11.07.2015 Views

“Nel carattere del magnifico scenario delle montagne friulane vicino ...

“Nel carattere del magnifico scenario delle montagne friulane vicino ...

“Nel carattere del magnifico scenario delle montagne friulane vicino ...

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

Corona di <strong>montagne</strong> <strong>del</strong>laVal di Brica vistadai MonfalconiE. T. Compton(arch. CAI)166“Nel <strong>carattere</strong> <strong>del</strong> <strong>magnifico</strong> <strong>scenario</strong> <strong>del</strong>le <strong>montagne</strong> <strong>friulane</strong> <strong>vicino</strong> al Cadore,si può riscoprire il tipo di paesaggi e di sfondi di molti dipinti di Tiziano”.John Murray, 1837Dolomiti <strong>friulane</strong>Campanile di Val Montanaia(Ph Giorgio Guarraia)


167GiugnoCampanile di Val Montanaia (Ph Ugo Scortegagna)


n.6Dolomiti Friulanee d’Oltrepiave168GRUPPO: DOLOMITIFRIULANEE D’OLTREPIAVEPROVINCIE:PORDENONE, UDINE,BELLUNOSUPERFICIE: 21.463 haGRUPPI: Cridola (2580 m);Monfalconi - Spalti di Toro(2548 m); Duranno (2652m); Cima dei Preti (2706 m);Pramaggiore (2478 m).Particolarità salienti:paesaggio selvaggioed integro che documentain modo straordinarioi processigeomorfologici chemo<strong>del</strong>lano la montagna.Successione completamentedominata darocce calcaree e dolomitiche.INQUADRAMENTO GEOGRAFICOLe Dolomiti Friulane si estendono, quasi completamente nella RegioneFriuli Venezia Giulia. Il nome di recente istituzione è statoassunto dopo l’ufficializzazione <strong>del</strong> Parco Naturale omonimo, nel1996. Fino ad allora, questo Gruppo ha assunto nomi diversi. Ricordiamo:Prealpi Clautane, forse il meno corretto, per passarepoi al più usato, Prealpi Carniche. Tale nome cade in disuso solodopo l’istituzione <strong>del</strong> Parco Naturale. Il termine “Prealpi” non ècorretto perché l’altezza dei diversi monti che caratterizzano talearea, dove troviamo le <strong>montagne</strong> più alte <strong>del</strong> Friuli Venezia Giulia,non giustificano tale appellativo. Il più corretto e appropriato è sicuramentequello indicato da Antonio Berti (cantore <strong>del</strong>le Dolomiti)nelle sue meravigliose guide alpinistiche: Dolomiti d’Oltre (odi Sinistra) Piave. Oggi oramai sono riconosciute e accolte comeDolomiti Friulane.Si estendono fra le province di Pordenone, di Udine e una piccolaparte in quella di Belluno, perché i confini amministrativi spesso


non coincidono con i limiti morfo-idrografici naturali. Geograficamentesono collocate tra l’alta valle <strong>del</strong> Tagliamento a nord e ilcorso <strong>del</strong> Cellina a sud, tra la valle <strong>del</strong> Piave a ovest e le alte vallidi destra orografica <strong>del</strong> Meduna (Val Tramontina) a est.Sono <strong>montagne</strong> che, grazie al loro isolamento dalle principali viedi comunicazione (si pensi che la prima strada carrozzabile è deiprimi <strong>del</strong> ‘900) hanno conosciuto un aspetto di “Wilderness” (selvatichezza)difficilmente riscontrabile in altre zone <strong>del</strong>l’arco alpinoe prealpino. Qui troviamo alcune tra le <strong>montagne</strong> più alte <strong>del</strong>l’interaregione friulana. Basti pensare alla Cima dei Preti, con i suoi 2706m è seconda solo al Monte Coglians(2780 m), al Duranno ( 2652m), al Cridola (2581 m), al Pramaggiore (2478 m) e al Col Nudo(2471 m) giusto per ricordarne alcune. Cime non facili da raggiungerein giornata, se non si è sufficientemente allenati, perchési parte da fondovalle piuttosto bassi (800-900 m), prospettandocosì dislivelli di 1500 m di media.ASPETTI GEOLOGICI-GEOMORFOLOGICILe Dolomiti Friulane presentano degli aspetti estremamente significatividal punto di vista geologico e geomorfologico. Da quest’ultimopunto di vista, senza dubbio bisogna ricordare i grandiosidepositi <strong>del</strong>la frana <strong>del</strong> Vajont, che evocano la catastrofe <strong>del</strong> 1963e costituiscono un esempio unico di colossale evento franoso, tuttoraoggetto di indagini e studi di rilevante interesse scientifico.Panoramica dal Castellato(Ph Eugenio Cappena)Pieghe al Monte Porgait(Ph G.G.)169


