27 marzo 2012 - Democraziacristianaquotidiano.it
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democrazia<br />
cristiana<br />
QUOTIDIANO DELLA MAGNA GRAECIA SUD EUROPA - DIRETTORE POLITICO GIANFRANCO ROTONDI<br />
Poste Italiane, spedizione in abbonamento postale 45% art. 2, comma 20B,<br />
legge 662/96 Direzione Commerciale Avellino<br />
Martedì <strong>27</strong> <strong>marzo</strong> <strong>2012</strong> - ANNO XII - N° 60 € 1,00<br />
Equilibrio<br />
e statura pol<strong>it</strong>ica,<br />
la forza di Schifani<br />
di ALFREDO TARULLO<br />
Il Capo dello Stato ha annunciato che<br />
nel 2013 tornerà ad essere un privato<br />
c<strong>it</strong>tadino e che, dunque, non si ricandiderà<br />
al Quirinale. E’ part<strong>it</strong>o, pertanto, il<br />
toto-presidente. Tanti possono ambire a<br />
quel ruolo, noi segnaliamo che, oltre a<br />
Napol<strong>it</strong>ano, c’è un altro presidente che in<br />
questa fase difficile della pol<strong>it</strong>ica <strong>it</strong>aliana<br />
ha fatto dell’equilibrio e dell’inv<strong>it</strong>o alla<br />
moderazione il suo pane quotidiano.<br />
Parliamo del presidente del Senato<br />
Renato Schifani a cui va fatto un plauso<br />
per il modo in cui sta contribuendo a svelenire<br />
il clima tra i part<strong>it</strong>i, ad ev<strong>it</strong>are<br />
strappi ist<strong>it</strong>uzionali, ad amalgamare la<br />
maggioranza che sostiene il governo,<br />
insomma a fare in modo che il sistema-<br />
Paese non si inceppi ed anzi riparta con<br />
vigore. Schifani interpreta da par suo il<br />
modo giusto con cui la seconda carica<br />
dello Stato interviene e dirige la discussione<br />
nella sua parte pol<strong>it</strong>ica. I suoi sono<br />
sempre interventi tempestivi, lucidi,<br />
saggi e di prospettiva. Mette l’accento su<br />
argomenti di straordinaria attual<strong>it</strong>à, dalla<br />
giustizia al sud, alle riforme che mer<strong>it</strong>ano<br />
una riflessione profonda da parte di tutte<br />
le forze pol<strong>it</strong>iche.<br />
Come sempre acuti e stimolanti gli appelli<br />
ai part<strong>it</strong>i perché non disattendano le<br />
speranze di una stagione vera di dialogo a<br />
trecentosessanta gradi. Con lui il Senato,<br />
protagonista ieri di uno scontro pol<strong>it</strong>ico,<br />
oggi è il luogo del dialogo e delle riforme.<br />
Coglie sempre gli aspetti più stringenti<br />
della s<strong>it</strong>uazione pol<strong>it</strong>ica e sociale del<br />
Paese; i suoi sono richiami alla responsabil<strong>it</strong>à,<br />
discorsi mai oltre le righe, sobri ma<br />
efficaci, rispettosi di tutte le parti pol<strong>it</strong>iche.<br />
Insomma, il presidente Schifani ha dalla<br />
sua due caratteristiche fondamentali<br />
come la correttezza ist<strong>it</strong>uzionale e la statura<br />
pol<strong>it</strong>ica per salire, nel 2013, sul Colle<br />
più alto, quello del Quirinale. Di certo è<br />
uno dei candidati più autorevoli.<br />
L’uomo giusto<br />
per il Colle<br />
LA RIFLESSIONE<br />
di MARIO DI VITO<br />
Si è sviluppato nella nostra Comun<strong>it</strong>à, da un<br />
po’ di tempo a questa parte, un nutr<strong>it</strong>o utilizzo<br />
di concetti filosofici, espressi pure in lingua<br />
inglese, dei quali si fa un uso continuo anche<br />
nei più semplici rapporti, per cui spesso cap<strong>it</strong>a<br />
che la gente inesperta s’accorge poi di non<br />
averli per nulla assimilati, anche se si è lasciata<br />
andare pure ad affermazioni risolute, piuttosto<br />
incongrue, giacchè di esse appunto non ha<br />
ancora una completa conoscenza.<br />
