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ventimila beghe sotto i mari - CHIAIA MAGAZINE

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w w w . c h i a i a m a g a z i n e . i t<br />

distribuzione gratuita<br />

magazine<br />

SAPER VIVERE LA CITTÀ<br />

anno VI n. 9/10/11<br />

settembre-novembre 2011<br />

IUPPITER<br />

EDIZIONI<br />

VENTIMILA<br />

BEGHE<br />

SOTTO I MARI<br />

Coppa America a Bagnoli<br />

esplode la polemica sull’area contaminata


makeyourchoice.it


SOM<br />

MARIO<br />

1<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

SOS CITY<br />

EDITORIALI di Max De Francesco e di Marco Mansueto<br />

COVER SINDROME COPPA di Pino Fermento<br />

PRIMO PIANO MUNICIPALITÀ POVERA: NIENTE GIUNTA MA SOLO DELEGATI (GRATUITI) di Alvaro Mirabelli<br />

TIME OUT L’ANGOLO DELLA SATIRA di Malatesta<br />

QUARTIERISSIME I SEGRETI DEL TUNNEL BORBONICO SVELATI AI TURISTI DEL CITY SIGHTSEEING<br />

QUARTIERISSIME PARCHEGGIO MORELLI, PRIMO IN EUROPA<br />

RIFLESSIONI di Mimmo Della Corte<br />

pag. 2<br />

pag. 3<br />

pag 4<br />

pag. 8<br />

pag 11<br />

pag. 12<br />

pag. 14<br />

pag. 15<br />

LE PORTE APERTE<br />

SPIRAGLI IL SAN CARLO DIVENTA MUSEO: NASCE “MEMUS”<br />

PORTA D’INGRESSO LA TASSA DEI SOGNI di Max De Francesco<br />

PORTA D’INGRESSO QUELLA BIBBIA DEI NUMERI di Laura Cocozza<br />

PORTA MAGICA “NAPOLETANS”, COLPI DI SCENA E RISATE PER IL PRIMO FILM DI LUIGI RUSSO di Laura Cocozza<br />

PORTA DEL GOL NUOVO SAN PAOLO, UN FUTURO POSSIBILE di Rita Giuseppone<br />

IM-PORTA RIBERA TOUR. A CAPODIMONTE I CAPOLAVORI GIOVANILI DELLO SPAGNOLETTO di Alvaro Mirabelli<br />

IM-PORTA TU CHIAMALE, SE VUOI, EVASIONI. MANOVRA BIS, TUTTE LE MODIFICHE di Antonio Capuano<br />

PORTA VIRTUOSA PREMI E PREMIATI. DAL "NAPOLI" AL "REA": ALBUM DEGLI EVENTI CULTURALI<br />

pag. I<br />

pag. II<br />

pag. IV<br />

pag. VI<br />

pag. XI<br />

pag. XIV<br />

pag. XVIII<br />

pag. XX<br />

pag. XXIV<br />

PORTA VIRTUOSA TERRATOSTA E MARINELLA, ECCELLENZE CAMPANE<br />

PORTA VIRTUOSA PATEK PHILIPPE E TRUCCHI, L’ORA DELL’ELEGANZA<br />

pag. XXVIII<br />

pag. XXXI<br />

Saper vivere ARTE L’AUTUNNO CALDO DELL’ARTE di Valeria Puntuale<br />

Saper vivere EVENTI CINEMA INDIPENDENTE, CIACK SI SPERA di Rita Giuseppone<br />

Saper vivere LIBRI UN SALTO TRA LE CORDE DEL LIUTO di Viviana Genovese<br />

Saper vivere LIBRI “LE VIE NASCOSTE”, ECHI DI PAESI PERDUTI di Aurora Cacopardo<br />

Saper vivere LIVE ZONE DALYA, IL SINTH POP DEGLI ANNI ’80 IN CHIAVE ROCK di Gianluca Massa<br />

Saper vivere LAPILLI MORRA, NARDIS E ANDRES: LE PERLE DELL’ESTATE MUSICALE di Massimo Lo Iacono<br />

Saper vivere LAPILLI FERRIGNI 35: CAMBIANO LE REGOLE DELL’APERITIVO<br />

Saper vivere LAPILLI JORIT CERULLO, ARTISTA SOLIDALE di Tommy Totaro<br />

EXIT<br />

pag. 18<br />

pag. 22<br />

pag. 24<br />

pag. 25<br />

pag. 27<br />

pag. 28<br />

pag. 29<br />

pag. 31<br />

pag. 32<br />

Saper<br />

Vivere


SOS<br />

CITY<br />

2<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

Hai qualcosa da segnalarci? Scrivi a: info@chiaiamagazine.it<br />

Lo sapevate che...<br />

di Massimo Gallotta<br />

ZTL A <strong>CHIAIA</strong><br />

OK DEI COMMERCIANTI<br />

L’argomento è caldo. Ci torno su. Avevo<br />

già commentato la rivoluzione che stava<br />

per decollare in città: la Zona a traffico limitato<br />

nel centro storico. Esordio a settembre,<br />

la Ztl, programmata a tappe per<br />

evitare traumi, sta trasferendosi dalla cornice<br />

sperimentale al suo assetto definitivo.<br />

Un primo bilancio rivela alcune verità: innanzitutto<br />

il tentativo, dopo i primi sbandamenti,<br />

sta funzionando, confermando<br />

che anche da noi, come nel resto d’Europa,<br />

sono possibili grandi avventure di civiltà,<br />

cioè una super-oasi metropolitana, affrancata<br />

da talebani a due e quattro ruote.<br />

L’altra nota riguarda la tiepida, se non<br />

ostile, accoglienza dei commercianti che<br />

agitano conti in rosso e lo spettro del crac.<br />

Torto non hanno; nella città antica mancano<br />

2 precondizioni alla Ztl: parcheggi e<br />

legalità. Vero. Ma bisognava pur partire.<br />

E veniamo a Chiaia, stesse carenze strutturali<br />

ma meno accentuate: il quartiere è<br />

il prossimo candidato alla Ztl. Ma qui l’accoglienza<br />

dei negozianti sarà diversa. C’è<br />

fiducia che il dispositivo provochi una<br />

scossa salutare: una maxi-area pedonale,<br />

pulita e curata, è l’ideale per assecondare<br />

la vocazione pri<strong>mari</strong>a di Chiaia, cioè lo<br />

shopping di qualità. Non sarà la svolta, ma<br />

è un inizio.<br />

anno VI n.9>11<br />

settembre>novembre 2011<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Max De Francesco<br />

RESPONSABILE SAPER VIVERE<br />

Laura Cocozza<br />

PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA<br />

Ferdinando Polverino De Laureto<br />

REDAZIONE<br />

Iuppiter Group<br />

Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli<br />

Tel. 081 19361500<br />

Fax 081 2140666<br />

info@chiaiamagazine.it<br />

SOCIETÀ EDITRICE<br />

Iuppiter Group<br />

Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli<br />

CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ<br />

Alabama srl<br />

Tel. 081 19573381 - 331 1887959<br />

STAMPA<br />

Arti grafiche Litho 2<br />

Via Principe di Piemonte 118 Casoria NA<br />

Tel. 081.19577163<br />

Reg. Tribunale di Napoli<br />

n. 93 del 27 dicembre 2005<br />

Iscrizione al Roc n° 18263<br />

Lancia il tuo Sos, indica disservizi<br />

e problemi del tuo quartiere e<br />

proponi soluzioni per rendere più<br />

vivibile la città.<br />

Contiamo su di te.<br />

Le lettere, firmate con nome e<br />

cognome, vanno inviate a<br />

Chiaia Magazine<br />

Via dei Mille, 59 80121<br />

Napoli<br />

oppure alla e-mail<br />

info@chiaiamagazine.it<br />

A<br />

Gentile direttore,<br />

le condizioni dei pochissimi spazi verdi della<br />

nostra città sono veramente disastrose. L’altro<br />

giorno, mi sono trovato in Villa comunale, un<br />

tempo “Villa reale” dai mille profumi e dalla<br />

vegetazione in salute, oggi, invece, è un luogo<br />

dai lampioni rotti, dalla pavimentazione<br />

scadente e, per dirla alla Totò, con una<br />

“moria” di alberi. In più, nella mia poco<br />

consolatoria passeggiata, segnalo lo stato<br />

d’abbandono della Casina del Boschetto, ex<br />

Circolo della Stampa, opera razionalista di<br />

Cosenza il cui restauro è fermo da anni<br />

nonostante le promesse delle precedenti<br />

amministrazioni. La Casina Pompeiana,<br />

invece, liberata dalle impalcature, si presenta,<br />

dopo il restyling, immagino parziale, già in<br />

uno stato avanzato di decadenza che la dice<br />

lunga sulla qualità dei lavori. Serve ancora<br />

segnalare queste inefficienze? Mi sento un<br />

cittadino inutile, perché più passa il tempo e<br />

più mi accorgo che la mia bella Napoli è<br />

sempre meno bella e meno verde.<br />

La Villa<br />

del degrado<br />

Anna Saggiomo<br />

Posta in arrivo<br />

piazza<br />

deimartiri<br />

di Nino De Nicola<br />

DEMOCRAZIA<br />

E SICUREZZA<br />

Spettabile redazione,<br />

mi sono sempre chiesto come sia possibile che<br />

una città come la nostra non viva di solo<br />

turismo. Purtroppo basta uno scippo per<br />

vanificare il grande lavoro degli operatori<br />

turistici e degli albergatori. Una mia amica<br />

parigina, un mese fa, ha subito una rapina<br />

mentre passeggiava per via Toledo.<br />

Un’aggressione avvenuta tra la gente, mentre<br />

gli extracomunitari vendevano indisturbati<br />

merce contraffatta e l’isola pedonale era<br />

serenamente violata. Che ce ne facciamo delle<br />

nostre chiese bellissime, del clima da favola,<br />

dei tesori artistici favolosi, degli intriganti<br />

percorsi culturali del centro storico se<br />

proliferano balordi, pronti ad infangare la città<br />

con le loro azioni vili? Il sindaco de Magistris<br />

deve e può riscattare Napoli soprattutto se<br />

saprà arginare, ovviamente in collaborazione<br />

con le altre istituzioni e le forze dell’ordine,<br />

l’onda infame dell’illegalità. In città, prima di<br />

ogni America’s Cup o Forum delle Culture,<br />

serve diffondere quel senso di sicurezza che<br />

qui, per il momento, rimane una chimera.<br />

Giuseppe Criscuolo<br />

L’illegalità<br />

ammazza il turismo<br />

prestar fede ai<br />

primi segnali, il<br />

quartiere di<br />

Chiaia guadagna punti<br />

nelle simpatie del Comune.<br />

In apparenza, infatti, la<br />

futura pedonalizzazione<br />

del centro-bene, programmata<br />

dopo quella del<br />

Centro Storico, è una svolta<br />

rispetto al passato quando<br />

la città era ideologicamente<br />

divisa in figli e figliastri,<br />

cioè periferie in<br />

cima all’attenzione istituzionale<br />

e quartieri borghesi<br />

in castigo: anche se,<br />

in concreto, l’intera città era<br />

«sgovernata» in egual misura.<br />

E dunque fidiamoci di<br />

De Magistris. Anzi, giochiamo al rialzo per invocare<br />

più sicurezza anche dalle nostre parti.<br />

Del resto il decreto ministeriale<br />

del 5.8.2008 attribuisce<br />

al sindaco poteri<br />

di prevenzione e contrasto<br />

al degrado urbano (ad<br />

esempio: spaccio, prostituzione,<br />

accattonaggio,<br />

violenza, danneggiamento<br />

alla cosa pubblica e privata<br />

etc.). Niente sceriffi ma<br />

una sana democrazia esige<br />

una mano dura, soprattutto<br />

a Napoli dove la<br />

contabilità della violenza di<br />

strada è ormai agghiacciante<br />

e la polverizzazione<br />

dei comportamenti illeciti è<br />

un dato di fatto. Il sindaco<br />

sbandiera legalità? Preso in<br />

parola! Poi, Ztl a parte, dovrà<br />

entrare in agenda anche un recupero strutturale<br />

del territorio chiaiese.


EDITO<br />

RIALI<br />

3<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

di Max De Francesco<br />

Don Luigi Sturzo, il cui pensiero<br />

oggi viene rievocato di continuo<br />

dai democristiani sparsi <strong>sotto</strong><br />

“smentite” spoglie, era solito dire<br />

che in politica esistono tre categorie<br />

di persone: i grandi artefici, gli<br />

artigiani e i mestieranti. Ce n’è<br />

una quarta che, in questi tempi<br />

urlanti, si fa largo suonando in<br />

ogni dove i bombardini dell’antipolitica:<br />

la categoria dei rivoluzionari.<br />

Meglio i bombardini che<br />

le bombe, meglio una banda di<br />

musica populista che le bande da<br />

“c’eravamo tanto armati”, meglio<br />

una bandana che un volto coperto.<br />

Chi però fa del buonsenso la sua<br />

bandiera e dei falsi miti è cacciatore,<br />

si sente lontano dal revolution<br />

man, eroe del nostro<br />

maltempo, versione aggiornata<br />

dello showman di berlusconiana<br />

memoria, maniacale bazzicatore<br />

di piazze vere e virtuali, primatista<br />

nell’infilare, brandeggiando<br />

una purezza senza fondo, la parola<br />

magica “rivoluzione” in ogni<br />

discussione. Il virus rivoluzionario<br />

corre più veloce dei neutrini da<br />

REVOLUTION<br />

MAN<br />

Nord (Bossi: “Nessuno fermi la rivoluzione<br />

padana”; Renzi: “Facciamo<br />

la rivoluzione, stop ai<br />

partiti dei dinosauri”) a Sud (de<br />

Magistris: “Sono molto soddisfatto<br />

di questi primi cento giorni<br />

per lo spirito rivoluzionario…”;<br />

De Luca: “Se avessimo vinto alla<br />

Regione avremmo fatto la rivoluzione,<br />

altro che la palude burocratica<br />

e il nulla in cui stiamo<br />

affondando”), contagiando quei<br />

cuori lacerati desiderosi di danzare<br />

sulle macerie. Chi si iscrive<br />

al Partito Revolution Man gode di<br />

alcuni vantaggi: libertà totale di<br />

turpiloquio; ammirazione della<br />

casta borghese; biglietti gratis per<br />

i monologhi di Benigni; ospitate<br />

garantite nel servizio pubblico di<br />

Santoro; alta probabilità di entrare<br />

nei diari dei teenager; firma<br />

assicurata nei manifesti per il<br />

bene comune; facilitazioni nel<br />

conquistare la patente di moralità;<br />

visite guidate nelle piazze<br />

calde del mondo. Segnaliamo un<br />

unico svantaggio: possibilità di<br />

perdere la testa.<br />

di Marco Mansueto<br />

In un momento in cui il mondo<br />

politico viene costantemente<br />

messo in discussione, vivendo in<br />

una sorta di assedio quotidiano<br />

che ne mina credibilità e<br />

funzionalità, il Popolo della<br />

Libertà, attraverso la “scesa in<br />

campo” del segretario Angelino<br />

Alfano, lo strumento del<br />

tesseramento e l’inizio della<br />

stagione congressuale, ha iniziato<br />

un nuovo percorso di democrazia<br />

partecipativa. Un riavvicinamento<br />

al Paese reale, nato dalla<br />

consapevolezza che occorre un<br />

vero partito che sappia essere vivo<br />

non solo in tempi di elezioni ma in<br />

ogni istante del giorno,<br />

aggregando i giovani, lavorando<br />

nel sociale e nella cultura,<br />

movimentando con il suono delle<br />

idee le pericolose apatie delle<br />

nostre comunità. L’antipolitica,<br />

che ha in personaggi con<br />

responsabilità istituzionali i suoi<br />

campioni preferiti, va contrastata<br />

dalla buona politica in cui etica di<br />

responsabilità dei politici,<br />

autentico confronto interno nei<br />

partiti e vero coinvolgimento dei<br />

CURA<br />

RICOSTITUENTE<br />

cittadini nell’elaborazione dei<br />

programmi, rappresentino le sue<br />

fondamenta. Da qui bisogna<br />

ripartire senza “se” e senza “ma”.<br />

Da qui il Pdl sta iniziando a<br />

camminare per rifondarsi,<br />

ricostituirsi. Questa strada<br />

“ricostituente” necessita,<br />

soprattutto a Napoli e in<br />

Campania, di alcuni linee-guida<br />

imprescindibili: maggiore spazio e<br />

responsabilità ai giovani eletti;<br />

impossibilità a mantenere più<br />

incarichi politico-amministrativi<br />

contemporaneamente; priorità,<br />

nella scelta dei candidati, al codice<br />

etico con l’esclusione di<br />

condannati in via definitiva per<br />

reati contro la pubblica<br />

amministrazione; creazione di una<br />

cabina di regia per la<br />

comunicazione basata sui new<br />

media. Un’abitudine virtuosa, poi,<br />

deve essere la stella di ogni iscritto:<br />

quella di diffondere la politica<br />

della realtà e delle riforme affinché<br />

abbia il sopravvento. Solo così il<br />

Pdl potrà avere un presente<br />

credibile e un futuro possibile.


CO<br />

VER<br />

4<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

SINDROME COPPA<br />

di Pino Fermento<br />

CChi se ne intende, è disposto a giurarlo: in termini di prestigio e<br />

di ritorno mediatico la Coppa America è seconda solo ai Mondiali<br />

di Calcio. Un evento stellare questa kermesse della vela internazionale<br />

con le sue regate programmate sui <strong>mari</strong> di tutto il<br />

pianeta. E in fondo stupisce, e anche un po’ inorgoglisce, che<br />

Napoli si sia assicurata 2 tappe della supersfida: la preregata di<br />

aprile 2012 e quella del maggio 2013.<br />

La Coppa della rimonta. Sono soddisfazioni: la città che si leva<br />

gli schiaffi da faccia in mondovisione, ospitando sulle onde di<br />

Bagnoli i fuoriclasse del mare. In calce all’impresa un patto a<br />

quattro tra Regione, Comune, Provincia e Unione Industriali che<br />

hanno convinto gli americani a puntare su Napoli. Per non parlare<br />

della ricaduta economica su quel brandello di costa, mortificato<br />

da un secolo di acciaio e di cemento: che c’è ed è corposa. A<br />

occhio e croce 17 milioni di euro, targati Regione e Provincia,<br />

che sono alla base del bando internazionale, pubblicato da Bagnolifutura<br />

(una Spa composta Comune, Provincia e Regione,<br />

che gestisce i suoli del’ex Italsider) per assegnare l’appalto con<br />

cui, entro marzo, verranno realizzate le strutture sportive di<br />

mare e di terra dell’America’s Cup. Un altro miracolo dei quattrini:<br />

Bagnoli come Lazzaro, nella Coppa c’è un antipasto di resurrezione.<br />

Perché poi ci sarà il piatto forte: cioè un’altra<br />

valanga di fondi e in tempi abbastanza stretti, visto che da queste<br />

parti, tra aprile e luglio 2013, è in agenda anche il Forum<br />

delle Culture, il megaevento per eccellenza con il suo corollario<br />

di opere pubbliche per risanare il quartiere.<br />

I signori degli appelli. Insomma: è qui la festa. E’ qui? Sicuri?<br />

Mica tanto. Secondo Gianni Lettieri le due preregate sono un<br />

evento tecnicamente modesto: scampoli di gloria pagati a caro<br />

prezzo (ndr, oltre ai 17 milioni per i lavori, altri 5 sono stati<br />

spesi per comprare il marchio dagli americani) per fare opere<br />

destinate allo smantellamento e quindi con benefici duraturi<br />

uguali allo zero. E non basta: a smorzare la libidine dei numeri<br />

urlati e il tripudio delle fanfare ufficiali c’è un drappello di<br />

«rompiballe» professionali, abituati a passarsi la mano sulla coscienza,<br />

calibrando ogni critica col contrappunto dei documenti<br />

ufficiali, preferibilmente scomodi e spesso ignorati da chi conta<br />

davvero. Sono quelli dei comitati civici, società civile militante,<br />

spicchio disobbediente della cultura partenopea: tra loro Gerardo<br />

Marotta, Aldo Loris Rossi, Giuseppe Comella, Gerardo<br />

Mazziotti, Edoardo Benassai e Raffaele Raimondi. Intellettuali<br />

che i politici vedono come la peste, soprattutto quando questi<br />

giacobini dell’ecologia dicono quello che hanno detto il 18 ottobre,<br />

in occasione della presentazione della Coppa America in<br />

confezione napoletana. E cioè che, tra colmata e fondali, la baia<br />

di Bagnoli è tutta un veleno: fare qui le regate, dicono, è una<br />

pazzia. La grande piattaforma di cemento che si allunga sul<br />

mare, ingombrante reliquia industriale, sarebbe una bomba tossica.<br />

Così argomentano i comitati: «La colmata è la causa prima<br />

dell’inquinamento del mare, dei sedimenti <strong>mari</strong>ni, di tutto il litorale<br />

da Coroglio a Bagnoli con danni al mare e alla spiaggia: qui<br />

ci sono i reati di danneggiamento pluriaggravato e di disastro<br />

ambientale. Va bene l’America’s Cup ma va spostata al Molo S.<br />

Vincenzo nel porto di Napoli dove l’acqua è pulita». E rincarano<br />

pure la dose: «Il timore è che, - puntualizza Marotta - decollata<br />

la Coppa America, la rimozione della colmata e la bonifica del<br />

mare non si facciano più». E allora? Lo spot della megaregata


5<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

spalmato come una colossale mano di cipria sulle infezioni del<br />

territorio? Fra innocentisti e colpevolisti la temperatura è in<br />

rialzo. Ma almeno c’è una consolazione: che la piattaforma<br />

debba sparire, lo dice una legge dello Stato (ndr, n.582/96) che<br />

impone il ripristino dell’antica morfologia della costa.<br />

I conti non tornano. A scanso di equivoci, che la location sia<br />

scellerata gli ambientalisti lo hanno ribadito anche nell’esposto,<br />

presentato in Procura il 21 settembre: in altre parole, visto che,<br />

dicono i comitati, i politici sono duri d’orecchie, non è restato<br />

che chiedere ai giudici il sequestro dell’area sospetta. Indagini a<br />

parte, però, di sicuro lo scompiglio sollevato dagli ecologisti ha<br />

indotto i pubblici amministratori a sbilanciarsi sulla bonifica incompiuta<br />

del litorale: «Dopo le regate, nel 2013, si farà innanzitutto<br />

il disinquinamento dei fondali», ha anticipato il<br />

vicesindaco Tommaso Sodano, avvitandosi però in apparenza su<br />

due grosse contraddizioni. La prima è che, se la bonifica della<br />

colmata verrà dopo quella del mare, questa secondo gli ecologisti<br />

è una vera follia perché proprio la colmata è la causa di tutto,<br />

ed è quindi la prima cosa da cancellare. La seconda è che, se<br />

quello è lo scadenzario, la kermesse della vela si svolgerà per<br />

forza in area a rischio. Per i guastafeste è evidente: i conti non<br />

tornano. Inoltre, gli ambientalisti fanno notare che lo Stato (cioè<br />

ministero delle Infrastrutture, Provveditorato alle opere pubbliche<br />

della Campania e Commissariato alla bonifica delle acque<br />

della Campania) ha previsto una spesa di 64 milioni di euro per<br />

bonificare i fondali: e non è questa la prova che mare e colmata<br />

sono pericolosi? E, messa così, farci le regate non è un azzardo?<br />

Poi, il 27 ottobre, l’affondo finale: «La colmata - hanno dichiarato<br />

- è un mostro friabile di 27 ettari, tre volte più esteso della<br />

Villa Comunale, saturo di idrocarburi cancerogeni, che sta contaminando<br />

l’acqua, i fondali e la spiaggia». Infine: «Quella colmata<br />

fa gola: è in agguato la speculazione edilizia». E questa,<br />

come la raccontano i comitati, è la curva a gomito di tutta la<br />

storia.<br />

Procura in campo. Tutte perplessità che spingono a ragionare<br />

anche su quanto accade nel retroterra: qui, nel cuore del vecchio<br />

stabilimento, i magistrati ci sono arrivati da un pezzo. La presunzione<br />

è la stessa: troppe incognite sulla bonifica dei terreni.<br />

Anche qui, insomma, aleggerebbe lo spettro di un mezzo pasticcio<br />

ambientale. E’ dal 2009, infatti, che alla Procura di Napoli<br />

spuntano piste investigativo-giudiziarie sul disinquinamento dei<br />

suoli all’interno della ex acciaieria, nel tentativo di accertare<br />

eventuali profili di responsabilità e la consistenza di possibili rischi<br />

per la salute pubblica: faldoni che si sono intrecciati tra loro<br />

fino a confluire di recente nell’alveo di un’inchiesta penale gestita<br />

dai piemme Stefania Buda e Francesco Greco e supportata<br />

tecnicamente dalla consulenza del professor Benedetto De Vivo,<br />

superesperto in geochimica. Di sicuro c’è che il 20 settembre una<br />

delegazione della Commissione Parlamentare sulle ecomafie,<br />

composta dal senatore Gaetano Pecorella e dai deputati Alessandro<br />

Bratti e Raffaele Volpi, ha ispezionato l’intero sito, trattenendosi<br />

inoltre a colloquio con i magistrati inquirenti. Risultato:<br />

onorevoli assai perplessi perché le operazioni di disinquinamento<br />

dei suoli non avrebbero rispettato gli standard previsti, con relativa<br />

permanenza di rischi potenziali per la salute: «Lavori, insomma<br />

- hanno dichiarato i parlamentari - che, secondo le<br />

analisi di tre laboratori internazionali, sarebbero stati condotti<br />

male». Ipotesi che esige ovviamente accertamenti ulteriori ma


CO<br />

VER<br />

6<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

I NUMERI DI “BAGNOLEIDE”<br />

• L’area della ex Italsider è vasta 330 ettari<br />

• Il progetto, approvato dalla UE, per completare il risanamento e le opere previsti è di 199<br />

milioni di cui 76 già stanziati e disponibili.<br />

• Opere da completare o collaudare: Grande Parco Urbano, Parco dello Sport, Bagnoli Hub (cioè<br />

il Polo Turistico), Acquario per le tartarughe, Napoli Studios (cioè il Polo Audiovisivo).<br />

