17.10.2013 Views

Clinical Governance - Formazione e Sicurezza

Clinical Governance - Formazione e Sicurezza

Clinical Governance - Formazione e Sicurezza

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

le competenze<br />

nel contesto europeo<br />

spunti di riflessione


Dalla Dichiarazione di<br />

Berlino del 25 marzo 2007:<br />

"La ricchezza dell’Europa<br />

risiede nella conoscenza e<br />

nelle competenze dei suoi<br />

cittadini"


Il Consiglio Europeo di Lisbona del<br />

2000 adottò l‟obiettivo strategico di<br />

"trasformare l’Unione Europea, entro<br />

il 2010, in una economia fondata sulla<br />

conoscenza, la più competitiva e dinamica<br />

del mondo, in grado di realizzare una<br />

crescita economica sostenibile con nuovi<br />

e migliori posti di lavoro ed una maggiore<br />

coesione sociale"


Il Consiglio europeo di<br />

Lisbona del 2000 ha proposto per<br />

tutti i Paesi UE per il 2010 il limite<br />

massimo di abbandoni<br />

dall‟obbligo di istruzione del 10%<br />

dei giovani.<br />

L‟Italia attualmente raggiunge<br />

più del 20%. La sfida è ancora<br />

aperta! Ce la faremo?


Il Commissario europeo per l'istruzione, la<br />

formazione, la cultura e il multilinguismo,<br />

Ján Figel Figel, avverte:<br />

"Sistemi d„ISTRUZIONE e di FORMAZIONE<br />

efficienti possono avere un notevole impatto<br />

positivo sulla nostra economia e società, ma le<br />

disuguaglianze nell„ISTRUZIONE e nella<br />

FORMAZIONE hanno consistenti costi occulti che<br />

raramente appaiono nei sistemi di contabilità<br />

pubblica. Se dimentichiamo la dimensione sociale<br />

dell„ISTRUZIONE e della FORMAZIONE, rischiamo<br />

di incorrere in seguito in notevoli spese<br />

riparative".


Una premessa necessaria<br />

Dalla<br />

"Dichiarazione mondiale sull'educazione<br />

per tutti: dare risposta ai bisogni<br />

fondamentali di apprendimento“<br />

(UNESCO - Conferenza mondiale sull'educazione 1990)


Articolo1<br />

"Ogni persona - bambino, giovane e adulto - dovrà poter<br />

beneficiare di opportunità educative progettate per<br />

rispondere ai loro fondamentali bisogni di<br />

apprendimento. Questi bisogni comprendono sia gli<br />

strumenti essenziali di apprendimento (literacy,<br />

espressione orale, numeracy e problem solving) sia i<br />

contenuti di base (conoscenze, abilità, valori e attitudini)<br />

necessari agli esseri umani per poter sopravvivere,<br />

sviluppare le loro capacità, vivere e lavorare<br />

dignitosamente, partecipare pienamente allo sviluppo,<br />

migliorare la qualità della loro vita, prendere decisioni<br />

informate e continuare ad apprendere"


Al cittadino/lavoratore oggi si richiedono<br />

a livello della responsabilità professionale e sociale<br />

* conoscenze/competenze di base (livello 1 UE)<br />

* conoscenze/competenze specialistiche<br />

* fluidità e flessibilità cognitiva<br />

* competenze chiave per la cittadinanza attiva<br />

a livello della identità personale<br />

* disponibilità al cambiamento<br />

* competenze organizzative e relazionali<br />

* competenza progettuale<br />

* capacità di valutazione e di autovalutazione<br />

* capacità di scelta e di decisione<br />

* capacità di “apprendimento organizzativo”


Le competenze chiave per l‟apprendimento permanente<br />

proposte dall‟UE<br />

allegato alla Raccomandazione del Parlamento<br />

europeo e del Consiglio - 18 dicembre 2006<br />

1. comunicazione nella madrelingua<br />

2. comunicazione nelle lingue straniere<br />

3. competenza matematica, competenze di base<br />

in scienza e tecnologia<br />

4. competenze digitali<br />

5. imparare a imparare<br />

6. competenze interpersonali, interculturali e sociali e<br />

competenza civica<br />

7. capacità imprenditoriale<br />

8. espressione culturale – cultura generale


Alcune definizioni di "literacy“<br />

► per IALS (International Adult Literacy Surveys) è<br />

"la capacità di capire e utilizzare l'informazione<br />

scritta nelle attività quotidiane per raggiungere i<br />

propri obiettivi e sviluppare le proprie conoscenze e<br />

potenzialità"<br />

► per PISA 2000 (Programme for International<br />

Student Assessment) la "reading literacy" è "la<br />

comprensione e l'utilizzazione di testi scritti e la<br />

riflessione su di essi al fine di raggiungere i propri<br />

obiettivi, sviluppare le proprie conoscenze e<br />

potenzialità e svolgere un ruolo attivo nella società"


Alcune definizioni di "numeracy“<br />

► per ALL (Adult Literacy and Lifeskills Survey) sono "le<br />

conoscenze e le capacità necessarie per gestire le<br />

richieste matematiche delle diverse situazioni;<br />

► per PISA 2000 la "mathematical literacy" è "la capacità<br />

di identificare, capire, utilizzare la matematica, e di dare<br />

giudizi fondati sul ruolo che la matematica gioca nella vita<br />

privata, presente e futura degli individui, nella vita<br />

lavorativa, nella vita sociale e nella vita di cittadini<br />

impegnati e riflessivi”<br />

► per PISA 2000 la “literacy scientific” è "la capacità di<br />

usare le conoscenze scientifiche, di identificare i problemi,<br />

di trarre coclusioni basate sulle prove per poter assumere<br />

decisioni in merito al mondo naturale e ai cambiamenti<br />

operati su di esso dall'attività umana”


COMPETENZE ESSENZIALI PER RIUSCIRE NELLA VITA<br />

E PER IL BUON FUNZIONAMENTO DELLA SOCIETA„<br />

dal Rapporto DeSeCo/Ines (DEfinition and SElection of COmpetencies) del 2003<br />

Agire in modo autonomo<br />

Capacità di difendere e affermare i propri diritti, interessi, responsabilità, limiti<br />

e bisogni<br />

Capacità di definire e realizzare programmi di vita e progetti personali<br />

Capacità di agire in un quadro d'insieme, in un contesto ampio<br />

Servirsi di strumenti in maniera interattiva<br />

Capacità di utilizzare la lingua, i simboli e i testi in maniera interattiva<br />

Capacità di utilizzare le conoscenze e le informazioni in maniera interattiva<br />

Capacità di utilizzare le nuove tecnologie in maniera interattiva<br />

Funzionare in gruppi socialmente eterogenei<br />

Capacità di stabilire buone relazioni con gli altri<br />

Capacità di cooperare<br />

Capacità di gestire e risolvere i conflitti


Francia, 2006 – “socle commun de connaissances et compétences”<br />

per la scuola dell‟obbligo organizzato in sette competenze<br />

1. la padronanza della lingua francese<br />

2. l'uso di una lingua straniera moderna,<br />

3. le competenze di base in matematica e nella cultura scientifica e<br />

tecnologica<br />

4. la padronanza delle comuni tecnologie dell'informazione e della<br />

comunicazione<br />

5. la cultura umanistica<br />

6. le competenze sociali e civiche<br />

7. l'autonomia e la capacità di iniziativa degli allievi<br />

Ciascun gruppo di competenze è una combinazione di<br />

1) conoscenze fondamentali per il nostro tempo (sapere)<br />

2) capacità di utilizzarle in situazioni diverse (fare)<br />

3) comportamenti indispensabili nella vita, come la disponibilità a<br />

rapportarsi agli altri, il gusto per la ricerca della verità, il rispetto di<br />

sé e degli altri, la curiosità e la creatività (essere)


LE COMPETENZE SECONDO L‟ISFOL<br />

COMPETENZE DI BASE<br />

1) lingua inglese<br />

2) informatica di base<br />

3) organizzazione aziendale<br />

4) diritto del lavoro e sindacale<br />

5) tecniche di ricerca attiva del lavoro<br />

6) economia di base<br />

COMPETENZE TECNICO PROFESSIONALI<br />

sono specifiche di ogni settore<br />

COMPETENZE TRASVERSALI<br />

1) Diagnosticare: le proprie competenze e attitudini; i problemi<br />

2) Relazionarsi: comunicare, lavorare in gruppo, negoziare<br />

3) Affrontare: potenziare l'auto apprendimento, affrontare<br />

e risolvere problemi, sviluppare soluzioni creative


Conferenza Stato-Regioni – 15 gennaio 2004<br />

Sono definiti gli Standard Formativi Minimi<br />

relativi alle competenze di base inerenti i percorsi<br />

triennali sperimentali integrati tra istruzione statale e<br />

formazione professionale regionale post-scuola<br />

media per il conseguimento di una qualifica<br />

professionale, di cui all‟Accordo quadro Stato-Regioni<br />

del 19 giugno 2003<br />

Gli standard riguardano le seguenti aree:<br />

- area dei linguaggi<br />

- area scientifica<br />

- area tecnologica<br />

- area storico-socio-economica


Conferenza Stato-Regioni – 5 ottobre 2006<br />

Sono definiti gli Standard Formativi Minimi relativi<br />

alle competenze tecnico-professionali di 14 figure di<br />

operatori di cui ai percorsi triennali sperimentali<br />

integrati tra istruzione statale e formazione<br />

professionale regionale post-scuola media (Accordo<br />

quadro Stato-Regioni del 19 giugno 2003)


Gli SMF riguardano i seguenti operatori<br />

1. promozione e accoglienza turistica<br />

2. ristorazione – cuoco/cameriere<br />

3. benessere (parrucchiere,acconciatore, estetista…)<br />

4. amministrativo segretariale<br />

5. punto vendita<br />

6. magazzino merci<br />

7. grafico<br />

8. edile<br />

9. legno e arredamento<br />

10. autoriparazione<br />

11. installatore e manutentore impianti termo-idraulici<br />

12. installatore e manutentore impianti elettrici<br />

13. meccanico di sistemi<br />

14. montatore meccanico di sistemi


Quadro Europeo delle Qualifiche 1/4<br />

(Raccomandazione del Parlamento e del Consiglio europeo del 5.9.06)<br />

ESITI DI APPRENDIMENTO:<br />

“è una dichiarazione di ciò che un soggetto in<br />

apprendimento sa, comprende, ed è in grado di<br />

fare alla fine di un processo di apprendimento;<br />

gli esiti di apprendimento sono definiti in termini<br />

di CONOSCENZE, ABILITA‟ e COMPETENZE”


