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Memoriale della Shoah di Milano<br />
BINARIO 21<br />
1
2<br />
Enti Fondatori:<br />
Comune di Milano<br />
Regione Lombardia<br />
Provincia di Milano<br />
<strong>Ferrovie</strong> <strong>dello</strong> <strong>Stato</strong><br />
Comunità Ebraica di Milano<br />
Fondazione CDEC<br />
Unione delle Comunità Ebraiche <strong>Italiane</strong><br />
Associazione Figli della Shoah<br />
Comunità di Sant’Egidio<br />
Questa <strong>brochure</strong> è stata realizzata<br />
grazie al generoso contributo di NSEC Srl,<br />
leader nel campo della sicurezza informatica.<br />
La società, situata nel cuore di Milano,<br />
vanta l’esperienza di un team<br />
di professionisti internazionali e focalizza<br />
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sia degli utenti privati.<br />
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Progetto grafi co e realizzazione a cura di:<br />
Via Ezio Biondi, 1 – 20154 Milano<br />
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Fondazione<br />
Centro di<br />
Documentazione<br />
Ebraica<br />
Contemporanea
Fondazione<br />
per il Memoriale della Shoah di Milano<br />
Binario 21 Roberto Jarach*<br />
Un centro di incontro e di confronto,<br />
un laboratorio per la convivenza dove<br />
dialogo e conoscenza possano porre le basi<br />
per la formazione dei giovani, che avranno<br />
la responsabilità di guidare una società<br />
sempre più multietnica e multiculturale.<br />
Questo è lo scopo delle attività<br />
della Fondazione per il Memoriale<br />
della Shoah di Milano, che avrà il compito<br />
di recuperare alla vista dei cittadini di Milano<br />
e dei visitatori di passaggio un luogo simbolo<br />
della deportazione degli ebrei e degli altri<br />
perseguitati verso i campi di concentramento<br />
e di sterminio dell’Europa nordorientale.<br />
In copertina<br />
La facciata della Stazione Centrale<br />
di Milano, dai cui sotterranei partirono<br />
i convogli piombati carichi di detenuti<br />
ebrei diretti ai campi di sterminio<br />
nazisti. Il primo convoglio partì<br />
il 6 dicembre 1943 diretto ad<br />
Auschwitz, l’ultimo il 15 gennaio 1945<br />
si fermò al campo di transito<br />
di Fossoli (Carpi).<br />
Foto Civico Archivio Fotografi co – Milano<br />
Un primo impegnativo compito,<br />
che richiederà ingenti risorse fi nanziarie<br />
per il recupero e l’allestimento<br />
del Memoriale nella zona sottostante il piano<br />
dei binari della Stazione Centrale di Milano,<br />
dove furono caricati su carri bestiame<br />
i prigionieri in partenza dalle carceri<br />
di San Vittore. Ma anche la realizzazione<br />
di un centro polifunzionale dove ospitare<br />
incontri, dibattiti, mostre per ricordare<br />
le atrocità del passato, ma soprattutto dove<br />
creare occasioni di dialogo e di confronto<br />
fra le culture e per educare i giovani,<br />
quali protagonisti della vita degli anni<br />
a venire, a superare le barriere linguistiche,<br />
culturali, sociali e perché la barbarie<br />
del XX secolo che vide nella Shoah<br />
il segno del massimo degrado<br />
dell’umanità, non possa ripetersi.<br />
Non solo, quindi, un luogo della memoria,<br />
come debito doveroso verso chi<br />
non è più tornato dai viaggi verso<br />
lo sterminio, ma un luogo vivo per chi<br />
avrà domani la responsabilità di migliorare<br />
la società e i rapporti umani.<br />
È un impegno gravoso per il quale<br />
la Fondazione richiede l’aiuto materiale<br />
di chi ne condivide gli scopi istituzionali<br />
e il sostegno per le attività che potranno<br />
essere avviate e realizzate appena approntati<br />
i nuovi locali. La nostra ambizione<br />
è di poter effettuare un’opera di recupero<br />
di un luogo così emblematico e ricco di<br />
contenuti storici per la città e per il territorio<br />
all’altezza della tradizione multiculturale<br />
della città di Milano. Le istituzioni<br />
promotrici della Fondazione ne sono<br />
diventate “Soci fondatori” impegnandosi a<br />
contribuire alla realizzazione del Memoriale<br />
e a sostenerne le attività: contiamo ora<br />
su numerose adesioni di privati, enti e società<br />
per il raggiungimento dei nostri obiettivi<br />
e ringraziamo sin d’ora chi vorrà aiutarci.<br />
* membro del Comitato<br />
dei promotori<br />
3
4<br />
Un’idea diventa realtà Milena Santerini*<br />
Quando, nel 1997, la Comunità<br />
di Sant’Egidio cominciò a<br />
ricordare la deportazione verso<br />
Auschwitz-Birkenau avvenuta<br />
dalla Stazione Centrale il 30<br />
gennaio 1944, pochi avrebbero<br />
immaginato che in quei locali<br />
spogli e bui dei sotterranei<br />
di via Ferrante Aporti, da cui<br />
era partita Liliana Segre<br />
con tanti altri, sarebbe nato<br />
un Memoriale della Shoah.<br />
Oggi, il progetto di mettere a<br />
disposizione della città<br />
e delle giovani generazioni<br />
un luogo autentico della<br />
deportazione diviene realtà, con<br />
l’obiettivo di trasmettere<br />
una memoria – non retorica<br />
ma viva – degli eventi della<br />
seconda guerra mondiale.<br />
Fin dagli inizi, il Memoriale<br />
è stato pensato per i giovani,<br />
nell’intento di lasciare in eredità<br />
il ricordo dei tanti uomini,<br />
donne e bambini fi niti in quelle<br />
tenebre. Man mano che si<br />
allontanano gli eventi, infatti,<br />
cambia profondamente la<br />
sensibilità con cui i giovani<br />
ascoltano la narrazione <strong>dello</strong><br />
sterminio. Neo-antisemitismo,<br />
globalizzazione, confl itti<br />
internazionali mutano<br />
il contesto in cui si trasmette<br />
la memoria.<br />
La vicenda della Shoah appare<br />
come una pagina della storia<br />
su cui occorre fermarsi,<br />
e un punto di non ritorno<br />
nella coscienza dell’umanità:<br />
ma come spiegarlo<br />
alle nuove generazioni?<br />
È evidente che occorre evitare<br />
il rischio di una “stanchezza<br />
dell’Olocausto” dato dalla<br />
sovraesposizione del tema,<br />
in particolare sui mass media,<br />
soprattutto in occasione di date<br />
come il Giorno della Memoria.<br />
Il progetto educativo del<br />
Memoriale vuole invece evitare<br />