Uovo <strong>del</strong> Cridola(Ph E.C.)La stratigrafia di queste <strong>montagne</strong> interessa formazioni chevanno dal Mesozoico al Quaternario. Le principali facies sonocostituite da:Dolomia principale (<strong>del</strong> Norico-Retico 220-208 Ma), che costituiscela formazioni più vecchia e più estesa <strong>del</strong>l’area da cui il nomeDOLOMITI FRIULANE. Sopra queste si trovano in successione icalcari selciferi ed oolitici <strong>del</strong> Giurassico (208-142 Ma - Calcariselciferi, Calcari <strong>del</strong> Vajont e base <strong>del</strong> Calcare di Soccher “ RossoAmmonitico Sup.”) e poi i calcari di piattaforma <strong>del</strong> Cretaceo (142-65 Ma - dal Biancone alle marne <strong>del</strong>la Scaglia Rossa); queste caratterizzanosoprattutto la parte meridionale <strong>del</strong>l’area. Passiamopoi alle formazioni <strong>del</strong> Paleocene-Eocene (65 a 10 Ma - vari Flysche Molassa), queste le riscontriamo alla base <strong>del</strong>le sinclinali (Clauted Andreis). Infine ritroviamo i depositi Quaternari (ultimi 2 Ma) formatida estesi accumuli di alluvioni disposti lungo le aste torrentizie.Anche dal punto di vista tettonico questa area è particolarmentesignificativa. La zona è infatti interessata da tre grandi linee tettoniche:“Linea <strong>del</strong>l’Alto Tagliamento”, Sovrascorrimento Monte Duranno-AltoMeduna” e “Sovrascorrimento Periadriatico”.Quest’ultima è facilmente individuabile nella zona di Andreis a sud<strong>del</strong> Monte Raut, dove determina un singolare paesaggio.L’acqua è senza dubbio una <strong>del</strong>le ricchezze di questo Parco.È stato il tumultuoso scorrere di torrenti come il Zemola, il Cimoliana,il Cellina, il Settimana, l’Alba, il Giaf che hanno mo<strong>del</strong>lato la1706. DOLOMITI FRIULANE E D’OLTREPIAVEBIS1. Dolomiti Settentrionali 1 - Tre Cime e dintorni2. Marmolada3. Pale di San Martino e dintorni4. Dolomiti Bellunesi e Feltrine5. Dolomiti di Brenta5bis. Rio <strong>del</strong>le Foglie - Bletterbach6. Dolomiti Friulane e d’Oltrepiave7. Pelmo - Civetta - Nuvolau8. Dolomiti Cadorine9. Dolomiti Settentrionali 2 - Dolomiti Ampezzane10. Odle - Puez11. Sciliar - Catinaccio - Latemar12. Sella - Sassolungo - Sassopiatto


tipica forma <strong>del</strong>le vallate. Ulteriore fattore che ha caratterizzatol’aspetto geomorfologico <strong>del</strong>le zone più interne, è stata la presenzadei ghiacciai, protratta fino ad alcune migliaia di anni fa, in tutte levalli <strong>del</strong> comprensorio prealpino.Testimonianze si evidenziano da alcune sezioni vallive e dai grandie piccoli “circhi” glaciali mo<strong>del</strong>lati nei fianchi montuosi.L’ingrandimento <strong>del</strong>le “Nicchie” nel tempo, assieme all’azione demolitricedegli agenti meteorici, ha provocato la riduzione <strong>del</strong>ledorsali montuose e la produzione di creste, guglie e torri di suggestivoe unico interesse paesaggistico.Famosissima è la zona dei “Monfalconi e degli Spalti di Toro”, dovesi può ammirare il “Campanile di Val Montanaia”: definito suggestivamenteagli inizi <strong>del</strong> 1900 dall’alpinista Cozzi, come la “pietrificazione<strong>del</strong>l’urlo di un dannato”.Un altro singolare aspetto geologico, unico nel suo genere in RegioneFriuli Venezia Giulia, è dato dai cosiddetti “Libri di San Daniele”:vere e proprie cataste di lastroni rocciosi situati a nord<strong>del</strong>l’abitato di Casso. Questi lastroni, dopo un duro lavoro, venivanoportati a valle e utilizzati come coperture per i tetti <strong>del</strong>le casedi Casso: ancor oggi sono visibili alcune abitazioni con i tetti inpietra.ASPETTI FLORISTICO-VEGETAZIONALI-FAUNISTICILe condizioni vegetazionali di questo territorio, sono influenzatesoprattutto dal clima temperato <strong>del</strong>la fascia altitudinale interessataCampanileDis di E. T. Compton(arch. CAI)Bivacco Marchi-Granzotto suiMonfalconi di Forni(Ph U.S.)171


172Arenaria Muteri(Ph U.S.)Aquila e neve(Ph Luca Giunti)Casera Valmenon(Ph U.S.)e dall’azione termoregolatrice che svolge il non lontano mareAdriatico. Per un corretto inquadramento è importante ricordareche nell’area descritta è ben verificabile il caratteristico abbassamentodei limiti altimetrici <strong>del</strong>la vegetazione. L’elevata piovosità,sommata allo scarso effetto massa ed all’orientamento trasversale<strong>del</strong>le catene montuose, determinano la discesa <strong>del</strong>la vegetazioneverso altitudini inferiori.La notevole ricchezza floristica di tutto il territorio <strong>del</strong>le DolomitiFriulane, dipende soprattutto dall’occasione di rifugio e di sopravvivenzache è stata data da questi territori ad innumerevolispecie durante il periodo di espansione dei ghiacciai. Oltre quindialla molteplicità di specie tipiche <strong>del</strong>la fascia temperata, sopravvivonodegli autentici endemismi, cioè organismi differenziatesi inloco in tempi lontani e rimasti oggi isolati in aree originarie circoscritteche costituiscono un luogo di particolare attrazione perl’escursionista anche per le singolari caratteristiche geologiche eclimatiche.Tra questi endemismi evidenziamo l’Arenaria huteri (esclusiva diquesta area, la ritroviamo nell’Alta Val Cimoliana e nel Gruppo <strong>del</strong>Monte Pramaggiore) e la Gentiana froelichi (presente in Val Settimana,in Val di Brica e nel resto <strong>del</strong> Fornese). Accanto a questespecie ricordiamo la Cypripedium calceolus (l’orchidea più granded’Europa, diffusa un po’ su tutta l’area), il Papaver rhaeticum (tipicodei macereti calcarei dei ghiaioni alpini nella zona di “Campoross”e <strong>del</strong>la Val di Suola), la Campanula morettiana (curioso esempiodi vita tra gli anfratti rocciosi di Forcella <strong>del</strong>la Meda Val Settimana),la Daphne blagayana.Di rilevante importanza è la presenza nella palude di Cima Corso<strong>del</strong>la Drosera rotundifolia (rarissima pianta carnivora).Dal punto di vista vegetazionale queste seguono lo schema altitudinaleclassico con qualche particolarità, come la presenza <strong>del</strong>pino mugo anche a quote basse (fondo valle <strong>del</strong>la Val Cimolianae non solo). Abbiamo i boschi termofili, consorzi misti arbustivoarboreidi carpino nero e orniello, con presenza di faggio e aceromontano. È la formazione tipica di stazioni accidentali e acclivi inesposizione sud. Le faggete sono diffuse un po’ dovunque perchéfavorite dal tipo di clima locale; i boschi di faggio caratterizzanoil paesaggio di questa area. Le peccete, sono boschi dovepredomina l’abete rosso (misto anche con abete bianco e faggio).Le troviamo nelle zone di fondovalle dove il clima è più continentale(inadatto allo sviluppo <strong>del</strong> faggio) e nelle zone di alta quota,sui versanti nord. Troviamo infine i lariceti e le mughete, formazioniforestali di alta quota che definiscono il limite <strong>del</strong> bosco.Una considerazione significativa, come accennato sopra, riguardale formazioni caratterizzate da pino mugo. Questa specie, a portamentostrisciante e con elevata attitudine pioniera, ha colonizzatoi detriti di falda e i ripidi pendii di montagna fino a costituirevere e proprie formazioni forestali. Ricordiamo anche l’importanzaeconomica che i popolamenti di pino mugo hanno assunto in passatoper i Comuni di Claut e di Cimolais come materia prima perla produzione <strong>del</strong> mugolio. Ancora oggi, in Val Cimoliana, Val Settimanae in Val di Gere è possibile osservare i segni <strong>del</strong> trattamentoa taglio raso a strisce utilizzato per le mughete. Degno di nota è ilpatrimonio forestale di Forni di Sotto; oculatamente gestito e uti-


