<strong>di</strong>fettose”.<br />
Si hanno dei dati su quanti sor<strong>di</strong> finirono nei lager?<br />
E’ molto <strong>di</strong>fficile dare una consistenza numerica atten<strong>di</strong>bile. I<br />
sor<strong>di</strong>, poi, appartenevano ad una <strong>di</strong> quelle categorie <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>scriminati che era facilmente riconducibile, e quin<strong>di</strong><br />
registrabile, in altre ritenute più significative. In questo<br />
ricordano gli omosessuali, per i quali le stime oscillano<br />
vertiginosamente fra estremi molto <strong>di</strong>stanti tra loro. Nello<br />
sterminio dei <strong>di</strong>sabili le cifre non possono tenere conto, ad<br />
esempio, dei numerosi sor<strong>di</strong> che vi vennero inclusi perché<br />
considerati affetti da malattie mentali. Basta guardare le cartelle<br />
cliniche conservate negli archivi manicomiali, anche quelli<br />
italiani, per rendersi conto <strong>di</strong> come la cultura dell’epoca<br />
largheggiasse nell’assegnare le stigmate della follia. Tra quei<br />
bambini considerati “irrequieti”, “i<strong>di</strong>oti” o “anormali” c’erano<br />
anche molti sor<strong>di</strong>. Anche nei campi, anzi, soprattutto nei campi,<br />
tanti sor<strong>di</strong> vennero perseguitati come ebrei e in quanto tali<br />
vennero registrati. Anche se internati per altri motivi, la loro<br />
permanenza nei campi venne con<strong>di</strong>zionata dalla sor<strong>di</strong>tà. La<br />
maggior parte veniva scartata fin dalle prime selezioni. Di<br />
quelli che riuscivano a <strong>di</strong>mostrarsi utili al lavoro, generalmente<br />
- 188 -
nascondendo la propria sor<strong>di</strong>tà, pochissimi riuscirono a<br />
salvarsi.<br />
I sor<strong>di</strong> austriaci ed il nazionalsocialismo. Il recente<br />
convegno <strong>di</strong> Firenze, <strong>di</strong> cosa si è parlato?<br />
Si svolgerà anche in altre città?<br />
“I <strong>Sor<strong>di</strong></strong> austriaci e il nazionalsocialismo” è il titolo <strong>di</strong> un<br />
importante lavoro realizzato da Verena Krausneker e Katharina<br />
Schalber <strong>di</strong> cui l’Istituto Statale per <strong>Sor<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> Roma (ISSR) e<br />
l’Istituto dei <strong>Sor<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong> Torino hanno curato l’e<strong>di</strong>zione italiana<br />
con sottotitoli per sor<strong>di</strong>. Le due ricercatrici raccontano gli anni<br />
del nazismo attraverso i racconti <strong>di</strong> 60 testimoni sor<strong>di</strong> austriaci.<br />
Nei vari documentari che compongono il DVD si parla <strong>di</strong><br />
sterilizzazioni forzate, eutanasia, guerra e deportazione ma<br />
anche <strong>di</strong> scuole, <strong>di</strong> circoli e <strong>di</strong> come viveva la comunità sorda<br />
negli anni ’30 e ’40. E’ stato presentato per la prima volta nel<br />
2011 in seno al progetto “Testimonianze Silenziose” portato<br />
avanti dalla Me<strong>di</strong>ateca Visuale dell’Istituto Statale per <strong>Sor<strong>di</strong></strong> <strong>di</strong><br />
Roma e quando il CGSI Toscana ci ha proposto <strong>di</strong> portare<br />
questa iniziativa a Firenze l’abbiamo accolta con grande<br />
entusiasmo. Nel capoluogo abbiamo trovato un pubblico<br />
numeroso e molto interessato con cui abbiamo <strong>di</strong>scusso sulla<br />
genesi dell’olocausto e sul rischio <strong>di</strong> un eventuale ripetersi<br />
dello sterminio. Abbiamo messo a fuoco proprio quanto<br />
specificato prima: l’origine ottocentesca dello sterminio e<br />
l’impossibilità <strong>di</strong> considerarlo una semplice patologia tedesca.<br />
Abbiamo anche ricostruito il filo rosso che dallo sterminio ha<br />
portato alla costruzione dell’Unione Europea, in questo<br />
riprendendo la tra<strong>di</strong>zione monnettiana e spinelliana. Reputo<br />
molto importante che un’iniziativa del genere sia partita da un<br />
gruppo <strong>di</strong> giovani universitari toscani, tutti sor<strong>di</strong>, ma abbia<br />
saputo coinvolgere <strong>di</strong>verse generazioni. Significa che esiste una<br />
solidarietà intergenerazionale intorno a valori fondamentali<br />
come il rispetto <strong>di</strong> qualsiasi tipo <strong>di</strong> <strong>di</strong>versità, la tolleranza e la<br />
solidarietà. Valori che sono alla base della Convenzione ONU<br />
del 2006 sui <strong>di</strong>ritti dei <strong>di</strong>sabili e che pone tra i punti<br />
fondamentali il riconoscimento della cultura sorda e delle varie<br />
lingue dei segni nazionali. Questa Convenzione è stata ratificata<br />
- 189 -
anche dall’Italia ma <strong>di</strong>sattesa per quanto riguarda il<br />
riconoscimento della Lingua dei Segni Italiana (LIS) che, ormai<br />
ultimi in Europa, ancora tarda ad arrivare. Nato come iniziativa<br />
dell’ISSR per commemorare il Giorno della Memoria del 2010,<br />
ormai “Testimonianze Silenziose” è <strong>di</strong>ventato un appuntamento<br />
fisso e un evento itinerante. Contiamo <strong>di</strong> continuare a proporre<br />
nuove e<strong>di</strong>zioni ogni 27 gennaio nella nostra sede per poi<br />
portarle ovunque venga richiesto.<br />
I sor<strong>di</strong> e il fascismo<br />
Il rapporto fra i sor<strong>di</strong> e il fascismo è molto <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> quello<br />
che lega i sor<strong>di</strong> al nazionalsocialismo. Per quanto fosse<br />
indubbiamente razzista, anzi, “francamente razzista”, come<br />
ebbe a <strong>di</strong>re Mussolini stesso, il fascismo non aveva investito<br />
così tanto sulla razza come avevano fatto i nazionalsocialisti<br />
tedeschi. Inoltre, la cultura italiana era fortemente influenzata<br />
dal cattolicesimo e mal si conciliava con programmi <strong>di</strong><br />
limitazione delle nascite o del vincolo matrimoniale.<br />
L’eugenetica italiana si era quin<strong>di</strong> sempre espressa in forme<br />
più blande <strong>di</strong> quanto non avvenuto in Germania o negli Stati<br />
Uniti. Il <strong>di</strong>scorso non vale per quei sor<strong>di</strong> appartenenti ad altre<br />
categorie <strong>di</strong>scriminate, come gli ebrei o gli omosessuali, ma<br />
questo non cambia <strong>di</strong> molto la sostanza del rapporto specifico<br />
fra i sor<strong>di</strong> e l’Italia littoria in quanto il vincolo persecutorio<br />
<strong>di</strong>pendeva da un <strong>di</strong>verso tipo <strong>di</strong> colpa. In realtà il rapporto fra<br />
