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Banking and Finance Lab n.4

Bi-monthly magazine of Banking and Finance

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estate 2013 | Numero 4 ISSN: 1973-0578<br />

<strong>Banking</strong>&<strong>Finance</strong> <strong>Lab</strong><br />

Newsletter<br />

Dichiarazione del CUN<br />

sulla presentazione VQR<br />

IN QUESTO NUMERO<br />

Il 16 luglio sono stati pubblicati sul sito dell’ANVUR i rapporti<br />

di area e il rapporto finale sui risultati della ricerca scientifica<br />

effettuata nel periodo 2004-2010. Si riporta di seguito una<br />

dichiarazione del Consiglio Universitario Nazionale del 16 luglio,<br />

in cui si commenta la pubblicazione dei risultati della VQR.<br />

Attualità dall’estero<br />

3<br />

Dichiarazione del Consiglio Universitario Nazionale del 16 luglio 2013.<br />

La presentazione dei dati della VQR segna un punto di svolta nella cultura<br />

della valutazione e per un diverso accreditamento dell’Università<br />

nell’opinione pubblica.<br />

Il Consiglio Universitario Nazionale, quale organo di rappresentanza del<br />

sistema universitario, dichiara:<br />

1) La valutazione è un imperativo<br />

assoluto per l’Università italiana.<br />

Per consolidarla occorre far sì<br />

che l’obbligo di trasparenza e comunicazione<br />

dei dati raccolti diventi<br />

un’occasione di crescita del<br />

sistema e non un processo che ne<br />

favorisca divisioni, rivalità immotivate<br />

o logiche punitive. (SEGUE)<br />

Editoriale<br />

Confernze internazionali<br />

Pubblicazioni<br />

Storie di donne e finanza<br />

La partita è doppia<br />

4<br />

6<br />

7<br />

9<br />

10


B&F <strong>Lab</strong> Newsletter<br />

La valutazione della<br />

ricerca: un confronto<br />

con l’estero<br />

La VQR si articola su 14 Aree disciplinari<br />

Valutazione e non 2) Il dato di partenza dell’importante<br />

classifiche. Rating occasione di oggi, prontamente<br />

e non ranking. e correttamente rilevato dal Miistro, è che<br />

la quasi totalità del mondo della ricerca ha<br />

collaborato col massimo dell’impegno. Da<br />

oggi nessuno potrà più dire che l’Università<br />

non vuole essere valutata.<br />

3) Occorre richiamare tutti a una gr<strong>and</strong>e<br />

cautela nella presentazione e nell’utilizzo<br />

dei dati, che eviti la tentazione dello scoop<br />

e della semplificazione. Una valutazione<br />

rigorosa implica innanzitutto la capacità<br />

di fare e pubblicare confronti omogenei,<br />

senza centrare l’analisi su dati ad effetto.<br />

La valutazione deve essere uno strumento<br />

non “di” governo ma “per” il governo,<br />

qualcosa che non sostituisca le scelte, ma<br />

aiuti le sedi istituzionali a scegliere per il<br />

meglio. La logica delle pagelle è la strada<br />

sbagliata.<br />

Il CUN pertanto ribadisce quanto già<br />

dichiarato in passato: valutazione e<br />

non classifiche. Rating e non ranking.<br />

!<br />

2<br />

Riportiamo un riepilogo di alcuni articoli<br />

pubblicati su ROARS, blog dedicato<br />

a temi dell’università e della ricerca<br />

In Inghilterra, l’esercizio di valutazione<br />

della qualità della ricerca (Research Excellence<br />

Framework o REF 2014) rinuncerà<br />

del tutto agli impact factor e alle classifiche<br />

delle riviste perché, come riportato<br />

dalla risposta nelle Frequently Asked<br />

Questions, ”all types of research <strong>and</strong> all<br />

forms of research outputs across all disciplines<br />

shall be assessed on a fair <strong>and</strong> equal<br />

basis”. Il REF 2014 non rinuncia alla bibliometria<br />

in tot, ma contempla per alcuni<br />

comitati l’uso delle citazioni come ausilio<br />

alla valutazione. Tuttavia, i consulenti del<br />

REF, pur sostenendo l’utilità delle citazioni,<br />

ribadiscono che il suo utilizzo non è robusto<br />

e incoraccia comportamenti opportunistici.<br />

I documenti tecnici inglesi erano<br />

già pubblici nel 2011, prima della VQR e<br />

dell’ASN: come mai sono stati ignorati?<br />

Un tentativo di valutare i singoli articoli<br />

con strumenti bibliometrici come le classifiche<br />

di riviste è stato condotto anche<br />

dall’ARC australiana, che però vi ha di fatto<br />

rinunciato. La bibliometria anvuriana trova<br />

qualche riscontro nelle metodologie adottate<br />

in Serbia, dove le riviste sono classificate<br />

in base ai percentili dell’Impact<br />

Factor. Intanto è esploso il caso di due<br />

riviste bosniache, indicizzate da Thomson<br />

Reuters, che fanno girare soldi e citazioni<br />

per dopare gli indici bibliometrici di chi vi<br />

scrive e delle riviste stesse. !