ogni retorica, legando la storia,<br />
cioè la lettura attenta dei fatti,<br />
alla memoria, ovvero le voci<br />
delle singole vicende umane.<br />
Attraverso la suggestione<br />
del luogo autentico, l’utilizzo<br />
dei mezzi audiovisuali,<br />
l’attenzione ai metodi interattivi,<br />
il progetto del Memoriale potrà<br />
contribuire a formare<br />
nei giovani una coscienza<br />
critica e un impegno civile<br />
anche per il futuro.<br />
* docente di Pedagogia Generale<br />
(Scienze della Formazione<br />
primaria) all’università Cattolica<br />
del Sacro Cuore di Milano
Perché un memoriale Ferruccio De Bortoli*<br />
Perché la memoria? Perché<br />
ricordare? Ce lo domandiamo<br />
spesso. Anche dopo la più<br />
grande delle tragedie la vita<br />
continua. E guardare avanti è<br />
un obbligo, una necessità.<br />
La civiltà del diritto non<br />
prescinde dall’oblio, ma non<br />
per i reati di genocidio.<br />
La Shoah è la tragedia.<br />
L’unico progetto tentato fi nora,<br />
concepito nel cuore dell’Europa<br />
più civile e colta, con lo scopo<br />
di eliminare un intero popolo.<br />
Non ha eguali, ma non si può<br />
dire che semplicemente<br />
per questo non possa ripetersi.<br />
La memoria è un dovere morale,<br />
un impegno civile. Se rituale è<br />
inutile. Se strumentale, persino<br />
pericolosa. Se scolora nella<br />
banalità allontana la percezione<br />
del dolore, l’immensità del<br />
sacrifi cio, la forza dirompente<br />
di quei corpi senza carne,<br />
di quei volti muti e sofferenti,<br />
eppure così dignitosi.<br />
La memoria autentica scongiura<br />
la formazione di un vuoto<br />
alle nostre spalle. Attenua<br />
quella comprensibile tendenza<br />
alla rimozione del passato<br />
che toglie gradatamente senso<br />
agli avvenimenti, spingendoli<br />
nel pozzo della storia fi no<br />
a confonderli con tanti altri.<br />
Il ricordo è un esercizio<br />
salutare: apre la mente e i<br />
cuori, ci fa guardare all’attualità<br />
con meno pregiudizi e minori<br />
ambiguità. Il ricordo<br />
è protezione dalle suggestioni<br />
ideologiche, dalle ondate<br />
di odio e sospetti.<br />
La memoria è il vaccino<br />
culturale che ci rende immuni<br />
dai batteri dell’antisemitismo<br />
e del razzismo. Purtroppo<br />
ancora diffusi in un mondo<br />
nel quale c’è ancora chi nega<br />
il diritto a esistere di Israele<br />
Sopra<br />
Milano, binari della Stazione<br />
Centrale. Su questi binari<br />
transitarono, fra il 1943 e il 1945,<br />
15 convogli RSHA: carri bestiame<br />
sui quali furono stipati migliaia<br />
di ebrei diretti alle camere<br />
a gas di Auschwitz-Birkenau.<br />
Sono gli stessi binari<br />
sui quali oggi transitano i treni<br />
in partenza e arrivo<br />
dal capoluogo lombardo.<br />
Foto Civico Archivio<br />
Fotografi co – Milano<br />
5
e persino lo stesso Olocausto.<br />
Chi ha conoscenza critica<br />
della storia trova più facilmente<br />
il buon senso e la saggezza<br />
della quotidianità; non fatica<br />
a comprendere o ad accettare<br />
chi ha etnia o religione diversa<br />
dalla sua. Chi ha buona<br />
memoria è un cittadino migliore.<br />
Un educatore più attento.<br />
Quest’anno la Giornata della<br />
Memoria cade nel settantesimo<br />
anniversario delle leggi razziali<br />
italiane che, come ha ricordato<br />
il Presidente Napolitano,<br />
Nella pagina a fi anco<br />
Graffi ti come questi non sono rari nelle<br />
nostre città, la parola “ebreo” è spesso<br />
divenuta un vero e proprio insulto.<br />
prepararono l’Olocausto anche<br />
in Italia e suscitarono orrore<br />
negli italiani rimasti consapevoli<br />
dei grandi valori della nostra<br />
tradizione civile e culturale.<br />
“Per la minoranza ebraica<br />
italiana – scrisse De Felice<br />
– la persecuzione colpì tanto<br />
più quanto più inaspettata”.<br />
“Come faccio a spiegare ai<br />
miei bambini – ricordò Memo<br />
Bemporad – che non possono<br />
più andare a scuola con i loro<br />
amici? Ci ho provato,<br />
ma alle loro domande non so<br />
che cosa rispondere.”<br />
Furono poche le domande<br />
e pochi i dubbi allora.<br />
L’orrore e la tragedia erano<br />
già seminascosti nel tranquillo<br />
autunno di un’Italia ancora<br />
serena e ignara del proprio<br />
destino. Era un venerdì<br />
di metà novembre del 1938,<br />
quando sulla prima pagina<br />
dei giornali apparve l’annuncio<br />
A sinistra<br />
La stella gialla imposta a Elsa<br />
Gross, internata nel ghetto di Theresienstadt.<br />
dell’approvazione delle leggi<br />
per la difesa della razza.<br />
Nello stesso giorno, in<br />
un piccolo riquadro c’era<br />
la notizia dell’assegnazione<br />
del Nobel per la fi sica a Enrico<br />
Fermi, che lo ritirò e<br />
non torno più in Italia.<br />
Non tornarono più anche<br />
molti ebrei milanesi.<br />
Ma non tornarono più da<br />
Auschwitz. Erano partiti,<br />
in più di 600, dai sotterranei<br />
della Stazione Centrale,<br />
una mattina fredda e nebbiosa<br />
A destra in alto<br />
Auschwitz-Birkenau,selezione di deportati<br />
verso la morte sulla Hauptstrasse: essi<br />
venivano giudicati abili al lavoro oppure<br />
inabili. Gli “inabili” venivano inviati alle<br />
camere a gas senza registrazione.<br />
del 30 gennaio del 1944,<br />
in una Milano tranquilla e<br />
ancora addormentata. In<br />
dicembre, dallo stesso binario,<br />
ne partirono altri 250 e fi no al<br />
maggio del 1944 molti ancora<br />
da lì furono deportati e uccisi.<br />
In quei sotterranei sorgerà<br />
il Memoriale della Shoah.<br />
Per ricordarsi di ricordare.<br />
* Presidente della Fondazione<br />
Memoriale della Shoah di Milano<br />
7
8<br />
Il processo nazista di sterminio sistematico degli ebrei, avviato tra la fi ne del 1941<br />
e gli inizi del 1942, prevedeva che le vittime dell’Europa occidentale venissero<br />
deportate con trasporti ferroviari fi no ai centri di sterminio allestiti dal Terzo<br />
Reich. All’arrivo, la maggior parte dei deportati era selezionata per l’uccisione<br />
immediata in camere stagne sature di gas venefi co, mentre un minor numero era<br />
destinato al lavoro schiavo, anch’esso spesso conclusosi con la morte.
