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1 - Club Alpino Italiano – Comitato Scientifico Veneto Friulano ...

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Coturnice (fonte B.M.)<br />

Francolino (Ph G.C.)<br />

Gallo forcello (fonte G.C.)<br />

Se mai avete trascorso una notte sotto le stelle sapete che, quando dorme, un misterioso mondo si desta dalla solitudine e dal silenzio.<br />

Allora il canto delle sorgenti si fa più chiaro, gli stagni s’accendono di fiammelle. Tutti gli spiriti della montagna vagano liberamente,<br />

e vi sono nell’aria fruscii, impercettibili rumori, quasi si udissero i rami crescere, l’erba spuntare. Di giorno sono gli esseri a vivere, di<br />

notte vivono le cose. Quando non si è abituati, si ha paura…<br />

Alphonse Daudeta<br />

Pernice bianca (Ph R.Z.)<br />

Gallo forcello (fonte G.C.)<br />

Spioncello (Ph E.S.)


Ph Giulio Compostella<br />

APRILE


Ph Roberto Zanette<br />

Grande gallo della taigà eurasiatica,<br />

irascibile signore delle peccete,<br />

dell’ombra muschiosa<br />

e dei cespuglietti di mirtillo.<br />

(M.Z.)


Ti ho sentito cantare<br />

una volta ed è stato<br />

come udire la voce stessa<br />

del bosco: forse<br />

un grido di strega<br />

o il richiamo di una fata.<br />

Una sorta di incantesimo,<br />

qualcosa di indescrivibile,<br />

che difficilmente potrò,<br />

riprovare.<br />

Gigliola Magrini<br />

S<br />

ono passati più di vent’anni, ma ancora oggi ricordo il mio<br />

primo incontro con il Gallo cedrone. Io ero poco più di un<br />

bambino e lui stava lì immobile e regale, poco lontano da me,<br />

all’ombra di un grosso faggio. All’epoca non avevo la benché<br />

minima idea di che animale fosse, ma rimasi subito affascinato<br />

da quell’uccello straordinario che sembrava portare ancora con<br />

sé i segni di un passato mitico e leggendario. Ho imparato col<br />

tempo a conoscerlo un pò di più, ma da allora, ogni volta che<br />

lo incontro (purtroppo sempre meno), non ho smesso di guardarlo<br />

con gli occhi di un “bambino”.<br />

Etimologia. L’etimologia del suo nome scientifico, Tetrao urogallus,<br />

è incerta: il termine “Tetrao” deriverebbe dal verbo<br />

greco “tetrazo” che significa io schiamazzo-faccio rumore.<br />

“Urogallus” potrebbe indicare invece un gallo dalle grosse dimensioni.<br />

L’Uro, infatti, era un leggendario ed imponente bovide<br />

che popolava un tempo alcune regioni europee. Il nome<br />

italiano sembra invece derivare da “cedro”, nome utilizzato una<br />

volta per chiamare le conifere.<br />

Origini. La sua presenza nel continente euroasiatico risale per<br />

lo meno al Pleistocene, periodo in cui si verificarono quattro<br />

glaciazioni ed un conseguente spostamento della vegetazione<br />

e della fauna dalle latitudini settentrionali a quelle meridionali.<br />

Anche i tetraonidi compirono<br />

IL GALLO CEDRONE<br />

IL SIGNORE DEI BOSCHI<br />

disegno di Marta da Stalliviere<br />

questi spostamenti alla ricerca di<br />

ambienti più favorevoli. Circa<br />

12.000 - 15.000 anni fa, con il regresso<br />

delle nevi, le zone meridionali<br />

erano ormai diventate<br />

troppo calde e gli animali iniziarono<br />

a tornare verso<br />

nord. Il gallo cedrone, durante<br />

questa marcia, ha<br />

trovato nei rilevi montani<br />

dell’Europa meridionale<br />

clima e vegetazione<br />

ideali per la propria sopravvivenza.<br />

Alcuni resti fossili dei<br />

tetraonidi sono stati<br />

rinvenuti nelle celebri<br />

grotte dei Pirenei francesi<br />

di Poron de Cuèches,<br />

Gourdan, Lorthet, Arudy,<br />

Mas d’Azil, abitate nel<br />

Quaternario postwürmiano<br />

dai cacciatori<br />

di mammut.<br />

Qui vennero trovati anche utensili con raffigurazioni di gallo cedrone,<br />

come corna di renna o impugnature di lance.<br />

Le parate nuziali. Non si può non rimanere affascinati dalla


magica atmosfera che si respira quando ad aprile, alle prime<br />

luci dell’alba si affrontano nell’arena di canto i maschi del gallo<br />

cedrone. Qui, lontano da occhi indiscreti, e si spera da ogni disturbo<br />

antropico, si ripete ogni anno un rito antico per sancire<br />

il diritto ad accoppiarsi. I terreni per le parate, che di solito si trovano<br />

su pendii in luoghi elevati o in prossimità di una cresta,<br />

non vengono scelti casualmente. Le stesse arene, che normalmente<br />

occupano un ettaro, vengono spesso utilizzate per<br />

anni, a volte anche per decenni consecutivi. Normalmente nelle<br />

arene italiane si contano da 1 a 2 maschi, anche se localmente<br />

il numero può essere maggiore.<br />

Già nel tardo inverno, quando il piumaggio ha raggiunto il massimo<br />

splendore cromatico e le caruncole sono diventate di un<br />

colore rosso-acceso, i maschi iniziano a raggiungere i territori di<br />

parata. I soggetti dominanti tendono a conquistare il centro,<br />

mentre quelli più giovani occupano le aree marginali. Se un maschio<br />

vuole conquistare un punto già occupato da un altro contendente,<br />

inizia ad ingaggiare con il rivale un duello ritualizzato<br />

che in caso di parità può sfociare in scontri violenti. All’inizio i<br />

due cedroni si fronteggiano al suolo assumendo una caratteristica<br />

postura: penne del collo e del mento erette, coda spiegata<br />

a ventaglio e tenuta quasi verticale, ali abbassate e chiazza<br />

bianca della spalla in evidenza. I maschi avanzano quindi l’uno<br />

contro l’altro, abbassando ripetutamente la testa, ed emettendo<br />

con un inchino un suono forte e gutturale della durata di<br />

un secondo “koor-keer-koor”. Appena i due maschi sono molto<br />

vicini fanno alcuni inchini per studiarsi e si scambiano dei colpi<br />

di becco. Se terminato questo primo confronto l’intruso non si<br />

allontana, si arriva allo scontro vero e proprio con furiosi colpi<br />

di becco e di ala. Al termine del combattimento che normalmente<br />

non supera i due minuti, il maschio perdente si ritira malconcio<br />

incalzato dal vincitore. L’epoca di canto, vero e proprio,<br />

inizia a fine marzo - inizi di aprile e dura generalmente da 3 a 4<br />

settimane. I primi ad iniziare sono i maschi più vecchi seguiti,<br />

una decina di giorni dopo, da quelli più giovani.<br />

Il tetraonide canta generalmente da un vecchio abete o larice,<br />

che raggiunge appena dopo il tramonto e vi trascorre la notte<br />

al riparo dai predatori.<br />

Sebbene possa cantare in modo irregolare anche di notte, nascosto<br />

dall’oscurità, la tipica parata si svolge dalle prime ore<br />

del giorno fino al sorgere del sole, aumentando di durata nei<br />

giorni che precedono l’accoppiamento. Il canto amoroso mattutino<br />

si divide in tre fasi distinte: la prima consiste in un metallico<br />

“tech…tech…” emesso con frequenti pause, volgendo<br />

la testa ora a destra ora a sinistra.<br />

Nella seconda fase in cui il gallo alza la coda a ventaglio e tiene<br />

le ali abbassate, le pause si accorciano finché il canto diviene<br />

veloce e continuativo, convertendosi poi in un trillio forte e veloce<br />

che termina dopo pochi secondi con un sonoro “toch”.<br />

Segue poi la terza ed ultima fase in cui il gallo cedrone, tenendo<br />

il becco aperto, emette uno strano suono che dopo tre secondi


termina come troncato da una “t”. Durante quest’ultima strofa<br />

l’animale diventa completamente sordo per l’inturgidirsi di una<br />

piega cutanea situata nella parte posteriore del meato uditivo<br />

e la contrazione del muscolo depressore della mandibola che<br />

chiude le pareti del canale auricolare. Dopo un paio di ore di<br />

esibizioni sull’albero la parata canora continua al suolo dove assume<br />

una caratteristica postura: il collo è tenuto eretto, le<br />

penne del mento formano una sorta di barbetta, il becco viene<br />

puntato in alto, la coda è aperta a ventaglio, mentre le ali sono<br />

abbassate mostrando così la macchia bianca sulla spalla. Intanto,<br />

tra un richiamo e l’altro, compie una solenne marcia, che<br />

Gallo cedrone femmina (Ph Giulio Compostella).<br />

da lenta diviene sempre più veloce, o si esibisce in salti e voli<br />

con fragorosi battiti di ala. Le femmine che già nei primi giorni<br />

fanno capolino sull’arena, diventano man mano più confidenti<br />

nei confronti del maschio dominante fino a concedersi per l’accoppiamento.<br />

Un maschio può unirsi nello stesso giorno con più femmine o<br />

con la stessa ripetutamente, anche per diverse giornate. Le<br />

femmine terminato l’accoppiamento abbandonano i luoghi della<br />

parata, mentre i maschi iniziano a ridurre l’impegno canoro,<br />

smettendo di cantare del tutto tra fine maggio e inizio giugno.<br />

PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO)