2/4<br />

CONOSCENZE:<br />

“sono il risultato della assimilazione di<br />

informazioni attraverso<br />

l‟apprendimento. Le conoscenze<br />

costituiscono il corpo di fatti, principi,<br />

teorie e pratiche relativi a un ambito di<br />

studio o di lavoro. Nel QEQ le<br />

CONOSCENZE sono definite come<br />

teoriche e/o pratiche”


3/4<br />

ABILITA‟:<br />

“è la capacità di applicare conoscenze<br />

e di utilizzare il know-how (saper fare)<br />

per svolgere compiti e risolvere<br />

problemi. Nel QEQ le ABILITA‟ sono<br />

descritte come cognitive (uso del<br />

pensiero logico, intuitivo e creativo) e<br />

pratiche (che implicano la destrezza<br />

manuale e l‟utilizzo di metodi,<br />

materiali, attrezzature e strumenti)”


4/4<br />

COMPETENZA:<br />

“è la capacità dimostrata di utilizzare le<br />

conoscenze, le abilità e le attitudini<br />

personali, sociali e/o metodologiche in<br />

situazioni di lavoro o di studio e nello<br />

sviluppo professionale e/o personale.<br />

Nel QEQ le COMPETENZE sono<br />

descritte in termini di responsabilità e<br />

autonomia”


BILANCIO DI COMPETENZE:<br />

attività condotta congiuntamente da un<br />

soggetto e da uno o più esperti per<br />

ricercare, definire e descrivere le<br />

competenze comunque da lui acquisite


CERTIFICAZIONE DI COMPETENZE:<br />

è una dichiarazione scritta effettuata<br />

da una commissione in ordine a criteri<br />

dati in seguito all‟accertamento delle<br />

competenze acquisite da un soggetto<br />

alla fine di un processo di<br />

apprendimento


Nel QEQ gli esiti degli apprendimenti sono<br />

distinti in otto livelli, dal più semplice al più<br />

complesso. Ciascuno dei livelli è definito<br />

da una serie di descrittori, relativi alle<br />

singole conoscenze, abilità e competenze,<br />

che indicano gli esiti di apprendimento<br />

rilevanti per le qualifiche di quel livello in<br />

qualsiasi sistema di qualifiche


In ambito UE la distinzione tra<br />

qualifica e diploma è molto labile<br />

Il livello 1 in Italia riguarda<br />

conoscenze, abilità e competenze di base<br />

Il livello 2 corrisponde alla nostra<br />

qualifica triennale (17 anni)<br />

Il livello 3 corrisponde alla nostra<br />

qualifica quadriennale in ambito FP (18 anni)<br />

Il livello 4 corrisponde alla nostra<br />

qualifica o diploma quinquennale (19 anni)


Gli altri 4 livelli corrispondono a<br />

certificazioni postdiploma, alle nostre<br />

lauree triennali, magistrali, dottorati,<br />

master di primo e secondo livello,<br />

perfezionamenti, specializzazioni…<br />

NB – Gli istituendi “Istituti Tecnici Superiori” dovrebbero<br />

rilasciare un titolo di 5° livello<br />

Le corrispondenze di cui sopra<br />

hanno un carattere indicativo


Concetto di Strategia<br />

• L'etimologia della parola "strategia" è greca e significa<br />

"l'arte del generale", intesa come la capacità di arrivare<br />

ad una visione d'insieme che permetta di prendere le<br />

decisioni più corrette.<br />

Le radici di questo concetto risalgono al 500 a.c.,<br />

all'epoca del cinese Sun Tzu, il quale, nel suo trattato<br />

"l'Arte della Guerra" afferma che un buon condottiero<br />

non dovrebbe mai affrontare una contesa senza prima<br />

avere ben chiara la strategia da adottare.


Karl Von Klausewitz (1780 – 1831)


La strategia in termini organizzativi<br />

• Il termine “strategia” si basa su una metafora<br />

militare parallelamente allo<br />

sviluppo degli studi strategici in campo<br />

militare e’ emerso un ramo del management<br />

dedicato allo studio delle strategie<br />

competitive delle imprese<br />

• La strategia e’ la pianificazione di<br />

medio/lungo termine che un’organizzazione<br />

si da’ per competere sul mercato


Waterloo: 1815


Strategia - Organizzazione<br />

Esistono diversi filoni di pensiero:<br />

-approccio normativo e contestuale<br />

(approccio sequenziale alla formulazione<br />

delle strategie)<br />

-strategia come processo decisionale<br />

complesso (il focus passa da che cosa si<br />

decide a come si decide)<br />

-approccio storico-descrittivo (emerge la<br />

distinzione tra disegno e condotta strategica)


Approccio storico-descrittivo<br />

• Il cambiamento viene interpretato come un<br />

riorientamento cognitivo (apprendimento<br />

dell’organizzazione)<br />

• Il come si decide influenza il che cosa si decide<br />

• Vengono focalizzate le implicazioni<br />

dell’ambiente esterno


Ambiente organizzativo<br />

• Sistema: entità distinta da uno sfondo<br />

• Ambiente: parte di sfondo con il quale un sistema<br />

interagisce (effettua transazioni)<br />

Imprese azionisti, sindacati, dipendenti,<br />

concorrenti, fornitori, clienti, associazioni di<br />

consumatori, legislatore, ecc.<br />

– Facoltà ministero, studenti, associazioni<br />

studentesche, imprese (?), altre<br />

università…(estere?), Ecc.<br />

– Organizzazioni non profit enti pubblici,<br />

volontari, donatori, utenti/clienti, imprese, ecc.<br />

Stakeholders


Ambiente e<br />

reticolo interorganizzativo<br />

• R.I.: un n. di org.ni distinte aventi un tasso<br />

significativo di interazione reciproca<br />

ORG.NE<br />

RETICOLO COME<br />

AMBIENTE ORG.VO<br />

SFONDO, AMBIENTE<br />

DEL RETICOLO


Strategia - struttura<br />

• Il rapporto strategia-struttura (prima interpretato<br />

sequenzialmente) diventa circolare.<br />

• Entrambe si muovono all’interno del cosiddetto<br />

“orientamento strategico di fondo”.<br />

• Lo stesso adattamento all’ambiente avviene in<br />

modo tale da influenzare parzialmente<br />

l’ambiente.<br />

• IL sistema organizzativo deve rispondere alle<br />

esigenze dei fattori critici di successo.


Strategia – struttura: l’Orientamento<br />

strategico di fondo<br />

• E’ un complesso di idee, valori e atteggiamenti<br />

che definiscono la cornice entro la quale si<br />

precisano, il perché, il come e il che cosa delle<br />

strategie aziendali.


Orientamento strategico di fondo: un<br />

esempio


Orientamento strategico di fondo: un<br />

esempio


Orientamento strategico di fondo: un<br />

esempio


Strategia - struttura<br />

• La strategia è dunque un processo di<br />

apprendimento dell’impresa.<br />

• I percorsi strategici (insieme di strategie<br />

realizzate) sono composti da strategie<br />

spontanee e strategie deliberate.<br />

• Il percorso strategico è un flusso di decisioni nel<br />

tempo, in cui si nota che la formazione della<br />

strategia differisce dalla sua formulazione.


Strategia - struttura<br />

• Conseguentemente i processi decisionali reali vanno<br />

spesso contro le regole della decisionalità razionale.<br />

• Essi devono svolgersi entro un tempo efficace<br />

(altrimenti sono inutili).<br />

• Sono quindi largamente intuitivi più che razionali.<br />

• La razionalità residua è una razionalità intuitiva, tipica<br />

della situazione del decisore che fa uso di<br />

un’esperienza interiorizzata e delle informazioni a<br />

disposizione propria e dell’organizzazione.


Un esempio di applicazione di strategia con<br />

tempo definito …


… è proprio un bel gioco …


Strategia - struttura<br />

• A volte le attività ricorrenti prendono forma di<br />

routines; in questo caso si fa ricorso alla<br />

memoria organizzativa.<br />

• Se è forte, aiuta nei periodi di stabilità, mentre è<br />

ostativa nei periodi di cambiamento veloce.<br />

• In tali cambiamenti risulta necessario,<br />

mantenere coerenza tra crescita, strategia e<br />

utilizzo delle conoscenze: è il ruolo della<br />

cultura aziendale.


Definizione di cultura di un’organizzazione<br />

• “La cultura organizzativa è l’insieme delle ipotesi di base<br />

che un certo gruppo ha inventato, scoperto o elaborato<br />

nel corso del suo processo di apprendimento sul come<br />

affrontare i suoi problemi di adattamento esterno e di<br />

integrazione interna. E’ un schema di ipotesi che ha<br />

operato in modo abbastanza buono e da essere<br />

considerato valido e, di conseguenza, trasmesso e<br />

insegnato ai nuovi membri come il modo corretto per<br />

percepire, pensare e sentire in relazione a tali problemi “<br />

(E. Schein)


Cultura aziendale<br />

• Tale cultura sarà in linea con l’orientamento<br />

strategico di fondo e con i valori dominanti della<br />

società.<br />

• Essa si esprimerà con comportamenti, linguaggi,<br />

simboli, comunicazione, ecc…<br />

• Una cultura forte stabilizzerà l’organizzazione,<br />

ma le renderà più difficile cogliere i segnali di<br />

cambiamento.


Apprendimento organizzativo<br />

• L’efficacia del processo di formazione della<br />

strategia è condizionata dall’apprendimento<br />

organizzativo, ovvero dallo scambio efficace<br />

delle conoscenze individuali e collettive<br />

dell’organizzazione.<br />

• L’apprendimento organizzativo costituisce<br />

dunque la base del processo di formazione di<br />

competenze distintive, quelle capacità che<br />

consentono di ottenere e mantenere fonti di<br />

vantaggio competitivo.