1943-1945<br />
La deportazione degli ebrei<br />
dalla Stazione Centrale<br />
Il Memoriale della Shoah<br />
di Milano (Binario 21) sorge in<br />
un’area della Stazione Centrale<br />
di Milano, situata a livello<br />
stradale, sotto i binari ferroviari<br />
ordinari. L’area era adibita al<br />
carico e scarico della posta e<br />
aveva accesso diretto su via<br />
Ferrante Aporti. Tra il 1943 e il<br />
1945, durante l’occupazione<br />
tedesca e la Repubblica Sociale<br />
Italiana, essa fu il luogo ove<br />
gli ebrei, prelevati dalle carceri<br />
di San Vittore, venivano caricati<br />
su carri bestiame destinati ai<br />
campi nazisti di concentramento<br />
Nella pagina a fi anco<br />
L’arrivo ad Auschwitz-Birkenau<br />
di un gruppo di deportati ebrei<br />
in attesa della selezione.<br />
Il valore documentario di questa<br />
immagine risiede nel fatto<br />
che una delle strutture <strong>dello</strong><br />
sterminio (Krematorium)<br />
è chiaramente visibile<br />
sullo sfondo in alto al centro.<br />
e di sterminio (Auschwitz-<br />
Birkenau, Bergen-Belsen) o<br />
instradati verso campi di raccolta<br />
e transito situati in territorio<br />
italiano (Fossoli e Bolzano).<br />
Ogni carro veniva stipato con<br />
numerose decine di persone.<br />
Una volta piombato, esso<br />
veniva dapprima posizionato<br />
su un carrello traslatore, che<br />
si muoveva lungo un’enorme<br />
galleria, poi immesso su<br />
un ascensore montavagoni<br />
e sollevato fi no a raggiungere<br />
un binario di manovra all’aria<br />
aperta, situato fra i binari<br />
18 e 19. Lì i carri venivano<br />
agganciati al locomotore<br />
e aveva inizio il trasporto.<br />
La Stazione Centrale di Milano<br />
fu il luogo di partenza anche<br />
di alcuni convogli di deportati<br />
politici, avviati a Mauthausen,<br />
o, assieme a deportati ebrei,<br />
a Fossoli. Fra il 1942 e il 27<br />
gennaio 1945, il campo di<br />
Auschwitz-Birkenau fu il più<br />
grande dei centri di sterminio<br />
allestiti dal regime nazista. Lì<br />
vennero uccisi anche migliaia<br />
di ebrei, di ambo i sessi e di<br />
ogni età, deportati dalla nostra<br />
Penisola. Per una parte di essi,<br />
l’area della Stazione Centrale<br />
di Milano, oggi destinata a<br />
Memoriale della Shoah, fu<br />
l’ultimo lembo di suolo italiano<br />
calpestato. In alto<br />
Mappa dell’Europa con i<br />
principali itinerari di deportazione<br />
verso Auschwitz.<br />
Foto: Martin Gilbert, 2000<br />
Milano<br />
Centrale<br />
9
10<br />
Convogli di deportati ebrei partiti da Milano<br />
■ 6 dicembre 1943 per AUSCHWITZ<br />
■ 30 gennaio 1944 per AUSCHWITZ<br />
■ 11 febbraio 1944 per FOSSOLI<br />
(da lì per Auschwitz il 22 febbraio)<br />
FOSSOLI<br />
Foto 1 e 2: le deportazioni<br />
sistematiche degli ebrei<br />
provenienti dai territori occupati<br />
dalle truppe nazifasciste furono<br />
organizzate dall’Uffi cio Centrale<br />
per la Sicurezza del Reich<br />
(RSHA). I detenuti venivano<br />
stipati in carri bestiame, senza<br />
acqua né cibo, servizi igienici,<br />
sotto il sole cocente o al gelo<br />
dell’inverno... All’arrivo li<br />
attendeva<br />
la selezione: per la camera<br />
a gas oppure per diventare<br />
manodopera schiava.<br />
Foto 3: i nazisti procedevano<br />
alla selezione dei deportati<br />
sulla Bahnrampe di Auschwitz-<br />
1 1<br />
2<br />
3<br />
■ 30 marzo 1944 per FOSSOLI<br />
(da lì per Auschwitz il 5 aprile)<br />
■<br />
19 aprile 1944 per BERGEN-BELSEN<br />
■ 27 aprile 1944 per FOSSOLI<br />
(da lì per Auschwitz il <strong>16</strong> maggio)<br />
Birkenau. Quelli destinati<br />
alla camera a gas nella foto<br />
compaiono in colonna sullo<br />
sfondo e sono diretti verso i<br />
Krematorium I e II.<br />
Foto 4: immagine scattata<br />
all’arrivo ad Auschwitz-<br />
Birkenau di uno dei convogli di<br />
ebrei provenienti dall’Ungheria<br />
nel periodo tra fi ne maggio e<br />
metà giugno 1944.<br />
Il bambino in primo piano<br />
trovò la morte pochi minuti<br />
dopo l’arrivo, come tutti gli<br />
altri bambini che, una volta<br />
giunti ad Auschwitz-Birkenau,<br />
venivano inviati alle camere a<br />
gas o divenivano cavie<br />
■ 14 maggio 1944 per FOSSOLI<br />
(da lì per Auschwitz il <strong>16</strong> maggio)<br />
■ 9 giugno 1944 per FOSSOLI<br />
(da lì per Auschwitz il 26 giugno)<br />
VERONA<br />
per esperimenti medici.<br />
Foto 5: il Krematorium II<br />
in costruzione (1942-1943).<br />
Foto 6: ricostruzione della sala<br />
forni del Krematorium II di<br />
Auschwitz-Birkenau.
