lizzato secondo i moderni criteri <strong>del</strong>la selvicoltura naturalistica. Lanotevole variabilità degli ambienti che riscontriamo nelle DolomitiFriulane, rende il territorio idoneo per ospitare tutte le specie tipiche<strong>del</strong>la fascia alpino-montana.Interessante è la consistenza <strong>del</strong>le popolazioni degli ungulati.Il capriolo è distribuito su tutto il territorio soprattutto negli ambientidi transizione, tra le foreste e distese aperte, dove è possibile trovarefolto sottobosco e ricco strato cespugliare.Quando la morfologia dei luoghi si fa più severa, nell’orizzontemontano-subalpino, troviamo il camoscio che salta elegantementetra un cengia erbosa e l’altra. È diffuso su tutta l’area specialmentetra i monti <strong>del</strong>la Val Cimoliana e la Val Settimana. Oltre ai capriolie camosci possiamo trovare stabilmente: marmotte, galli cedroni,galli forcelli, cervi e una consistente colonia di stambecchi, reintrodottia metà degli anni ottanta, e in continua espansione (coloniastabile più meridionale di tutto l’arco alpino).Segno <strong>del</strong>l’elevato grado di naturalità <strong>del</strong>l’ambiente <strong>del</strong>le DolomitiFriulane è la consistenza <strong>del</strong>l’aquila reale; in ogni vallata si stimala presenza di una coppia nidificante.L’esistenza di una popolazione ben strutturata e vitale di aquilareale, rilevabile dall’occupazione di tutti i territori disponibili, è indicedi salute ambientale e <strong>del</strong>la presenza di una fauna ricca.ASPETTI ANTROPICI-ETNOGRAFICILe Dolomiti Friulane si sviluppano in un comprensorio montano,estremamente significativo oltre che dal punto di vista ambientaleMonte Ferrara(Ph U.S.)Duranno in veste autunnale(Ph G.G.)173
174Portatrice clautana(Ph arch U.S.)Giglio carniolicum(Ph G.G.)Panoramica sul gruppo(Parco Naturale DolomitiFriulane)anche dal punto di vista storico etnografico. Un’area poco nota,fino ad alcuni anni fa, soprattutto per la difficile accessibilità <strong>del</strong>lazona, accresciutasi anche dopo il progressivo spopolamento <strong>del</strong>territorio, specialmente nelle sue parti più aspre ed interne.Ed è proprio per queste difficoltà che questo ambiente si è mantenutointatto e protetto dagli effetti negativi dei processi di antropizzazionee di sfruttamento. Una conservazione non solo dalpunto di vista <strong>del</strong> patrimonio naturalistico ma soprattutto la difesa<strong>del</strong> patrimonio etnografico e culturale costituito dall’architettura,<strong>del</strong>le tradizioni artigianali e dei dialetti.La diversità tipologica degli insediamenti, degli stili architettonici,<strong>del</strong>la parlata e dei modi di vita si riscontra, sensibile, nel raggio dipochi chilometri: basti pensare a Claut, Cimolais ed Erto, oppuread Erto e Casso, appartenenti allo stesso comune.La ricchezza principale erano i boschi e i prati e su queste risorsenaturali si sviluppò l’economia locale. La pastorizia costituiva ilprimo mezzo di sostentamento. Il bosco era ed è il patrimonio principaledi questa area. I boscaioli di questa zona, furono e sonoapprezzati in molte parti <strong>del</strong>l’arco alpino anche oltre confine. Albosco sono legati tutti quei mestieri e quelle attività artigianali chehanno reso famosi i Valcellinesi nel mondo. Basti pensare all’intensaattività dei sedoners, intagliatori di cucchiai di legno e di altriutensili domestici. Questi stessi prodotti venivano poi vendutidalla donne che nei mesi estivi percorrevano tutta la pianura venetae friulana, spingendosi sovente anche oltre il confine regionalee statale.Altre attività tradizionali erano la produzione <strong>del</strong> carbone (fondamentalmentenella Val Zemola e ad Andreis), la raccolta e la distillazione<strong>del</strong> pino mugo per la produzione <strong>del</strong>l’essenza dimugolio e la produzione <strong>del</strong> tabacco (soprattutto ad Andreis).Con l’evento di una maggior viabilità, anche l’economia è comunquecambiata ed attualmente risulta imperniata su quattro attivitàfondamentali: l’artigianato, l’agricoltura, l’allevamento e il turismo.È peraltro su quest’ultima forma di economia che quest’area, cosìricca di bellezze naturali, investe per il proprio futuro.ASPETTI ALPINISTICIParlare di storia alpinistica è sempre stato un impegno arduo: èinfatti necessario distinguere le ascensioni verbalizzate, che presentanoun riscontro scritto, e quelle attuate senza testimonianzescritte. Ulteriore distinzione sta nel considerare i limiti geografici<strong>del</strong>le Prealpi Carniche oppure i limiti <strong>del</strong>l’area individuata comeDolomiti Friulane parte <strong>del</strong> Patrimonio <strong>del</strong>l’Umanità-Unesco.Se l’alpinismo ha una data di inizio con la salita al Monte Bianco