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Il testo delle lettere da Laodicea in formato PDF - Il Dialogo

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Lettere <strong>da</strong> <strong>Laodicea</strong> Dip<strong>in</strong>gi la pace 10. 01. 05<br />

Dip<strong>in</strong>gi la pace costruisce la pace<br />

Carissimo don Paolo, se vuoi potremo <strong>in</strong>serire nella tua <strong>Laodicea</strong> anche questo TIME<br />

OUT che ti preparerò settimanalmente. Come <strong>in</strong> allegato.<br />

Ti salutiamo caramente, unitamente ad un sereno e propizio 2006<br />

Maria, Irene, Gabriele e Antonio.<br />

UN ALTRO ANNO<br />

L'anno se ne va,<br />

i ricordi di tanti giorni<br />

che ormai appartengono al passato<br />

s'a<strong>da</strong>giano lentamente<br />

con emozioni diverse<br />

nel baule dell'oblio.<br />

Quanto tempo è passato?<br />

Eppure ricordo come fosse ieri<br />

che all'ora prestabilita<br />

come <strong>da</strong> sempre,<br />

ebbri di champagne<br />

pieni di speranze<br />

br<strong>in</strong><strong>da</strong>mmo sicuri<br />

che i nostri problemi<br />

1


come per <strong>in</strong>canto<br />

dovessero risolversi<br />

liberandoci <strong>da</strong>lle mille tribolazioni<br />

che giornalmente<br />

avviliscono la nostra vita.<br />

Quanto tempo è passato?<br />

Sembra un'eternità;<br />

<strong>in</strong>vece è solo un anno che va via.<br />

Come allora, un altro anno nuovo<br />

scalzerà questo vecchio<br />

e forse una nuova storia nascerà<br />

mentre ormai solo il mio cuore<br />

è stanco d'aspettare;<br />

sì, anno nuovo,<br />

io ti conosco bene oramai<br />

sei lo stesso di sempre<br />

che illudi e immancabilmente disilludi.<br />

Scommegna Antonio<br />

2


edizioni la meridiana<br />

1° gennaio 2006….giornata mondiale della pace.<br />

I nostri auguri con le parole conclusive del volume Giovani per la pace di mons.<br />

Luigi Bettazzi.<br />

“ Se prima additavo ai giovani cristiani l’ideale e l’impegno della pace come il loro<br />

dovere – serio e gioioso – con cui contribuire a risvegliare una Chiesa spesso<br />

sonnacchiosa e timorosa, con cui porsi nella società come fermento di coraggioso<br />

r<strong>in</strong>novamento e di fiduciosa speranza, ora la <strong>in</strong>dico a tutti i giovani come il<br />

contributo determ<strong>in</strong>ante che sono chiamati a <strong>da</strong>re alla società.<br />

Giovani – concludo – per il vostro domani avete bisogno della pace. Ma oggi la pace<br />

ha bisogno di voi!.”<br />

Signore, <strong>in</strong>segnaci<br />

a non amare noi stessi,<br />

a non amare soltanto i nostri,<br />

a non amare soltanto quelli che amiamo.<br />

Raoul Folereau<br />

La grande soli<strong>da</strong>rietà dello Spiedo di Castegnato (BS).<br />

R<strong>in</strong>graziamo vivamente il Gruppo Famiglie “ Dip<strong>in</strong>gi la pace”<br />

di Castegnato, che ha ideato e portato avanti con fatica e con<br />

gioia l’<strong>in</strong>iziativa “ Lo spiedo della soli<strong>da</strong>rietà”. <strong>Il</strong> 4.12.05 il<br />

gruppo ha co<strong>in</strong>volto più di 150 persone, co<strong>in</strong>volgendo il<br />

comune, con la presenza del s<strong>in</strong><strong>da</strong>co Giuseppe Trizio, le<br />

associazioni, la parrocchia, preti e suore. Grazie dell’esempio<br />

della comunione nel bene. Grazie al parroco e al suo curato<br />

che hanno messo a disposizione pers<strong>in</strong>o l’oratorio.<br />

Dipax<br />

3


Fai di me quello che Tu vuoi.<br />

Sei mio rifugio, io confido <strong>in</strong> te. Mi salverai e mi proteggerai <strong>da</strong>l male. Ecco<br />

dialogo con te. Io non so come sono caduto <strong>in</strong> questa vergogna. Non è certo<br />

la punizione. Tu non punisci mai. Tu non castighi mai. Le disgrazie sono<br />

disgrazie che vengono <strong>da</strong>lle cattiverie. Tu non hai cattiverie. Altri ce le<br />

addossano e tu sei capace <strong>da</strong>lle disgrazie di produrre grazie. Sono <strong>in</strong><br />

disgrazia, ma tu sei la mia grazia. I nostri mali tu te li addossi tutti. C’è<br />

dist<strong>in</strong>zione tra le disgrazie e i nostri peccati. Le disgrazie vengono <strong>da</strong>lle<br />

cattiverie e <strong>da</strong>lle menzogne. Conosco la roccia su cui mi sono basato. La<br />

roccia su cui è fon<strong>da</strong>ta la tua croce, scarna, solo una trave e un eremo di<br />

roccia. Lì, per la prima volta, mi hai parlato. Qui voglio restare, qui voglio<br />

stare. Qui dialogo con te. Qui ti adoro, qui ti sento. Qui resto nel tuo costato e<br />

sento <strong>da</strong>vvero il tuo pianto. Qui non vedo raggi se non i raggi <strong>delle</strong> mie<br />

lacrime che giungono a Te. Qui ai piedi del tuo tabernacolo di s. Lucia con la<br />

porta dei discepoli di Emmaus. Qui, d<strong>in</strong>anzi a questa porta, mi spieghi gli<br />

eventi della terra. Mi assicuri che pers<strong>in</strong>o il tuo piano di redenzione è bloccato<br />