• Già spesi da Bagnolifutura (ndr, società di gestione dei suoli) 77 milioni per la sola bonifica:<br />

ufficialmente decontaminati due terzi dei suoli.<br />

• Disavanzo contabile di Bagnolifutura: 339 milioni.<br />

• La colmata a mare è di 27 ettari. La sua bonifica costerà 20 milioni. La bonifica dei fondali<br />

<strong>mari</strong>ni costerà 44 milioni.<br />

• Costo previsto per risanare l’area Cementir: 25 milioni.<br />

• America’s Cup: 5 milioni per acquisire il marchio, 17 milioni per realizzare le opere sportive<br />

che si salda ad una condanna della Corte dei Conti che, in passato,<br />

ha già criticato la bonifica di Bagnoli, stigmatizzando «i<br />

gravi ritardi» dell’operazione e «gli scarsi risultati ottenuti a<br />

causa dell’inadeguatezza degli Organi Istituzionali locali». A incorniciare<br />

le incongruità da chiarire c’è un bel po’ di dati: ad<br />

esempio 16 anni per bonificare solo due terzi dell’area, e con una<br />

spesa di 77 milioni. Tutte cifre ufficiali che mettono in crisi Bagnolifutura.<br />

E non le uniche perché la società lamenta anche un<br />

disavanzo contabile di 339 milioni di euro.<br />

Il gioco delle parti. Numeri da paura sparsi in 330 ettari, quanto<br />

è vasta l’ex Italsider: numeri di una matassa da sciogliere presto. E<br />

non solo per via della Coppa America, che è dietro l’angolo, ma<br />

soprattutto perché il sindaco sta accelerando per realizzare il<br />

grande parco urbano e la nuova spiaggia, previsti in progetto, e<br />

per vendere ai privati parte dei suoli, quelli considerati edificabili,<br />

come prevede il Piano Regolatore per Bagnoli. Ecco perché gli<br />

ecologisti non mollano: «La condizione non è negoziabile: prima<br />

la bonifica e poi tutto il resto». E’ questo il punto fermo che si pretende<br />

dal sindaco. In fondo, della Bagnoli che verrà, è lui il primo<br />

garante istituzionale: e contro i misteri del quartiere è già insorto<br />

in passato. Per De Magistris quella di Bagnoli è una pagina oscura<br />

fin dal 3 giugno 2010 quando, da eurodeputato, intervenne durissimo<br />

sull’Affare Bagnoli: «La Commissione Europea conferma che<br />

i fondi comunitari - tuonava De Magistris - per la riqualificazione<br />

dell’ex sito industriale sono stati sperperati. Bagnoli - incalzava<br />

poi - è una pagina di vergognosa commistione tra politica e crimine<br />

intorno al denaro pubblico». Sortita vissuta malissimo dai<br />

vertici di Bagnolifutura, il presidente Riccardo Marone e il direttore<br />

generale Mario Hubler, al punto da querelare De Magistris<br />

con richiesta di maxirisarcimento, poi ritirata. In ogni caso l’ex<br />

piemme, ormai diventato sindaco, ha annunciato a metà agosto di<br />

voler sciogliere entro Natale Bagnolifutura, azzerandone l’intero<br />

Consiglio di Amministrazione. Marone però gli ha reso le cose più<br />

facili. Il 31 ottobre, infatti, ha annunciato che a dicembre, appena<br />

appaltati i lavori della Coppa America, si dimetterà, motivando in<br />

questo modo la decisione: «Clima irrespirabile. Colpa delle menzogne<br />

degli ambientalisti. Le bonifiche sono state fatte correttamente».<br />

E a Bagnolifutura adesso, ad onta del nome, quello che<br />

scricchiola è proprio il futuro.<br />

Pareri che pesano. La domanda, però, è un’altra: il sindaco delle<br />

bacchettate allo scempio di un quartiere intossicato è lo stesso che<br />

proprio lì sta portando l’America’s Cup e lì preme per realizzare<br />

altre opere? Se è lo stesso, deve avere per forza argomenti per<br />

farlo: due soprattutto. Il primo è un report dell’«Istituto Superiore<br />

di Sanità» con cui l’ente che opera <strong>sotto</strong> il cappello del ministero<br />

della Sanità, sdogana di fatto la colmata, ritenendola non<br />

inquinante. Il secondo è un report dell’«Istituto Superiore per la<br />

Protezione e la Ricerca Ambientale», vigilato dal ministero dell’Ambiente,<br />

che ritiene la contaminazione <strong>mari</strong>na al di <strong>sotto</strong> della<br />

soglia di rischio. E sono esattamente i due sì che, come da procedura,<br />

servono al ministro dell’Ambiente per autorizzare i lavori<br />

da fare in funzione dell’America’s Cup: a questo punto l’o.k. della<br />

Prestigiacomo appare quasi scontato. E chi voleva una Chernobyl<br />

in salsa napoletana è servito. A meno che i giudici, che giorni<br />

fa hanno ascoltato il sindaco come teste informato, non rimettano<br />

tutto in discussione.


7<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

INTERVISTA A MAZZIOTTI<br />

“EX ITALSIDER, BONIFICA INCOMPLETA”<br />

Cementir, 25 milioni per liberarsi di Caltagirone<br />

Ex Italsider: 330 ettari in cui costruire un sogno. E<br />

di trasferirlo dalla cornice teorica a quella pratica<br />

si dovevano occupare le 2 società di<br />

trasformazione, prima Bagnoli Spa e poi<br />

Bagnolifutura, create apposta dal Comune per<br />

bonificare innanzitutto e per realizzare<br />

successivamente insediamenti avveniristici (il<br />

megaparco verde, la città dello sport, un<br />

superacquario, nuove residenze e molto altro<br />

Mi risulta che, adesso, nessuno sa con precisione se<br />

alla Cementir ci sia ancora amianto o meno.<br />

Ma perché non si procede all’esproprio?<br />

Perché acquisire la ex Cementir significa<br />

corrispondere a Caltagirone, o con indennizzo o con<br />

trattativa, 25 milioni di euro: e dove li trova i<br />

quattrini Bagnolifutura che di suo ha un bilancio in<br />

rosso di 330 milioni di euro, e che, per ripianare<br />

ancora). Ma non tutto è filato liscio. L’intervista<br />

all’architetto Gerardo Mazziotti, esponente della<br />

società civile ed esperto della questione.<br />

Professor Mazziotti, sulle operazioni di<br />

disinquinamento dell’ex area siderurgica la<br />

società civile usa toni durissimi.<br />

La bonifica è ancora lontana dall’essere ultimata. Le<br />

due società di trasformazione non sono riuscite dal<br />

1996 in poi a risolvere il problema. Sulla<br />

pseudobonifica ci sono denunce e indagini. Per non<br />

parlare dei fondi sperperati. Ombre pesanti che<br />

riguardano sia l’area di costa, cioè la colmata e i<br />

fondali, che quella interna. E stiamo parlando dei<br />

suoli di proprietà del Comune. Perché poi ci sarebbe<br />

anche l’area della ex Cementir, l’unica ad essere<br />

ancora in mano ad un privato, vale a dire il dottor<br />

Caltagirone: che costituisce un capitolo a parte.<br />

Perchè?<br />

Perchè l’area, cioè suoli e vecchio cementificio, è<br />

inclusa nel Piano Urbanistico per Bagnoli (ndr PUE:<br />

Piano Urbanistico Esecutivo), approvato dal Consiglio<br />

Comunale nel novembre 2003, e a sua volta figlio<br />

della variante al Piano Regolatore Generale,<br />

approvata prima dal Consiglio Comunale nel ’96 e<br />

poi dalla Regione Campania nel ’98. In parole<br />

povere, un complesso vincolato alla pubblica utilità<br />

al punto da essere incluso nel realizzando Parco<br />

verde da 120 ettari, previsto a Bagnoli. Dunque,<br />

l’intera area doveva essere espropriata dal Comune<br />

con corresponsione di un congruo indennizzo al<br />

dottor Caltagirone o comunque essere acquisita con<br />

trattativa bonaria. Sono passati quasi 16 anni e la<br />

dismessa Cementir è ancora lì. Caltagirone è ancora<br />

il legittimo proprietario. E di acquisizione nemmeno<br />

l’ombra.<br />

Che consuntivo si può fare sulla bonifica<br />

dell’amianto nel suolo e sullo<br />

smantellamento di impianti e capannoni?<br />

Sul disinquinamento c’è un’ordinanza comunale del<br />

maggio 2008 con cui si imponeva al proprietario di<br />

procedere alla bonifica dei terreni, e non allo<br />

smantellamento. Nel luglio 2010 la Cementir ha<br />

comunicato di aver eseguito parte della bonifica ma<br />

di aver sospeso le operazioni in seguito al crollo<br />

interno di alcuni capannoni per poter effettuare<br />

opere di messa in sicurezza. Mi chiedo quali visto<br />

che tutto già cascava a pezzi. In seguito non se ne è<br />

saputo più nulla.<br />

Non le risulta, allora, che la Cementir abbia<br />

obbedito all’ordinanza di rimozione del<br />

Comune e abbia, quindi, completato la<br />

bonifica?<br />

questa «voragine», probabilmente sarà obbligata ad<br />

usare il ricavato della vendita dei suoli edificabili<br />

dell’ex Italsider, senza ottenere alcun utile.<br />

E allora sarà per questo che Marcello<br />

Taglialatela, assessore regionale<br />

all’Urbanistica, suggerisce il colpo di spugna?<br />

Vale a dire: che il Comune proponga<br />

all’imprenditore di cancellare a spese sue la<br />

ex Cementir, veleni e impianto, e così<br />

Palazzo S. Giacomo eviterà una costosa<br />

procedura di esproprio e un contenzioso<br />

infinito con Cementir Spa.<br />

Non si tratta di un colpo di spugna. Caltagirone si<br />

impegnerebbe a demolire il cementificio e a<br />

bonificare i suoli che cederebbe gratuitamente al<br />

Comune e, in cambio, avrebbe la possibilità di<br />

costruire abitazioni in altre parti di Bagnoli. Io non<br />

condivido la proposta perché i 25 milioni dovrebbero<br />

metterli a disposizione il Comune, la Provincia e la<br />

Regione, che sono i soci della Bagnolifutura.<br />

C’è il rischio che il previsto Parco verde da<br />

120 ettari esca ridimensionato dalla<br />

vicenda?<br />

Assolutamente no. Una volta risolta la questione<br />

Cementir, le dimensioni del Parco non subiranno<br />

diminuzioni. (pf)


8<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

IL PRESIDENTE CHIOSI: “IL SINDACO SI DECIDA A SBLOCCARE I FONDI PER IL DECENTRAMENTO”<br />

MUNICIPALITÀ POVERA: NIENTE GIUNTA,<br />

MA SOLO DELEGATI (GRATUITI)<br />

Ldi Alvaro Mirabelli<br />

Le rogne sono la regola: così, alla fine, Fabio Chiosi, dal 2001<br />

presidente di Chiaia-Posillipo-S. Ferdinando, è diventato un<br />

esperto in acrobazie per far quadrare i conti della Municipalità<br />

1, almeno il minimo sindacale per far funzionare i servizi<br />

amministrativi del quartiere. Una presidenza la sua che, grosso<br />

modo, coincide con la parabola temporale dell’era Iervolino: cioè<br />

11 lunghi anni, col solito nodo dei quattrini che non bastavano<br />

mai.<br />

Toccato il fondo? Neanche per sogno perché, in era De Magistris,<br />

c’è stato subito l’evento al ribasso che ha spostato il fondo<br />

ancora più giù: colpa di quel milione che gli manca nel budget,<br />

dopo la dura manovra economica varata dal neosindaco. Questo<br />

e altro Chiosi lo ha ribadito al primo cittadino, abbozzandogli lo<br />

scenario di una Chiaia in ginocchio: una città di 100mila<br />

abitanti, ingovernabile o quasi, perché mancano soldi, personale<br />

e persino gli spazi. Sprofondo rosso. E non solo. Chiosi ha anche<br />

toccato il tasto dolente delle mini giunte di quartiere, in teoria<br />

autonome, di fatto depotenziate: e per giunta dissanguate da 5<br />

mesi di feroce polemica visto che sono accusate di aggravare le<br />

spese della politica (ndr, una giunta di quartiere con 4 mini<br />

assessori costa 100mila euro all’anno) e sospettate di essere<br />

scelte dalle segreterie di partito. Secondo i censori, la squadra<br />

del presidente di Municipalità deve lavorare gratis. Secondo il<br />

Regolamento delle Municipalità, gli assessorini vanno pagati.<br />

Risultato: nel dubbio, nessun presidente, o quasi, ha nominato la<br />

propria giunta. Chiosi, però, arcistufo, ha preso le sue decisioni,<br />

che spiega in quest’intervista.<br />

Giunta di Municipalità: sono soldi buttati?<br />

Le Municipalità non rappresentano un costo della politica<br />

perché sono enti decentrati che erogano servizi e raccolgono<br />

segnalazioni. E ciò vale anche per una minigiunta che è il primo<br />

contatto tra Comune e cittadini. Allora delle due, l’una: se devo<br />

fare a meno dell’esecutivo, allora il sindaco mi eroghi quei<br />

100mila euro perché io possa spenderli per scuole e strade, ma<br />

è il Comune che deve chiarire se questa opzione è legittima.<br />

Oppure, secondo l’art. 35 del Regolamento di Municipalità,<br />

posso nominare un gruppo di collaboratori, disponibili a titolo<br />

gratuito, delegando ad essi varie competenze: cosa che ho<br />

appena fatto. E ora ho una squadra di 6 delegati (ndr, vedi<br />

box). Ma mi auguro che Palazzo S. Giacomo ribadisca presto la<br />

legittimità di questo costo istituzionale: quando lo farà,<br />

nominerò formalmente i miei 4 assessori.<br />

Versante quattrini: le Municipalità sono al verde.<br />

Prospettive di agire pari allo zero?<br />

Ce ne inventiamo una al giorno. Ad esempio: i miei uffici hanno<br />

chiesto alla ragioneria del Comune di poter “assorbire” i vari<br />

surplus, avanzati grazie ai ribassi applicati sugli appalti già<br />

aggiudicati in passato: vecchie eccedenze, nostre di diritto, con<br />

cui potremmo pagare, secondo il decreto sul lavori pubblici, le<br />

imprese che hanno ancora appalti in corso con noi.<br />

I primi interventi in agenda?<br />

La manutenzione della viabilità secondaria (ndr, le strade<br />

larghe meno di 8 metri): ad esempio il Pallonetto di Santa<br />

Lucia o via S. Maria della Neve. Ed è imminente la<br />

riqualificazione di piazza Di Giacomo.


9<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

La rosa degli eventuali assessori<br />

Sono 6 e per ora figurano come collaboratori stretti, a costo zero, del presidente Fabio Chiosi da cui hanno ricevuto competenze specifiche.<br />

Insomma 6 delegati: tutti, tranne uno, consiglieri in carica. Se il Comune chiarirà che hanno diritto a una indennità, Chiosi ne ufficializzerà la<br />

nomina ad assessori di quartiere ma il numero sarà ridotto a 4. Ecco nomi e deleghe relative (tranne quelle a Bilancio, Decentramento e Polizia<br />

Municipale che Chiosi ha riservato per sé)<br />

Alberto Pierantoni:<br />

Scuola, Sport, Cultura,<br />

Politiche giovanili<br />

Alberto Boccalatte:<br />

Manutenzione ordinaria e<br />

straordinaria delle strade<br />

Mario Mele:<br />

Mobilità<br />

Francesco Salerno:<br />

Affidamento del verde<br />

ai privati<br />

Diego D’Alessio:<br />

Attività produttive<br />

Antonella Esposito<br />

(unica esterna): Ambiente<br />

e Politiche sociali<br />

La 1° Municipalità ha 97 km. di strade. Curare le piccole, circa<br />

il 60 %, tocca al governo di quartiere: e con pochi spiccioli sarà<br />

dura. Invece le grandi strade, circa il 40 %, toccano a Palazzo<br />

S. Giacomo: qui come siamo messi?<br />

Male: a luglio il Comune ha fatto saltare la gara d’appalto per la<br />

manutenzione della viabilità principale e ora il Servizio Strade del<br />

Comune ha ufficialmente comunicato di non poter più intervenire,<br />

neanche nei casi urgenti. Alcune arterie, come Parco Margherita o via<br />

Manzoni, sono ormai a rischio. Non vorrei rimpiangere la Iervolino,<br />

ma i segnali sono allarmanti. Senta questa: la Municipalità 1 è pronta<br />

ad installare la videosorveglianza al Borgo <strong>mari</strong>nari, in via Morelli e in<br />

vico Belledonne. Abbiamo i soldi e l’impresa: potremmo piazzare le<br />

telecamere domattina. Ma di attivarle tocca a Enel e Telecom che,<br />

però, si rifiutano perché da 3 anni il Comune non salda i conti. E<br />

gliene dico un’altra sulla manutenzione del verde: avanspettacolo<br />

puro. 10 anni fa gli addetti a Chiaia-Posillipo-S. Ferdinando erano<br />

72: adesso abbiamo 6 giardinieri a Chiaia e 9 a Posillipo. Sa come<br />

vanno al lavoro? Con mezzi propri perché “Napoli Servizi”, società<br />

del Comune, non fornisce più il camioncino che li trasportava con<br />

l’attrezzatura. E i tosaerbe? L’Autoparco comunale non eroga più la<br />

benzina per alimentarli: ho anticipato di tasca mia. Continuo?<br />

Qualche burocrate a Palazzo S. Giacomo ha pensato bene di affidare<br />

a noi della Municipalità la cura degli alberi fino a 4 metri mentre<br />

invece quelli alti più di 4 metri spettano al Servizio Giardini. Un caos.<br />

Oltre ai fondi, manca anche il buonsenso?<br />

Sì. La macchina amministrativa va resettata da cima a fondo. Si<br />

persevera in equivoci letali. Un esempio: deve sparire la pratica<br />

deleteria delle gare d’appalto indette dal Comune con ribassi<br />

spaventosi, tipo il 40%, nella convinzione di risparmiare. Ma<br />

ottenendo invece due risultati: lavori pessimi e fuga delle imprese<br />

serie. Ed è appena uno scorcio: la mappa delle incompetenze è ben<br />

radicata. Lavoriamo sulle macerie.


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TIME<br />

OUT<br />

11<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

Da questo numero parte "Time Out", pagina dedicata alle vignette di Malatesta.<br />

Un break di satira tra attualità e politica.


QUART<br />

IERISSIME<br />

12<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

I segreti del Tunnel Borbonico<br />

svelati ai turisti del City Sightseeing<br />

Novità per i turisti a Napoli. Dal 30 ottobre scorso il Tunnel Borbonico, percorso<br />

sotterraneo che attraversa il Monte Echia, è stato inserito tra i punti di interesse<br />

del percorso dei bus City Sightseeing di Napoli. Nato con scopi militari, il tunnel<br />

si snoda da vico del Grottone e conduce, attraverso una scala del '700, in cisterne<br />

dell'acquedotto seicentesco del Carmignano, utilizzate, in passato, come ricovero<br />

bellico. “Un affascinante percorso lungo circa 530 metri”, hanno spiegato i responsabili<br />

dell'Associazione Culturale Borbonica Sotterranea, Gianluca Minin ed<br />

Enzo De Luzio (nella foto), che ne hanno curato il lungo recupero. Grazie all'accordo<br />

con la City Sightseeing Napoli, il Tunnel Borbonico è stato inserito tra i punti<br />

di interesse del tour della Linea B e C dei bus a due piani. Inoltre, i visitatori del<br />

Tunnel riceveranno uno sconto del 10% sul costo del biglietto del City Sightseeing<br />

e analoga agevolazione sarà riservata ai passeggeri del City che vorranno esplorare<br />

il <strong>sotto</strong>suolo della città. “È bello che a Napoli si riesca a fare sistema in questo<br />

settore - ha <strong>sotto</strong>lineato Antonietta Sannino, amministratore delegato della<br />

City Sightseeing - per valorizzare e arricchire l'offerta turistica della città, mettere<br />

in rete i suoi plus, è la strategia che, come azienda, abbiamo perseguito fin dall'inizio,<br />

consapevoli che solo in questo modo si può esaltare la naturale vocazione<br />

di Napoli. Le tante collaborazioni realizzate in passato nascevano da questa<br />

esigenza, così come quella appena stretta con l'Associazione Culturale Borbonica<br />

Sotterranea. E anche in futuro, la City Sightseeing resterà aperta alla cooperazione<br />

con altre realtà territoriali per valorizzare i tesori artistici, culturali ed architettonici<br />

di cui la nostra città è ricca”.


QUART<br />

IERISSIME<br />

13<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

Schiaffo al giornalista,<br />

com’è finita?<br />

Rispondiamo ad un nostro<br />

lettore che ci chiede di essere<br />

informato sulla vicenda<br />

dello schiaffo dato dal capo<br />

dei vigili urbani del Comune<br />

di Napoli Luigi Sementa<br />

(nella foto) al cronista Alessandro<br />

Migliaccio due anni<br />

e mezzo fa. L’antefatto: nel<br />

dicembre del 2008 Sementa<br />

convoca Migliaccio nei suoi uffici per discutere di un articolo<br />

uscito sul quotidiano “Il Napoli” a firma del cronista<br />

dove il capo della municipale non ne esce granché bene.<br />

Il giornalista, collaboratore della trasmissione “Le iene”,<br />

viene “accolto” da Sementa con un sonoro ceffone. La<br />

scena viene immortalata dalla microcamera nascosta che<br />

Migliaccio indossa e in men che non si dica il video del<br />

misfatto fa il giro della rete, fino a conquistare la ribalta dei<br />

tg nazionali e locali. Stando a quanto riporta Nello Cozzolino<br />

su “Iustitia”, l’episodio è approdato in tribunale e<br />

Sementa, difeso dall’avvocato Domenico Ciruzzi, ha cercato<br />

una strada per arrivare a una conciliazione, inizialmente<br />

rifiutata da Migliaccio. Pochi mesi fa l’accordo:<br />

nell’udienza del 20 giugno, davanti al giudice di pace Calabrò,<br />

il giornalista ha <strong>sotto</strong>scritto insieme a Sementa la remissione<br />

reciproca delle querele e ha firmato un atto<br />

stragiudiziale, che riporta le scuse del capo dei vigili urbani<br />

e il versamento di un indennizzo, circa 2.500 euro, che<br />

Migliaccio ha donato in beneficenza all’ospedale pediatrico<br />

Santobono di Napoli.<br />

La fotonotizia<br />

Procida, convegno<br />

sui pericoli dell’amianto<br />

“Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della<br />

propria persona”. Così recita l’articolo 3 della Dichiarazione universale<br />

dei diritti umani, <strong>sotto</strong>scritta ed adottata dall’Assemblea Generale<br />

delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Purtroppo, pensando ai lavoratori<br />

e ai cittadini che hanno perso la vita a causa di malattie connesse<br />

all’inalazione di polveri di amianto, questa norma sembra essere<br />

rimasta lettera morta. Da queste riflessioni ha preso le mosse il dibattito<br />

tenutosi lo scorso 14 settembre presso la sala consiliare del Comune<br />

Isola di Procida dal titolo “Amianto: tutela e risarcimento del danno -<br />

Aspetti medici e legali”. All’incontro, organizzato dall’associazione Dinghy<br />

Isola di Procida e dallo Studio legale Petruzzelli, hanno partecipato<br />

il sindaco di Procida, Vincenzo Capezzuto, l’assessore ai Trasporti<br />

con delega al Mare, Pasquale<br />

Sabia, l’avvocato<br />

del Foro di Bari, Pierpaolo<br />

Petruzzelli, l’avvocato del<br />

Foro di Philadelphia, Mitchell<br />

S. Cohen, Aniello<br />

Scotto di Santolo, della direzione<br />

generale del Cardarelli<br />

di Napoli, Maria<br />

Giuseppina Lecce, dirigente<br />

del Ministero della<br />

Salute e Maria Salette<br />

Longobardo, dirigente<br />

scolastico dell’ISSS “ITC<br />

Francesco Caracciolo”.<br />

Gli interventi sono stati<br />

moderati dal giornalista<br />

Domenico Ambrosino. Il convegno ha centrato l’attenzione soprattutto<br />

sulle migliaia di <strong>mari</strong>ttimi, tra questi anche gli associati<br />

del Circolo Capitani e Macchinisti di Procida, che, da anni, tentano<br />

di vedersi riconosciuti i danni provocati dall’esposizione alle<br />

fibre di amianto, materiale presente a bordo delle navi <strong>sotto</strong> molteplici<br />

forme.<br />

Piazza Amedeo,<br />

topi a passeggio<br />

Riceviamo e pubblichiamo queste fotografie “inquietanti” scattate in piazza Amedeo dalla signora Vittoria. Vista l’eloquenza delle immagini, riteniamo superfluo ogni commento.