3 4 5 6<br />
■ 2 agosto 1944 per VERONA<br />
(da lì per Auschwitz il 2 agosto)<br />
■ 17 agosto 1944 per BOLZANO<br />
(da lì per Auschwitz il 24 ottobre)<br />
■ 7 settembre 1944 per BOLZANO<br />
(da lì per Auschwitz il 24 ottobre)<br />
BOLZANO<br />
■ 17 ottobre 1944 per BOLZANO<br />
(da lì per Auschwitz il 24 ottobre)<br />
■ Giorno e mese ignoti<br />
del 1944 per BOLZANO<br />
(da lì per Ravensbrück<br />
e Flossenburg il 14 dicembre)<br />
■ 15 dicembre 1944 per BOLZANO<br />
■ 15 gennaio 1945 per BOLZANO<br />
(La lista dei trasporti è tratta da<br />
L. Picciotto Fargion, Gli ebrei in provincia di Milano:<br />
1943/1945. Persecuzione e deportazione, 2° ed.,<br />
Provincia di Milano, Milano 2004)<br />
Auschwitz<br />
Birkenau<br />
11
12<br />
Il viaggio di<br />
Liliana Segre<br />
Gli ebrei italiani vivevano da perseguitati fin dal 1938<br />
a causa delle leggi razziali fasciste; con l’occupazione tedesca,<br />
dopo l’8 settembre 1943, non ebbero più scampo: iniziò una vera e propria<br />
caccia all’uomo. Liliana Segre aveva allora 13 anni e suo padre, Alberto<br />
Segre, ne aveva 44. Tentarono di espatriare, furono respinti<br />
dagli svizzeri alla frontiera, vennero arrestati da italiani,<br />
incarcerati prima e deportati poi ad Auschwitz. Liliana sola<br />
è miracolosamente sopravvissuta. Da anni testimonia nelle scuole<br />
e nelle università perché quelle tragiche vicende non siano dimenticate.<br />
Nella pagina a fi anco<br />
Alberto Segre – nato a Milano<br />
il 12 dicembre 1899, morto<br />
ad Auschwitz il 27 aprile 1944<br />
– con in braccio la sua piccola<br />
Liliana, nata a Milano il 10<br />
settembre 1930, sopravvissuta.<br />
Foto Liliana Segre<br />
Negli ultimi giorni di gennaio<br />
il quinto raggio del carcere<br />
di San Vittore si era riempito<br />
di ebrei che arrivavano<br />
da tutta Italia; eravamo<br />
circa settecento.<br />
Nella nostra cella entrarono<br />
timidamente due sposini<br />
di Torino, Aldo e Bianca Levi,<br />
quasi a chiederci scusa<br />
della forzata ospitalità.<br />
Si sistemarono sulla branda<br />
dove dormiva Papà; lui si<br />
mise sul pagliericcio, per<br />
terra, vicino a me. Dormivamo<br />
pochissimo, stavamo zitti per<br />
non disturbare gli altri. Faceva<br />
freddo, dormivamo vestiti.<br />
Aspettavamo notizie. Nell’attesa<br />
fi ngevamo un distacco<br />
benevolo, quasi ottimista.<br />
In realtà non parlavamo che<br />
del nostro destino e un’ansia<br />
devastante trasformava ogni<br />
nostra azione, anche la più<br />
sciocca, in un caso irripetibile.<br />
A un certo punto, credo<br />
nel pomeriggio, entrò nel<br />
raggio un tedesco che lesse i<br />
nomi di quelli che sarebbero<br />
partiti il giorno dopo per ignota<br />
destinazione.<br />
Erano circa 600 nomi, non<br />
fi niva più. Pochissimi furono<br />
i “non chiamati”, quasi tutti<br />
coniugi o fi gli di matrimoni<br />
misti. Rino Ravenna, sentito<br />
il suo nome, senza una parola,<br />
si allontanò dal gruppo dei<br />
condannati. Sul paletot nero,<br />
ormai impolverato e grigiastro,<br />
risaltava il collo di canapina<br />
dal quale i nostri aguzzini<br />
avevano strappato<br />
la guarnizione di astrakan.<br />
Poco dopo sentimmo un tonfo<br />
sordo. Si era buttato giù<br />
dal ballatoio dell’ultimo piano<br />
ed era morto sul colpo,<br />
là, sull’impiantito del raggio.
Era sfuggito al viaggio.<br />
Noi tutti ci preparammo<br />
a partire; ci furono distribuiti<br />
dei cestini di carta con sette<br />
porzioni di gallette, sette<br />
di mortadella, sette di latte<br />
condensato. Perché sette?<br />
Perché sette? Come facevo<br />
a guardare mio Papà? Come<br />
facevo a chiedergli la ragione<br />
di quello che ci stava<br />
accadendo?<br />
In quelle ultime ore a San Vittore<br />
tacevo; ma ogni tanto mi<br />
allontanavo da Lui, correvo<br />
come una pazza su su fi no alle<br />
grandi celle comuni dell’ultimo<br />
piano per vedere tutta quella<br />
gente sconosciuta che si<br />
preparava a partire, con gesti<br />
uguali. Era la deportazione<br />
annunciata, ne facevo parte<br />
anch’io, la principessa<br />
del mio Papà.<br />
La mattina dopo, il 30 gennaio<br />
1944, una lunga fi la silenziosa<br />
e dolente uscì dal quinto<br />
raggio per arrivare al cortile del<br />
carcere.<br />
Attraversammo un altro raggio<br />
di detenuti comuni. Essi si<br />
sporgevano dai ballatoi<br />
e ci buttavano arance,<br />
mele, biscotti, ma, soprattutto,<br />
ci urlavano parole<br />
di incoraggiamento,<br />
di solidarietà e di benedizione!<br />
Furono straordinari; furono<br />
uomini che, vedendo altri<br />
uomini andare al macello solo<br />
per la colpa di essere<br />
nati da un grembo e non da un<br />
altro, ne avevano pietà.<br />
Fu l’ultimo contatto con esseri<br />
umani. Poi caricati<br />
violentemente su camion,<br />
traversammo la città deserta<br />
e, all’incrocio di via Carducci,<br />
vidi la mia casa di corso<br />
Magenta 55 sfuggire alla mia<br />
vista dall’angolo del telone:<br />