<strong>da</strong>gli uom<strong>in</strong>i, è fermo nei riti liturgici e che non devo affatto lamentarmi se mi<br />

fermano le mie piccole e a volte, <strong>in</strong>utili, <strong>in</strong>iziative. Qui mi spieghi che, se il mio<br />

spirito è arido, tu lo esplodi di grazie, senza nessun mio merito, e lo spalanchi<br />

di gioia. Qui mi spieghi che posso ancora lo<strong>da</strong>rti. Qui mi spieghi che anch’io<br />

partecipo, nel m<strong>in</strong>imo, alla salvezza di giovani che vengono sparati o<br />

massacrati. Qui mi spieghi perché non mi prendi ora, perché non mi<br />

addormenti, perché mi devo ancora salvare assieme a tanti che hanno<br />

bisogno dell’annuncio che Dio ci ama. Mi spieghi che tu solo sei il<br />

Sacramento del Padre e che solo <strong>da</strong> te escono sacramenti della salvezza.<br />

Ora mi porti d<strong>in</strong>anzi al tabernacolo del Borgo della Pace. E mi scoppia il<br />

cuore nell’adorarTi, pieno del tuo corpo e del tuo sangue. Tu, o Dio, sei Padre<br />

e non ti scordi dei tuoi figli poveri e soli. Non spegni uno stopp<strong>in</strong>o fumigante e<br />

non spezzi una canna <strong>in</strong>cr<strong>in</strong>ata. Non ti scordi di noi e ci riempi di eucaristia <strong>in</strong><br />

abbon<strong>da</strong>nza. E’ pieno di eucaristia il tuo ciborio della Pace, <strong>in</strong> questa<br />

Giornata Mondiale della Pace. E qui, <strong>in</strong> adorazione, non a distanza,<br />

comprendo che tu sei la nostra pace e che tu sei la mia Pace. “Pacemque<br />

dones prot<strong>in</strong>us” ho cantato per questi due anni e più. Ti ho chiesto piangendo<br />

4


di riempirlo e tu lo hai sovrabbon<strong>da</strong>to del tuo corpo e del tuo sangue, del tuo<br />

pane e del tuo v<strong>in</strong>o. E’ pieno non solo il ciborio, è pieno il nostro costato. E’<br />

pieno non solo il tabernacolo, ma il nostro cuore, perché <strong>in</strong> te mi sono<br />

rifugiato, nel tuo costato io sono stato. E’ pieno il cuore, perché le nostre<br />

lacrime dentro il tuo cuore si sono versate. E’ piena la nostra vita, perché tu<br />

solo sei il nostro cibo che ci sazia. E’ passato tutto. Ci siamo spogliato di<br />

tutto. Solo Tu resti <strong>in</strong> noi. Sono qui, ai piedi del ciborio della Consolata, con la<br />

porta del Pellicano che ci nutre. Qui mi ardi: “ Non importa quanto tu mi sia<br />

lontano, quanto tu mi dimentichi, quante croci tu debba sopportare <strong>in</strong> questa<br />

vita. Non importa. Io sono accanto a te. Non importa. C’è solo una cosa che<br />

devi sapere. C’è solo una cosa che voglio dirti: ” Io ti amo. Io ho sete di te. Si,<br />

proprio di te. Di te, come sei con pieno di peccati. Di te, con pieno di limiti. Di<br />

te, con pieno di lacrime. Di te, con pieno di smarrimenti. Di te, con pieno di<br />

nullità. Di te, con pieno di vergogne. Non stupirti se ti dico che ti amo così<br />

come sei, perché sulla croce ho gri<strong>da</strong>to, come tu mi hai gri<strong>da</strong>to <strong>in</strong> questi anni,<br />

“ Ho sete di te”. Si, io ti amo così come sei. Non pensare che tu possa <strong>da</strong> te<br />

stesso cambiare. Ai piedi del mio ciborio non c’è bisogno che tu ti preoccupi<br />

di cambiare, provvederò io a cambiarti. Non hai ancora capito che il<br />

tabernacolo <strong>in</strong> cui voglio vivere è il tuo cuore. Aprilo a me. Spalanca la tua<br />

fede. Vengo di certo. Entro anche se tu non vedi nulla. Vengo, non visto, ma<br />

con <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ite grazie per cambiarti, per trasformare tutta la tua vita. Vengo, sta<br />

certo, al di là di tutte le tue difficoltà. Io vengo, nel toglierti tutto il peso <strong>delle</strong><br />

tue mancanze, della tua situazione d’oggi. Io vengo, anzi sono già con te. Ti<br />

amo immensamente. Sono con te <strong>in</strong> questo tuo momento particolare. Va’,<br />

dove io ti mando. Hai provato f<strong>in</strong> ora tante soddisfazioni che non ti hanno<br />

reso felice. Va, dove io ti mando. Ecco io sono con te. Voglio entrare per<br />

sempre nella tua vita”. “ Eccomi, Signore, fai di me quello che Tu vuoi!”.<br />

Paolo Turturro<br />

5


Egli si cura di noi<br />

Per la nostra piccola comunità di Santa Lucia, consacrati a Maria, l’aver conosciuto le<br />