La soddisfazione per il lavoro<br />

nelle organizzazioni<br />

“Se vuoi trasformare un uomo in una nullità<br />

non devi far altro che ritenere inutile il suo<br />

lavoro”<br />

Dostoevskij


Introduzione<br />

“Soddisfazione ed insoddisfazione sono<br />

concetti assai difficili da definire.<br />

Infatti, non è facile capire che cosa toglie o<br />

dà soddisfazione all’uomo che lavora”


Il rapporto uomoorganizzazione<br />

è stato<br />

analizzato principalmente come<br />

studio dell’efficienza<br />

dell’interazione tra l’individuo e<br />

il lavoro.<br />

PRODUTTIVITA’<br />

IDEA di FONDO:<br />

“Un sistema complesso<br />

va studiato come<br />

sistema totale se si<br />

vuole veramente<br />

comprendere il<br />

comportamento degli<br />

individui al suo interno”<br />

(Schein)<br />

un uomo soddisfatto del proprio lavoro, lavorando in<br />

armonia con l’organizzazione, produce di più e meglio.


SODDISFAZIONE<br />

concetto complesso - influenzato da un ampio range di<br />

variabili correlate tra loro, e, in particolare, da:<br />

• Fattori individuali: personalità, intelligenza e capacità,<br />

età, stato civile, orientamento al lavoro, etc.;<br />

• Fattori culturali: atteggiamenti, credenze, valori;<br />

• Fattori sociali: relazioni con i colleghi, gruppo di lavoro<br />

e norme, opportunità di interazione, organizzazione<br />

formale, etc.;<br />

• Fattori ambientali: influenze politiche, economiche,<br />

sociali e tecniche;<br />

• Fattori organizzativi: struttura formale, politiche del<br />

personale e procedure, relazioni tra lavoratori, natura<br />

del lavoro, tecnologia e organizzazione, sistemi di<br />

management, condizioni e luoghi di lavoro.


L‟analisi delle problematiche motivazionali e<br />

di conseguenza delle ripercussioni in termini<br />

di soddisfazione e prestazione lavorativa ha<br />

dato vita a un nutrito dibattito teorico e di<br />

ricerca, ancora aperto, che ha portato alla<br />

costruzione di modelli interpretativi più o<br />

meno specifici ed applicabili a diverse realtà.<br />

Ma cosa si intende per<br />

soddisfazione<br />

soddisfazione?<br />

• Soddisfazione - motivazione<br />

• Soddisfazione - clima organizzativo<br />

• Terminologia


Soddisfazione - motivazione<br />

“La soddisfazione è il modo in cui le persone<br />

sentono il proprio lavoro e i differenti aspetti che<br />

lo qualificano (...)<br />

Quanto il lavoro piace o non piace alle persone”<br />

mentre<br />

“la motivazione è l’investimento nella<br />

realizzazione di prestazioni e nel legame di<br />

appartenenza”<br />

o meglio:<br />

“il grado in cui un individuo vuole scegliere di<br />

impegnarsi in comportamenti determinati”


BISOGNI E<br />

ASPETTATIVE<br />

feedback<br />

REALIZZAZIONE<br />

si risolvono in<br />

che forniscono<br />

Fig. 1: Modello motivazionale di base<br />

FORZA<br />

(Comp. e azione)<br />

per realizzare<br />

OBIETTIVI<br />

DESIDERATI


• La soddisfazione per il lavoro si correla<br />

positivamente con la motivazione, ovvero gli<br />

individui più soddisfatti tendono ad essere<br />

anche i più motivati.<br />

• Non si può essere soddisfatti senza essere<br />

motivati, ma si può essere motivati senza<br />

essere soddisfatti.<br />

Motivazione = processo<br />

Soddisfazione = percezione rapporto aspettative/risultati


Soddisfazione - clima<br />

Il clima organizzativo:<br />

• dipende dall’ambiente<br />

interno di un sistema<br />

organizzativo;<br />

• è frutto di una percezione<br />

soggettiva;<br />

• le percezioni soggettive<br />

sono condivise, negoziate,<br />

influenzate e ricostruite.<br />

organizzativo<br />

Insieme di percezioni oggettive,<br />

socialmente condivise dai<br />

membri di una organizzazione, il<br />

cui contenuto riflette sensazioni,<br />

vissuti e stati d’animo presenti<br />

nella relazione tra gli individui e<br />

l’organizzazione stessa.<br />

Clima = descrizione complessiva dell’organizzazione<br />

Soddisfazione = valutazione individuale


Terminologia<br />

– “Job satisfaction”: giudizio sulla soddisfazione<br />

in relazione alla specifica mansione svolta.<br />

– “Work satisfaction”: giudizio sulla<br />

soddisfazione in relazione al lavoro in generale.<br />

La formula “soddisfazione per il lavoro” è più appropriata<br />

rispetto alla formule anglosassoni poichè mette in evidenza il<br />

legame tra la soddisfazione e il contesto organizzativo.


Secondo Accornero,<br />

soddisfazione e insoddisfazione per il lavoro<br />

sono diventate un problema di studio e intervento<br />

che ha attraversato 5 fasi storiche<br />

prima che il post-fordismo spostasse i termini della<br />

questione:<br />

1. Il non problema<br />

2. Individuazione<br />

3. Terapie<br />

4. Alienazione<br />

5. Deflagrazione


1° fase: il non problema<br />

• Fase in cui nessuno si poneva il<br />

problema.<br />

• Si pensava che i lavoratori fossero<br />

soddisfatti se il padrone era buono, non<br />

se avevano un buon lavoro.


2° fase: individuazione<br />

• Con gli anni ’20 iniziò la fase che portò ad<br />

individuare il problema.<br />

• La ricerca sul tema della soddisfazione ha poco<br />

più di mezzo secolo di vita:<br />

La data di nascita: 1924<br />

Il luogo: Hawthorne<br />

L’autore: Elton Mayo<br />

L’oggetto di indagine: gli operai americani della Western Elettric


3° fase: terapie<br />

Intorno agli anni ’40, cominciarono ad emergere<br />

problemi legati alla alienazione, al disadattamento,<br />

alla demotivazione e alla disaffezione.<br />

Si affermarono una serie di studi sui bisogni che il<br />

management doveva soddisfare e su alternativi<br />

metodi di gestione del personale:<br />

Mc Gregor,<br />

Argyris,<br />

Likert,<br />

Herzberg.


4° fase: alienazione (1)<br />

Negli anni ’60 si sviluppò una fase caratterizzata<br />

da un approccio al tema in termini di<br />

frustrazione e alienazione.<br />

Marx parla di una triplice estraniazione del lavoratore:<br />

1. nei confronti dell'oggetto prodotto;<br />

2. nei confronti dell'attività produttiva;<br />

3. nei confronti dell'essere umano in quanto il lavoro<br />

alienato crea una conflittualità fra individuo e natura e fra<br />

individuo e specie.


"L'oggetto che il lavoro produce, il prodotto del lavoro, si<br />

contrappone ad esso come un essere estraneo, come una<br />

potenza indipendente da colui che la produce. Il prodotto del<br />

lavoro [...] è l'oggettivazione del lavoro. [...] L'oggettivazione<br />

appare come perdita e asservimento dell'oggetto,<br />

l'appropriazione come estraniazione, come alienazione".<br />

"Il lavoro è esterno all'operaio, cioè non appartiene al suo<br />

essere, e quindi nel suo lavoro egli non si afferma ma si nega,<br />

si sente non soddisfatto, ma infelice, non sviluppa una libera<br />

energia fisica e spirituale, ma sfinisce il suo corpo e distrugge<br />

il suo spirito. Perciò l'operaio solo fuori del lavoro si sente<br />

presso di sé; e si sente fuori di sé nel lavoro. È a casa propria<br />

se non lavora; e se lavora non è a casa propria. Il suo lavoro<br />

quindi non è volontario, ma costretto, è un lavoro forzato. Non<br />

è quindi il soddisfacimento di un bisogno ma soltanto un<br />

mezzo per soddisfare bisogni estranei”.<br />

Karl Marx, I manoscritti economico-filosofici del 1844


Il concetto di alienazione è stato poi analizzato da<br />

Blauner (1964) riferendosi a 4 dimensioni:<br />

• mancanza di potere;<br />

Alienazione (2)<br />

• mancanza di significato (standardizzazione e divisione del<br />

lavoro);<br />

• isolamento (non appartenenza) e<br />

• auto-estraniazione (incapacità di vedere il lavoro come un<br />

fine o come un elemento centrale nella vita della persona).<br />

Egli mostrò che queste dimensioni sono correlate<br />

alla natura, cioè al grado e al tipo di tecnologia.


Alienazione (3)<br />

“Soprattutto laddove manca il controllo sul<br />

processo lavorativo e la sensazione di svolgere<br />

un’attività dotata di significato, il lavoratore può<br />

esperire una sorta di distacco spersonalizzante<br />

invece che un coinvolgimento immediato e un<br />

senso di crescita della personalità. Questa<br />

mancanza di coinvolgimento rispetto alla propria<br />

attività spinge ad una considerazione strumentale<br />

del lavoro che pertanto diviene semplicemente un<br />

mezzo per il raggiungimento di mete alternative e<br />

non un fine in se stesso”<br />

Blauner R., Alienazione e libertà, 1971


Alienazione (4)<br />

“I lavoratori auto-estraniati sono insoddisfatti solo quando<br />

hanno sviluppato esigenze di controllo, di iniziativa e di<br />

mansioni non prive di significato. L’operaio medio e molti<br />

impiegati si accontentano di lavori sufficientemente sicuri,<br />

verso cui sviluppano un atteggiamento strumentale,<br />

perché non sentono l’esigenza di assumere responsabilità<br />

e di esprimere la propria personalità nel lavoro. Essi<br />

pertanto si ritengono relativamente soddisfatti di un lavoro<br />

che è strumento in vista di un salario che permetta di<br />

centrare la propria esistenza attorno al tempo libero, alla<br />

famiglia e al consumo”<br />

Blauner R., Alienazione e libertà, 1971


5° fase: deflagrazione<br />

• Lo studio dei fattori che tolgono<br />

soddisfazione, noto anche come “job<br />

dissatisfaction”, giunse al culmine con<br />

l’applicazione e la diffusione su scala<br />

mondiale della produzione di massa e della<br />

catena di montaggio che generavano<br />

alienazione e proteste.


