You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
RogeR<br />
PenRose<br />
<strong>Dal</strong> <strong>Big</strong> <strong>Bang</strong><br />
all’eternità<br />
i cicli temporali che danno forma all’universo
Uno dei più profondi misteri del nostro universo<br />
è costituito dal problema della sua origine.<br />
l’universo è destinato a un’eterna espansione<br />
o collasserà su se stesso per esplodere di nuovo?<br />
Una terza ipotesi apre una prospettiva<br />
completamente nuova.<br />
«Uno dei pensatori più originali del mondo».<br />
the new York times<br />
814855
Che cosa c’era prima del <strong>Big</strong> <strong>Bang</strong>?<br />
Partendo dalla domanda che da anni<br />
impegna gli astrofisici, Roger Penrose<br />
si interroga sul carattere straordinario<br />
dell’evento che ha dato origine all’universo.<br />
Sfruttando e rileggendo in modo<br />
originale le più grandi scoperte cosmologiche<br />
degli ultimi decenni – dalla<br />
materia oscura all’energia oscura, dalla<br />
radiazione cosmica di fondo ai buchi<br />
neri e alla loro evaporazione finale prevista<br />
da Hawking – avanza una proposta<br />
che raccoglie tutti questi elementi<br />
in una spiegazione unitaria, mostrando<br />
come il destino ultimo del cosmo, con<br />
la sua espansione sempre più accelerata,<br />
possa di fatto essere reinterpretato come<br />
un nuovo <strong>Big</strong> <strong>Bang</strong>. La “cosmologia ciclica<br />
conforme” ci presenta così la storia<br />
dell’universo come una (infinita) successione<br />
di eoni, dove la fase finale dell’uno<br />
coincide con l’inizio di quello seguente.<br />
E risolve i numerosi problemi lasciati<br />
aperti dalle ipotesi precedenti – multiverso,<br />
nascita di nuovi universi dai buchi<br />
neri, modelli oscillanti tra espansione e<br />
collasso – senza sovvertire il quadro generale<br />
classico, basato su teorie fisiche e<br />
matematiche ampiamente accettate.<br />
Con il suo best-seller La strada che porta<br />
alla realtà Roger Penrose ci ha presentato<br />
una guida accessibile ed esaustiva alle<br />
leggi che governano il nostro universo.<br />
Con <strong>Dal</strong> <strong>Big</strong> <strong>Bang</strong> all’eternità, scritto<br />
in uno stile illuminante e comprensibile<br />
ma ricco di apparati e possibilità di approfondimento,<br />
compie ora un ulteriore<br />
passo avanti e apre una prospettiva cosmologica<br />
completamente nuova.
Roger Penrose (Colchester 1931), professore<br />
emerito all’Università di Oxford,<br />
ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti<br />
tra cui, nel 1988, il Wolf Prize per<br />
la fisica (assieme a Stephen Hawking).<br />
Tra i suoi libri pubblicati in italiano ricordiamo<br />
La mente nuova dell’imperatore<br />
(1992), La natura dello spazio e del<br />
tempo (con Stephen Hawking, 1996) e<br />
La strada che porta alla realtà (2005).<br />
In copertina:<br />
© Corbis
1.1 L’inarrestabile marcia della casualità<br />
Che cos’è la Seconda legge della termodinamica? Qual è il<br />
suo ruolo centrale nel comportamento dei sistemi fisici? E<br />
in che senso possiamo dire che essa costituisce un autentico,<br />
profondo mistero? Nelle successive sezioni di questo<br />
libro, cercheremo di comprendere la natura sfuggente di<br />
questo enigma e il motivo per cui la sua soluzione potrebbe<br />
richiedere un lungo e difficile lavoro; questo viaggio ci condurrà<br />
in aree inesplorate della cosmologia e ci metterà di<br />
fronte a problemi che, credo, potrebbero essere risolti solo<br />
adottando una prospettiva radicalmente nuova sulla storia<br />
del nostro universo. Di questo, però, ci preoccuperemo più<br />