Sorelle Cappucc<strong>in</strong>e del Sacro Cuore è stato ancora una volta toccare con mano la<br />

tenerezza di Dio. In loro abbiamo constatato come Egli si cura di noi man<strong>da</strong>ndoci<br />

sempre quello che di cui abbiamo bisogno. Abbiamo così <strong>in</strong>iziato a frequentare il<br />

bellissimo Eremo che si trova sopra Altolia (ME) dedicato a San Biagio e alla<br />

Madonna <strong>delle</strong> Grazie, luogo suggestivo impregnato di preghiera dove ogni pietra<br />

sembra parlare raccontando le lodi, rivolte <strong>da</strong>i vari frati e eremiti che si sono alternati<br />

nei secoli, a Dio. Queste suore ci hanno subito affasc<strong>in</strong>ato, <strong>in</strong> primo luogo per il loro<br />

impegno sociale, nel dedicarsi verso i più poveri ma soprattutto perché ponevano la<br />

preghiera al primo posto costatando di persona che la forza del loro lavoro proveniva<br />

nell’att<strong>in</strong>gere alla Fonte.<br />

La scoperta vera è venuta il 23 dicembre 2005, quando ci hanno <strong>in</strong>vitati alla<br />

Celebrazione Eucaristica, <strong>in</strong> occasione dell’anniversario del loro fon<strong>da</strong>tore.<br />

Padre Paolo Turturro, che ha gui<strong>da</strong>to la Celebrazione, ci ha immersi <strong>in</strong> una nuova<br />

realtà a noi completamente sconosciuta… <strong>in</strong> verità ci siamo sentiti poveri<br />

nell’ignorare che a Mess<strong>in</strong>a oltre al Santo canonizzato ultimamente, Padre Annibale<br />

Maria di Francia, vi era un’altra figura a lui legata, il Servo di Dio Padre Francesco<br />

Maria di Francia – fratello di Padre Annibale -, che nel nascondimento, vivendo<br />

immerso nella preghiera, nel silenzio ha operato abbandonandosi a una carità totale<br />

dove il povero, l’ultimo, identificato con il Cristo, faceva sì che il bene fatto era un<br />

bene che non richiedeva un grazie <strong>in</strong> quanto fatto direttamente a Gesù. La<br />

congregazione <strong>da</strong> lui fon<strong>da</strong>ta ha cont<strong>in</strong>uato la sua opera e le sorelle conosciute <strong>in</strong><br />

questo Eremo esprimono pienamente quanto <strong>da</strong> lui vissuto. Nell’immergerci <strong>in</strong> questa<br />

santa figura, abbiamo riscoperto nelle nostre radici quello che portiamo nel cuore,<br />

nel camm<strong>in</strong>o spirituale che facciamo ci siamo riscoperti non estranei ma appartenenti<br />

a una unica famiglia. Infatti, l’essere vic<strong>in</strong>i alla spiritualità francescana, essere<br />

consacrati a Maria, percorrere il camm<strong>in</strong>o della “Div<strong>in</strong>a Misericordia”, ci ha riportato<br />

alla vita vissuta <strong>da</strong> Padre Francesco Maria di Francia, un Pastore che ha vissuto la<br />

povertà, ha consacrato la vita a Maria, sottol<strong>in</strong>eando che ogni anima che si affi<strong>da</strong> a<br />

Lei deve necessariamente, come Maria, essere serva, figlia, discepola, apostola; un<br />

Pastore che ha dedicato sé stesso ai poveri e agli ultimi, capacità che deriva <strong>da</strong> chi per<br />

primo ha sperimentato su di sé l’amore misericordioso di Dio. La Celebrazione, <strong>in</strong><br />

vero stile francescano, si è conclusa con una piccola processione, dove ognuno di noi<br />

con un piccolo lum<strong>in</strong>o, fermandoci nel buio della notte, ascoltando il ruscello e<br />

guar<strong>da</strong>ndo le stelle, <strong>in</strong>vitati <strong>da</strong> Padre Paolo, abbiamo ascoltato il silenzio, e proprio<br />

lui ci ha fatto notare come il ruscello ci riportava allo scorrere <strong>in</strong>esorabile della vita e<br />

le stelle alla certezza della Luce a cui aneliamo e <strong>da</strong> cui siamo <strong>in</strong>esorabilmente<br />

attratti.<br />

6


Noi tutti rendiamo grazie per i doni ricevuti: per Suor Terenzia e Suor Adelaide,<br />

figlie di questo Padre Francesco a noi sconosciuto ma adesso trovato; per il dono<br />