39. GALLO CEDRONE<br />

Nome scientifico<br />

Tetrao urogallus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Galliformi<br />

Famiglia Tetraonidi<br />

CARATTERISTICHE:<br />

Dimensioni<br />

Lunghezza totale: 75-95 cm (M); 58-68 cm (F).<br />

Apertura alare 87-125 cm.<br />

Coda<br />

28-35 cm (M); 16-20 cm (F).<br />

Becco<br />

2,8-3,6 cm (M); 1,9 - 2,3 cm (F).<br />

Peso Maschio: 2600-500 gr; Femmina: 1595-2500 g.<br />

Aspetto<br />

Il maschio di gallo cedrone, caratterizzato da un aspetto massiccio, è grigio scuro, con il<br />

dorso e le ali più marroni, e la parte alta del petto attraversata da una larga fascia color<br />

verde bottiglia con riflessi metallici. Presenta una macchia bianca sulla spalla, una fascia<br />

bianca sui fianchi ed una sottile barra caudale, anch’essa bianca. Il becco è chiaro e l’occhio<br />

scuro è ricoperto da un rivestimento cutaneo nudo e papilloso color rosso-vivo, appena<br />

accennato nella femmina. La femmina, di dimensioni più piccole, sopra è marrone<br />

con una fine barratura nera, grigia e fulva. Sotto invece è color crema con barre nere e<br />

ruggine ed un’ampia macchia arancione sul petto. La coda color ruggine è rotonda e barrata,<br />

mentre il becco è grigio scuro. Il maschio inizia la muta in maggio, mentre la femmina<br />

comincia tra fine maggio e primi di luglio. Il cambio del piumaggio che avviene in<br />

modo graduale e progressivo è ultimato tra settembre e ottobre.<br />

Canto<br />

Tracce sul suolo<br />

Raspature<br />

Impronte<br />

Fatte<br />

Il maschio esaurisce gran parte del proprio repertorio vocale nelle parate canore. Occasionalmente<br />

emette dei suoni rauchi o un “krek-krekek” quando è in stato di allarme.<br />

Anche la femmina raggiunge il suo apice vocale in primavera: il suo richiamo nelle arene<br />

è un chiocciare nasale ed eccitato “cook-cook” d’intensità, ritmo e timbro variabile.<br />

Emette un ripetuto “co-co-cok” per richiamare la nidiata e uno “york-york” quando questa<br />

è in pericolo. Il pulcino emette invece un lamentoso “siuu-siuu”.<br />

Razzolando il gallo cedrone imprime qua e là nel bosco segni di raspature. Per allontanare<br />

i parassiti dal piumaggio effettua bagni di terra e sabbia che appaiono come depressioni<br />

sulla terra mossa, in cui si possono rinvenire anche alcune piume.<br />

L’orma che il maschio imprime sul terreno è lunga da 10 a 12 cm e larga da 7 a 11 cm;<br />

quella della femmina è invece più piccola di un terzo. Il dito interno e quello esterno sono<br />

molto divaricati rispetto a quello in mezzo, formando tra loro un angolo di 150-160°.<br />

Ingerendo una grande quantità di cibo vegetale povero di sostanze nutritive, l’uccello<br />

produce una notevole quantità di escrementi, rinvenibili generalmente sotto l’albero dove<br />

passa la notte o canta. Le fatte, consistenti al tatto, hanno forma cilindrica leggermente<br />

arcuata con una lunghezza che varia da 4 a 8 cm ed un diametro che si aggira tra 1-1,3<br />

cm. Il colore e la consistenza dipendono dal tipo di alimentazione.<br />

HABITAT<br />

ALIMENTAZIONE<br />

Ph Giulio Compostella<br />

Nidifica in vasti complessi forestali di conifere, puri o misti a latifoglie (abete rosso, abete<br />

bianco, larice, pino silvestre e faggio) con particolare predilezione per i boschi maturi, disetanei,<br />

freschi, con presenza di radure ed un fitto sottobosco in cui crescono arbusti a<br />

bacche, specialmente il mirtillo nero; posti su pendii accidentati non soggetti a disturbo<br />

antropico. Nella zona prealpina può occupare boschi quasi puri di latifoglie (faggete).<br />

Sulle Alpi abita il bosco tra i 700 ed i 2000 metri.<br />

Durante l’inverno, periodo in cui sosta prevalentemente appollaiato su gruppi di conifere,<br />

si nutre soprattutto di aghi e germogli di conifere. Predilige le aghi del pino silvestre,<br />

ma non disdegna quelle dell’abete rosso, dell’abete bianco e alle quote più alte<br />

quelle del pino cembro. In primavera invece la dieta diventa più ricca: i cedroni ricercano<br />

germogli e fiori di larice, getti di mirtillo nero, foglioline di ontano verde, le parti novelle<br />

degli arbusti e particolarmente appetite sono le gemme e le foglie del faggio. In estate<br />

le femmine, occupate ad allevare la prole, necessitano di un maggior numero di proteine<br />

e si nutrono pertanto di una gran quantità di insetti. Gli insetti sono anche alla base dell’alimentazione<br />

dei nuovi nati. La dieta delle femmine viene poi integrata con mirtilli neri<br />

e rossi ed altre essenze vegetali. I cedroni adulti non disdegnano neppure le fragole, i<br />

lamponi, le bacche di ribes, i mirtilli, l’uva ursina, il ginepro e la rosa canina, parti di gra-


minacee, ciperacee, leguminose, apici e fiori di erica e rododendro. In autunno mangia<br />

prevalentemente mirtilli e uva ursina.<br />

RIPRODUZIONE Come abbiamo già visto l’accoppiamento avviene in aprile dopo una caratteristica parata<br />

nuziale che garantisce ai galli cedroni dominanti la possibilità di accoppiarsi. La deposizione<br />

delle uova inizia normalmente da metà aprile a metà maggio, su un terreno<br />

Estate Inverno<br />

4000<br />

ben nascosto ai piedi di una pianta, tra i cespugli, vicino ad un masso o ad un albero caduto,<br />

nei pressi o distante dall’arena di canto. Il nido viene collocato in una lieve depressione<br />

del terreno, guarnito con qualche foglia secca, con qualche ago di conifera<br />

3000<br />

oppure con steli d’erba o piume. La femmina depone da 5 a 10 uova color bianco-gialliccio<br />

con macchie marroni che misurano mediamente 57x42 mm e pesano una cinquantina<br />

di grammi. Proverbiale è l’attenzione della femmina nella difesa della prole,<br />

2000<br />

utilizzando per lo scopo diverse strategie come rimanere immobile, reagire con colpi di<br />

1000<br />

becco o attirare dietro di sé il predatore fingendosi ferita. In giugno, dopo 24-28 giorni<br />

di incubazione, le uova si schiudono. Verso la fine dell’estate i giovani diventano sempre<br />

più indipendenti ed in autunno si allontanano definitivamente dalla famiglia. Riuniti<br />

300<br />

in gruppi formati da individui dello stesso sesso i giovani cercano nuovi territori dove<br />

passare insieme l’inverno.<br />

IBRIDI<br />

In natura, anche se raramente, si può verificare l’accoppiamento tra esemplari di gallo<br />

cedrone e di gallo forcello. Si tratta generalmente di femmine di gallo cedrone che, in<br />

assenza di maschi della propria specie, possono accoppiarsi appunto con un maschio<br />

di gallo forcello, L’ibrido che ne nasce, chiamato tetraone mezzano, anche se probabilmente<br />

è sterile, rimane comunque escluso “socialmente” dalle arene di canto.<br />

PREDATORI<br />

Tra i suoi potenziali predatori c’è soprattutto la volpe che rappresenta un pericolo non<br />

solo per la femmina che cova, ma anche per le uova, per i pulcini e per i giovani inesperti.<br />

Per i maschi adulti rappresenta invece un pericolo concreto solo durante il periodo<br />

degli amori. La martora può predare femmine in cova e pulcini e grazie alla sua<br />

abilità di arrampicarsi sugli alberi può sorprendere il gallo cedrone anche sui rami. I pulcini<br />

e le uova possono essere mangiati anche da altri mustelidi come la faina, la donnola<br />

e l’ermellino. Per non essere facile preda dei rapaci, l’urogallo tende a nascondersi<br />

tra i rami delle conifere. L’aquila reale è in grado di cacciare un gallo cedrone, anche se<br />

la possibilità di incontro tra le due specie non è così frequente. Se la poiana e l’astore<br />

sono una minaccia solo per i pulcini, coraggiosamente difesi dalla madre, lo sparviere<br />

può predare anche gli adulti che per scampare al pericolo restano immobili tra i rami.<br />

Al calare della notte una ulteriore minaccia è rappresentata dal temibile gufo reale.<br />