mai più. Mai più.<br />
Arrivati alla Stazione Centrale,<br />
la fi la dei camion infi lò i<br />
sotterranei enormi passando<br />
dal sottopassaggio di via<br />
Ferrante Aporti;<br />
fummo sbarcati proprio davanti<br />
ai binari di manovra che<br />
sono ancora oggi nel ventre<br />
dell’edifi cio.<br />
Il passaggio fu velocissimo.<br />
SS e repubblichini non persero<br />
tempo: in fretta, a calci, pugni<br />
e bastonate, ci caricarono sui<br />
vagoni bestiame. Non appena<br />
un vagone era pieno, veniva<br />
sprangato e portato con un<br />
elevatore alla banchina di<br />
partenza.<br />
Fino a quando le vetture<br />
furono agganciate, nessuno<br />
di noi si rese conto della<br />
realtà. Tutto si era svolto nel<br />
buio del sotterraneo della<br />
stazione, illuminato da fari<br />
potenti nei punti strategici; fra<br />
grida, latrati, fi schi e violenze
terrorizzanti. Nel vagone era<br />
buio, c’era un po’ di paglia<br />
per terra e un secchio per<br />
i nostri bisogni. Il treno si<br />
mosse e sembrò puntare verso<br />
sud. Andava molto piano,<br />
fermandosi a volte per ore.<br />
Dalle grate vedevamo la<br />
campagna emiliana nelle<br />
brume dell’inverno e stazioni<br />
deserte dai nomi familiari. Gli<br />
adulti dimostravano un certo<br />
sollievo visto che il treno non<br />
era diretto al confi ne; alla sera<br />
però ci fu un’inversione di<br />
marcia e quella notte nessuno<br />
dormì. Tutti piangevano,<br />
nessuno si rassegnava al fatto<br />
che stavamo andando al nord,<br />
verso l’Austria; era un coro di<br />
singhiozzi che copriva il rumore<br />
delle ruote.<br />
Dai vagoni piombati saliva un<br />
coro di urla, di richiami,<br />
di implorazioni: nessuno<br />
ascoltava. Il treno ripartì. Il vagone<br />
era fetido e freddo, odore<br />
Nella pagina a fi anco<br />
Il Krematorium III<br />
di Auschwitz, “gemello”<br />
del Krematorium II. Entrò in<br />
funzione il 25 giugno 1943<br />
per restare in uso fi no al<br />
novembre 1944. I Krematorium<br />
erano le strutture della morte,<br />
costituite da spogliatoi, camere a<br />
gas e forni crematori utilizzati dai<br />
nazisti per attuare la “soluzione<br />
fi nale della questione ebraica”.<br />
di urina, visi grigi, gambe<br />
anchilosate; non avevamo<br />
spazio per muoverci. I pianti<br />
si acquietavano in una<br />
disperazione assoluta.<br />
Io non avevo né fame, né<br />
sete. Mi prese una specie di<br />
inedia allucinata come quando<br />
si ha la febbre alta; quando<br />
riuscivo a rifl ettere pensavo<br />
che forse, senza di me, Papà<br />
avrebbe potuto scappare da<br />
San Vittore, saltare quel muro<br />
come aveva proposto un altro<br />
internato, Peppino Levi, o forse<br />
no. Mi stringevo a Lui, che<br />
era distrutto, pallido, gli occhi<br />
cerchiati di rosso di chi non<br />
dorme da giorni. Mi esortava<br />
a mangiare qualcosa, aveva<br />
ancora per me una scaglia di<br />
cioccolato; la mettevo in bocca<br />
per fargli piacere, ma non<br />
riuscivo a inghiottire nulla.<br />
Nel centro del vagone si formò<br />
un gruppo di preghiera: alcuni<br />
uomini pii, tra i quali ricordo il<br />
signor Silvera, si dondolarono<br />
a lungo recitando i Salmi; mi<br />
sembrava che non fi nissero<br />
mai: erano i più fortunati.<br />
Le ore passavano, così le<br />
notti e i giorni, in un’abulia<br />
totale: era diffi cile calcolare<br />
il tempo. Pochissimi avevano<br />
ancora un orologio e anche<br />
quei pochi privilegiati non lo<br />
guardavano più. Ogni tanto<br />
vedevo qualcuno alzarsi a<br />
fatica per cercare di capire<br />
dove fossimo, guardando dalle<br />
grate, schermate con stracci<br />
per riparare dal gelo quel<br />
carico umano. Si vedeva un<br />
paesaggio immerso nella neve,<br />
si vedevano casette civettuole,<br />
camini fumanti, campanili...<br />
Prima che cominciasse la<br />
Foresta Nera, il treno si fermò<br />
e qualcuno poté scendere tra<br />
le SS armate fi no ai denti, per<br />
prendere un po’ d’acqua e<br />
vuotare il secchio immondo.<br />
Anch’io e il mio Papà<br />
scendemmo e vedemmo<br />
per la prima volta, scritto<br />
con il gesso sul vagone:<br />
“Auschwitz bei Katowice”.<br />
Capimmo che quella era la<br />
nostra meta. Il treno ripartì<br />
quasi subito e la notizia della<br />
nostra destinazione gettò tutti<br />
in una muta disperazione.<br />
Fu silenzio in quel vagone in<br />
quegli ultimi giorni. Nessuno<br />
più piangeva, né si lamentava.<br />
Ognuno taceva con la dignità e<br />
la consapevolezza degli ultimi<br />
momenti. Eravamo alla vigilia<br />
della morte per la maggior<br />
parte di noi. Non c’era più<br />
Sopra<br />
Liliana Segre e il suo papà Alberto<br />
fotografati nel 1937. Quando fu arrestata<br />
con suo padre al confi ne svizzero, Liliana<br />
aveva solo 13. Incarcerati a Como, a<br />
Varese e infi ne a Milano a San Vittore,<br />
furono deportati ad Auschwitz<br />
il 30 gennaio 1944. Separata per sempre<br />
dal papà, Liliana sopravvisse<br />
e fu liberata a Ravensbrück nel 1945.<br />