Sacerdotale e ancora una volta per il dono di ritrovarci <strong>in</strong>sieme <strong>in</strong> un camm<strong>in</strong>o<br />

comune di preghiera, di ascolto e di opere concrete.<br />

Rosario Alaimo - Piccola Comunità di Santa Lucia Giampilieri (ME)<br />

La nostra roccia di salvezza<br />

8 – <strong>Il</strong> Borgo della pace<br />

Tu sei la roccia del Salterio div<strong>in</strong>o. Conosco tante rocce, dove ho fon<strong>da</strong>to<br />

tutta la mia esistenza. Quante rocce dei tuoi salmi e dei tuoi cantici. Si è<br />

sicuri sulla tua roccia. Nessun diluvio o terremoto può sgretolarla.<br />

Conosco la tua roccia alta di salvezza. E’ troppo arduo salire! E’ troppo<br />

alta per noi. Come siamo distratti d<strong>in</strong>anzi agli eventi che tu stesso scrivi<br />

nella nostra storia. Quanta poca capacità abbiamo di leggere la roccia della<br />

nostra coscienza e pretendiamo di leggere e giudicare quella degli altri.<br />

Conosco la tua roccia di rifugio e di fortezza. Conosco la roccia altissima<br />

<strong>da</strong> cui si gettò Giovanni per suici<strong>da</strong>rsi. Rimasto illeso dentro la stessa<br />

roccia di strapiombo di tanti metri. Conosco la roccia che costruì la chiesa<br />

e il tabernacolo del Borgo della pace. Conosco la roccia che circon<strong>da</strong><br />

l’anfiteatro dove migliaia di giovani hanno elevato lo sguardo alle stelle e<br />

alla speranza di un mondo migliore. Conosco la roccia che ha selciato i<br />

sentieri dei nostri passi bui e del nostro camm<strong>in</strong>o a smarrimento. Conosco<br />

la roccia su cui Glauco degli Universitari Costruttori costruì la mensa e la<br />

cuc<strong>in</strong>a per i ragazzi del Borgo Vecchio. Conosco la roccia frantumata sulla<br />

mia faccia a lacrimare perché e rigetti. Conosco la roccia di tanti altari<br />

dove ora consacro il pane della pace. Conosco la roccia che ha sapore di<br />

pane e di grazie. Conosco la roccia che ha sapore di fortezza e non solo di<br />

rifugio. Ti conosco, roccia della mia vita! Così dura a parlarmi. Così dura a<br />

sostenermi. Così penetrante a squarciare la barriera del male e del peccato.<br />

Lode a Te, Signore, mia roccia e nostra fortezza. Lode a Te, Signore!<br />

Conosco la roccia su cui tante famiglie a s. Lucia adorano il tuo silenzio.<br />

La tua povertà. <strong>Il</strong> tuo nascondimento. Conosco la roccia su cui fon<strong>da</strong>rmi. E<br />

se tu, o Dio, non mi aiuti, io ti aiuterò. Conosco le rocce <strong>delle</strong> montagne<br />

della Sicilia, piene di cardi e di fichid<strong>in</strong>dia. Conosco i paesi fortificati sulla<br />

roccia della volontà di tante persone, sulla roccia dell’onestà, sulla roccia<br />

7


della pazienza. Non potevo immag<strong>in</strong>are che tu mi portassi così <strong>in</strong> alto, su<br />

una roccia solitaria per parlarmi. Su una roccia scarna di erbe, di piante, di<br />

fiori. Su una roccia ari<strong>da</strong> di vita e sangu<strong>in</strong>ea di carne. Su una roccia dove è<br />

<strong>in</strong>carnato solo il palo della croce. Un palo di trave nudo, senza crocifisso.<br />

E’ la roccia della tua Parola. Su questa roccia di Altolia, una roccia a<br />

promontorio, a sfi<strong>da</strong>re le vallate <strong>delle</strong> tempeste, a sigillare la salvezza <strong>da</strong>lle<br />

bufere. Su questa roccia, dove l’uragano impera solitud<strong>in</strong>e, dove neanche<br />

le aquile riescono a volare e a stare, su questa roccia, <strong>in</strong>aspettato, non<br />

visto, mi hai man<strong>da</strong>to il tuo messaggero. E mi ha detto ciò che <strong>da</strong> tempo<br />

volevo udire <strong>da</strong> Te. Mi ha detto ciò che il cuore desiderava nel fiume del<br />

pianto. Mi ha detto ciò che la mia coscienza voleva e non osava sperare.<br />

Mi ha detto: “ Io lo amo immensamente”. Io sono con lui”. “ Va<strong>da</strong>, dove io<br />

lo mando”. Da questa roccia non si vede nessun paese, nessuna casa,<br />

nessun orizzonte, solo un anfiteatro di coll<strong>in</strong>e sem<strong>in</strong>ate di erbe selvatiche e<br />

medic<strong>in</strong>ali. Ne ho raccolte tante per la medic<strong>in</strong>a del cuore. E’ la tua roccia.<br />

Su questa roccia ho fon<strong>da</strong>to tutto il mio povero amore. <strong>Il</strong> resto non vale.<br />

Tu sei tutto per me. <strong>Il</strong> resto passa veloce. Prima di salire su questa roccia<br />

mi hai spogliato di tutto. Mi hai spogliato di ciò che è effimero, di ciò che<br />