QUART<br />

IERISSIME<br />

14<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

D<br />

Il morso della Taranta<br />

di Paolo D’Angelo<br />

STORIE DI UN PAESE<br />

IN CRISI<br />

i recente ho assistito ad una discussione tra un<br />

commerciante, titolare di un negozio del centro di<br />

Napoli, e il proprietario dell'immobile. I due<br />

discutevano in maniera tranquilla e pacata del fatto che il<br />

commerciante non riusciva più a pagare il fitto di 2.400,00<br />

euro mensili, e, poiché tra i due il rapporto era amichevole,<br />

si era permesso di chiedere al proprietario di abbassare il<br />

canone del fitto, altrimenti, suo malgrado, sarebbe stato<br />

costretto a lasciare il negozio. Il proprietario ascoltava le<br />

ragioni del suo fittuario con comprensione. “Mi dispiace -<br />

diceva il commerciante - ma purtroppo nessuno mi sta<br />

pagando, ho dovuto far eseguire dal mio avvocato tre<br />

decreti ingiuntivi di somme importanti per crediti maturati da<br />

oltre un anno, inoltre la situazione di crisi prospetta solo<br />

commesse di piccola entità che non possono più garantire<br />

spese e costi sostenuti fino ad oggi”. Il proprietario<br />

rispondeva: “Mi rendo conto della situazione, ma tenga<br />

presente che, del fitto onestamente dichiarato, pagate le<br />

tasse, che ammontano a circa un 48%, non mi rimangono in<br />

tasca che circa 1.000,00 euro mensili. Le pare che con un<br />

negozio di questo tipo nel centro della città, dove altri<br />

chiedono anche di più, io non devo intascare neanche<br />

1.000,00 euro mensili? Poi tra spese di manutenzione,<br />

condominio e altro diminuiscono ancora”. L’altro giorno<br />

pranzavo in una trattoria al centro di Milano mentre il<br />

telegiornale parlava, come al solito, di tutte le storie di<br />

Berlusconi. Ero da solo con un cameriere tuttofare ed il<br />

proprietario. Tutti e tre abbiamo iniziato ad inveire contro<br />

queste notizie vuote e che non danno alcuna risposta ad una<br />

società in agonia che non vede un minimo di progettualità,<br />

che non ha prospettive di lavoro e sviluppo per uscire fuori<br />

da una forte crisi economica e d'identità del nostro paese,<br />

senza contare la feroce pressione fiscale arrivata al limite<br />

dell'impossibile. Ognuno di noi tra, imprenditori e<br />

lavoratori, ha un socio occulto che intasca il 50% dei sudati<br />

compensi dando in cambio il nulla: lo Stato. Anche il<br />

proprietario della trattoria era sul punto di chiudere l'attività<br />

e, in un momento di umana confidenza, mi ha detto che la<br />

moglie era ricoverata da tre mesi per una grave crisi<br />

depressiva perché alcune tasse non pagate stavano<br />

letteralmente mangiando la casa comprata con una vita di<br />

sacrifici. Queste due storie mi hanno lasciato un’immensa<br />

tristezza e ogni volta che guardo il telegiornale mi viene il<br />

voltastomaco. Quando ci saranno risposte serie a tutto ciò?<br />

Quando i piccoli imprenditori, artigiani, impiegati, operai<br />

scenderanno tutti insieme in piazza a manifestare le ragioni<br />

di un malcontento che oramai non è più solo di destra o di<br />

sinistra? Dobbiamo ridurci come l’Argentina o la Grecia<br />

prima di avere risposte serie? Da quello che vedo temo di sì.<br />

Che Dio ce la mandi buona, parola della Taranta!<br />

Parcheggio Morelli,<br />

primo in Europa<br />

Sarà anche la città difettosa<br />

ma, di tanto in tanto, Napoli<br />

smentisce tutti, a cominciare<br />

da chi sistematicamente la<br />

colloca all’ultimo gradino<br />

degli standard europei. Stavolta<br />

anzi è proprio il Vecchio<br />

Continente a<br />

consegnare alla città un alloro<br />

prestigioso, conferito oltretutto<br />

nel settore delle<br />

infrastrutture urbane di qualità,<br />

contesto imprenditoriale<br />

ad alta concorrenzialità in<br />

cui abitualmente si misurano<br />

management internazionali<br />

di indiscusso valore. Secondo<br />

l’«European Parking<br />

Association», infatti, il «Morelli<br />

Car Park», inaugurato in<br />

via Morelli lo scorso marzo,<br />

è il parcheggio più bello del<br />

continente: a settembre, l’avveniristica<br />

opera, frutto della<br />

tenacia di Massimo Vernetti,<br />

numero uno del gruppo<br />

«Quick No Problem Parking»<br />

e della concessionaria dei lavori «Napoletana Parcheggi»,<br />

ha ottenuto a Torino l’«European Parking<br />

Award» nella categoria «Soluzioni Innovative»: un autentico<br />

Oscar che incornicia non solo il valore dell’imprenditore<br />

ma anche quello dei cervelli e delle<br />

maestranze che hanno condotto in porto a tempo di record<br />

un vero gioiello architettonico-ingegneristico. E a<br />

proposito di orgoglio partenopeo: «Uno staff esecutivo -<br />

ha ribadito Vernetti - completamente napoletano. Il premio<br />

è la conferma che solo investendo nelle potenzialità<br />

cittadine si può puntare ad una crescita economica e culturale<br />

in ogni settore». Il Parcheggio Morelli si è misurato<br />

con un lotto agguerrito di concorrenti ma le<br />

credenziali esibite dalla struttura napoletana hanno letteralmente<br />

sbaragliato il campo. E se la leadership appena<br />

decretata dagli esperti europei si infila<br />

legittimamente all’occhiello del manager posillipino, lui,<br />

Vernetti, coglie al volo l’occasione per lanciare un messaggio<br />

al neosindaco De Magistris: «Mi auguro che<br />

l’amministrazione comunale sostenga le energie produttive<br />

della città: in passato purtroppo il Comune è stato<br />

spesso visto più come l’ostacolo da superare che come<br />

l’alleato necessario di cui ha bisogno l’imprenditoria cittadina<br />

per realizzare opere di eccellenza, dietro le insegne<br />

della legalità e dell’efficienza: le forze sane di<br />

Napoli sono stanche di speculatori e truffatori. Ecco perché<br />

è ormai tempo di una controparte pubblica che accordi<br />

fiducia e sostegno ai tanti napoletani onesti e in<br />

gamba». Vale, intanto, la pena riepilogare la carta<br />

d’identità del «Parcheggio Morelli»: realizzato in soli 18<br />

mesi, esso si articola in 7 piani, 250 box e 230 posti<br />

auto; al suo interno, poi, «Agorà Morelli», suggestivo<br />

spazio dedicato alla cultura e alla comunicazione. Napoli<br />

la sua «Champions» ha già cominciato a vincerla.


RIFLE<br />

SSIONI<br />

15<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

Odi Mimmo Della Corte<br />

Oltre seicento milioni di euro (pari per chi non avesse ancora<br />

troppa dimestichezza con la matematica a circa 1.200miliardi di<br />

vecchie lire) di deficit nel bilancio dell’Eav, l’holding dei trasporti<br />

in Campania: di conseguenza stazioni chiuse per problemi<br />

strutturali e lavori di rifacimento di linee annunciati mai<br />

effettuati. È il drammatico buco nero di fronte al quale si sono<br />

trovati, all’atto dell’insediamento, i nuovi vertici dell’ente, vale a<br />

dire Nello Polese, amministratore unico, e Valeria Casizzone,<br />

direttore generale. Una situazione estremamente difficile per i<br />

pendolari, costretti a viaggiare come sardine in scatola,<br />

Purtroppo i nodi, da noi denunciati nel 2010 nel libro<br />

“Magnanapoli” ed edito dalla Iuppiter, sono venuti, come<br />

previsto allora, al pettine: e fanno male, anche se i responsabili<br />

veri di questa situazione, come di tutte le altre che affliggono la<br />

nostra regione, ormai non ci sono più. Un altro “costone di<br />

roccia”, quindi, è caduto sulla testa della Giunta Caldoro,<br />

aggravando ulteriormente una realtà già ai limiti del collasso per i<br />

debiti ereditati, e non solo sul fronte dei trasporti (vedi lo<br />

sforamento del patto di stabilità interno), le cui conseguenze<br />

continuano “a farsi sentire” e che i tagli del Governo, quelli già<br />

effettuati e quelli in arrivo, rischiano di rendere addirittura<br />

insostenibile. Il clima nel settore dei trasporti regionali, resta,<br />

TRASPORTI IN TILT, L’ONDA LUNGA<br />

DELLO SGOVERNO BASSOLINIANO<br />

ammassati l’uno all’altro. Ancora di più se<br />

hanno la sfortuna d’imbattersi nell’ultimo<br />

acquisto ferroviario dell’epoca bassoliniana:<br />

treni di “bell’aspetto”, costati il classico<br />

“occhio della testa”, imponenti e dotati di aria<br />

condizionata, ma poco ricettivi, con scarsa<br />

disponibilità di posti e mancanza di appoggi<br />

(cd. mancorrenti) per reggersi quando non si<br />

trova posto a sedere. Più che un sogno svanito,<br />

ad esempio, la Circumvesuviana, sembra<br />

essere diventata un incubo per le decine di<br />

migliaia di pendolari che utilizzano per i loro<br />

spostamenti i mezzi di quello che l’ex<br />

governatore Bassolino ed il suo assessore<br />

regionale ai trasporti Luigi Nicolais avevano<br />

pomposamente definito “Metrò Regionale”.<br />

Tutto questo mentre la riapertura delle scuole<br />

- poiché alle migliaia di pendolari per lavoro si<br />

sono aggiunti le migliaia di studenti che<br />

utilizzano gli stessi mezzi per recarsi a scuola -<br />

ha fatto ulteriormente peggiorare le cose.<br />

“Più che un sogno<br />

svanito, la<br />

Circumvesuviana<br />

sembra essere diventata<br />

un incubo per le decine<br />

di migliaia di pendolari<br />

che utilizzano per i loro<br />

spostamenti i mezzi<br />

di quello che l’ex<br />

governatore Bassolino<br />

ed il suo assessore<br />

regionale ai trasporti<br />

Luigi Nicolais avevano<br />

pomposamente definito<br />

“Metrò Regionale”<br />

quindi, tesissimo. Gli addetti contestano anche il<br />

nuovo piano corse, scattato il 12 settembre scorso,<br />

che ha tagliato 1.200.000 chilometri di<br />

percorrenza all’anno, ritardato di un’ora la<br />

partenza dei primi treni (dalle 5 alle 6) e<br />

anticipato di altrettanto quella degli ultimi (dalle<br />

22 alle 21), con consequenziale soppressione<br />

annua di 39.000 corse. Colpi di scure inevitabili:<br />

“senza sorde nun se cantano messe”. “Paghiamo -<br />

<strong>sotto</strong>linea il consigliere regionale del Pdl, Luciano<br />

Schifone, presidente del Tavolo Regionale del<br />

Partenariato Economico e Sociale della Campania<br />

- l’allegria con la quale sono stati gestiti i<br />

trasporti, e non solo quelli, negli ultimi dieci anni.<br />

Per uscirne, occorre il contributo di tutti, anche<br />

dei lavoratori, le cui difficoltà comprendiamo, ma<br />

ai quali non possiamo non ricordare che la Giunta<br />

regionale sta facendo il massimo per uscire<br />

dall’empasse, ma soprattutto, che anche i cittadini<br />

utenti hanno i propri diritti. Soprattutto quando si<br />

tratta di diritti pagati a così duro prezzo”.