Attualità dall’estero<br />

Nicaragua. The country that knows no<br />

crisis<br />

BY INGRID M. FIEDLER<br />

Nicaragua, located<br />

in the<br />

heart of Central<br />

America, is an underdeveloped<br />

country hit by<br />

10 years of communism<br />

(1979 through 1989), <strong>and</strong><br />

still untouched by the<br />

Global Financial Crisis.<br />

Nicaragua foresees a<br />

5% annual growth, 4,3%<br />

for Central America, <strong>and</strong><br />

3,2% for Latin America<br />

(due to Brazil’s contraction<br />

in growth). Venezuela’s<br />

annual growth is<br />

expected to increase to<br />

5,7% this year. Venezuela<br />

is considered Nicaragua’s<br />

main benefactor,<br />

donating <strong>and</strong> lending<br />

609,1 million USD, out of<br />

the total 1.409,5 million<br />

USD received as loans<br />

<strong>and</strong> donations form the<br />

entire international “donor”<br />

community, after<br />

many donor countries<br />

have decided either reduce<br />

their economic<br />

support, or to stop altogether<br />

helping the Nicaraguan<br />

government. The<br />

United States of America,<br />

one of the countries<br />

that has reduced its aid<br />

to Nicaragua, remains<br />

its main export destination,<br />

Venezuela is the<br />

total remittances respectively).<br />

This is followed<br />

by exports in agriculture<br />

<strong>and</strong> precious metals. Nicaragua’s<br />

main export is<br />

second <strong>and</strong> Canada still in coffee (436 million<br />

third (604,2 million USD<br />

of exports are destined<br />

to the USA, while only<br />

317,8 million USD to Venezuela,<br />

<strong>and</strong> 239,2 million<br />

USD to Canada).<br />

Nicaragua’s main source<br />

of income[3] is the family<br />

remittances (658 million<br />

USD) received by<br />

22,5% of the Nicaraguan<br />

USD), which is followed<br />

by brute gold (315,5 million<br />

USD), bovine meat<br />

(311,5 million USD), sugar<br />

cane (164,3 million USD)<br />

<strong>and</strong> peanuts (116,7 million<br />

USD). Brute gold<br />

exports are expected to<br />

rise due to the increase<br />

in investments in Nicaraguan<br />

mines <strong>and</strong> the rising<br />

population from family<br />

price of gold <strong>and</strong> is<br />

members in the USA, expected to become this<br />

Costa Rica <strong>and</strong> Europe countries main export<br />

(57,4%, 20,7% <strong>and</strong> 5,8% of product by 2015, open-<br />

La sede della Banca Centrale del Nicaragua<br />

ing two new gold <strong>and</strong> silver<br />

mines in 2014.<br />

Nicaragua’s exports are<br />

still only 7,6% of total<br />

Central American exports.<br />

Latin American<br />

<strong>and</strong> Caribbean countries<br />

are currently working out<br />

ways to strengthen their<br />

cooperation to avoid the<br />

international financial<br />

crisis. This combined<br />

with the regions growth<br />

statistics is giving way<br />

to the new demographic<br />

phenomena of increased<br />

European immigration.<br />

!<br />

3


Editoriale<br />

Media e mercati finanziari: un’analisi<br />

empirica delle relazioni<br />

DI GIUSEPPE TRIPODI<br />

Già dagli anni ‘80, qu<strong>and</strong>o cominciarono ad apparire le prime critiche all’approccio tradizionale alla finanza, si<br />

sviluppò l’assunto che qu<strong>and</strong>o in un mercato operano congiuntamente individui razionali ed irrazionali, questi<br />

ultimi determinano effetti significativi e duraturi sui prezzi.<br />

Nell’ambito della finanza comportamentale assume rilevanza il concetto di sentiment di mercato, inteso come<br />

una misura di ciò che si aspettano gli investitori circa il futuro <strong>and</strong>amento dei titoli.<br />

Le ricerche in tale ambito sono innumerevoli e hanno permesso di studiare relazioni del tutto nuove. Ad esempio,<br />