è caduco. Spogliato, non vuol dire abbandonare. Anzi mi hai vestito della<br />

tua luce per essere luce agli altri. Noi non siamo la luce. Tante volte ho<br />

usurpato la tua luce. Ora è chiaro che siamo tenebre senza la tua luce. Noi<br />

siamo solamente vestiti di luce e dentro, tu stesso, sei la nostra luce.<br />

Risplendi <strong>in</strong> noi per annunciare a tutti quanto ci ami. Qui mi dici: “ Non<br />

importa come sei, io ti amo e vengo a te, sicuro. Non importa quello che<br />

hai fatto e non fatto, io vengo a te con <strong>in</strong>f<strong>in</strong>te grazie di amore. Per questo<br />

sto qui, fon<strong>da</strong>to su di Te. Fai tu. Per ogni istante della mia vita io ti amerò<br />

e canterò per sempre la tua misericordia, che è il tuo cuore aperto per noi.<br />

Io canterò <strong>in</strong>ni, cantici e salmi nel salterio del tuo cuore. Questa roccia sarà<br />

eco del tuo amore per tutti noi. Una roccia ardita e alta è Dip<strong>in</strong>gi la pace.<br />

Paolo Turturro<br />

8


Da Asola un <strong>in</strong>vito e tante <strong>lettere</strong>.<br />

Carissimi ragazzi dell’Istituto Comprensivo Federico<br />

II di Palermo,<br />

Ci chiamiamo Chiara e Gloria, siamo due alunne della secon<strong>da</strong> C<br />

dell’Istituto Comprensivo di Asola (MN). Sabato 3 dicembre 2005 P.<br />

Paolo Turturro è vento a trovarci e ci ha parlato di voi. <strong>Il</strong> nostro professore<br />

di religione Felice Bonazzoli, ci ha <strong>in</strong>vitati a scrivere una lettera per<br />

<strong>in</strong>iziare una corrispondenza epistolare con voi. Io Chiara ho gri<strong>da</strong>to: “ Ma<br />

che noia questa lettera, sembra una tomba, raccontiamoci <strong>delle</strong> barzellette.<br />

Ecco ve ne racconto due:<br />

1– Sapete il colmo per un cuoco? Piangere perché ha f<strong>in</strong>ito il riso.<br />

2–Sapete perché una gru dorme con una gamba alzata? Perché se alza<br />

anche l’altra cade a terra.<br />

Raccontiamoci cose belle. Don Paolo ci ha raccontato della vostra<br />

situazione. Voi penserete di essere le persone più sfortunate, non è vero.<br />

Voi avete una scuola, degli amici più grandi di voi che vi aiutano.<br />

Abbiamo guar<strong>da</strong>to i vostri disegni. Sono bellissimi. E’ vero sono<br />

bellissimi. Voi ci avete fatto capire che il mondo si può migliorare e come<br />

dice la pubblicità: “ L’ottimismo è il profumo della vita e ridendo si<br />

moltiplica”.<br />

Speriamo di avervi fatto sorridere con queste nostre parole. Attendiamo<br />

con piacere le vostre risposte.<br />

Ciao <strong>da</strong> Chiara e Gloria.<br />

9


Se Dio non mi aiuta, io L’aiuterò.<br />

Non è possibile che i nostri peccati o le cattiverie dei pochi e le menzogne<br />

degli altri siano più forti del tuo amore, o Signore. Non è possibile. E’<br />

l’amore di Dio che mi cambia e ci cambia. La sua redenzione sulla croce è<br />

più alta e più forte di ogni peccato del mondo. Le tue meraviglie<br />

avvengono nel silenzio. Dentro di noi. Nessuno sa leggere la nostra<br />

coscienza. Solo i frutti buoni <strong>delle</strong> nostre opere proclamano la tua bontà<br />

dentro di noi. La salvezza avviene negli altissima silenzia Dei. Non c’è<br />

bisogno di chiasso. Non c’è bisogno di rumori eclatanti. Le nostre lacrime<br />

non possono trasformare le nostre situazioni. Se Dio non mi aiuta, io<br />

l’aiuterò. Solo il suo amore trasforma tutta la nostra vita. Sono qui, nella<br />

chiesa di Guidizzolo (MN), dove nell’omelia della secon<strong>da</strong> settimana di<br />

avvento hai acceso il cero fumigante. Non hai spento lo stopp<strong>in</strong>o<br />

fumigante della mia vita. Quel cero si era <strong>da</strong>vvero spento, tanto che ho<br />

avvisato la suora, presente, che nella secon<strong>da</strong> domenica di avvento si<br />

accendono due ceri. Quella candela si è riaccesa. E ora, qui, d<strong>in</strong>anzi<br />

all’altare, al posto di quel cero, splende la scia di una cometa che <strong>in</strong>dica<br />

che Gesù è nato. La nostra fede si fon<strong>da</strong> sulle gambe deboli di un bamb<strong>in</strong>o.<br />

Una cometa che tuttora mi <strong>in</strong>dica la presenza di Cristo nella mia vita. Quel<br />