Henri De Man - La gioia nel lavoro<br />

• 1° studio sul tema [1924 – 1926]<br />

• Individua una serie di fattori distinguendo tra:<br />

fattori che possono essere fonte di gioia nel lavoro:<br />

Moventi istintivi elementari<br />

Moventi occasionalmente favorevoli<br />

Sentimento del dovere sociale (senso del lavoro e utilità sociale<br />

del lavoro)<br />

fattori che ostacolano la gioia nel lavoro:<br />

Tecnici<br />

Sociali interni<br />

Sociali esterni<br />

• I fattori che ostacolano la gioia nel lavoro,<br />

saranno ripresi da quasi tutti gli studi successivi


Jaqueline Frish Gauthier<br />

“Morale e soddisfazione nel lavoro”<br />

“Henri De Man parlava, trenta anni fa, di gioia nel<br />

lavoro; oggi si parla di soddisfazione e di<br />

frustrazione. Il cambiamento di terminologia<br />

rivela, senza dubbio, una trasformazione del<br />

lavoro stesso”<br />

“Il lavoro è anche, se non principalmente, un<br />

mezzo per vivere e accedere ad altre fonti di<br />

soddisfazione”<br />

“Il lavoro è inoltre legato ad un ambiente di vita”


Daniel Katz - 1950 -<br />

Fattori che procurano soddisfazione:<br />

• lavoro in se stesso (contenuti):<br />

Aumentano la soddisfazione:<br />

autonomia,<br />

responsabilità,<br />

partecipazione alle decisioni.<br />

Riducono la soddisfazione:<br />

il grado di abilità necessaria,<br />

la varietà delle operazioni richieste,<br />

le procedure standardizzate.<br />

Meccanicizzazione<br />

lavoro<br />

• la vita nell’ambiente di lavoro (sociali interni)<br />

• la vita fuori l’ambiente di lavoro (sociali esterni)<br />

COMPENSAZIONE


Evoluzione degli studi<br />

• Approccio dei bisogni:<br />

– Maslow,<br />

– Argyris,<br />

– Mc Gregor,<br />

– Herzberg,<br />

– Likert.<br />

• Approccio delle aspettative:<br />

– Morse,<br />

– Mann.


Approccio dei bisogni<br />

• Il tema della motivazione al lavoro si è<br />

sviluppato a partire dalle preoccupazioni<br />

sulla soddisfazione dell’uomo.<br />

• Questo approccio vede i bisogni come<br />

“ostacolo” alla soddisfazione nel lavoro o<br />

meglio il lavoro dal punto di vista dei<br />

bisogni che deve soddisfare.


La soddisfazione può essere considerata come il<br />

risultato della gratificazione presente di un bisogno<br />

sorto in precedenza. L’insoddisfazione è il risultato<br />

di un bisogno anteriore ma ancora non<br />

completamente soddisfatto.<br />

• Motivazione estrinseca: correlata alle ricompense<br />

tangibili come il salario, la sicurezza, la<br />

promozione, il contratto, l’ambiente e le condizioni<br />

di lavoro.<br />

• Motivazione intrinseca: correlata alle ricompense<br />

psicologiche come opportunità di utilizzare le<br />

proprie conoscenze e abilità.


BISOGNO DI CONOSCENZA<br />

La gerarchia dei bisogni di<br />

Maslow (1)<br />

Bisogni di<br />

auto<br />

realizzazione<br />

Bisogni di stima<br />

Bisogni di affetto (sociali)<br />

Bisogni di sicurezza<br />

Bisogni fisiologici<br />

Bisogni<br />

secondari<br />

Bisogni<br />

primari


La gerarchia dei bisogni di<br />

Maslow (2)<br />

• Soddisfazione e insoddisfazione rappresentano i<br />

poli opposti dello stesso continuum e per la<br />

maggior parte delle persone tutti i bisogni sono<br />

contemporaneamente soddisfatti “secondo<br />

percentuali decrescenti di soddisfazione man<br />

mano che si sale nella gerarchia di prepotenza<br />

dei bisogni”.<br />

• I bisogni insoddisfatti motivano la persona e<br />

quelli soddisfatti non svolgono più la funzione<br />

motivante ma danno soddisfazione.


Argyris<br />

• La logica dell’individuo e la logica<br />

dell’organizzazione appaiono contrapposte in un<br />

circolo vizioso e c’è una sostanziale<br />

incompatibilità tra le necessità degli individui e i<br />

requisiti dell’organizzazione formale<br />

CONFLITTO E ANTAGONISMO


Individuo - Organizzazione<br />

• L’uomo tende a svilupparsi: da uno<br />

stato di passività; di dipendenza<br />

dagli altri; di interessi vaghi,<br />

casuali e superficiali; di visualità<br />

limitata nel tempo; di<br />

subordinazione rispetto alla<br />

famiglia e alla società ad uno stato<br />

crescente di attività; di relativa<br />

indipendenza; di interessi profondi;<br />

di visuale a lungo periodo; di<br />

autocoscienza e controllo; di<br />

comportamento differenziato in<br />

relazione alle differenti situazioni.<br />

• L’organizzazione formale<br />

attraverso la<br />

specializzazione dei<br />

compiti e la<br />

frammentazione del<br />

lavoro tende a ridurre<br />

sempre più il potere dei<br />

lavoratori; richiede un<br />

atteggiamento passivo,<br />

dipendente e<br />

subordinato…


Mc Gregor<br />

• Partendo dalla scala di Maslow, propone un<br />

modello semplificato di bisogni (fame; sicurezza;<br />

appartenenza; affettività) e riflette sul modo in<br />

cui le aziende soddisfano i bisogni dei lavoratori<br />

arrivando a conclusioni simili a quelle di Argyris.<br />

Le organizzazioni tendono a gratificare soprattutto i<br />

bisogni fisiologici e quelli di sicurezza perciò il<br />

processo motivazionale si sposta sui bisogni sociali e<br />

personali.


La teoria dei due fattori di<br />

Herzberg (1)<br />

“I fattori che determinano la soddisfazione<br />

nel lavoro sono separati e distinti dai fattori<br />

che portano alla insoddisfazione nel lavoro.<br />

[...] Il contrario della soddisfazione nel lavoro<br />

non è la insoddisfazione, ma l’assenza di<br />

soddisfazione; e, in modo analogo, l’opposto<br />

della insoddisfazione non è la soddisfazione<br />

bensì l’assenza di insoddisfazione nel<br />

lavoro”.<br />

Herzberg, “One more time: How of you motivate<br />

employees?” 1968.


La teoria dei due fattori di<br />

Herzberg (2)<br />

La riflessione in tema di soddisfazione/insoddisfazione<br />

conduce Herzberg ad una ulteriore definizione dei loro<br />

elementi costitutivi riconoscendo:<br />

• FATTORI IGIENICI: fattori correlati alle caratteristiche<br />

estrinseche del lavoro - permettono la soddisfazione dei<br />

bisogni fisici, di sicurezza e di retribuzione: servono a<br />

prevenire l’insoddisfazione.<br />

• FATTORI MOTIVAZIONALI: fattori correlati agli<br />

elementi intrinseci del lavoro - permettono la soddisfazione<br />

dei bisogni elevati di auto-realizzazione: servono a<br />

motivare l’individuo e portano quindi alla soddisfazione o<br />

non soddisfazione ma non alla insoddisfazione.


I requisiti della crescita<br />

psicologica<br />

La situazione ideale è caratterizzata da:<br />

• l’ampliamento della conoscenza<br />

• l’aumento delle relazioni<br />

• la creatività<br />

• l’efficacia in condizioni di incertezza<br />

• la crescita reale<br />

• il principio dell’individuazione


La teoria dei due fattori di<br />

Herzberg (3)<br />

La conclusione di questo ragionamento è che<br />

soddisfazione e insoddisfazione si muovono su<br />

due piani paralleli e non sono l’una il contrario<br />

dell’altra.<br />

Questo richiede una ristrutturazione delle<br />

organizzazioni:<br />

“si deve strutturare in modo da assicurare<br />

l’opportunità di aumentare la conoscenza, la<br />

comprensione, la creatività, la possibilità di<br />

provare l’ambiguità nella presa di decisione, di<br />

individuare e cercare una reale crescita”


Lewin<br />

- anni ‟30 ‟30-<br />

Collega insieme:<br />

• senso del lavoro<br />

• leadership democratica<br />

• efficienza aziendale<br />

3 stili di leadership:<br />

•lasser faire<br />

•autoritari<br />

•democratici<br />

democratici


Likert<br />

• Confuta la tesi secondo la quale il maggior<br />

rendimento dipende sempre e unicamente dalla<br />

soddisfazione dei dipendenti e dal loro<br />

atteggiamento favorevole all’azienda.<br />

• “Supremazia” del taylorismo perché subordina la<br />

variabile umana: alto rendimento – lavoratori<br />

insoddisfatti.<br />

• Esistono però lavori vari, creativi, con un alto<br />

grado di responsabilità dove le regole<br />

tradizionali dell’organizzazione formale vengono<br />

smentite (lavori semplici e variati).


Nei lavori variati il rendimento è<br />

maggiore quando:<br />

• minore è la pressione esercitata dall’alto per<br />

ottenerlo<br />

• il controllo gerarchico è più distaccato<br />

• le reazioni in caso di errore sono volte ad una<br />

comprensione amichevole<br />

leadership partecipativa


Likert propone di ristrutturare<br />

• piccoli gruppi<br />

• perni connettori<br />

l’organizzazione<br />

– specializzazione dei<br />

compiti<br />

– interconnessione


La scuola motivazionalista ci<br />

insegna che...<br />

Il significato attribuito al lavoro dipende<br />

dall’importanza o meno dei bisogni<br />

intrinseci (correlati a ricompense<br />

psicologiche come l’essere riconosciuti e<br />

apprezzati) ed estrinseci (correlati a<br />

ricompense tangibili come ad esempio il<br />

salario, la sicurezza, l’ambiente e le<br />

condizioni di lavoro) e dalla percezione<br />

che la persona ha della capacità del lavoro<br />

di soddisfare tali bisogni.