lizzato secondo i moderni criteri <strong>del</strong>la selvicoltura naturalistica. Lanotevole variabilità degli ambienti che riscontriamo nelle DolomitiFriulane, rende il territorio idoneo per ospitare tutte le specie tipiche<strong>del</strong>la fascia alpino-montana.Interessante è la consistenza <strong>del</strong>le popolazioni degli ungulati.Il capriolo è distribuito su tutto il territorio soprattutto negli ambientidi transizione, tra le foreste e distese aperte, dove è possibile trovarefolto sottobosco e ricco strato cespugliare.Quando la morfologia dei luoghi si fa più severa, nell’orizzontemontano-subalpino, troviamo il camoscio che salta elegantementetra un cengia erbosa e l’altra. È diffuso su tutta l’area specialmentetra i monti <strong>del</strong>la Val Cimoliana e la Val Settimana. Oltre ai capriolie camosci possiamo trovare stabilmente: marmotte, galli cedroni,galli forcelli, cervi e una consistente colonia di stambecchi, reintrodottia metà degli anni ottanta, e in continua espansione (coloniastabile più meridionale di tutto l’arco alpino).Segno <strong>del</strong>l’elevato grado di naturalità <strong>del</strong>l’ambiente <strong>del</strong>le DolomitiFriulane è la consistenza <strong>del</strong>l’aquila reale; in ogni vallata si stimala presenza di una coppia nidificante.L’esistenza di una popolazione ben strutturata e vitale di aquilareale, rilevabile dall’occupazione di tutti i territori disponibili, è indicedi salute ambientale e <strong>del</strong>la presenza di una fauna ricca.ASPETTI ANTROPICI-ETNOGRAFICILe Dolomiti Friulane si sviluppano in un comprensorio montano,estremamente significativo oltre che dal punto di vista ambientaleMonte Ferrara(Ph U.S.)Duranno in veste autunnale(Ph G.G.)173


174Portatrice clautana(Ph arch U.S.)Giglio carniolicum(Ph G.G.)Panoramica sul gruppo(Parco Naturale DolomitiFriulane)anche dal punto di vista storico etnografico. Un’area poco nota,fino ad alcuni anni fa, soprattutto per la difficile accessibilità <strong>del</strong>lazona, accresciutasi anche dopo il progressivo spopolamento <strong>del</strong>territorio, specialmente nelle sue parti più aspre ed interne.Ed è proprio per queste difficoltà che questo ambiente si è mantenutointatto e protetto dagli effetti negativi dei processi di antropizzazionee di sfruttamento. Una conservazione non solo dalpunto di vista <strong>del</strong> patrimonio naturalistico ma soprattutto la difesa<strong>del</strong> patrimonio etnografico e culturale costituito dall’architettura,<strong>del</strong>le tradizioni artigianali e dei dialetti.La diversità tipologica degli insediamenti, degli stili architettonici,<strong>del</strong>la parlata e dei modi di vita si riscontra, sensibile, nel raggio dipochi chilometri: basti pensare a Claut, Cimolais ed Erto, oppuread Erto e Casso, appartenenti allo stesso comune.La ricchezza principale erano i boschi e i prati e su queste risorsenaturali si sviluppò l’economia locale. La pastorizia costituiva ilprimo mezzo di sostentamento. Il bosco era ed è il patrimonio principaledi questa area. I boscaioli di questa zona, furono e sonoapprezzati in molte parti <strong>del</strong>l’arco alpino anche oltre confine. Albosco sono legati tutti quei mestieri e quelle attività artigianali chehanno reso famosi i Valcellinesi nel mondo. Basti pensare all’intensaattività dei sedoners, intagliatori di cucchiai di legno e di altriutensili domestici. Questi stessi prodotti venivano poi vendutidalla donne che nei mesi estivi percorrevano tutta la pianura venetae friulana, spingendosi sovente anche oltre il confine regionalee statale.Altre attività tradizionali erano la produzione <strong>del</strong> carbone (fondamentalmentenella Val Zemola e ad Andreis), la raccolta e la distillazione<strong>del</strong> pino mugo per la produzione <strong>del</strong>l’essenza dimugolio e la produzione <strong>del</strong> tabacco (soprattutto ad Andreis).Con l’evento di una maggior viabilità, anche l’economia è comunquecambiata ed attualmente risulta imperniata su quattro attivitàfondamentali: l’artigianato, l’agricoltura, l’allevamento e il turismo.È peraltro su quest’ultima forma di economia che quest’area, cosìricca di bellezze naturali, investe per il proprio futuro.ASPETTI ALPINISTICIParlare di storia alpinistica è sempre stato un impegno arduo: èinfatti necessario distinguere le ascensioni verbalizzate, che presentanoun riscontro scritto, e quelle attuate senza testimonianzescritte. Ulteriore distinzione sta nel considerare i limiti geografici<strong>del</strong>le Prealpi Carniche oppure i limiti <strong>del</strong>l’area individuata comeDolomiti Friulane parte <strong>del</strong> Patrimonio <strong>del</strong>l’Umanità-Unesco.Se l’alpinismo ha una data di inizio con la salita al Monte Bianco