w w w . i l 1 0 . i t<br />

anno III numero 9/10/11<br />

apri le 1O porte del piacere<br />

laPortaVirtuosa<br />

1I/GHP sigla una nuova Napoli<br />

XXX/Credito Cooperativo, la rivincita del cliente<br />

XXXI/Oreste Ferrara, anarchico ignorante<br />

XXXII/Un Centenario Molto Rock<br />

19/Epistolario immaginario<br />

6/La buca di Bacco<br />

8/Non c’è pece fra gli ulivi<br />

Questo mese abbiamo aperto per voi<br />

La Porta d’ingresso<br />

La Porta magica<br />

La Porta del gol<br />

L’imPorta<br />

La Porta virtuosa<br />

laportadeisensi<br />

TOCCARE<br />

VEDERE<br />

SENTIRE<br />

GUSTARE<br />

ANNUSARE:<br />

CIBO PER LA MENTE


anno III n.9>11<br />

settembre/novembre 2011<br />

Periodico edito da Associazione Napoli<br />

Via Carlo Poerio, 89/A<br />

80121 Napoli<br />

DIRETTORE EDITORIALE<br />

Marco Mansueto<br />

DIRETTORE RESPONSABILE<br />

Alessandra Fabbroni<br />

Il San<br />

Carlo diventa<br />

museo: nasce<br />

“MeMus”<br />

In mostra i cimeli di<br />

sessanta opere teatrali<br />

Nel 1737 l’Achille in Sciro di Domenico Sarro<br />

inaugurava l’attività del “teatro più bello del<br />

SPIRAGLI<br />

Giorgio Napolitano con la signora Clio visita il MeMus.<br />

Al centro, la responsabile scientifica del Museo Laura Valente<br />

importante.<br />

Uno spazio complessivo di<br />

600 mq, al quale si accede dal<br />

Palazzo Reale, raccoglie i tesori di un<br />

passato glorioso. Ma non solo, MeMus<br />

crea esperienze con la sua galleria virtuale<br />

che si estende su 100 mq, dando la<br />

possibilità al grande pubblico di ascoltare titoli<br />

musicali, grazie a dei leggii interattivi, o di<br />

attraversare il teatro attraverso un video in 3D.<br />

Ad inaugurare lo spazio museale è arrivato il 1<br />

COMITATO DEL GARANTE DEI LETTORI<br />

Raffaele Bellucci<br />

Giuseppe Savona<br />

Gabriella Napoli<br />

ART<br />

Ferdinando Polverino De Laureto<br />

STAMPA<br />

Arti grafiche Litho 2<br />

Via Principe di Piemonte 118 Casoria NA<br />

Tel. 081.19577163<br />

Sito web: www.il10.it<br />

Iscrizione al Tribunale di Napoli<br />

N° 7 del 03/02/2009<br />

Un costume di Roberto Cappucci e<br />

immagine del trono di Arnaldo<br />

Pomodoro per “Capriccio<br />

Iscrizione ROC 16538<br />

In copertina 1O sembra la<br />

testata del magazine ma non lo<br />

è: 1O diventa così una parte<br />

integrante della PASS1ONE.<br />

Forse quella più evidente.<br />

Semplicemente la CHIAVE<br />

d’eccellenza che conduce alle<br />

1O PORTE DEL PIACERE<br />

selezionate di volta in volta, che il<br />

lettore dovrà aprire con curiosità<br />

(fra quelle che ogni mese la<br />

redazione selezionerà) magari<br />

anche solo “sbirciando” dal buco<br />

della serratura. Ogni PORTA<br />

rappresenta un pretesto per<br />

consentire al lettore di spaziare<br />

dove non è mai stato. O, meglio,<br />

dove in fondo vorrebbe essere.<br />

Una CHIAVE D’ACCESSO<br />

per tutto ciò che è aspettativa,<br />

pulsione e desiderio, fonte<br />

inesauribile di idee, viaggi in<br />

luoghi del buon vivere e non,<br />

incontri con personaggi must,<br />

curiosità, divertissement ma<br />

anche una miriade di aspetti<br />

della realtà che gioco non sono.<br />

Bozzetti di Romain Ertè<br />

per “Pelleas et Melisandre”<br />

AL CENTRO<br />

“Vulcani” di Mimmo Paladino per “Tancredi”<br />

mondo”, come Stendhal definì il San Carlo di<br />

Napoli. Da allora è stato un trionfo di opere,<br />

balletti, concerti; i più grandi compositori e<br />

direttori d’orchestra dei secoli PASSATI hanno<br />

calcato le scene del Lirico: da Verdi a Toscanini,<br />

da Igor Stravinsky a Riccardo Muti. L’edificio ha<br />

resistito a incendi e bombardamenti,<br />

consentendo all’arte e alla cultura di farsi storia<br />

sui suoi palchi. Oggi, dopo oltre 250 anni, nasce<br />

“MeMus”, acronimo di memoria e musica: non<br />

un semplice museo, ma un luogo della memoria<br />

che tende le braccia ad un futuro artistico<br />

ottobre scorso il presidente della Repubblica<br />

Giorgio Napolitano, accompagnato dalla moglie<br />

Clio. MeMus ha avviato la sua attività con la<br />

mostra “Arte dell’opera. Opera ad arte”,<br />

visitabile fino al 30 marzo 2012, curata da<br />

quattro professionisti della famiglia del San<br />

Carlo: Laura Valente, Giusi Giustino, Nicola<br />

Rubertelli e Giulia Minoli. La mostra propone<br />

bozzetti originali, costumi, oggetti di scena,<br />

plastici, documenti sonori e video su sessanta<br />

delle opere protagoniste nella storia del teatro.<br />

(Rossella Galletti)<br />

In questo numero hanno scritto<br />

Laura Cocozza<br />

Rossella Galletti<br />

Rita Giuseppone<br />

II


L'Unità<br />

d'Italia in 90 numeri<br />

del Lotto. A ognuno è<br />

associato un fatto o un<br />

personaggio: c'é il 2 di Manzoni, il 10<br />

di Roberto Baggio, il 77 del cornetto rosso<br />

e l'82 dei campioni del mondo del mondiale<br />

spagnolo. Gli autori della Smorfia “90 sogni che<br />

hanno fatto l'Italia” sono i quasi 5mila votanti che<br />

hanno partecipato ad un sondaggio del portale<br />

Virgilio. Tra loro, più uomini che donne, in prevalenza<br />

lombardi, siculi e laziali. Ne è emerso un Paese che si<br />

divide equamente tra Garibaldi, Bearzot e il Grande<br />

Fratello. Spazio dunque al 39 di Meucci, al 70 di “Non è<br />

la Rai”, al 24 della mozzarella e al 46 di Valentino Rossi.<br />

Mancano Falcone e Borsellino ma c'é Roberto Saviano col<br />

53. E il 90? L’ultimo numero della Smorfia napoletana,<br />

storicamente associato a “la paura”, diventa la cifra delle<br />

Notti Magiche, quelle dei Mondiali di calcio in Italia.<br />

Eppure, giocatori scaramantici di tutta Italia, si recano<br />

ancora in ricevitoria sfogliando piccoli breviari della<br />

Smorfia classica napoletana, affidando i loro sogni ai<br />

numeri<br />

della tradizione: 17<br />

“’a disgrazia”, 13<br />

“Sant’Antonio”, 72 “’a<br />

maraviglia” e tanti altri più o meno<br />

conosciuti. La pratica dell’interpretazione<br />

dei sogni e della Cabala si perde nella notte<br />

dei tempi, ma è stato il gioco del lotto,<br />

inventato a Milano a metà ‘400, a dare un senso<br />

a sogni, visioni, premonizioni e fatti inusuali,<br />

rendendoli oggetto di interpretazione per tirarne<br />

fuori l’ambo, il terno o la quaterna vincenti.<br />

Napoli si conferma<br />

capitale del lotto,<br />

non c’è crisi<br />

per il gioco che<br />

stregò Dickens<br />

E intanto arriva<br />

la nuova Smorfia<br />

IV/La tassa dei sogni<br />

X/Quella Bibbia dei numeri<br />

Gira<br />

la ruota


CCon regolarità<br />

e frenesia, tre volte<br />

a settimana, i napoletani -<br />

non tutti ma un bel gruzzolo - pagano<br />

la tassa del lotto. Tassa dei<br />

fessi, secondo Eduardo Scarfoglio;<br />

tassa dei sogni, «unico grande irrinunciabile<br />

patrimonio dei poveri», scrive Vittorio<br />

Paliotti. Se di gabella si tratta,<br />

Napoli la sborsa con sentimento. Da queste<br />

parti i giocatori sono tra i più incalliti<br />

e sognatori, e nell’immaginario collettivo,<br />

quando si parla della città di Pulcinella si<br />

pensa alla pizza, al mandolino, al mare,<br />

a San Gennaro, a Posillipo, alle canzoni<br />

e al «bancolotto». Eppure il gioco del lotto<br />

non nacque all’ombra del Vesuvio ma<br />

della Madunnina. Milàn, 1448: Francesco<br />

Taverna, ragioniere che vive e sopravvive<br />

di numeri, dà inizio al valzer<br />

delle estrazioni e inventa una sorta di<br />

gioco del lotto. Il gioco del «ragiunatt» Taverna<br />

piace e conquista prima Firenze e<br />

La tassa<br />

dei sogni<br />

Gira la ruota<br />

di Max De Francesco<br />

poi Genova, dove, nel 1576, un certo Benedetto<br />

Gentile ha un’altra idea: abbinare<br />

ciascun numero al nome di uno dei candidati<br />

del Serenissimo Collegio. Il gioco,<br />

detto «del Seminario», si perfeziona e si<br />

«politicizza»: il successo è tale che il governo<br />

della Repubblica genovese decide<br />

di statalizzarlo. Altre città italiane fiutano<br />

l’affare e trovano nel lotto un amico e un<br />

tesoro. Genova, inoltre, per incassare più<br />

denari e alzare la febbre del gioco (e delle<br />

illusioni), forma il «personale del lotto»,<br />

ovvero una task-force di corrieri girovaghi<br />

con la missione di raccogliere puntate<br />

e pagare vincite.<br />

Prima che il lotto entrasse nei cuori e nei<br />

sogni partenopei, a Napoli, nel Cinquecento,<br />

si scommetteva, presso ricevitorie<br />

private, sul sesso dei<br />

nascituri e sui nomi dei nuovi<br />

papi. Si scommetteva troppo,<br />

e troppo si giocava col<br />

sacro e col profano. L’amministrazione vicereale<br />

il 3 marzo del 1583 vietò di<br />

«scommettere sulla morte del papa». Nel<br />

1682, invece, per contrastare l’egemonia<br />

dei ricevitori vaganti di Genova anche a<br />

Napoli si decise di far divenire ufficiale il<br />

gioco del lotto. In un giro di puntate e<br />

giornate, la città che da sempre dà i numeri,<br />

divenne la capitale italiana del lotto.<br />

Il papa ritornò in gioco: ogni accadimento<br />

era quello giusto per indovinare il terno<br />

della svolta. Ad aggiudicarsi l’appalto del<br />

lotto fu un tal Goffredo Spinola. Tra le novità<br />

ci fu quella di abbinare, di volta in<br />

volta, i novanta numeri ai nomi delle orfanelle<br />

dell’ospizio dell’Annunziata. Le<br />

sorteggiate incassavano una «dote di<br />

<strong>mari</strong>taggio», sottratta dal montepremi.<br />

Dalla ruota dell’Annunziata<br />

- dove venivano abbandonati i<br />

figli del peccato - alla ruota<br />

di Napoli: l’accoppiata<br />

scommesse&solidarietà fu strategicamente<br />

perfetta e anticipò la tendenza, così in<br />

voga ai giorni nostri, dei giochi a sfondo<br />

benefico. Lazzaroni e aristocratici: nessuno<br />

rinunciava alla «giocata» fino a che<br />

non arrivò Giuseppe Garibaldi. Il condottiero,<br />

nel settembre del 1860, dopo quattro<br />

giorni dal suo ingresso nel capoluogo<br />

campano, decise di abolire il gioco del<br />

lotto. Mai provvedimento fu più infelice.<br />

L’eroe dei due mondi non conosceva per<br />

niente il mondo di Partenope. A causa di<br />

una rivoluzione, capeggiata da pezzenti<br />

e altolocati, tre mesi dopo l’impopolare<br />

decisione garibaldina, il luogotenente Farini,<br />

anche per arginare le giocate clandestine<br />

gestite dalla camorra, ripristinò<br />

il lotto. Nonostante i tentativi di osteggiare<br />

il gioco, - più di un secolo<br />

prima di Garibaldi, precisamente<br />

nel 1728, papa Benedetto<br />

minacciò persino<br />

IV


la scomunica<br />

a chi «giocava i numeri»<br />

- il demone del lotto<br />

spopola, tanto da incrementarne<br />

le estrazioni. Da 2 o 3 all’anno del<br />

1737, divennero 18 nei primi dell'Ottocento;<br />

nel 1807 si puntava due volte<br />

al mese; dal 1871, invece, cominciarono<br />

ad essere settimanali. Agli inizi del Novecento,<br />

Napoli campa di sole, belle époque,<br />

guai, ‘nzirie, numeri e smorfie. Oltre<br />

al censo, provvede il lotto a dividere il popolo.<br />

La città, come scriverà Matilde<br />

Serao, è abitata quasi esclusivamente da<br />

«postieri» (ricevitori del lotto), da «fissati»<br />

(giocatori estremi, senza speranza di recupero)<br />

e da «assistiti», ovvero veggenti,<br />

o presunti tali, dalle misteriose virtù divinatorie<br />

che rivelavano numeri vincenti. A<br />

queste caste, vanno aggiunte quella dei<br />

«cabalisti» (sistemisti che fondavano le<br />

loro previsioni su rigorosi studi matematici)<br />

e quella degli affezionati al «Gobbetto»,<br />

settimanale per «iucatori» che<br />

iniziò a pubblicare terni «sicuri» e a spiegare<br />

come far numeri dai sogni. Semplice<br />

lo slogan del giornaletto: «Volete vincere<br />

al Lotto? Comprate il Gobbetto. Vincite sicure.<br />

Pensarci prima per non pentirsi<br />

dopo». Il caricaturista Francesco Bufi, invece,<br />

fondò nel 1913 il giornale umoristico<br />

dal titolo «6 e 22». Il successo fu<br />

immediato anche per l’intuizione di aver<br />

scelto come testata un ambo popolare i<br />

cui numeri, nella cabala napoletana, simboleggiano<br />

il sesso femminile e i pazzi.<br />

Storia di un gioco<br />

che nacque<br />

<strong>sotto</strong> la Madunnina,<br />

tra veti garibaldini<br />

e scomuniche<br />

papali<br />

Napoli,<br />

1845: Charles Dickens, il<br />

celebre narratore vittoriano,<br />

assiste a un’estrazione del lotto.<br />

Queste le sue impressioni, tratte da<br />

Pictures from Italy (1846). «Il gioco del<br />

lotto trova a Napoli il suo naturale luogo<br />

d’elezione. Sono le 4 del pomeriggio, e<br />

possiamo andare ad assistere all’estrazione.<br />

La cerimonia ha luogo ogni sabato nel<br />

tribunale, una galleria che emana odore di<br />

terra, bizzarra, umida come un carcere. In<br />

fondo vi è una pedana e, su questa, un<br />

grande tavolo a forma di ferro di cavallo<br />

dove siedono il Presidente e i membri della<br />

Commissione, tutti giudici della legge.<br />

L’uomo che siede alle spalle del Presidente è<br />

il Capo Lazzarone, una specie di tribuno del<br />

popolo, da questo eletto perché controlli che<br />

tutto si svolga secondo le regole. E’ un uomo<br />

di carnagione scura, i vestiti a brandelli, i<br />

capelli arruffati che gli ricadono sulla faccia.<br />

E’ ricoperto, dalla testa ai piedi, di purissimo<br />

sudiciume. Tutto il resto della stanza trabocca<br />

L’estrazione<br />

di Dickens<br />

Sono due le tesi più gettonate sul perché,<br />

da Trieste in giù, il gioco dei giochi si<br />

chiami «lotto».<br />

La prima: la parola deriva dal tedesco<br />

«hleut», un oggetto particolare che veniva<br />

lanciato in aria per risolvere, affidandosi<br />

al caso, controversie patrimoniali fra<br />

membri di tribù; la seconda: il termine ha<br />

origine dal francese «lot», che significa<br />

premio, sorte. E se è vero che esiste un<br />

progetto per creare un lotto internazionale<br />

europeo, il mito del gioco dei sogni ha già<br />

fatto il giro del mondo grazie ad Eduardo<br />

de Filippo. Nella sua commedia «Non ti<br />

pago» si narra la storia del ricevitore del<br />

lotto don Ferdinando Quagliuolo che decide<br />

di non pagare la vincita al cliente<br />

Bartolini, reo di aver vinto, per sua<br />

stessa ammissione, con dei numeri<br />

rivelatigli in sogno dal defunto<br />

padre di don Ferdinando.<br />

della più infima plebaglia napoletana,<br />

controllata da un drappello di soldati. Poco<br />

dopo, il personaggio più interessante della<br />

procedura è il ragazzo che deve estrarre i<br />

numeri, vestito con una giacchetta di tela<br />

d’Olanda scura; il braccio destro è nudo fino<br />

alla spalla, pronto a essere immerso nella<br />

cassetta. Il giudice estrae un numero,<br />

arrotolato intorno a un corpo rigido, e lo<br />

porge al giudice accanto. Questi lo svolge un<br />

po’ e lo porge al Presidente. Il Presidente<br />

srotola lentamente, alza il biglietto spiegato<br />

e lo porge al Capo Lazzarone. Il Capo<br />

Lazzarone lo guarda avidamente e poi grida<br />

stridulo: “Sessantadue!”. Egli non ha giocato<br />

il numero estratto, perciò fa il viso lungo e<br />

rotea gli occhi con aria selvaggia(…). Il Capo<br />

Lazzarone ha investito il suo denaro fino<br />

all’ultimo centesimo, ma neanche l’ultimo<br />

numero estratto rientra tra quelli da lui<br />

giocati perciò si torce le mani e alza gli<br />

occhi al soffitto, come a rimproverare in<br />

tacita angoscia il suo santo patrono<br />

per aver tradito in maniera così<br />

grossolana la sua fiducia».<br />

V


Gira la ruota<br />

HHa origini<br />

così antiche che nessuno<br />

le conosce. Ma forse il suo segreto<br />

è racchiuso nel nome: la<br />

Smorfia ha quasi certamente nel suo<br />

etimo Morfeo, il Dio dei sogni. E il<br />

mondo onirico sembra essere la radice<br />

dalla quale è nato e cresciuto il libro che<br />

ogni napoletano, e in generale ogni giocatore<br />

del Lotto, considera come un breviario.<br />

La maggior parte delle teorie sulle<br />

origini della Smorfia napoletana, infatti,<br />

conducono inevitabilmente alla conclusione<br />

che essa derivi da versioni volgarizzate<br />

degli antichi libri dei sogni. Difficile<br />

stabilire quando abbia avuto inizio la consuetudine<br />

di interpretare le visioni notturne.<br />

L’esempio più antico e famoso si trova nella<br />

Bibbia ed è rappresentato dal sogno premonitore<br />

del faraone in cui egli aveva visto<br />

prima sette vacche grasse e poi sette<br />

magre. Sogno che, interpretato da Giuseppe,<br />

figlio di Giacobbe, come un avvertimento<br />

del Signore che annunziava, dopo<br />

sette anni di abbondanza, sette anni di carestia,<br />

salvò l’Egitto da sicura rovina. L’interpretazione<br />

dei sogni fu inoltre praticata<br />

dai Caldei, dagli Arabi e dai Persiani. In<br />

Egitto, in Grecia e a Roma era affidata a<br />

speciali sacerdoti, gli «oneirocritai» che<br />

diedero vita all’Oniromanzia, ovvero, la<br />

«Divinazione dei sogni». E non a caso, il<br />

primo esempio di Smorfia in forma scritta<br />

si chiamava appunto «Libro divinatore universale<br />

del Lotto», libro che i «postieri»,<br />

cioè i ricevitori dei Regi Lotti napoletani,<br />

di Laura Cocozza<br />

Quella Bibbia<br />

dei numeri<br />

avevano sempre accanto a sé e che indicava<br />

tutti i numeri corrispondenti ad avvenimenti<br />

e personaggi. Di questi manuali<br />

erano autori per lo più scrittori anonimi che<br />

si rifacevano agli scritti di quei maghi e<br />

scienziati che nelle epoche precedenti avevano<br />

studiato e praticato l’oniromanzia e<br />

la Qabbalah ebraica. Il primo di questi fu<br />

Artemidoro di Daldi, medico greco, che<br />

nel II secolo dopo Cristo scrisse cinque libri<br />

sul sogno, classificandoli in altretanti tipi:<br />

sogni simbolici, visioni diurne, sogni oracolari,<br />

quelli che rappresentano l’appagamento<br />

di un desiderio e gli incubi.<br />

Successivamente, anche Macrobio, nel<br />

400 d.C. scrisse un trattato in cui classificava<br />

i sogni in cinque tipologie ed anch’egli<br />

conveniva che ce n’erano<br />

alcuni, gli oracoli, che rappresentavano<br />

la risposta degli dei alle domande<br />

poste dagli uomini. E<br />

oracoli erano anche i<br />

luoghi dove gli indovini parlavano per<br />

bocca di un dio. Sebbene l’arte divinatoria<br />

di questi ultimi non sopravvisse all’avvento<br />

del Cristianesimo, la credenza che<br />

nei sogni si manifestassero esseri superiori<br />

o demoni, proseguì anche nei secoli successivi.<br />

Nel Medioevo e nel Rinascimento<br />

fiorirono grandi cabalisti: Gaurio, Ruggeri,<br />

Nostradamus, Cardano, Della Porta i quali<br />

diedero vita - basandosi su una propria<br />

attività di ricerca o sullo studio degli autori<br />

antichi e moderni - ad affascinanti teorie<br />

che mescolavano occultismo, oniromanzia<br />

e astrologia. La caratteristica principale<br />

della Qabbalah è infatti, il simbolismo. La<br />

parola stessa, di origine ebraica, significa<br />

tradizione, ovvero tradizione delle<br />

cose divine. Abraham Abulafia, mistico<br />

cabalista ebreo-spagnolo del<br />

XIII secolo, basandosi sul fatto che<br />

nell’ebraico ogni lettera corrisponde<br />

a un valore<br />

numerico, affidò proprio ai numeri la trascrizione<br />

delle sue meditazioni, realizzando<br />

un’opera letteraria di sole cifre. Nei<br />

secoli successivi, pensatori e mistici continuarono<br />

ad alimentare la teoria secondo<br />

cui è possibile desumere da ogni parola il<br />

valore numerico corrispondente, cercando<br />

il connubio tra scienza divina e sapienza<br />

umana, per nobili fini. Ma già dalla metà<br />

del Cinquecento la Cabala venne piegata,<br />

invece, ad una popolarizzazione che trasforma<br />

il cabalista in un interprete di segni<br />

o sogni, da tradurre in numeri.<br />

La Smorfia è il risultato delle diverse tradizioni<br />

confluite nel gioco: c’è quella orale,<br />

che collega i numeri ai sogni e ai fatti<br />

della vita quotidiana e quella colta, esoterica,<br />

che usa la Cabala per indovinare<br />

i numeri. Il libro della Smorfia<br />

è infatti diviso in due parti. La<br />

prima è una sorta di vocabolario<br />

che raggiunge<br />

VI


anche le<br />

50.000 voci, con termini<br />

in ordine alfabetico accoppiati<br />

ai rispettivi numeri. La seconda<br />

parte si occupa invece delle tecniche<br />

più raffinate per derivare numeri da<br />

altri numeri, le cosiddette «tavole rutiliane»<br />

- dal nome del matematico cosentino<br />

Rutilio Benincasa che le redasse nel<br />

1552 - e altre simili tabelle che giungono<br />

dalla tradizione della Cabala.<br />

A Napoli, entrambe le tradizioni trovarono<br />

terreno fertile, essendo il popolo partenopeo<br />

naturalmente portato ad interpretare<br />

ogni avvenimento o cosa come segno del<br />

destino, verità nascosta o arcano che si rivela<br />

in numeri da giocare sulle «ruote».<br />

Tutta la realtà era quindi riconducibile alle<br />

novanta cifre della Smorfia che era quindi<br />

come un grande libro del mondo. I suoi interpreti<br />

principali erano i cabalisti e gli assistiti,<br />

ciascuno con la sua schiera di<br />

seguaci. I primi studiavano con faticosi calcoli<br />

aritmetici, attraverso il prontuario delle<br />

estrazioni degli ultimi cinquant’anni, per<br />

Il mito<br />

della Smorfia<br />

e il rito<br />

degli “assistiti”<br />

ricavare ambi, terni e quaterne per la<br />

successiva «sortita», mentre i secondi,<br />

grazie a misteriose – e spesso abilmente<br />

costruite – virtù divinatorie, conoscevano<br />

in anticipo le estrazioni. I cabalisti, ovvero,<br />

i veri studiosi della Smorfia, a ben<br />

cercare, erano dappertutto: nelle catapecchie<br />

come nei salotti. Gli assistiti, invece,<br />

secondo quanto tramandato, non<br />

erano mai più di settantadue, come settantadue<br />

erano, secondo le credenze, le<br />

lingue che essi, sebbene quasi analfabeti,<br />

avrebbero dovuto conoscere. Data la diffusione<br />

dei cabalisti, di uno solo di essi è<br />

rimasto il nome, a Napoli, ed è Don<br />

Francisco, sul cui lucido teschio esumato<br />

ed esposto nel cimitero delle Fontanelle,<br />

venivano deposti fiori e accesi<br />

lumini, nella speranza che nottetempo,<br />

il suo spirito rivelasse un<br />

ambo ai devoti in attesa<br />

fuori al cancello. Finchè<br />

la Polizia non li allontanò perché<br />

troppi. Degli assistiti, al contrario, si tramandano<br />

vari nomi. Tra gli altri «Cagli-<br />

Cagli», catturato di notte da due «patute»<br />

– così venivano definiti quegli uomini che<br />

assistevano nel cortile del Lotto a Santa<br />

Chiara, poi semidistrutto nel 1943, alle<br />

estrazioni dei numeri, urlando e imprecando<br />

per le mancate vincite o gridando<br />

di euforia in caso di vincita – e tenuto sospeso<br />

nella tromba di un pozzo mentre<br />

un pezzo di lardo bollente gli colava sulle<br />

spalle nude, perché rivelasse i sospirati<br />

numeri. Seguirono, dopo la sua morte,<br />

Niculino Angrisano, ‘O prufessore, Michele<br />

‘o scuoglio, il sagrestano Rafele<br />

Amato e ‘O Schiavuttiello d’ ‘o Gesù. E<br />

poi ancora ‘O monaco d’ ‘o vico Sapunaro,<br />

Errico ‘o Trunaro, Barbettone<br />

‘e San Marco e Rafele ‘o<br />

guaglione.<br />

VII


Ogni<br />

favola<br />

è un gioco<br />

ed è vera<br />

soltanto<br />

a metà<br />

X/Mozzarella Stories, pulp comedy nel segno delle bufale<br />

XI/“Napoletans”, colpi di scena e risate per il primo film di Luigi Russo<br />

XII/Kader e Moses: dall’Africa al Festival di Venezia con “Là-bas


I<br />

Il Nuovo Cinema<br />

Campano ha un protagonista<br />

in più. Il suo nome è Edoardo De<br />

Angelis, regista casertano formatosi al<br />

Centro sperimentale di Cinematografia,<br />

cresciuto a pane e commedia all’italiana, la<br />

cui poetica si basa essenzialmente, come ama<br />

ripetere nelle interviste, sullo “spaesamento,<br />

sulla sorpresa come conclusione di ogni scena”.<br />

Fedele al suo credo, Mozzarella Stories, il suo<br />

primo lungometraggio, coprodotto da Bavaria<br />

Media Italia, Eagle Pictures e Centro<br />

sperimentale di Cinematografia con la<br />

prestigiosa collaborazione di Emir Kusturica, è<br />

opera spiazzante a partire dal plot: Ciccio Dop<br />

è un imprenditore-boss della mozzarella di<br />

bufala nel casertano, che vede all’improvviso il<br />

suo impero vacillare per l’arrivo sul mercato di<br />

una mozzarella molto economica prodotta dai<br />

cinesi. “Questo è un film - ha detto De Angelis -<br />

che nasce da personaggi conosciuti nei miei<br />

Mozzarella Stories,<br />

pulp comedy<br />

nel segno delle bufale<br />

di Enrico Lava<br />

Il regista Edoardo De Angelis “spiazza” il pubblico con un’opera prima coprodotta<br />

da Emir Kusturica. Convince Luisa Ranieri nel ruolo della vulcanica Sofia<br />

anni a Caserta, realtà che vive intorno alla<br />

mozzarella, il formaggio che anche nella forma<br />

ricorda un mondo, e che per l’indotto che<br />

genera è chiamato ‘oro bianco’. Tutto nacque<br />

da un articolo sui pomodori ciliegini cinesi. Lo<br />

lessi e pensai: può succedere anche con la<br />

mozzarella”. L’opera prima di De Angelis è<br />

una pulp comedy dal cast eclettico e<br />

sorprendente - da Massimiliano<br />

Gallo a Gianpaolo Fabrizio, da<br />

Andrea Renzi alla figlia<br />

d’arte Aida Turturro a Luca Zingaretti - in cui<br />

spicca la vulcanica Luisa Ranieri, mattatrice<br />

della pellicola nel ruolo di Sofia, figlia di Ciccio<br />

Dop, pronta a rivoluzionare la sua vita e<br />

soprattutto quella degli altri. Il film esplode di<br />

trovate tra momenti melò e giochi tarantiniani,<br />

mettendo in pista personaggi che piacerebbero<br />

ad Almodovar e sarebbero piaciuti a Buñuel,<br />

perché escono da una galleria di antieroi<br />

stravaganti, costantemente scalpitanti nel loro<br />

vivere “improbabile” quotidiano. Antieroi che<br />

per certi versi, ricordano non solo quelli di<br />

Monicelli e Germi, ma anche quelli del<br />

coproduttore Kusturica, del quale De Angelis<br />

conosce a memoria tutti i film, affascinato<br />

dalla sua sensibilità narrativa e da quella<br />

capacità del regista di Sarajevo di<br />

“sdrammatizzare e di inseguire quella<br />

commistione un po’spiazzante tra<br />

antico e moderno”. Mozzarella<br />

Stories merita di essere<br />

visto anche perché propone al pubblico due<br />

appassionati inni: quello alla indomita<br />

“femmina” Sofia (Luisa Ranieri: “Il nostro è un<br />

cinema maschilista: è raro trovare un film<br />

pensato e scritto per un’attrice”) e quello,<br />

molto particolare, alle bufale che, come ha<br />

detto De Angelis, “sono intelligentissime, schive<br />

e di grande carattere”.<br />

X


DDicembre al<br />

cinema: torna la grande<br />

commedia all'italiana, quella di<br />

stampo anni '70, ma con credenziali<br />

tutte napoletane. Anzi, “Napoletans”. È<br />

questo il titolo, infatti, di quella che si<br />

candida a essere la pellicola comica più<br />

gettonata dal pubblico, con sold out<br />

garantito ai botteghini. Interamente girato a<br />

Bacoli e Baia, “Napoletans” si avvale della<br />

sceneggiatura di Luca Biglione e Sergio<br />

Martino, autore di film cult come<br />

«L'allenatore nel pallone» e «Giovannona<br />

coscia lunga disonorata con onore», e segna<br />

il debutto sul grande schermo dell’avvenente<br />

showgirl serba Nina Senicar e l’esordio alla<br />

regia cinematografica di Luigi Russo.<br />

Napoletano, classe 1970, Russo, oltre che<br />

regista ed autore per il teatro e la tv, è stato<br />

attore, mimo e anche clown. La storia è<br />

quella di una famiglia borghese di Napoli, la<br />

“Napoletans”,<br />

colpi di scena e risate per<br />

il primo film di Luigi Russo<br />

Nel cast della commedia<br />

in uscita a dicembre,<br />

Nina Senicar<br />

e Maurizio Casagrande<br />

famiglia Di Gennaro, che vive il suo tran tran<br />

quotidiano a Baia, piccolo paesino del Sud<br />

dove tutti si conoscono, quando la bella<br />

Angela (Nina Senicar), diplomata infermiera,<br />

arriva in paese e sconvolge la vita dei<br />

personaggi. Nella trama, montata ad hoc<br />

per garantire colpi di scena, risate e<br />

risvolti inaspettati, si muove una<br />

carrellata di personaggi tipici del<br />

meridione: Gennaro, il<br />

dentista farfallone, la<br />

moglie Anna, casalinga disperata convertita<br />

al buddismo, il figlio Roberto, studente di<br />

Medicina col pallino della musica, Mattia, la<br />

piccola peste che farà di tutto per screditare<br />

il preside della sua scuola segretamente<br />

innamorato della professoressa Tani, e<br />

tanti altri. Non possono mancare,<br />

ovviamente, il finto zio e il finto Conte,<br />

in realtà due truffatori, che si<br />

presentano in casa Di Gennaro<br />

per impossessarsi di un<br />

prezioso diamante. La narrazione prosegue<br />

con gag esilaranti, equivoci e inganni, il tutto<br />

coronato dalla storia d’amore tra Roberto e<br />

Angela. Insomma, tra <strong>mari</strong>ti fedifraghi, mogli<br />

e amanti, giovani innamorati, zii falsi,<br />

diamanti veri, figli pestiferi e assistenti<br />

pasticcioni, si propongono tutti gli ingredienti<br />

per una moderna commedia all’italiana che<br />

vanta un cast di tutto rispetto. Con la Senicar,<br />

infatti, sullo schermo anche Maurizio<br />

Casagrande, Massimo Ceccherini, Maurizio<br />

Battista, Andrea Roncato, e il trio di<br />

“Benvenuti al Sud” composto da Giacomo<br />

Rizzo, Nando Paone e Nunzia Schiano. Altri<br />

interpreti: Sebastiano Lo Monaco, Susy Del<br />

Giudice, Francesca Ceci, Renato Paioli e<br />

Cosetta Turco. Un film per tutta la famiglia<br />

che inserisce Russo a pieno titolo tra i giovani<br />

cineasti emergenti campani, anche se il<br />

regista non rinuncia al suo primo amore, il<br />

teatro: quest’anno, infatti, firma la regia<br />

degli spettacoli “Il mio secondo<br />

matrimonio” con Maurizio Battista che<br />

debutta a febbraio al Teatro Sistina e<br />

di “Donne che vogliono tutto” a<br />

marzo al Teatro De’ Servi. (lc)<br />

XI


L“Là-bas” in francese<br />

significa laggiù. Ma per gli<br />

africani indica anche l’Europa,<br />

l’altrove, un luogo lontano non importa<br />

se a nord o se a sud. È così per migliaia di<br />

migranti che sbarcano sulle coste italiane.<br />

Ed è così per i protagonisti di “Là-bas” (tutti<br />

africani), le cui storie di finzione si intrecciano<br />

alla vita reale. È il caso di Kader Alassane,<br />

originario del Benin, cantante, arrivato a Napoli<br />

anni fa con la speranza di poter vivere una vita<br />

migliore. La sua storia non è molto diversa da<br />

quella di Yssouf, di cui interpreta la parte. «Nei<br />

panni di Yssouf - confida l’attore - mi sono<br />

sentito a mio agio perché la sua storia narra<br />

quasi la metà della mia vicenda: un ragazzo<br />

che viene dall’Africa in Europa per imparare,<br />

per darsi una possibilità e invece si ritrova in<br />

una situazione peggiore di quella che ha<br />

lasciato nel suo paese». A qualcuno, come i sei<br />

africani che hanno trovato la morte a Castel<br />

Kader e Moses:<br />

dall’Africa al Festival<br />

di Venezia con “Là-bas<br />

di Rossella Galletti<br />

Il regista e i protagonisti del film rivelazione dell’anno<br />

raccontano la vita degli immigrati africani in Italia<br />

Volturno nel 2008, la speranza è stata portata<br />

via dai proiettili della camorra. A quella<br />

vicenda “Là-bas” si ispira. Ed è probabilmente<br />

l’amara verità catturata dalla macchina da<br />

presa ad aver scosso e convinto la giuria del<br />

Festival di Venezia a conferire al film scritto<br />

e diretto da Guido Lombardi ben due<br />

premi: la Settimana della Critica e il<br />

Leone del Futuro. L’idea del film,<br />

racconta il regista, è nata<br />

proprio «di concerto con<br />

Kader Alassane, l’attore protagonista. Kader è<br />

un immigrato, abita a Napoli da 10 anni. Io<br />

l’ho conosciuto diversi anni fa grazie al mio<br />

lavoro di cameraman. Kader e Moussa Mone,<br />

che è il coprotagonista di Là-bas,<br />

organizzavano feste per africani nelle<br />

discoteche del Litorale Domizio e<br />

chiamavano me per realizzare le riprese<br />

di queste feste, visto che agli africani<br />

piace avere un ricordo, un Dvd<br />

della festa alla quale<br />

hanno partecipato. Così ho scoperto che a Castel<br />

Volturno esiste un pezzo di Africa che ha la sua<br />

vita, i suoi rituali d’incontro, le sue tradizioni. E<br />

ne sono rimasto affascinato. I racconti di Kader e<br />

Moses, che hanno avuto un’esperienza simile a<br />

quella del mio protagonista, mi hanno aiutato a<br />

costruire la storia». Poco più di un anno fa<br />

Lombardi non avrebbe mai immaginato di<br />

vincere: «Nemmeno il giorno prima della<br />

premiazione lo avrei mai immaginato. E invece<br />

il progetto è piaciuto, credo per l’onestà<br />

intellettuale con la quale l’ho realizzato, al di là<br />

del valore artistico». Alassane ricorda le sue<br />

emozioni dei giorni al Lido: «Non sapevo che<br />

avremmo vinto, ma ero convinto che sarebbe<br />

andata bene. Ho sempre avuto fiducia in<br />

quello che stavamo facendo». Due<br />

riconoscimenti importanti che hanno<br />

spinto Cinecittà Luce a distribuire il<br />

film nelle sale.<br />

XII


“Oj vita, oj vita<br />

mia”, queste le parole più belle per<br />

ogni tifoso azzurro da quando la canzone<br />

“'O surdato 'nnammurato” scritta da Aniello Calfiano<br />

e musicata da Enrico Cannio nel 1915, è diventata<br />

una sorta di inno del Napoli da cantare allo stadio<br />

dopo ogni impresa vittoriosa degli azzurri. La stessa canzone,<br />

che descrive la tristezza di un soldato che combatte al<br />

fronte durante la Prima guerra mondiale e che soffre per la<br />

lontananza dalla donna di cui è innamorato, è stata la colonna<br />

sonora dei match che hanno condotto il Napoli a disputare la<br />

tanto anelata Champions League che mancava da ben 22 anni.<br />

Questa cavalcata vittoriosa è l’oggetto della ricostruzione di<br />

Mimmo Carratelli nel suo ultimo volume, intitolato, appunto,<br />

“Oj vita mia - L’Europa e la magica stagione 2010-2011”,<br />

edito da Centoautori. 176 pagine di pura passione azzurra nelle<br />

quali Carratelli, giornalista sportivo che non ha bisogno di presentazioni,<br />

con l’aiuto di Ilaria Puglia de “Il napolista”, racconta<br />

la storia recentissima del Calcio Napoli, il suo ingresso<br />

nell’olimpo delle squadre che contano e lo smisurato affetto<br />

della sua tifoseria, che non conosce confini. Un’affascinante ricostruzione<br />