avanti; per il momento, concentriamoci invece sul compito<br />
di capire le implicazioni di questa legge onnipervasiva.<br />
Quando pensiamo alle «leggi della fisica», di solito abbiamo<br />
in mente qualche asserzione che stabilisce un’eguaglianza<br />
fra due cose differenti: così, per esempio, la seconda<br />
legge del moto di Newton esprime il fatto che il tasso di variazione<br />
della quantità di moto di una particella (si ricordi<br />
che la quantità di moto è costituita dal prodotto della massa<br />
per la velocità) e la forza totale che agisce su di essa sono<br />
uguali. Un altro esempio è dato dalla legge di conservazione<br />
dell’energia, che afferma che l’energia totale di un sistema<br />
isolato in un determinato istante è uguale alla sua energia<br />
21
<strong>Dal</strong> <strong>Big</strong> <strong>Bang</strong> all’eternità<br />
totale in un qualunque altro istante. In modo analogo, poi,<br />
le leggi di conservazione della carica elettrica, della quantità<br />
di moto e del momento angolare pongono ciascuna una<br />
corrispondente eguaglianza per quanto riguarda – rispettivamente<br />
– la carica elettrica totale, la quantità totale di<br />
moto e il momento angolare totale. E la famosa legge di<br />
Einstein E = mc 2 asserisce che l’energia di un sistema è sempre<br />
uguale alla sua massa moltiplicata per il quadrato della<br />
velocità della luce. Per fare ancora un altro esempio, la terza<br />
legge di Newton dichiara che, in un qualunque istante,<br />
la forza esercitata da un corpo A su un corpo B è sempre<br />
uguale e opposta alla forza che B esercita su A. E lo stesso<br />
vale per molte altre leggi della fisica.<br />
Tutte queste leggi esprimono delle uguaglianze; ciò<br />
vale anche per la Prima legge della termodinamica, che<br />
in realtà non è altro che la stessa legge di conservazione<br />
dell’energia, vista però, in questo caso, in un contesto<br />
termodinamico. Parliamo di «termodinamica» perché<br />
vengono qui presi in considerazione i moti termici, ossia i<br />
moti casuali delle singole particelle che costituiscono un<br />
sistema fisico; questa energia è l’energia termica di un sistema,<br />
e noi definiamo la temperatura del sistema dicendo<br />
che è data da questa energia per grado di libertà (come<br />
vedremo di nuovo più avanti). Per esempio, quando l’attrito<br />
dato dalla resistenza dell’aria rallenta un proiettile,<br />
ciò non costituisce una violazione della legge di conservazione<br />
dell’energia (la Prima legge della termodinamica)<br />
perché, nonostante questa perdita di energia cinetica del<br />
corpo in movimento, le sue molecole e quelle dell’aria circostante<br />
diventano un po’ più energetiche nei loro moti<br />
casuali a causa del riscaldamento dovuto all’attrito.<br />
La Seconda legge della termodinamica, invece, non<br />
esprime un’uguaglianza, bensì una disuguaglianza, dichiarando<br />
che in ogni determinato momento una certa quantità<br />
indicata come l’entropia di un sistema isolato (che è una<br />
misura del disordine del sistema stesso, o del suo livello<br />
22
1.1 L’inarrestabile marcia della casualità<br />
di «casualità») è maggiore (o perlomeno non minore) di<br />
quanto non fosse nei momenti precedenti. Oltre all’apparente<br />
debolezza di questo enunciato, scopriremo poi che<br />
c’è anche una certa vaghezza o soggettività nella definizione<br />
stessa dell’entropia di un sistema generale. Inoltre, nella<br />
maggior parte delle formulazioni siamo portati a concludere<br />
che ci sono talvolta dei momenti eccezionali in cui<br />
l’entropia viene di fatto (anche se solo temporaneamente)<br />