Approccio delle aspirazioni<br />

• L’atteggiamento dei lavoratori verso il proprio<br />

lavoro e il grado di soddisfazione che ne<br />

traggono sono condizionati, oltre che dalla<br />

consistenza del lavoro, anche dalle aspettative<br />

che essi nutrono nei confronti dello stesso e dal<br />

significato che ne traggono.<br />

• Questo approccio tiene conto di un aspetto che<br />

le teorie sui bisogni sottovalutano: la possibilità<br />

di bilanciare e quindi compensare quel che<br />

soddisfa con quel che non soddisfa.


Morse<br />

Critica il legame tra soddisfazione e produttività e<br />

sostiene che la soddisfazione dipende al tempo<br />

stesso dalle speranze dell’individuo e dalla misura<br />

in cui si realizzano.<br />

Mann<br />

La soddisfazione è data dalla risposta<br />

dell’ambiente, cioè dalle realizzazioni, meno la<br />

differenza fra risposta e aspettative (è la differenza<br />

fra il livello di aspirazione e i risultati ottenuti che<br />

misura la soddisfazione).


Gli autori sottolineano l’importanza:<br />

• di considerare i differenti bisogni in ordine di<br />

urgenza,<br />

• di conoscere la gerarchia di bisogni e i valori<br />

propri del lavoratore,<br />

• di avere conoscenza dell’esperienza del singolo<br />

nella società (gruppo di lavoro e organizzazione).<br />

Necessità di allargare lo sguardo alla società<br />

globale e al gruppo al quale il lavoratore<br />

appartiene.


Conclusione<br />

Soddisfazione e insoddisfazione vanno rilevate<br />

dagli atteggiamenti e riferite a bisogni e<br />

aspettative.<br />

Ma oggi???


Isvet:<br />

due ricerche a 10 anni di distanza l’una<br />

dall’altra<br />

• Con una decina d’anni di intervallo - nel 1971 e nel 1982 - Isvet ha<br />

svolto 2 vaste rilevazioni demescopiche sui lavoratori dipendenti<br />

delle industrie manifatturiere italiane, permettendo così di<br />

compararne la condizione, le aspirazioni e il comportamento in<br />

momenti assai diversi tra loro e, per certi versi, persino opposti.<br />

• I risultati della prima ricerca furono pubblicati nel 1974 e suscitarono<br />

vivo interesse non solo in Italia. Tuttavia con il passare degli anni, la<br />

loro attualità è stata sempre più incrinata dal mutare del quadro<br />

storico complessivo e dal trasformarsi del mondo del lavoro.<br />

• Ne è nata così l’idea di effettuare una seconda indagine<br />

demoscopia, speculare alla prima, capace di cogliere le analogie e<br />

le differenze tra la condizione dei lavoratori agli inizi degli anni ’70 e<br />

quella agli inizi degli anni ’80.


Cosa è cambiato?<br />

Società e lavoro post-industriale


• Importanza della fornitura dei servizi sia a livello nazionale che a livello<br />

settoriale sviluppo ICT.<br />

• Importanza della conoscenza e preminenza dei lavoratori intellettuali<br />

(Knowldge workers). Lavoro fisico alle macchine mentre l‟attività ricca di<br />

contenuti che richiede livelli di istruzione e formazione elevati agli<br />

individui.<br />

• Pianificazione, controllo e qualità.<br />

• Produzione frammentata, decentrata e dispersa a livello multidimensionale.<br />

• Riduzione numero addetti cambiamento MdL e propensione verso i<br />

lavori instabili.<br />

• Dinamismo e flessibilità nel lavoro, nell‟organizzazione e nella vita.<br />

• Superata la fase dell‟indigenza e soddisfatti i bisogni di sicurezza, i gruppi<br />

sociali privilegiano e coltivano esigenze post materialiste di partecipazione,<br />

socialità, auto-realizzazione che li portino a pretendere forme più<br />

democratiche di gestione del potere e spazi maggiori di discrezionalità<br />

(Maslow, McGregor).<br />

• Antitesi tra bisogni indotti di natura quantitativa (potere, possesso, denaro)<br />

e bisogni fondamentali di natura qualitativa (introspezione, amicizia, amore,<br />

etc.).<br />

• Nuovo valore del lavoro (cfr. introduzione).


Patrizio Di Nicola<br />

“Mentre il lavoratori indagati da De Man<br />

attribuiscono grande importanza al contenuto<br />

del lavoro, alla necessità di svolgere una<br />

mansione interessante, priva di monotonia; per i<br />

lavoratori dell’industria moderna il grado di<br />

accettabilità dell’impiego è fortemente correlato<br />

al suo aspetto strumentale. Quello che si cerca è<br />

un lavoro ben pagato e, soprattutto, stabile nel<br />

tempo. Se poi tale lavoro è anche interessante e<br />

lascia spazio all’iniziativa, la sua desiderabilità<br />

aumenta”


Conclusioni (1)<br />

• Le ricerche presenti in letteratura hanno<br />

evidenziato due principali ipotesi di<br />

interpretazione del lavoro:<br />

1. la prima si focalizza sull’aspetto strumentale<br />

assumendo che il lavoro non è fonte di<br />

soddisfazioni intrinsecamente appaganti ma<br />

viene percepito dalla persona solo come mezzo<br />

per conseguire un benessere;<br />

2. la seconda pone l’accento sul lavoro come<br />

mezzo per realizzare se stessi e i propri bisogni.


Conclusioni (2)<br />

• Con chiarezza emerge il fatto che le<br />

ricerche su tale tema oggi devono<br />

comprendere una riflessione accurata<br />

sull’evoluzione della società e sulle<br />

trasformazioni che sta subendo<br />

l’economia, l’organizzazione e la<br />

tecnologia.


L’Importanza dei dati per il Governo<br />

Clinico


Management in sanità<br />

Il management sanitario è un processo che<br />

permette di realizzare, a vari livelli di<br />

responsabilità di una organizzazione sanitaria all’<br />

interno di un sistema di regolamentazione, obiettivi<br />

di salute rispettando i vincoli economici,<br />

attraverso lo sviluppo e l’utilizzo di risorse


Istanze devolutive<br />

• Il principio di sussidiarietà<br />

– Una istituzione pubblica può sostituirsi al cittadino solo quando lo stesso non è in<br />

grado di esercitare direttamente la funzione.<br />

• Federalismo Fiscale (D.Lgs. 18.2.2000, n. 56)<br />

– Progressiva responsabilizzazione economica delle regioni in materia sanitaria.<br />

• Riforma federalista dello stato (legge cost. 18.10.2001, n. 3)<br />

– le Regioni:<br />

• programmano e organizzano le attività, in via generale<br />

• disciplinano i diversi settori (con leggi specifiche e altro)<br />

• attribuiscono le risorse finanziarie<br />

• verificano le attività e rispondono dei disavanzi<br />

– lo Stato:<br />

• definisce i LEA, li modifica e li aggiorna (manutenzione) e ne verifica l’attuazione<br />

sul territorio nazionale<br />

• Legge 5 maggio 2009 , n. 42<br />

– Delega al Governo in materia di federalismo fi scale, in attuazione dell‟articolo<br />

119 della Costituzione.


Evoluzione del concezione<br />

PATIENT MANAGEMENT<br />

PROFESSIONISTI DELLA SALUTE<br />

Fare tutto il possibile per il paziente<br />

senza preoccuparsi dei costi generali.<br />

manageriale in sanità<br />

MANAGEMENT in SANITA‟<br />

CORPORATE GOVERNANCE<br />

AMMINISTRATORI<br />

Prevedere e raggiungere il grado di<br />

efficienza necessario nell’offerta di<br />

servizi per garantire un’autonomia<br />

economico-finanziaria e rispondere<br />

efficacemente alle richieste dei sistemi<br />

di regolamentazione.<br />

Aumento delle conoscenze Aumento dei costi<br />

Evidence Based Medicine<br />

Contabilità analitica<br />

Maggiore disponibilità di dati (sanitari ed economici) a valenza informativa.


Maggiore disponibilità di dati (sanitari ed economici) a<br />

valenza informativa.<br />

MAGGIORE TRASPARENZA<br />

(esplicitazione, condivisione, standardizzazione,<br />

riproducibilità, azioni correttive partecipate)<br />

Maggiore responsabilità nelle scelte delle organizzazioni<br />

CLINICAL<br />

GOVERNANCE<br />

Incontro tra le esigenze del sistema degli<br />

amministratori e le esigenze individuali dei<br />

professionisti.


Cos‟è la <strong>Clinical</strong> <strong>Governance</strong>?<br />

…”What is <strong>Clinical</strong> <strong>Governance</strong>?<br />

<strong>Clinical</strong> <strong>Governance</strong> is a system through which NHS organizations are<br />

accountable for continuously improving the quality of their services and<br />

safeguarding high standards of care by creating an environment in which<br />

excellence in clinical care will flourish”…<br />

Scally,G. Donaldson,L.J. BMJ 1998; 317: 61-65 (4 july)<br />

….”un sistema in base al quale le organizzazioni del SSN sono<br />

responsabili di migliorare continuamente la qualità dei propri<br />

servizi e garantire elevati standard di assistenza grazie alla<br />

creazione di un ambiente nel quale l‟eccellenza dell‟ assistenza<br />

clinica può prosperare”……<br />

Sistema di Gestione della Qualità<br />

Insieme di risorse, procedure, misure ed azioni tese a<br />

garantire che l’intera assistenza offerta dall’organizzazione<br />

sia conforme a criteri e standard pre-determinati,<br />

soddisfacendo bisogni e aspettative di clienti/fruitori esterni<br />

(cittadini) ed interni (operatori) con un contestuale razionale<br />

impiego di risorse in una logica di miglioramento continuo<br />

della qualità.


<strong>Clinical</strong> <strong>Governance</strong>: definizioni<br />

• “… un sistema in base al<br />

quale le organizzazioni del<br />

Servizio Sanitario<br />

Nazionale sono<br />

responsabili di migliorare<br />

continuamente la qualità<br />

dei propri servizi e<br />

garantire elevati standard<br />

di assistenza grazie alla<br />

creazione di un ambiente<br />

nel quale l’eccellenza<br />

dell’assistenza clinica può<br />

prosperare” (Secretary of<br />

State for Health, 1997).<br />

• La <strong>Clinical</strong> <strong>Governance</strong> è<br />

una logica di interpretazione<br />

della responsabilità dei<br />

professionisti nella<br />

realizzazione di un equilibrio<br />

fra gestione economicofinanziaria<br />

e qualità tecnicoprofessionale<br />

all’interno<br />

delle organizzazioni<br />

sanitarie da svilupparsi<br />

promuovendo l’integrazione<br />

e l’autoregolamentazione<br />

degli operatori (Damiani<br />

2006).


