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XXXIX<br />
Guardo case e caffè riflessi nel fiume<br />
godendo i tiepidi raggi del sole di giugno<br />
a Zurigo ricca e frigida<br />
come le matrigne delle fiabe<br />
e penso a Lenin che guardando gli stessi riflessi<br />
dallo stesso ponte<br />
aspettava la rivoluzione proletaria<br />
dopo aver bevuto parecchio Pastis<br />
al caffè Voltaire<br />
e penso a me che aspetto le puntate di una storia<br />
che mi è proibito scrivere e leggere<br />
— a meno che non decida di finirla<br />
tuffandomi dall’alto nell’acqua gelida.<br />
Le voci di dentro dicono: — Non è possibile<br />
trasgredire. Morirai quando sarà destino.<br />
78<br />
XXXX<br />
Voglio pentirmi e confessare,<br />
chiedo lo sconto della pena,<br />
quel giorno a Milano son salito<br />
sul vagone di seconda classe<br />
cercando uno scompartimento fumatori<br />
con lo zaino in spalla<br />
e in mano mezzo litro d’acqua minerale<br />
per dimenticare l’Itaglia<br />
infida barocca e paranoica<br />
e per non vedere più una bagascia<br />
bella e imbrogliona<br />
tuffandomi nella grande buona<br />
calda mamma Europa<br />
e quello guardandomi dice:<br />
— Che razza di pezzenti drogati<br />
marocchini vadano in treno<br />
ai giorni nostri sia pure in seconda classe.<br />
L’ho appeso fuori dal finestrino<br />
fino a Monaco di Baviera.<br />
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