sor<strong>di</strong> e fascismo è da ricercarsi principalmente nelle politiche<br />
totalitarie del regime, nel suo spasmo<strong>di</strong>co tentativo <strong>di</strong> tenere<br />
sotto controllo ogni aspetto della vita e ogni forma <strong>di</strong><br />
socializzazione. Nella storia dei sor<strong>di</strong> il campo privilegiato è<br />
quello dell’istruzione, dove viene ricordata con favore la<br />
riforma Gentile che sancì, finalmente, l’obbligatorietà<br />
dell’istruzione dei sor<strong>di</strong>. Mancano ancora degli stu<strong>di</strong> sistematici<br />
in merito ai rapporti fra i sor<strong>di</strong> e il fascismo ma non sembra che<br />
la riforma mise mai in dubbio la vali<strong>di</strong>tà del para<strong>di</strong>gma oralista<br />
allora imperante negli istituti italiani, ovvero l’uso del metodo<br />
orale puro e la proibizione dei segni, né lo strapotere delle<br />
istituzioni nei confronti del citta<strong>di</strong>no sordo. D’altronde non era<br />
certo nelle corde del regime fascista mutare un or<strong>di</strong>ne<br />
- 190 -
corporativo e gerarchico, com’era quello vigente negli istituti<br />
per sor<strong>di</strong>, a vantaggio <strong>di</strong> riforme che consentissero ai sor<strong>di</strong><br />
autonomia culturale e in<strong>di</strong>pendenza.<br />
- 191 -
l’educazione dei sor<strong>di</strong>, 3/4 – 2012 (Serie IX - CXIII)<br />
VITA CON I SORDI<br />
Ricor<strong>di</strong>, riflessioni e …raccomandazioni<br />
cura <strong>di</strong> una insegnante dei <strong>Sor<strong>di</strong></strong><br />
Stare insieme ai sor<strong>di</strong> è stata per me un'abitu<strong>di</strong>ne familiare<br />
ancor prima che professionale.<br />
Ho incominciato a conoscerli già dalla mia infanzia e allora al<br />
fatto che non u<strong>di</strong>ssero non davo particolare rilevanza. Per me<br />
erano solo, o soprattutto, bambini con i quali con<strong>di</strong>videre a<br />
tavolino attività <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno per il piacere <strong>di</strong> raccontarsi e<br />
ritrovarsi nei colori e nelle immagini <strong>di</strong> memorie e<br />
fantasie,oppure in spazi non strutturati, coagire in giochi <strong>di</strong><br />
movimento con la corda e con la palla in un <strong>di</strong>alogo attraverso<br />
le regole dei vari giochi.<br />
La mia infanzia è antecedente all'era del computer, dei<br />
videogiochi e ad<strong>di</strong>rittura della televisione, per cui ho avuto la<br />
fortuna <strong>di</strong> attuare nel gioco quell'allenamento che ora la scuola<br />
propone sotto il nome <strong>di</strong> psicomotricità, necessaria sostituto <strong>di</strong><br />
una routine lu<strong>di</strong>ca prima abituale.<br />
Si manovrava e si saltava autonomamente la corda a pie<strong>di</strong><br />
uniti alternandoli o su un piede solo e veniva da sé l'esigenza <strong>di</strong><br />
contare per quantificare il nostro e l'altrui successo o limite;<br />
oppure si saltava la corda ruotata da due compagni ed era per<br />
tutti un magistrale esercizio <strong>di</strong> ritmo coor<strong>di</strong>nato, <strong>di</strong> respiro, <strong>di</strong><br />
sguardo, <strong>di</strong> calcolo dei tempi d'entrata, <strong>di</strong> uscita, <strong>di</strong> salto e <strong>di</strong><br />
sforzo per continuare il più lungamente possibile a superare<br />
l'ostacolo. Era uno stare ed un fare insieme ed un reciproco<br />
controllarsi. Era un momento sociale scelto liberamente, non<br />
proposto da tempi scolastici o sportivi. Il parlare <strong>di</strong>ventava così<br />
conseguenza del bisogno e del piacere <strong>di</strong> comunicare<br />
con<strong>di</strong>visione, vittoria, avvertimento, <strong>di</strong>sappunto,<br />
quantificazione, l'uno nel rispetto dell'altro, esplicitati nello<br />
sforzo reciproco <strong>di</strong> farsi capire perché era ben chiaro che<br />
l'importante non era «il <strong>di</strong>re» quanto «il comunicare».<br />
- 192 -<br />
Corrispondenze
Voce, respiro, ritmo e linguaggio venivano<br />
inconsapevolmente esercitati anche nelle filastrocche che<br />
accompagnavano il gioco in<strong>di</strong>viduale della palla e la coralità <strong>di</strong><br />
parola e <strong>di</strong> movimento in giroton<strong>di</strong> o giochi <strong>di</strong> contrapposizione<br />
a gruppo.<br />
Credo che proprio perché sono cresciuta con queste precoci<br />
con<strong>di</strong>visioni che ho maturato una maggiore facilità a stare con i<br />
sor<strong>di</strong>; col tempo la mia scelta professionale l'ha rafforzata.<br />
Tale scelta ed il vissuto precedente mi hanno portato a forzare<br />
le occasioni <strong>di</strong> scambio comunicativo con i non udenti in<br />
particolare in luoghi lontani da quelli abituali, ad<strong>di</strong>rittura dove<br />
gli i<strong>di</strong>omi sono <strong>di</strong>versi.<br />
Ogni volta ho avuto una risposta <strong>di</strong> gratitu<strong>di</strong>ne, risposta per<br />
me gratificante e che mi spingeva ad ulteriori «avvicinamenti».<br />
Così è successo nei vari paesi che ho avuto la fortuna ed il<br />
piacere <strong>di</strong> visitare da turista e non solo.<br />
In Nepal, mentre osservavo un tempio-pagoda, fui colpita da<br />
una voce alle mie spalle con una tonalità ed un andamento<br />
proso<strong>di</strong>co ricorrenti nei sor<strong>di</strong>. Fu istintivo voltarmi e rivolgermi<br />
gestualmente a chi aveva parlato per chiedere se era sordo. Lo<br />
era e avviammo una conversazione lacunosa, ma<br />
comprensibile, attuata con modalità verbo/mimico/gestuali. Il<br />
ragazzo si offrì come guida gratuita; ripagato; credo, dall'aver<br />
trovato una persona che aveva avviata con lui una relazione.<br />
Era stato «cercato», cosa che ai sor<strong>di</strong> non capita abitualmente.<br />
Riconosceva il mio piacere <strong>di</strong> stare con lui, <strong>di</strong> <strong>di</strong>re, <strong>di</strong><br />
chiedere e <strong>di</strong> ascoltare-vedere: un piacere che <strong>di</strong>ventava<br />
reciproco, facilitato anche dall'avere alcuni co<strong>di</strong>ci comunicativi<br />
in comune, oltre alla volontà <strong>di</strong> relazione.<br />
In Iran la mia «invadenza» avvenne nel ristorante <strong>di</strong> un<br />
albergo. Fu il modo <strong>di</strong> mantenere continuo il contatto d’occhi <strong>di</strong><br />
un cameriere con il <strong>di</strong>rettore <strong>di</strong> sala a mettermi sull’avviso e<br />
