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L. Pirandello, Ciàula scopre la luna - Fabbri Editori

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OTTOCENTO NOVECENTO<br />

2<br />

12. velleità di baldanza<br />

giovanile: inutile<br />

tentativo di mostrare <strong>la</strong><br />

spacconeria tipica dei<br />

giovani.<br />

13. crudo: completo,<br />

ma anche crudele.<br />

14. si deduceva: si <strong>la</strong>sciava<br />

scendere.<br />

15. ruglio: <strong>la</strong>mento simile<br />

a un ruggito.<br />

16. rapè: tabacco in polvere<br />

da fi uto.<br />

17. alluciava: faceva splendere.<br />

18. Calicchio: diminutivo<br />

di Calogero, il nome<br />

del fi glio morto.<br />

L A LETTERATURA E OLTRE... - TRA L’OTTOCENTO E IL NOVECENTO<br />

verso il <strong>la</strong>to opposto il <strong>la</strong>bbro inferiore, e rimase così per un pezzo,<br />

come in attesa.<br />

Era una smorfi a a Cacciagallina? o si bur<strong>la</strong>va del<strong>la</strong> gioventú di quei<br />

compagni là?<br />

Veramente, tra gli aspetti di quei luoghi strideva quel<strong>la</strong> loro allegria,<br />

quel<strong>la</strong> velleità di baldanza giovanile 12 . Nelle dure facce quasi spente<br />

dal bujo crudo 13 , delle cave sotterranee, nel corpo sfi ancato dal<strong>la</strong> fatica<br />

quotidiana, nelle vesti strappate, sforacchiate dalle solfare, come<br />

da tanti enormi formicai.<br />

Ma no: zi’ Scarda, fi sso in quel suo strano atteggiamento, non si bur<strong>la</strong>va<br />

di loro, né faceva una smorfi a a Cacciagallina. Quello era il versaccio<br />

solito, con cui, non senza stento, si deduceva 14 pian piano in<br />

bocca <strong>la</strong> grossa <strong>la</strong>grima, che di tratto in tratto gli co<strong>la</strong>va dall’altro<br />

occhio, da quello buono.<br />

Aveva preso gusto a quel saporino di sale, e non se ne <strong>la</strong>sciava scappar<br />

via neppure una.<br />

Poco: una goccia di tanto in tanto; ma buttato dal<strong>la</strong> mattina al<strong>la</strong> sera<br />

<strong>la</strong>ggiú, duecento e piú metri sotterra, col piccone in mano, che a ogni<br />

colpo gli strappava come un ruglio 15 di rabbia dal petto, zi’ Scarda<br />

aveva sempre <strong>la</strong> bocca arsa: e quel<strong>la</strong> <strong>la</strong>grima, per <strong>la</strong> sua bocca, era<br />

quel che per il naso sarebbe stato un pizzico di rapè 16 .<br />

Un gusto e un riposo.<br />

Quando si sentiva l’occhio pieno, posava per un poco il piccone e,<br />

guardando <strong>la</strong> rossa fi ammel<strong>la</strong> fumosa del<strong>la</strong> <strong>la</strong>nterna confi tta nel<strong>la</strong><br />

roccia, che alluciava 17 nel<strong>la</strong> tenebra dell’antro infernale qualche scaglietta<br />

di zolfo qua e là, o l’acciajo del palo o del<strong>la</strong> piccozza, piegava<br />

<strong>la</strong> testa da un <strong>la</strong>to, stiracchiava il <strong>la</strong>bbro inferiore e stava ad aspettar<br />

che <strong>la</strong> <strong>la</strong>grima gli co<strong>la</strong>sse giú, lenta, per il solco scavato dalle precedenti.<br />

Gli altri, chi il vizio del fumo, chi quello del vino; lui aveva il vizio<br />

del<strong>la</strong> sua <strong>la</strong>grima.<br />

Era del sacco <strong>la</strong>crimale ma<strong>la</strong>to e non di pianto, quel<strong>la</strong> <strong>la</strong>grima; ma si<br />

era bevute anche quelle del pianto, zi’ Scarda, quando, quattr’anni<br />

addietro gli era morto l’unico fi gliuolo, per lo scoppio d’una mina,<br />

<strong>la</strong>sciandogli sette orfanelli e <strong>la</strong> nuora da mantenere. Tuttora gliene<br />

veniva giú qualcuna più sa<strong>la</strong>ta delle altre; ed egli <strong>la</strong> riconosceva subito:<br />

scoteva il capo, allora, e mormorava un nome:<br />

«Calicchio 18 …»<br />

In considerazione di Calicchio morto, e anche dell’occhio perduto<br />

per lo scoppio del<strong>la</strong> stessa mina lo tenevano ancora lí a <strong>la</strong>vorare. Lavorava<br />

piú e meglio di un giovane; ma ogni sabato sera, <strong>la</strong> paga gli<br />

era data, e per dir <strong>la</strong> verità lui stesso se <strong>la</strong> prendeva, come una carità<br />

che gli facessero: tanto che, intascando<strong>la</strong>, diceva sottovoce, quasi con<br />

vergogna:<br />

«Dio gliene renda merito.»<br />

Rosetta Zordan, Il Narratore, <strong>Fabbri</strong> <strong>Editori</strong> © 2008 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education

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