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DA COSTANTINOPOLI A VENEZIA - Antichità e Tradizione Classica

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CLAUDIA BARSANTI - MYRIAM PILUTTI NAMER<br />

all’indomani della loro dirompente entrata in scena, vale a dire, quando<br />

l’euforia creativa parrebbe acquietarsi e normalizzarsi, fors’anche in sintonia<br />

al mutare delle tendenze di gusto, nei progetti decorativi realizzati<br />

pochi anni più tardi nelle magniloquenti fondazioni giustinianee. Messi<br />

da parte le composizioni più estrose ed anche gli esotismi di gusto sasanide<br />

20 , gli scultori sembrano piuttosto orientare le proprie scelte verso<br />

forme decorative più pacate ed equilibrate, con studiati effetti di luce ed<br />

ombra, privilegiando forme e composizioni che, comunque, erano già<br />

state sperimentate nel S. Polieucto, come può essere appunto l’esempio<br />

offerto dai nostri capitelli. Potremmo infatti considerare la loro struttura<br />

ornamentale quasi una sorta di incunabolo, poiché configura quella che<br />

sarà forse l’eredità più incisiva e duratura lasciata dal S. Polieucto. Se pure<br />

variamente applicata ed impaginata, tale struttura è infatti ben riconoscibile<br />

nella morfologia dei ramages lavorati virtuosisticamente a giorno<br />

sugli splendidi capitelli polilobati dei Ss. Sergio e Bacco 21 e, poi, sugli<br />

involucri dei singolari Kesselkapitelle della Santa Sofia 22 , per citare solo gli<br />

esempi più importanti e significativi.<br />

* * *<br />

Assai poche sono le notizie sulla storia tarda del S. Polieucto, sappiamo<br />

tuttavia che fino ai primi anni dell’XI secolo era ancora in funzione<br />

e in eccellenti condizioni; in seguito, nel corso dello stesso secolo,<br />

il complesso sarebbe stato abbandonato, per cadere definitivamente in<br />

rovina alla fine del XII secolo ed essere quindi ridotto, soprattutto all’indomani<br />

della conquista latina di Costantinopoli, avvenuta nel 1204, a<br />

vera e propria cava di materiali 23 . Durante i cinquantasette anni di occu-<br />

20 I motivi d’ispirazione sasanide non scomparvero però del tutto, come testimoniano<br />

gli ornati scolpiti sulla trabeazione dei Ss. Sergio e Bacco e, soprattutto, le<br />

stesure musive delle volte della Santa Sofia i cui schemi decorativi attingono largamente<br />

al repertorio tessile sasanide, cf. A. GUIGLIA GUIDOBALDI, I mosaici aniconici della<br />

Santa Sofia di Costantinopoli nell’età di Giustiniano, in La mosaïque gréco-romaine. Actes<br />

du VII e colloque international,Tunis 3-7 octobre 1997, Tunis 1999, pp.692-695. Sull’argomento<br />

verrà prossimamente pubblicato un più ampio studio da Alessandro Taddei.<br />

21 Cf. ZOLLT, Kapitellplastik cit., cat. 255, pp.104-105; si veda inoltre A. GUIGLIA<br />

GUIDOBALDI, Reimpiego di marmi bizantini a Torcello, in Arte profana e arte sacra a Bisanzio,<br />

a cura di A. IACOBINI - E. ZANINI, Roma 1995 (Milion, 3), pp. 603-632: 605-609;<br />

RUSSO, La vera origine cit., pp. 61-84; BRÜX, Faltkapitelle cit.<br />

22 Cf. ZOLLT, Kapitellplastik cit., cat. 223,p.91,Taf. 35, ed anche J. KRAMER, Justinianische<br />

Kämpferkapitelle mit einem Dekor aus Paaren und die Nachfolgekapitelle im Veneto,<br />

Wiesbaden 2006.<br />

23 Per le più tarde vicende della chiesa, cf. MANGO - Sˇ EVČENKO, Remains cit., p.

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