Il sistema delle regole<br />

REGOLE MANAGERIALI<br />

(Regole Razionali del Management)<br />

REGOLE DEI PROFESSIONISTI<br />

(Regole co-strutturali)<br />

REGOLE<br />

PROGETTAZIONE<br />

GESTIONE<br />

regole di autodeterminazione delle responsabilità<br />

professionali volte alla standardizzazione delle<br />

attività e al miglioramento continuo<br />

REGOLE ISTITUZIONALI<br />

(Normativa)


Condizioni Extra-<br />

Organiz:<br />

Ragioni di complessità<br />

1. presenza di regole, giuridiche o di<br />

comportamento, che si<br />

propongono la tutela di interessi<br />

generali<br />

2. influenza delle dinamiche politicoistituzionali<br />

(mutamenti delle<br />

forme organizzative dalla 833/78<br />

alla 229/99 e successiva<br />

legislazione su LEA e<br />

Federalismo)<br />

• Condizioni Intra- Organiz:<br />

1. specifiche caratteristiche dei<br />

professionisti della salute<br />

professionale delle stesse:<br />

autonomia tecnico-professionale,<br />

crescita esponenziale conoscenze<br />

svilup tecnologie (strumentazione;<br />

farmaci; mod organizzativi)<br />

2. elevato grado di interdipenza tra<br />

funzioni estremamente eterogenee<br />

che intervengono in un singolo<br />

processo di assistenza<br />

3. Coesistenza processi amministrativi<br />

e sanitari con culture e target<br />

spesso non integrati


Riduzione Variabilità<br />

Artificiale /Patologica<br />

Ogni paziente e‟ se stesso ma quale dovrebbe essere l‟atteggiamento<br />

di piu‟ operatori sanitari che lavorano nella stessa organizzazione di<br />

fronte allo stesso paziente ?<br />

Il comportamento umano è governato da regole: quando non<br />

esplicitate agiscono nella forma di atteggiamenti , di aspettative, di<br />

pregiudizi, in grado di condizionare la scelta delle azioni e dei mezzi<br />

non sempre orientate nel miglior modo alla finalità dell‟intervento.<br />

La <strong>Clinical</strong> <strong>Governance</strong> nasce dall‟esigenza di esplicitare, condividere<br />

e applicare tali regole da parte dei professionisti in ambito<br />

aziendale e realizzare sicurezza , efficacia ed efficienza coerenti con<br />

valori e strumenti tipici delle professioni sanitarie


Riduzione della variabilità<br />

Quesito Clinico o<br />

di Sanità Pubblica<br />

EBM,<br />

EBN,<br />

EBPH,<br />

Audit,<br />

Linee guida<br />

Percorsi assistenziali<br />

Regole professionali ed organizzative specifiche per quadro clinico<br />

Quesito Organizzativo<br />

Processi,<br />

Procedure<br />

Regole organizzative specifiche per setting organizzativo


Systems for<br />

Quality<br />

Evidence Evidence-Based Based<br />

Practice and<br />

Policy<br />

Managing<br />

Resources<br />

and Services<br />

Accountabiliy<br />

and<br />

Performance<br />

Reliable Data<br />

Risk<br />

Management<br />

Co Co-Ordinated Ordinated<br />

<strong>Clinical</strong><br />

<strong>Governance</strong><br />

Audit and<br />

Evaluation<br />

Research and<br />

Development<br />

Technology<br />

Assessment<br />

Learning<br />

Culture<br />

L‟albero<br />

della<br />

<strong>Clinical</strong><br />

<strong>Governance</strong>


Gestione risorse e<br />

servizi<br />

Il concetto di clinical governance:<br />

i presupposti<br />

Presupposto della CG Oggetto della valutazione<br />

Ricerca e sviluppo<br />

Cultura<br />

dell’apprendimento<br />

Informazioni<br />

disponibili<br />

L’efficacia aziendale nella gestione degli strumenti e dei processi<br />

tipici, dalla programmazione e controllo alle risorse umane, dai<br />

servizi ausiliari alle risorse strumentali<br />

Le capacità dell’azienda e delle UU.OO. assistenziali ad effettuare<br />

attività di ricerca scientifica e ad impiegare i risultati della ricerca,<br />

propria o di terzi, per il miglioramento della propria attività<br />

assistenziale<br />

La gestione della crescita professionale del personale medico e<br />

assistenziale, le prassi per la diffusione delle esperienze, la capacità<br />

di attivare percorsi di miglioramento basati sull’esperienza<br />

La dotazione di sistemi di gestione delle informazioni di carattere<br />

gestionale e sanitario e la qualità delle informazioni disponibili


Evidence Based<br />

Medicine<br />

Il concetto di clinical governance: i<br />

metodi e gli strumenti<br />

Strumento della CG Oggetto della valutazione<br />

Accountability<br />

<strong>Clinical</strong> Audit<br />

Misurazione della<br />

Performance<br />

La pratica della medicina basata sull'integrazione dell'esperienza<br />

clinica del medico con la migliore evidenza scientifica disponibile<br />

applicata alle caratteristiche ed ai valori del singolo paziente<br />

I sistemi di individuazione univoca dei responsabili degli atti clinici<br />

(medici, infermieri ed operatori sanitari)<br />

La revisione organizzata e strutturata tra pari, volta ad esaminare<br />

sistematicamente la propria attività ed i propri risultati confrontandoli<br />

con standard espliciti, al fine di migliorare la qualità e gli outcome<br />

dell'assistenza<br />

La capacità dell’azienda e delle strutture operative di monitorare<br />

sistematicamente i risultati della pratica clinica in termini di efficacia<br />

(es. tasso di sopravvivenza dei pazienti in determinate condizioni),<br />

appropriatezza (giusta collocazione dell'assistenza nel tempo e nello<br />

spazio), efficienza (impiego delle risorse), qualità (es. soddisfazione<br />

del paziente) e tempi (es. tempi di chiusura delle cartelle cliniche)


Il concetto di clinical governance:<br />

gli strumenti<br />

Elemento della CG Oggetto della valutazione<br />

Technology<br />

assessment<br />

Sistemi di qualità<br />

Risk management<br />

Informazione,<br />

partecipazione del<br />

cittadino/paziente<br />

La valutazione multidisciplinare focalizzata sugli effetti dell'uso delle<br />

tecnologie sanitarie (farmaci, dispositivi medici, apparecchiature,<br />

ecc…) tenendo in considerazione in maniera integrata le<br />

dimensioni tecniche, economiche, sociali, etiche, legali e culturali<br />

delle tecnologie da impiegare.<br />

La gestione formalizzata della qualità, il grado di diffusione ed<br />

utilizzazione dei manuali di qualità, la diffusione di procedure per il<br />

miglioramento continuo della qualità.<br />

Le tecniche e i metodi per la gestione del rischio, l'esistenza di<br />

coperture assicurative, l'analisi della sinistrosità pregressa,<br />

l'individuazione del rischio, le modalità di responsabilizzazione dei<br />

medici e degli operatori sanitari.<br />

I percorsi e le modalità di confronto e dialogo, costanti e strutturati<br />

per la partecipazione effettiva del paziente/cittadino alle decisioni<br />

cliniche assunte nell’ambito delle strutture operative assistenziali.


<strong>Clinical</strong> <strong>Governance</strong><br />

È la responsabilità che assumono gli appartenenti alle<br />

professioni sanitarie, sia negli ospedali che nell’assistenza<br />

territoriale, di garantire:<br />

• continuo miglioramento delle attività clinico-assistenziali,<br />

organizzative e gestionali;<br />

• pratica dell’audit clinico, periodico e formalizzato, per la<br />

verifica delle attività svolte, dei risultati ottenuti e delle<br />

eventuali misure da adottare per l’adeguamento del gruppo<br />

o dei suoi singoli componenti, alle migliori prassi<br />

professionali e comportamentali;<br />

• identificazione delle possibili cause di rischi clinici e di<br />

eventi avversi, per evitarne le conseguenze e per renderli<br />

evidenti e rimediabili ove si manifestassero;<br />

Fonte: Guzzanti E. Governo Clinico. Forum Sanità Futura, Cernobbio 2004


<strong>Clinical</strong> governance<br />

• formazione continua “attiva”, multidisciplinare e<br />

interprofessionale;<br />

• adozione di linee guida e di percorsi assistenziali<br />

integrati, concordati e appropriati rispetto alle singole<br />

circostanze, che favoriscano la comunicazione e la<br />

reciproca collaborazione tra gli ospedali e l’assistenza<br />

primaria territoriale;<br />

• rispetto e sostegno alla persona assistita e ai familiari,<br />

per consentire loro di partecipare alle scelte clinicoassistenziali<br />

da adottare nei singoli casi con la<br />

consapevolezza dei problemi, delle possibili soluzioni e<br />

dei risultati prevedibili.<br />

Fonte: Guzzanti E. Governo Clinico. Forum Sanità Futura, Cernobbio 2004


L‟essenza della <strong>Clinical</strong> <strong>Governance</strong><br />

Realizzare la prospettiva unificante degli aspetti clinici e<br />

di quelli economico-gestionali delle prestazioni sanitarie<br />

finalizzata ad una gestione attiva degli elementi che<br />

determinano la qualità del servizio erogato<br />

Rendersi conto<br />

per<br />

rendere conto


Profili di Responsabilità nel<br />

Governo Clinico<br />

Il professionista con prevalenti compiti clinici e/o assistenziali è<br />

responsabile del piano preventivo, diagnostico, terapeutico e<br />

riabilitativo appropriato per il singolo paziente secondo i<br />

presupposti e gli strumenti del governo clinico (in particolare<br />

EBM, Audit e Gestione dell’Errore)<br />

I direttori di dipartimento e di struttura, hanno la responsabilità<br />

per l’attuazione del Governo Clinico, in particolare nel controllo<br />

dei processi clinico-assistenziali che si svolgono nelle unità su<br />

cui esercitano azione organizzativo e gestionale<br />

La direzione sanitaria aziendale ha la responsabilità critica<br />

nodale di:<br />

- sviluppare il “disegno” dell’intero sistema di governo clinico aziendale,<br />