Bamb<strong>in</strong>o vuole entrare nella nostra vita. Non spegne il nostro cuore. Non<br />

spegne la nostra soli<strong>da</strong>rietà. Non spegne il nostro impegno martoriato.<br />

Proprio qui, <strong>in</strong> questa giornata di neve. Proprio qui, al gelo più totale,<br />

proprio qui, dove lo stopp<strong>in</strong>o fumigante si è riacceso di luce, della tua luce,<br />

proprio qui mi accendi per sempre una stella che mi <strong>in</strong>fiamma della tua<br />

presenza. Tuttavia non capisco niente. So solo che il mio è pallido e il tuo<br />

Amore è certo, è ardente, è focoso, è dirompente, anche se noi, <strong>in</strong> questa<br />

terra, non sentiamo niente. Sono qui ad adorarti e ti adoro con tutta la mia<br />

vita, con tutto i miei occhi, con tutto il mio costato, con tutta la mia forza<br />

che nel passato non ho effuso. Qui ho istanti di beatitud<strong>in</strong>e. Qui mi<br />

immergo nella pace e trovo bellissimo la def<strong>in</strong>izione di sant’Agost<strong>in</strong>o,<br />

riportato <strong>da</strong>l Papa nel discorso della Giornata Mondiale della pace, sulla<br />

pace, che è: ”tranquillitas ord<strong>in</strong>is”. Tu chiami alla tua grazia, i peccatori.<br />

Tu chiami alla tua gioia, noi ribelli del dubbio. Quante volte ti ho chiesto<br />

10


perché non mi parli e tu qui, nel silenzio più assoluto, sotto il candore della<br />

neve, mi rispondi: “ Tu pensi che io non sia capace di parlarti? O non è che<br />

io ti parlo nel silenzio, ti amo nel silenzio, soffro con te nel silenzio?”<br />

Signore, irrompi la mia poca fede. Spalanca, frantuma il muro dei dubbi e<br />

la barriera della mia <strong>in</strong>credulità. Qui, nel silenzio, nascosto nel buio, non<br />

più tormentoso, il tuo respiro si sente più chiaro, più vero, più forte.<br />

Questa stella cometa mi <strong>in</strong>dica per sempre che tu sei tutto per me, non mi<br />

abbandoni e sei sempre con me.<br />

Battesimo del Signore<br />

Cari amici e care amiche,<br />

si conclude dunque il tempo liturgico del Natale, che a lungo ci ha narrato<br />

gli <strong>in</strong>izi del Figlio di Dio nella nostra storia. Con domenica prossima, 8<br />

gennaio 2006 - Solennità del Battesimo del Signore - assistiamo già agli<br />

<strong>in</strong>izi del m<strong>in</strong>istero, del servizio s<strong>in</strong>golare che Gesù è venuto a compire tra<br />

gli uom<strong>in</strong>i. Ma è importante accorgersi che questo suo <strong>in</strong>iziare tra noi<br />

rivesta anche un atteggiamento di penitenza e di conversione. Gesù <strong>in</strong>fatti<br />

si reca <strong>da</strong> Giovanni per farsi battezzare <strong>da</strong> lui nel fiume Gior<strong>da</strong>no, come<br />

l’agnello di Dio che prende su di sé, cioè si fa carico di tutti i nostri peccati<br />

Gv 1,29).<br />

Questo del resto è il suo grande e <strong>in</strong>estimabile m<strong>in</strong>istero. Ci viene così<br />

rivelata la fantasia affettuosa di Dio, così pieno di amore e simpatia per<br />

tutte le Sue creature. <strong>Il</strong> Battesimo di Gesù al Gior<strong>da</strong>no <strong>in</strong>fatti <strong>da</strong> pieno<br />

compimento e significato alla sua manifestazione, alla sua prima Epifania,<br />

com<strong>in</strong>ciata con i Magi venuti <strong>da</strong>ll’Oriente, secondo il racconto di Matteo,<br />

e avviata nella logica dei segni col suo primo miracolo <strong>in</strong> occasione <strong>delle</strong><br />

nozze a Cana di Galilea (Gv 2), quando cioè l’acqua della nostra penitenza<br />

viene trasformata nel v<strong>in</strong>o della sua stessa gioia.<br />

In forza del suo Battesimo, all’esperienza talvolta triste <strong>delle</strong> nostre<br />

liturgie penitenziale, è urgente che succe<strong>da</strong> l’esplosione gioiosa e leggera<br />

dello Spirito Santo che, accompagnato <strong>da</strong>lla voce del Padre, testimonia<br />

anche a noi, proprio a partire <strong>da</strong> Gesù, la sua <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita compiacenza e<br />

misericordia.<br />

Con questa certezza auguro a tutti buon lavoro e buon anno, nel nome del<br />

Signore.<br />

11


don Walter Magni - rettore san Ferd<strong>in</strong>ando – Bocconi di<br />

Milano.(donwalter@unibocconi.it)<br />

MARIA SS. MA MADRE DI DIO<br />

Un nuovo anno: sentimenti contraddittori.<br />

Da una parte lo sentiamo come un dono, una pag<strong>in</strong>a nuova <strong>da</strong> riempire, una freschezza nuova, una<br />

sorpresa, una possibilità, un talento <strong>da</strong> <strong>in</strong>vestire, <strong>da</strong>ll'altra avvertiamo anche la caducità della nostra<br />

vita, "fugge questo reo tempo"; esso sembra il nostro nemico, la nostra <strong>in</strong>sidia. La precarietà ci sp<strong>in</strong>ge<br />

a r<strong>in</strong>correre affannosamente, disperatamente, un tempo felice che non esiste.<br />