a ridursi al passare del tempo (in una fluttuazione), benché<br />
la sua tendenza generale sia quella di crescere.<br />
Tuttavia, nonostante questa sua apparente imprecisione,<br />
la Seconda legge (da qui in avanti, dicendo solo «Seconda<br />
legge» mi riferirò a quella della termodinamica) ha un’universalità<br />
che trascende di gran lunga ogni particolare sistema<br />
di regole dinamiche di cui ci possiamo occupare: essa,<br />
infatti, si applica egualmente bene tanto alla teoria della relatività<br />
quanto a quella newtoniana, tanto ai campi continui<br />
della teoria dell’elettromagnetismo di Maxwell (che discuteremo<br />
in breve nei §§ 2.6, 3.1 e 3.2, e in modo più esplicito<br />
nell’Appendice A1) quanto alle teorie che riguardano soltanto<br />
particelle discrete. Si applica anche a teorie dinamiche<br />
ipotetiche riguardo alle quali non abbiamo valide ragioni<br />
per ritenere che abbiano un qualche ruolo nell’universo in<br />
cui abitiamo, anche se raggiunge il massimo grado di rilevanza<br />
quando viene applicata a modelli dinamici realistici,<br />
come la meccanica newtoniana, che hanno un’evoluzione<br />
deterministica e che sono reversibili nel tempo (tali cioè che,<br />
per ogni evoluzione consentita nel futuro, invertendo la direzione<br />
del tempo otteniamo un’altra evoluzione ugualmente<br />
in accordo con lo schema dinamico).<br />
Per esprimerci in termini più familiari, se abbiamo un<br />
filmato di un’azione che obbedisce a leggi della dinamica<br />
(come quelle di Newton) che sono reversibili nel tempo, la<br />
situazione rappresentata rimarrà in accordo con esse anche<br />
se il film viene proiettato all’indietro. Di fronte a questa affermazione<br />
il lettore rimarrà forse perplesso, dato che, men-<br />
23
<strong>Dal</strong> <strong>Big</strong> <strong>Bang</strong> all’eternità<br />
tre un filmato con un uovo che rotola giù da un tavolo, cade<br />
a terra e si rompe mostra un processo dinamico plausibile,<br />
questo stesso filmato proiettato all’indietro (l’uovo rotto sul<br />
pavimento che si riassembla come per miracolo, con il tuorlo<br />
e l’albume che si congiungono restando separati l’uno<br />
dall’altro e che vengono quindi circondati dai frammenti<br />
ricomposti del guscio, per poi saltare sul tavolo) non rappresenta<br />
certo una situazione che ci aspetteremmo di vedere<br />
in un processo fisico reale (Fig. 1.1). Tuttavia, l’intera<br />
dinamica newtoniana di ciascuna singola particella – con<br />
le sue accelerazioni in risposta a tutte le forze che agiscono<br />
su di essa (in accordo con la seconda legge di Newton) e<br />
le reazioni elastiche implicate in ogni collisione tra le particelle<br />
che costituiscono i corpi – è del tutto reversibile nel<br />
tempo. Lo stesso si potrebbe dire anche per quanto riguarda<br />
il comportamento delle particelle relativistiche e quantomeccaniche,<br />
stando alle procedure standard della fisica<br />
moderna, anche se dalla fisica dei buchi neri della relatività<br />
generale, nonché nel quadro della meccanica quantistica,<br />
emergono delle sottigliezze nelle quali per ora preferirei<br />
non impegolarmi. Alcune di queste complicazioni avranno<br />
di fatto un’importanza cruciale per il nostro discorso più<br />
avanti, e le considereremo in particolare nel § 3.4; per il<br />
momento, però, ci possiamo accontentare di una rappresentazione<br />
puramente newtoniana delle cose.<br />
O<br />
Il tempo...?<br />
24<br />
Il tempo procede<br />
L’entropia aumenta<br />
Fig. 1.1 Un uovo rotola giù dal tavolo, cade per terra e si rompe, il tutto in<br />
accordo con le leggi temporalmente reversibili della dinamica.