Saunders nel<br />

1993 scopre che i titoli<br />

quotati nella borsa<br />

di New York tendono<br />

ad avere <strong>and</strong>amenti<br />

positivi in giornate<br />

soleggiate,<br />

mostrano<br />

mentre<br />

tendenze<br />

al ribasso in giornate<br />

nuvolose. Fehle<br />

et al (2005) hanno<br />

mostrato che le pubblicità<br />

trasmesse da<br />

alcune aziende durante il Super Bowl producono significativi effetti su prezzi e sul volume di transazioni. Ancora,<br />

Edmans, Garcia e Norli (2007) hanno evidenziato su un campione di 39 paesi come gli indici azionari locali<br />

siano influenzati dai risultati calcistici internazionali.<br />

Con il recente boom dei mezzi di diffusione delle informazioni di tipo digitale, anche i social media si sono<br />

rivelati un utile strumento. A tal riguardo Bollen et al. (2010) hanno studiato gli effetti che il sentiment, determinabile<br />

dalla attività di microblogging degli utenti di Twitter, ha sul mercato finanziario americano. Utilizz<strong>and</strong>o<br />

strumenti per l’analisi testuale dei Tweet hanno riscontrato, con una accuratezza prossima al 90%, la possibilità<br />

di predire le variazioni del giorno successivo del Dow Jones Industrial Average.<br />

Questi risultati confermano quanto evidenziato da De Long et al (1990),<br />

ovvero che nei mercati finanziari si trovano ad operare anche investitori<br />

(c.d. noise traders) che, agendo sulla base di un set limitato di informazioni,<br />

sono in grado di condizionare l’<strong>and</strong>amento dei prezzi in maniera incompatibile<br />

con i fondamentali dell’economia.<br />

Anche i social media<br />

si sono rivelati un<br />

utilie strumento per<br />

predire gli effetti sui<br />

mercati finanziari<br />

Obiettivo di questo lavoro è, dunque, determinare se esiste una relazione<br />

4


B&F <strong>Lab</strong> Newsletter<br />

tra una nuova proxy del sentiment dei media (i feed RSS emessi dal Wall Street Journal, flussi sintetici di notizie<br />

aggiornati in tempo reale) e l’<strong>and</strong>amento dei mercati azionari americani.<br />

Il campione utilizzato prevede 7.132 feed, emessi nella sezione “US News” del Wall Street Journal tra l’ 8 novembre<br />

2011 e il 15 febbraio 2013.<br />

Per rilevare i movimenti del mercato azionario nel medesimo periodo, sono stati utilizzati cinque tra i principali<br />

indici americani: il Nasdaq 100, il Nasdaq Composite, il Dow Jones Industrial Average, lo St<strong>and</strong>ard & Poor’s 500<br />

e il New York Stock Exchange Composite.<br />

Al fine di ottenere un indice che esprimesse quantitativamente ciò che è desumibile (qualitativamente) dalla<br />

lettura dei feed raccolti, è stata effettuata una analisi testuale consistente in una media di parole positive e/o<br />

negative all’interno delle news della giornata una media di parole positive e/o negative all’interno delle news<br />

della giornata 1 . I dizionari utilizzati a tale scopo sono due: l’H4, un dizionario specificatamente psicologico,<br />

sviluppato dall’Università di Harvard; ed un dizionario (d’ora in avanti fin) più orientato ai termini finanziari,<br />

derivante da un lavoro di Tim Loughran e Bill McDonald (2011).<br />

Il modello per determinare la significatività delle relazioni può essere espresso dalla seguente equazione:<br />

dove la variazione giornaliera dell’indice azionario di riferimento è espressa<br />

da una serie di fattori, tra cui la variazione del periodo precedente,<br />

quella di un indice che racchiude l’<strong>and</strong>amento globale come l’MSCI index<br />

(Morgan Stanley Capital International), e l’indicatore di sentiment (o, nel<br />

caso di soli termini negativi, di pessimismo).<br />

Pass<strong>and</strong>o in rassegna i risultati del modello, l’ipotesi è confermata, ma con<br />

alcune distinzioni sulla base dell’elenco di parole utilizzato. Il primo indice,<br />

ottenuto con i soli termini pessimistici del dizionario di Harvard, mostra<br />

coefficienti significativi con un livello prossimo al 97% con il Nasdaq 100<br />

ed il Nasdaq Composite. L’indicatore di pessimismo Fin-Neg, invece, mostra con maggior evidenza l’affidabilità<br />

del modello. Il coefficiente associato al pessimismo del WSJ, in questo caso, è significativo per tutti gli indici<br />