storica che s’intreccia con un’appassionata e divertente<br />

memoria dell’ultima stagione, vissuta tra la tribuna<br />

Posillipo e le dirette televisive, si raccontano le vicende di una<br />

squadra famosa nel mondo per i suoi tifosi e di come questi<br />

stessi appassionati ne abbiano seguito e sostenuto la rinascita<br />

dopo anni di disastri finanziari oltre che sportivi. Un’accorata<br />

testimonianza di come il nuovo Napoli di De Laurentiis, Mazzarri<br />

e Cavani rappresenti, oggi, un punto di riferimento per<br />

una città in bilico tra il declino e la consacrazione, tra passato<br />

e futuro, un futuro da campioni. (rg)<br />

“Oj vita mia”, Carratelli<br />

racconta la cavalcata del Napoli<br />

verso la Champions<br />

LAPORTA<br />

DELGOL<br />

XIV/Nuovo San Paolo, un futuro possibile<br />

XIV/Il fantastadio che vorremmo<br />

In qualunque angolo del mondo c’è un bambino che tira calci<br />

ad un pallone e milioni di adulti che vorrebbero essere quel bambino


greta passione<br />

nerazzura del sindaco.<br />

Tanti gli interessi comuni:<br />

Napoli e il Napoli, certo, ma soprattutto<br />

gli affari. In particolare, la completa<br />

ristrutturazione del San Paolo (di proprietà<br />

del Comune) e di tutta l’area circostante.<br />

Tramontata insieme all’amministrazione Iervolino<br />

l’ipotesi di costruire un nuovo impianto a<br />

Miano, i conti perennemente in rosso di palazzo<br />

San Giacomo non lasciano che una possibilità:<br />

l’acquisto del San Paolo da parte di De Laurentiis.<br />

Il Napoli diventerebbe così la seconda società<br />

in Italia (dopo la Juventus), ad avere uno stadio<br />

di proprietà come Manchester United e Bayern<br />

Monaco. Una questione delicatissima, sulla quale<br />

è recentemente intervenuta Giuseppina Tommasielli,<br />

assessore allo Sport del Comune, nonché<br />

“terzo incomodo” del duo Luigi-Aurelio. «De Laurentiis<br />

proprietario del San Paolo? È un argomento<br />

di discussione intensa nell’assessorato e<br />

A Attenti a<br />

quei due. Non si tratta di<br />

Tony Curtis e Roger Moore nell’omonima<br />

serie tv degli anni ’70 ma<br />

di Luigi De Magistris e Aurelio De Laurentiis.<br />

La “strana coppia” fila d’amore e<br />

d’accordo fin dai tempi della campagna elettorale<br />

e viene avvistata praticamente ovunque:<br />

dagli spalti, alla tribuna, agli spogliatoi del San<br />

Paolo. Numerose anche le cene tête-à-tête, tutte<br />

documentate dalla stampa, che ha cercato di<br />

mettere zizzania tra i due, presumendo una secon<br />

il sindaco.<br />

È prematuro parlare<br />

di come si evolverà questa ipotesi<br />

che, devo dire, sto svolgendo minuziosamente».<br />

Così la Tommasielli a Radio Crc<br />

svelava le trattative in corso, salvo poi scoprire<br />

che quello tra De Magistris e De Laurentiis<br />

è un gioco a due: «Lo stadio a De<br />

Laurentiis? È un discorso che tratto solo io», ha<br />

puntualizzato il sindaco, che, a quanto pare, non<br />

ha nessuna intenzione di vendere il San Paolo.<br />

«La notizia della vendita dello stadio è destituita<br />

di ogni fondamento. Per quanto riguarda il futuro<br />

del San Paolo e di piazzale Tecchio, vi è un<br />

discorso serio che trattiamo esclusivamente io e<br />

il presidente Aurelio De Laurentiis, entro fine<br />

anno presenteremo il futuro dell'intera area». In<br />

pratica, il sindaco intende ristrutturare lo stadio<br />

e l’area di Fuorigrotta attenendosi al Piano Urbanistico<br />

Attuativo dell’area, lavorando in tandem<br />

con De Laurentiis, col quale, afferma il<br />

Nuovo San Paolo,<br />

un futuro possibile<br />

di Rita Giuseppone<br />

Il sindaco De Magistris e il patron del Napoli concordi:<br />

“A fine anno presenteremo il progetto”<br />

Com’era<br />

Com’è<br />

primo cittadino, «registro un’assoluta convergenza:<br />

gli intenti sono comuni al 100%». Molti<br />

ricordano che il San Paolo, inaugurato il 6 dicembre<br />

del 1959, fu già oggetto di una discussa<br />

ristrutturazione alla vigilia dei mondiali del ’90.<br />

Ulteriori interventi sono stati effettuati la scorsa<br />

estate, per l’adeguamento alle norme Uefa in<br />

vista della partecipazione della squadra azzurra<br />

alla Champions League 2011-2012. Nonostante<br />

ciò, la struttura risulta ancora antiquata rispetto<br />

agli altri impianti europei, inoltre, mancano ancora<br />

i famigerati tabelloni elettronici che negli<br />

altri stadi italiani da questa stagione proiettano<br />

a fine primo tempo e a fine partita le immagini<br />

dei gol della serie A.<br />

Il quotidiano “Roma” lo scorso aprile aveva annunciato<br />

che De Laurentiis aveva acquistato i display<br />

luminosi (previsti dalla Convenzione della<br />

SSC Napoli con il Comune) dalla "Lcd" di Brescia<br />

al costo di 300mila euro per permetterne l’installazione<br />

durante l’estate, cosa che però non è<br />

avvenuta. Sulla vicenda è intervenuta a gamba<br />

tesa proprio la Tommasielli qualche giorno fa:<br />

«Siamo espletando le fasi di collaudo - ha dichiarato<br />

l’assessore allo Sport -. I maxischermi<br />

dovrebbero essere installati nelle Curve. A me<br />

non risulta che De Laurentiis li abbia già acquistati,<br />

ma potrei sbagliarmi». In attesa<br />

dei piani congiunti tra il primo cittadino<br />

e il patron del Napoli, i tifosi sognano<br />

il nuovo San Paolo.


Come si presenterà al pubblico il nuovo stadio San Paolo<br />

dopo la ristrutturazione promessa dal sindaco De Magistris<br />

e dal presidente De Laurentiis? Quali saranno le innovazioni<br />

tecnologiche che lo renderebbero un impianto adatto ad ospitare<br />

partite ed eventi oltre che un punto d’incontro, commerciale<br />

e turistico? Ecco alcune idee per il nostro stadio dei desideri<br />

Il fantastadio che vorremmo<br />

Creazione di grandi salotti cablati e climatizzati (sky box lounge) dove osservare la<br />

partita in tutta tranquillità. Poltrone riscaldate con monitor nella tribuna d’onore, come<br />

previsto dai lavori di ammodernamento dello Stadio Meazza di Milano. La scala del<br />

calcio sarà ristrutturata entro il 2015. Il restyling dell'impianto di proprietà del Comune<br />

di Milano prevede anche il risanamento della copertura e delle rampe, un nuovo centro<br />

di controllo, rizollatura del campo, nuovi servizi igienici e sistemazione dell'area esterna.<br />

Pista di atletica retrattile (montata solo quando necessario, coprendo una parte del<br />

terreno di gioco e dei posti) per garantire la visibilità senza rinunciare alla<br />

possibilità di ospitare le manifestazioni internazionali di atletica, come succede nel<br />

nuovo Wembley Stadium, di proprietà della Football Association, inaugurato nel<br />

2007 e costato 1.130 milioni di euro.<br />

Tetto retraibile per assicurare in ogni stagione dell’anno perfette condizioni del<br />

manto erboso. È una delle modifiche in programma del Santiago Bernabeu di<br />

Madrid. “La fàbrica de los sueños”, come è soprannominato il tempio dei tifosi<br />

“merengues”, ospita al suo interno il museo ufficiale del Real Madrid, oltre i<br />

numerosi ristoranti e la sede di Real Madrid Channel, il canale tematico della<br />

squadra.<br />

Nuova copertura costituita da una struttura metallica a traliccio disposta in modo<br />

radiale senza elementi di sostegno che disturbino la visione da qualsiasi lato delle<br />

gradinate. E per far esplodere la torcida azzurra in tutta sicurezza, nuovi<br />

paramenti costituiti da cuscini pneumatici in membrana trasparente, indeformabile,<br />

ignifuga e resistente, sulla scorta di quanto realizzato da Jacques Herzog e Pierre<br />

de Meuron, autori del progetto dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera.<br />

Creazione di un Museo del Calcio Napoli, intitolato a Diego Armando Maradona, che<br />

esponga tutti i cimeli e le memorabilia legati alla storia della squadra e dove sia<br />

possibile consultare materiale multimediale (filmati, foto, pagine di giornale,<br />

testimonianze) sul Calcio Napoli. Area merchandising dove commercializzare magliette<br />

e gadget col marchio SSC Napoli. Il tutto sul modello dell’Ajax Museum che ha sede<br />

nell’Amsterdam Arena, una delle principali attrazioni della capitale olandese.<br />

Una grande area commerciale con bar, ristoranti e negozi di prodotti tipici campani.<br />

Sale giochi all’avanguardia, spazi per esposizioni temporanee ed eventi per uno<br />

stadio che voglia porsi come punto di aggregazione di giovani e turisti. Al Camp<br />

Nou di Barcellona, ad esempio, oltre che agli eventi musicali si tengono anche<br />

sfilate di moda: lo stilista belga di articoli sportivi Dirk Bikkembergs è stato il primo<br />

a ricevere il premesso di organizzare un defilè all’interno dello stadio blaugrana.<br />

Visite guidate all’interno dello stadio e dei suoi ambienti (sala per le conferenze<br />

stampa, spogliatoi, ecc.) con pranzo incluso in ristorante tematico. Possibilità di<br />

assistere agli allenamenti e di incontrare ex calciatori simbolo della squadra.<br />