non mi sbagliavo. Secondo la prassi, alla mia solita domanda,<br />
seguì l'assenso e subito dopo una breve catena <strong>di</strong> domande e <strong>di</strong><br />
risposte per meglio identificarsi senza l'imbarazzo, da una<br />
parte, per essere stato «riconosciuto» per una carenza e,<br />
dall'altra parte, per comunicare, tra la curiosità dei presenti,<br />
«tagliando l'aria». Tale fu il piacere del giovanissimo cameriere<br />
per essere stato approcciato che mi promise un fiore per il<br />
giorno dopo, promessa mantenuta anche se la freschezza del<br />
- 193 -
garofano, tolto probabilmente da uno dei tavoli, lasciava a<br />
desiderare.<br />
In Perù fermai una coppia adulta che stavo incrociando per<br />
strada. Segnavano animatamente. Mi presentai come insegnante<br />
dei sor<strong>di</strong> e la conversazione fu subito sostenuta da una<br />
reciproca curiosità, facilitata anche da quel po’ <strong>di</strong> spagnolo che<br />
conosco. Al momento <strong>di</strong> salutarci, il grazie <strong>di</strong> ambedue per aver<br />
voluto parlare con loro fu ben esplicito e ripetuto.<br />
Le occasioni <strong>di</strong> incontri si sono ripetute in vari luoghi: a<br />
Cochin nel sud dell'In<strong>di</strong>a, a San Francisco, ma anche più<br />
vicino, in Italia e nella mia stessa città. Ogni volta ho avuto<br />
come ritorno, invece <strong>di</strong> una reazione <strong>di</strong> fasti<strong>di</strong>o, come si<br />
potrebbe supporre, per l'approccio da parte <strong>di</strong> una persona<br />
sconosciuta, un chiaro attestato <strong>di</strong> piacere per la sollecitazione<br />
<strong>di</strong> un rapporto.<br />
Non ho scritto quanto sopra per esibire i miei itinerari<br />
turistici, ma per mettere sulla carta dubbi e domande e ricevere,<br />
eventualmente, delle risposte.<br />
Noi che abbiamo scelto <strong>di</strong> lavorare con e per i sor<strong>di</strong>,<br />
manteniamo con loro solo un rapporto <strong>di</strong> lavoro, riusciamo<br />
piuttosto a mo<strong>di</strong>ficarlo in una vera relazione, sia pure<br />
occasionale e momentanea?<br />
Se li incontriamo per motivi non professionali, li ignoriamo<br />
come se fossero fatti d'aria e attuiamo la «reazione-tartaruga»,<br />
oppure cerchiamo <strong>di</strong> provocare, se è il caso, un'occasione <strong>di</strong><br />
rapporto?<br />
Li consideriamo, «lavoro straor<strong>di</strong>nario», con minore o<br />
maggiore sopportazione, o semplicemente come «altri <strong>di</strong> noi»<br />
che forse hanno piacere dello scambio anche solo <strong>di</strong> un sorriso<br />
<strong>di</strong> cortesia?<br />
Ho condotto una breve indagine informale fra alcuni «addetti<br />
ai lavori» con varie competenze nel campo della sor<strong>di</strong>tà. I dati<br />
raccolti (senza alcuna pretesa <strong>di</strong> valore assolutamente probante)<br />
evidenziano scarsa volontà <strong>di</strong> avviare un qualsiasi rapporto<br />
relazionale, anche là dove se ne presenta una reale occasione.<br />
Risulta piuttosto una contrapposizione fra «noi» e «loro».<br />
Cosa che si riscontra poi anche sull'altro versante.<br />
Il fatto grave è che molte delle persone che hanno dato queste<br />
risposte sono le stesse che poi hanno scritto o scrivono sulla<br />
- 194 -
sor<strong>di</strong>tà e sui sor<strong>di</strong> in chiave me<strong>di</strong>ca, protesica, psicologica ed<br />
educativa.<br />
Alcuni, trincerandosi <strong>di</strong>etro una pur con<strong>di</strong>visa posizione<br />
oralistica, non approvano o ad<strong>di</strong>rittura condannano l’uso della<br />
lingua dei segni e <strong>di</strong>chiarano <strong>di</strong> non conoscerla. Di questo si<br />
fanno un alibi per sentirsi esonerati dall'andare oltre.<br />
Costoro si <strong>di</strong>menticano però che anche i sor<strong>di</strong> segnanti sono<br />
capaci, sia pure in varia misura, <strong>di</strong> parlare e <strong>di</strong> labioleggere.<br />
La visibilità poi <strong>di</strong> una protesi acustica, invece che suggerire<br />
migliori capacità acustiche e far supporre migliori abilità<br />
verbali, funziona spesso da deterrente ad una qualsiasi<br />
intenzione relazionale.<br />
Io ritengo che uno sguardo <strong>di</strong>retto ed un sorriso potrebbero<br />
<strong>di</strong>schiudere le porte della solidarietà comunicativa, anche solo<br />
<strong>di</strong> piccolo impegno.<br />
Viene talvolta lamentata dagli stessi addetti ai lavori la<br />
tendenza dei non udenti <strong>di</strong> vivere fra <strong>di</strong> loro i tempi liberi.<br />
Questo in parte è giustificato dall'esigenza legittima <strong>di</strong><br />
identificazione ma anche <strong>di</strong> <strong>di</strong>fesa. Infatti. nelle teorie sociopsicologiche<br />
sulla formazione dei gruppi, un aspetto <strong>di</strong><br />
particolare rilevanza è che gli in<strong>di</strong>vidui si riuniscono... per non<br />
sentirsi spersi tra avversari (Durkeim). Più che la <strong>di</strong>fesa dei<br />
propri interessi, molla aggregante è l'esigenza <strong>di</strong> «essere uniti».<br />
Quanto sopra dovrebbe farci dubitare che questa tendenza<br />
associativa, talvolta ad<strong>di</strong>rittura con carattere oppositivo, non sia<br />
da ricercare anche nel nostro comportamento <strong>di</strong> scarso invito<br />
alla partecipazione.<br />
Diagnostichiamo, valutiamo, correggiamo protesicamente la<br />
loro sor<strong>di</strong>tà, li accompagniamo nella crescita comunicativa e<br />
cognitiva, suggeriamo alla famiglia i comportamenti sociali più<br />
adatti perché si intensifichino i legami relazionali, conduciamo<br />
anche un lavoro <strong>di</strong> ricerca, promoviamo convegni <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e <strong>di</strong><br />
confronto poi....giriamo spesso la chiave e non consentiamo<br />
spiragli.<br />
Se questa chiusura la mettiamo in atto noi, che pur abbiamo<br />
maggiori strumenti per comunicare con chi non sente, tanto più<br />
l'attuano, per la regola della riprova sociale, coloro che niente<br />
sanno sulla sor<strong>di</strong>tà e su chi ne è colpito.<br />
Penso proprio che dovremmo rivedere il nostro atteggiamento<br />
e affiancare la partecipazione a convegni e seminari <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
- 195 -
ad un'azione su più fronti a livello sociale per far scattare in un<br />
crescendo <strong>di</strong> intensità: curiosità, interesse, conoscenza,<br />
relazione, con<strong>di</strong>visione.<br />