azionari con un livello di significatività superiore al 99%. Pertanto, secondo le stime Wdi questo lavoro, le notizie<br />

del Wall Street Journal sono correlate con l’<strong>and</strong>amento dei mercati americani e, in particolare, a giornate<br />

fortemente pessimistiche fanno seguito importanti ribassi nei prezzi dei titoli. I test di causalità di Granger e i<br />

modelli vettoriali auto regressivi (VAR) mostrano che il verso della causalità è unilaterale, con il sentiment che<br />

condiziona il mercato nei giorni seguenti e non viceversa. Pass<strong>and</strong>o alla descrizione dei risultati degli indici<br />

di pessimismo, si accentuano le differenze tra i due elenchi di termini utilizzati. Come evidenziato dagli stessi<br />

Loughran e McDonald (2011), il dizionario di Harvard può presentare risultati fuorvianti per la presenza di un<br />

gr<strong>and</strong>e numero di termini positivi (generalmente più soggetti a negazioni e, quindi, non valutabili univocamente).<br />

Pertanto, le variazioni del sentiment determinato col dizionario di Harvard non presentano alcun risultato<br />

significativo con gli indici azionari.<br />

Le notizie del Wall<br />

Street Journal<br />

sono correlate con<br />

l’<strong>and</strong>amento dei<br />

mercati americani<br />

1<br />

Sono stati ottenuti due indici di pessimismo, che derivano dall‘utilizzo dei soli termini negativi dei due dizionari<br />

(H4-Neg e Fin-Neg). Altri due, invece, sono definiti di sentiment in quanto contemplano anche la possibilità<br />

che vi sia dell‘ottimismo all‘interno della giornata del quotidiano, e sono ottenuti dalla differenza tra la media di<br />

termini positivi e quella di termini negativi (H4 e Fin).<br />

5


Editoriale<br />

Si rivelano più interessanti, invece,<br />

i risultati con il dizionario per il<br />

business. Il coefficiente associato<br />

alla variabile esplicativa Fin è significativo<br />

con tutti gli indici azionari,<br />

con un livello di confidenza<br />

pari al 99%. I coefficienti positivi<br />

associati al sentiment mostrano<br />

che esiste una relazione diretta<br />

tra i due, pertanto un aumento<br />

dell’ottimismo (o, specularmente,<br />

una riduzione del pessimismo)<br />

genera nel giorno seguente una<br />

tendenza al rialzo dei prezzi azionari.<br />

I noise traders, seguendo<br />

l’entusiasmo crescente all’interno<br />

del quotidiano finanziario di riferimento<br />

americano, acquisiscono fiducia<br />

e la trasmettono, per mezzo<br />

della loro attività di investimento,<br />

al mercato.<br />

Posto che questo è solo uno dei<br />

metodi per determinare il sentiment,<br />

i risultati sono soddisfacenti,<br />

dunque con l’analisi dei feed<br />

RSS è possibile evidenziare delle<br />

relazioni con i mercati finanziari.<br />

L’affinamento delle tecniche di ottenimento<br />

dei dati e soprattutto di<br />

analisi, potrebbero portare a risultati<br />

ancora più interessanti, consider<strong>and</strong>o<br />

che i feed sono soltanto<br />

una parte delle informazioni che<br />

recepiscono gli investitori prima<br />

di operare.<br />

Le frontiere della ricerca, in tale<br />

ambito, sono in continuo sviluppo.<br />

Pertanto può rivelarsi interessante<br />

utilizzare i feed in modo continuativo,<br />

monitor<strong>and</strong>o il sentiment<br />

dei media con più strumenti in<br />

tempo reale, tra i quali gli ormai<br />

diffusi cinguettii di Twitter.<br />

!<br />

Giuseppe Tripodi è dottor<strong>and</strong>o di ricerca in <strong>Banking</strong> <strong>and</strong> <strong>Finance</strong> presso l’Università<br />

degli Studi di Roma “Tor Vergata”. I suoi interessi di ricerca riguardano la finanza<br />

comportamentale e le forme di finanziamento per le piccole e medie imprese.<br />