(8 agosto 1786), nelle Dolomiti Friulane (o meglio nelle Prealpi Carniche)il battesimo alpinistico è avvenuto mezzo secolo prima (luglio1726), con la salita dei botanici Zanichelli e Stefanelli sulMonte Cavallo.Cento anni dopo (17 giugno 1826) si riscontra la prima salita sulCol Nudo ad opera <strong>del</strong> Cadetto <strong>del</strong> Genio Militare austriaco RudolfBlem per rilievi topografici. Nel 1870 (13 giugno) gli inglesi F.F.Tuckett e R. Whitwell con le guide C. Launer (svizzero) e S. Siorpaés(ampezzano), salgono sul Cimon <strong>del</strong> Cavallo.Se ci concentriamo nel cuore <strong>del</strong>l’area, dove si trovano le <strong>montagne</strong>più alte, la prima ascensione la si deve ad un altro inglese, ilcapitano W.E. Uttersons Kelso, che il 22 luglio 1874 con la guidaampezzana S. Siorpaés sale il Duranno (2668 m). Nello stessoanno, il 23 settembre, venne raggiunta anche la Cima dei Preti:massima elevazione <strong>del</strong>le Dolomiti Friulane con i suoi 2706 m. Autore<strong>del</strong>l’ascensione è in questo caso l’inglese M. Holzmann, semprein compagnia <strong>del</strong>la guida ampezzana S. Siorpaés.Nel 1884 (il 18 agosto) il triestino J. Kugy, con la guida ampezzanaPacifico Orsolina, sale sulla vetta <strong>del</strong> Cridola (2581 m).A questo trittico di tutto il rispetto (si tratta <strong>del</strong>le tre cime più alte<strong>del</strong>le Dolomiti Friulane e fra le cime maggiori di tutto il Friuli), sidevono aggiungere la varie ascensioni effettuate dagli alpinistifriulani.Fra tutte primeggiano le ascensioni compiute <strong>del</strong>l’udinese ArturoFerrucci e dal clautano Alessandro Giordani.Il Giordani fu peraltro il solo in Val Cellina ad ottenere la regolarepatente di guida alpina, a testimonianza <strong>del</strong>la sua affidabilità e capacitàprofessionale.Questi due forti alpinisti furono autentici pionieri <strong>del</strong>l’alpinismo sulle<strong>montagne</strong> che rientrano nell’area <strong>del</strong>le Dolomiti Friulane e innumerevolifurono le loro ascensioni su tutti i gruppi: dal Col Nudo alCornagèt, dai Monfolconi alla Cima dei Preti.Con il contributo <strong>del</strong> Ferrucci queste <strong>montagne</strong>, ancora pressochéchiuse a causa <strong>del</strong>la viabilità precaria, entrano nella storia alpinistica.Le sue descrizioni e pubblicazioni stimolarono e stimolano ancoraoggi la visita di altri alpinisti.Con la fine <strong>del</strong> secolo scorso tutte le vette furono comunque esploratee l’attenzione degli alpinisti si riversò sulle cime minori, su torrionie su pareti ben più difficili (in termini alpinistici) di quelle sucui sono transitati nomi illustri di rocciatori. La scalata <strong>del</strong> Campaniledi Val Montanaia (1902) aprì infatti la strada a queste ascensionie segna, come s’è detto, l’inizio di un’epoca nuova<strong>del</strong>l’alpinismo: da quello pionieristico a quello tecnico.Salita al Duranno(arch. CAI)Salita al CVMdis. Cozzi(arch.CAI)


