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<strong>1975</strong> il Massacro <strong>del</strong> <strong>Circeo</strong> – a cura di http://salgalaluna.clarence.com<br />
Gianni Guido, all'epoca<br />
Angelo Izzo, ventenne, figlio di un ingegnere edile, era iscritto a medicina (dopo il liceo al San Leone<br />
Magno). Era conosciuto per la sua prepotenza e le sue <strong>del</strong>iranti teorie sulla la divisione in classi<br />
<strong>del</strong>l'umanità: i dominanti, i poveri cristi, i pidocchiosi. Era in cura da uno psichiatra che gli aveva<br />
diagnosticato una nevrosi maniaco - depressiva e alterazioni <strong>del</strong>la sessualità derivanti da iposviluppo<br />
anatomico.<br />
Si fermarono per strada dopo le 17. Angelo Izzo, dicendo di dover fare una telefonata a Giampietro<br />
Parboni, andò a chiamare l'amico Andrea Ghira, per ottenere l'assenso a portare le due ragazze nella sua<br />
villa al <strong>Circeo</strong> (di cui aveva le chiavi).<br />
Alle 17,50 la Fiat 127 bianca arriva davanti al cancello di villa Moresca.<br />
Villa Moresca è <strong>del</strong>la famiglia Ghira. Ha due piani, un giardino, il box e una taverna. Si trova vicino alla<br />
costa, con una vista panoramica sull'isola di Ponza.<br />
"Verso le 6 e mezza Gianni Guido tirò fuori una pistola e ci disse che loro appartenevano alla banda dei<br />
marsigliesi e che ci avevano rapite su ordine <strong>del</strong> loro capo, Jacques Berenguer. Dopo un quarto d'ora ci<br />
chiusero a chiave in un piccolo bagno senza finestre" (dalla deposizione di Donatella Colasanti).<br />
Alle 19 Gianni Guido riparte per Roma per tornare a casa per cena dai genitori.<br />
"Angelo Izzo ci fece uscire a turno dal bagno, ci fece spogliare e ci obbligò a stare con lui, ma non riuscì<br />
ad avere rapporti completi con me e Rosaria. Verso le 11 tornò Gianni Guido. Piangevamo, volevamo<br />
andar via. Loro minacciavano di sverginarci. Questo inferno continuò per un paio d'ore, fino a quando ci<br />
rinchiusero di nuovo nel bagno e ci buttarono una coperta" (dalla deposizione di Donatella Colasanti).<br />
All'alba i due giovani ricompaiono, impasticcati di amfetamine. Cominciano a colpire le due ragazze con<br />
calci, pugni, schiaffi e sevizie fino alle cinque <strong>del</strong> pomeriggio, quando arriva il ventiduenne Andrea Ghira,<br />
che finge di essere il famigerato Jacques Berenguer (noto criminale marsigliese, che dall'aprile <strong>del</strong> <strong>1975</strong><br />
aveva portato a segno a Roma una serie di sequestri a scopo di estorsione).<br />
Figlio di un costruttore edile, Ghira era un giovane violento che aveva aderito alle formazioni squadriste di<br />
estrema destra. Al liceo Giulio Cesare di Roma era leader di una fazione da lui fondata che teorizzava il<br />
crimine come mezzo di affermazione sociale.<br />
"Jacques appena arrivato nella villa non è stato cattivo con noi, non mi obbligò ad andare a letto con lui.<br />
Poi però ci ordinò di fare l'amore tra di noi, io e Rosaria. Jacques prese Rosaria per la mano e la portò in<br />
una stanza. Io rimasi con Izzo e Guido. Angelo Izzo provò ripetutamente a prendermi ma senza riuscirci e<br />
siccome a Guido non piacevo mi presero a calci sulla schiena. Approfittando di un attimo di distrazione<br />
raggiunsi il telefono e chiamai il 113, riuscendo solo a dire: mi stanno ammazzando, sto a Lavinio. In quel<br />
momento fui colpita da una spranga di ferro e caddi a terra. Mentre mi prendevano a calci sentivo le urla<br />
di Rosaria. Dopo un po' vidi Jacques e dietro di lui la mia amica era sporca di sangue, lo implorava di<br />
lasciarci andare" (Dalla deposizione di Donatella Colasanti).<br />
Verso le 19,30 <strong>del</strong> 30 settembre Angelo Izzo, Gianni Guido e Andrea Ghira dicono alle ragazze che le<br />
avrebbero addormentate per riportarle a Roma. Rosaria Lopez viene trascinata da Angelo Izzo e Gianni<br />
Guido al piano di sopra, mentre la Colasanti sta al piano terra con Ghira. Fanno loro due iniezioni, che non<br />
hanno effetto.<br />
"Angelo rimase nel bagno con Rosaria tutto il tempo mentre Gianni e Andrea si alternavano per aiutarlo.<br />
Sentivo le grida di Rosaria che si interrompevano come se le stessero infilando la testa nell'acqua. Dopo un<br />
po' non sentii più niente. Io ero con Guido e dalle scale scesero Ghira e Izzo. Erano affannati e stanchi, in<br />
particolare Izzo. Anche su di me l'iniezione non aveva avuto effetto e così cominciarono a colpirmi con il<br />
calcio <strong>del</strong>la pistola, mi riempirono di pugni. Mi legarono un laccio al collo e mi trascinarono nuda per tutta<br />
la casa. Svenni per una decina di minuti, quando mi risvegliai sentii il piede di uno di loro che mi premeva<br />
sul petto. Qualcuno disse: questa qui non vuole morire e cominciarono a colpirmi in testa con una spranga<br />
di ferro. A questo punto pensai che la sola cosa da fare per salvarmi era fingermi morta. La stessa voce di<br />
prima disse: Finalmente siamo riusciti ad ammazzarla" (Dalla deposizione di Donatella Colasanti).<br />
Alle 21 di martedì 30 settembre Gianni Guido, Angelo Izzo e Andrea Ghira infilano le ragazze in due<br />
sacchi di plastica e le caricano sulla 127 di Guido, per tornare a Roma.<br />
L'auto parte alla volta di Roma con a bordo Gianni Guido e Angelo Izzo. Andrea Ghira li segue al volante<br />
<strong>del</strong>la sua Mini Minor. Verso le 23,30, giunti in Via Pola, una traversa di Via Nomentana, parcheggiano la<br />
Dicembre 2005 – questo testo è rilasciato sotto licenza Creative Commons 2.0: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/