giuseppe.tripodi@uniroma2.it<br />

Le prossime conferenze internazionali (continua)<br />

Organized by Conference Location from to deadline<br />

World Business<br />

Institute<br />

Silesian University<br />

IISES<br />

Conference Master<br />

Resources<br />

6<br />

European Business Research<br />

Conference<br />

14th International Conference<br />

on <strong>Finance</strong> <strong>and</strong> <strong>Banking</strong><br />

International Academic<br />

Conference<br />

2nd International Conference<br />

on Management, Economics<br />

<strong>and</strong> <strong>Finance</strong><br />

Rome<br />

ITA<br />

Ostrava<br />

SK<br />

Naples<br />

ITA<br />

Sabah<br />

MAL<br />

05-09-13 06-09-13 29-07-13<br />

16-10-13 17-10-13 31-07-13<br />

16-09-13 19-09-13 16-08-13<br />

28-10-13 29-10-13 30-08-13


Pubblicazioni Internazionali<br />

The determinants of<br />

reputational risk in the<br />

banking sector<br />

Fiordelisi Franco, Soana Maria-Gaia, Schwizer<br />

Paola<br />

What determines reputational loss following<br />

operational losses in banking? The<br />

purpose of this paper is to empirically<br />

address this question. We estimate the reputational<br />

risk for a large sample of banks in Europe <strong>and</strong> the US<br />

between 2003 <strong>and</strong> 2008. We have two main results.<br />

First, we provide evidence that there is the probability<br />

that reputational damage increases as profits <strong>and</strong><br />

size increase. Second, we show that a higher level<br />

of capital invested <strong>and</strong> intangible assets reduce the<br />

probability of reputational damage.<br />

JEL classification: G14; G21<br />

Keywords: Reputational risk; Operational losses;<br />

Financial companies; Event study<br />

Journal of <strong>Banking</strong> <strong>and</strong> <strong>Finance</strong><br />