È quanto offre lo stadio del Manchester United a tifosi e turisti:<br />

con 20 sterline è possibile provare la “Old Trafford Experience”.<br />

XV


XVIII/RIBERA TOUR<br />

XX/TU CHIAMALE, SE VUOI, EVASIONI<br />

Non importa<br />

ciò che è,<br />

ma quello<br />

che diventa<br />

importante:<br />

un’irrinunciabile<br />

porta-spia<br />

su ciò che<br />

non si può<br />

non sapere


M«Ma a noi napoletani<br />

che ce ne fotte degli<br />

impressionisti francesi, noi che<br />

abbiamo Ribera!»: così Nicola Spinosa, ex<br />

sovrintendente del Polo Museale napoletano,<br />

da due anni in pensione e in punta di lingua il<br />

solito vizio di strapazzare il galateo istituzionale,<br />

ha incorniciato la supermostra su Jusepe de Ribera<br />

a Capodimonte, organizzata innanzitutto da lui, per<br />

conto del Museo di Capodimonte, e poi dai<br />

professori Josè Milicua e Javier Portus, per conto<br />

del Prado di Madrid. Roba grossa, quindi. La<br />

colorita performance è dello scorso 22 settembre,<br />

in occasione della presentazione a Capodimonte de<br />

«Il giovane Ribera tra Roma, Parma e Napoli: 1608<br />

- 1624»: Spinosa, che le parole non sta lì a pesarle<br />

col bilancino, non ha usato mezze misure per<br />

esaltare l’Evento Ribera, confrontandone<br />

impietosamente lo spessore sontuoso con lo scarso<br />

peso specifico di altre mostre attualmente in giro<br />

per la penisola, furbescamente spacciate come<br />

merce di prima scelta. Vuoi mettere con Ribera?<br />

Concetto chiaro. E l’uditorio ha afferrato a volo:<br />

una sacrosanta esibizione di rango del barocco<br />

napoletano, stavolta attraverso uno dei suoi<br />

fuoriclasse, Ribera appunto, e attraverso uno dei<br />

suoi portavoce più estremi, appunto Spinosa. Che<br />

ovviamente si è preso applausi da stadio perché la<br />

linea dell’orgoglio napoletano funziona sempre.<br />

A Capodimonte i capolavori giovanili dello Spagnoletto.<br />

In cantiere una mostra su Raffaello nella primavera 2012<br />

Ribera tour<br />

Giudizio di Salomone / Roma, Galleria Borghese<br />

IN BASSO, DA SINISTRA<br />

- Negazione di San Pietro /Roma, Galleria Nazionale<br />

d’Arte Antica di Palazzo Corsini<br />

- Susanna e i vecchioni / Madrid, courtesy Caylus Gallery<br />

- Democrito / Svizzera, collezione privata<br />

NELL’ALTRA PAGINA, DALL’ALTO<br />

- La resurrezione di Lazzaro / Madrid, Museo Nacional del Prado<br />

- Sant’Andrea in preghiera / Napoli, Quadreria dei Gerolamini<br />

- Calvario / Osuna (Siviglia), Museo de Arte Sacro, Antigua Colegiata<br />

- Ritratto d’uomo / Berlino, Gemäldegalerie Staatliche Museen<br />

- San Pietro in lacrime / courtesy Caylus Gallery<br />

di Alvaro Mirabelli<br />

Questo il clima in cui è decollato l’omaggio a<br />

Ribera, detto lo Spagnoletto: operazione allestita<br />

attraverso 43 tele superselezionate, sistemate nella<br />

Sala Causa della pinacoteca partenopea,<br />

provenienza targata Napoli, ma poi anche Madrid,<br />

Barcellona, Budapest, Berlino, Città del Messico,<br />

Firenze, Londra, Roma, Saragozza e Urbino. Quella<br />

di Napoli, intanto, è la seconda tappa della mostra:<br />

la prima si è consumata al Prado. Dettaglio che<br />

implica un retroscena imbarazzante. Dietro le<br />

quinte, infatti, nei mesi scorsi si è sfiorata la<br />

fregatura perché la sosta dei 43 capolavori a<br />

Capodimonte, secondo i bene informati, ha<br />

rischiato di saltare più volte. C’è voluta tutta<br />

l’autorità, e forse la voce grossa, di Nicola<br />

Spinosa per scongiurare l’ennesimo<br />

«pacco» ai danni della città. Ed è<br />

perciò che alla fine la<br />

XVIII


mostra napoletana sul<br />

Ribera giovane (in programma<br />

fino all’8 gennaio) per Spinosa si è<br />

trasformata addirittura in una rivincita<br />

contro i torpori della cultura locale. Iperbole<br />

tutta napoletana. Il punto, però, è un altro:<br />

evitare che, dopo<br />

gennaio, Capodimonte non si<br />

accomodi di nuovo nel retrobottega.<br />

Come? Insistendo con le iniziative di alto<br />

profilo. Una pista c’è, anzi è caldissima e<br />

porta dritto a Raffaello Sanzio.<br />

E dopo<br />

Ribera? A Capodimonte ci<br />

stanno pensando. La prossima<br />

mossa del museo partenopeo sullo<br />

scacchiere culturale e mediatico<br />

internazionale l’ha indicata Lorenza<br />

Mochi Onori, da due anni erede di Nicola<br />

Spinosa al vertice del Polo Museale ma,<br />

proprio in questi giorni, sul piede di<br />

partenza perché destinata ad altro incarico:<br />

una mostra da organizzare nella primavera<br />

2012 con le opere di Raffaello (e quelle<br />

degli allievi dell’Urbinate), già presenti nella<br />

Raffaello:<br />

missione<br />

possibile<br />

collezione di Capodimonte. I Costi?<br />

Abbordabili visto che le opere sono già lì,<br />

compresa però una novità strepitosa: alla<br />

ormai ex sovrintendente, infatti, l’idea è<br />

venuta a luglio quando esami complessi<br />

hanno rivelato che a dipingere la «Madonna<br />

del Divino Amore», finora esposta a<br />

Capodimonte come opera di Giovan<br />

Francesco Penni, sia stato invece proprio il<br />

divino maestro. Un colpaccio per la<br />

pinacoteca napoletana sul quale ora occorre<br />

investire perché la risorsa arte altrove<br />

produce non solo gloria ma anche<br />

ricchezza. Così, adesso, la fascinosa<br />

«operazione Raffaello» passa in consegna<br />

al futuro sovrintendente del Polo<br />

Museale napoletano: l’assist è di<br />

quelli impagabili, basta spingere in<br />

porta. (a.m.)<br />

XIX


AAl fine di<br />

incentivare la lotta<br />

all’evasione fiscale da parte<br />

dei Comuni viene stabilito che<br />

le entrate derivanti<br />

dall’accertamento di maggiori<br />

entrate, quando la segnalazione del<br />

potenziale evasore parte dal<br />

Municipio, vengono aumentate dal<br />

50 al 100 per cento. In tal modo si<br />

spera di aumentare le entrate<br />

derivanti dalla lotta all’evasione per<br />

fare in modo di incrementare le<br />

risorse a disposizione dei comuni.<br />

Pertanto le entrate per i comuni dal<br />

2008, anno di introduzione della<br />

norma, aumentano dal 30 per cento<br />

sino al 100 per cento. Potranno<br />

beneficiare dell’intero gettito i comuni<br />

che entro fine anno avranno istituito il<br />

consiglio tributario comunale. Inoltre<br />

entro fine anno verranno stabiliti<br />

tramite decreto i criteri con i quali<br />

verranno introdotte le modalità per la<br />

pubblicazione on line delle<br />

dichiarazioni dei redditi. Per i<br />

contribuenti che hanno aderito<br />

all’ultimo condono Iva viene disposta<br />

la proroga di un anno dei termini di<br />

accertamento ai fini Iva. Pertanto in<br />

finanziari in<br />

merito ad operazioni o<br />

conti correnti “sospetti”. A<br />

questo tipo di rapporti<br />

finanziari occorrerà anche<br />

aggiungere altri tipi di<br />

informazioni derivanti sempre da<br />

comunicazioni effettuate dagli istituti<br />

di credito. Prima della manovra di<br />

Ferragosto era possibile accedere<br />

alle informazioni bancarie solo<br />

attraverso un’autorizzazione scritta<br />

firmata dal direttore generale o dal<br />

comandante della guardia di<br />

finanza. Con la nuova<br />

manovra viene<br />

penale in<br />

materia di reati<br />

tributari. In caso di<br />

dichiarazione fraudolenta o di<br />

omessa dichiarazione la soglia<br />

di rilevanza penale si abbassa dai<br />

77.000 euro ai 30.000 euro,<br />

mentre per quanto riguarda la<br />

dichiarazione infedele la soglia di<br />

rilevanza penale si<br />

abbassa dai<br />

Manovra bis, imposte e tasse: tutte le modifiche anti-evasori<br />

Tu chiamale, se vuoi,<br />

di Alberto Capuano*<br />

base all’interpretazione letterale della<br />

norma, tutti gli anni che vanno dal<br />

2006 al 2010 dovrebbero subire<br />

uno slittamento di un anno per<br />

quanto riguarda il termine di<br />

accertamento. Inoltre si attendono<br />

circolari esplicative per definire chi<br />

sia soggetto passivo della norma<br />

(solo chi ha aderito al condono<br />

tombale del 2002 o anche altre<br />

forme di definizione a suo tempo<br />

previste). L’amministrazione<br />

finanziaria ha la possibilità di<br />

effettuare degli accertamenti su<br />

delle liste selettive che<br />

contengono dei nominativi<br />

segnalati dagli<br />

intermediari<br />

disposto che l’estrazione dei beni da<br />

depositi Iva è consentita a soggetti<br />

passivi che siano iscritti alla Camera<br />

di Commercio da almeno un anno, e<br />

che abbiano effettivamente<br />

un’operatività. La norma<br />

sembrerebbe escludere i soggetti iva<br />

esteri che sono identificati<br />

direttamente ai fini Iva o che hanno<br />

nominato un rappresentante fiscale,<br />

anche se occorre attendere un<br />

decreto dell’agenzia delle entrate<br />

per conoscere i dettagli. La norma<br />

dovrebbe ridurre le frodi Iva<br />

effettuate da soggetti neo<br />

costituiti. Vengono ridotte le<br />

soglie per le quali scatta<br />

la sanzione<br />

XX


103.00 euro ai<br />

50.000 euro. Inoltre<br />

per le grandi evasioni (dai<br />

tre milioni di euro<br />

in su),<br />

evasioni...<br />

successive).<br />

Le somme dovute<br />

dovranno essere versate entro<br />

il 31 dicembre del 2011, in caso di<br />

mancato rispetto di questo termine<br />

verrà applicata una sanzione del 50<br />

per cento sull’importo dovuto e le<br />

posizioni del soggetto per gli anni<br />

oggetto del condono saranno oggetto<br />

di accertamento entro il 31 dicembre<br />

2012. Per tutti i professionisti e le<br />

società che non superano i cinque<br />

tre giorni ad un<br />

mese. In caso di<br />

recidiva la sospensione<br />

potrà raggiungere anche i tre<br />

mesi. Le società che per tre anni<br />

di seguito dichiarano bilanci in<br />

perdita saranno considerate non<br />

operative. Tramite interpello si avrà<br />

la possibilità di non vedere applicata<br />

tale disposizione. Le società che<br />

saranno considerate di comodo<br />

subiranno un aumento di 10,5 punti<br />

percentuali dell’aliquota Ires (che<br />

quindi passa dal 27,5 per cento al<br />

38 per cento). Come si è detto la<br />

revisione della manovra finanziaria<br />

bis, recentemente approvata dal<br />

Governo, ha eliminato le disposizioni<br />

del comma 3 degli articoli 2 e 8 del<br />

dlgs n.74/2000, che introducevano<br />

la fattispecie di “reato minore” in<br />

caso di fatture false per un importo<br />

minore di 154.937 euro, con una<br />

reclusione che andava da sei mesi a<br />

due anni. Conseguenza di questa<br />

decisione è che chiunque - “ai fini di<br />

evasione fiscale” - emetta fatture per<br />

operazioni inesistenti rischierà,<br />

qualunque sia l’importo, da un anno<br />

e mezzo fino a sei anni di carcere.<br />

Per “fatture o documenti per<br />

operazioni inesistenti” si intendono<br />

non solo quelli emessi per operazioni<br />

che nella realtà non avvengono - o<br />

avvengono con un importo minore di<br />

quello reale - ma anche quelli che<br />

riferiscono l’operazione “a soggetti<br />

diversi da quelli effettivi“. Perchè<br />

l’azione si possa configurare come<br />

viene eliminata la condizionale e<br />

quindi vi è la possibilità di un<br />

carcerazione immediata. Modifiche<br />

anche per quanto riguarda la<br />

prescrizione dei reati che passa dai 6<br />

anni agli 8 anni ed inoltre viene<br />

previsto che il patteggiamento possa<br />

essere richiesto solo nel caso in cui<br />

venga estinto il debito fiscale. Entro<br />

trenta giorni dalla data di entrata in<br />

vigore della legge n. 131 del 2008<br />

procederà ad una verifica dei<br />

contribuenti che hanno aderito al<br />

condono tombale 2002 ma che<br />

non hanno pagato per intero il<br />

dovuto (perché ad esempio<br />

hanno pagato la prima<br />

rata e non le<br />

milioni di euro di ricavi sarà<br />

possibile, in caso di violazioni fiscali,<br />

beneficiare di una riduzione del 50<br />

per cento della sanzione<br />

amministrativa. Per beneficiare di tale<br />

agevolazione occorre che tutti i<br />

pagamenti siano tracciabili e che<br />

quindi non siano stati effettuati per<br />

contanti e che sulle dichiarazioni<br />

siano indicati gli estremi dei conti<br />

correnti. Se nell’arco di cinque anni<br />

verranno contestate ai professionisti<br />

iscritti in albi o ordini, quattro<br />

violazioni in tema di emissione di<br />

scontrino o ricevuta fiscale,<br />

verrà prevista la sospensione<br />

dall’Ordine per un<br />

periodo che va da<br />

reato non è comunque sufficiente la<br />

“mera utilizzazione” di fatture o<br />

documenti per operazioni inesistenti,<br />

ma vi dovrà essere indicazione di<br />

queste nella dichiarazione dei redditi.<br />

Inoltre, il reato in esame, secondo<br />

quanto specificato dalla legge, non è<br />

punibile a titolo di tentativo né a titolo<br />

di concorso. È necessario, infine, che<br />

vi sia il dolo specifico dell’evasione:<br />

nel caso in cui la documentazione<br />

fittizia sia confezionata per altre<br />

ragioni, cade l’ipotesi di reato per<br />

evasione fiscale.<br />

* Giudice per le indagini preliminari<br />

presso il Tribunale di Napoli<br />

XXI


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laPortaVirtuosa<br />

Premi & Premiati.<br />

Dal "Napoli"al "Rea":<br />

album degli eventi culturali<br />

XXIV/Premio Rea, trionfa Fasolino<br />

XXV/Premio Ciuni: vincono Carelli, Capacchione e Knight<br />

XXVI/Premio Napoli, movimento e… Miracoli<br />

XXVII/Premio Masaniello, sfilata di napoletani eccellenti<br />

XXVII/Baia Domizia premia “l’Altra Italia”<br />

XXVIII/Terratosta e Marinella, eccellenze campane<br />

XXVIII/Vent’anni fa Paul McCartney a Napoli<br />

XXIII


MMarcello<br />

Fasolino, con il<br />

romanzo Napoli Ultima<br />

Chiamata (Iuppiter Edizioni),<br />

è il vincitore, per la sezione<br />

narrativa, della XVII edizione del<br />

Premio Domenico Rea, evento<br />

letterario in memoria dello scrittore<br />

napoletano ideato e organizzato<br />

con impeccabile impegno da<br />

Davide D’Ambra e dai figli Marco e<br />

Premio Rea, trionfa Fasolino<br />

con il romanzo<br />

“Napoli Ultima Chiamata”<br />

Livio. Nel corso della cerimonia di<br />

premiazione, condotta<br />

magistralmente da Lorenza<br />

Licenziati, avvenuta al Grand Hotel<br />

delle Terme Re Ferdinando di Ischia,<br />

il vicedirettore del Tg1 Gennaro<br />

Sangiuliano, presidente della giuria<br />

tecnica, ha premiato Fasolino con<br />

un Pulcinella di bronzo, simbolo del<br />

premio, dopo aver letto i risultati<br />

della giuria popolare, formata da<br />

centoventi membri selezionati tra i<br />

cittadini della provincia di<br />

Napoli, che ha sancito la<br />

vittoria del romanzo edito<br />

dalla casa editrice<br />

napoletana Iuppiter. Gli<br />

altri libri finalisti<br />

Nel corso della cerimonia di premiazione, condotta<br />

magistralmente da Lorenza Licenziati, avvenuta<br />

al Grand Hotel delle Terme Re Ferdinando di Ischia,<br />

il vicedirettore del Tg1 Gennaro Sangiuliano,<br />

presidente della giuria tecnica, ha premiato Fasolino<br />

con un Pulcinella di bronzo, simbolo del premio<br />

erano: La casa di ringhiera (Sellerio<br />

ed.) di Francesco Recami, I santi<br />

padri (Del Vecchio ed.) di Carmela<br />

Cammarata, Pazienti smarriti<br />

(Robin ed.) di Maria Rosaria<br />

Pugliese, Saldi di fine<br />

emozione (Tullio Pironti<br />

Editore) di Geo<br />

Nocchetti. Per la<br />

sezione saggistica, invece, la giuria<br />

tecnica, ha assegnato il premio a<br />

Giordano Bruno Guerri per il libro,<br />

edito da Bompiani, Gli italiani<br />

<strong>sotto</strong> la chiesa. Sono stati inoltre<br />

assegnati premi speciali per il<br />

cinema a Giacomo Furia,<br />

per la tv a Vincenzo<br />

Mollica, per il<br />

XXIV


giornalismo a<br />

Gianni Ambrosino,<br />

per la musica a Salvatore<br />

Morra (autore del libro sulla<br />

musica araba “Liuto magico”) e<br />

alla carriera allo scrittore irpino<br />

Giannino Di Stasio, il cui ultimo<br />

libro, Napoli aspartata (Adriano<br />

Gallina Editore), è un atto d’amore<br />

per la città partenopea e di<br />

ribellione contro chi non ne<br />

comprende grandezza e talento.<br />

Marcello Fasolino, vincitore di<br />

quest’edizione, origini salernitane,<br />

è un istrionico imprenditore di<br />

successo con la passione per<br />

la scrittura e il mare.<br />

Scrive elzeviri e<br />

corsivi per il Roma. Il<br />

suo romanzo<br />

d’esordio, Una<br />

Millecento blu (2009,<br />

Guida Editore), lo ha<br />

rivelato scrittore<br />

sorprendente. Per Iuppiter<br />

Edizioni ha pubblicato Il<br />

quinto leone<br />

(2010), “antologia<br />

ottimista, in cui attraverso<br />

una carrellata briosa di<br />

elzeviri, ritratti e personaggi,<br />

Napoli presenta la sua faccia<br />

migliore”. Protagonista del<br />

romanzo premiato Napoli Ultima<br />

Chiamata è l’architetto<br />

italoamericano John Savarese che<br />

giunge a Napoli, insieme alla<br />

famiglia, per un convegno. Il<br />

desiderio di conoscere la citta, da<br />

cui era partito negli anni ’70 suo<br />

padre, prende il sopravvento.<br />

Ad invogliare ancora di piu<br />

John a “toccare” e vivere<br />

Napoli sono un professore<br />

napoletano e una violinista,<br />

resa vulnerabile a causa di<br />

una delusione d’amore. Il<br />

libro, stando ad alcune<br />

indiscrezioni, già gira tra<br />

alcuni produttori per la sua<br />

versione cinematografica.<br />

I giornalisti<br />

Emilio Carelli e Rosaria<br />

Capacchione e lo scrittore Carlo<br />

Knight sono i vincitori della prima<br />

edizione del Premio Giornalistico<br />

“Roberto Ciuni - Isola di Capri”<br />

promosso dall'Ordine dei Giornalisti della<br />

Campania e dalla Fondazione Capri con il<br />

patrocinio morale della Regione Campania,<br />

della Città di Capri e del Comune di<br />

Anacapri. La cerimonia di premiazione,<br />

condotta da Rossana Russo, con letture<br />

dell'attore Enzo Salomone e interventi<br />

musicali del cantautore Pino De Maio, si è<br />

svolta sabato 29 ottobre nel Teatro del<br />

Grand Hotel Quisisana di Capri. L'iniziativa,<br />

sorta in memoria di Roberto Ciuni, uno dei<br />

maggiori giornalisti e saggisti italiani,<br />

storico direttore de Il Mattino, Il Giornale di<br />

Sicilia e La Nazione, è divisa in due sezioni<br />

Premio Ciuni:<br />

vincono Carelli,<br />

Capacchione<br />

e Knight<br />

giornalistiche e una letteraria: giornalisti<br />

che abbiano mostrato particolare attenzione<br />

nel valorizzare giovani talenti; giornalisti<br />

che abbiano esplorato realtà e problemi del<br />

Mezzogiorno; scrittori che abbiano dedicato<br />

nuovi apporti saggistici all'isola di Capri. La<br />

giuria del Premio, presieduta da Ernesto<br />

Mazzetti, è composta da Gianfranco<br />

Morgano e Antonio Cacace (presidente e<br />

vice presidente della Fondazione Capri),<br />

Ottavio Lucarelli (presidente dell’Ordine dei<br />

Giornalisti della Campania), Ernesto Auci,<br />

Michele Bonuomo, Massimo Donelli,<br />

Francesco Durante, Pietro Gargano, Franca<br />

Leosini, Paolo Ruffini, Giuliano Zincone;<br />

segretari del Premio sono Riccardo<br />

Esposito (Fondazione Capri) e<br />

Antonello Perillo (Consigliere<br />

dell'Ordine dei Giornalisti<br />

della Campania).<br />

XXV


LLa 57° edizione del Premio<br />

Napoli è stata una maratona di cultura<br />

e socialità, un viaggio alla scoperta della<br />

città verticale tra percorsi alternativi e incontri<br />

suggestivi che si sono svolti anche nelle carceri<br />

partenopee. Organizzato dalla Fondazione Premio<br />

Napoli, dopo la Sanità (2008), Pizzofalcone (2009) e<br />

Montesanto (2010), il Premio Napoli è approdato<br />

quest'anno ai Miracoli, in quel pezzo di città che<br />

comprende l'Osservatorio Astronomico, l’Orto Botanico, la<br />

Facoltà di Veterinaria, la Fabbrica delle Arti, Villa di<br />

Donato e il Convento S. Eframo Vecchio, luoghi<br />

protagonisti di un tour suggestivo in cui gli scrittori<br />

vincitori e i lettori hanno condiviso dal vivo, e non online,<br />

le loro passioni letterarie. Infatti l’idea base di<br />

quest’edizione è stata il “movimento”, soprattutto quello<br />

verticale rappresentato dalle tante scale, salite, rampe dei<br />

Miracoli che, come ha detto il presidente della giuria del<br />

premio Silvio Perrella, “mimano i movimenti tipici della<br />

città e ne fanno un cosmo urbano con pochi eguali”. E la<br />

scelta di premiare i Libri dell'Anno in un deposito di<br />

autobus - la Rimessa Carlo III dell'Azienda napoletana di<br />

mobilità – ha inteso <strong>sotto</strong>lineare proprio l’importanza del<br />

“movimento”e il senso itinerante dell’intera<br />

manifestazione. E’ stato, quindi, un mese di letture “in<br />

miezz’ ‘a via”, insieme agli autori premiati - Ruggero<br />

Cappuccio, Nadia Fusini, Helena Janeczek, Maria Grazia<br />

Calandrone, Paul Auster, Georges Didi-Huberman, Joe<br />

Sacco, Yves Bonnefoy, Salvatore Settis - selezionati da una<br />

giuria tecnica composta, oltre che dal presidente Perrella,<br />

Incontro scrittori e ospiti della casa circondariale di Poggioreale con una performance di Peppe Barra<br />

e il dibattito su gli scrittori Ruggero Cappuccio e Helena Janeczek<br />

Edizione nel segno della città verticale tra passeggiate culturali e carceri “aperti”<br />

Premio Napoli,<br />

movimento e… Miracoli<br />

da Silvia Bortoli, Raffaele Cantone, Rosaria Capacchione,<br />

Gaetano Cappelli, Philippe Daros, Milo De Angelis, Franco<br />

Farinelli, Daniele Giglioli, Andrea Graziosi, Filippo La<br />

Porta, Salvatore Silvano Nigro, Generoso Picone, Claudio<br />

Piersanti, Luigi Trucillo, e da una rete di oltre tremila<br />

lettori in Italia e all'estero.<br />

Quest’anno, poi, interessante e coinvolgente è stata l’idea<br />

di far entrare la letteratura nelle carceri attraverso una<br />

serie di incontri con gruppi di lettura costituiti da detenuti<br />

e operatori dei penitenziari cittadini (Poggioreale, Nisida<br />

e Secondigliano) che hanno ricevuto gli scrittori vincitori.<br />

Rimarrà come una tra le pagine più belle della storia del<br />

Premio Napoli l’incontro tra Yves Bonnefoy e Maria<br />

Grazia Calandrone, i due poeti vincitori del premio<br />

speciale 2011, con i ragazzi del carcere minorile di<br />

Nisida. Prigioni “aperte”, insomma, grazie a<br />

“evasioni” poetiche e a una speranza<br />

alimentata dal libero e sottile gioco<br />

della poesia.<br />

Bonnefoy e Perrella a Nisida<br />

Letture in movimento nell'aula magna dell'Orto Botanico<br />

XXVI


IIn una Piazza del<br />

Carmine gremita, epicentro nel<br />

1647 della storica rivoluzione del<br />

pescivendolo Tommaso Aniello d'Amalfi,<br />

si è svolta domenica 25 settembre la<br />

serata conclusiva della sesta edizione del<br />

Premio Masaniello, ideato e promosso da<br />

Luigi Rispoli, presidente del Consiglio<br />

Provinciale di Napoli e Umberto Franzese,<br />

coordinatore del comitato scientifico<br />

dell’A.I.G.E. per celebrare i napoletani<br />

eccellenti. Il Masaniello è suddiviso in due<br />

sezioni, “Saperi e Sapori”, che coniugano la<br />

cultura artistica e intellettuale con quella<br />

gastronomica, ricchezze di una terra che offre<br />

al mondo talenti e risorse insostituibili.<br />

L’evento, condotto da Lorenza Licenziati, è<br />

iniziato con le note di “Canzone di punta e di<br />

bastone” (di Franzese/Campagnoli), colonna<br />

Premio Masaniello,<br />

sfilata di napoletani<br />

eccellenti<br />

sonora della manifestazione e si è concluso con<br />

il coinvolgente concerto di Sal Da Vinci. La<br />

giuria, composta dal presidente Adriano Aveta,<br />

console onorario della Confederazione Elvetica,<br />

Anna Montefusco, redattrice del periodico<br />

mensile “Sussurri e grida”, Rita Pagano,<br />

dirigente scolastico Istituto Alberghiero Antonio<br />

Esposito Ferrajoli, Fortunato Rossi, docente<br />

della Scuola Militare “Nunziatella”, Sabrina<br />

Vitiello, presidente Associazione culturale<br />

“Passiodea”, ha deciso di premiare con il<br />

Masaniello in terracotta dello scultore<br />

napoletano Domenico Sepe, esponenti della<br />

poesia e della canzone napoletana, della<br />

ricerca scientifica, dello spettacolo, del<br />

giornalismo, del teatro, dell’arte, Tra i vincitori<br />

di questa edizione ricordiamo Mirella Barracco,<br />

Anna<strong>mari</strong>a Colao, Lello Esposito, Benedetto<br />

Casillo, Federico Salvatore, Leopoldo<br />

Mastelloni, Vittorio Paliotti, Nicola Muccillo,<br />

Alfonso Iaccarino Nicoletta D’Arbitrio, Claudio<br />

Pennino. Nel corso della serata è stata<br />

consegnata la medaglia d’argento del<br />

Presidente della Repubblica a Don Antonio<br />

Loffredo per il suo impegno sociale. Un<br />

riconoscimento speciale è andato anche<br />

alla storica Pizzeria Brandi e al<br />

Pastificio Antiche Tradizioni di<br />

Gragnano.<br />

Parata di<br />

stelle per il premio “L’Altra<br />

Italia”, la manifestazione curata<br />

da Gaetano Cerrito che si è svolta il<br />

23 e il 24 settembre a Baia Domizia,<br />

nella sontuosa cornice del Marina Hotel<br />

Club.<br />

La kermesse, giunta all’ottava edizione, è<br />

dedicata “a donne e uomini d’Italia che<br />

onorano l’Italia”, nel campo della ricerca<br />

scientifica, nel mondo politico ed istituzionale,<br />

della cultura, del giornalismo, dello sport, del<br />

cinema, dello spettacolo e dell’imprenditoria.<br />

Baia Domizia<br />

premia<br />

“l’Altra Italia”<br />

Particolarmente prestigioso il parterre degli<br />

ospiti dell’edizione 2011, tenuta a battesimo<br />

dal cardinale Sepe, con la presenza della<br />

madrina Liliana De Curtis, figlia di Totò, del<br />

presidente Ermanno Corsi, del presidente<br />

onorario Aldo Pinchera e della ricercatrice<br />

Anna<strong>mari</strong>a Colao, responsabile della sezione<br />

scientifica della giuria. Nel corso delle due<br />

serate, presentate dall’organizzatore e<br />

direttore artistico Gaetano Cerrito, sono stati<br />

premiati Giovanni Allevi, Pippo Baudo,<br />

Rossella Izzo, Riccardo Cappato, Enrica<br />

Bonaccorti, Rosanna Lambertucci, Massimo<br />

Milone, Luigi La Monica, Giuseppe Castagna,<br />

Sarah Varetto, Giorgia Meloni, Luigi Cervo,<br />

Maurizio Cutolo, Antonello Cutolo, Carla<br />

Giordano, Diana Lama. Premiati, per il loro<br />

impegno sociale e culturale, il Movimento<br />

Pastori Sardi e l’Unitalsi; il premio alla<br />

memoria di quest’anno, invece, è andato al<br />

giornalista Franco Aulisio; per la sezione<br />

giovani sono stati premiati la scrittrice<br />

Francesca Romana Massaro e l’attore Claudio<br />

Castrogiovanni. La scultura del premio,<br />

rappresentata da un veliero, è del maestro<br />

Egidio Ambrosetti, “il poeta del bronzo”,<br />

figura di prestigio internazionale nel<br />

campo dell'arte, conosciuto come lo<br />

“Scultore di Padre Pio”, creatore<br />

della scultura per il “Premio<br />

Barocco”.


Q<br />

Quando il gusto incontra<br />

lo stile. E’ stato presentato nello<br />

showroom di Maurizio Marinella il<br />

portale di e-commerce terratosta.it,<br />

ideato e curato da Emanuela Evangelista.<br />

L’idea, nata per portare all’attenzione<br />

nazionale ed internazionale i prodotti tipici<br />

dell’entroterra irpino, si è avvalsa di una delle<br />

vetrine più importanti d’Italia: lo store di<br />

Maurizio Marinella, patron delle cravatte e<br />

magnate delle eccelenze campane, nonché, dallo<br />

scorso luglio, Cavaliere del Lavoro. Terratosta.it<br />

commercializza esclusivamente prodotti naturali,<br />

senza conservanti, addensanti, coloranti ecc.,<br />

prelibatezze esclusive e richieste da ogni parte<br />

del mondo, provenienti da un’area geografica<br />

ricca di materie prime d’eccellenza, e forniti da<br />

piccole aziende locali artigianali che<br />

garantiscono elevata qualità. Una qualità che gli<br />

Terratosta<br />

e Marinella,<br />

eccellenze campane<br />

ospiti di Marinella hanno potuto testare col loro<br />

palato, degustando caciocavallo e salumi<br />

stagionati nelle grotte di Calitri, caciocavalli di<br />

Montella, tartufi e funghi porcini di Bagnoli<br />

Irpino, marron glacè di Montella, confetture<br />

pregiate, biscotti e dolci artigianali, liquori del<br />

Partenio e tante altre specialità. Il tutto è stato<br />

offerto negli abbinamenti proposti da Carmen<br />

Vecchione, chef pasticciera di Dolciarte e<br />

innaffiato da pregiati vini delle Cantine del<br />

Notaio, conservati nelle grotte del Rionero.<br />

Acquistare questi prodotti su Terratosta.it è<br />

estremamente semplice grazie all’utilizzo del<br />

sistema Paypal, sicuro ed efficiente, entro<br />

48 ore è possibile ricevere a casa in un<br />

packaging originale e ecosostenibile le<br />

squisite prelibatezze<br />

dell’entroterra campano.<br />

“E’<br />

finalmente giunta l’ora di<br />

cantare a Napoli. E’ una città<br />

molto romantica. Nice, very nice.<br />

Very romantic!”. Così l’ex Beatle Paul<br />

McCartney annunciava il suo unico<br />

concerto partenopeo svoltosi il 5 giugno<br />

1991 sul palco del Teatro Tenda nell’ambito<br />

del minitour di sei date a sorpresa<br />

all’indomani dell’uscita di “Unplugged - The<br />

Official Bootleg”, la serie di Mtv che<br />

raccoglieva le migliori performance acustiche<br />

dei più grandi musicisti negli anni ’90. A<br />

Vent’anni fa<br />

Paul McCartney<br />

a Napoli<br />

vent’anni esatti di distanza la Edizioni New<br />

Media ha dato alle stampe un<br />

particolarissimo “Celebration Book” intitolato<br />

“Paul McCartney a Napoli 5 giugno 1991”. Il<br />

volume, che è già oggetto di culto tra i fan, a<br />

cura dei giornalisti musicali Carmine Aymone<br />

e Michelangelo Iossa, con prefazione di Geoff<br />

Baker (addetto stampa di McCartney dal<br />

1989 al 2004) e con foto di Enzo Buono,<br />

raccoglie testimonianze, immagini, curiosità,<br />

memorabilia, racconti e aneddoti legati ad un<br />

concerto destinato a rimanere impresso nella<br />

memoria di chi può dire “io c’ero”. Grazie<br />

alla curatissima sezione iconografica e ai<br />

ricordi dei protagonisti, produttori musicali,<br />

organizzatori, musicisti, giornalisti e<br />

personalità del mondo dello spettacolo, è<br />

possibile ripercorrere le tappe principali della<br />

carriera del “Macca” ma anche ritrovare il<br />

gusto dell’amarcord dato dallo spaccato di<br />

una Napoli “rock” nei primi anni ’90. Non<br />

solo cronaca dell’evento ma anche tante<br />

succose curiosità, ad esempio i doni di cui<br />

McCartney, grande appassionato di calcio, fu<br />

omaggiato in quell’occasione dal giornalista<br />

Gianni Minà e dal manager e amico<br />

Mimmo D’Alessandro: rispettivamente la<br />

casacca blucerchiata di Gianluca Vialli e<br />

quella del Napoli di Diego armando<br />

Maradona.(rg)


UUna giornata<br />

splendida per una coppia<br />

splendida: sabato 22 ottobre hanno<br />

realizzato il loro sogno d’amore i nostri<br />

cari amici ingegneri, Sonia di Prisco, collega<br />

in giornalismo, e Mauro Redaelli, nella Chiesa<br />

di San Luigi Gonzaga in via Petrarca. Il<br />

matrimonio è stato celebrato dal Parroco<br />

Vincenzo Tritto, che ha anche consegnato la<br />

benedizione apostolica di Sua Santità Benedetto<br />

XVI e letto il messaggio augurale del Cardinale<br />

Crescenzio Sepe, il quale ha <strong>sotto</strong>lineato che «la<br />

formazione di una nuova famiglia rappresenta<br />

una piccola Chiesa domestica, fondata sulla<br />

roccia che è Cristo». Testimoni per lo sposo il<br />

fratello Fabio e Diego Di Filippo, per la sposa - in<br />

uno splendido abito creato per lei dall’Atelier<br />

Colonna - la cugina Monica di Prisco e la cara<br />

amica Anna<strong>mari</strong>a Cerio. La coppia, circondata<br />

dall’affetto di parenti e amici, è stata festeggiata<br />

con gran calore nella bella cornice del Caruso<br />

Roof Garden del Grand Hotel Vesuvio, dove gli<br />

invitati, accolti dal responsabile food & beverage,<br />

Alberto Luciano e dal maitre, responsabile<br />

banchetti, Vincenzo Prota, hanno potuto gustare<br />

le prelibatezze dello chef executive Giovanni<br />

UUn matrimonio i cui<br />

tempi sono stati dettati da<br />

un pentagramma, una<br />

giornata felice per Irene Fimiani<br />

e Vittorio Riva (storico batterista di<br />

Gino Paoli) che si è ben presto<br />

trasformato in un happening<br />

musicale. Dopo la cerimonia in<br />

Comune a Castel San Giorgio<br />

(testimoni degli sposi Carmen Fimiani,<br />

Anna Bove, Marco Zurzolo e Maurizio<br />

Ricca) ed il pranzo offerto dagli sposi<br />

“Al Convento” di Nocera Superiore<br />

tutti gli ospiti si sono trasferiti in una<br />

La sposa con Marcello Taglialatela<br />

La performance di Gino Paoli<br />

Lo scambio delle fedi<br />

Nozze all’ombra<br />

del pino di Posillipo<br />

per la coppia<br />

Redaelli-Di Prisco<br />

Il sì in musica di Irene Fimiani<br />

e Vittorio Riva<br />

Marzano, coadiuvato<br />

dallo chef Luigi Liberti; in particolare la<br />

sorpresa di un Vesuvio fumante di meringa e<br />

gelato ha lasciato tutti a bocca aperta. Gli sposi,<br />

dopo la prima notte in una suite del Grand Hotel<br />

Vesuvio, sono partiti per un lungo viaggio che li<br />

porterà prima a rilassarsi nelle acque termali<br />

della Slovenia, poi alla scoperta della città di<br />

Monaco di Baviera, per poi concludersi con una<br />

romantica crociera sul bel Danubio blu che<br />

toccherà varie città dell’Austria. Ad essi<br />

auguriamo tanta felicità, in particolare ai<br />

nostri colleghi, genitori di Sonia, Vera De<br />

Luca e Harry di Prisco vadano i nostri<br />

auguri.<br />

sala trasformata per l’occasione in una<br />

sorta di teatro sul cui palcoscenico si<br />

sono alternati grandi interpreti per due<br />

ore abbondanti di musica. Guest star<br />

della giornata Gino Paoli che ad Irene<br />

e Vittorio ha dedicato un miniconcerto<br />

emozionante e divertito: sul palco ad<br />

accompagnare il mostro sacro della<br />

canzone italiana i suoi musicisti di ieri<br />

e di oggi, Aldo Mercurio, Adriano<br />

Pennino, Maurizio Fiordiliso, Carlo<br />

Fimiani, Vittorio Riva e Marco Zurzolo<br />

che alla platea ha regalato più tardi<br />

altri momenti di trascinante melodia<br />

duettando con il sax di Annibale<br />

Guarino. Platea rapita anche dalle<br />

voci di Monica Sarnelli (che ha<br />

riproposto i suoi hit più famosi) e di<br />

Nino Buonocore, magico cantore di<br />

sentimenti. La festa che si è chiusa<br />

con il taglio del gateau <strong>mari</strong>age e i<br />

brindisi di prammatica ha<br />

raccolto attorno agli sposi i<br />

parenti più vicini della<br />

coppia e tanti amici tra<br />

i quali<br />

l’assessore regionale all’Urbanistica<br />

Marcello Taglialatela, il portavoce del<br />

Presidente della Provincia di Napoli<br />

Roberto D’Antonio con la moglie<br />

Maria Carla Brancaccio, Angelo e<br />

Paola Pecoraro, Annalisa Vela, la<br />

giornalista Titti Festa, l’imprenditore<br />

Paolo Pagliara con la splendida<br />

Marina Parola.<br />

Le gemelle Irene e Carmen Fimiani<br />

XXIX


Capri, jazz e candeline<br />

Bagni autunnali in una Capri più solitaria, ma più incantevole, per<br />

l’imprenditore istrionico Nuccio Apolito e la sua carovana di amici e amiche,<br />

che lo seguono ovunque nelle sue incursioni mondane. Questa volta, si<br />

festeggiava il compleanno di Anna<strong>mari</strong>a Esposito. Dopo la torta e il classico<br />

spegnimento delle candeline, tra cocktail e rilevazioni, alcuni si sono dati alle<br />

danze, a ritmo di vintage dance, altri, invece, hanno preferito cantare il ricco<br />

repertorio della musica napoletana. La canzone più gettonata? Una versione<br />

jazz di Luna Caprese.<br />

Un modo tutto<br />

nuovo di organizzare eventi a<br />

Napoli. Questo il progetto di Diego<br />

Ciaramella e Paolo Di Paolo che, con il<br />

marchio Voga, rappresentano<br />

l’avanguardia della vita notturna<br />

napoletana. L’ultima frontiera del<br />

divertimento risponde al nome di “Roof<br />

Garden Aperitf”: l’aperitivo si trasferisce nelle<br />

hall e sulle terrazze degli hotel più prestigiosi,<br />

Al centro la festeggiata<br />

con le amiche Annalisa e Roberta<br />

Anna<strong>mari</strong>a Esposito<br />

al momento delle candeline<br />

Nuccio Apolito all'Anema e Core<br />

con Anna<strong>mari</strong>a, Roberta e Rosy<br />

“Singolare” si fa in due:<br />

nuovo store in via Scarlatti<br />

Roberta e Shahara<br />

Via Scarlatti si impreziosisce con un nuovo plurimarca: si tratta di Singolare di<br />

