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Il delitto del Circeo - 1975

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<strong>1975</strong> il Massacro <strong>del</strong> <strong>Circeo</strong> – a cura di http://salgalaluna.clarence.com<br />

solo dopo aver incastrato il committente in qualche storia di sangue”. E ancora: “Passavamo intere<br />

giornate a rifarci il guardaroba, ad acquistare gioielli, a farci scarpe e camicie su misura. E poi macchine<br />

sportive, moto giapponesi, Rolex d´oro, locali alla moda, cocaina”.<br />

Dal <strong><strong>del</strong>itto</strong> scaturisce un dibattito sui giornali. In particolare alcuni intellettuali (tra essi Calvino con un<br />

articolo l'8 ottobre <strong>1975</strong> sul Corriere <strong>del</strong>la Sera) inquadrano il <strong><strong>del</strong>itto</strong> nella categoria <strong>del</strong> crimine fascista e<br />

“pariolino” (“questi esercizi mostruosi si presentano con la sguaiataggine truculenta <strong>del</strong>le bravate da<br />

caffé, con la sicurezza di farla franca di strati sociali per cui tutto è stato sempre facile, una sicurezza che<br />

fa passare in meno che non si dica dai pestaggi all’uscita <strong>del</strong>la scuola alle carneficine nelle ville <strong>del</strong> weekend”).<br />

Pasolini rifiuta questa interpretazione. Scrive: “i poveri <strong>del</strong>le borgate romane e i poveri immigrati,<br />

cioè i giovani <strong>del</strong> popolo, possono fare e fanno effettivamente (come dicono con spaventosa chiarezza le<br />

cronache) le stesse cose che hanno fatto i giovani dei Parioli: e con lo stesso identico spirito, quello che è<br />

oggetto <strong>del</strong>la tua descrittività”. “I giovani <strong>del</strong>le borgate di Roma fanno tutte le sere centinaia di orge (le<br />

chiamano batterie) simili a quelle <strong>del</strong> <strong>Circeo</strong>; e inoltre, anch’essi drogati. L’uccisione di Rosaria Lopez è<br />

stata molto probabilmente preterintenzionale (cosa che non considero affatto un’attenuante): tutte le<br />

sere, infatti, quelle centinaia di batterie implicano un rozzo cerimoniale sadico”. “L’impunità di tutti<br />

questi anni per i <strong>del</strong>inquenti borghesi e in specie neofascisti non ha niente da invidiare all’impunità dei<br />

criminali di borgata”.<br />

Scrive invece Lotta Continua: “Questi giovani cercano due ragazze per violentarle e poi buttarle via,<br />

massacrate. Cercano due ragazze, perché sia soddisfatta la loro potenza di maschi. Le cercano povere,<br />

perché sia soddisfatta la loro potenza di padroni... Confinare questa infamia nel fascismo è un’operazione<br />

di comodo... L’esasperazione <strong>del</strong>la violenza indiscriminata e l’ideologia <strong>del</strong>la catastrofe sono i due<br />

strumenti opposti ma convergenti per contagiare il proletariato, per far passare la propria fine come la<br />

fine di tutto. La seminazione <strong>del</strong> tribalismo, <strong>del</strong> razzismo, <strong>del</strong>la violenza sessuale, <strong>del</strong>l’aggressività<br />

quotidiana dalla civiltà automobilistica al tifo sportivo, allo stato d’assedio poliziesco, <strong>del</strong>la costrizione<br />

alla <strong>del</strong>inquenza comune, <strong>del</strong>la distruzione pianificata <strong>del</strong>la droga (un’industria di stato negli Usa,<br />

un’industria marciante in Italia) e <strong>del</strong>l’alcolismo, <strong>del</strong>la paura e <strong>del</strong> culto <strong>del</strong>la forza, tutto questo è parte<br />

<strong>del</strong> tentativo di coprire la guerra di classe con la guerra di tutti contro tutti. Non c’entrano le idiozie<br />

sull’ingresso <strong>del</strong> nostro Paese nel novero dei Paesi maturi <strong>del</strong>l’imperialismo, sulla fine di una cultura e di<br />

una morale contadina, come di una cultura e di una morale borghese umanistica, secondo i temi reazionari<br />

degli esibizionisti <strong>del</strong>l’ideologia piccolo-borghese e dei nostalgici revisionisti <strong>del</strong> cattolicesimo...”.<br />

Dieci giorni dopo l'arresto di Guido e Izzo, Ghira manda una lettera ai complici:<br />

"...Vi assicuro che quella bastarda la faccio fuori, per voi non c'è pericolo a fine anno 1976 uscirete tutti<br />

per libertà provvisoria. Anche se sanno tutto, questi bastardi, faranno una brutta fine anche loro.<br />

Comunque non vi preoccupate per la mia latitanza ho circa 13 milioni di lire, forse andrò via da Roma.<br />

Per quanto riguarda quella stronzetta farà la fine <strong>del</strong>la Lopez. State calmi. A presto. Berenguer Ghira".<br />

A dicembre <strong>1975</strong> Ezio Matacchioni indica Ghira tra i suoi sequestratori in una villetta di Tor San Lorenzo<br />

Nel luglio 1976 si svolge il processo di primo grado. Gli imputati sono condannati all'ergastolo per omicidio<br />

pluriaggravato.<br />

Già dal 1976 Ghira sarebbe arruolato nel Tercio, la legione straniera spagnola.<br />

Nel gennaio <strong>del</strong> 1977 Gianni Guido e Angelo Izzo tentano un'evasione dal carcere di Latina, prendendo in<br />

ostaggio una guardia carceraria, ma falliscono (verranno condannati a 6 anni per la tentata evasione).<br />

Nell'ottobre 1977 la magistratura spicca un mandato di cattura contro Andrea Ghira per il <strong><strong>del</strong>itto</strong> <strong>del</strong><br />

<strong>Circeo</strong>. Viene incastrato grazie alle dichiarazioni di Donatella Colasanti (durante il <strong><strong>del</strong>itto</strong> Ghira si faceva<br />

chiamare Jacques): è il responsabile diretto <strong>del</strong>la morte di Rosaria Lopez.<br />

Nel 1978 Ghira vive a Roma clandestinamente. Poi fugge all'estero, in Argentina.<br />

Al processo d'appello, nel 1980, i familiari di Rosaria Lopez accettano il risarcimento offerto dalla famiglia<br />

Guido. La pena di Guido viene ridotta a 30 anni di reclusione, mentre è confermato l'ergastolo per Ghira<br />

ed Izzo. La sentenza sarà confermata nell'81 dalla Cassazione. Guido viene quindi trasferito nel carcere di<br />

San Gimignano dove, grazie ad una condotta mo<strong>del</strong>lo, riesce a godere di un trattamento privilegiato.<br />

<strong>Il</strong> 25 gennaio 1981 Guido riesce a fuggire dalla portineria <strong>del</strong> penitenziario di San Gimignano (per la fuga<br />

saranno imputati diversi impiegati <strong>del</strong>l'amministrazione carceraria e i genitori di Guido).<br />

Nel 1982 un testimone afferma di aver visto Ghira ad Aprilia: le ricerche non danno risultati.<br />

<strong>Il</strong> 28 gennaio 1983 Guido è arrestato a Buenos Aires. Vendeva automobili sotto falso nome (“Andrea<br />

Dicembre 2005 – questo testo è rilasciato sotto licenza Creative Commons 2.0: http://creativecommons.org/licenses/by-nc-sa/2.0/

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