MICRO SARDEGNA - Mare Nostrum
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C U L T U R A<br />
Valery, scrisse nel<br />
suo Viaggio in<br />
Sardegna (1834):<br />
«Le contadine della<br />
campagna romana<br />
e le napoletane,<br />
celebrate fino<br />
alla noia, non sono<br />
degne d’essere le<br />
cameriere delle<br />
ragazze di Sardegna<br />
per la ricchezza<br />
e la varietà degli<br />
ornamenti».<br />
Testo e foto di Giampiero Dore<br />
PRENDAS<br />
48<br />
T<br />
ali sono la delicatezza e lo splendore di un gioiello sardo in filigrana, che si è tentati<br />
di credere ad antiche leggende dove si narra delle Janas, donne minute e bellissime,<br />
capaci di creare i loro tessuti magici su telai d’oro usando fili di argento e oro.<br />
La preziosa fattura e l’originalità degli ornamenti usati dalle donne sarde meritarono<br />
l’attenzione di famosi viaggiatori dell’800 come Valery, Lamarmora o Edwardes che<br />
nelle loro opere dedicarono pagine di descrizioni a questi capolavori d’artigianato. Il<br />
loro fascino non deriva unicamente dalla perfezione costruttiva o dai materiali usati ma<br />
anche da ciò che rappresentano in termini di credenza e ritualità, ideale congiunzione fra<br />
gli umani e le divinità. Come noto l’origine dei monili è spesso legata ad antiche credenze popolari<br />
che attribuivano specifici poteri a pietre, conchiglie, frammenti di corallo, denti di animale ed oggetti inconsueti<br />
con forme particolari, in grado di esercitare un argine contro le iatture e il malocchio. Esisteva infatti la<br />
convinzione (talvolta ancora viva) che chiunque, anche involontariamente, potesse trasmettere influssi negativi<br />
attraverso lo sguardo. L’amuleto doveva avere la capacità di attirarli su di se e neutralizzarli. Quando quest’ultimo<br />
si rompeva, si usava dire che aveva appena assolto al suo compito. Un esempio sono sos chiririos,<br />
costruiti mettendo insieme svariati oggetti secondo una precisa sequenza e quindi<br />
inserendoli su una catena d’argento. Altro amuleto è la sabegia, anche detto<br />
kokko o pinnadellu, un ciondolo costituito da una sfera, solitamente di giaietto o<br />
pasta vitrea nera, montato in argento ed abbellito con due elementi floreali o a<br />
forma di fiocco disposti ai poli. Alla sabegia veniva attribuito il potere di tener<br />
lontano il malocchio dai neonati e per questo motivo era appuntata alla culla.<br />
Molto diffusa è sa preda de s’okru, l’occhio di Santa Lucia, l’opercolo del gasteropode<br />
Astrea rugosa, incastonata in leggere fasce d’oro o d’argento e filigrana.<br />
Oltre a rappresentare un sicuro rimedio contro le influenze negative, proteggeva<br />
dal mal di testa e dalle malattie agli occhi. Le cipree,<br />
splendide conchiglie dalla superficie traslucida, venivano<br />
montate in lamina d’argento con bordi lisci o<br />
seghettati e corredate di minuscoli sonagli contro il<br />
malocchio. Questi monili contrastavano anche il mal<br />
d’orecchio e la sterilità femminile.<br />
Nella tradizione sarda la varietà di amuleti e talismani<br />
è ampia. Le nuscheras, tipici accessori dell’abito<br />
della festa nell’area del nuorese, erano piccole<br />
ampolle in vetro e argento o interamente in argento,<br />
che ospitavano al loro interno minuscoli rotoli di<br />
carta sui quali erano riportate formule magiche.<br />
Talvolta perfino un oggetto come lo spuligadentes, in<br />
apparenza destinato unicamente alla pulizia di denti<br />
e orecchie veniva arricchito di poteri magici.<br />
All’elemento centrale, dalle forme più varie, venivano<br />
talvolta aggiunti sonagli o fischietti, che con il<br />
loro suono erano capaci di tenere a distanza le cattive<br />
influenze, e un vano per ospitare preghiere o<br />
parole magiche. Di una forma di sincretismo magicoreligioso<br />
testimoniano gli agnus dei, preziosi astucci<br />
ovali, tondeggianti o a forma di cuore, solitamente<br />
costruiti in argento. Contenevano frammenti di breviario,<br />
parole magiche, preghiere, brandelli di tessuto<br />
magari attribuiti a vesti di santi o sante. In alcuni<br />
paesi questi reliquiari venivano portati via dalla stanza<br />
dove si trovava un moribondo per far si che l’anima<br />
si potesse finalmente distaccare dal corpo.<br />
Altra componente sul versante degli oggetti legati al<br />
culto sono i rosari. Dai più semplici realizzati in<br />
argento ed elementi in madreperla o pasta vitrea e<br />
terminanti con il crocefisso, ai più ricchi in oro,<br />
corallo o pietre preziose e corredati da un elemento<br />
in lamina e filigrana che conteneva da una parte l’effige<br />
del Cristo e dall’altra quella della Vergine, tutti<br />
facevano parte dei doni che il fidanzato offriva alla<br />
Alla sabegia veniva<br />
attribuito il potere di<br />
tener lontano il<br />
Pietre, conchiglie,<br />
frammenti di corallo,<br />
denti di animale,<br />
malocchio dai neonati<br />
nuscheras ed oggetti<br />
inconsueti con forme<br />
particolari, disposti in<br />
un certo ordine ed<br />
appesi ad una catenella<br />
d’argento venivano<br />
chiamati sos chiririos.<br />
Si pensava esercitassero<br />
un argine contro le<br />
iatture e il malocchio.<br />
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