E’ il caso della ripetuta enfatizzazione dell’espressione<br />
di “riforme strutturali”, che a<br />
gran voce si chiede dappertutto di realizzare al<br />
Le promesse riforme strutturali<br />
più presto, delle quali, però, la gente non riesce<br />
a sapere che natura esse abbiano e quali<br />
concrete conseguenze possano causare a favore<br />
di noi tutti. Il termine riforma strutturale,<br />
che oggi circola tranquillamente, con molta<br />
evidenza, nelle nostre relazioni pubbliche,<br />
implica presumibilmente importanti modificazioni<br />
sostanziali, da apportare a persistenti<br />
organizzazioni sociali, ist<strong>it</strong>uti, fattispecie ed<br />
ent<strong>it</strong>à varie, che sembrano oramai essere stati<br />
superati dalle nuove incombenti necess<strong>it</strong>à esistenziali<br />
e che di democratico non sembrano<br />
poi avere più nulla.<br />
Si parla, infatti, in ogni pubblica circostanza<br />
di “nuove strutture”, di “nuovi sistemi strutturali”<br />
etc.etc., così, ripetutamente, nel mondo<br />
pol<strong>it</strong>ico, senza sapere che il c<strong>it</strong>ato termine<br />
riguarda più specificatamente le scienze naturali,<br />
dalla matematica all’astronomia, dalla<br />
fisica alla chimica, fino a giungere recentemente<br />
alle indagini storiche e sociali. Sta di<br />
fatto, che si fa di quest'espressione un uso<br />
eccessivo e superficiale, che molte volte non<br />
consente all’attento lettore di cogliere il suo<br />
autentico significato, che la moderna filosofia<br />
si propone, invece, da tempo di attribuire ad<br />
esso nei propri campi speculativi.<br />
In filosofia, si parla, infatti, nei tempi moderni,<br />
grazie al contributo di pensatori del livello<br />
di Claude Levi Strauss, di Michel Foucault, di<br />
Jacques Lacan e di tanti altri di una “renovatio”<br />
del pensiero, di strutturalismo, appunto,<br />
come quella corrente culturale, che vuole<br />
estendere alle scienze umane e quindi anche<br />
alla pol<strong>it</strong>ica, le teorie proprie dello strutturalismo<br />
linguistico.<br />
continua a pagina 3
Cultura & società<br />
Martedì <strong>27</strong> <strong>marzo</strong> <strong>2012</strong><br />
3<br />
di MARIO LOSCO<br />
tema dominante del<br />
nostro tempo. Non a<br />
E’il<br />
caso ho voluto richiamare<br />
nel t<strong>it</strong>olo un noto libro di<br />
Merleau-Ponty dedicato a questo<br />
problema. È il tema dominante<br />
perché, oggi, la ricerca del senso<br />
in un mondo artificiato e virtuale<br />
è la ricerca sempre più insistente.<br />
Se la v<strong>it</strong>a non ha più<br />
mistero, se l’essenza è autotrapsarente,<br />
se la sostanza coincide<br />
con la sostanza, nel riconoscimento<br />
quale avviene nello spir<strong>it</strong>o<br />
assoluto di hegeliana memoria,<br />
se il senso dunque è tutto<br />
svelato qual posto resta per la<br />
domanda sul senso? La stessa<br />
religione sembra oggi lungi dal<br />
rispondere, dal poter rispondere<br />
alla domanda sul senso, confinata<br />
com’è in un cantuccio da cui<br />
non può muoversi. Lo stesso Dio<br />
sembra sempre più relegato in<br />
una sfera inaccessibile e astratta,<br />
assente e lontano nel formalismo<br />
delle l<strong>it</strong>urgie e dei culti. Al<br />
punto che la v<strong>it</strong>a stessa è divenuta,<br />
nella maggior parte dei<br />
casi, la celebrazione di un r<strong>it</strong>o<br />
privo di sapore. Assistiamo ad<br />
un progressivo svuotamento di<br />
senso, ad un rovesciarsi di questo<br />
in una superficie piatta, in<br />
uno spettacolo desertico in cui<br />
l’uomo è sempre più abbandonato<br />
a se stesso. Come rimedio a<br />