Dario Sibillo che a fine settembre ha aperto nell’esclusiva promenade<br />

vomerese. Lo store di abbigliamento maschile è il secondo punto vendita<br />

cittadino dopo il capostipite di corso Garibaldi. L’evento per l’inaugurazione è<br />

stato organizzato da Mary Limatola e Teresa Catapano. A brindare con gli<br />

aperitivi offerti nello spazio antistante al negozio, per l’occasione trasformato<br />

in una lounge zone, c’erano, tra gli altri: Manuel Luciano, Carlo Palanca,<br />

Amedeo Giglio, Pachito Sorrentino, Fabiola e Francesca Morano, Gusy<br />

Visciano, Chiara Di Lauro, Enrico Luise, Giulio Rizzo, Bianca Sabrina Cusato,<br />

Giancarlo Picariello, Gaetano Mazzei, Gianni Buonocore, Fulvia De Miro e<br />

Claudio Romano. Gli ospiti, dopo aver ammirato il nuovo store hanno danzato<br />

sulle note del Dj Piero Barenghi.<br />

Voga Roof Garden:<br />

l’aperitivo trasloca<br />

in terrazza<br />

come succede a New York e a Dubai.<br />

Un’innovazione targata Voga che ha portato<br />

350 persone sulle terrazze dell’Hotel<br />

Mediterraneo lo scorso 25 settembre per la<br />

prima tappa del progetto che vedrà coinvolte<br />

altre location esclusive come l’Hotel Vesuvio, il<br />

Parker’s, l’Excelsior e persino una Spa. Gli<br />

eventi giocheranno sull’effetto sorpresa: il<br />

luogo, infatti, viene comunicato con soli sette<br />

giorni di anticipo. “Siamo molto soddisfatti<br />

dell’esordio - ha detto Barbara Satriano,<br />

responsabile organizzazione Roof Garden<br />

Aperitif - si tratta di un nuovo modo di stare<br />

insieme, originale e attento ai particolari, in<br />

perfetto stile Voga”. E, a proposito di stile, per<br />

un evento del genere, la musica non poteva<br />

che essere all’altezza delle aspettative. Roof<br />

Garden Aperitif, infatti, è anche il nome di una<br />

compilation, la seconda in pochi mesi, della<br />

neonata etichetta discografica Voga Records.<br />

Dieci tracce scelte da Marco Corvino e Lino<br />

Di Meglio in un mix di deep e chill out<br />

all’insegna della sperimentazione.<br />

(Tommy Totaro)<br />

XXX


Per celebrare il<br />

restyling completo della<br />

boutique di via Filangieri,<br />

trasformata in una vera e propria<br />

gioielleria, Montblanc ha organizzato<br />

una serata speciale dedicata al lusso e<br />

all’eleganza iconica di Grace Kelly.<br />

“Princess Grace” è infatti il nome della<br />

collezione composta da tre parure di alta<br />

gioielleria, orologi e strumenti di scrittura<br />

Patek Philippe e Trucchi, l’ora dell’eleganza<br />

La magia degli orologi ha stregato la Nunziatella, location il 15 settembre scorso dell’evento organizzato dalla più<br />

antica manifattura ginevrina Patek Philippe e dalla storica orologeria napoletana Trucchi. Nel prestigioso cortile della<br />

scuola militare napoletana tra musica e champagne è stato possibile ammirare, chiusi in teche di plexiglass, gli<br />

esemplari più rappresentativi della collezione 2011 Patek Philippe e alcune novità presentate al Salone di Basilea a<br />

marzo. Gli orologi dall’inappuntabile eleganza, protagonisti veri della serata, sono acquistabili nell’orologeria Trucchi<br />

di piazza Trieste e Trento, fondata nel lontano 1907 e acquisita nel 2010 da Giovanni Restivo, imprenditore siciliano<br />

da generazioni nel settore dell’orologeria e gioielleria che, insieme ai figli Francesco e Beatrice, ha accettato la sfida<br />

“senza tempo” nel segno del marchio Trucchi, inaugurando a maggio anche un nuovo punto vendita a Capri.<br />

Il direttore di Trucchi Christian Li Pera con Rossella<br />

Paliotto e l'organizzatrice della serata Daniela Fossataro<br />

Nuovo look<br />

per la boutique<br />

Monblanc<br />

a tiratura limitata, ispirati all’ideale di<br />

stile, femminilità e raffinatezza incarnati<br />

da Grace, che è stata protagonista<br />

dell’evento. Perché la casa reale<br />

monegasca abbia deciso di associare il<br />

nome di Grace ad una linea di prodotti –<br />

seppur di gran classe – è presto detto:<br />

Montblanc ha donato un milione di dollari<br />

alla fondazione Principessa Grace-USA, che<br />

istituirà borse di studio, stage e corsi<br />

nell’ambito del teatro, del cinema e della<br />

danza. Nella collezione di gioielli,<br />

composta da tre parure-pezzo unico in<br />

zaffiri rosa e diamanti, e negli 8 esemplari<br />

di orologi, il dettaglio di stile ricorrente è<br />

la riproduzione dei petali della celebre<br />

rosa “Grace de Monaco” creata nel 1956<br />

appositamente per il matrimonio tra la<br />

principessa e il principe Ranieri. Le penne<br />

in limited edition sono invece<br />

accomunate dal design della clip che<br />

ricorda la forma di un decolleté<br />

femminile.<br />

Maurizio Marinella<br />

con Pamela Prati<br />

Maria Grazia Severi,<br />

lusso ecologico<br />

Pamela Prati<br />

con Giovanni Restivo<br />

Parterre d’eccezione per la sfilata di Maria Grazia Severi tenutasi nel salone dell’hotel Excelsior lo scorso<br />

settembre nell’ambito del progetto “Il lusso e la femminilità interpretati in chiave ecologica”. La maison<br />

Severi, infatti, ha voluto lanciare proprio a Napoli una campagna di sensibilizzazione che mira alla<br />

realizzazione di capi ecosostenibili, dal basso impatto ambientale, puntando sul talento dei giovani stilisti<br />

partenopei. I giovani dell’ultimo anno dell’Istituto di Design di Napoli hanno il compito di lavorare alla<br />

creazione di capi che rispecchiano la brand identity di Maria Grazia Severi utilizzando materiali ecologici.<br />

Al termine dell’anno scolastico, lo studente che avrà presentato il progetto più in linea con le direttive<br />

della maison di abbigliamento e accessori di lusso verrà premiato con uno stage di tre mesi nell’azienda<br />

modenese dove potrà partecipare alle fasi della lavorazione di una collezione di moda. Una moda, quella<br />

di Maria Grazia Severi, che vede per la collezione autunno-inverno 2011-2012 capi morbidi e avvolgenti,<br />

romantici pizzi e morbide pellicce, macramè tipici del corredo della nonna riproposti in chiave inedita,<br />

gonne e pantaloni anni ’60.<br />

XXXI


ferdinandopolverinodelaureto<br />

La tua personale<br />

avventura<br />

in un nuovo, grande<br />

Country Club<br />

Dio ha proibito che io vada in un paradiso nel quale non ci siano cavalli.<br />

(Cunninghame-Graham, Robert Bontine)<br />

A sinistra il presidente Davide Gatta con Pietro de Padova


Saper<br />

Vivere<br />

ARTE<br />

17<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

Cinquanta oli su carta<br />

102x154 realizzati da<br />

Pierres-Yves Le Duc a<br />

inchiostro di china<br />

nell’estate del ’93, alcuni<br />

dei quali inediti, formano<br />

la serie di “Erotoritratti”in<br />

mostra dal 23 settembre<br />

da Kaplan’s Project N° 3 a<br />

Palazzo Spinelli in via dei<br />

Tribunali. Le tavole<br />

raffigurano delle vagine<br />

giganti trasfigurate in<br />

angeli che l’artista francese<br />

di origini italiane, ormai<br />

naturalizzato napoletano,<br />

definisce nell’insieme il<br />

proprio auto-ritratto.<br />

Alcune di queste immagini,<br />

che presto saranno esposte<br />

alla Bill Lowe Gallery di<br />

Atlanta con il titolo di “Self<br />

Portrait”, appunto, sono<br />

state assemblate da Le Duc<br />

come una combinazione tra<br />

vari schizzi realizzati<br />

all’inizio della carriera<br />

artistica, cominciata<br />

proprio a Napoli, città<br />

prescelta dopo la laurea in<br />

lettere alla Sorbona, per<br />

sperimentare il proprio<br />

talento. 13 tele di<br />

“Erotoritratti” furono<br />

esposte da Le Duc nel 1994<br />

nel suo “Cenacolo” disposte<br />

circolarmente a piazza San<br />

Domenico Maggiore<br />

intorno al totem fallico<br />

dell'obelisco barocco. La<br />

ricerca artistica prosegue<br />

nel maggio del '95 con<br />

degli immensi dettagli<br />

anatomici di penetrazioni<br />

(18 tele 188x388 cm) in<br />

una perfetta ambivalenza<br />

del segno con un'eruzione<br />

vulcanica. Questa volta,<br />

però, “Le nove muse e i<br />

nove poeti”, prevista per<br />

l'emiciclo monumentale di<br />

Piazza del Plebiscito, si<br />

scontra con la censura<br />

politica.<br />

Ma Le Duc non si ferma, e<br />

in un’escalation di<br />

esposizioni e successi<br />

prosegue la sua indagine,<br />

nonostante i limiti<br />

materiali, spesso con delle<br />

installazioni<br />

mastodontiche,<br />

finalizzando tutte le<br />

energie al raggiungimento<br />

della massima potenza<br />

espressiva.<br />

La ricerca erotica<br />

di Le Duc<br />

Gli “Erotoritratti” di Pierre Yves Le Duc esposti nella Reggia di Portici lo scorso giugno / ph. di Francesco Semmola<br />

Le tavole raffigurano delle vagine giganti trasfigurate in angeli:<br />

l’artista così inonda di creatività la Reggia di Portici


ARTE<br />

Sembra essere “vernissage” la<br />

parola d’ordine dell’autunno<br />

partenopeo: in questo periodo<br />

dell’anno le gallerie cittadine<br />

propongono gli appuntamenti<br />

più ricercati ed interessanti<br />

con l’arte contemporanea per<br />

aprire in bellezza la nuova<br />

stagione. Molteplici gli eventi<br />

da segnare in agenda, molti<br />

di essi riguardano artisti giovani<br />

e sperimentatori alle loro<br />

prime personali in Italia e a<br />

Napoli. Tra questi si segnala<br />

la mostra di Leonardo Drew<br />

alla galleria Napolinobilissima<br />

di piazza Vittoria, 6.<br />

Fino al 16 novembre è possibile<br />

ammirare 14 opere del<br />

celebre scultore americano,<br />

più un’installazione “site specific”.<br />

L’artista afroamericano<br />

è una delle figure più significative<br />

tra gli esponenti della<br />

scena contemporanea Usa.<br />

Cresciuto a Bridgeport, Connecticut,<br />

in un modesto quartiere<br />

popolare, Drew si<br />

avvicina molto presto al disegno<br />

e dopo il diploma in belle<br />

arti conseguito a New York<br />

nella metà degli anni ’80, si<br />

dedica completamente alla<br />

scultura e ad una ricerca sperimentale<br />

sui materiali. La<br />

sua espressione artistica trova<br />

una fonte di ispirazione inesauribile<br />

in oggetti ed elementi<br />

recuperati che poi<br />

lavora ed assembla in composizioni<br />

astratte di grande impatto<br />

visivo.<br />

Seguendo i canoni dell’“object<br />

trouvé”, Drew cerca i suoi<br />

materiali in natura, per le<br />

strade, nelle discariche dove<br />

qualsiasi oggetto può essere<br />

importante: pezzi di legno e<br />

rottami di ferro, carta, cotone,<br />

imballi di plastica, macerie,<br />

stracci.<br />

Drew preferisce non rivelare i<br />

particolari del processo di invecchiamento<br />

al quale <strong>sotto</strong>pone<br />

i materiali, sfruttando<br />

anche la forza degli elementi<br />

naturali, come sole e acqua,<br />

per questo motivo l’artista,<br />

oltre al suo studio di Brooklyn,<br />

possiede un vasto spazio<br />

a San Antonio in Texas, un<br />

luogo con tutte le caratteristiche<br />

naturali a lui necessarie<br />

per realizzare molte delle<br />

opere che concepisce a New<br />

York.<br />

continua a pag. 19<br />

Saper<br />

Vivere<br />

DALL’ALTO E DA SINISTRA<br />

Paolo Maggis:<br />

Epilogue<br />

9nd Mounth<br />

About a dream<br />

2nd Mounth<br />

18<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

L’autunno<br />

caldo dell’arte<br />

di Valeria Puntuale<br />

Da Leonardo Drew a Paolo Maggis, la stagione dei grandi<br />

nomi delle gallerie partenopee


ARTE<br />

Saper<br />

Vivere<br />

19<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

Un cambio di atelier, un trasloco,<br />

tanti scatoloni in giro, l’impulso<br />

di cambiare stile. Comincia così,<br />

per caso, l’avvicinamento di Eva<br />

Jospin (artista parigina, classe ’75)<br />

ad una materia povera: il cartone.<br />

Nuove tecniche artistiche, una ricerca<br />

che utilizza il disegno, il collage, la<br />

pittura, la scultura e un nuovo<br />

linguaggio espressivo improntato<br />

sull'ecologia, sul territorio e<br />

sull'ambiente sono le tappe del<br />

percorso che conduce la giovane<br />

artista francese alle sue alle<br />

“Foreste”, originali intagli di cartone<br />

che prendono forma di scultura e<br />

parlano al mondo contemporaneo.<br />

Eva Jospin ha inaugurato la stagione<br />

espositiva 2011/2012 della galleria<br />

“Al Blu di Prussia”, lo spazio<br />

multidisciplinare di Giuseppe<br />

Mannajuolo e diretto da Mario<br />

Pellegrino in via Filangieri 42: il<br />

vernissage, che di fatto ha aperto gli<br />

appuntamenti napoletani delle<br />

gallerie d'arte, si è tenuto lo scorso<br />

22 settembre, alla presenza<br />

dell’artista. La mostra è proposta in<br />

collaborazione con la galleria<br />

parigina “Pièce Unique” di Marussa<br />

Gravagnuolo e Christine Lahoud, che<br />

dagli inizi affianca l'attività dello<br />

spazio di via Filangieri. Diplomata<br />

alla Ecole de Beaux arts della sua<br />

città, la Jospin ha partecipato a<br />

numerose esposizioni in giro per<br />

l'Europa, Italia compresa: Bologna,<br />

Roma, Venezia, Milano e Napoli (nel<br />

2005). Le opere di Eva sono nate per<br />

sovrapposizione di piani e livelli<br />

idealmente infiniti, e costituiscono un<br />

perenne work in progress. Ma il<br />

trompe-l’œil, non gioca alla mimesi:<br />

le foreste non vogliono “sembrar<br />

vere”, ma piuttosto evocare,<br />

suggestionare, intrufolandosi<br />

silenziose nello spazio, impercettibili.<br />

Tra i mille particolari, e da lontano,<br />

con effetto stereoscopico, lo sguardo<br />

si perde. Una “medievale<br />

contemporanea”, così la definisce, e<br />

a ragione, Dominique Paini che<br />

aggiunge: “Eva Jospin sembra<br />

ritrovare nei suoi stupefacenti intagli<br />

di un cartone ordinario le antiche<br />

procedure dei pannelli reliquiari o<br />

delle teche medievali - metalli<br />

preziosi schiacciati, lavorati a cesello<br />

sbalzati o dentellati sul malleabile<br />

avorio - ma estesi a misura di una<br />

parete di una galleria d’arte o museo<br />

d’arte contemporanea. Le procedure<br />

sono le stesse: anticipare lo spazio<br />

per condensare, astrarre le forme<br />

per concentrare, osservare la natura<br />

per creare illusioni”. (v.p.)<br />

Al Blu di Prussia le foreste<br />

di Eva Jospin, “medievale”<br />

contemporanea<br />

Le opere di Eva sono nate per sovrapposizione di piani e livelli<br />

idealmente infiniti, e costituiscono un perenne work in progress


ARTE<br />

Saper<br />

Vivere<br />

20<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

continua da pag 17<br />

Gli elementi tornano così a<br />

nuova vita a celebrare simbolicamente<br />

il ciclo naturale di<br />

nascita-morte-rinascita.<br />

Al suo debutto partenopeo<br />

anche un altro artista di fama<br />

riconosciuta: si tratta di<br />

Paolo Maggis, protagonista<br />

della personale della galleria<br />

The Apartment di vico Belledonne<br />

a Chiaia, 6 fino al 10<br />

novembre. La mostra, a cura<br />

della giovane Claudia Cosmo,<br />

è abbinata al libro “Paolo<br />

Maggis” di Carlo Cambi Editore<br />

sui 10 anni di lavoro dell’artista<br />

(2000-2010).<br />

L’artista, che con “Small<br />

Town Boy” è attualmente nel<br />

Padiglione Italiano della<br />

54esima Biennale di Venezia<br />

per la Regione Lombardia,<br />

per la prima volta mette insieme<br />

i suoi lavori più “forti”<br />

degli ultimi 10 anni. Opere<br />

che rappresentano fasi di<br />

cambiamento e presa di coscienza,<br />

sia stilistica che<br />

umana; opere della lotta e<br />

dell’equilibrio, opere dove pittura<br />

e vita, immagine e linguaggio,<br />

vita e morte, si<br />

intersecano senza più distinzione.<br />

“Sono i quadri che più<br />

di tutti mi hanno fatto fare dei<br />

passi in avanti, rappresentano<br />

dei passaggi, anche duri,<br />

che mi hanno cambiato la<br />

vita e il modo di fare arte” ha<br />

spiegato il giovane pittore milanese,<br />

già riconosciuto tra i<br />

maggiori talenti artistici europei.<br />

“Il mio tentativo - ha<br />

precisato Maggis - é di sintetizzare<br />

immagine e linguaggio<br />

in una forma di equilibrio instabile<br />

dove nessuno dei due<br />

livelli prevalga e lo sguardo<br />

passi dal soggetto alla pittura<br />

costantemente. L'altro elemento<br />

che cerco di evidenziare<br />

é la circolazione di<br />

energia e movimento in una<br />

sorta di indefinitezza dell'immagine.<br />

Questo tipo di sintassi<br />

è il prodotto di dieci anni<br />

di ricerca e di lotta continua<br />

tra questi due elementi, forma<br />

e contenuto”. Di grande interesse<br />

anche la collettiva “Una<br />

sola moltitudine”, inaugurata<br />

nel nuovo spazio espositivo<br />

Cellammare interno 56 nell’omonimo<br />

palazzo di via<br />

Chiaia 149/D. Visitabile fino<br />

allo scorso 29 ottobre (da<br />

martedì a sabato, dalle 16<br />

alle 20 su appuntamento), la<br />

mostra, a cura di Sabrina Vitiello<br />

e Fiorenzo D'Avino, ha<br />

riunito cinque artisti, Davide<br />

Bramante, Renata Cagno,<br />

Peppe Cerillo, Costanza Costamagna<br />

e Simon Page-Ritchie,<br />

che raccontano con stili<br />

e linguaggi diversi, dalla fotografia<br />

al disegno alla xerografia,<br />

città visibili, invisibili<br />

e possibili, deliri urbani e<br />

paesaggi dell'anima; improbabili<br />

architetture e dissacrate<br />

icone contemporanee.<br />

Le opere invitavano ad esplorare<br />

le labirintiche strade<br />

poco battute dell'identità relazionale<br />

e sociale, seguendo<br />

il fil rouge dell'esortazione del<br />

poeta Pessoa: “Sii plurale<br />

come l'universo”. Si è così<br />

composta una poesia corale,<br />

disgregata, ibridata ma soprattutto<br />

vissuta. Un mosaico<br />

di idee, immagini, emozioni, e<br />

spunti di riflessione.<br />

DALL’ALTO E DA SINISTRA<br />

Leonardo Drew:<br />

Number 33 A<br />

Tecnica mista<br />

Una sola moltitudine:<br />

Fotografie<br />

Red Matchbook


ARTE<br />

Saper<br />

Vivere<br />

21<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

“SACRO È PROFANO”,<br />

L’ARTE NASCOSTA DI DIEGO SANTANELLI<br />

IN MOSTRA A ROMA<br />

L’<br />

”arte nascosta” di Diego Santanelli<br />

ha conquistato la capitale.<br />

Dal 5 al 9 settembre, infatti, la<br />

Sala Santa Rita di via Montanara a<br />

Roma ha ospitato “Sacro è Profano”, la<br />

personale dell’artista napoletano, a cura<br />

di Hiddenart, l’arte nascosta, appunto.<br />

La mostra, realizzata con il patrocinio<br />

del Comune di Roma nella persona dell’Assessore<br />

alle Politiche Culturali e<br />

Centro Storico Dino Gasperini, documenta<br />

l'inedita ricerca pittorica dell'artista,<br />

fondata sul rapporto tra mutazione<br />

e immutabilità, e sviluppata grazie a innovativi pigmenti termosensibili<br />

che cambiano struttura molecolare e quindi caratteristiche cromatiche in<br />

base alle variazioni di temperatura.<br />

Una tecnica sperimentata da Santanelli già nelle precedenti esposizioni<br />

napoletane, che hanno destato grande interesse e fatto registrare successi<br />

di pubblico e critica, come nel caso di “Vedere l’invisibile”, tenutasi<br />

a Castel dell’Ovo un anno fa. Artista di caratura internazionale,<br />

Santanelli, parigino d’adozione, si è avvalso per la sua ricerca della collaborazione<br />

del prof. Massimo Caiazzo (vicepresidente dell’ Executive<br />

Committee IACC), definendo e affinando particolari vernici cangianti<br />

che conferiscono a tutta l’opera la facoltà di mutare aspetto nel tempo.<br />

Prima che i suoi lavori partissero per Roma, Santanelli ha organizzato<br />

una gradita anteprima all’interno della sua casa-studio, dove amici e appassionati<br />

hanno potuto ammirare l’habitat creativo dell’artista<br />

e le opere della mostra “Sacro e Profano” che affianca<br />

autori contemporanei ai grandi maestri, in un viaggio attraverso<br />

emotività, concettualità e caratteristiche cromatiche,<br />

in grado di avvicinare realtà diverse in tempi lontani.


