Capitolo II - Dipartimento di Matematica
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28 CAPITOLO 2. MENO PER MENO FA PIÙ<br />
secondo, dovrà pure il quarto essere negativo. Sia positivo il secondo, negativo il<br />
terzo, cioè sia 1,a :: −b, al quarto; dovendo il quarto essere moltiplo del terzo,<br />
come il secondo è moltiplo del primo, ed essendo il secondo, ed il primo positivi,<br />
ed il terzo negativo, non potrà il quarto essere se non negativo. Sieno finalmente<br />
il secondo, ed il terzo negativi, cioè sia 1,−a :: −b, al quarto; essendo il secondo<br />
moltiplo negativo del primo, bisognerà che il quarto sia moltiplo negativo del<br />
terzo; ma il terzo è negativo, e dunque dovrà il quarto essere positivo. ([1], pp.<br />
6-7).<br />
La <strong>di</strong>mostrazione della Agnesi, per quanto originale, lascia un po’ a desiderare<br />
dal punto <strong>di</strong> vista logico in quanto <strong>di</strong>re che, poichè a è multiplo positivo<br />
dell’unità, allora il prodotto <strong>di</strong> a × −b, essendo −b negativo, dovrà esso pure<br />
risultare negativo, sembra presupporreciò che si vuole <strong>di</strong>mostrare. Inoltre, l’uso<br />
<strong>di</strong> proporzionicon termini <strong>di</strong> segni opposti è piuttosto insi<strong>di</strong>oso, come sperimentato<br />
da Leibniz e Johann Bernoulli I nella controversia sui logaritmi <strong>di</strong> numeri<br />
negativi che, però, era appena stata resa <strong>di</strong> dominio pubblico quando apparvero<br />
le Instituzioni. Osserviamo come, al contrario, D’Alembert si servì della<br />
proporzione<br />
1 : −1 :: −1 : 1<br />
proprio per negare l’idea che i numeri negativi fossero minori <strong>di</strong> 0. Commentando<br />
la controversia tra Leibnitz e Johann Bernoulli, d’Alembert ad un certo<br />
punto scrive<br />
Mi sia dunque permesso <strong>di</strong> sottolineare come sia falsa l’idea che talvolta<br />
viene presentata a proposito delle quantità negative, <strong>di</strong>cendo che esse sono sotto<br />
lo 0. Prescindendo dall’oscurità <strong>di</strong> questa idea intesa metafisicamente, coloro<br />
i quali la vorranno refutare grazie al calcolo, potranno accontentarsi <strong>di</strong> questa<br />
proporzione 1 : −1 :: −1 : 1; proporzione reale perché il prodotto degli estremi<br />
è uguale a quello dei me<strong>di</strong> e che dunque 1 −1<br />
−1<br />
= −1 e<br />
1<br />
= −1. Tuttavia se si<br />
pensasse alle quantità negative come al <strong>di</strong> sotto dello zero, 1 sarebbe > −1, &<br />
−1 < 1; così non potrebbe sussistere la proporzione. ([6], p. 201)<br />
Tornando invece a Reyneau, osserviamo che egli dà due <strong>di</strong>mostrazioni successive<br />
della regola, a seconda che i termini del prodotto siano interi o numeri<br />
frazionari.<br />
Infine, non si può tralasciare Eulero che, nel 1770, scrisse un manuale <strong>di</strong><br />
introduzione all’algebra che ebbe una certa fortuna, visto anche il prestigio<br />
dell’autore. Qui Eulero, che aderisce ad una visione newtoniana <strong>di</strong> numero,<br />
introduce i numeri negativi sul modello economico dei debiti contrapposti ai<br />
cre<strong>di</strong>ti e spiega la genesi dei numeri naturali e degli interi relativi in questo<br />
modo:<br />
I numeri positivi si ottengono aggiungendo 1 a 0, cioè a niente e continuando<br />
ad aumentare in questo modo, sempre <strong>di</strong> una unità. Ecco l’origine dei numeri<br />
che vengono detti numeri naturali; <strong>di</strong> seguito, ecco i primi termini<br />
e via <strong>di</strong> seguito, all’infinito.<br />
0,+1,+2,+3,+4,+5,+6,+7,+8,+9,+10,