Faust venderebbe anche l'anima al diavolo se potesse avere un momento a cui dire: "Fermati, sei<br />

bello"!<br />

O forse esiste anche al di là del tempo la felicità, ma non se ne conosce la via. "Esiste impunto<br />

d'arrivo, ma nessuna via"( Kafka) Anche Ferd<strong>in</strong>ando Pessoa confessa:" Non so cosa è il tempo".<br />

Per la sola ragione, il tempo è vuoto, è un non senso, un assurdo.<br />

Significativamente nella secon<strong>da</strong> lettura S. Paolo parla di "pienezza del tempo". Per il credente il<br />

tempo è pieno.<br />

La pienezza del tempo è Gesù, Figlio di Dio, nato <strong>da</strong> donna, il Figlio di Dio fatto uomo perché l'<br />

uomo diventasse figlio di Dio. Diamo <strong>in</strong>izio dunque, al nuovo anno nel segno di Maria contemplando<br />

il suo Mistero sorgente di <strong>in</strong>esauribile speranza.<br />

L'espressione "Madre di Dio" è diventata per noi talmente abituale <strong>da</strong> essere scontata. Quante volte<br />

diciamo l'"Ave Maria" e ripetiamo: "Santa Maria Madre di Dio"! Eppure, anche se non ce ne<br />

rendiamo conto, con queste parole diciamo un'enormità, un paradosso. Questa espressione "Madre di<br />

Dio" contiene dunque lo stupore e la gioia di fronte al Mistero del Figlio di Dio che si fa veramente<br />

uomo. Se Gesù è vero Dio, ma anche vero uomo, allora Maria è veramente Madre di Dio. Ha <strong>da</strong>to la<br />

vita alla Vita! Ha <strong>da</strong>to la vita umana a Colui che è l'autore della vita. Ha generato il suo Genitore come<br />

dice la liturgia, è figlia del suo Figlio, come dice Dante. Tutto questo è il segno dell'Impossibile<br />

divenuto possibile. Non f<strong>in</strong>iremo mai di meditare su questa espressione, "Madre di Dio".<br />

Che una creatura abbia generato Colui che è il Creatore, vuol dire che lo Straord<strong>in</strong>ario è entrato<br />

nell'ord<strong>in</strong>ario e che l'ord<strong>in</strong>ario ormai è tutto straord<strong>in</strong>ario. L'abisso fra l'Inf<strong>in</strong>ito e il f<strong>in</strong>ito, fra l'<br />

Invisibile e il visibile fra il tempo e l'eternità è stato colmato per sempre.<br />

"Madre di Dio", <strong>in</strong>somma vuoi dire che l'uomo è diventato capace di Dio, per Grazia.<br />

L'imprevedibile, l'imprevisto, addirittura direi, l'improbabile, si è realizzato. Che una creatura umana<br />

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dia la vita a Colui che è la Vita, è un imprevisto, imprevedibile e addirittura improbabile. Eppure è<br />

proprio questo che la tenerezza di Dio ha operato. C'è un famoso verso di Montale che suona così:<br />

"Un imprevisto è la sola speranza, ma mi dicono ch'è stoltezza dirselo"!<br />

Non è affatto stoltezza! La coscienza profon<strong>da</strong> dell' uomo contemporaneo evidentemente giudica<br />

correttamente quando avverte che "un imprevisto è la sola speranza". Col mistero dell' Incarnazione,<br />

Dio ha imprevedibilmente riempito la solitud<strong>in</strong>e e l' <strong>in</strong>suffìcienza umana. In questa meraviglia che ci<br />

stupisce e ci commuove, la meraviglia dell' Incarnazione, quello che più sorprende è come la Chiesa<br />

sia stata "ferocemente" gelosa dell'umanità di Cristo non meno che della sua div<strong>in</strong>ità. E’questo il<br />

genio del cristianesimo e <strong>in</strong> particolare del cattolicesimo. Dio ha r<strong>in</strong>chiuso il Mistero della sua div<strong>in</strong>ità<br />

nella carne mortale di Gesù di Nazareth. E' attraverso quella carne, quella fisicità, quell'oggettività,<br />

attraverso quel punto preciso della storia e della geografia, quel punto che si chiama Gesù Nazareno,<br />

che mi arriva la salvezza.<br />

Non siamo <strong>in</strong> balia di idee, dottr<strong>in</strong>e, sistemi filosofici, evasioni,,emozioni. Siamo legati a un fatto<br />

oggettivo, storico, a una carne umana, a un nome, Gesù, al sì storico di una fanciulla di nome Maria,<br />

che diventando Madre di Gesù nella carne, è diventata mia vera Madre perché nessuno come Lei mi<br />

ha <strong>da</strong>to e mi <strong>da</strong> la vera vita.<br />

Questa carnalità, fisicità del Cristianesimo è una grande Grazia perché ci permette di amare il tempo e<br />

