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028 - Vado a scuola, tutto... - Fabbri Editori

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1. anonime: tutte sempre<br />

uguali, monotone.<br />

Susanna Agnelli<br />

<strong>Vado</strong> a <strong>scuola</strong>, <strong>tutto</strong> è nero<br />

3 Esperienze di vita – A <strong>scuola</strong><br />

Ho dieci anni. <strong>Vado</strong> a <strong>scuola</strong>, <strong>tutto</strong> è nero. Fuori è scuro come una<br />

minestra di lenticchie, la nebbia ti fa solletico in gola. Si accende la<br />

luce al centro della stanza. Corriamo in bagno, ci laviamo i denti, ci<br />

infiliamo i vestiti preparati ieri sera sulla seggiola (pesanti mutande<br />

nere di lana sotto la scura gonna alla marinara, calzettoni di lana nera<br />

fino al ginocchio). La cameriera mi spazzola i capelli e li lega con<br />

un nastro nero; i miei capelli si gonfiano intorno alle spalle, crespi,<br />

ricci, dorati e coprono il colletto della mia blusa alla marinara. La<br />

mia cartella nera è piena di libri scelti per le lezioni di oggi; quaderni,<br />

vocabolario, penna stilografica, riga, una metà dei libri da una<br />

parte, l’altra metà dall’altra. Al centro, nello spazio, faccio scivolare<br />

un pacchetto, bianco, lucido, che ci viene portato a tavola insieme<br />

alla prima colazione.<br />

Seduti educatamente intorno al tavolo beviamo il latte caldo, mastichiamo<br />

i toast col burro e la marmellata. Poi ci infiliamo il paltò blu<br />

scuro alla marinara; Miss Parker, la governante, è già pronta col<br />

paltò e il cappello e insieme ci incamminiamo verso il Ginnasio-Liceo<br />

D’Azeglio. La cartella è molto pesante. La mia mano diventa<br />

molto fredda. Mentre salgo di corsa gli scalini della <strong>scuola</strong> comincia<br />

ad apparire una specie di giorno. Mio fratello entra dalla porta dei<br />

maschi in via San Quintino. Scompare, ci rivedremo a mezzogiorno<br />

quando Miss Parker verrà a riprenderci davanti alla porta dove ora<br />

mi ha lasciato. Quasi tutti i bambini vengono a <strong>scuola</strong> da soli; qualcuno<br />

è accompagnato dalla mamma, qualcuno dalla cameriera.<br />

Le cameriere, a volte anche le mamme, portano le cartelle degli scolari.<br />

«Vergognoso», dice Miss Parker. Qualche bambino arriva a<br />

<strong>scuola</strong> in automobile, guidata dall’autista; Miss Parker trova che<br />

questo è molto volgare. Mai e poi mai a noi verrebbe permesso di<br />

andare a <strong>scuola</strong> in automobile; nemmeno col temporale, la pioggia<br />

battente, o la neve.<br />

Sediamo in una classe brutta e triste, dieci o dodici ragazze insieme,<br />

il grembiule nero che copre il vestito, in mezzo a trenta ragazzi. Le<br />

lezioni sono noiose e anonime 1 . Consistono generalmente nell’interrogazione<br />

alla lavagna di uno studente che espone all’insegnante la<br />

lezione imparata a casa, poi il professore annota in gran segreto un<br />

voto sul registro di classe. Tutti trattengono il respiro finché non viene<br />

letto il nome dello studente, poi si abbandonano a fantasticare fino<br />

alla fine dell’interrogazione. Il tempo che l’insegnante dedica all’insegnare<br />

o allo spiegare, o al leggere, o al comunicare con i ragazzi<br />

è il più breve possibile. È una relazione basata sulla minaccia di<br />

quel piccolo voto scritto su quel registro misterioso.<br />

Alle dieci c’è l’intervallo; le ragazze vanno tutte in uno stanzone 1<br />

Rosetta Zordan, Il quadrato magico, <strong>Fabbri</strong> <strong>Editori</strong> © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education


2. castagnaccio: focaccia<br />

di farina di castagne.<br />

3 Esperienze di vita – A <strong>scuola</strong><br />

squallido che dà su un balcone con ai due lati un gabinetto sporco e<br />

puzzolente. La puzza filtra nello stanzone vuoto dove è permesso<br />

mangiare, durante quei dieci minuti d’intervallo, in piedi, il proprio<br />

panino. Le ragazze guardano con invidia il mio pacchetto bianco che<br />

contiene un sandwich di pane bianco ripieno di burro e pollo bianco<br />

che io detesto. Io guardo con invidia il loro pane scuro con due<br />

fette di salame o la loro fetta di castagnaccio 2 o il loro pane e cioccolato.<br />

Col tempo imparo a barattare la mia merenda con la loro.<br />

Poi si torna in classe e le lezioni continuano nella stessa monotona<br />

noia finché suona il campanello di mezzogiorno e tutti ci precipitiamo<br />

giù per le scale, fuori nella strada grigia. Miss Parker è lì che<br />

aspetta. Troviamo mio fratello Gianni e camminiamo fino a casa.<br />

Odio la <strong>scuola</strong>, le lezioni, i compiti, la mancanza di interesse e di<br />

amore. Odio il nero.<br />

(da Vestivamo alla marinara, A. Mondadori, Milano, rid. e adatt.)<br />

Rosetta Zordan, Il quadrato magico, <strong>Fabbri</strong> <strong>Editori</strong> © 2004 RCS Libri S.p.A. - Divisione Education<br />

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