DA LONGARONEA CIMOLAIS… Volendo utilizzare il pomeriggio perportarci per i monti fino a Cimolais, incarichiamoil locandiere di trovare unrobusto portatore per il nostro bagaglioche pesa circa 25 chili, il che gli promettesolennemente. Restiamo perciòstupefatti, dopo aver mangiato, quandoci vien presentata, invece <strong>del</strong>l’omaccioneforte come una quercia che ciaspettiamo, una ragazza mingherlina disì e no diciott’anni! Malgrado zelanti ricerche,un uomo non si riesce a trovarloe poiché la ragazza sostiene di essereabituata a portar pesi assai maggiori einsiste per potersi guadagnar qualcosa,alla fine acconsentiamo, naturalmentecon la segreta convinzione che dopoqualche ora sarà probabile che dovremoportarci tutto da soli.La ragazza carica il bagaglio in una gerlacon sottili spallacci di vimini intrecciati,noi ci mettiamo in spalla i nostri zaini,anch’essi assai panciuti, e verso le tre cimettiamo in marcia.… La nostra ragazza procede svelta earzilla e, pur essendo noi ottimamenteallenati e meno carichi di lei, è soltantoil senso <strong>del</strong>l’orgoglio maschile offesoche ci sprona a non lasciarci seminare;le abbondanti colate di sudore che ciPortatricedis. Monti(arch. CAI)costa lo starle decentemente dietro sonoaccompagnate da almeno tre tante silenziosebenedizioni alpine.Ma prima o poi finisce e così anchequesta terribile faticaccia.… Dopo un breve riposo si va avanti.La nostra portatrice rifiuta sorridendol’offerta di scambiare il suo carico conuno dei nostri zaini ed impone di nuovoun ritmo che facciamo fatica a mantenere.Raggiungiamo Cimolais alla seraormai inoltrata.… La nostra portatrice chiede per lasua prestazione tre Lire: “se non ètroppo!”. Quando gliene diamo quattroe ordiniamo per lei un pasto in piena regolaappare felice. Chi conosce i nostriportatori tirolesi e le loro pretese puòforse constatare qualche differenza, nontroppo a favore <strong>del</strong> nostro paese (Austria,ndc). L’energica locandiera (Albergoalla Rosa - ancor oggi esistentenel centro di Cimolais, ndc) fa tutto ciòche è in suo potere per renderci il soggiornoil più gradevole possibile. Il vittoe buono ma è meglio attenersi ai cibinazionali italiani, poiché le altre vivandeper lo più non riescono così bene; i lettisono lunghi, larghi e puliti e la gente ègentile e premurosa.Da “Alla scoperta <strong>del</strong>le Prealpi Carniche” diK. G. von Sarr e K. Domènigg -1908 (tradottonel 1996 a cura <strong>del</strong> CAI di Cimolais)176CuriositàCuriositàCuriositàCuriositàCuriositàCuriositàIL CAMPANILE E LA SUACAMPANA… Nel 1926 i valligiani arrivavano conil bestiame fino a Pian Meluzzo, non piùsu, perché oltre non c’era fieno da segare,non c’era bosco da regolare. Dalleghiaie in su (e non mancano i ghiaioniin Val Cimoliana) era il regno dei cacciatoridi camosci e degli alpinisti).Erano veramente i monti <strong>del</strong> silenzio.E questo silenzio stava per esser rottodal suono di una campana.Che cosa è un campanile senza unacampana, devono aver pensato molti alpinisti<strong>del</strong> Triveneto nel 1926. Dopo averdiscusso un po’ fra di loro, senza troppiindugi, hanno ordinato alla fonderia“Daciano Colbachin & Figli Fonditori diPadova” una campana di bronzo di circa5 kg di peso e 23x19 cm di spessore.Sulla stessa è stato inciso un moto latino,che tradotto recita: “Questi luoghisilenziosi tramite mio risuonano con iltrionfo di colui che ha osato”. Il 19 settembre1926 (era la domenica più prossimaal 17 settembre data <strong>del</strong>la primaascensione <strong>del</strong> 1902), ben 22 alpinisti(di cui tre donne) portarono la campanasulla cima <strong>del</strong> Campanile (tra questi ricordiamoi fratelli Fanton, i fratelli Castiglioni,Severino Casara, RaffaeleCarlesso per citare i più conosciuti).Cinquant’anni dopo, nel 1976, un fulmine,particolarmente dotato di precisamira, colpì in pieno la campana, fessurandolairrimediabilmente ed addiritturascardinando il supporto metallico.Campana sostituita 1976(arch. CAI)Venne fusa una campana nuova, mentrela vecchia (non recuperabile con la suafunzione di suono) venne mandata inpensione e riposta sotto una teca divetro. La messa in opera, <strong>del</strong>la nuovacampana, venne affidata a due alpinistipordenonesi particolarmente in forma inquegli anni: Ezio Migotto e Silvano Zucchiatti…Da “100 anni sul Campanile di Val Montanaia“ a cura di Silvano Zucchiatti


177MERCOLEDIGIOVEDIVENERDISABATODOMENICALUNEDIMARTEDIMERCOLEDIGIOVEDIVENERDISABATODOMENICALUNEDIMARTEDIMERCOLEDIGIOVEDIVENERDISABATODOMENICALUNEDIMARTEDIMERCOLEDIGIOVEDIVENERDISABATODOMENICALUNEDIMARTEDIMERCOLEDIGIOVEDI123456789101112131415161718192021222324252627282930GIUGNO 2011


G I U G N O 2 0 1 11781. ll ParcoLe origini risalgono a tempilontani, 1978 quanto questaarea venne inserita nelle “areedi particolare pregio ambientale”.Nel 1990 venne ripresal’idea e avviata l’iniziativadi crescere un Parco.Inizialmente si chiamava ParcoNaturale <strong>del</strong>le Prealpi Carnicheperché si proponeva ditutelare le <strong>montagne</strong> <strong>del</strong> settoreprealpino <strong>del</strong>la catena<strong>del</strong>le Alpi Carniche.Con l’ufficializzazione <strong>del</strong>1996 (L.R. FVG 42/1996),dopo il consistente ampliamentoalla Val Tramontina eFrisanco, venne chiamatoParco Naturale <strong>del</strong>le DolomitiFriulane, un appellativo cherafforza il paesaggio rocciosoin cui dominano le formazionirocciose di Dolomia Principale,erose nelle forme piùsuggestive dagli agenti geomorfici.I confini geograficicoincidono con l’area <strong>del</strong>Gruppo che abbiamo trattatoin questo mese <strong>del</strong>l’agenda.Ha una superficie di 36.950ha (50.000 ha se consideriamoanche la zona di SalvaguardiaAmbientale <strong>del</strong>settore orientale), il più grande<strong>del</strong>la Regione Friulana. Lasede amministrativa è collocataa Cimolais, in un edificio,ristrutturato da poco,<strong>del</strong>le ex scuole elementari.Privo di strade agevoli e dicentri abitati al suo interno, ilParco è caratterizzato da unelevato grado di Wilderness.Notevoli le singolarità geologichepresenti all’interno <strong>del</strong>Parco: dai “Libri di San Daniele”(vedi scheda) alla “FagliaPeriadriatica”, una lineadi frattura tettonica, che attraversatutto il Friuli da ovesta est, ben evidente a nordDiga <strong>del</strong> VajontSegni <strong>del</strong> parco(Ph U.S.)1S.MERCOLEDÌGiustino martire⧖ 22 . 152 - 213 4,38 - 19,382S.GIOVEDÌMarcellino - Festa Repubblica⧖ 22 .153 - 212 4,37 - 19,391 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15M G V S D L M M G V S D L M M


