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arte e stato (keynes)

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proprio ruolo è difficile da dire. Dobbiamo imparare per<br />

tentativi. Ma ogni cosa sarebbe meglio dell'attuale sistema.<br />

Oggi la situazione degli artisti di ogni tipo è disastrosa. L'attitudine<br />

di un artista verso il proprio lavoro lo rende eccezionalmente<br />

inadatto ai contatti finanziari. Il suo <strong>stato</strong> mentale è<br />

proprio l'opposto rispetto a quello di chi nel suo lavoro ha<br />

come unico obiettivo il conseguimento dei mezzi per il proprio<br />

sostentamento. L'artista oscilla fra imprudenza economica,<br />

quando ogni legame fra il proprio lavoro e il danaro è<br />

ripugnante, e un'eccessiva cupidigia, quando non c'è ricompensa<br />

che appaia adeguata a ciò che sembra senza prezzo.<br />

Egli ha bisogno di sicurezza economica e reddito sufficiente,<br />

e quindi di essere lasciato a se stesso, che è allo stesso tempo<br />

il servitore del pubblico ed il suo padrone. Non è facile<br />

aiutarlo. Perché ha bisogno di un sensibile spirito dell'epoca,<br />

che noi non siamo in grado di evocare deliberatamente. Lo<br />

possiamo aiutare al meglio, forse, promuovendo un'atmosfera<br />

di generosità, di liberalità, di candore, di tolleranza, di<br />

sperimentazione, di ottimismo, che si attenda di giudicare<br />

positivamente alcune cose. È il nostro adagiarci strettamente<br />

allacciati al presente, con nessuna speranza o fiducia nel futuro,<br />

che lo opprime.<br />

Ma prima di considerare quale ruolo attivo lo <strong>stato</strong> può<br />

svolgere, possiamo almeno abolire gli impedimenti concreti<br />

che, a mo' di strana reliquia del Puritanesimo, continuiamo<br />

ad imporre sull'attività del pubblico spettacolo. Fra le istituzioni<br />

che si sono sviluppate dai tempi della guerra, i più<br />

dovremmo convenire, credo - alla faccia di tutto il nostro<br />

battibecco - che la BBc sia la più grande e la più fortunata. Ma<br />

perfino la B13c deve essere furtiva nella propria crescita. E,<br />

incredibile a raccontarsi, invece di ricevere ampi finanziamenti<br />

dallo <strong>stato</strong> come ci si aspetterebbe, una quota notevole dei<br />

dieci scellini che il pubblico versa è sottratta ad essa come<br />

contributo al gettito dell'erario. Era una nuova e difficile<br />

attività che richiedeva esperimenti di ampio respiro, e costosi,<br />

capace di rivoluzionare la relazione fra lo <strong>stato</strong> e l'<strong>arte</strong><br />

dello spettacolo, e che contribuiva sia al divertimento che<br />

all'istruzione del pubblico più di tutti gli altri mezzi di comunicazione<br />

messi insieme. Eppure, anche nei suol primi e più<br />

precari anni, ritenemmo che fosse opportuno tassarla. Anche<br />

su queste briciole si avventava il cancelliere dello Scacchiere;<br />

anche se probabilmente questi oneri venivano imposti nello<br />

spirito dell'imparzialità che vuole tutti ugualmente colpiti.<br />

Perché la tassazione della BBC è soltanto l'esempio estremo<br />

del principio generale secondo il quale penalizziamo la musica,<br />

l'opera, tutte le arti del teatro con una pesante, addirittura<br />

schiacciante, imposta.<br />

L'architettura è la più pubblica fra le arti, la meno privata<br />

nelle sue manifestazioni e la più adatta a dare forma e corpo<br />

all'orgoglio civico ed al senso di unità sociale. La musica<br />

viene subito dopo; poi le varie forme teatrali; quindi le arti<br />

plastiche e pittoriche - salvo che in alcuni aspetti della scultura<br />

e dell'arredamento, aspetti nei quali esse dovrebbero<br />

essere ausiliarie all'architettura; infine poesia e letteratura,<br />

per propria natura più private e personali. Se è difficile per lo<br />

<strong>stato</strong> incoraggiare espressamente le arti private e personali,<br />

fortunatamente esse ne hanno meno bisogno, dal momento<br />

che non richiedono quella struttura, quelle dimensioni o quella<br />

spesa che soltanto la comunità organizzata è capace dí fornire.<br />

Ma rimane un'attività che è necessariamente pubblica e<br />

per questa ragione è caduta, in conseguenza della dottrina<br />

succitata, in una desuetudine quasi assoluta - ossia, gli spettacoli<br />

e le cerimonie pubbliche. Ce ne sono alcuni che abbiamo<br />

ereditato e che manteniamo, spesso con spirito archeologico,<br />

come curiosità pittoresca. Non ce n'è alcuna che abbiamo<br />

inventato per esprimere noi stessi. Non solo tali cose sono<br />

considerate come il pretesto per spese evitabili e, dunque,<br />

ingiustificabili, ma la soddisfazione che la gente ne trae è<br />

ritenuta barbara o, se va bene, infantile, e non degna di seri<br />

cittadini.<br />

Questa visione degli spettacoli e delle cerimonie pubbliche<br />

è in particolare tipica delle democrazie occidentali, gli<br />

Stati Uniti, la Francia, noi e i nostri Dominions, e io suggerisco<br />

che essa prova una debolezza che non deve essere ignora-

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