Come? Innanzi tutto mettendo in gioco noi stessi, senza<br />
sfuggire le occasioni <strong>di</strong> un vero rapporto relazionale che serva<br />
anche da modello (il comportamento delle persone è attivato<br />
dal comportamento <strong>di</strong> chi le circonda), poi proponendoci in<br />
ambito universitario, ma anche nelle circoscrizioni citta<strong>di</strong>ne,<br />
presso gli Assessorati alla cultura ed all'educazione, perfino nei<br />
circoli culturali.<br />
Non ho incluso nelle proposte la scuola, perché lì già siamo<br />
presenti, sia pure non a tutto tondo, quando limitiamo<br />
l'intervento <strong>di</strong> sostegno al solo rapporto <strong>di</strong>retto con l'alunno non<br />
udente, <strong>di</strong>menticandoci che viviamo in una rete sociale a vario<br />
raggio, secondo le situazioni.<br />
Alle scuole speciali o specializzate, se già non lo fanno,<br />
suggerirei <strong>di</strong> aprirsi alla popolazione per conversazioni e<br />
<strong>di</strong>battiti perché la realtà del «non u<strong>di</strong>re» non rimanga<br />
circoscritta all'interno della struttura scolastica e familiare;<br />
occasioni da gestire anche con la collaborazione degli alunni.<br />
Alle scuole pubbliche che accolgono allievi sor<strong>di</strong> suggerirei<br />
<strong>di</strong> dare spazio, accanto alle assemblee, anche ad incontri tra gli<br />
studenti stessi per far conoscere a tutti la realtà della <strong>di</strong>versità,<br />
senza pietismi, in modo da attivare uno scambio <strong>di</strong> domande e<br />
risposte come i ragazzi sanno fare quando scatta la molla<br />
dell'interesse per chi sta accanto, prerequisito per vivere nel<br />
modo migliore la relazione sociale.<br />
Con<strong>di</strong>videre la scuola o anche solo la classe con un «<strong>di</strong>verso»<br />
non vuol <strong>di</strong>re automaticamente sapere in cosa consiste la<br />
reciproca <strong>di</strong>fferenza.<br />
Questo, purtroppo, vale anche per il corpo insegnante. Infatti,<br />
ho potuto constatare che raramente «il problema» oltrepassa il<br />
consiglio <strong>di</strong> classe, se non in maniera superficiale. Ciò non è<br />
certo un buon sintomo per la scuola ed ha riflessi che si<br />
allargano nel sociale con esiti poi <strong>di</strong>fficili da mo<strong>di</strong>ficare.<br />
Mi auguro smentite a questi miei dati e comunque un maggior<br />
impegno <strong>di</strong> tutti, udenti e non udenti, per superare <strong>di</strong>ffidenza ed<br />
in<strong>di</strong>fferenza e stare così meglio «insieme », ciascuno con la<br />
propria tipicità e <strong>di</strong>versità anche se qualche volta scomode.<br />
- 196 -
l’educazione dei sor<strong>di</strong>, 3/4 – 2012 (Serie IX - CXIII)<br />
Cari lettori ,<br />
mi preme raccontarvi un episo<strong>di</strong>o che ritengo <strong>di</strong> non scarso<br />
interesse, cioè uno dei <strong>di</strong>versi mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>are, apprendere la<br />
lingua italiana da parte <strong>di</strong> bambini sor<strong>di</strong> .<br />
Mi è capitato d’incontrare un ex allievo dell’Istituto Pendola <strong>di</strong><br />
<strong>Siena</strong> che possiede una memoria portentosa, per non <strong>di</strong>re<br />
semplicemente..fuor del comune…<br />
Grazie a lui e al nostro ragionamento, ho capito che<br />
quell’allievo <strong>di</strong>ceva <strong>di</strong> aver appreso la lingua italiana<br />
stu<strong>di</strong>andola come lingua straniera…In base al suo racconto,<br />
quell’allievo mi riferiva che presso l’Istituto Pendola <strong>di</strong> <strong>Siena</strong> si<br />
stu<strong>di</strong>ava moltissimo a memoria, per non <strong>di</strong>re<br />
ossessivamente…Brani su brani, poesie su poesie scritti <strong>di</strong> poeti<br />
contemporanei. Insomma tutto quanto letto veniva<br />
immancabilmente memorizzato.<br />
E grazie a questo sistema <strong>di</strong> dura applicazione, quell’allievo<br />
aveva appreso, in<strong>di</strong>rettamente una competenza linguistica non<br />
comune per una persona sorda.<br />
Come?. Imparando a memoria milioni e milioni <strong>di</strong> frasi fatte in<br />
italiano, anche se lì per lì non comprendeva il significato.<br />
Mi riferiva <strong>di</strong> aver stu<strong>di</strong>ato la grammatica solo alle scuole<br />
me<strong>di</strong>e e superiori, e che riconosceva oggi con <strong>di</strong>spiacere lo<br />
scarso livello culturale <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi professori.<br />
Grazie alla sua ferrea memoria, una frase non corretta gli<br />
veniva segnalata errata solo dalla memoria e non dallo stu<strong>di</strong>o.<br />
Anche dopo tanti anni, quell’allievo ricordava le prime poesie<br />
in lingua straniera imparate mnemonicamente.<br />
A quel tempo si imparava la lingua straniera con una strategia<br />
abbastanza elementare e comune: stu<strong>di</strong>ando una poesia a<br />
memoria, senza spiegare il significato…Infatti il significato<br />
veniva spiegato molto dopo.<br />
Inoltre la frase che mi ha colpito è stata: ho imparato a memoria<br />
milioni <strong>di</strong> frasi senza capirne il significato.<br />
Quelle parole mi hanno confermato quello che ho sempre<br />
pensato da anni.<br />
- 197 -<br />
Corrispondenze
Un bambino piccolo con il tempo impara a <strong>di</strong>rle corrette, anche<br />
se non sente, è importante che le veda pronunciare fin<br />
dall’inizio della sua infanzia .<br />
Sicuramente è un percorso più lento rispetto alla LIS ma, se<br />
seguito a dovere dal suo nucleo familiare e dalle insegnanti il<br />
risultato è più che certo.<br />
Anche perché in questa maniera si insegna al bambino sordo<br />
l’arte <strong>di</strong> memorizzare …e <strong>di</strong> riflettere.<br />
Non ho la pretesa <strong>di</strong> fare <strong>di</strong>dattica…perché non è il mio<br />
mestiere, ma <strong>di</strong> <strong>di</strong>vulgare agli interessati un altro possibile<br />
metodo <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o della lingua italiana.<br />
Dopo <strong>di</strong> che…naturalmente occorre leggere sempre e<br />
moltissimo proprio <strong>di</strong> tutto.<br />
Quell’ex allievo mi narrava che aveva cominciato a leggere<br />
dapprima con i fumetti, dove imparava le parole grazie alle<br />
figure <strong>di</strong>segnate, e pian piano continuando con i libri,<br />
proseguendo sempre <strong>di</strong> più salendo <strong>di</strong> livello. Oggi aveva<br />
raggiunto una cultura non comune.<br />