<strong>del</strong>l’abitato di Andreis. Notevole anche la presenzafaunistica e floristica già descritta nellepagine introduttive di questo Gruppo, a cui sirimanda.Segno <strong>del</strong>l’elevato grado di naturalitàdi questo ambiente si rioscontra nella consistenza<strong>del</strong>l’aquila reale nidificante in ogni vallata<strong>del</strong> Parco e assunta a simbolo <strong>del</strong> Parcostesso.All’interno <strong>del</strong> Parco diverse sono lestrutture di studio, di osservazione,di visita come l’Area Avifaunistica diAndreis dove si possono ammirare ipiù bei esemplari di rapaci di queste<strong>montagne</strong>, dall’aquila reale al falcopellegrino. Qui vengono ospitati ecurati gli uccelli feriti prima di essereliberati. Nel cuore <strong>del</strong> Parco, a PianPinedo si trova un’area faunisticadove si possono osservare da <strong>vicino</strong>cervi, caprioli, stambecchi e camosci.3S.VENERDÌCarlo Lawanga e compagni⧖ 22 . 154 - 211 4,37 -19,404S.Presenza <strong>del</strong> parco(Ph U.S.)Il Parco non è solo natura. I centri abitati fannocorona all’area tutelata e ne costituiscono leporte di accesso allo stesso. Paesi ricchi dicultura e di storia che si possono ancora scoprireassieme alle testimonianze che hannocaratterizzato nei secoli l’economia locale. Inquesti centri abitati sono stati realizzati dei“Centri visita tematici” e “uffici informazioni”.Ecco allora ad Andreis (PN) quello centrato su“L’Avifauna <strong>del</strong> Parco”, a Cimolais (PN) (Sedecentrale <strong>del</strong> Parco) quello con tema “La fauna<strong>del</strong> Parco”; suggestivo e toccante il Centro visitadi Erto e Casso (PN) centrato su “Vajont:immagini e memorie e la sua catastrofe”,a Poffabro (PN) avente cometema “L’arte casearia e le malghe<strong>del</strong> territorio <strong>del</strong> Parco”, a Barcis(PN) dove viene messa in evidenzala “Riserva Naturale <strong>del</strong>la Forra <strong>del</strong>Cellina”, per spostarci poi a Tramontidi Sopra (PN) dove il Centro visite èimperniato su “Acqua: natura, patrimonio,energia”. Passiamo ora anord nella Provincia di Udine: qui troviamoi Centri Visita di Forni di Soprasu “La vegetazione <strong>del</strong> Parco” e a Forni diSotto dove è stata allestita la mostra su “Le tipologieforestali <strong>del</strong> Parco”. Non possiamo infinenon ricordare il Museo <strong>del</strong>la CasaClautana se vogliamo entrare nella cultura tradizionalee nella storia di questa area.Ugo ScortegagnaSABATOQuirino vescovo⧖ 22 . 155 - 210 4,36 - 19,415AscensioneDOMENICA<strong>del</strong> Signore⧖ 223 . 156 - 209 4,36 -19,41G I U G N O 2 0 1 117916 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30G V S D L M M G V S D L M M G


6S.LUNEDÌNorberto⧖ 23 . 157 - 208 4,36 - 19,422. Il Campaniledi Val MontanaiaG I U G N O 2 0 1 1Campanile di Val Montanaiaversante ovest(Ph U.S.)Il Campanile di Val Montanaiaè il simbolo <strong>del</strong>le Dolomiti Friulane.Altre guglie, soprattuttonelle Dolomiti, presentanostruttura analoga, ma nessunapuò vantare una morfologiacosì caratteristica (fusto, ballatoioe cuspide): soltanto questo,dunque, è il “Campanile”.Molte sono state le definizionie i sillogismi che questa montagnaha ispirato: quella cheappare più calzante è anchela più semplice ed è dovuta aSeverino Casara, che lo definì“il Campanile più bello <strong>del</strong>mondo”.Anche la storia alpinistica <strong>del</strong>Campanile appare curiosa.Essa inizia infatti dal tentativofallito di due rocciatori triestinie si deve ricono- scere che, se1807S.MARTEDÌRoberto vescovo⧖ 23 . 158 - 207 4,36 - 19,428S.MERCOLEDÌMedardo vescovo⧖ 23 . 159 - 206 4,35 - 19,439S.GIOVEDÌEfrem Siro e SS. Primo e F.⧖ 23 . 160 - 205 4,35 - 19,441 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15M G V S D L M M G V S D L M M


gli austriaci Viktor Walf von Glanvell e GuntherFreiherr von Sarr non avessero avuto adeguateinformazioni dagli stessi alpinisti triestini NapoleoneCozzi e Alberto Zanutti, non avrebberopotuto così facilmentescalare il Campanile. I duetriestini, <strong>del</strong> gruppo “Squadravolante”, il 7 settembre 1902tentarono la salita fermandosia pochi metri sotto il ballatoio,nel punto che ancor oggi èdenominato pulpito Cozzi.Questo raccontarono, ingenuamente,in un’osteria-albergodi Cimolais, ascoltaticon interesse dal curioso e attentovon Sarr. Dieci giornidopo, la “Squadra <strong>del</strong>lascarpa grossa” di Glanvell eSarr, grazie anche alle informazioniricevute, riuscì a superareil “pulpito Cozzi”attraverso un’uscita sul vuoto.10S.VENERDÌDiana e S. Zaccaria⧖ 23 . 161 - 204 4,35 - 19,44Disegno diMauro Corona(arch U.S.)Essi infatti aggirarono lo spigolo per poi riprenderela cengia e quindi raggiungere lavetta senza grosse difficoltà. Così il 17 settembre<strong>del</strong> 1902 si riuscì finalmente a mettere11S.piede sulla vetta <strong>del</strong> Campanile. Per altri novant’anniil Campanile fu salito da centinaia dialpinisti illustri e da scuole di alpinismo sezionaliche lo considerano oggi una palestra alpinisticain ambiente digrande interesse. Sul Campanilepassarono Piaz, Comici, iFanton, Dalla Porta, quindi glialpinisti attuali Gogna, Giordanie Corona (l’alpinista-scultore-scrittoredi Erto) enumerosi altri. Anche il Campaniletuttavia nasconde unsuo segreto: è quello relativoa Severino Casara, il forte alpinistavicentino compagno dicordata di Emilio Comici. Questiinfatti, nel 1925, superò perprimo gli strapiombi nord.L’impresa suscitò polemiche ecritiche, ma, come si sa, ilmondo alpinistico è da sempreparticolarmente ricco disimili reazioni, anche se una cosa è certa: ilCampanile, e solo lui, sa come sono andate lecose.Ugo ScortegagnaSABATOBarnaba apostolo⧖ 23 . 162 - 203 4,35 - 19,45DOMENICAPentecoste12⧖ 23 . 163 - 202 4,34 - 19,45G I U G N O 2 0 1 118116 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30G V S D L M M G V S D L M M G