LONGEVITÀ<br />

E MALATTIE Se in cattività può raggiungere i 16 anni, in natura difficilmente riesce a superare i 6-9<br />

anni. Le malattie che colpiscono il gallo cedrone sono le infestazioni da nematodi (vermi<br />

cilindrici che si prendono attraverso l’ingestione delle loro uova), da cestodi (la trasmissione<br />

avviene tramite ingestione di piccoli invertebrati che ospitano al loro interno<br />

le larve dei cestodi), le coccidiosi (i cocidii penetrano nelle cellule della mucosa dell’intestino<br />

tenue o del cieco), e gli ectoparassiti presenti sul piumaggio.<br />

CONSERVAZIONE Minacce per la conservazione della specie sono provocate dalla distruzione, trasformazione<br />

e frammentazione dell’habitat, dall’utilizzo di tecniche selvicolturali inadeguate,<br />

dall’apertura di nuove strade forestali, dalla costruzione di teleferiche, linee elettriche<br />

ed impianti di risalita, dal prelievo venatorio, dalle uccisioni illegali e dagli atti di bracconaggio,<br />

dal disturbo antropico durante le fasi di canto e nidificazione.<br />

DISTRIBUZIONE<br />

IN ITALIA<br />

Specie politipica a distribuzione eurosibirica boreoalpina, in Italia è sedentaria e nidificante<br />

sulle Alpi centrali e orientali. La sua distribuzione frammentaria con ampi vuoti di<br />

areale, è più omogenea in Trentino Alto Adige, <strong>Veneto</strong> e Friuli Venezia Giulia, mentre si<br />

mostra più discontinua in Lombardia. L’areale storico di nidificazione non presenta sostanziali<br />

differenze nei settori centrali e orientali. Si è assistito nei primi decenni del Novecento<br />

ad una progressiva contrazione di areale con conseguente rarefazione che ha<br />

portato all’estinzione della specie sulle Alpi occidentali, dove gli ultimi individui sono stati<br />

rilevati negli anni trenta con presenze occasionali fino a metà anni Cinquanta. Nelle Alpi<br />

Marittime l’ultima segnalazione risale al 1880. La popolazione di gallo cedrone alla fine<br />

degli anni novanta era stimata tra i 6.000 e gli 8.000 individui, con un rapporto maschifemmine<br />

nelle arene di canto in genere di 1:1-1,6.<br />

PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO)


D I C O N O D I M E<br />

È alla fine di aprile che aumentano gli ormoni e i<br />

galli, con le sopracciglia rosse e nude, si apprestano<br />

a scegliere le arene, i luoghi di canto, per attrarre<br />

l’attenzione delle femmine. Nella spettacolare parata<br />

nuziale i maschi aprono a ventaglio la coda nera<br />

e fanno la ruota, erigono le penne della barba, a<br />

volte anche quelle verdi lucenti del collo e abbassano<br />

le ali. È allora che le femmine cominciano ad<br />

arrivare. Prima si appoggiano sui rami di alberi vicini,<br />

poi scendono sul terreno: un rituale che comincia<br />

all’alba e può protrarsi fino alle prime ore<br />

della mattinata, anche verso le nove. Ma guai se arriva<br />

un altro maschio ed entra in competizione con<br />

quello dominante. Inizia un combattimento in cui i<br />

galli si affrontano faccia a faccia e combattono con<br />

le zampe a colpi di arpione giungendo anche a ferirsi.<br />

Una lotta che dura qualche minuto fino a<br />

quando chi ha la peggio è costretto ad allontanarsi.<br />

Può capitare che quando un gallo cedrone è in parata,<br />

ti possa saltare addosso perché difende il territorio<br />

da tutti, ed è più probabile che attacchi verso<br />

valle, visto che a monte gli è più difficile spiccare il<br />

volo.<br />

Mario Barito (Sulle tracce dello scoiattolo)<br />

È in assoluto, secondo me, l’uccello che maggiormente<br />

esprime il mistero, la bellezza solenne e la malinconia<br />

degli habitat di alta montagna è il gallo cedrone.<br />

Questi incredibili tetraonidi appartengono a popolazioni<br />

isolate, relitti di un gruppo di uccelli che prosperò nelle<br />

taighe glaciali e che è rimasto confinato nelle nostre foreste<br />

alpine.<br />

Essi hanno lo stesso valore paleozoologico delle pitture<br />

rupestri dei bisonti nelle grotte preistoriche.<br />

Con la piccola differenza che i galli cedroni però sono vivi.<br />

Daniela Castellani (Il popolo dell’aria)<br />

…Era ancora notte fonda quando sentii<br />

i primi versi del re, era sul suo trono,<br />

lassù in alto, verso la metà del vecchio<br />

larice vicino alla radura. Il gallo arrivò<br />

nell’arena quando il cielo incominciava<br />

a sbiadire, poi fu tutto un correre in cerchio,<br />

uno sbattere le ali, un susseguirsi<br />

di passi lenti, calcolati e fermati a mezz’aria.<br />

Il collo era gonfio e proteso verso<br />

il cielo, il becco si apriva a scatti e spandeva<br />

intorno faticosi e indefinibili suoni<br />

per gridare la primavera alla femmine.<br />

Le penne erano tutte spalancate per<br />

riempire l’arena di forza, armonia e bellezza.<br />

Giancarlo Ferron<br />

(Ho visto piangere gli animali)<br />

L’urogallo è per i boschi ricchi<br />

di più specie legnose, maturi,<br />

con fustaie vecchie, con qualche<br />

radura. E poi vuole silenzio e<br />

pace. Ora tutto questo lo si è capito<br />

e gli operatori forestali ne<br />

stanno tenendo conto lasciando<br />

per lui delle macchie il più possibile<br />

naturali, e in certi luoghi,<br />

anche da noi, se ne stanno vedendo<br />

i risultati. Dalle mie parti<br />

i cacciatori hanno convenuto tra<br />

di loro, anche se la legge nazionale<br />

lo consente, di non cacciarlo<br />

più almeno fino alla sua<br />

sicura ripresa.<br />

Mario Rigoni Stern<br />

(Il libro degli animali)<br />

“Il fenomeno dell’arena in un certo senso è uno spettacolo che alcune specie mettono in atto per<br />

motivi sessuali. Prendiamo per esempio l’arena dei combattenti. I maschi [di questi caradriformi]<br />

nella loro bella e variabile livrea nuziale, fanno la parte dei gladiatori in un rifacimento del circo degli<br />

antichi romani. Sì, se vedete l’arena dei combattenti, vi dà proprio quell’impressione, con gli uccelli<br />

che combattono battaglie altamente ritualizzate, ciascuno mantenendo una sua ben precisa posizione.<br />

Perchè l’arena (uno spazio ben riconoscibile per l’erba tutta calpestata) è suddivisa in tante<br />

“corti”, piccoli territori individuali ciascuno proprietà di un maschio diverso. Le femmine, attratte<br />

dall’incruenta tenzone, passano da una corte all’altra, esercitando lì le loro scelte sessuali.”<br />

Danilo Mainardi (Lo zoo aperto)


GIOVEDI<br />

VENERDI<br />

SABATO<br />

DOMENICA<br />

LUNEDI<br />

MARTEDI<br />

MERCOLEDI<br />

GIOVEDI<br />

VENERDI<br />

SABATO<br />

DOMENICA<br />

LUNEDI<br />

MARTEDI<br />

MERCOLEDI<br />

GIOVEDI<br />

VENERDI<br />

SABATO<br />

DOMENICA<br />

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GIOVEDI<br />

VENERDI<br />

SABATO<br />

DOMENICA<br />

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MERCOLEDI<br />

GIOVEDI<br />

VENERDI<br />

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APRILE 2010


39. GALLO FORCELLO<br />

FAGIANO DI MONTE<br />

Nome scientifico<br />

Tetrao tetrix<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Galliformi<br />

Famiglia Fasianidi<br />

Caratteristiche. Lungo dai 40 (femmina) ai 55 cm (maschio), possiede un’apertura alare di 65-80 cm e un peso variabile dai<br />

750 ai 1750 g. Il maschio ha un caratteristico piumaggio nero-blu brillante, la coda a forma di lira con evidente sottocoda<br />

bianco, una barra bianca sulle ali (visibile in volo) e il margine anteriore dell’ala bianco vicino al corpo. La femmina, notevolmente<br />

più piccola e di colore bruno, si distingue da quella del gallo cedrone per le dimensioni inferiori, per il peso che non<br />

presenta sfumature arancioni e per la coda piatta e biforcuta quando si alza in volo. I giovani sono simili alla femmina. Vola<br />

con rapidi battiti alari alternati a scivolate e quando spicca il volo frulla rumorosamente. Si posa abbastanza spesso sugli alberi,<br />

soprattutto in autunno ed in inverno.<br />

Habitat e diffusione. Sedentario in tutto il suo areale, in montagna frequenta la fascia intorno al limite superiore della vegetazione<br />

arborea (pascoli e mughete), in pianura le vaste zone paludose, le brughiere ed i boschi radi. Nidifica dall’Europa<br />

settentrionale fino all’Asia orientale, localmente in Gran Bretagna, in Europa centrale (dove è in notevole regresso) ed in quella<br />

orientale. In Italia è nidificante nelle Alpi tra i 700 e i 2300 m di quota, a distribuzione ristretta e a presenza diffusa in aree<br />

non disturbate dal’uomo.<br />

Riproduzione. La femmina costruisce il nido sul terreno, ben nascosto tra la vegetazione. Depone, per una covata annua<br />

che avviene in maggio-giugno, generalmente 7-10 uova dal fondo di colore da giallo-pallido a bruno, con numerose macchie<br />

tra il giallastro e il marrone. La cova prosegue per 26-27 giorni, e i piccoli che ne nascono, nidifughi, sono autosufficienti a<br />