Year: 2013<br />

Volume: 37<br />

Issue: 5<br />

Pages: 1359 - 1371<br />

Le prossime conferenze internazionali (segue)<br />

Organized by Conference Location from to deadline<br />

Higher Education<br />

Forum<br />

ECBER<br />

LUISS Guido Carli<br />

World Business<br />

Institute<br />

Annual Conference on Management<br />

<strong>and</strong> Social Sciences<br />

22nd International Business<br />

Research Conference<br />

XXII International Conference<br />

on Money, <strong>Banking</strong> <strong>and</strong><br />

<strong>Finance</strong><br />

Hawaii Global Conference on<br />

Business <strong>and</strong> <strong>Finance</strong><br />

Taipei RC 05-12-13 07-12-13 15-09-13<br />

Melbourne<br />

AUS<br />

Rome<br />

ITA<br />

Hawaii<br />

USA<br />

18-11-13 20-11-13 30-09-13<br />

12-12-13 13-12-13 31-10-13<br />

06-01-14 09-01-14 01-11-13<br />

7


Recensioni<br />

Con oltre cinquecento ore<br />

di interviste, documenti<br />

riservati, questo volume è<br />

un resoconto di prima mano<br />

dei retroscena della crisi<br />

Too Big To Fail è<br />

un libro che descrive<br />

la crisi<br />

finanziaria del 2008,<br />

scritto dal giovane e brillante<br />

giornalista finanziario<br />

del New York Times,<br />

Andrew R. Sorkin.<br />

Ciò che impressiona, sin<br />

dalla prima pagina, è il<br />

livello di dettaglio con cui<br />

gli episodi e il modo in cui<br />

l’autore riesce a descrivere<br />

i profili psicologici dei<br />

diversi protagonisti.<br />

Con oltre cinquecento<br />

ore di interviste, documenti<br />

riservati, registrazioni<br />

audio, e-mail,<br />

appunti personali, piani<br />

di fatturazione, persino<br />

agende e note spese,<br />

questo volume è un resoconto<br />

di prima mano dei<br />

retroscena della crisi,<br />

delle manovre elaborate<br />

nei feudi dell’alta finanza<br />

e nei corridoi della politica,<br />

degli incontri segreti,<br />

delle trattative. Come<br />

Too Big To Fail<br />

nelle più classiche tragedie<br />

greche, i protagonisti<br />

avrebbero la possibilità<br />

di evitare la catastrofe,<br />

ma non lo fanno.<br />

La storia inizia con<br />

il racconto del salvataggio<br />

di Bearn<br />

Stearns ceduta poi a JP<br />

Morgan, pass<strong>and</strong>o ai salvataggi<br />

pubblici di Fannie<br />

Mae e Freddie Mac, troppo<br />

gr<strong>and</strong>i per fallire, così<br />

come il gr<strong>and</strong>e colosso<br />

delle assicurazioni AIG<br />

per sviluppare poi tutto<br />

il dibattito sul mancato<br />

salvataggio di Lehman<br />

Brothers, apripista della<br />

crisi conosciuta. Sorkin<br />

punta molto alla celebrazione<br />

dei personaggi,<br />

descrivendo gli sforzi in<br />

maniera eroica, ma allo<br />

stesso tempo non manca<br />

di esaltare le colpe e gli<br />

sbagli di ognuno, le responsabilità<br />

e la sete<br />

di potere di quelli che si<br />

sentono “troppo gr<strong>and</strong>i<br />

per fallire”. I protagonisti<br />

sono eroi e allo stesso<br />

tempo demoni. Ci sono<br />

molte dom<strong>and</strong>e non risposte<br />

nel libro: come si è<br />

arrivati alla crisi? Perché<br />

si è deciso di far fallire<br />

Lehman e solo Lehman?<br />

Magari queste questioni<br />

non erano l’intento del<br />

libro, ma avrebbero potuto<br />

aggiungere qualcosa<br />

in più alla cronologia<br />

degli eventi descritti.<br />

Un libro di facile lettura,<br />

nonostante le 600 pagine,<br />

una via di mezzo tra<br />

il reportage e il romanzo.<br />

SCHEDA DEL LIBRO<br />

Autore: Andrew R. Sorkin<br />

Anno: 2010<br />

Editore: De Agostini<br />

Lingua: Italiano<br />

Pagine: 620<br />

8


Donne di Banca r finanza<br />

Erin Callan, la (ex)<br />

donna più potente di<br />

Wall Street<br />

Erin Callan è nata e cresciuta nel Queens, a New<br />

York. Figlia di un agente della polizia di New York e di una<br />

casalinga, Erin era molto competitiva sin da piccola. Alcune<br />

fonti riportano che fosse così competitiva e determinata da<br />

praticare lo sport finché non le sanguinavano le mani, tanto<br />

che all’età di 13 anni era considerata una delle migliori ginnaste<br />

di New York. Ebbe una carriera accademica brillante,<br />

laure<strong>and</strong>osi in legge alla New York University nel 1990. Iniziò<br />

la sua carriera professionale da “Simpson Thacher &<br />

Bartlett”, un gr<strong>and</strong>e studio legale di Wall Street, lavor<strong>and</strong>o<br />

come associata nella divisione tributaria. Lehman Brothers<br />

era uno dei principali clienti dello studio e fu la stessa Erin<br />

a chiedere a un suo contatto alla Lehman Brothers se ci<br />

fosse possibilità di lavorare lì. Nel 1995 fu assunta e in breve<br />

tempo scalò i ranghi dell’azienda. Qu<strong>and</strong>o una modifica<br />

delle leggi fiscali aveva scatenato un boom di quei titoli<br />

che venivano tassati come se si fosse trattato di debiti, Erin,<br />

con la sua esperienza nel diritto tributario, diventò molto<br />

brava nello strutturare questi investimenti complessi. Nel<br />

giro di pochi anni arrivò a coordinare il gruppo delle soluzioni<br />

di finanza globale e di analisi di finanza globale. Nel<br />

settembre 2007, il presidente di Lehman Brothers, Joseph<br />

Gregory, nominò la Callan come Chief Financial Officer.<br />

Lehman Brothers, il giorno del fallimento<br />

Erin Callan, qu<strong>and</strong>o era CFO alla Lehman Brothers<br />

All’età di 41 anni, divenne la prima donna di sempre a far<br />

parte del comitato esecutivo di Lehman. In quel periodo<br />

era considerata la donna più potente di Wall Street, disponeva<br />

di un jet privato e di una limousine. Tuttavia, la sua nomina<br />

non mancò di suscitare polemiche, dal momento che<br />

la manager quarantunenne non aveva assolutamente nessuna<br />

esperienza di contabilità e non era molto pratica delle<br />

operazioni di tesoreria dell’azienda, qualità indispensabili<br />

per quella carica. Rassegnò le dimissioni a giugno 2008,<br />

dopo la pubblicazione degli utili del secondo trimestre, non<br />

accolti molto bene dal mercato. Dopo la debacle di Lehman<br />

Brothers, Erin Callan si ritirò dalla vita pubblica, anteponendo<br />

la famiglia e le relazioni umane al lavoro. Lei stessa in<br />

un’intervista rilasciata al New York Times metteva in guardia<br />

le altre donne dal non commettere i suoi stessi errori:<br />

“You can achieve. You can accomplish. You can have an amazing<br />

career with great success even in a male-dominated field<br />

like I did, but be careful what you wish for <strong>and</strong> the choices<br />