1.1 L’inarrestabile marcia della casualità<br />
Dobbiamo prender atto che le scene rappresentate<br />
proiettando il filmato in avanti e all’indietro sono entrambe<br />
coerenti con la dinamica newtoniana, ma che<br />
quella che mostra l’uovo che si riassembla da solo ritrae<br />
un evento in contrasto con la Seconda legge: l’improbabilità<br />
che si verifichi una tale sequenza di eventi è talmente<br />
enorme che possiamo tranquillamente escluderla dal novero<br />
delle possibilità realistiche. In parole povere, ciò che la<br />
Seconda legge di fatto afferma è che, man mano che il tempo<br />
passa, le cose diventano sempre più «casuali»: se cioè<br />
prendiamo una particolare situazione e lasciamo che si sviluppi<br />
secondo la sua dinamica, col procedere del tempo il<br />
sistema si evolverà in uno stato più casuale. Se volessimo<br />
essere più precisi, però, non dovremmo dire che si evolverà<br />
in uno stato più casuale, bensì che, in base a quanto<br />
abbiamo detto sopra, è straordinariamente più probabile<br />
che si evolva in questo modo: in pratica, per la Seconda<br />
legge dobbiamo aspettarci che, al passare del tempo, le<br />
cose diventino di fatto sempre più casuali, sapendo però<br />
che questa affermazione non esprime affatto un’assoluta<br />
certezza ma solo una schiacciante probabilità.<br />
Possiamo comunque asserire con notevole sicurezza<br />
che assisteremo a un aumento dell’entropia o, in altri<br />
termini, a una crescita della casualità. Enunciata in questo<br />
modo, la Seconda legge può certo suonare demoralizzante<br />
– in quanto ci dice che le cose continuano a<br />
diventare più disorganizzate man mano che il tempo passa<br />
–, ma non sembra qualcosa di misterioso, come parrebbe<br />
indicare il titolo di questa prima parte del libro:<br />
è solo un aspetto tra i più evidenti del comportamento<br />
delle cose lasciate a se stesse. Sembra così che la Seconda<br />
legge si limiti a esprimere un tratto inevitabile – e forse<br />
deprimente – dell’esistenza quotidiana; di fatto, da questo<br />
punto di vista, essa è quanto di più naturale si possa<br />
immaginare e non fa altro che rispecchiare la nostra più<br />
comune esperienza.<br />
25
<strong>Dal</strong> <strong>Big</strong> <strong>Bang</strong> all’eternità<br />
Qualcuno potrebbe chiedersi se l’emergere della vita<br />
sulla Terra, con la sua complessità in apparenza incredibile,<br />
non sia in contraddizione con l’aumento del disordine<br />
richiesto dalla Seconda legge. Vedremo più avanti<br />
(§ 2.2) come questa contraddizione di fatto non sussista;<br />
per quanto ne so io, la biologia è perfettamente coerente<br />
con la crescita complessiva dell’entropia. Il mistero a cui<br />
fa riferimento il titolo di questa parte riguarda invece la<br />
fisica e si pone su un livello del tutto differente; e anche se<br />
questo mistero presenta una qualche relazione con l’enigma<br />
dell’organizzazione che la biologia ci mette ovunque<br />
dinnanzi, abbiamo buoni motivi per ritenere che quest’ultima<br />
non costituisca nulla di paradossale dal punto di vista<br />
della Seconda legge.<br />
Un punto che bisognerebbe tuttavia chiarire riguardo<br />
allo status fisico della Seconda legge è che essa rappresenta<br />
un principio separato da aggiungere alle leggi<br />
della dinamica (per esempio, a quelle di Newton) e non<br />
qualcosa di dedotto da queste ultime. La definizione<br />
dell’entropia di un sistema in un qualunque momento è,<br />
comunque, simmetrica rispetto alla direzione del tempo<br />
(così che, prendendo il nostro filmato dell’uovo che cade,<br />
abbiamo in ogni momento la medesima definizione<br />
di entropia, indipendentemente dalla direzione in cui il<br />
film viene proiettato); e se le leggi della dinamica sono<br />
a loro volta simmetriche nel tempo (come nel caso della<br />
dinamica newtoniana), ne consegue, dato che l’entropia<br />
di un sistema non è sempre costante nel tempo (come<br />
emerge con chiarezza nel caso dell’uovo che si rompe),<br />
che la Seconda legge non può essere dedotta da queste<br />
leggi della dinamica. Infatti, se in una particolare situazione<br />
l’entropia aumenta (per esempio, quando l’uovo si<br />
rompe), e ciò avviene in accordo con la Seconda legge,<br />
essa dovrà dunque diminuire nella situazione inversa (in<br />
cui l’uovo si riassembla come per miracolo), il cui realizzarsi<br />
costituirebbe pertanto una pesante violazione della<br />
26
1.1 L’inarrestabile marcia della casualità<br />
suddetta legge; ora, dato che entrambi questi processi<br />
sono comunque coerenti con la dinamica (newtoniana),<br />
possiamo concludere che la Seconda legge non può essere<br />
semplicemente una conseguenza delle leggi della<br />
dinamica.