4 settimane, ma rimangono spesso assieme fino all’inverno inoltrato.<br />

Canto e richiamo. Il maschio<br />

durante i corteggiamenti<br />

nelle arene, in<br />

primavera e in maniera limitata<br />

anche in autunno,<br />

emette i noti brontolii e<br />

gorgoglii e dei fischi stridenti.<br />

Nelle Alpi si sentono<br />

fino alla tarda<br />

mattinata i versi dei maschi<br />

che giungono dalle<br />

cime ricoperte di neve.<br />

Le femmine, invece,<br />

chiocciano in modo nasale.<br />

Abitudini e alimentazione.<br />

Poligamo, i due<br />

sessi vivono regolarmente<br />

assieme. Le femmine<br />

si occupano da sole<br />

della cova e dell’allevamento<br />

dei piccoli, mentre<br />

i maschi restano per<br />

quasi tutto l’anno nei<br />

pressi dei luoghi di corteggiamento.<br />

Gli apici dei<br />

corteggiamenti cadono<br />

in primavera (aprile-maggio).<br />

Diversi maschi, normalmente<br />

2-3, (anche 40<br />

a seconda della popolazione)<br />

si radunano prima<br />

dell’alba nell’arena di corteggiamento,<br />

tenendosi<br />

Ph Robero Zanette<br />

ad una certa distanza<br />

l’uno dall’altro per difendere<br />

i propri minuscoli territori. Spiegano le penne nere della coda che contrastano con il sottocoda bianco e, tenendo il corpo<br />

proteso in avanti, emettono una specie di borbottio. Stazionano su piccoli rialzi o avanzano a piccoli passi, spesso in cerchio.<br />

Tra i tipici suoni fischianti, si minacciano vicendevolmente giungendo a volte a dei veri e propri combattimenti. I corteggiamenti<br />

possono durare delle ore. Le femmine arrivano nelle arene senza dare nell’occhio e, camminando, vanno nei territori<br />

delimitati dai maschi; quelli che tengono il centro dell’arena riescono così ad accoppiarsi più facilmente. Si cibano principalmente<br />

di vegetali che variano a seconda della stagione (germogli, gemme, foglie, aghi di conifere e, soprattutto, bacche),<br />

ma anche di piccoli insetti (soprattutto i pulcini).<br />

Curiosità. Con la distruzione delle paludi alte e basse delle pianure del centro Europa si è verificato un notevole regresso<br />

del gallo forcello, oggi disturbato anche nelle poche aree integre rimaste. I maschi non sono in grado di distinguere le femmine<br />

della propria specie da quelle di altri galliformi simili, mentre le femmine riconoscono i maschi. Numerosi sono quindi<br />

gli ibridi che ne nascono. In inverno si rifugia abitudinariamente sotto la neve per evitare perdite caloriche.<br />

LUCA DE BORTOLI (ON - CAI BELLUNO)


41. PERNICE BIANCA<br />

Nome scientifico<br />

Lagopus mutus<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Galliformi<br />

Famiglia Tetraonidii<br />

Caratteristiche. A prima vista i due sessi sono molto simili per piumaggio e dimensioni. La pernice bianca è grande più o<br />

meno come un piccione, con un’apertura alare di circa 60 cm ed un peso che può variare dai 400 ai 600 grammi. La livrea<br />

del galliforme è in continua evoluzione durante tutto il corso dell’anno, in modo da risultare sempre perfettamente mimetica<br />

alle condizioni che presenta il suo ambiente di vita. È questo uno dei più mirabili adattamenti di cui l’evoluzione naturale<br />

ha dotato l’animale, per permettergli di vivere in ambienti aperti e poveri di nascondigli. Durante l’inverno, per circa 100<br />

giorni, la pernice presenta un piumaggio completamente bianco, con piume molto sviluppate anche sulle zampe; l’unica parte<br />

del corpo che non cambia colore è la coda, che rimane nera, ma che è visibile solo quando l’animale è in volo. In primavera<br />

il tetraonide perde la sua colorazione candida per assumere la livrea nuziale. Il maschio presenta sul dorso, sul petto e sui<br />

fianchi una colorazione molto scura, con addome bianco e caruncole rosse evidenti sopra gli occhi. La femmina si ricopre<br />

di un piumaggio piuttosto mimetico (bruno barrato di nero), che le permette di essere praticamente invisibile quando è<br />

ferma a terra per la cova; al massimo si intravvedono le penne remiganti primarie delle ali, bianche. In estate poi, sia maschi<br />

che femmine, assumono una colorazione grigio-brunastra sul dorso, sul petto e sui fianchi, con singole piume bianche,<br />

mentre l’addome e le remiganti primarie restano bianche tutto l’anno. In autunno il piumaggio viene nuovamente cambiato<br />

con gradualità, aumentando le piume bianche sino ad essere nuovamente bianco nel periodo invernale. Nonostante ci siano<br />

poche differenze, come detto, tra i due sessi, osservando bene gli esemplari c’è una caratteristica che differenzia sempre<br />

i maschi dalle femmine e cioè una barra di piume nere che parte dal becco (scuro e leggermente incurvato) e termina subito<br />

dietro all’occhio. Questa caratteristica è molto più evidente in inverno, quando spicca sul candido piumaggio dell’uccello<br />

Habitat e diffusione. Il suo ambiente di vita è quello della tundra<br />

alpina, dei pascoli primari ricchi di affioramenti rocciosi,<br />

Ph Roberto Zanette<br />

delle creste sommitali, degli sfasciumi. Vive quindi solo al di<br />

sopra del limite superiore delle foreste a quote che variano tra<br />

i .000 e i 3000 metri e oltre, con una fascia più frequentata tra<br />

i 2300-2800 metri.<br />

Riproduzione. Il periodo degli amori si ha nella tarda primavera,<br />

quando si formano le coppie ed il maschio effettua le<br />

parate nuziali, prima per attirare l’attenzione delle femmine,<br />

poi per conquistare i favori di una di esse, con cui si riprodurrà.<br />

La cova, che inizia a giugno, è a carico della sola femmina,<br />

mentre il maschio resta in zona per difenderla in caso<br />

di pericolo. Dopo circa 26-28 giorni nascono i piccoli, già in<br />

grado di seguire la madre e nutrirsi da soli. La madre li scalda<br />

e li conduce alla pastura, mentre il maschio abbandona la<br />

zona e sale più in alto raggruppandosi ad altri individui.<br />

Verso. Abbastanza silenziosa, ma in caso di necessità, per<br />

segnare il territorio e nel periodo degli amori, emette un<br />

verso caratteristico, forte e rauco, che assomiglia ad una<br />

“raccoeta” (dialetto veneto) o raganella (strumento in legno a manovella). La femmina comunica con i piccoli con una varietà<br />

di suoni più articolata.<br />

Abitudini e alimentazione. La pernice è un animale sociale che nel corso dell’anno spesso si associa ad individui della<br />

stessa specie. Nel periodo degli amori invece diviene monogama, formando coppie che difendono attivamente un territorio.<br />

Essa si nutre quasi esclusivamente dei vegetali che crescono in alta quota. I piccoli, nelle prime settimane di vita, hanno<br />

una dieta più ricca di proteine, attraverso la cattura di insetti nei pascoli. L’apparato digerente del galliforme è molto specializzato,<br />

dotato di due lunghi intestini ciechi, che gli permettono di digerire ed assimilare nutrimento da alimenti poverissimi<br />

e il più delle volte legnosi.<br />

I principali alimenti assunti consistono principalmente in germogli e foglioline di diverse specie di salici nani, rametti, foglie<br />

e bacche di ericacee (es. mirtillo nero, falso mirtillo, uva orsina, brugo, azalea nana, rododendro nano), timo serpillo, camedrio<br />

alpino e altri pulvini, oltre a diverse specie di graminoidi.<br />

Curiosità. La pernice bianca è arrivata alle nostre latitudini durante le grandi glaciazioni del Quaternario (l’ultima delle quali<br />

è stata quella Würmiana, terminata circa 10.000 anni fa) e si è poi insediata sulle Alpi, dove continua anche oggi a vivere.<br />

Durante i periodi glaciali, gli areali settentrionali del globo in cui essa viveva sono stati ricoperti interamente dai ghiacci, così<br />

che, insieme ad altri animali oggi definiti “relitti” (tra cui la lepre variabile, gli altri tetraonidi, il picchio tridattilo, la civetta nana<br />

ecc.), dovette scendere verso Sud, seguendo il lento ed inesorabile spostamento del suo habitat, arrivando in migliaia di anni<br />

sino alle nostre latitudini. In quel periodo infatti le Alpi erano coperte dai ghiacci, mentre la zona dove oggi si trova la Pianura<br />

Padana presentava l’ambiente adatto per la pernice, che è sostanzialmente quello della tundra. Successivamente, con<br />

la fine delle glaciazioni ed il ritiro dei ghiacci, l’ambiente adatto si spostò nuovamente verso Nord e verso le quote più alte<br />

delle Alpi. Gli esemplari che si stabilizzarono sulla catena alpina si può dire siano stati “ingannati” nel loro ritiro verso la patria<br />

d’origine dalle opportunità offerte dalle Alpi, dove rimasero isolati dalla popolazione di origine e tuttora riescono a vivere<br />

e riprodursi. La grande specializzazione della pernice alla vita in condizioni estreme, oltre che predisporla di un piumaggio<br />

folto perfettamente isolante (ogni singola piuma di contorno alla base ne presenta un’altra più piccola), l’ha dotata anche di<br />

piume che ricoprono le narici, in modo da riscaldare l’aria inspirata. Analizzando il suo nome scientifico notiamo inoltre che<br />

Lagopus significa “piede di lepre”, perchè le sue zampe ricordano quelle della lepre, essendo caratterizzate dall’essere<br />

completamente ricoperte di piume che le permettono di deambulare efficacemente sulla neve proteggendo gli arti dal<br />

freddo. Altra caratteristica è quella di passare in inverno molto tempo in buche scavate nella neve o lasciarsi ricoprire dalle<br />

nevicate, in modo da disperdere meno calore e ripararsi durante le rigide notti invernali.<br />