tutto ciò non basta né la sisifica<br />
rivolta camusiana che proclama<br />
la sacralizzazione della storia<br />
con la sua rivoluzione permanente,<br />
né il nietzscheano interrogativo<br />
su chi debba fornire il<br />
senso alla v<strong>it</strong>a. Si sa che<br />
NIetzsche ha risposto alla<br />
domanda ponendo nel soggetto<br />
l’attiv<strong>it</strong>à produttrice del senso.<br />
Ma, nell’epoca della tecnica e<br />
della volontà di potenza tutta<br />
dispiegata, un soggetto che da<br />
solo fornisca il senso alla v<strong>it</strong>a<br />
appare un tentativo luciferino di<br />
sost<strong>it</strong>uire Dio con il dio della<br />
soggettiv<strong>it</strong>à umana. Questa è<br />
l’epoca dell’immagine del<br />
mondo per dirla con Heidegger.<br />
Non vi è più sostanza, ma solo<br />
fenomeni e la sostanza prende<br />
congedo dall’uomo e si allontana<br />
nella radura dell’Essere. La<br />
ricerca del senso, dunque. Ed è<br />
all’uomo che è confer<strong>it</strong>a questa<br />
responsabil<strong>it</strong>à come sempre formidabile.<br />
Una responsabil<strong>it</strong>à che<br />
all’uomo solo di oggi, abbandonato<br />
a se stesso, risulta sempre<br />
più gravosa. Ma è all’ascolto<br />
della parola dell’Essere che<br />
all’uomo resta come possibil<strong>it</strong>à<br />
estrema che l’uomo deve affidarsi.<br />
Non l’ascolto della chiacchiera,<br />
né l’ascolto del profondo<br />
ma il r<strong>it</strong>orno all’essere nella sua<br />
imprevedibil<strong>it</strong>à, nella sua nov<strong>it</strong>à,<br />
nel suo taumaston. E’ dunque<br />
nel mistero dell’individual<strong>it</strong>à,<br />
nella sua inafferrabil<strong>it</strong>à e distinzione<br />
che risiede ancora una<br />
ALLA RICERCA<br />
delSenso<br />
possibil<strong>it</strong>à per la ricerca di<br />
senso. Il senso dunque è inesauribile,<br />
è un senza fondo nel<br />
quale siamo gettati. E’ l’essere<br />
infin<strong>it</strong>amente buono e pos<strong>it</strong>ivo<br />
che deve essere riscoperto. E’<br />
nella pos<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à, pienezza che il<br />
senso si svela dunque nel rifiuto<br />
di ogni autotrasparenza, perché<br />
la natura ama nascondersi. E’<br />
senso e non senso dunque che si<br />
offrono e si appalesano all’uomo<br />
e la ver<strong>it</strong>à sta nel duplice gioco<br />
di senso e non senso, di pienezza<br />
e vacu<strong>it</strong>à. E’ il dialettismo di<br />
senso e non senso a riempire di<br />
senso l’essere non è nella potenza<br />
del negativo, della negazione<br />
arb<strong>it</strong>raria del soggetto, nel suo<br />
fare il senso che va ricercato il<br />
senso. L’uomo è costantemente<br />
alla ricerca del senso e questo si<br />
svela nella dialettica senso non<br />
senso. Non è dunque nella negazione<br />
che il soggetto fa costantemente<br />
del suo non io o della sua<br />
immagine che va ricercata la via<br />
di accesso al senso ma nell’affermazione<br />
della pos<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à dell’essere<br />
che è senso e non senso,<br />
ad un tempo. Il senso non è né<br />
una costruzione del soggetto, né<br />
una negazione. E’ affermazione<br />
della pos<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à, della imprevedibil<strong>it</strong>à<br />
e della meraviglia del<br />
senso e anche del non senso.<br />
All’uomo di oggi dunque non<br />
resta che il godimento dell’attimo<br />
che riempie di pos<strong>it</strong>iv<strong>it</strong>à e di<br />
senso la v<strong>it</strong>a essendo l’immagine<br />
fuggente dell’etern<strong>it</strong>à. E’ a<br />