G I U G N O 2 0 1 118213S.14S.LUNEDÌAntonio da Padova⧖ 24 . 164 - 201 4,34 - 1946MARTEDÌEliseo⧖ 45 . 165 - 200 4,34 - 19,463. I libri di San DanieleLibri di S. Daniele(Ph G.G.)15S.MERCOLEDÌGermana⧖ 24 . 166 - 199 4,34 - 19,4716S.GIOVEDÌAureliano⧖ 24 . 167 - 198 4,34 - 19,471 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15M G V S D L M M G V S D L M M


I leggendari Libri di San Daniele si presentanoall’osservatore come vere e proprie cataste dilastroni rocciosi costituiti da Rosso Ammonitico(facies <strong>del</strong> Calcare di Soccher).Si tratta di ammassi rocciosi residui, che dalladislocazione piega-faglia <strong>del</strong> Monte Borgà, essendocostituita da roccia molto resistente,hanno trovato una loro collocazione su un piccolopianoro poco sotto la cima <strong>del</strong> MontePiave. Qui hanno subito, nel tempo, l’erosioneche ha inciso maggiormente le parti più alterabili(argilla detritica), favorendo la frammentazionefogliata.La struttura nodulare <strong>del</strong> Rosso Ammonitico èconsiderata, secondo le ipotesi più attendibili,come acquisita durante la precoce diagenesiad opera di effetti combinati di modificazionibiotiche, cementazione e dissoluzione.Tali fattori agivano su di un sedimento nonomogeneo e costituito da variabili proporzionidi argilla detritica (parte più alterabile), nanofossilicalcitici, bioclasti più grossolani (Saccocoma)e gusci aragonitici di ammoniti.Il toponimo Libri di San Daniele deriva da unaleggenda popolare secondo la quale Daniele,protettore dei viandanti, volendo costruire una17S.VENERDÌRanieri S. Gregorio Barbarigo⧖ 24 . 168 - 197 4,34 - 19,4818S.chiesa in alta montagna, trasportò sul luogo lecataste di lastroni necessari per costruire il pavimento.Esse si trovano dislocate entro unospazio non più ampio di un campo di calcio econferiscono alla panoramica cresta su cui sitrovano un fascino particolare. La posizione acumuli eretti o rovesciati <strong>del</strong>la lastre saldate richiama,in effetti, l’immagine di giganteschi,misteriosi libri pietrificati dal tempo. La regolaritàgeometrica <strong>del</strong> fenomeno genera peraltrol’impressione che le singolari strutture sianofrutto <strong>del</strong>l’intervento di una mano intelligente.Così la leggenda resiste alla scienza, perché ènecessario che l’uomo continui a coltivare, nelproprio animo, l’immaginario <strong>del</strong> mistero. Nelpassato le stesse lastre litiche sono state tradottea valle e utilizzate per realizzare le coperture<strong>del</strong>la case di Casso.Ugo ScortegagnaSABATOMarina⧖ 24 . 169 - 196 4,34 - 19,4819S.Libri di S. Daniele(Ph G.G.)DOMENICAGervasio S. Romualdo⧖ 24 . 170 - 195 4,35 - 19,48G I U G N O 2 0 1 118316 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30G V S D L M M G V S D L M M G


G I U G N O 2 0 1 118420S.21S.LUNEDÌSilverio Papa e S. Ettore⧖ 25 . 171 - 194 4,35 - 19,48MARTEDÌLuigi Gonzaga⧖ 25 .172 - 193 4,35 - 19,494. La Fluitazione:la “Stua” e La “Menadha”La stua era una chiusa che veniva costruita a monte, in prossimitàdi una sorgente o di una valle tributaria, come ad esempioquella che trovavamo nelle vallecole secondarie <strong>del</strong>la Val Settimanao Val Clautana o <strong>del</strong>la Val Pezzeda in località Stua traCasera Bregolina Grande e Casera Bregolina Piccola (Val Cimoliana).La chiusa era necessaria per raccogliere l’acqua entro un bacinovallivo in cui veniva convogliato il legname tagliato amonte. Quando ne era stato raccolto a sufficienza lo sbarramentoveniva abbattuto e la forza <strong>del</strong>l’acqua trascinava a valle22S.MERCOLEDÌPaolino da Nola⧖ 25 . 173 - 192 4,35 - 19,4923S.La Stua e il Menau(dis. Michele Zanetti)GIOVEDÌLanfranco vescovo⧖ 25 . 174 - 191 4,35 - 19,491 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15M G V S D L M M G V S D L M M