DAVIDE BERTON (ON - CAI CAMPOSAMPIERO)


APRILE 2010<br />

42. COTURNICE<br />

Caratteristiche. Uccello dell’ordine dei galliformi,<br />

la coturnice ha le dimensioni di un piccione domestico,<br />

corporatura tozza, ali corte e arrotondate.<br />

Lunghezza variabile tra 32 e 38 cm, ha un’apertura<br />

alare compresa tra 45 e 53 cm con un peso<br />

che oscilla tra i 400 e 800 gr. Il piumaggio presenta<br />

una colorazione prevalentemente grigia,<br />

con barrature gialle e nerastre sui fianchi. La parte<br />

superiore è grigia sfumata di bruno, con sopraccigli<br />

neri che scendono ai lati del collo fin nella<br />

parte superiore del petto, il collo e le guance sono<br />

bianche. La parte inferiore è grigia, con barrature<br />

chiare e scure sui fianchi. Il piumaggio cosi formato<br />

risulta mimetico quando si nasconde tra<br />

erbe e sassi negli ambienti dove vive. Il becco e<br />

le zampe (dotate di<br />

speroni nei maschi)<br />

sono rosso corallo<br />

cosi come una sottile<br />

linea intorno agli<br />

occhi. Negli individui<br />

più giovani, il piumaggio<br />

superiore ha<br />

ombre giallo scuro,<br />

con barrature sui fianchi<br />

irregolari.<br />

disegno<br />

di Valentino<br />

Camiletti<br />

Habitat e diffusione.<br />

Le coturnici vivono in<br />

comunità che possono<br />

contare fino a<br />

qualche decina di individui;<br />

sono stanziali<br />

(compie solo “migrazioni<br />

altitudinali”, spostandosi a quote più basse<br />

nella cattiva stagione). Vivono su versanti montani<br />

aperti, soleggiati e pietrosi con scarsa vegetazione<br />

e solo pochi cespugli isolati di zone collinari e<br />

montane.<br />

Riproduzione. Durante il periodo riproduttivo, le<br />

coturnici vivono al di sopra del limite del bosco<br />

mentre nel periodo invernale possono anche abbassarsi<br />

ad altitudini di 700-800 m. L’accoppiamento<br />

avviene tra maggio e giugno; nidificano in<br />

buche rivestite con erbe secche, muschio e<br />

piume, tra i 1500 e i 2000 metri di quota; alla base<br />

di rocce o cespugli, deponendo in ogni buca da 8<br />

a 11 uova che vengono covate da entrambi gli individui.<br />

I maschi sono molto attivi per difendere<br />

la propria femmina e il proprio territorio. La cova<br />

dura poco più di 3 settimane ed i pulcini (come<br />

Nome scientifico<br />

Alectoris graeca<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Galliformi<br />

Famiglia Fasianidi<br />

nei Tetraonidi) lasciano subito il nido (molto vulnerabile<br />

nei confronti dei predatori) per seguire la<br />

madre alla ricerca del cibo per circa 30 giorni. In<br />

caso di disturbo, la coturnice abbandona la covata,<br />

e ricorre a una nuova deposizione.<br />

Canto e richiamo. Il canto, tipico della coturnice<br />

è molto metallico. All’alba e al tramonto può essere<br />

un prezioso aiuto per localizzare gli esemplari<br />

di questa specie. Il canto è particolarmente intenso<br />

durante il periodo primaverile quando il maschio<br />

lo utilizza per delimitare il suo territorio e<br />

richiamare una femmina per formare la coppia.<br />

Abitudini e alimentazione. Presferisce alimentarsi<br />

all’alba e al tramonto<br />

e si ciba di<br />

bacche selvatiche,<br />

vegetali freschi (foglie,<br />

semi, grani,<br />

erbe, germogli, bacche)<br />

in estate ed autunno;<br />

erbe secche<br />

durante l’inverno,<br />

ma anche invertebrati<br />

come ragni, coleotteri<br />

e larve. Si<br />

può spingere fino ad<br />

altitudini di 3000<br />

metri, dove ricerca<br />

soprattutto gemme<br />

di ginepro e di altri<br />

arbusti alpini, diverse<br />

qualità di bacche<br />

e di semi, erbe e germogli. Le nevicate<br />

invernali le spingono alle quote più basse rimaste<br />

scoperte, anche al limite dei boschi. Il volo della<br />

coturnice è fragoroso e rapido con frequenti battute<br />

d’ala e lunghe planate; corre sul terreno<br />

quando è disturbata e si alza in volo solo se si<br />

sente minacciata da vicino.<br />

Curiosità. Fino al XIX secolo in Italia la si incontrava<br />

anche a basse quote, in ambienti incolti e<br />

sassosi, ma la caccia e la distruzione degli habitat<br />

hanno causato una forte diminuzione della specie,<br />

oggi presente solo sulle Alpi, sull’Appennino<br />

centro-meridionale e in Sicilia, l’unica regione<br />

dove è ancora presente anche al livello del mare.<br />

DAVIDE BERTI<br />

(ON - CAI BASSANO DEL GRAPPA)<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15<br />

G V S D L M M G V S D L M M G


S. 1<br />

GIOVEDÌ<br />

Ugo di G. 6,06<br />

13 . 91 - 274 18,50<br />

VENERDÌ<br />

S. Francesco di P. 6,04<br />

S.<br />

12 13 . 92- 273 18,52<br />

13<br />

SABATO<br />

Riccardo 6,02<br />

13 . 93 - 272 18,55<br />

APRILE 2010<br />

Coturnice<br />

Pasqua<br />

14<br />

DOMENICA<br />

di Risur. 6,00<br />

13 . 94 - 271 18,55<br />

Pernice<br />

bianca<br />

Gallo<br />

forcello<br />

2700 - 2000 m<br />

2000 - 1500 m<br />

2100 - 1600 m<br />

Gallo<br />

cedrone<br />

1600 - 1000 m<br />

Francolino<br />

di monte<br />

Ginepro<br />

1400 - 700 m<br />

Rododendro<br />

Mirtillo<br />

Uva ursina<br />

16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30<br />

V S D L M M G V S D L M M G V


APRILE 2010<br />

S.<br />

15 LUNEDÌ<br />

dell’Angelo 5,58<br />

14 . 95 - 270 18,10<br />

MARTEDÌ<br />

Virginia 5,56<br />

S.<br />

6<br />

14 . 96 - 269 18,58<br />

17<br />

MERCOLEDÌ<br />

Giov. B. de la Salle 5,54<br />

14 . 97 - 268 19,00<br />

43. FRANCOLINO DI MONTE<br />

Nome scientifico<br />

Bonasa bonasia<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Galliformi<br />

Famiglia Tetraonidi<br />

Caratteristiche. Uccello dell’ordine dei galliformi,<br />

lungo circa 35-40 cm e con peso sui 450 grammi: e’<br />

il più piccolo tetraonide delle Alpi. È finemente ornato,<br />

con le parti superiori prevalentemente grigie,<br />

ali marroni e parti inferiori bianche e screziate color<br />

marrone, con frequenti striature più chiare ed appariscenti.<br />

In volo è molto ben visibile anche una barra<br />

nera all’estremità della coda. La femmina ha un piumaggio<br />

screziato sui toni marroni più o meno chiari,<br />

mentre il maschio (di taglia leggermente più grande),<br />

si evidenzia per un ampio sottogola nero bordato di<br />

bianco. Il maschio possiede anche una piccola cresta<br />

di penne erettili mostrata soprattutto durante i<br />

corteggiamenti nuziali.<br />

Habitat e diffusione. L’habitat principale è rappresentato<br />

dai boschi di conifere e latifoglie, in particolare<br />

con presenza di radure con sottobosco di<br />

rododendri e bacche selvatiche. La sua presenza diventa<br />

più probabile nella fascia altitudinale tra i 600<br />

ed i 1400 - 1900 m.<br />

Riproduzione. È un uccello monogamo, le coppie si<br />

formano durante l’inverno e all’arrivo della primavera<br />

sono già insediate nei luoghi di riproduzione. La femmina<br />

tra la metà di aprile e la metà di maggio depone<br />

le uova, in numero molto variabile (da 3 a 12, mediamente<br />

da 5 a 10), in una semplice buca sul terreno rivestita<br />

da piume e fogliame e posta al riparo di un<br />

tronco. La cova dura circa 3 settimane ed i pulcini al<br />

momento della schiusa abbandonano il nido e seguono<br />

la madre alla ricerca di cibo. La femmina alleva<br />

una sola nidiata e i piccoli sono già in grado di<br />

volare dopo due settimane e ancora prima si rifugiano<br />

già sugli alberi per trascorrervi le ore notturne.<br />

La loro dieta nei primi giorni di vita è composta da<br />

insetti e larve, poi sostituiti da bacche, frutti e germogli.<br />

Canto e richiamo. Il richiamo del maschio è un ti-titi-ti-ti<br />

acuto mentre la femmina modula un tettettettettet<br />

più morbido. I richiami, o il frullio delle ali<br />

dell’uccello in volo, sono spesso la sola indicazione<br />

della sua presenza, dato che la timidezza e l’habitat<br />

del bosco fitto lo rendono difficile da vedere.<br />

Abitudini e alimentazione. Si nutre sul terreno, assumendo<br />

prevalentemente vegetali ma talvolta<br />

anche qualche insetto. Il maschio è molto territoriale<br />

e può intraprendere anche violenti scontri per difendere<br />

la propria femmina e il proprio dominio da un<br />

eventuale rivale. Tra i tetraonidi è senza dubbio la<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15<br />