lo spazio senza esserne prigionieri.<br />

Gli antichi filosofi greci vedevano la sapienza nella fuga <strong>da</strong>lla realtà. <strong>Il</strong> cristianesimo, al contrario, è<br />

carne, è tempo, è storia, è fisicità, è oggettività. Dice De Lubac; "Alla legge del tempo si è sottomesso<br />

anche il Verbo di Dio: è venuto per liberarci <strong>da</strong>l tempo, ma per mezzo del tempo: per te si è fatto<br />

temporale perché tu diventi eterno"<br />

L'Incarnazione salva il tempo e la carne e li trasforma <strong>in</strong> eternità. <strong>Il</strong> cristiano non è un fuggiasco <strong>da</strong>l<br />

mondo, è uno che ci sta bene <strong>in</strong> questo mondo perché Maria, con la sua div<strong>in</strong>a maternità <strong>da</strong> un senso<br />

al tempo, cioè un significato e una direzione, quella della Patria.<br />

Questa div<strong>in</strong>a Maternità di Maria ha reso anche noi figli nel Figlio, come dice S. Paolo nella secon<strong>da</strong><br />

lettura e anche noi possiamo dire nello Spirito Santo a Dio:" "Babbo", "Abbà". Non siamo più<br />

schiavi, ma figli!<br />

Alla luce di questo Mistero dell'Incarnazione scopriamo che è Lui, Gesù, la vera, piena Benedizione<br />

del Padre, è Lui il volto del Padre che brilla su di noi, è Lui il Volto del Padre rivolto verso di noi. E'<br />

Lui il Volto del Padre che ci dona la Pace, non per nulla il Cristo risorto saluta sempre dicendo:"Pace<br />

a voi"!<br />

Di fronte a questo fatto sconvolgente di Dio che si fa carne, dobbiamo imparare a "correre senza<br />

<strong>in</strong>dugio come i pastori verso Betlemme, a stupirci, glorificare e lo<strong>da</strong>re Dio e sopratutto, come Maria, a<br />

conservare queste cose meditandole nel nostro cuore.<br />

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Mettere al centro della nostra vita la figura della Madre di Dio, non vuoi dire togliere qualcosa a Gesù,<br />

al contrario, vuoi dire mettere al centro il Mistero dell'Incarnazione per cui possiamo dire a<br />

Dio:"Abbà", "Babbo"! e riconoscere <strong>in</strong> Gesù il Volto del Padre ("Filippo ehi vede Me vede il Padre"),<br />

Colui che ci <strong>da</strong> la vera pace duratura.<br />

La pienezza del tempo è arrivata quando lo Spirito ha com<strong>in</strong>ciato a gri<strong>da</strong>re<br />

nei nostri cuori:"Abbà, Padre"! Non siamo più schiavi, ma figli. "Abbà" <strong>in</strong> l<strong>in</strong>gua aramaica vuoi dire<br />

"Babbo", è il term<strong>in</strong>e della confidenza, della familiarità, dell'<strong>in</strong>timità filiale. Pensare che di Dio, di<br />

Jahwè non si poteva neppure pronunciare il nome, tanto meno raffigurare immag<strong>in</strong>i, mentre Gesù ce<br />

Io rivela <strong>in</strong>vece, come Babbo! “ Padre”. Al di sopra <strong>delle</strong> nostre teste non c'è il buio di un tempo senza<br />

un perché, ma un Babbo tenerissimo e premuroso. Questo "Babbo" all'<strong>in</strong>izio dell'anno ci benedice<br />

con la luce del suo volto. <strong>Il</strong> suo Volto è luce . Per avere questa benedizione occorre, come i pastori,<br />

an<strong>da</strong>re senza <strong>in</strong>dugio, desiderare l'Incontro; riconoscere il Mistero nell'umiltà della mangiatoia;<br />

stupirsi <strong>delle</strong> meraviglie che Dio opera <strong>in</strong> noi; serbare tutte queste cose meditandole nel nostro cuore;<br />

lo<strong>da</strong>re e glorificare Dio, <strong>in</strong> una parola riscoprire la vita contemplativa.<br />

“Se uno non crede che Maria, la Santa è Madre di Dio, è fuori della<br />

div<strong>in</strong>ità" - (S. Gregorio Nazian.)<br />

"Salve Madre di Dio, Maria, casa di Colui che non può essere contenuto<br />

<strong>in</strong> nessuna casa, madre e verg<strong>in</strong>e, tu accogliesti nel tuo seno l'immenso e<br />

<strong>in</strong>contenibile". (Cirillo d'Alessandria)<br />

Per l'amore sconf<strong>in</strong>ato di Dio, la Chiesa che siamo noi, immag<strong>in</strong>e fedele<br />

di Maria, è chiamata a generare, a rendere presente l'Inf<strong>in</strong>ito e l'Eterno nel<br />

tempo e nella storia.<br />

Antonio Scommegna<br />

A don Paolo e ai suoi collaboratori l'augurio<br />

di un fertile anno di pace. Marisa Carabellese<br />

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Grazie Marisa, la tua arte è ancora ardente nel nostro cuore. A presto con<br />

qualche altra forte <strong>in</strong>iziativa.<br />

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