- facilitare la diffusione ed il radicamento presso le diverse articolazioni<br />

organizzative (presidiando la leva formativa ed informativa con un azione<br />

di coordinamento continua e facilitando lo sviluppo di virtuosi meccanismi<br />

di benchmarking esterni ed interni)<br />

- determinare una azione di controllo e valutazione sistemica,<br />

monitoraggio, feedback e azioni correttive


Dati e <strong>Clinical</strong> <strong>Governance</strong>:<br />

alcune applicazioni attuali<br />

• Dati e Autorizzazione ed<br />

Accreditamento<br />

• Dati e EBM<br />

– Nuovi interventi preventivo<br />

diagnostico terapeutico<br />

– Percorsi tra operatori e strutture<br />

diverse<br />

• Dati e Rischio Clinico<br />

• Dati e Audit<br />

• Dati e Budgeting


Agenda<br />

Il progetto Management Forum<br />

Sintesi delle principali evidenze<br />

Implicazioni


Progetto Management Forum: finalità<br />

Il progetto ha come finalità ultima il posizionamento di<br />

Management Forum<br />

Questa finalità si è tradotta nei seguenti obiettivi:<br />

− Individuazione delle capacità e delle competenze che contraddistinguono<br />

il modello manageriale del nostro Paese;<br />

− Valutazione dell‟impatto sui percorsi formativi dei manager-imprenditori;<br />

− Benchmarking del modello manageriale italiano con quello dei Paesi<br />

dell‟Unione Europea.<br />

Il progetto è articolato in tre parti interrelate:<br />

− Ricerca<br />

− Approfondimento<br />

− Comunicazione


Progetto Management Forum:<br />

Da aprile 2006<br />

le fasi<br />

Approfondimento: Focus Group<br />

Ricerca: indagine sul campo<br />

Maggio 2005 – marzo 2006<br />

Progetto Management Forum<br />

Comunicazione: Workshop e Forum Telematico<br />

Relazione di<br />

interdipendenza<br />

Input Output<br />

Report<br />

finale<br />

Messa<br />

a regime<br />

Da aprile 2006<br />

Proseguimento<br />

Management<br />

Forum<br />

• L‟iniziativa ha previsto una fase progettuale fino a fine Marzo 2006, suddivisa in tre filoni<br />

fortemente interrelati:<br />

– Ricerca<br />

– Approfondimento<br />

– Comunicazione<br />

• Il report finale e la “messa a regime” costituiscono la base per la definizione delle linee<br />

guida relative alla continuazione dell‟iniziativa


Progetto Management Forum:<br />

quadro analitico della ricerca<br />

Percorsi formativi<br />

Competenze<br />

e capacità<br />

Mobilità e carriere<br />

Competenze<br />

organizzative<br />

Competenze<br />

distintive<br />

Internazionalizzazione Innovazione<br />

Performance<br />

competitiva<br />

Cooperazione<br />

tra imprese<br />

La ricerca si fonda sul presupposto che la performance competitiva delle<br />

aziende sia dipendente dal modello di competenze del team direzionale: lo<br />

sviluppo delle competenze può dunque influire sul miglioramento della<br />

competitività aziendale e di sistema


Progetto Management Forum:<br />

elaborazione RICERCA ON FIELD dei risultati<br />

Interviste Focus Group<br />

Questionario<br />

Workshop<br />

Quadro teorico<br />

E<br />

L<br />

A<br />

B<br />

O<br />

R<br />

A<br />

Z<br />

I<br />

O<br />

N<br />

E<br />

Ricerca desk<br />

RISULTATI


Sud e Isole<br />

22%<br />

Centro<br />

21%<br />

Imprese intervistate: profilo generale<br />

Collocazione geografica Dimensione<br />

Nord<br />

57%<br />

Rappresentazione fedele della reale distribuzione di<br />

imprese sul territorio<br />

Suddiviso<br />

13%<br />

Quotate<br />

7%<br />

Concentrato<br />

80%<br />

Piccola<br />

15%<br />

Media<br />

54%<br />

Natura proprietaria Settore di appartenenza<br />

La maggior parte delle imprese è caratterizzata da una<br />

struttura proprietaria a prevalenza familiare<br />

Mobili/Arredamento<br />

12%<br />

Servizi e hi tech<br />

Turismo<br />

2%<br />

Macchine elettriche ed<br />

elettroniche<br />

21%<br />

N = 118 IMPRESE<br />

Grande<br />

31%<br />

Il 70% delle imprese intervistate è di media o piccola<br />

dimensione<br />

10% Alimentare<br />

Tessile/ Abbigliamento<br />

20%<br />

17%<br />

Meccanica<br />

19%<br />

Prevalenza di settori tradizionali e specializzati<br />

Inclusi settori hi tech e servizi (di rilevante crescita


Agenda<br />

Il progetto Management Forum<br />

Sintesi delle principali evidenze<br />

Implicazioni


Le dimensioni strategiche<br />

Percorsi formativi<br />

Competenze<br />

e capacità<br />

Mobilità e carriere<br />

Competenze<br />

organizzative<br />

Competenze<br />

distintive<br />

Internazionalizzazione Innovazione<br />

Performance<br />

competitiva<br />

Cooperazione<br />

tra imprese


Principali evidenze – Le dimensioni strategiche<br />

Tema Evidenze<br />

Orientamenti<br />

strategici<br />

Innovazione<br />

Internazionalizzazione<br />

Accordi strat.<br />

e<br />

altre forme<br />

cooperative<br />

L’orientamento strategico prevalente è alla differenziazione del prodotto (56% delle<br />

imprese). La strategia di diversificazione si caratterizza per una bassa estensione e<br />

si sviluppa intorno al core business (correlata)<br />

Le piccole e medie aziende applicano una moderata strategia di diversificazione<br />

correlata: si caratterizza per una bassa estensione e si sviluppa in modo<br />

concentrico attorno al core business, utilizzando la medesima base tecnologica e di<br />

competenze<br />

La propensione all’innovazione cresce proporzionalmente alla dimensione e in<br />

relazione alla tipologia di settore<br />

La propensione all’innovazione appare più contenuta nei settori tradizionali<br />

(Arredamento, abbigliamento e alimentare); più attive sembrano le imprese<br />

appartenenti a settori specializzati (meccanica e macchine elettriche) dove<br />

l’innovazione di prodotto appare più sofisticata e fondata sulla ricerca di base.<br />

Il 40% delle imprese ha una quota di fatturato all’estero superiore al 50%<br />

Le imprese presentano un grado di internazionalizzazione mediamente elevato con<br />

una quota rilevante nell’area Euro e con una elevata propensione verso il Far East,<br />

anche attraverso forme di partnership<br />

Gli accordi strategici e le altre forme cooperative sono finalizzate a superare il<br />

vincolo dimensionale alla competitività, mantenendo la flessibilità tipica delle PMI<br />

Nella gran parte dei casi gli accordi interessano l’area commerciale<br />

Le forme di cooperazione hanno natura prevalentemente strategica con modalità di<br />

accordi formali (accordi di lungo termine -37%; costituzione di joint venture -26%;<br />

operazioni di acquisizione -26%). Solo l’11% delle imprese campionate ha dichiarato<br />

di aver stipulato accordi informali.


Le dimensioni organizzative<br />

Percorsi formativi<br />

Competenze<br />

e capacità<br />

Mobilità e carriere<br />

Competenze<br />

organizzative<br />

Competenze<br />

distintive<br />

Internazionalizzazione Innovazione<br />

Performance<br />

competitiva<br />

Cooperazione<br />

tra imprese


Principali evidenze – Le dimensioni organizzative<br />

Tema Evidenze<br />

Ruolo<br />

della finanza<br />

Ruolo della<br />

Direzione del<br />

Personale<br />

Modelli<br />

organizzativi<br />

Passaggio<br />

generazionale<br />

Il 40% delle imprese del campione attribuisce alla funzione finanziaria un ruolo<br />

“amministrativo” e non strategico<br />

Lo stadio di evoluzione della funzione finanziaria appare correlato con la<br />

dimensione dell’impresa<br />

Carenti appaiono le competenze finanziarie nelle imprese di minori dimensioni<br />

Nonostante le imprese riconoscano il ruolo strategico della funzione della Direzione<br />

del Personale, solo nel 52% dei casi esiste una unità organizzativa dedicata. La<br />

presenza di tale funzione appare correlata con la dimensione e il modello<br />

organizzativo adottato<br />

Il 40% delle imprese presenta una struttura organizzativa con un minimo livello di<br />

formalizzazione, ed il 60% non ha fatto ricorso a strumenti di formalizzazione<br />

Il 75% delle imprese presenta un modello funzionale, il 15% un struttura di tipo<br />

divisionale<br />

L’articolazione della struttura organizzativa è correlata alla crescita dimensionale<br />

Significativa la presenza di strutture ad holding nelle forme di gruppi familiari<br />

L’elevata età media degli imprenditori conferma la rilevanza del problema della<br />

successione familiare<br />

Solo nel 30% dei casi il cambiamento indotto dal passaggio generazionale ha<br />

generato una maggiore apertura dell’organizzazione verso figure manageriali<br />

esterne e solo nel 34% dei casi si è assistito ad una ridefinizione dei ruoli interni