G V S D L M M G V S D L M M G


S.<br />

18<br />

GIOVEDÌ<br />

Dionigi 5,52<br />

14 . 98 - 267 19,02<br />

VENERDÌ<br />

S. Antonio Pavoni 5,50<br />

S.<br />

19 14 . 99 - 266 19,03<br />

10<br />

SABATO<br />

Terenzio 5,48<br />

14 . 100 - 265 19,05<br />

APRILE 2010<br />

Ph Giulio Compostella<br />

In<br />

11<br />

DOMENICA<br />

Albis 5,46<br />

14 . 101 - 264 19,07<br />

specie più arboricola, trascorrendo<br />

buona parte della giornata<br />

sui rami più bassi degli alberi.<br />

Questa strategia gli consente<br />

spesso di sfuggire all’occhio dei<br />

suoi numerosi predatori, principalmente<br />

la volpe, i mustelidi ed i<br />

rapaci.<br />

Curiosità. Unico tetraonide strettamente<br />

monogamo, il francolino<br />

di monte vive in territori difesi<br />

tutto l’anno. Il maschio effettua<br />

delle parate territoriali durante le<br />

quali emette il caratteristico canto<br />

consistente in un fischio acuto. La<br />

sua vita media è di circa 7 anni ed<br />

è un uccello diurno.<br />

DAVIDE BERTI<br />

(CAI BASSANO DEL GRAPPA)<br />

16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30<br />

V S D L M M G V S D L M M G V


APRILE 2010<br />

S.<br />

12 LUNEDÌ<br />

S. Zeno 5,44<br />

15 . 102 - 263 19,08<br />

MARTEDÌ<br />

Martino I 5,42<br />

S.<br />

13<br />

15 . 103 - 262 19,10<br />

14<br />

MERCOLEDÌ<br />

Tiburzio 5,40<br />

15 . 104 - 261 19,11<br />

44. SPIONCELLO<br />

Nome scientifico<br />

Anthus spinoletta<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Passeriformi<br />

Famiglia Motacillidi<br />

Caratteristiche. Piccolo uccello dell’ordine dei Passeriformi,<br />

appartenente al gruppo delle pispole. È<br />

lungo 16-17 cm ed ha un aspetto slanciato, con il<br />

becco piuttosto lungo e le zampe scure; il dito posteriore<br />

è munito di un’unghia molto lunga. La sottospecie<br />

montana in estate ha il petto rosato senza<br />

strie, le parti superiori grigiastre, le timoniere esterne<br />

bianche; d’inverno invece mostra il petto biancastro<br />

striato di bruno e il sopracciglio bianco. Le sottospecie<br />

costiere sono più scure, vagamente olivastre<br />

e con le parti inferiori fittamente striate.<br />

Habitat e diffusione. È presente, con sottospecie<br />

diverse, sia in montagna (A.s. petrosus) che sulle<br />

coste marine (“Spioncello marino”) di quasi tutta<br />

l’Europa. In montagna si trova oltre il limite della vegetazione<br />

arborea. In Italia è comune sulle Alpi e in<br />

vaste zone dell’Appennino; risulta presente anche in<br />

Sardegna. È migratore parziale; sverna in aperta<br />

campagna, nelle zone paludose o fangose, lungo i<br />

corsi d’acqua e sui litorali marini.<br />

Riproduzione. Costruisce il nido nelle crepe delle<br />

rocce e ai fianchi delle scarpate, oppure al suolo fra<br />

l’erba e i sassi; il nido è una coppa di rametti, steli<br />

d’erba secca, muschio, crini. In montagna la deposizione<br />

avviene a partire dalla metà di maggio; vengono<br />

deposte 3-6 uova di color grigio-verdastro, pesantemente<br />

punteggiate di nerastro, spesso con<br />

delle sottili striature nere e un disegno di macchie a<br />

corona in corrispondenza dell’estremità più larga.<br />

L’incubazione è curata unicamente dalla femmina e<br />

dura circa 15 giorni, dopo altri 15 giorni i piccoli lasciano<br />

il nido, nascondendosi fra l’erba e le pietre. Si<br />

hanno due covate l’anno.<br />

Canto e richiamo. Il canto è un sottile tsip, giip o<br />

tsiip-ip; in volo emette una ripetizione di note: vittvitt-vitt-vitt...tritritri...tsiatsiatsia.<br />

Abitudini e alimentazione. È un uccello terrestre.<br />

Durante la stagione riproduttiva, si ciba soprattutto di<br />

insetti (coleotteri, ditteri, larve) e ragni; d’inverno invece<br />

si alimenta con piccoli molluschi, alghe verdi e<br />

semi. Quando un essere umano si avvicina al nido,<br />

si alza in volo cantando.<br />

Curiosità. In tedesco è chiamato Wasserpieper o<br />

Strandpieper, in francese Pipit spioncelle, in inglese<br />

Rock pipit, in spagnolo Bisbita ribereño.<br />

GIUSEPPE BORZIELLO (ON - CAI MESTRE)<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15<br />

G V S D L M M G V S D L M M G


S.<br />

15<br />

GIOVEDÌ<br />

Annibale 5,38<br />

15 . 105 - 260 19,13<br />

VENERDÌ<br />

S. Lamberto 5,37<br />

S.<br />

16 15 . 106 - 259 19,14<br />

17<br />

SABATO<br />

Giacomo da C. 5,35<br />

15 . 107 - 258 19,16<br />

APRILE 2010<br />

S.<br />

18<br />

DOMENICA<br />

Galdino 5,33<br />

15 . 108 - 257 19,17<br />

16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30<br />

V S D L M M G V S D L M M G V


APRILE 2010<br />

S.<br />

19 LUNEDÌ<br />

S. Emma di G. 5,31<br />

16 . 109 - 256 19,19<br />

MARTEDÌ<br />

Adalgisa 5,29<br />

S.<br />

20<br />

16 . 110 - 255 19,20<br />

1<br />

21<br />

MERCOLEDÌ<br />

Anselmo V. 5,28<br />

16 . 111 - 254 19,22<br />

45. BECCACCIA<br />

Nome scientifico<br />

Scolopax rusticola<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Caradriformi<br />

Famiglia Scolopacidi<br />

Caratteristiche. La beccaccia misura fino a 34 cm,<br />

pesa 300-450 g ed ha un piumaggio color foglia<br />

morta, con barre trasversali nere su capo e collo. Gli<br />

occhi sono grandi e collocati molto indietro sulla testa<br />

rotonda, tali da permetterle un campo visivo di quasi<br />

360 gradi. Il becco è lungo 6-8 cm, robusto e arrotondato<br />

all’estremità. Le zampe sono corte e ricoperte<br />

di piumaggio sino al calcagno. L’udito è<br />

particolarmente sviluppato e le cavità auricolari sono<br />

situate, invece che dietro gli occhi come in tutti gli<br />

uccelli, sotto e un po’ davanti agli occhi e sono protette<br />

dal piumaggio. Ha un’andatura lenta e strisciante<br />

in quanto cammina con passi brevi e dorso<br />

incurvato. Per i lunghi spostamenti utilizza il volo, nel<br />

quale è agilissima. È dotata di sensi molto acuti e<br />

sfrutta spesso il colore mimetico del piumaggio per<br />

nascondersi al minimo segnale di pericolo, accovacciandosi<br />

contro il suolo.<br />

Habitat e diffusione. È diffusa in tutta l’Europa e<br />

nell’Asia centro settentrionale. D’inverno migra in Europa<br />

meridionale, India e Cina. In Italia è comune<br />

come uccello di passo invernale. Frequenta boschi e<br />

terreni cespugliosi dove possa perforare col becco il<br />

suolo umido in cerca di prede, gradisce quindi i boschi<br />

del settentrione misti a caducifoglie e le macchie<br />

sempreverdi, soprattutto dove la vegetazione è<br />

più fitta.<br />

Riproduzione. Durante il periodo degli amori il comportamento<br />

della beccaccia è particolarmente agitato<br />

e compie lunghi giri sul terreno. L’incontro di due maschi<br />

dà vita a battaglie aeree accompagnate dall’emissione<br />

di fischi.<br />

Di solito nidifica nei boschi silenziosi e solitari, specialmente<br />

nelle radure cosparse di cespugli isolati,<br />

scavando nel terreno una piccola conca che riveste<br />

con pochi steli secchi e muschio. La femmina vi depone<br />

solitamente 4 uova, grosse, lisce ed opache,<br />

che cova con assiduità per circa venti giorni non allontanandosi<br />

mai dal nido.<br />

Canto e richiamo. Durante il volo nuziale sopra gli alberi,<br />

all’alba e al crepuscolo, il maschio produce un<br />

soffice, gracidante “orrrt, orrrt” ed un acuto starnutito<br />

“tsiuick”.<br />

Abitudini e alimentazione. Di giorno non esce mai<br />

all’aperto e solo al crepuscolo entra in attività cominciando<br />

a frugare tra le foglie alla ricerca di cibo. La<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15<br />