questa sola consolazione che<br />
l’uomo oggi può affidarsi nel<br />
gioco alterno di senso e non<br />
senso.<br />
LA RIFLESSIONE<br />
Le promesse<br />
riforme strutturali<br />
di MARIO DI VITO<br />
(segue dalla prima)<br />
Si dice, infatti, che l’indagine storicistica<br />
dovrebbe, oggi, più che<br />
mai, preferire soprattutto la<br />
ricerca dei rapporti costanti esistenti<br />
nei fenomeni umani, studiare il loro<br />
sistema di trasformazione e d'evoluzione<br />
e scorgere ed individuare poi le<br />
loro regole, perché possano essere<br />
conosciute da tutti.<br />
Orbene, sembra che siffatte conclusioni<br />
non possano addirsi perfettamente<br />
ai novelli proponimenti pol<strong>it</strong>ici, che<br />
vogliono offrire soluzioni immediate<br />
alla richiesta pressante della fattiva e<br />
costruttiva, nonché responsabile partecipazione<br />
alle vicende nazionali di<br />
tutti gli appartenenti al popolo sovrano,<br />
tutti indistintamente considerati,<br />
senza eccezione alcuna. Assicurare<br />
questa indifferibile e prior<strong>it</strong>aria emergenza<br />
cost<strong>it</strong>uisce, a giudizio della<br />
maggior parte dei c<strong>it</strong>tadini, oggi, la<br />
final<strong>it</strong>à principale, in assoluto, delle<br />
conclamate riforme strutturali, final<strong>it</strong>à,<br />
che, se sarà finalmente realizzata,<br />
riguarderà noi tutti, nelle nostra libertà<br />
e nella nostra individuale responsabil<strong>it</strong>à,<br />
riguarderà, come dire, il soggetto<br />
umano nella sua piena interezza di<br />
fronte alle innumerevoli problematiche,<br />
che attendono di essere defin<strong>it</strong>ivamente<br />
risolte, accettate e condivise.<br />
Si deve, pertanto, pensare che queste<br />
auspicate riforme rinnoveranno, in<br />
forza dell’attuale emergenza d'instabil<strong>it</strong>à<br />
e di precarietà della condizione<br />
umana, il soggetto stesso nelle sue<br />
relazioni con il mondo sociale e con il<br />
mondo del lavoro e principalmente<br />
nella sua effettiva capac<strong>it</strong>à di concorrere<br />
con tutte le sue forze e con tutti gli<br />
altri a produrre il benessere generale,<br />
senza spaccature faziose, senza ingiustizie<br />
palesi, senza accaparramenti di<br />
posizioni preminenti di potere.<br />
Le riforme, dunque, dovranno incidere<br />
in tutti quegli amb<strong>it</strong>i sociali, in cui si<br />
sono radicati da diversi decenni numerosi<br />
“ consistenti gruppi di pressione”,<br />
“inqualificabili cordate”, “formidabili<br />
poteri forti”, con privilegi ingiusti,<br />
assurdi e non più tollerabili. Oggi,<br />
queste formazioni sono ancora largamente<br />
presenti, sia nel mondo del<br />
lavoro, sia in quello della giustizia, sia<br />
nella pubblica amministrazione, sia<br />
nelle attiv<strong>it</strong>à cosiddette private, nella<br />
scuola, nella san<strong>it</strong>à, perfino nei circoli<br />
e nelle associazioni di periferia.<br />
Tutto quell’insieme, insomma, di<br />
legami e vincoli d'ordine ordinamentale,<br />
giuridico ed economico, che promuove<br />
costantemente la formazione<br />
di siffatte realtà oligarchiche, imperanti<br />
e fatalmente destinate a raccogliere<br />
vile supremazia, dovrà essere “strutturalmente”<br />
riformato, nella felice convinzione<br />
dell’osservanza degli eterni<br />
principi, consacrati con n<strong>it</strong>ida limpidezza<br />
nella nostra Cost<strong>it</strong>uzione.<br />
Quotidiano della Magna Graecia Sud Europa<br />
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4 Martedì <strong>27</strong> <strong>marzo</strong> <strong>2012</strong><br />