Foto Liliana Segre<br />
niente da dire. Ci stringevamo<br />
ai nostri cari e trasmettevamo il<br />
nostro amore come un ultimo<br />
saluto. Era il silenzio essenziale<br />
dei momenti decisivi della vita<br />
di ognuno.<br />
Poi, poi, all’arrivo<br />
fu Auschwitz e il rumore<br />
assordante e osceno<br />
degli assassini intorno a noi.<br />
15
<strong>16</strong><br />
Memoriale della Shoah di Milano<br />
“Caricati violentamente su camion,<br />
traversammo la città deserta e, all’incrocio di via Carducci,<br />
vidi la mia casa di corso Magenta 35 sfuggire alla mia vista<br />
dall’angolo del telone: mai più. Mai più”.<br />
Liliana Segre, tredicenne, ricorda il 30 gennaio 1944<br />
Il Memoriale permanente<br />
della Shoah e il Laboratorio<br />
della Memoria, sistema di spazi<br />
integrati dedicati al dialogo<br />
e alla ricerca, rivelano questa<br />
stazione nascosta.<br />
Il progetto è un percorso<br />
che presentifi ca al visitatore<br />
il vuoto, l’assenza, la frattura,<br />
determinati dalla Shoah,<br />
l’esperienza di una mancanza<br />
che si oggettiva attraversando<br />
la sequenza degli spazi<br />
riempiti dalle voci dei<br />
sopravvissuti (Sala delle<br />
Testimonianze), da proiezioni<br />
in movimento (Cannocchiale<br />
della Discriminazione), dai<br />
vagoni aperti (Binario della<br />
Destinazione ignota), dal<br />
Ricordo (Muro dei Nomi).<br />
Proiezioni al vero riassumono<br />
la quotidianità della<br />
discriminazione:<br />
non reperti museali, ma<br />
silenziose storie<br />
in movimento. Nel vano<br />
di sollevamento dei vagoni,<br />
luogo simbolico e oggettivo<br />
della connessione tra Milano<br />
e Auschwitz, un “periscopio”<br />
unisce idealmente passato e<br />
presente. L’immagine<br />
del binario esterno da cui<br />
partirono i deportati è rifl essa:<br />
dall’interno del Memoriale<br />
si scorge il passaggio<br />
A sinistra<br />
Da questo binario nascosto<br />
della Stazione Centrale di Milano,<br />
cui si accedeva tramite<br />
un sottopassaggio, il 30 gennaio<br />
1944 partì un convoglio RSHA<br />
con 605 esseri umani diretti ad<br />
Auschwitz. Solo 20 sopravvissero.<br />
dei convogli, oggi come allora,<br />
la quotidianità della Stazione<br />
Centrale.<br />
Il Laboratorio della Memoria<br />
offre una sala per dibattiti,<br />
presentazioni e proiezioni,<br />
uno spazio disponibile<br />
per esposizioni, una<br />
biblioteca specializzata e<br />
un book shop, oltre a spazi<br />
accessori, utilizzabili anche<br />
indipendentemente dall’area<br />
del Memoriale.<br />
Nella pagina a fi anco<br />
Itinerario effettuato durante<br />
il trasferimento dei deportati<br />
dal carcere di San Vittore alla<br />
Stazione Centrale.<br />
Foto di Donato Bella
Corso Magenta<br />
angolo Via Carducci<br />
carcere di San Vittore<br />
Largo Cairoli<br />
Piazza Duomo<br />
Piazza Repubblica<br />
Memoriale<br />
Stazione Centrale
Sezione trasversale
Pianta generale del piano terreno-rialzato<br />
Progetto preliminare:<br />
Prof. Arch. Eugenio Gentili Tedeschi,<br />
Arch. Guido Morpurgo<br />
LABORATORIO DELLA MEMORIA<br />
Fondazione Memoriale della Shoah di Milano<br />
MEMORIALE MURO DEI NOMI<br />
LUOGO DI RIFLESSIONE<br />
Progetto defi nitivo-esecutivo:<br />
Morpurgo de Curtis<br />
ArchitettiAssociati<br />
MOSTRE TEMPORANEE<br />
Superfi cie lorda<br />
di pavimento totale:<br />
7000 mq in parte seminterrato<br />
BIBLIOTECA<br />
19
20<br />
Sezione longitudinale: posizionamento del Memoriale
Pianta del piano seminterrato<br />
BOOKSHOP DEPOSITO LIBRI BIBLIOTECA<br />
DEPOSITO DEPOSITO<br />
BIBLIOTECA AUDITORIUM<br />
BAR<br />
DEPOSITO<br />
21
22<br />
I 605 nomi che riempiono muti questo spazio, rappresentano il carico<br />
umano del convoglio RSHA partito la mattina del 30 gennaio 1944<br />
dalla Stazione Centrale di Milano con destinazione Auschwitz-Birkenau.<br />
Abenaim Ettore, Abenaim Mario, Abenaim Mario, Abenaim Oreste, Abenaim Ottorino, Abenaim Renzo, Abenimolo,<br />
Abolaffi a Rebecca, Abraham Hilde Fanny, Abrahamson Betti, Acco David Dario, Ackerman Feige, Adato Amata,<br />
Alhaique Emilio, Altmann Hinde, Altschueler Samuel, Anscherlik Augusta, Anscherlik Franca, Anscherlik Paola,<br />
Aschenasj Sally, Ascoli Margherita, Ass Ester, Astrologo Silvia, Attal Davide, Attal Dina Bona, Attias Giacobbe Giacomo,<br />
Attias Giacomo, Attias Nella, Attias Vitale, Auerhahn Israel, Auerhahn Mosè, Aufrecht Anna, Azria Luigi, Azzarelli Lina,<br />
Bachi Armando, Bachi Arturo Enrico, Bachi Avito, Bachi Michele, Bachi Pia, Bardavid Amalia Caden, Bardavid Ester,<br />
Baruch Baruch’ Baruch Flora, Baruch Giosuè Alessandro, Baruch Isacco, Baruch Mosè, Baruch Rita, Baruch Salomon<br />
Silvio, Baruch Salvatore, Baruch Violetta, Basevi Adele, Bassani Giuseppe Benedetto, Bayona Carlo, Bayona Dora,<br />
Bayona Isacco, Bayona Lucia, Beer Lazar, Belgrado Mario, Bemporad Adolfo, Bemporad Lelia, Benaroyo Fortunata,<br />
Benedetti Elena, Benedetti Jole, Benedetti Valentina, Benvenisti Giannina, Berl Silvio, Bermann Moritz, Berndt<br />