Come <strong>di</strong>ceva Dante, il <strong>di</strong>vino poeta: “ Non fa scienza senza<br />
ritenere lo avere inteso” ( Divina Comme<strong>di</strong>a).<br />
Ovverosia, non si impara se non si memorizza, anche se si è<br />
capito il testo.<br />
Spero modestamente <strong>di</strong> aver fornito una lettura interessante e<br />
un modo <strong>di</strong>verso <strong>di</strong> applicarsi allo stu<strong>di</strong>o.<br />
- 198 -<br />
Maria Gennaioli
l’educazione dei sor<strong>di</strong>, 3/4 – 2012 (Serie IX - CXIII)<br />
NONOSTANTE LA SORDITA’ NON<br />
MI SONO ARRESA, MA OGGI<br />
MI SENTO IN UN ANGOLO<br />
a cura <strong>di</strong> Maria Gennaioli<br />
In quest’ultimo periodo stavo leggendo un vecchio libro<br />
prelevato dagli antichi scaffali della biblioteca Tommaso<br />
Pendola <strong>di</strong> <strong>Siena</strong>. In quel volume erano riportati gli atti del<br />
primo Congresso degli insegnanti italiani dei sordomuti, che si<br />
svolse a <strong>Siena</strong> nel 1873. Dibattiti, relazioni dei maestri dei<br />
sordomuti, <strong>di</strong> quasi 140 anni fa!<br />
I prodromi del famoso Congresso del 1880 svoltosi a Milano.<br />
La mia curiosità è sempre stata quella <strong>di</strong> conoscere,<br />
approfon<strong>di</strong>re tematiche, meto<strong>di</strong> <strong>di</strong> istruzione applicati a<br />
quell’epoca, per confrontarli con gli attuali utilizzati nelle<br />
scuole pubbliche del nostro tempo. L’iniziativa <strong>di</strong> quel<br />
Congresso fu programmata e realizzata da Padre Tommaso<br />
Pendola, a quel tempo Direttore dell’Istituto Senese per i<br />
Sordomuti, già Rettore dell’Università e Direttore del Convitto<br />
Tolomei <strong>di</strong> <strong>Siena</strong>. Egli apparteneva alla Congregazione delle<br />
Scuole Pie. E fu uomo illustre e <strong>di</strong> grande ingegno.<br />
A quel Congresso intervennero molti rinomati stu<strong>di</strong>osi ed<br />
educatori dei sordomuti, tra cui il Tarra, il Pasquali, <strong>di</strong>rettori<br />
degli Istituti <strong>di</strong> Milano, e tanti altri dotti esperti. Durante il<br />
Congresso affrontarono, <strong>di</strong>scussero ed approvarono con<br />
interventi <strong>di</strong> grande interesse. L'Obbiettivo <strong>di</strong> quegli educatori<br />
era quello <strong>di</strong> applicare negli Istituti per sor<strong>di</strong>, del nostro Paese<br />
il metodo che essi ritenevano più idoneo all’istruzione dei<br />
sor<strong>di</strong>: il metodo orale. Poiché è ben noto che fin dal 1700 i<br />
sordomuti venivano viceversa istruiti con il metodo francese<br />
creato ed utilizzato dall’Abate De L’Epeè. Il Pendola e gli altri<br />
<strong>di</strong>rettori presenti al Congresso, erano dell’opinione che fosse<br />
necessario favorire l’uso pratico e continuo della parola orale<br />
- 199 -<br />
Per la Storia<br />
dell'<strong>Educazione</strong> dei <strong>Sor<strong>di</strong></strong>
man mano che veniva appresa, in modo che <strong>di</strong>ventasse il<br />
mezzo predominante <strong>di</strong> comunicazione.<br />
Il costante desiderio <strong>di</strong> quegli educatori era restituire la parola<br />
al sordomuto e alla società la capacità <strong>di</strong> poterli comprendere.<br />
Spesso nella vita ci troviamo <strong>di</strong> fronte a coincidenze e<br />
altrettanto spesso ci chie<strong>di</strong>amo perché accadano…<br />
Sono certa che non accadano quasi mai per caso: trovo da<br />
sempre che siano avvenimenti positivi, poiché ci permettono <strong>di</strong><br />
capire e parlare <strong>di</strong> temi nuovi e interessanti. Mi preme qui<br />
raccontare ai lettori, cosa sia stato in questo caso, ad attirare la<br />
mia attenzione: mi è capitato <strong>di</strong> leggere un articolo, pubblicato<br />
su un sito internet denominato "Solferino" lo scritto <strong>di</strong> una<br />
giovane donna sorda che iniziava con questo titolo:<br />
“Nonostante la sor<strong>di</strong>tà, non mi sono arresa, ma oggi mi sento<br />
in un angolo”. L’autrice narrava <strong>di</strong> essere <strong>di</strong>ventata sorda<br />
verso i due anni <strong>di</strong> vita, la sua famiglia intervenne<br />
tempestivamente fin dall’inizio, spronandola ad apprendere a<br />
parlare ed a stu<strong>di</strong>are.<br />
Con gli anni questi suoi forzi non comuni furono premiati<br />
con una laurea in farmacia. Il sogno dell’autrice era quello <strong>di</strong><br />
vedere finalmente realizzato il suo obiettivo: praticare quella<br />
professione per cui aveva stu<strong>di</strong>ato.<br />
Nonostante tutto il suo impegno invece, a quarantaquattro<br />
anni, si ritrovava con un pugno <strong>di</strong> mosche in mano.<br />
Le conoscenze acquisite negli stu<strong>di</strong>, la preparazione<br />
professionale in suo possesso, non le avevano permesso <strong>di</strong><br />
emergere come avrebbe dovuto, con il passare degli anni<br />
si sentiva amareggiata moralmente, anche per il fatto <strong>di</strong> non<br />
essere riuscita ad ottenere un impiego decente, neanche al <strong>di</strong><br />
fuori <strong>di</strong> quella professione per cui aveva stu<strong>di</strong>ato.<br />
Ella concludeva con questa frase amara: ne è valsa la pena<br />
o no? Facciamo una premessa: rispetto al passato la con<strong>di</strong>zione<br />
<strong>di</strong> vita, <strong>di</strong> lavoro, <strong>di</strong> inserimento sociale dei sor<strong>di</strong>, si è capovolta<br />
in meglio, anche se ancora, per cause <strong>di</strong>verse, tutto ciò non vale<br />
per tutti. Nonostante questo, oggi esistono strumenti, leggi,<br />
percorsi lavorativi un tempo impensabili. Certo, può capitare<br />
che il fallimento <strong>di</strong> un obiettivo, possa <strong>di</strong>pendere da circostanze<br />
sfavorevoli, ma la volontà <strong>di</strong> dare il meglio <strong>di</strong> se prima o poi<br />
viene premiata. A mio avviso l’istruzione acquisita negli stu<strong>di</strong><br />
non è mai tempo perso, perché è quella a costituire quel<br />
- 200 -
trampolino <strong>di</strong> lancio che permette ai sor<strong>di</strong> l'autonomia<br />
culturale e sociale. Consente inoltre <strong>di</strong> confrontarsi con gli altri,<br />
oltre che accrescere la propria autostima. Un tempo non tanto<br />
lontano noi sor<strong>di</strong> eravamo considerati dalla società, o da gran<br />
parte <strong>di</strong> questa, degli i<strong>di</strong>oti da richiudere negli Istituti, se non<br />