1.2 L’entropia come conteggio di stati<br />
Ma in che modo il concetto fisico di «entropia» che<br />
compare nella Seconda legge viene di fatto a quantificare<br />
questa «casualità», permettendoci così di considerare<br />
l’autoassemblarsi dell’uovo come un evento<br />
dall’improbabilità talmente straordinaria da poter essere<br />
ritenuto praticamente impossibile? Per esplicitare<br />
meglio il concetto di entropia, così da poter poi descrivere<br />
con più accuratezza ciò che di fatto la Seconda<br />
legge asserisce, prendiamo un esempio più semplice<br />
di quello dell’uovo che si rompe. La Seconda legge ci<br />
dice, per esempio, che se mettiamo della vernice rossa<br />
in un barattolo, ne aggiungiamo dell’altra blu e quindi<br />
mescoliamo con forza il composto, dopo breve tempo<br />
le diverse regioni di vernice rossa e blu perderanno<br />
la loro individualità e, alla fine, l’intero contenuto del<br />
barattolo avrà un uniforme colore viola; arrivati a questo<br />
punto, potremmo continuare a scuotere il barattolo<br />
per quanto vogliamo ma, nonostante la reversibilità nel<br />
tempo dei processi fisici microscopici che si verificano<br />
durante il rimescolamento, sembra che non riusciremmo<br />
mai a riseparare il viola nelle due regioni originarie<br />
di rosso e blu. Di fatto, il viola finirebbe per formarsi<br />
spontaneamente anche senza rimescolamenti, in par-<br />
28
1.2 L’entropia come conteggio di stati<br />
ticolare se avessimo l’accortezza di riscaldare un po’<br />
la vernice; agitando il barattolo, però, questo cambiamento<br />
avviene molto più in fretta. In termini entropici,<br />
possiamo dire che l’entropia dello stato originario, con<br />
le sue regioni separate di vernice rossa e blu, sarà relativamente<br />
bassa, mentre quella del composto uniforme<br />
di vernice viola ottenuto alla fine sarà molto più alta.<br />
Ora, questo processo di rimescolamento ci presenta<br />
una situazione che non solo è coerente con la Seconda<br />
legge, ma che inizia anche a farci intuire il suo significato<br />
concreto.<br />
Proviamo a essere più precisi riguardo al concetto di<br />
entropia, così da poter descrivere in modo più esplicito<br />
ciò che c’è in gioco. Che cos’è, in realtà, l’entropia di<br />
un sistema? In sostanza, si tratta di un concetto piuttosto<br />
elementare (pur implicando alcune sottili riflessioni,<br />
dovute soprattutto al grande fisico austriaco Ludwig<br />
Boltzmann) che ha a che fare con il conteggio delle differenti<br />
possibilità. Per semplificare le cose, supponiamo<br />
che nel nostro barattolo ci sia soltanto un numero finito<br />
(per quanto molto grande) di diverse possibili posizioni<br />
in cui ogni singola molecola di vernice rossa o blu<br />
può trovarsi; a tal fine, possiamo rappresentarci queste<br />
molecole come delle palline colorate che possono occupare<br />
solo posizioni discrete, centrate all’interno degli<br />
N 3 compartimenti cubici in cui è suddiviso il barattolo,<br />
immaginato a sua volta come una cassa cubica di lati<br />
N ¥ N ¥ N (Fig. 1.2). Assumiamo infine che ogni compartimento<br />
sia occupato da una e una sola pallina, rossa<br />
o blu (che nella figura sono rappresentate, rispettivamente,<br />
come bianche e nere).<br />
Per valutare il colore della vernice in un determinato<br />
punto del barattolo, facciamo una sorta di media della<br />
densità relativa delle palline rosse rispetto a quelle blu<br />
nelle vicinanze della posizione che stiamo prendendo<br />
in esame; per far questo, circondiamo quel punto con<br />
29