Libri & dintorni<br />
L’OPINIONE<br />
Squinzi a capo<br />
di Confindustria:<br />
Italians do <strong>it</strong> better<br />
di FABRIZIO CAMASTRA<br />
Federico Fellini pol<strong>it</strong>ico<br />
Andrea Minuz racconta il carteggio<br />
ined<strong>it</strong>o tra il regista e Giulio Andreotti<br />
i questi giorni<br />
in libreria per<br />
E’usc<strong>it</strong>o<br />
Rubbettino ‘Viaggio<br />
al termine dell’Italia. Fellini<br />
pol<strong>it</strong>ico’, un interessantissimo<br />
saggio di Andrea Minuz<br />
sulla dimensione pol<strong>it</strong>ica del<br />
cinema del grande maestro<br />
riminese, che riporta tra le<br />
altre cose un prezioso carteggio<br />
ined<strong>it</strong>o tra Fellini e<br />
Giulio Andreotti.<br />
Le lettere coprono un arco<br />
temporale che va dal 1974 al<br />
1993. Un rapporto cordiale<br />
ma anche molto formale,<br />
misurato dapprima sulla<br />
deb<strong>it</strong>a distanza del “lei” per<br />
poi passare al “tu” nel 1986.<br />
In esse si parla di cinema, di<br />
arte, persino di pubblic<strong>it</strong>à<br />
(era appena stata approvata la<br />
legge Mammì). Ma il volume<br />
non si esaurisce certo qui e le<br />
sue pagine ci guidano a conoscere<br />
sempre meglio il lato<br />
pol<strong>it</strong>ico del regista. A prima<br />
vista, appare insol<strong>it</strong>o collocare<br />
il cinema di Fellini in una<br />
dimensione pol<strong>it</strong>ica. Egli<br />
stesso alimentò incessantemente<br />
lo stereotipo dell’artista<br />
rinchiuso nel proprio<br />
mondo fantastico, insistendo<br />
sul fatto che, dall’infanzia,<br />
trascinava con sé anche la<br />
convinzione che “la pol<strong>it</strong>ica<br />
fosse una cosa da grandi”.<br />
Tuttavia, questo principio di<br />
elisione pol<strong>it</strong>ica era del tutto<br />
funzionale alla costruzione<br />
del m<strong>it</strong>o Fellini. A spiegare<br />
per certi versi la sua“anomalia”<br />
nel contesto assai irreggimentato<br />
del cinema <strong>it</strong>aliano<br />
del dopoguerra.<br />
Se nel cinema <strong>it</strong>aliano del<br />
dopoguerra si definisce l’incontro<br />
tra le due grandi culture<br />
populiste dell’Italia,<br />
quella comunista e quella<br />
cattolica, l’unicum ideologico<br />
che esse producono trova<br />
nel «caso Fellini» una sua<br />
r i e l a b o r a z i o n e<br />
“fantastica”,visionaria.<br />
Inoltre, è Fellini tra i primi a<br />
dirci che da questo unicum<br />
ideologico, quale quello <strong>it</strong>aliano,<br />
non è possibile tenere<br />
fuori la memoria del fascismo,<br />
come mostrerà in<br />
Amarcord.<br />
Per questo, in occasione dei<br />
funerali di Fellini, già Ettore<br />
Scola notava che a suo avviso<br />
egli era stato «il più pol<strong>it</strong>ico,<br />
contro ogni apparenza, dei<br />
registi <strong>it</strong>aliani».<br />
Basti pensare a La dolce v<strong>it</strong>a<br />
e al putiferio pol<strong>it</strong>ico che<br />
innescò dentro la società <strong>it</strong>aliana<br />
al suo arrivo nei cinema.<br />
Certo, poi ne abbiamo<br />
fatto anche l’ep<strong>it</strong>ome del<br />
cosiddetto “Italian Style”,<br />
l’icona turistica sinonimo di<br />
glamour, frivolezza, mondan<strong>it</strong>à.<br />
Ma La dolce v<strong>it</strong>a era ben<br />
altro.<br />
Per questo l’autore torna sui<br />
dibatt<strong>it</strong>i innescati dai film di<br />
Fellini nella società <strong>it</strong>aliana,<br />
lavorando sulle rassegne<br />
stampa dell’epoca e su altri<br />
materiali preziosi conservati<br />
in varie cineteche e ist<strong>it</strong>uti.<br />
Ma da un punto di vista interpretativo,<br />