ad<strong>di</strong>rittura nei manicomi. Certamente va detto come permanga<br />
tutt'oggi in molte fasce della società del nostro tempo, quel<br />
pregiu<strong>di</strong>zio sulle potenzialità, sulle capacità dei sor<strong>di</strong>; nonché la<br />
convinzione che la loro crescita professionale e culturale sia<br />
solo utopia. Per concludere, desidero riportare alcuni brani<br />
estratti dal volume suddetto, si riferiscono ad aneddoti<br />
raccontati dal Cav. Giulio Tarra ai congressisti in quel lontano<br />
1873. Il padre <strong>di</strong> una signorina sordomuta, che voleva affidarla<br />
al mio Istituto mi <strong>di</strong>ceva: Direttore!. Posso io lusingarmi che<br />
mia figlia, terminata la sua istruzione nel vostro Collegio, oltre<br />
a ben parlare e conversare come noi, possa leggere, scrivere e<br />
comprendere qualunque scritto o stampato, provvedere per<br />
bene ai propri affari?. Conoscerà le lingue straniere, la pittura e<br />
la musica?.... Altro Padre <strong>di</strong>ceva: vorrei fare <strong>di</strong> mio figlio un<br />
veterinario o <strong>di</strong> un chirurgo…<br />
A <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quella d’un tempo, ma anche della mia<br />
generazione, oggi molti giovani sor<strong>di</strong> riescono a varcare le<br />
soglie delle aule universitarie, laurearsi in <strong>di</strong>verse <strong>di</strong>scipline,<br />
intraprendere mestieri, professioni, con ottimo profitto;<br />
mestieri e professioni un tempo inconcepibili per un sordo.<br />
- 201 -
- 202 -<br />
(a cura <strong>di</strong> Stefania Od<strong>di</strong> e Alberto Rossi)<br />
Rassegna epistolare tra P. Tommaso<br />
Pendola e il pedagogista Raffaello<br />
Lambruschini.<br />
Carissimo amico,<br />
Per la Storia<br />
dell’<strong>Educazione</strong> dei <strong>Sor<strong>di</strong></strong><br />
<strong>Siena</strong>, 29 Giugno 1852<br />
voi dovete lagnarvi del mio silenzio e della mia<br />
ingratitu<strong>di</strong>ne, e ne avete ragione. Ma non credete, che io sia<br />
<strong>di</strong>ventò partecipe del fare dei molti, ai quali è cascato il cuore.<br />
La causa è provenuta da impotenza in parte, in parte dell’aver<br />
voluto leggere il vostro lavoro, che è egregio per ogni lato.<br />
Spero che vi adoperate con ogni sforzo a pubblicare la<br />
continuazione, perché è cosa troppo importante, e della quale<br />
debbono sapere un buon grado tutti, eccetto gli scrittori e i<br />
lettori della Civiltà. Oh! Mio carissimo, io invi<strong>di</strong>o la vostra<br />
posizione.<br />
La Provvidenza vi ha concesso da vivere e da vivere<br />
in<strong>di</strong>pendente. Voi non potrete mai immaginare col vostro esteso<br />
pensiero cosa sia oggi l’uomo, il quale per posizione si trova in<br />
relazioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>pendenza. Sarebbe necessario conoscere<br />
maestrevolmente la scherma, e come gli antichi Pala<strong>di</strong>ni fare<br />
un duello ogni ora per schernirsi dalla ipocrisia, dall’o<strong>di</strong>o,<br />
dalla vendetta continua.<br />
Voi trovate nella società fatti dolorosi, stolti, colpevoli:<br />
io potrei accrescere il vostro catalogo e quin<strong>di</strong> il vostro dolore.<br />
E il male più grave è il vedere che quanto più ci allontaniamo<br />
dal ’48 e dal ’49, più crescono le ire e le <strong>di</strong>scor<strong>di</strong>e secrete, e<br />
più scema l’onestà, e l’amore fraterno. In una parola è per me<br />
un problema, se debba più desiderarsi la vita o la morte.
Oggi mi duole <strong>di</strong> appartenere ad una Or<strong>di</strong>ne, perché<br />
vorrei ritirarmi coi sordo-muti, e invitare il P. Assarotti, il<br />
quale stette 24 anni senza uscire <strong>di</strong> casa. Anche egli fu tacciato<br />
<strong>di</strong> Giansenista come <strong>di</strong> Giansenismo fu incolpato l’Epée.<br />
Frattanto in questi giorni per <strong>di</strong>strarmi ho scritto la<br />
storia del Collegio Tolomei. Ve lo manderò appena stampato e<br />
vi pregherò a <strong>di</strong>rmi il vostro giu<strong>di</strong>zio. Chi sa, che non debba<br />
fruttarmi <strong>di</strong>spiaceri. Eppure non ha politica fisonomia. Ma<br />
oggi chi per caso strappa da una giar<strong>di</strong>no un garofano od un<br />
ramo <strong>di</strong> gelsomino è un Mazziniano. Terminiamo questi dolori<br />
fatemi almeno il conforto voi <strong>di</strong> potermi <strong>di</strong>re.<br />
- 203 -<br />
Il Vostro Pendola<br />
Tommaso Pendola delle V. Pie
Mio buon amico,<br />
- 204 -<br />
<strong>Siena</strong>, 15 Agosto 1852<br />
per mezzo <strong>di</strong> Vieusseux vi ho spe<strong>di</strong>to un mio povero<br />
lavoro sul Collegio Tolomei. Che volete? Cerco <strong>di</strong> sban<strong>di</strong>re<br />
dall’animo le uggie che mi perseguitano.<br />
Nei giorni passati ho avuto molti <strong>di</strong>spiaceri, e se il<br />
Boccella non cedeva ne avrei avuti anche dei più forti. Lo<br />
scrivere sarebbe cosa troppo lunga. Era chiara una<br />
persecuzione a me Scolopio.<br />
Ho per altro intenzione <strong>di</strong> togliermi dall’insegnamento.<br />
Voi non potete immaginare cosa sia <strong>di</strong>ventato il Provve<strong>di</strong>tore<br />
Mori, liberale nel ’31! Le banderole sono all’or<strong>di</strong>ne del giorno.<br />
Vi scriverà un certo Aurelio Gatti, giovane dei più<br />
valenti dell’Università, innamorato <strong>di</strong> Voi e delle cose vostre;<br />
mi prega a <strong>di</strong>rvi che gli rispon<strong>di</strong>ate.<br />
In questi giorni sono stati fatti molti arresti e <strong>di</strong> persone<br />
non volgari, fra le quali il Conte Girolamo Spannnocchi. Non<br />
saprei <strong>di</strong>rvi, se fossero implicate nel ferimento del delegato<br />
Mori, non umanissimo e cortese. Se ciò fosse, sarebbe brutta<br />
cosa, perché l’assassinio non è liberalismo. Quel fatto fu<br />
<strong>di</strong>sapprovato da tutti, e questi fatti hanno prodotto timore.<br />
Mio caro, il mondo cammina male e la Società è ormai<br />
scucita. Fatemi le vostre nuove e credetemi con tutta l’anima.<br />
Il Vostro Pendola<br />
Tommaso Pendola delle V. Pie
Carissimo amico,<br />
- 205 -<br />
<strong>Siena</strong>, 2 Giugno 1853<br />
ho ricevuto il vostro bel dono, ed ho <strong>di</strong>stribuite le copie<br />
inviate a Giorgini ed al Gatti. Ve ne ringrazio.<br />
Il ritratto inciso è opera veramente finita del Ch.<br />
Perfetti; ma il vostro scritto è cosa che innamora. La vostra<br />
penna ha saputo, come in tutte altre occasioni <strong>di</strong>pingere si al<br />