G V S D L M M G V S D L M M G


S.<br />

122<br />

GIOVEDÌ<br />

Leonida 5,26<br />

16 . 112 - 253 19,23<br />

VENERDÌ<br />

S. Giorgio 5,24<br />

S.<br />

123 16 . 113 - 252 19,25<br />

124<br />

SABATO<br />

Fedele da S. 5,22<br />

16 . 114 - 251 19,26<br />

APRILE 2010<br />

Ph Michele Zanetti<br />

S.<br />

125<br />

DOMENICA<br />

Marco Evang. 5,20<br />

16 . 115 - 250 19,27<br />

sua dieta comprende larve, insetti<br />

e vermi che cattura tra le foglie<br />

smosse con il lungo becco o direttamente<br />

nel sottosuolo del<br />

bosco. Talvolta fruga anche tra lo<br />

sterco dei bovini.<br />

Curiosità. In Italia è specie cacciabile<br />

ed è considerata la regina<br />

del bosco tanta è la sua maestosità,<br />

la difficoltà nella cattura e la<br />

squisitezza delle carni. Nelle<br />

piume dell’ala della beccaccia esiste<br />

una particolare penna detta “<br />

pennino del pittore“ che appunto<br />

serve ai pittori per le rifiniture di<br />

precisione sulle tele.<br />

VALENTINA VERCELLI<br />

(ON, OTAM - CAI ARENZANO)<br />

16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30<br />

V S D L M M G V S D L M M G V


APRILE 2010<br />

S. S.<br />

126 LUNEDÌ<br />

Marcellino 5,19<br />

17 . 116 - 249 19,29<br />

MARTEDÌ<br />

Zita 5,17<br />

S.<br />

27<br />

17 . 117 - 248 19,30<br />

1<br />

28<br />

MERCOLEDÌ<br />

Pietro Chanel 5,16<br />

17 . 118 - 247 19,31<br />

46. STARNA<br />

Nome scientifico<br />

Perdix perdix<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Galliformi<br />

Famiglia Fasianidi<br />

Caratteristiche. Nel gruppo dei fasianidi la si può descrivere<br />

come di medie dimensioni. Il corpo ha una<br />

lunghezza tra 29 e 33 cm, l’apertura alare è di circa<br />

45-48 cm. Il peso medio è di poco superioe a 400 g,<br />

con lievi differenze tra maschi e femmine a seconda<br />

della fase del ciclo annuale. Il dimorfismo sessuale<br />

è relativo soprattutto ad alcune caratteristiche della livrea.<br />

Il maschio infatti ha una macchia bruno-scura<br />

sul petto a forma di ferro di cavallo, comune comunque<br />

anche al 50% delle femmine, anche se in quest’ultime<br />

la macchia è più chiara e solitamente<br />

incompleta. Per poter stabilire il sesso con sicurezza<br />

si devono osservare la colorazione e la striatura delle<br />

penne scapolari (le femmine presentano una striatura<br />

a forma di croce lorenese), oppure durante il periodo<br />

riproduttivo la striscia periorbitale arancione dei<br />

maschi. Il piumaggio è principalmente di color grigio<br />

azzurro e castano-rossiccio, i giovani sono più chiari<br />

degli aduti. I pulcini hanno una colorazione fulva con<br />

punteggiature e striscie nere.<br />

Habitat e diffusione. La starna è una specie politipica.<br />

La sua distribuzione è prevalentemente euroasiatica<br />

anche se nei primi del Novecento è stata<br />

introdotta in Canada e negli Stati Uniti settentrionali<br />

per scopi venatori. Nella zona eurasiatica si riconoscono<br />

tre specie del genere Perdix ognuna tipica di<br />

un distinto areale geografico: P. durice si trova nelle<br />

steppe mongole e in Russia; P. hodgsoniae è tipica di<br />

Nepal, Cina e India; in Europa si trova la specie P. perdix.<br />

All’interno della specie P.perdix sono generalmente<br />

riconosciute 7 sottospecie anch’esse tipiche<br />

di specifiche zone geografiche. In Europa è presente<br />

la P. perdix perdix. Alcuni autori riconoscono anche<br />

una sottospecie italica. La starna è un uccello originario<br />

di steppe fredde, l’Italia centrale e i balcani sono<br />

l’areale più meridionale in cui vive. Studi condotti su<br />

starne centroeuropee dimostrano infatti che una<br />

temperatura media superiore a 22°C durante il periodo<br />

estivo fa aumentare la mortalità dei pulcini fino<br />

all’80%.<br />

Riproduzione. La starna è strettamente monogama<br />

e la coppia, una volta formata, può restare unita per<br />

tutta la vita (che peraltro in natura non supera in<br />

media i 2 anni).<br />

Intorno al mese di febbraio comincia la fase preriproduttiva<br />

territoriale con la formazione delle coppie<br />

1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15<br />

G V S D L M M G V S D L M M G


GIOVEDÌ<br />

S. Caterina da S. 5,14<br />

S.<br />

129 17 . 119 - 246 19,32<br />

130<br />

VENERDÌ<br />

Pio V 5,13<br />

17 . 120 - 245 19,34<br />

APRILE 2010<br />

Ph Giulio Compostella<br />

e la disgregazione delle brigate invernali. Nel mese di<br />

aprile comincia la costruzione del nido che solitamente<br />

è una depressione del terreno tappezzata di<br />

foglie. La deposizione avviene ad intervalli regolari di<br />

uno-due giorni e il totale di uova deposte varia da 4 a<br />

30, con una media di circa 15 a stagione riproduttiva.<br />

Le uova sono covate principalmente dalla femmina e<br />

schiudono in 23-25 gg, le nascite sono concentrate in<br />

giugno, ma le schiuse possono andare avanti fino ad<br />

agosto. I pulcini sono nidifughi ed il gruppo familiare<br />

rimane omogeneo fino a 60 giorni dalla schiusa, dopo<br />

tende ad includere adulti soli o coppie che non si<br />

sono riprodotte.<br />

Canto e richiamo. Emette vari richiami, il più comune<br />

dei quali è quello territoriale, emesso dai maschi<br />

soprattutto al crepuscolo all’inizio della<br />

primavera. La voce è tipica, una nota bassa metallica<br />

stridente e ritmica.<br />

Abitudini e alimentazione. La starna è un animale<br />

stanziale e gregario, le dimensioni del gruppo hanno<br />

andamento stagionale, in inverno infatti per razionalizzare<br />

lo sfruttamento delle scarse risorse alimentari<br />

si possono fondere più gruppi familiari per formare<br />

brigate composte da più di 30 individui. Il volo è radente,<br />

veloce e alterna rapidi battiti a brevi planate.<br />

Le ali durante il volo sono arcuate. Per quanto riguarda<br />

l’alimentazione le starne si nutrono principalmente<br />

di semi e germogli, ma la componente<br />

animale (piccoli invertebrati) ha un’importanza notevole<br />

nelle prime tre settimane di vita dei pulcini e durante<br />

la fase riproduttiva. Le preferenze ambientali<br />

della starna sono solitamente spazi aperti in cui colture<br />

tradizionali di cereali e foraggere sono intervallati<br />

da piccoli frutteti e vigneti, molto importante è che vicino<br />

alle aree di foraggiamento vi siano degli incolti<br />

erbosi o cespugliati con siepi basse e piccoli boschi<br />

che non superino un terzo della grandezza del territorio.<br />

Curiosità. In Italia la starna si trova in uno stato di<br />

decremento continuo perdurante da mezzo secolo. I<br />

motivi del declino della specie sono riscontabili nell’aumento<br />

di superficie agricola coltivata a monocoltura<br />

intensiva nelle zone di pianura, nell’abbandono<br />

dei terreni agricoli collinari e montani e in un eccessivo<br />

prelievo venatorio negli ultimi trent’anni. Le popolazioni<br />

di starna più cospicue si trovano nel nord e<br />

lungo l’Appennino centro-settentrionale.<br />

VALENTINA VERCELLI<br />

(ON, OTAM - CAI ARENZANO)<br />

16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30<br />

V S D L M M G V S D L M M G V


47. QUAGLIA COMUNE<br />

Nome scientifico<br />

Coturnix coturnix<br />

(Linnaeus, 1758)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Galliformi<br />

Famiglia Fasianidi<br />

Caratteristiche. La quaglia è un Galliforme dalle dimensioni<br />

molto ridotte, appena 18 cm ed un’apertura alare di 32-35<br />

cm. Il piumaggio è grigio-bruno con striature nere, bianche<br />

e gialle o marroncine sui fianchi; il capo è striato. La differenza<br />

tra maschio e femmina non è evidente, ad eccezione<br />

di un collarino e di una macchia nera sul<br />

petto del maschio, inoltre il petto del<br />

maschio presenta le piume tendenti<br />

al rosso-mattone.<br />

Habitat e diffusione. È diffusa in Europa,<br />

Africa e Asia centrale. Buona volatrice<br />

migra fino all’Africa e Asia<br />

meridionale. In Italia è anche nidificante, e<br />

più abbondante d’estate per il sopraggiungere<br />

dei migratori. Vive nella vegetazione<br />

bassa, prati pascoli e zone steppiche.<br />

Si è addatata alle culture cerealicole e foraggere.<br />

Riproduzione. Le femmine depongono le uova<br />

in numero da 7 a 12 in un incavo del terreno previamente<br />

rivestito con fili d’erba ed esclusivamente<br />

la femmina si occupa della cova (18-19 giorni) e<br />

della crescita delle giovani quaglie. Nel corso<br />

della stagione calda essa può accudire a due<br />

successive covate. Le uova schiudono dopo una ventina di<br />

giorni e i piccoli crescono talmente velocemente da poter<br />

seguire gli adulti nell’annuale migrazione ad appena 5-6 settimane<br />

di età. Nei luoghi di riproduzione i maschi anticipano<br />

le femmine e difendono in modo agguerrito il loro territorio<br />

ed emettono dei particolari richiami per attirare l’attenzione<br />

delle femmine in arrivo. Se queste sono numerose regna la<br />

poligamia (quindi ogni maschio si accoppia con più femmine);<br />

contrariamente, se scarseggiano, ogni maschio è monogamo<br />

(si accoppia con una sola partner).<br />

Canto e richiamo. I maschi emettono dei particolari richiami<br />

(richiamo trisillabico “tuì tuitui”) per attirare l’attenzione<br />

delle femmine in arrivo.<br />

Abitudini e alimentazione. Migratore, si<br />

nutre di insetti, vermi e semi.<br />

Curiosità. La quaglia, nonostante non<br />

sia considerata una buona volatrice,<br />

è in grado in una sola notte di coprire<br />

una distanza di 600 km ad<br />

una velocità di 60 km/orari. Se<br />

qualcosa l’allarma preferisce fuggire con una rapida<br />

corsa, anziché prendere il volo.<br />

CLAUDIA PALANDRI (ON - CAI FERRARA)<br />

48. ZIGOLO MUCIATTO<br />

Nome scientifico<br />

Emberiza cia<br />

(Linnaeus, 1766)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Passeriformi<br />