tutto il lavoro si<br />
regge su un solo motivo che<br />
r<strong>it</strong>orna più volte nel libro. E<br />
cioè l’idea che Fellini metta<br />
in scena l’<strong>it</strong>alian<strong>it</strong>à come una<br />
forma di adolescenza permanente.<br />
Ecco cosa diciamo, “pol<strong>it</strong>icamente”,<br />
quando diciamo “felliniano”.<br />
Tutti i motivi, o i<br />
luoghi comuni che attraversano<br />
la sua opera possono<br />
essere ricondotti a questa<br />
idea di fondo. Un’idea che<br />
coinvolge tutto, incluso il<br />
m<strong>it</strong>o di Fellini.<br />
Alla guida di Confindustria è stato eletto<br />
Giorgio Squinzi, il patron della<br />
Mapei, azienda fondata nel 1937 da<br />
suo padre. Rodolfo Squinzi negli anni ’30<br />
correva in bicicletta. A quei tempi il professionismo<br />
non era come oggi, l’attiv<strong>it</strong>à sportiva<br />
agonistica veniva remunerata con un posto<br />
di lavoro che garantiva al massimo la possibil<strong>it</strong>à<br />
di tirare a campare. Così accadde a<br />
Rodolfo Squinzi, che venne assunto nell’azienda<br />
che sponsorizzava la sua squadra di<br />
ciclismo. Quest’azienda produceva materiale<br />
per l’edilizia. Rodolfo era un ragazzo sveglio<br />
e presto decise di mettersi in proprio.<br />
L’impresa degli Squinzi nasce nel periodo fra<br />
le due guerre mondiali come laboratorio poco<br />
più che artigianale, specializzato nella produzione<br />
di collanti impiegati nella posa di pavimenti<br />
e soprattutto di linoleum. Negli anni<br />
del boom economico la Mapei compie un<br />
primo e decisivo salto di qual<strong>it</strong>à fabbricando<br />
colla per piastrelle, in stretta collaborazione<br />
con i produttori di Sassuolo. Il secondo salto<br />
di qual<strong>it</strong>à avviene alla fine degli anni ’70,<br />
quando per far fronte ai costi di trasporto,<br />
sempre più onerosi, il figlio Giorgio, succeduto<br />
al padre, decide di internazionalizzare la<br />
produzione. Così ha avuto inizio una delle<br />
favole <strong>it</strong>aliane, la storia di una famiglia che<br />
oggi è leader mondiale nella produzione di<br />
adesivi e materiale chimico per l'edilizia, che<br />
conta 7.500 addetti, con 59 stabilimenti, 9 in<br />
Italia e 50 nel resto del mondo. L'azienda<br />
destina al settore dello sviluppo e la ricerca il<br />
5% del fatturato ed il 12% dei dipendenti.<br />
Nonostante le dimensioni la Mapei ancora<br />
oggi è a conduzione familiare e per scelta<br />
della famiglia non è sul mercato finanziario.<br />
L’azienda degli Squinzi non ha accusato la<br />
crisi che sta investendo l’economia occidentale,<br />
anzi oggi la Mapei è addir<strong>it</strong>tura in espansione.<br />
L’elezione di Squinzi alla guida di<br />
Confindustria è stata letta nel segno della<br />
continu<strong>it</strong>à con Emma Marcegaglia, ma non<br />
sarà così. Perchè i ruoli vengono eserc<strong>it</strong>ati<br />
dalle persone e Squinzi concede meno sfumature<br />
ed è meno "pol<strong>it</strong>ico" del suo predecessore.<br />
Ad esempio l’equidistanza di Squinzi da<br />
Marchionne è più netta da quella tenuta da<br />
Marcegaglia, perchè il patron della Mapei<br />
non è quel tipo di industriali che producono<br />
utili sul mercato finanziario mantenendo gli<br />
operai a spasso e possibilmente spesati dallo<br />
Sato.<br />
L'insediamento ufficiale è previsto per il<br />
prossimo mese di maggio ed è sicuro che il<br />
nuovo presidente di Confindustria riscalderà<br />
da sub<strong>it</strong>o le discussioni che ruotano attorno al<br />
mondo dell’imprend<strong>it</strong>oria <strong>it</strong>aliana, e non solo.