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XXIV<br />
La volpe stanotte sogna.<br />
E che bei sogni...<br />
Ma che vergogna! (Sai come sono le volpi:<br />
sognano sbranamenti spudorati<br />
e messincinte incantate).<br />
Appare nel sogno il cacciatore,<br />
vecchio guerriero di retrovia.<br />
In terra di tigri il prete<br />
gli avrebbe già cantato:<br />
— Riposi in pace<br />
e cosi sia. —<br />
In terra di volpi e di conigli<br />
da cuoremolle s’è fatto audace,<br />
salta steccati e non vede recinti,<br />
spara, calpesta e non dà pace.<br />
La volpe suda<br />
e<br />
sogna la fuga<br />
in uno scialo di galline<br />
che beccano vermi in un cortile<br />
pieno di sole,<br />
il cane dorme sodo<br />
o finge perché vile.<br />
62<br />
XXV<br />
Sono orgoglioso dell’intelligenza di Einstein e di Omero<br />
come mi fossero parenti,<br />
orgoglioso che abbiano saputo capire tanto, creare così.<br />
Mi vergogno dei canini affilati di Hitler<br />
come fossero miei.<br />
Tutto quel che ha fatto l’uomo mi coinvolge<br />
perché sono uomo anch’io.<br />
Fossi di Andromeda me ne sbatterei i coglioni<br />
di sapere cos’è un uomo,<br />
di quali vette possa scalare<br />
e di quale sia la radice del male che gli rode l’anima<br />
(che mi, che ti, che ci rode e consuma).<br />
Ammesso che gli andromedi abbiano coglioni<br />
e non si riproducano per autoimpollinazione<br />
morendo ogni tramonto e rinascendo all’alba.<br />
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