vivo la vita della buona Ricasoli, che il lettore ne rimane<br />
fortemente penetrato. Id<strong>di</strong>o vi conceda lunga vita per i buoni<br />
stu<strong>di</strong>!<br />
Fra qualche giorno vi manderò l’elogio del Marchese<br />
Lan<strong>di</strong> <strong>di</strong> Pienza. Era argomento, che avrebbe meglio trattato<br />
uno scrittore in<strong>di</strong>pendente. Io con l’abito Calasanziano ho fatto<br />
quel che ho potuto dell’educazione e quello dell’istruzione.<br />
Vorrei innamorare a leggere; ma il leggere cose buone è da<br />
pochi.<br />
Avrete sentito ciò che ha scritto il Montanelli. Io<br />
desiderio leggere queste memorie piene <strong>di</strong> fiele.<br />
Mio caro, con queste pubblicazioni possiamo spiegare il<br />
perché le cose italiane siano ite a rovina. Non vi erano che<br />
troppo pochi uomini capaci <strong>di</strong> annegazione e <strong>di</strong> sacrificio<br />
sincero.<br />
A giorni vedrete il Padre Prof. Giovanni Botta Giuliconi.<br />
E’ stato da me circa 15 giorni. Io lo amo assai, perché<br />
moderato e bravo. Anche egli scrive e stu<strong>di</strong>a cose, le quali lo<br />
conducono lontano dalla via politica. E’ Prof. all’Università <strong>di</strong><br />
Genova, ma ha il cuore lacerato dai tristi. E i tristi chi sono?<br />
Sono i neri.<br />
Vogliatemi bene quanto ve ne vuole.<br />
Il Vostro Pendola<br />
Tommaso Pendola delle V. Pie
- 206 -<br />
Per la cronaca<br />
(a cura <strong>di</strong> Stefania Od<strong>di</strong>)<br />
Aumentano gli alunni con <strong>di</strong>sabilità u<strong>di</strong>tiva.<br />
Nell’anno scolastico 2011-2012 sono circa 145 mila<br />
gli alunni con <strong>di</strong>sabilità in Italia (il 3,1% del totale<br />
degli alunni), <strong>di</strong> cui circa 81 mila nella scuola<br />
primaria (pari al 2,9% del totale degli alunni) e poco<br />
più <strong>di</strong> 63 mila nella scuola secondaria <strong>di</strong> primo grado<br />
(il 3,5% del totale). La percentuale più elevata si<br />
riscontra nella Provincia autonoma <strong>di</strong> Bolzano per<br />
entrambi gli or<strong>di</strong>ni scolastici (5,2% degli alunni della<br />
scuola primaria e 9,2% degli alunni della scuola<br />
secondaria <strong>di</strong> primo grado), quella minore in<br />
Basilicata (2,0% degli alunni della scuola primaria e<br />
2,4% <strong>di</strong> quelli della scuola secondaria <strong>di</strong> primo<br />
grado).<br />
Rispetto all’anno precedente si riscontra un<br />
aumento complessivo <strong>di</strong> circa 6 mila alunni, in<br />
entrambi gli or<strong>di</strong>ni scolastici, in linea con la tendenza<br />
degli ultimi 10 anni. I maschi rappresentano più del<br />
60% degli alunni con <strong>di</strong>sabilità <strong>di</strong> entrambi gli or<strong>di</strong>ni<br />
scolastici. Si registrano 211 maschi ogni 100 femmine<br />
nella scuola primaria e 173 maschi ogni 100 femmine<br />
in quella secondaria <strong>di</strong> primo grado.<br />
L’età me<strong>di</strong>a si attesta a 9,8 anni per gli alunni con<br />
<strong>di</strong>sabilità iscritti nella scuola primaria ed è pari a 13,6<br />
anni per quelli che frequentano la scuola secondaria <strong>di</strong><br />
primo grado, non evidenziando <strong>di</strong>fferenze territoriali<br />
apprezzabili rispetto al valore me<strong>di</strong>o nazionale. Il dato<br />
sull’età me<strong>di</strong>a è frutto <strong>di</strong> una percentuale elevata <strong>di</strong><br />
alunni con <strong>di</strong>sabilità che permane nella scuola oltre<br />
l’età prevista: l’11% degli studenti con <strong>di</strong>sabilità della<br />
scuola primaria ha un’età superiore agli 11 anni e il<br />
21% <strong>di</strong> quelli della scuola secondaria ha più <strong>di</strong> 14<br />
anni.
Sindrome <strong>di</strong> Usher.<br />
Una terapia per combattere cecità e sor<strong>di</strong>tà<br />
Recuperare la vista e l’u<strong>di</strong>to attraverso una terapia<br />
genica. La sindrome <strong>di</strong> Usher, una rara malattia<br />
congenita che altera il gene USH1C, provocando<br />
cecità e sor<strong>di</strong>tà, potrà forse essere curata. A infondere<br />
speranze sono gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> alcuni ricercatori della<br />
Rosalind Franklin University of Me<strong>di</strong>cine and<br />
Science, nei pressi <strong>di</strong> Chicago.<br />
Dopo aver iniettato brevi frammenti <strong>di</strong> Dna<br />
(oligonucleto<strong>di</strong> antisenso) in topi affetti dalla<br />
patologia, i ricercatori, sotto la guida <strong>di</strong> Michelle L.<br />
Hastings, hanno osservato interessanti miglioramenti.<br />
Nei topi portatori della mutazione, la sor<strong>di</strong>tà si<br />
manifesta insieme a problemi <strong>di</strong> equilibrio, ai quali<br />
sono da ricondurre anche strani comportamenti, come<br />
lo scuotimento del capo e la tendenza a girare in<br />
tondo. La terapia genica, aumentando la proteina<br />
armonina nella sua versione normale, ha alleviato la<br />
loro con<strong>di</strong>zione. Una sola iniezione, operata<br />
precocemente, ha consentito <strong>di</strong> affinare l’u<strong>di</strong>to alle<br />
basse frequenze e <strong>di</strong> correggere le anomalie nei<br />
movimenti. Gli effetti si sono mantenuti per <strong>di</strong>versi<br />
mesi. Accanto a questi, sono inoltre migliorati<br />
struttura e numero delle cellule ciliate, le cellule che<br />
nell’orecchio trasducono le onde sonore in impulsi<br />
nervosi <strong>di</strong>retti al cervello.<br />
La terapia, se somministrata nelle prime fasi <strong>di</strong><br />
sviluppo già nell’utero materno, potrebbe quin<strong>di</strong><br />
rivelarsi <strong>di</strong> successo anche per l’uomo. La sindrome<br />
<strong>di</strong> Usher colpisce oggi circa una persona su 6 mila.<br />
Stu<strong>di</strong>ata per la prima volta dal me<strong>di</strong>co tedesco Von<br />
Graefe nel 1858, deve però il nome all’oculista<br />
scozzese Charles Usher.<br />
Rapporto del Governo Italiano al Comitato per<br />
la Convenzione ONU.<br />
Rapporto Governativo al Comitato per la<br />
Convenzione sui <strong>di</strong>ritti delle persone con <strong>di</strong>sabilità.. Il<br />
- 207 -
Comitato sui <strong>di</strong>ritti delle persone con <strong>di</strong>sabilità<br />
(CRPD) é l'organo <strong>di</strong> esperti in<strong>di</strong>pendenti incaricato<br />
<strong>di</strong> monitorare l'attuazione della Convenzione da parte<br />