that you make.”<br />

9


La parita è doppia<br />

VQR ed Economia<br />

Aziendale. Un primo<br />

commento a caldo<br />

RIPORTIAMO UNA DICHIARAZIONE DI ALESSANDRO<br />

CARRETTA, PRESIDENTE DI AIDEA, CHE IN DATA 17 LUGLIO<br />

COMMENTA LA PUBBLICAZIONE DEI RISULTATI DELLA<br />

VQR.<br />

to rilevato nella VQR. Come si è discusso<br />

più volte in varie sedi, istituzionali e non, i<br />

criteri e le metriche utilizzati per la valutazione<br />

della ricerca nel GEV 13, che comprende<br />

discipline molte diverse tra loro,<br />

sono inoltre probabilmente poco adatti a<br />

catturare la qualità della nostra ricerca.<br />

Essi discendono dalla normativa e dalle<br />

scelte compiute da organismi, certamente<br />

autorevoli, scelti con logiche top down,<br />

non sempre comunque rappresentativi,<br />

Ci siamo. Sono usciti ieri i risultati della VQR.<br />

Un primo commento a caldo con riferimento<br />

all’Economia Aziendale, per la quale si evidenziano<br />

ampi margini di miglioramento in termini di qualità ed internazionalizzazione<br />

della ricerca.<br />

L’Economia aziendale ha compiuto negli ultimi anni gr<strong>and</strong>i sforzi<br />