i tronchi. Si trattava di una tecnica necessariaper facilitare il trasporto <strong>del</strong> legname, alleviando,nel passato, la dura fatica <strong>del</strong> boscaiolo.La seconda fase <strong>del</strong> trasporto era lamenadha, che si identifica con la fluitazione<strong>del</strong> legname stesso.I tronchi, una volta abbattuta la stua, scendevanovelocemente tra il fragore <strong>del</strong>le acqueche precipitavano e i tonfi dei tronchi che siscontravano e si accavallano. Gli eventuali intoppicreati dall’accumulo scomposto di tronchivenivano disincagliati attraverso il thapin(tiratronchi) e il linghir (uncino con manico). Ilmenau era il boscaiolo esperto <strong>del</strong>le “condotte”<strong>del</strong> legname lungo i torrenti e quello valcellinese,in particolare, era ricercato ancheoltre confine per la sua bravura.Quando il legname era giunto nel torrente avalle <strong>del</strong>la stua cominciava la menadha, e siformava un grande serpentone di tronchi, contesta e coda, che fluitava lungo il corso <strong>del</strong>Cellina. Le cose erano più complicate nella ValCimoliana. Nel tratto tra Ponte Cimoliana ePorto Pinedo i tronchi venivano trasportati conla slitta quando c’era la neve, oppure con icarri trainati dai buoi, sempre che il Cimoliana24Nat.VENERDÌdi S. Giovanni Battista⧖ 25 . 175 - 190 4,36 - 19,4925S.non avesse tanta acqua da trasportarli direttamente(succede di rado) nel Cellina. Da PortoPinedo i tronchi defluivano fino a Barcis e poia Ponte Ravedis. Quest’ultimo era il tratto piùdifficile per i boscaioli, perché i tronchi si impigliavanolungo le forre <strong>del</strong>la valle e il rombodei tonfi e degli scontri copriva le grida di avvertimentodegli stessi menau. In questo trattola vita dei boscaioli era veramente in pericolo,ma il legname doveva comunque arrivare aMontereale, dove veniva raccolto. Un tempo lafluitazione proseguiva fino a Ponte Giulio, neipressi di S. Leonardo, e poi attraverso il canalePorentella il legname arrivava nel Noncello, aPordenone, e da qui a Venezia, per le vetreriee l’Arsenale. L’ultima menadha venne effettuataintorno agli anni trenta.Dopo un periodo di quasi abbandono, oggi iboschi <strong>del</strong>le zona sono nuovamente curati etagliati con regolarità, grazie anche alle numerosestrade forestali costruite negli ultimitrent’anni. Tutti i principali boschi <strong>del</strong>l’areasono infatti percorsi da strade di servizio, sucui gli autocarri destinati al trasporto transitanocon facilità.Ugo ScortegagnaSABATOGuglielmo⧖ 25 .176 - 189 4,36 - 19,4926CorpusDOMENICADomini⧖ 25 .177 - 188 4,36 - 19,49G I U G N O 2 0 1 118516 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30G V S D L M M G V S D L M M G


G I U G N O 2 0 1 118627S.28S.LUNEDÌCirillo d’Alessandria vescovo⧖ 26 . 178 - 187 4,37 - 19,49MARTEDÌAttilio e S. Ireneo⧖ 26 . 179 - 186 4,37 - 19,495. Alta Via N. 6 dei SilenziEscursionisti nellaparte centrale <strong>del</strong>l’Alta Via(Ph U.S.)29S.MERCOLEDÌPietro e Paolo⧖ 26 . 180 - 185 4,37 - 19,4930SS.GIOVEDÌPrimi Martiri⧖ 26 . 181 - 184 4,38 - 19,491 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15M G V S D L M M G V S D L M M


Fra le “Alte Vie”, proposte nel cuore <strong>del</strong>le Dolomiti,la n. 6 è sicuramente la più suggestivama anche la più difficile. Una grandiosa traversatache si colloca sul filo dei duemila metridi quota che parte dalle Sorgenti <strong>del</strong> Piave e siconclude a Vittorio Veneto. Una alta via ideatada Toni Sanmarchi nei primi anni Settanta. Ilnome dice tutto su questa grande “cavalcata”:Alta via dei Silenzi.Bivacco Gervasuttinel cuore <strong>del</strong>l’Alta Via(Ph U.S.)Qui attraverseremo luoghi isolatie selvaggi, fuori dai percorsidolomitici più alla moda.Anche i punti di appoggio, rifugie bivacchi, hanno conservatoil loro spirito di ricovero ealloggi spartani che richiamanotempi passati. Percorsodi 180 chilometri che parte ai piedi <strong>del</strong>la Peralbae attraversa i gruppi montuosi <strong>del</strong> Rinaldo,<strong>del</strong>le Terze, dei Clap, dei Monti diSauris, <strong>del</strong> Tiarfin, <strong>del</strong> Cridola, degli Spalti diToro e Monfalconi, <strong>del</strong> Duranno-Cima dei Pretie <strong>del</strong> Col Nudo-Cavallo.La parte centrale di questa “Alta Via” è quellache attraversa il Gruppo degli Spalti e i Monfalconidove si trova il suggestivo e incantevole“Campanile di Val Montanaia”. Questotratto è anche il più impegnativo e anche limitatonei punti di appoggio, interrotto solo dall’accoglienteRifugio Pordenone, bisognapernottare in bivacchi fissi, pertanto è consigliabileessere autosufficienti. È un’Alta Via cherichiede una preparazione fisica e di esperienzaescursionistica provata. I periodi suggeritisono, i mesi estivi; consigliandosettembre perché sihanno maggiori garanzie distabilità meteorologica e di visibilitàpoiché le calure estiveoriginano <strong>del</strong>le fitte nebbieche in alcuni tratti possonoessere pericolose per l’orientamento.Diverse sono anche le varianti, che ognunopuò scegliere in base alle proprie esigenze edesperienze. Si consiglia, prima di effettuarequesta Alta Via, di consultare con la dovuta attenzioneguide, ma soprattutto cartine escursionisticheacquistate preventivamente estudiare il percorso a tavolino senza trascurarenulla. Molte sono oggi le fonti in tal senso.Ugo ScortegagnaG I U G N O 2 0 1 1Panoramica suiMonfalconi e Spalti(Ph U.S.)18716 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30G V S D L M M G V S D L M M G

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!