degli Stati. Tutti gli Stati hanno l'obbligo <strong>di</strong> presentare<br />
relazioni perio<strong>di</strong>che alla commissione per il modo in<br />
cui i <strong>di</strong>ritti sono in corso <strong>di</strong> attuazione. Gli Stati<br />
devono riferire la prima volta entro due anni<br />
dall'accettazione della convenzione ONI e<br />
successivamente ogni quattro anni.<br />
Il Comitato esamina ogni rapporto e formula<br />
suggerimenti e raccomandazioni generali in merito<br />
alla relazione che ritiene appropriati e li trasmette allo<br />
Stato parte interessato. Il protocollo falcotativo alla<br />
Convenzione dà la competenza Comitato <strong>di</strong> esaminare<br />
i ricorsi in<strong>di</strong>viduati in merito a presunte violazioni<br />
della Convenzione da parte degli Stati del protocollo.<br />
Il Comitato si riunisce a Ginevra e <strong>di</strong> norma le due<br />
sessioni all'anno. Di recente il Governo Italiano é<br />
stato presentato il "rapportoW al Comitato per la<br />
Convenzione sui <strong>di</strong>ritti delle persone con <strong>di</strong>sabilità.<br />
Potrete esaminare il testo del sopradetto rapporto in<br />
lingua inglese (in attesa della traduzione in italiano)<br />
La prossima riunione del Comitato avverrà il 15-19<br />
aprile 2013.<br />
Visualizza il testo ufficiale rapporto<br />
Comitato per la Convenzione sui <strong>di</strong>ritti delle persone<br />
con <strong>di</strong>sabilità<br />
Comitato CRPD (membro rappresentante sordo<br />
László Gábor Lovászy)<br />
L'informazione dei servizi dell'Azienda<br />
municipalizzata <strong>di</strong> Roma.<br />
Ama in Lis, primo sito istituzionale con la lingua<br />
dei segni/Video. Dal primo febbraio il sito offre<br />
contenuti anche per i sor<strong>di</strong>: 50 video nei quali<br />
traduttori simultanei della lingua dei segni spiegano i<br />
servizi dell’azienda. Nessun rumore, suono, solo il<br />
battito del proprio cuore si riesce a sentire. Poi quel<br />
gesto, quell’espressione che squarcia la solitu<strong>di</strong>ne<br />
- 208 -
delle note immaginate <strong>di</strong> chi vive avvolto nella<br />
<strong>di</strong>mensione del silenzio.Nella Roma troppo spesso<br />
in<strong>di</strong>fferente verso chi non ha scelto <strong>di</strong> ascoltare, arriva<br />
dal web un segnale per imparare a sperare che un<br />
giorno non sia più un sogno chiedere un’informazione<br />
in un ufficio pubblico e ricevere una risposta bilingue,<br />
la prima in italiano (anche il romano è concesso) e la<br />
seconda con la gestualità delle mani.<br />
Dal primo febbraio il sito dell’Ama offre contenuti<br />
anche per i sor<strong>di</strong>: cinquanta video nei quali traduttori<br />
simultanei della lingua dei segni spiegano i servizi<br />
dell’azienda. Tra quei volti espressivi che volteggiano<br />
le mani come in una danza d’affetto, c’è anche Maria<br />
Luisa Franchi, storica traduttrice dei telegiornali della<br />
Rai. Lei chiama il suo lavoro semplicemente<br />
“passione”, un amore per il Lis (lingua dei segni)<br />
nato spontaneamente sin da piccola: “Il mio papà –<br />
<strong>di</strong>ce – era sordo e sono bilingue dalla nascita”.<br />
Franchi ha coor<strong>di</strong>nato il gruppo <strong>di</strong> ragazze (sì, la<br />
maggior parte delle esperte <strong>di</strong> Lis sono donne) che ha<br />
tradotto i servizi dell’Ama descritti nel sito<br />
Amaroma.it in un linguaggio comprensibile anche ai<br />
sor<strong>di</strong>.<br />
Si tratta del primo esperimento in Italia per quanto<br />
riguarda siti istituzionali, “un modello che vorremmo<br />
presto traghettare anche in altri mon<strong>di</strong> del servizio<br />
pubblico” spiega Alessandro De Luca, dell’Ente<br />
Nazionale <strong>Sor<strong>di</strong></strong> Sezione provinciale <strong>di</strong> Roma che a<br />
maggio ha stretto un accordo con l’Ama per rendere<br />
più fruibile, più semplice l’accesso del sito ai sor<strong>di</strong>.<br />
Quello messo a punto dall’Ama e dall’Ens è un<br />
progetto educativo e informativo sulle corrette<br />
modalità <strong>di</strong> svolgimento della raccolta <strong>di</strong>fferenziata. I<br />
video messi online saranno aggiornati per garantire<br />
informazioni sempre attuali.<br />
I video sono <strong>di</strong>sponibili nella sezione Ama in Lis<br />
(http://www.amaroma.it/ens/) e anche nelle pagine<br />
interne, è sufficiente seguire il simbolo LIS. Decoro<br />
della città, raccolta rifiuti ingombranti, pagamenti,<br />
alcuni degli argomenti trattati dalle traduttrici<br />
- 209 -
professioniste. Il nuovo strumento informativo è stato<br />
presentato presso la sede dell’Ente Nazionale per la<br />
Protezione e l’Assistenza dei <strong>Sor<strong>di</strong></strong> dal presidente <strong>di</strong><br />
Ama, Piergiorgio Benvenuti, dal Vice Commissario<br />
dell’Ens, Agostino Rifici, e dal Presidente del<br />
Consiglio Regionale Ens del Lazio, Vincenzo<br />
Mastrodomenico. Secondo Benvenuti “grazie alla<br />
collaborazione con l’Ens, l’azienda è <strong>di</strong>ventata la<br />
prima municipalizzata in Italia a dotare il proprio sito<br />
istituzionale <strong>di</strong> un canale informativo de<strong>di</strong>cato nella<br />
lingua dei segni. In questo modo, i principali servizi<br />
erogati da Ama sono ora accessibili anche dai sor<strong>di</strong>,<br />
un risultato che dà prestigio alla nostra azienda,<br />
confermandone l’alta valenza sociale in questo caso<br />
volta alla valorizzazione della cultura e della lingua<br />
dei segni”.<br />
C’è chi <strong>di</strong>ce che per i sor<strong>di</strong> sia meno semplice<br />
leggere lunghi testi sul web. Maria Luisa Franchi<br />
interpreta la novità sul sito dell’Ama in modo <strong>di</strong>verso,<br />
più profondo: “Preferirei sottolineare l’aspetto<br />
positivo, la maggiore fruibilità e facilità <strong>di</strong><br />
comprensione che si ha grazie al progetto Ama in Lis<br />
che propone un approccio più empatico al navigatore<br />
che ha problemi con l’u<strong>di</strong>to”. Un modo,<br />
semplicemente, per essere accolti con la propria<br />
lingua anche sul web. Il debutto con Lis tra i siti<br />
istituzionali se l’è aggiu<strong>di</strong>cato Ama. Ma si mormora<br />
che forse anche il sito dell’Atac potrebbe abbracciare<br />
il progetto. Non resta che aspettare, navigando.<br />
Laura Bogliolo laura.bogliolo@ilmessaggero.it<br />
Fonte: il messaggero.it<br />
PER SAPERE DI PIU'<br />
Ama Roma Capitale<br />
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