Elisabetta, Bernheim Luisa, Besso Elsa Jolanda, Besso Lina, Besso Menachem, Bick Max Herbert, Bick Paula, Bick<br />
Sigismondo, Bidussa Elsa, Bincer Giovanni, Blinder Etta, Bloch Katherina, Blonder Sara, Boccara Sciaula Dori, Böhm<br />
Michelangelo, Bolaffi Annita, Borgetti Ernestina, Brasch Elsa, Brasch Heinrich, Brauer Jolanda, Brauner Jolanda,<br />
Brogi Giuseppe, Buchsbaum Kurt, Bueno Dino’ Bueno Silla, Bueno Sirio Renzo, Caffaz Ida’ Caivano Angelina, Calò<br />
Fernando, Calò Fiorella, Calò Mario, Calò Matilde, Calò Sara, Camerino Aurelia, Camerino Benvenuta, Camerino Ettore<br />
Felice, Camerino Eugenia, Camerino Jole, Cantoni Margherita, Carmi Adele’ Cassuto Nathan, Chimichi Piero’ Coen<br />
Aronne, Coen Gilda, Coen Giuseppe, Coen Vittorio Angelo, Coen Beninfante Franco, Cohen Rachele, Cohn Erich,<br />
Colombo Alessandro, Colombo Decima, Colombo Elda, Colombo Elsa, Colombo Federico Giacomo, Colombo Rita,<br />
Colonna Leo, Cottignoli Bruno, Cszopp Bernardo, Curiel Amelia, Cuzzeri Amalia, Cuzzeri Elisa, Cuzzeri Irma, Damidt<br />
Erna, Dana Sara, Danon Davide, Danon Joel, David Sandor, De Benedetti Elisa, De Benedetti Ernesta, De Benedetti<br />
Esterina, De Benedetti Giacomo, De Benedetti Vittorio, De Semo Vittorino, Del Vecchio Emma, Della Torre Pia, Della<br />
Pergola Giulio, Dente Anna, Dente Matilde, Dente Moise Morris, Deutsch Nada, Deutsch Zeliko, Diena Ester Wanda,<br />
Di Gioacchino Anna, Dina Salomone Moisè Davide, Dina Smeralda, Disegni Anna, Drechsler Lina Sali, Dresner Lisa, Echl<br />
Barbara, Epstein Simon, Eskenasi Bora, Eskenasi Marina, Fano Bice, Fano Cesare, Fano Fausta, Fano Guglielmo,<br />
Farchy Michele, Feintuch Anna, Feintuch Henia, Feintuch Jakob, Feintuch Manfredo, Feintuch Mayer, Feintuch Rosa,<br />
Feith Maurizio, Feliks Maurizio, Ferrari Angela, Ferro Ferruccio, Fiedler Joseph, Finzi Gina, Finzi Contini Dora,<br />
Fiorentino Iginia, Fiorentino Salvatore, Fiorentino Samuel Emilio, Fitzer Feige Adele, Fleischer Amalia, Foà Augusto,<br />
Foà Bianca, Foà Giacomo, Foà Italo, Foà Wanda Debora, Forti Anna, Forti Elda, Forti Giulio, Forti Ida, Forti Lina, Forti<br />
Lucia, Forti Marianna, Fraenkel Arturo, Fraenkel Walter, Franchetti Olga, Franco Luisa, Frankel Margherita, Frassineti<br />
Alfredo, Frassineti Rodolfo, Fresco Dora, Freund Anna Elena, Friedrich Andrea, Frisch Azriel, Frisch Fritz Efraim,<br />
Frisch Leni, Frisch Max, Fubini Mario, Fuchs Oscar Moritz, Fuerst Arturo, Funaro Mattia Ernesto, Gabbai Salomone,<br />
Galletti Piera, Garda Donato, Geltner Minka Sara, Geltner Renée, Geltner Salomone, Genazzani Lia, Gerstl Matilde,<br />
Ghiron Enrichetta, Giuli Enrica, Giuli Sergio, Goldberg Elisabetta, Goldfarb Rosa, Goldfrucht Lea, Goldschmiedt<br />
Giorgio, Goldstein Oscar, Golombek Elena, Gormezzano Stella, Grauer Marco, Grauer Samuel, Grauer Tito, Grossberger<br />
Francesca, Gruenberger Erico, Guglielmi Gino, Haas Sabine, Haim Giza’ Hakim Matilde, Halua Allegra, Halua Rachele,<br />
Hanau Margherita, Harmik Isak, Harpfen Arturo, Haselnuess Anna, Haselnuess Lea, Hasson Abner, Hasson Edith<br />
Nelly, Hasson Gilberto, Hasson Jean Pierre, Hauser Bela, Hazan Maurizio, Heier Fanny, Heiman Wanda Vera, Hendrix<br />
Gertrude, Herzberg Maddalena, Heymann Clara, Heymann Elena, Hirschen Haendel, Hirschhorn Lea, Hirschl Vera,<br />
Hoffmann Olga, Hohn Zora, Horitzki Adele, Horitzki Regina, Horowitz Gisella, Horvatic Ivana, Jabes Giuseppe Enrico,<br />
Jacchia Beatrice, Jacchia Diana, Jacchia Dina, Jachia Alberto, Jacob Diamante, Jacoby Paolo’ Jeret Marie, Johanan<br />
Anna Adalgisa, Jona Giorgio, Jona Giuseppe, Jona Massimo, Jona Roberto, Jordan Rosa, Jung Bertha, Kabiljo Levi,<br />
Kahlberg Hans, Kalmann Ulrich, Karpeles Anna, Karpeles Arturo, Katz Ethel, Katzenstein Ester, Kaufmann Sofi a Sara,<br />
Kirschen Regina Maria, Koen Milo, Koen Nina, Koen Oscar, Koffl er Leopoldo, Koffl er Michael, Kohn Margherita,<br />
Koretz Amalia, Kramm Emil, Krzentowsky Salomone, Krzentowsky Simeone, Labi Wanda, Lacher Brucha, Landmann
Moses, Landmann Walter Heinz, Laniado Bahia, Lascar Italia, Lascar Luciana, Lascar Wanda, Latis Leone, Latis<br />
Liliana, Lattes Leone Davide, Leblis Giuseppe, Leinberg Marco, Leoni Arturo, Levi Aldo, Levi Aldo, Levi Angelo<br />
Giacomo, Levi Anita, Levi Arrigo, Levi Carlo, Levi Celestina, Levi Cesarina, Levi Clotilde, Levi Elda, Levi Elide, Levi<br />
Elios Natale, Levi Emilia, Levi Emilio, Levi Giannetta, Levi Giuseppe, Levi Margherita, Levi Marietta, Levi Ugo, Levi<br />
Zelinda, Levitan Alessandro, Levy Rudolf, Lind Kurt, Lind Moses, Loewenthal Helmuth, Loewenthal Ugo, Loewy Alice,<br />
Loewy Charlotte, Lublinsky Lipa, Lumbroso Edwin, Luzzatti Silvio, Mano Gioia Perla, Marcos Sara, Matatia Camelia,<br />
Matatia Nino, Mauer Frimeta, Melauri Paolo, Menascè Farida, Menasci Roberto Raffaello, Mendelsohn Abraham,<br />
Mendelsohn Benzion, Mendelsohn Israel, Mendelsohn Jechiel, Mendelsohn Miriam, Mendes Ida, Mendler Leopold,<br />
Millul Egisto Mario, Modiano Flora, Modiano Isacco, Modiano Laura, Modigliani Milena, Molco Oreste Sergio,<br />