Famiglia Emberizidi<br />

Caratteristiche. Piccolo uccello dell’ordine dei Passeriformi,<br />

lungo circa 16 cm. Il maschio adulto ha un caratteristico<br />

disegno a strie nere sul capo grigio-cenere; anche la<br />

gola è grigia, le parti superiori sono<br />

bruno-rossicce rigate di nero, mentre<br />

le parti inferiori e il groppone sono<br />

color fulvo-arancio. La femmina ha<br />

una colorazione più uniforme e più<br />

bruna. Le timoniere esterne sono<br />

bianche, visibili quando l’uccello<br />

muove la coda; il becco è corto, le<br />

zampe sono bruno-rosate.<br />

Habitat e diffusione. È piuttosto comune<br />

in montagna; il suo ambiente<br />

preferito è rappresentato dai versanti<br />

aridi o rocciosi e ben esposti, con rada<br />

vegetazione arborea e arbustiva,<br />

anche vigneti. Sverna a quote inferiori,<br />

nei fondovalle. È diffuso con sottospecie<br />

nell’Europa meridionale (Spagna,<br />

Francia meridionale, Italia,<br />

penisola balcanica), nell’Africa nordoccidentale<br />

e nell’Asia meridionale. È<br />

presente in Sicilia, ma assente dalla<br />

Sardegna e dalle isole minori italiane.<br />

Riproduzione. La femmina costruisce il nido alla fine di<br />

aprile, al suolo o comunque vicino al terreno, utilizzando steli<br />

secchi di graminacee e crini per foderarlo all’interno; ai primi<br />

di maggio vi depone 3-5 uova (raramente 6) di color grigio -<br />

pallido, violaceo o biancastro, con filamenti<br />

bruni e qualche piccola macchia<br />

bruna o grigio-violacea. I piccoli nascono<br />

dopo 12-13 giorni e restano nel nido per<br />

un periodo corrispondente.<br />

Canto e richiamo. La vocalizzazione è<br />

uno ziit secco e sottile. Canta solitamente<br />

da un punto elevato e ben esposto,<br />

emettendo una serie variata di note<br />

acute: zi-zi-zi-zirrr, con l’ultima nota più<br />

alta.<br />

Abitudini e alimentazione. Spesso<br />

si posa al suolo, dove cerca il cibo:<br />

mentre si sposta tiene spesso la coda<br />

aperta; sta però anche sugli alberi. Si<br />

ciba soprattutto di semi, ma anche di<br />

piccoli insetti.<br />

Curiosità. In tedesco è chiamato Zippammer,<br />

in francese Bruant fou, in inglese<br />

Rock Bunting, in spagnolo<br />

Escribano montesino.<br />

GIUSEPPE BORZIELLO (ON - CAI MESTRE)


49. LUÌ VERDE<br />

Nome scientifico<br />

Phylloscopus sibilatrix<br />

(Bechstein, 1793)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Passeriformi<br />

Famiglia Silvidi<br />

Caratteristiche. Passeriforme dal piumaggio brillante, di un<br />

colore verde-acceso nella parte superiore e di un colore<br />

bianco-candido nella parte inferiore. La gola e la parte alta<br />

del petto sono invece di un giallo che può essere più o<br />

meno intenso. Le lunghe ali, soprattutto le secondarie,<br />

hanno una evidente marginatura giallino-verdastro. Per<br />

quanto riguarda il capo, il luì verde presenta un ampio sopracciglio<br />

giallo-zolfo ed un<br />

tipico becco da insettivoro<br />

breve ed esile di color brunastro.<br />

Dimorfismo sessuale<br />

non evidente. La sua<br />

lunghezza totale si aggira intorno<br />

ai 12 cm, l’apertura<br />

alare varia invece da 19 a 21<br />

cm, mentre il peso può andare<br />

da 8,5 a 12,5 grammi.<br />

Habitat e diffusione. È diffuso<br />

in Eurasia su tutta<br />

l’area alpina generalmente<br />

fino ai 1200 metri sul livello<br />

del mare dove frequenta le<br />

aree erbose, boscose (prevalentemente<br />

faggete) con<br />

ricco sottobosco e quelle cespugliate.<br />

Riproduzione. La femmina depone da maggio a giugno in<br />

un nido costruito sul terreno in mezzo al sottobosco o in una<br />

cavità da 4 a 8 uova biancastre con macchie scure. Il nido,<br />

a forma di cupola con ingresso laterale, viene costruito con<br />

foglie morte, fili d’erba e fibre di corteccia. All’incubazione<br />

che dura 13 giorni partecipa solo la femmina che, durante<br />

l’allevamento della prole, viene invece aiutata dal maschio.<br />

I piccoli abbandonano il nido dopo 11-13 giorni.<br />

Canto e richiamo. Emette<br />

un verso praticamente monosillabico<br />

swiii.<br />

Abitudini e alimentazione.<br />

Svolge attività prevalentemente<br />

diurna e<br />

solitaria, che diviene invece<br />

notturna durante la migrazione.<br />

Sverna in Africa.<br />

L’alimentazione è prevalentemente<br />

insettivora.<br />

Curiosità. È generalmente<br />

possibile osservarlo da<br />

aprile-maggio fino ad agosto.<br />

PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO)<br />

50. LUÌ PICCOLO<br />

Nome scientifico<br />

Phylloscopus collybita<br />

(Vietllot, 1817)<br />

Classe Uccelli<br />

Ordine Passeriformi<br />

Famiglia Silvidi<br />

Caratteristiche. Paffuto e vivace passeriforme con lunghezza<br />

totale intorno agli 11 cm, apertura alare che si aggira<br />

intorno ai 17 cm e peso compreso tra 7 e 10 grammi. Il<br />

piumaggio nella parte superiore<br />

varia da un marroncinooliva<br />

ad un marrone-grigia-<br />

Ph Giulio Compostella<br />

stro, mentre la parte inferiore<br />

è di un giallino paglierino soffuso<br />

negli adulti e più gialla<br />

nei giovani. La testa rotonda<br />

presenta un anello perioculare<br />

biancastro ed un sopracciglio<br />

di color chiaro, più giallo<br />

e visibile nei juvenes. La coda<br />

viene spesso battuta nervosamente<br />

verso il basso. Il<br />

volo è battuto, ondulato e<br />

spesso svolazzante.<br />

Habitat e diffusione. Diffuso<br />

in tutta Europa, nella metà<br />

settentrionale dell’Asia ed in<br />

Africa del nord. In Italia è largamente diffuso nelle zone collinari<br />

e montane di boschi di conifere, misti e cedui fino a<br />

quasi 2000 metri. In pianura frequenta i parchi, i giardini, i<br />

frutteti e le siepi.<br />

Riproduzione. La riproduzione ha inizio in aprile con la costruzione<br />

del nido. Collocato a terra o in un piccolo cespuglio,<br />

è chiuso superiormente ed è costruito con erba secca,<br />

rametti, foglie, muschio, strisce di fibra di tiglio e piume. Il<br />

luì piccolo depone da 4 a 7 uova biancastre con piccole macchie<br />

scure che cova per circa 13 giorni. I piccoli lasciano il<br />

nido dopo due settimane.<br />

Possono avvenire due covate<br />

all’anno.<br />

Canto e richiamo. Emette un<br />

canto caratteristico facilmente<br />

distinguibile costituito<br />

da due note forti e ripetute:<br />

chiff-chaff, chiff-chaff. In autunno<br />

i giovani emettono un<br />

sottile siip.<br />

Abitudini e alimentazione.<br />

Uccello attivo ed irrequieto<br />

alla continua ricerca di cibo.<br />

Ha una alimentazione insettivora<br />

ed è particolarmente<br />

ghiotto di pidocchi delle<br />

piante e di afidi. Caccia insetti<br />

sia a terra che in volo. Svernante,<br />

migratore regolare, nidificante migratore, nidificante<br />

sedentario parziale.<br />

Curiosità. Sia in inglese che in tedesco il luì piccolo viene<br />

chiamato con un nome onomatopeico, che riproduce cioè il<br />

suono emesso dal volatile: Chiffchaff in inglese e Zilpzalp<br />

in tedesco.<br />

PAOLO FRANCESCONI (ON - CAI BOLZANO)

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