di progresso nella qualità delle proprie ricerche e nell’apertura,<br />

per contenuti, metodi, veicoli di diffusione delle pubblicazioni,<br />

al confronto internazionale. La VQR fotografa inevitabilmente<br />

una situazione aggiornata a qualche anno fa, che si presenta<br />

quindi già oggi in netto, positivo cambiamento rispetto a quan-<br />

10<br />

almeno nel nostro caso, della comunità<br />

scientifica di appartenenza. Quest’ultima,<br />

soprattutto attraverso le proprie società<br />

scientifiche e certamente attraverso AI-<br />

DEA, ha rappresentato le peculiarità delle<br />

discipline aziendali in tutte le occasioni<br />

possibili, segnal<strong>and</strong>o, ove richiesto (e in<br />

diversi casi, anche se non richiesto), la<br />

propria impostazione nella valutazione<br />

delle riviste internazionali ed italiane,<br />

frutto di iniziative condivise appunto tra


B&F <strong>Lab</strong> Newsletter<br />

tutti gli appartenenti alla comunità;<br />

fornendo elenchi di soggetti<br />

adatti ad essere impegnati nella<br />

peer evaluation per le pubblicazioni<br />

delle nostre discipline; comment<strong>and</strong>o<br />

il grado di adeguatezza<br />

dei criteri e delle metriche che la<br />

VQR avrebbe utilizzato, con i relativi<br />

limiti che avrebbero, se non<br />

rimossi, inevitabilmente comportato<br />

esiti della valutazione non<br />

coerenti con le caratteristiche<br />

dell’economia aziendale. Una sintesi<br />

di questa serie articolata di<br />

interventi ed approfondimenti è<br />

riportata nella relazione annuale<br />

presentata dal Consiglio direttivo<br />

di AIDEA all’Assemblea annuale di<br />

giugno di quest’anno. Viene subito<br />

da pensare: tutto ciò è servito a<br />

qualcosa? Se si guardano i risultati<br />

della VQR la risposta è certamente<br />

negativa.<br />

Io ritengo peraltro che il lavoro<br />

svolto dalla comunità scientifica<br />

dell’economia aziendale sia stato<br />

invece prezioso. Era impossibile<br />

infatti che l’impostazione data alla<br />

VQR avesse effetto su lavori di ricerca<br />

progettati, scritti e pubblicati<br />

ben prima che i criteri e le metriche<br />

in oggetto fossero presentate<br />

ed applicate…<br />

Oggi, molto più di alcuni anni fa,<br />

siamo però consapevoli del percorso<br />

di progresso della ricerca<br />

che deve essere compiuto e abbiamo<br />

già fatto molti passi importanti,<br />

ma al tempo stesso siamo<br />

convinti (laddove è possibile esserlo)<br />

dei punti di forza della ricerca<br />

in economia aziendale, che<br />

devono essere in prospettiva valorizzati,<br />

anche adatt<strong>and</strong>o le logiche<br />

di valutazione (e non viceversa). Il<br />

dibattito che si è avviato nella nostra<br />

comunità scientifica sul tema è<br />

inarrestabile (per fortuna) e non<br />

potrà che condurre ad una situazione<br />

migliore<br />

rispetto a quella<br />

di partenza.<br />

Ma “di chi<br />

è la colpa”<br />

se la VQR<br />

nell’economia<br />

aziendale non<br />

è risultata soddisfacente?<br />

E’ colpa dell’AVUR<br />

e del GEV 13 che non ci hanno<br />

voluto (o potuto, in relazione<br />

all’impostazione normativa) ascoltare?<br />

E’ colpa di AIDEA e delle<br />

società scientifiche delle diverse<br />

discipline che non sono riuscite<br />

a ben rappresentare le nostre<br />

esigenze? E’ colpa degli autori<br />

che hanno presentato (e quindi<br />

prodotto) lavori inadeguati? Ognuno<br />

darà la propria risposta e<br />

d’altra parte in un processo così<br />

complesso e “nuovo” è inevitabile<br />

che ci siano diversi punti di vista<br />

ed interpretazioni.<br />

Io preferisco dedicarmi ad una riflessione<br />

finale su cosa si deve fare<br />

ora, sulla base di questa esperienza<br />

di valutazione.<br />

Oggi siamo consapevoli,<br />

più di ieri, del percorso<br />

di progresso della<br />

ricerca che deve essere<br />

compiuto<br />

La comunità scientifica della economia<br />

aziendale deve proseguire<br />

speditamente nel cammino verso<br />

il miglioramento della propria ricerca,<br />

già da tempo intrapreso.<br />

La VQR è severa con noi, ritengo<br />

troppo severa per le ragioni anzidette,<br />

ma non c’è dubbio che<br />

questi margini di progresso ci<br />

sono e vanno ridotti e annullati, nel<br />

rispetto delle nostre peculiarità.<br />

L’insoddisfazione per questa VQR<br />

non può tradursi<br />

in un<br />

il<br />

di<br />

miglioramento<br />

processo<br />

alibi per interrompere<br />

della<br />

qualità e del<br />

grado di internazionalizzazione<br />

delle nostre<br />

ricerche.<br />

11


B&F <strong>Lab</strong> Newsletter<br />

Questo non significa accettare<br />

acriticamente il risultato della<br />

VQR, una volta analizzato e compreso<br />

nei dettagli, nè ritenere che,<br />

alla fine, essendo stata utilizzata<br />

in larga scala la peer review per<br />

le pubblicazioni dell’economia<br />

aziendale, allora è la comunità<br />

scientifica che si è autovalutata<br />

(male). Non sappiamo se ciò sia<br />

avvenuto. Il riscontro dell’utilizzo<br />

(o meno) degli esperti suggeriti<br />

dalle società scientifiche non c’è<br />

stato, nè, mi sembra, è disponibile<br />

(ma oggi il sito dell’ANVUR è un<br />

pò sotto pressione…) l’elenco dei<br />

soggetti esterni che hanno fatto<br />

la peer review (l’anonimato può<br />

valere ex ante e comunque per<br />

l’accoppiamento tra valutati e valutatori,<br />

ma l’esplicitazione ex post<br />

Ma, ripeto, non ci possono essere<br />

alibi, semmai utili insegnamenti su<br />

come fare da ora in poi. La nostra<br />

ricerca può e deve essere migliorata,<br />

sia pure in un contesto di<br />

valutazione imperfetto e anch’esso<br />

con forti margini di miglioramento<br />

(ma comunque gestito da persone<br />

che personalmente ritengo competenti<br />

e in buona fede). Questo<br />

è il messaggio che trasmetterò ai<br />

miei colleghi e collaboratori più<br />

giovani nel commentare la VQR.<br />

E adesso aspettiamo i risultati della<br />

ASN…<br />

!<br />

L’intervento è tratto da “La Partita<br />

è doppia” Op-ed degli Accademici<br />

AIDEA<br />

di chi ha valutato irrobustisce la<br />

credibilità della valutazione).<br />

Aless<strong>and</strong>ro Carretta, presidente di AIDEA<br />

Nel prossimo numero<br />

• Il rischio di credito: i modelli di<br />

valutazione della probabilità di<br />

default<br />

• Islamic <strong>Finance</strong> in greater China<br />

region: a brief intro<br />

• Italian private equity industry<br />

during the financial crisis: an<br />

BANKING AND FINANCE LAB<br />

periodico bimestrale<br />

Proprietario ed editore<br />

Università di Roma “Tor Vergata”<br />

Via Orazio Raimondo, 18<br />

00173 Roma<br />

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Direttore responsabile<br />

Aless<strong>and</strong>ro Caretta<br />

Direttore editoriale<br />

Daniele Previati<br />

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Autorizzazione del Tribunale di Roma<br />

12<br />

<strong>n.4</strong>50/2007 del 20/09/2007

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