Momigliano Ester Tranquilla, Montalcini Virginia, Morais Alberto, Morais Carlo, Morais Graziella, Morpurgo Abram<br />
Alberto, Morpurgo Alice Annetta, Morpurgo Bianca Maria, Morpurgo Maura, Morpurgo Oscar, Moses Clara, Moses<br />
Frieda, Moses Hedwig, Nacamulli Iside, Nacamulli Ruggero, Nagler Giacomo, Nagler Salo, Nathan Fritz, Nathan Fritz,<br />
Nathansen Samuel, Negri Guglielmo, Nemes Maria, Neuberger Ugo, Neufeld Irma, Neufeld Paolina, Norsa Giulio,<br />
Norsa Mario, Norsa Sergio, Norzi Marco, Nuernberg Salomone, Oblath Ivan Gelza, Orefi ce Edoardo, Orefi ci Guido,<br />
Orvieto Guido Fortunato, Orvieto Leone Alberto, Osimo Ada, Ostrowka Alfredo, Ottolenghi Dorina, Ottolenghi Enrica,<br />
Ottolenghi Giacomo Salvador David, Ottolenghi Gianni, Ottolenghi Giorgio, Ovazza Ada, Ovazza Alessandro, Pacifi ci<br />
Loris, Pacifi ci Luciana, Padovani Grazia Lidia, Paggi Goffredo, Passigli Giuseppe, Passigli Goffredo, Passigli Leone,<br />
Passigli Lidia, Perlmutter Gilmo, Perugia Giacomo, Pescarolo Eleonora, Piazza Angelo, Piazza Maria Luisa, Pickholz<br />
Augusta, Pinsk Regina, Pinto Vera, Pinto Wanda, Piperno Aldrato, Piperno Odorico, Piperno Rambaldo, Piperno Renzo,<br />
Piperno Sigfrido Ezio, Pisetzky Arturo, Plesneri Rachele, Polacco Enrica, Polacco Giulia, Polacco Giuseppe, Polacco<br />
Mosè, Polacco Regina, Popper Alice, Prato Laura, Prister Margherita, Procaccia Aldo, Procaccia Amedeo, Procaccia<br />
Elda, Procaccia Paolo, Rabà Lanciotto, Rabà Lina, Rabbeno Carla, Raffael Emilia, Ragendorfer Benno, Ragendorfer<br />
Lucia, Rajner Darko, Rajner Hela, Reggio Gisella, Reggio Iole, Reggio Rina, Reitzmann Alexander, Revere Ines, Revere<br />
Olga, Richetti Vittorina, Richter Sigfried, Riesenfeld Berthold, Riesenfeld Hans, Rimini Enrichetta, Ritter Ester,<br />
Rodriguez Berta, Rosenberg Friedrich, Rosenberg Otto, Rosenfeld Bertha, Rosenfeld Haim Enrico, Rosenfeld Ottone,<br />
Rosenholz Emilia, Rosenholz Ester Elsa, Rosenholz Leone Lajb, Rosenkranz Feige, Rosenthal Otto, Rossi Sergio<br />
Pellegrino, Roth Sabina, Rozay Teodoro Elia, Rubinfeld Chaim, Rubinfeld Edward, Rubinfeld Enrica, Rutkowski Maria,<br />
Sacerdote Claudio, Sacerdote Giacomo, Sacerdote Laura, Sacerdote Luciana, Sacerdoti Camilla, Sadun Amiel, Sadun<br />
Diodato Gastone, Sadun Lya, Sadun Vittorio Emanuele, Salambrassi Vassiliki Basilia, Samaia Angelo, Sanguinetti<br />
Umberto, Saphier Henni, Schatz Jakob, Schlesinger Luisa, Schnapp Gerda, Schnapp Littman Eisig, Schocenstein<br />
Sonja, Schoenstein Rosette, Schotten Irma, Schulmann Gabriel, Schwertfi nger Ester, Segall Maximilian, Segre Alberto,<br />
Segre Annetta, Segre Liliana, Segrè Isidoro, Segrè Marianna Fanny Nella, Servi Fernanda, Servi Lucia, Sezzi Augusto,<br />
Siebzehner Joseph, Silvera Lelio, Silvera Violetta, Simon Max Guenther, Sinigaglia Livia, Sleidinger Arturo, Slukin<br />
Anna, Solal Olga, Sonino Paola, Sorani Aldo, Soria Davide, Spitz Ella, Spizzichino Alfredo, Spizzichino Iride, Spizzichino<br />
Rina, Stabholz Menasse, Staineri Emanuele, Subert Edvige, Syrkus Paul, Talmatzky Gersch, Talmatzky Regina,<br />
Talmatzky Valerio, Tedeschi Eugenia, Tedeschi Giacomo, Tedeschi Mafalda Ida, Tempel Adele Anna, Timberg Sabina,<br />
Todesco Angela, Treves Adelaide, Urbach Kurt, Urbach Leo, Urbach Liliana, Usigli Silvia, Vamos Alberto, Vamos Mira,<br />
Varon Bohor Nahman, Varon Ida, Varon Moisè, Varon Signurù, Verderber Leo, Vigevani Eda Anna Tesaura, Vitale Aldo,<br />
Vitale Cesare Sanson, Vitale Elvira, Vitale Emilia, Vitale Eugenio, Vitale Italo, Vitale Rosa, Vitale Sergio, Vitta Simone,<br />
Vivante Salvatore, Vogelmann Schulim, Vogelmann Sissel Emilia, Waldbaum Meta, Wallach Lotte, Weinberger Haim<br />
Joseph, Weinreich Hilda, Weiss Alfredo, Weiss Felicita, Weiss Franco, Weiss Hermann, Weiss Mira, Weisskopf Alois<br />
Jacob, Weisz Desiderius, Weisz Elisabetta, Weisz Hilda, Wessler Elvira, Wiener Max Israel, Witzmann Ida, Wohlgemuth<br />
Alexander, Wohlgemuth Ella, Wohlgemuth Herta, Wohlgemuth Margherita, Wohlgemuth Max, Wohlgemuth Siegfrid,<br />
Wolf Rachele, Wolfstein Margarethe, Yeni Isak, Yohai Rebecca, Zaccar Allegra, Zaduk Ivan Alfredo, Zamorani Amalia,<br />
Zamorani Elsa, Ziegler Jack, Ziegler Joseph, Ziegler Liana, Ziegler Susanna, Zimmermann Giulia, Zucker Jacob.<br />
I 20 nomi evidenziati sono i nomi di coloro che sopravvissero<br />
alla deportazione [da Liliana Picciotto, Il libro della memoria.<br />
Gli ebrei deportati dall’italia (1943-1945), Mursia, Milano 2002].<br />
23
24<br />
Per non dimenticare: Sissel Vogelmann di 8 anni, deportata dal Binario 21 il 30 gennaio 1944,<br />
uccisa all’arrivo ad Auschwitz-Birkenau il 6 febbraio 1944.<br />
FONDAZIONE MEMORIALE DELLA SHOAH di MILANO ONLUS<br />
Sede legale: Via Sally Mayer, 2 - 20146 Milano - Codice Fiscale 97475500159<br />
Per info: 02 483110223<br />
segreteria@memorialeshoah.it – www.memorialeshoah.it<br />
Per donazioni: INTESA SAN PAOLO<br />
COORDINATA ITALIANA: R 03069 0<strong>16</strong>72 100000000221<br />
IBAN: IT73 R030 6901 6721 0000 0000 221