Percorsi formativi<br />

Competenze<br />

e capacità<br />

Mobilità e carriere<br />

Il modello manageriale<br />

Competenze<br />

organizzative<br />

Competenze<br />

distintive<br />

Internazionalizzazione Innovazione<br />

Performance<br />

competitiva<br />

Cooperazione<br />

tra imprese


COMPETENZE DI<br />

BUSINESS<br />

Il modello di competenze<br />

CAPACITÀ<br />

COMPORTAMENT<br />

ALI<br />

Gestionali Di rapporti<br />

interpersonali<br />

Capacità di influenza<br />

Di comunicazione<br />

Di negoziazione<br />

CAPACITÀ<br />

CONCETTUALI<br />

Problem solving<br />

Di creatività<br />

Di apprendimento<br />

Prospettiva<br />

sistemica<br />

CAPACITÀ<br />

DIRETTIVE<br />

Di leadership<br />

Imprenditoriali<br />

Decisionali<br />

Di integrazione<br />

Prospettiva strategica<br />

italiano<br />

31%<br />

Capacità<br />

direttive<br />

28%<br />

Capacità<br />

comportamentali<br />

24%<br />

Competenze<br />

tecnico/<br />

gestionali<br />

17%<br />

Capacità<br />

concettuali<br />

Il modello manageriale / imprenditoriale italiano si caratterizza per una prevalenza delle capacità<br />

sulle competenze<br />

Le caratteristiche individuali dei manager/imprenditori rappresentano il perno intorno al quale si<br />

sviluppano le attività di impresa


Il modello manageriale<br />

internazionale<br />

La gran parte degli imprenditori/manager europei intervistati:<br />

percepisce le proprie aree di miglioramento nelle capacità comportamentali e<br />

nelle competenze tecnico-gestionali;<br />

ritiene che il modello manageriale italiano sia trasferibile, con riferimento alle<br />

dimensioni dell’imprenditorialità;<br />

ritiene che il modello manageriale/imprenditoriale italiano di successo, sia fondato<br />

sulla creatività, flessibilità e sulle capacità relazionali


Principali evidenze - Il modello manageriale<br />

Tema Evidenze<br />

Modello<br />

Competenze<br />

italiano<br />

Modello<br />

competenze<br />

internazionale<br />

Confronto<br />

dimensionale<br />

Confronto<br />

settoriale<br />

Il modello manageriale / imprenditoriale italiano si caratterizza per una prevalenza<br />

delle capacità ( o meta-competenze) comportamentali e direttive e sulle<br />

competenze tecnico-gestionali<br />

Modello fondato sulla leadership imprenditoriale<br />

Maggior orientamento dei manager/imprenditori stranieri verso competenze<br />

tecniche e gestionali<br />

Differenza marcata tra il modello della piccola impresa e della medio-grande con<br />

una maggiore evidenza, nella piccola impresa, della leadership imprenditoriale e<br />

con una maggiore carenza di competenze gestionali<br />

Differenze non significative nelle capacità individuali<br />

Maggiori differenze per le competenze di business


Percorsi formativi<br />

Competenze<br />

e capacità<br />

Mobilità e carriere<br />

La formazione<br />

Competenze<br />

organizzative<br />

Competenze<br />

distintive<br />

Internazionalizzazione Innovazione<br />

Performance<br />

competitiva<br />

Cooperazione<br />

tra imprese


Principali evidenze- La formazione<br />

Tema Evidenze<br />

Orientamento alla<br />

formazione<br />

Tematiche<br />

di interesse<br />

Metodologie<br />

didattiche<br />

Il campione intervistato evidenzia un fisiologico ricorso alla formazione di aula (il<br />

54% degli intervistati ha effettuato tra 5 e 10 giorni di formazione nel 2004)<br />

La maggior parte degli intervistati che ha frequentato corsi di formazione a<br />

catalogo esprime perplessità sull’utilità della propria esperienza formativa, sia per<br />

i contenuti, sia per le metodologie didattiche<br />

Al crescere della dimensione aziendale i corsi frequentati si caratterizzano per<br />

contenuti gestionali più che tecnici<br />

Accentuato interesse per i contenuti di difficile apprendimento nell’ambito<br />

dell’impresa in quanto si riferiscono a sistemi di gestione non compiutamente<br />

sviluppati<br />

Forte interesse per contenuti formativi orientati a sviluppare le capacità manageriali<br />

La maggioranza degli intervistati ha sperimentato metodologie didattiche di tipo<br />

tradizionale. Emerge tuttavia un maggior interesse per modalità formative di<br />

apprendimento alternative (on the job; coach; executive interim management),<br />

focalizzate problematiche concrete da risolvere o di cambiamento organizzativo


Percorsi formativi<br />

Competenze<br />

e capacità<br />

Mobilità e carriere<br />

Mobilità e carriere<br />

Competenze<br />

organizzative<br />

Competenze<br />

distintive<br />

Internazionalizzazione Innovazione<br />

Performance<br />

competitiva<br />

Cooperazione<br />

tra imprese


Tema Evidenze<br />

Mobilità<br />

interaziendale<br />

Mobilità<br />

intersettoriale<br />

Esperienze<br />

interfunzionale<br />

Esperienza<br />

internazionale<br />

Principali evidenze – Mobilità e carriere<br />

L’apertura a manager esterni rappresenta, secondo la maggior parte degli<br />

intervistati, un mezzo di acquisizione di competenze<br />

La carente mobilità dei manager del campione rappresenta un ostacolo<br />

all’aggiornamento delle competenze<br />

La maggior parte dei manager intervistati (80%) non ha cambiato più di due<br />

aziende nella propria vita professionale<br />

La maggioranza degli intervistati dichiara di aver lavorato nello stesso settore<br />

industriale, in ragione delle competenze specifiche acquisite<br />

La mobilità intersettoriale è più elevata per i dirigenti responsabili di strutture di<br />

supporto<br />

La mobilità interfunzionale degli intervistati non è particolarmente elevata, la<br />

maggior parte non ha lavorato in più di due funzioni aziendali<br />

La mobilità interna interfunzionale è più elevata nelle imprese medio grandi<br />

Meno del 40% degli intervistati ha avuto un’esperienza professionale significativa<br />

all’estero<br />

La mobilità internazionale è più accentuata per i dirigenti delle funzioni operative<br />

(marketing, progettazione, produzione)


Agenda<br />

Il progetto Management Forum<br />

Sintesi delle principali evidenze<br />

Implicazioni


Implicazioni per le politiche<br />

Evidenze<br />

Nell‟area delle competenze, quelle<br />

gestionali sono risultate le più<br />

carenti<br />

Nell‟area delle capacità, la<br />

leadership e le capacità di relazione<br />

sono risultate il perno del modello di<br />

competenze del campione<br />

Il modello di competenze della PMI si<br />

distingue da quello delle imprese<br />

medio-grandi ed è maggiormente<br />

incentrato sull‟area delle capacità<br />

I manager intervistati mostrano una<br />

buona propensione alla formazione<br />

personale, sebbene non emerga<br />

un‟attività di pianificazione del<br />

proprio sviluppo professionale<br />

formative<br />

Implicazioni<br />

La formazione manageriale deve<br />

supportare lo sviluppo di<br />

competenze gestionali, delle<br />

capacità direttive e comportamentali<br />

Deve essere promossa una<br />

formazione specifica nei confronti<br />

delle PMI, nei contenuti e nelle<br />

modalità di apprendimento<br />

La specificità dei percorsi formativi<br />

deve essere guidata da una analitica<br />

pianificazione dei fabbisogni<br />

formativi dei manager, con<br />

riferimento alle capacità distintive<br />

dell‟impresa e alla relativa posizione<br />

competitiva


Implicazioni per i contenuti e le metodologie della<br />

formazione (1/2)<br />

Evidenze<br />

I manager intervistati lamentano contenuti<br />

formativi scollati dalla specifica realtà ed<br />

eccessivamente standardizzati<br />

Nelle PMI è stata riscontrata una forte<br />

carenza di competenze finanziarie, con<br />

negative ricadute sulle prospettive di<br />

crescita<br />

I modelli organizzativi e la gestione delle<br />

risorse umane risultano scarsamente<br />

formalizzati e presidiati, soprattutto nelle<br />

PMI; alla consapevolezza della criticità di<br />

queste aree non corrispondono espliciti<br />

piani di azione<br />

Il passaggio generazionale è un problema<br />

avvertito con valenze di criticità che<br />

possono protrarsi per un lungo periodo di<br />

tempo<br />

Implicazioni<br />

La formazione delle competenze di<br />

business va affrontata in una logica<br />

settoriale<br />

E‟ necessario proporre interventi formativi<br />

mirati allo sviluppo e consolidamento<br />

delle competenze finanziarie delle piccole<br />

imprese, attribuendo ai contenuti una<br />

prospettiva di specificità<br />

E‟ necessario proporre interventi formativi<br />

mirati allo sviluppo e consolidamento<br />

delle competenze organizzative e di<br />

people management<br />

Sono carenti le iniziative formative o le<br />

occasioni sistematiche di apprendimento<br />

sui diversi aspetti della pianificazione e<br />

gestione del passaggio generazionale<br />

(organizzativi,relazionali, di finanza<br />

straordinaria, societari, fiscali,<br />

contrattuali)


Implicazioni per i contenuti e le<br />

metodologie della formazione<br />

Evidenze<br />

La formazione tradizionale risulta la più<br />

sperimentata ma anche la meno efficace<br />

I corsi di sviluppo delle capacità<br />

manageriali sono ritenuti poco efficaci<br />

I componenti del team direzionale<br />

campionati dimostrano carente<br />

consapevolezza del loro ruolo di<br />

knowledge manager<br />

(2/2)<br />

Implicazioni<br />

Occorre sviluppare modalità formative<br />

alternative ed un adeguato livello di<br />

specificità aziendale, settoriale e di filiera,<br />

valorizzando le occasioni di<br />

apprendimento assistito on the job.<br />

I corsi di formazione manageriale<br />

dovrebbero enfatizzare il ruolo di<br />

knowledge manager dei dirigenti, nei loro<br />

aspetti di acquisizione, combinazione,<br />

sviluppo e difesa di nuove competenze,<br />

con una prospettiva competitiva


Implicazioni per Fondirigenti<br />

Management Forum deve diventare il luogo organizzativo di ricerca, dibattito e<br />

comunicazione sulle competenze e i modelli organizzativi e di business<br />

Caratteristiche:<br />

- Continuità e permanenza dell‟azione<br />

− Nel monitoraggio dell‟evoluzione dei fabbisogni di<br />

competenze e dei modelli formativi<br />

− Nell‟indagine sull‟evoluzione dei modelli di business e<br />

delle forme organizzative<br />

− Nella comunicazione con le diverse categorie di soggetti di<br />

riferimento- diretti e indiretti- a livello nazionale e locale<br />

- Flessibilità<br />

Posizionamento (dinamico) rispetto agli interlocutori diretti e indiretti dell‟attività di<br />

Fondirigenti<br />

Centri di ricerca<br />

Impresa e Dirigenza<br />

Operatori delle<br />

competenze<br />

Istituzioni e politiche pubbliche<br />

Associazioni<br />

territoriali

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!