EVE<br />

NTI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

22<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

di Rita Giuseppone<br />

L’assemblea costituente del 4<br />

ottobre scorso ha sancito la<br />

nascita di Indinapolicinema,<br />

l’associazione che mira ad<br />

aggregare registi, attori, direttori<br />

della fotografia, scenografi,<br />

assistenti,<br />

maestranze (macchinisti,<br />

elettricisti) e tutte le figure<br />

professionali che lavorano<br />

nell’ambito del cinema indipendente<br />

in Campania. Il<br />

progetto ambizioso non è<br />

quello di produrre cinema,<br />

bensì di lavorare per creare<br />

un contesto politico, culturale,<br />

legislativo, economico,<br />

fiscale e contributivo che<br />

permetta di sviluppare, produrre,<br />

distribuire cinema indipendente<br />

e creare le<br />

condizioni per consentire ai<br />

piccoli produttori e alle microimprese<br />

di tornare a investire<br />

a Napoli e nella<br />

Campania. Abbiamo chiesto<br />

a Maurizio Fiume, presidente<br />

dell’associazione (che<br />

conta 42 associati di cui 4<br />

associazioni che raggruppano<br />

altri gruppi artistici),<br />

di spiegare i meccanismi che<br />

ostacolano il cinema indipendente<br />

e come superarli.<br />

Quali sono le difficoltà<br />

principali in cui si imbattono<br />

i cineasti indipendenti<br />

in Campania oggi?<br />

Il cinema indipendente e<br />

quello napoletano in particolare<br />

(da “Immacolata e Concetta”<br />

di Salvatore Piscicelli,<br />

1980) è geneticamente nato<br />

già in condizioni di difficoltà,<br />

ma ha dimostrato di<br />

saperle superare e di essere<br />

da modello anche all’estero.<br />

Purtroppo da alcuni anni<br />

stanno togliendo l’aria al cinema<br />

indipendente. Si è<br />

puntato su un modello di<br />

sviluppo di cinema industriale<br />

e si è tolta l’aria ai<br />

piccoli produttori, alle microimprese,<br />

ai cineasti indipendenti,<br />

senza capire che in<br />

Italia, e a Napoli in particolare,<br />

non c’è mai stata l’industria<br />

del cinema. Noi<br />

siamo artigiani, anche se<br />

evoluti. I nostri film competono<br />

nei festival internazionali<br />

con opere realizzate con<br />

budget incommensurabili rispetto<br />

ai nostri. E cosa fanno<br />

lo Stato e i politici? Invece di<br />

darci una mano, fanno un<br />

reference system che permette<br />

solo a pochi, e sempre<br />

agli stessi, di fare film, sempre<br />

dello stesso tipo, di quelli<br />

che hanno un immediato ritorno<br />

economico. Ciò è sbagliato<br />

perché un film è un<br />

bene reale, come una casa, la<br />

sua vita è lunghissima. Lo<br />

Stato, invece, pretende il ritorno<br />

economico entro trecinque<br />

anni dalla messa in<br />

produzione e, poiché gli<br />

unici film che possono riuscire<br />

nell’impresa sono i film<br />

comici, ecco che si produce<br />

solo un tipo di cinema. Così<br />

il cinema indipendente viene<br />

raso al suolo. Specie in Campania,<br />

dove abbiamo una<br />

Film Commission senza<br />

soldi, nessuna legge regionale<br />

sul cinema o sull’audiovisivo,<br />

nessuna bozza di<br />

legge regionale da parte di<br />

qualche gruppo politico presente<br />

in Regione.<br />

Uno dei punti chiave del<br />

manifesto redatto dall’associazione<br />

per il rilancio<br />

del cinema indipendente<br />

riguarda proprio una proposta<br />

di legge da presentare<br />

in Regione. Quali<br />

sono stati, a tuo parere, gli<br />

errori commessi dalla<br />

precedente amministrazione<br />

che hanno affossato<br />

la realizzazione dei giovani<br />

cineasti partenopei?<br />

L’errore principale è aver<br />

fatto una legge sull’audiovisivo.<br />

Cosa c’entra il cinema<br />

napoletano con la fiction televisiva?<br />

Nulla, si tratta di<br />

Cinema indipendente, ciak si spera<br />

Cineasti in campo per risollevare le sorti della settima arte<br />

Maurizio Fiume,<br />

presidente di<br />

Indinapolicinema:<br />

“Basta con<br />

il clientelismo,<br />

servono fondi<br />

trasparenti<br />

e un nuovo<br />

sistema di<br />

diffusione”<br />

due sistemi produttivi diversi:<br />

è come paragonare la<br />

mozzarella di bufala locale a<br />

quella da supermercato. E i<br />

soldi che sono stati stanziati<br />

dalla Regione Campania per<br />

la fiction sono uno schiaffo a<br />

chi per anni si è ostinato a<br />

produrre cinema in Campania.<br />

Fiction come “Capri” o<br />

“I delitti del cuoco” non<br />

hanno avuto nessun tipo di<br />

ritorno di immagine e occupazionale<br />

sul territorio, quei<br />

soldi dovevano essere investiti<br />

nel cinema napoletano.<br />

Per quanto riguarda l’erogazione<br />

dei fondi, Indianapolicinema<br />

vuole un<br />

regolamento di criteri generali<br />

in modo da ridurre la di-


EVE<br />

NTI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

UN PALAZZO DEL CINEMA<br />

A NAPOLI ENTRO IL 2012<br />

In Europa le case del cinema sono luoghi di ritrovo e di<br />

fruizione di diverse forme d’arte che spesso trovano spazio<br />

in quartieri dedicati agli artisti. Indinapolicinema<br />

sta lavorando affinché anche a Napoli possa nascere un<br />

Palazzo del Cinema, un posto che sia il punto di contatto,<br />

aggregazione di scrittori, cineasti, pittori, scultori,<br />

musicisti e teatranti. La neonata associazione, infatti,<br />

ha partecipato al bando della Curia per ottenere in comodato<br />

d’uso una chiesa nel centro storico di Napoli e<br />

sta lavorando per entrare nella graduatoria del Comune<br />

per l’assegnazione di beni confiscati alla camorra. Tra i<br />

soci fondatori di Indinapolicinema ci sono architetti,<br />

scenografi e tecnici che si sono già attivati per elaborare<br />

piani di recupero per tali beni immobili, gestendo i fondi<br />

strutturali europei a disposizione, magari anche con<br />

l’aiuto di una sponsorizzazione privata. Una volta realizzato,<br />

il Palazzo del Cinema sarà la banca dati di tutti<br />

i film napoletani, un laboratorio di incubazione di imprese<br />

e di progetti, di sperimentazione e ricerca di nuovi<br />

linguaggi e di nuove tecnologie, di sperimentazione di<br />

scenografie e costumi digitali, oltre che il luogo dove<br />

conservare e mettere a disposizione le scenografie e i<br />

fabbisogni di scena dei film realizzati (che oggi vanno<br />

perdute). Un luogo dove studiare e fare formazione<br />

avanzata, dove i giovani potranno conoscere i tanti mestieri<br />

che il cinema offre e capire quale percorso seguire.<br />

Un posto dove chi vuole pensare cinema può entrare ed<br />

essere certo di non rimanere deluso.<br />

23<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

paese serio i commissari del<br />

Mibac, il suo direttore generale,<br />

i funzionari della Rai<br />

che lo hanno bocciato, i selezionatori<br />

di Venezia, che gli<br />

hanno preferito altri film, sarebbero<br />

stati mandati a casa.<br />

La modifica radicale del<br />

sistema di diffusione dei<br />

film indipendenti è uno<br />

degli obiettivi principali<br />

di Indinapolicinema.<br />

L’esperienza di “e io ti<br />

seguo”, il film su Siani che<br />

ti ha portato al Festival<br />

des Films du Monde di<br />

Montreal, ma penalizzato<br />

dalla distribuzione locale<br />

e nazionale, cosa ti ha insegnato<br />

in questo senso?<br />

Il caso di “e io ti seguo” è<br />

quello che conosco meglio<br />

ma tutti i film indipendenti<br />

hanno problemi di diffu-<br />

cinema indipendente napoletano<br />

e italiano, emittenti televisive<br />

che programmino<br />

cicli sul cinema indipendente.<br />

Nonostante la scarsità dei<br />

finanziamenti per i giovani<br />

cineasti campani, il<br />

ricercatore scozzese Alex<br />

Marlow-Mann ha pubblicato<br />

uno studio in cui<br />

parla del “Nuovo Cinema<br />

Napoletano” come uno dei<br />

più sorpredenti fenomeni<br />

emergenti del panorama<br />

nazionale ed internazionale.<br />

Credi che il pubblico<br />

sia consapevole di questo<br />

“movimento”? Cosa si può<br />

fare per alimentare una<br />

cultura del cinema “made<br />

in Naples”?<br />

Mi sembra evidente che sia il<br />

pubblico che le istituzioni lo-<br />

screzionalità delle Commissioni<br />

(composte da un massimo<br />

di 5 persone<br />

competenti, tra cui un rappresentante<br />

dei cineasti, che<br />

cambino ogni 3 anni). La<br />

Regione deve, a pubblicazione<br />

della delibera, garantire<br />

il pagamento secondo la<br />

formula in vigore in Europa<br />

del programma Eurimages<br />

(60% il primo giorno di riprese,<br />

20% a completamento<br />

copia digitale, 20% prima<br />

proiezione in pubblico e consegna<br />

rendiconto). Se i termini<br />

previsti non vengono<br />

rispettati, devono esserci pesanti<br />

sanzioni. Vogliamo una<br />

legge sul cinema indipendente<br />

che sia innovativa,<br />

equa, propulsiva e da modello<br />

per il resto d’Europa.<br />

Vogliamo anche che tutti i<br />

fondi europei gestiti dalla<br />

Regione e indirizzabili sul cinema<br />

siano regolamentati<br />

con bandi pubblici trasparenti.<br />

Basta con i clientelismi<br />

e la spartizione dei soldi europei.<br />

Perché ci si accorge di<br />

prodotti indipendenti<br />

come “Là-bas” o di altre<br />

opere prime di registi locali<br />

solo quando vengono<br />

scelte per concorrere<br />

nell’ambito di un festival<br />

come Venezia?<br />

“Là-bas” è un caso emblematico.<br />

Era un’ottima sceneggiatura<br />

e un buon<br />

progetto. È stato per ben due<br />

volte rifiutato dalla Commissione<br />

delle opere prime del<br />

Ministero dei Beni Culturali<br />

per il finanziamento, la Rai<br />

lo ha scartato per poi comprarlo<br />

senza saperlo, perché<br />

era in un pacchetto di film,<br />

la Mostra di Venezia non ha<br />

avuto il coraggio di metterlo<br />

in concorso e quando se l’è<br />

ritrovato alla Settimana Internazionale<br />

della Critica, temendo<br />

che potesse vincere<br />

premi ufficiali, ha cercato di<br />

boicottarlo. Con un pizzico<br />

di fortuna ha vinto. Ora tutti<br />

riconoscono le sue qualità,<br />

perfino in Korea, dove, al<br />

Busan International Film Festival,<br />

ha vinto il premio<br />

come miglior lungometraggio.<br />

Il punto è che per un “Làbas”<br />

che ce la fa ci sono decine<br />

di ottimi progetti che<br />

non si realizzano. Dopo un<br />

caso come “Là-bas” in un<br />

sione. Il primo film di Giorgio<br />

Diritti “Il vento fa il suo<br />

giro” è un caso da studiare.<br />

Un film indipendente che è<br />

stato programmato per oltre<br />

un anno e mezzo al cinema<br />

Mexico di Milano.<br />

Un piccolo successo.<br />

Forse i film indipendenti devono<br />

essere diffusi così, una<br />

sola sala per un anno, come<br />

dire: se vuoi assaggiare la<br />

sfogliatella, devi venire a Napoli.<br />

Un film indipendente<br />

che viene realizzato con<br />

qualche centinaia di migliaia<br />

di euro, non può spendere il<br />

mezzo milione di euro che<br />

occorre per distribuirlo in<br />

Italia.<br />

Secondo questo sistema, un<br />

film, che costa anni di lavoro<br />

di progettazione e realizzazione,<br />

deve nel primo weekend<br />

di uscita in sala<br />

ottenere un risultato economico<br />

uguale alle megaproduzioni<br />

hollywoodiane. Occorre<br />

un nuovo sistema di diffusione:<br />

un network di sale<br />

multifunzionali in grado di<br />

programmare un nuovo<br />

modo di vedere cinema, un<br />

portale web che sia in grado<br />

di offrire in tutto il mondo il<br />

cali lo ignorino completamente.<br />

La cosa grave è che anche il<br />

mondo dell’imprenditoria<br />

considera il cinema un lavoro<br />

per perditempo. Il<br />

punto è che noi abbiamo una<br />

classe dirigente vecchia, arrogante<br />

e presuntuosa. In<br />

Europa a decidere ci sono dirigenti<br />

di meno di quarant’anni.<br />

Io penso che il cinema<br />

napoletano in trenta anni<br />

abbia fatto conoscere Napoli<br />

e la sua cultura nel mondo.<br />

Ha dato voce alle tante<br />

anime culturali di questa<br />

città, ai diversi quartieri e<br />

modi di vivere. Alex Marlow-<br />

Mann scrive che Napoli nel<br />

cinema è un brand, un marchio<br />

riconoscibile, assai più<br />

di New York, che il nostro<br />

modo di fare cinema, senza<br />

essere mai stato un vera<br />

scuola, è un modello ammirato<br />

ed emulato. Eppure,<br />

non ho letto una recensione<br />

del libro di Malow-Mann in<br />

Italia. In Italia e a Napoli il<br />

“Nuovo Cinema Napoletano”<br />

non esiste. Indinapolicinema<br />

lavora affinchè<br />

questo stato delle cose<br />

cambi. Radicalmente.


LIBRI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

24<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

di Viviana Genovese<br />

Salvatore Morra, diplomato<br />

in chitarra e laureato in discipline<br />

arabo islamiche<br />

presso l’Università L’Orientale<br />

di Napoli, coniuga abilmente<br />

in questo volume<br />

entrambe le sue passioni: la<br />

musica e il mondo orientale.<br />

Infatti il protagonista assoluto<br />

delle cento pagine di<br />

“Liuto magico” (Iuppiter<br />

Edizioni) è l’ūd, strumento<br />

di origine antichissima e di<br />

assoluta importanza per la<br />

musica orientale ancora e<br />

soprattutto ai giorni nostri.<br />

Attraverso passaggi graduali<br />

Morra conduce il lettore ad<br />

una conoscenza sempre più<br />

dettagliata del liuto, termine<br />

italiano derivante dalla fusione<br />

dell’articolo “al” con il<br />

sostantivo “ud”, e gli permette<br />

di comprendere la sua<br />

lunga evoluzione nel tempo.<br />

dal contesto politico-culturale<br />

in questione. Ma questi<br />

tre aspetti, apparentemente<br />

separati tra loro, costituiscono<br />

un trinomio inscindibile<br />

e la magia del liuto<br />

consiste proprio in questo: il<br />

numero delle corde risponde<br />

sì ad un bisogno pratico, ma<br />

è al contempo portatore di<br />

una serie di significati “filosofici”<br />

così come le tecniche<br />

e il momento della composizione<br />

non dipendono solo<br />

dall’artista ma anche e soprattutto<br />

dall’ascoltatore,<br />

che fornisce input e instaura<br />

Kamel Gharbī. Del liuto,<br />

che Sergio Ragni nella sua<br />

prefazione al volume definisce<br />

“strumento misterioso”,<br />

Morra si mostra grande appassionato<br />

e conoscitore, dimostrando<br />

di appartenere a<br />

quella categoria di musicisti<br />

che non solo padroneggia lo<br />

strumento, ma riesce anche<br />

a ricostruirne la storia e la<br />

cultura da cui prende le<br />

mosse. Il risultato, come<br />

scrive Ragni, è “un volumetto<br />

che apre orizzonti<br />

esplorati solo in minima<br />

parte, e in maniera assai<br />

Un salto<br />

tra le corde del liuto<br />

Il viaggio di Salvatore Morra alla scoperta dell’ūd tra musica e suggestioni orientali<br />

Morra si mostra<br />

grande<br />

appassionato e<br />

conoscitore,<br />

dimostrando di<br />

appartenere a<br />

quella categoria di<br />

musicisti che non<br />

solo padroneggia<br />

lo strumento, ma<br />

riesce anche a<br />

ricostruirne la<br />

storia e la cultura<br />

da cui prende le<br />

mosse<br />

marginale, da chi frequenta<br />

le nostre sale da concerto.<br />

Le suggestioni della musica<br />

araba, nel nostro immaginario,<br />

figurano soltanto come<br />

ipotetiche colonne sonore di<br />

film che rievocano atmosfere<br />

esotiche, e soprattutto<br />

in chiave favolistica. Da<br />

quella dimensione narrativa,<br />

in ogni caso imprescindibile<br />

anche nella più<br />

irreprensibile delle dissertazioni,<br />

presente quindi anche<br />

in questo volume, il lettore<br />

si può avventurare in un<br />

viaggio alla scoperta dell’ūd,<br />

strumento privilegiato della<br />

musica araba”.<br />

La storia di questo strumento,<br />

infatti, risale al IX<br />

sec a.C., data in cui viene<br />

attestato per la prima volta<br />

nel Vicino Oriente, suo<br />

luogo natale, e si articola in<br />

modo differente secondo le<br />

aree geografiche interessate,<br />

quindi di zona in zona cambiano<br />

la struttura (numero<br />

delle corde e cassa armonica),<br />

le tecniche e il rapporto<br />

con il pubblico,<br />

condizionato ovviamente<br />

con il primo una vera comunione<br />

emotiva, che conduce<br />

talvolta ad uno stato di<br />

trance. Date queste caratteristiche,<br />

non è difficile spiegarsi<br />

come l’ūd, definito<br />

giustamente “ingrediente<br />

cosmico”, da strumento accompagnatore<br />

della voce<br />

umana è divenuto strumento<br />

solista concertante.<br />

Ed è proprio questo il risultato<br />

a cui vuole approdare<br />

l’autore che, come già aveva<br />

sostenuto nella sua tesi di<br />

laurea, mostra come quello<br />

strumento, filtro d’amore<br />

nelle Mille e una notte,<br />

abbia fatto innamorare con<br />

il suo suono il mondo di<br />

oggi, Orientale e Occidentale<br />

indistintamente. Salvatore<br />

Morra, napoletano,<br />

classe ’81, recentemente insignito<br />

del Premio Rea per<br />

la musica, attualmente incide<br />

per la casa discografica<br />

Draft-records<br />

ed affianca allo studio<br />

della chitarra, proseguito<br />

con il maestro<br />

Stefano Aruta, quello<br />

della musica del mondo<br />

arabo islamico e dell’ūd a<br />

Tunisi con il maestro


LIBRI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

25<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

Alaimo alla scoperta delle origini di Partenope<br />

Scrittore dai molteplici interessi, con una spiccata passione<br />

per il mare, la navigazione e l’archeologia napoletana,<br />

Giovanni Alaimo nasce a Salerno nel 1938. Dopo una<br />

brillante carriera nell’industria chimica, si dedica alle sue<br />

passioni collaborando con il dipartimento di filologia classica<br />

dell’università Federico II e scrivendo libri. Con la sua<br />

seconda pubblicazione, “Origini di Partenope tra mito e<br />

storia” (Edizioni del Delfino), Alaimo ci conduce attraverso<br />

un percorso immaginario fino alle origini della<br />

città di Napoli. Grazie alle sue precise indicazioni,<br />

il percorso si presenta allo stesso<br />

tempo tangibile, facendo sì che il lettore più<br />

intraprendente possa toccare con mano le antiche<br />

mura che cingevano la “polis”. Partendo<br />

da una precisa descrizione del paesaggio, per<br />

meglio comprendere le esigenze dei nostri antenati,<br />

l’autore attraversa tutte le fasi di cambiamento<br />

e modificazione che il territorio ha<br />

subìto, cominciando dalla scomparsa del fiume<br />

che attraversava l’intera città: il Sebeto. È interessante<br />

scoprire l’origine dei nomi di alcune<br />

strade odierne che, a differenza di quanto si possa<br />

immaginare, non hanno nomi inventati ma affondano le<br />

loro radici nella storia di circa 2000 anni fa. San Carlo all’Arena,<br />

via Arenella, il quartiere Arenaccia, questi alcuni<br />

esempi di nomi di derivazione storica. In questo caso la radice<br />

“arena” che accomuna le diverse vie, fa riferimento a<br />

zone del territorio all’epoca investite da flussi torrentizi che<br />

prosciugatisi hanno lasciato solchi sabbiosi.<br />

Il libro si divide in due sezioni principali:<br />

una prima parte dedicata alla<br />

storia reale, divisa a sua volta in paragrafi,<br />

una seconda dedicata alla mitologia.<br />

La scelta di affiancare le immagini<br />

al testo è decisamente azzeccata e permette<br />

al lettore di identificare al meglio<br />

le zone ed i siti di interesse come<br />

appaiono oggi. Una lettura sicuramente<br />

interessante e coinvolgente,<br />

che si rivela molto utile per prendere<br />

coscienza del nostro passato in questo<br />

momento storico caratterizzato<br />

dalla corsa verso il futuro. (Manuela<br />

Borsari)<br />

di Aurora Cacopardo<br />

Libridine<br />

“LE VIE NASCOSTE”, ECHI DI PAESI PERDUTI<br />

Quando il paesaggio racconta di borghi, di paesi perduti, di luoghi nei<br />

quali i passi dell’uomo non risuonano più, pensiamo<br />

subito al volume “Le vie nascoste -<br />

Tracce di Italia remota” di Antonio<br />

Mocciola (Giam<strong>mari</strong>no editore). In esso<br />

ventuno paesi che, spesso, le guide<br />

sconsigliano di visitare ed alcuni non<br />

esistono nelle cartine geografiche, ritrovano<br />

la voce per dirci che le strade non<br />

sono mute, i monti parlano ancora, piccoli<br />

sentieri nascosti e serpeggianti ascoltano il<br />

sussurrìo dei rigagnoli. Ventuno paesi da<br />

Nord a Sud hanno ripreso a parlare anche<br />

se la consapevolezza che i luoghi siano custodi<br />

della parola non è naturale, proprio<br />

perciò Mocciola ci dice che è necessario apprenderla,<br />

evitando chiese, campanili, statue<br />

siano abbandonati, piccoli centri - vere opere<br />

d’architettura - restino inaccessibili, e le memorie<br />

vadano disperse. La letteratura per me è<br />

stata sempre fonte d’inquietudine ed ho compreso,<br />

con lo scorrere dei lustri, che scrivere è<br />

dare senso alla nostra finitudine. Mocciola ci fa<br />

comprendere che il tempo non esisterebbe senza<br />

uno spazio dove essere percepito. Ecco Argentiera,<br />

una miniera <strong>sotto</strong> le stelle, Curon Venosta, ultimo<br />

paese italiano prima del passo di Resia oltre il<br />

quale inizia l’Austria. Curon Venosta ha pagato al progresso<br />

un prezzo altissimo; nel dopoguerra il consorzio<br />

“Montecatini” con la concessione dello Stato annunciò<br />

l’innalzamento di 22 metri dei piccoli laghi naturali di<br />

Resia e di Lago di Mezzo. Inutilmente le popolazioni locali<br />

si ribellarono. Così nell’estate del 1950 l’acqua inghiottì<br />

i paesi, le strade, la storia. E nell’indifferenza di<br />

una nazione, si erse a futura memoria l’elegante ed<br />

umiliato campanile della Chiesa di S. Caterina, datato<br />

1357. Vogliamo ricordare anche Scurati ove l’autore<br />

ci consiglia di andare per conoscere meglio la Sicilia,<br />

oltre ai cannoli e alla mafia, il sole torrido e i carretti<br />

colorati, oltre le abbaglianti saline di Trapani e<br />

dei panorami vertiginosi di Erice, è necessario fermarsi<br />

nella misconosciuta Scurati dove esiste una<br />

grotta dall’ampio ingresso ed in questa grotta esiste<br />

un borgo, case basse, stalle ed un forno per il<br />

pane. L’ambizioso intento del nostro Autore è incoraggiare<br />

un turismo fatto di itinerari inediti,<br />

magari da percorrere a piedi, a dorso di mulo o<br />

in barca, comunque lontani dalle consuete<br />

rotte vacanziere d’élite, e per suo merito,<br />

come ho già detto, paesi perduti ritrovano la<br />

voce, una bellissima voce forse fioca ma magica<br />

e seducente. Voce che parla di nobiltà<br />

decadute, di antichi splendori, luoghi in cui i<br />

passi dell’uomo non risuonano più ma ogni<br />

sussurro diventa eco.


EVENTI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

26<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

La Napoli di Siviero, una “Mater Munnezza” tinta di giallo<br />

Il commissario Abruzzese è tornato a Napoli. Dopo diversi<br />

anni alla questura di Milano, è stato trasferito nuovamente<br />

nella città dai mille problemi, dove ogni emergenza<br />

diventa cronica. Appena messo piede nel suo<br />

nuovo ufficio, Abruzzese, di nome e di nascita, si<br />

imbatte nell’efferato omicidio di una ragazza dell’est<br />

Europa, il primo crimine di una lunga serie.<br />

Un crescendo di suspence e colpi di scena che Massimo<br />

Siviero ha saputo con maestria tessere nel suo<br />

ultimo lavoro “Mater Munnezza” (Edizioni Cento<br />

Autori), che vede protagonista il commissario Abruzzese,<br />

vecchia conoscenza degli amanti del genere thriller<br />

poliziesco. Infatti, questo personaggio un po’ sui<br />

generis nacque dalla penna dell’autore nel 1992 con “Il diavolo<br />

giallo”, che valse a Siviero la vittoria del<br />

“Premio noir in Festival di Viareggio”. L’ambiente<br />

sordido del malaffare che emerge dalle<br />

indagini del commissario è un atto d’accusa<br />

verso quella borghesia colpevole della tragedia<br />

napoletana. Massimo Siviero giornalista,<br />

scrittore, saggista, redattore de Il Mattino per<br />

trent’anni e per dieci corrispondente del Messaggero,<br />

è attualmente l’unico napoletano<br />

contemporaneo a essere inserito nel “Dizionario<br />

enciclopedico Pirani” del giallo mondiale.<br />

(Lina Maiello)<br />

Alfredo Imperatore e la frizzante espressività del dialetto napoletano<br />

Alfredo Imperatore, medico urologo e pri<strong>mari</strong>o in pensione,<br />

cultore della lingua napoletana e dello studio<br />

delle radici delle sue parole, già autore di un altro libro<br />

sull’argomento, ha dato ora alle stampe questo<br />

“Parlare a Napoli” (Cuzzolin ed., 2010), scritto<br />

nella stessa maniera, ma di sole parole napoletane.<br />

Queste non nascono dal nulla e nel corso del<br />

tempo possono assumere significati diversi a volte<br />

contrastanti.<br />

Per esempio, “regalia” (dono del Re) man mano ha<br />

perso il suo significato fino a diventare una semplice<br />

mancia. Imperatore nella presentazione <strong>sotto</strong>linea<br />

con ironia la stravaganza di proporre lo studio dei<br />

dialetti regionali italiani nelle scuole e osserva che ciò sarebbe<br />

possibile solo per il nostro dialetto, dotato di un<br />

background letterario e grammaticale che<br />

manca a tutti gli altri. Secondo l’autore, è sufficiente<br />

che lo studio dei dialetti rimanga retaggio<br />

di appassionati cultori che lasciano<br />

così memoria alle future generazioni. Ne è<br />

scaturito un volume con un’indubbia valenza<br />

scientifica e didascalica che dimostra<br />

come - nell’evoluzione continua della cultura<br />

- risulti e risalti la sfolgorante e frizzante<br />

quotidianità espressiva del dialetto<br />

napoletano. (Francesco Iodice)<br />

L’insostenibile leggerezza della “malaparola”<br />

di Viviana Genovese<br />

Divertimento e provocazione sono le parole chiave dell’<br />

“Elogio della malaparola” (Tullio Pironti Editore), saggio<br />

che potrebbe scandalizzare i puritani per la sua<br />

spudoratezza. L’autore napoletano Aldo di Mauro<br />

rivendica, infatti, la dignità della “malaparola” ma<br />

non di quella volgarmente o abitualmente detta. La<br />

“malaparola” di cui parla va detta, ogni tanto, per<br />

esprimere con maggiore efficacia un concetto, per<br />

sdrammatizzare o per divertire, ammesso che la situazione<br />

lo permetta e che sia detta consapevolmente.<br />

È impossibile negare che le parolacce, come sono definite<br />

oggi in tono dispregiativo, non conferiscano pathos<br />

ad un discorso, non siano piene di carica emotiva<br />

e non siano schiette pur racchiudendo in sé molteplici<br />

significati. Il poeta lo dimostra mettendo a confronto espressioni<br />

italiane e napoletane, elencando proverbi<br />

noti a chi è nato nella città partenopea e riportando<br />

divertenti poesie di altri autori. C’è chi<br />

come Angelo Manna prende in giro Giacomo<br />

Leopardi, chi come Salvatore Di Giacomo<br />

esprime l’insensibilità e l’incoscienza attraverso<br />

una poesia dal titolo “Strunz” e chi<br />

come di Mauro si abbandona nel finale al divertimento<br />

spinto. L’ironia permea tutte le<br />

pagine in una climax ascendente che raggiunge<br />

l’apice nelle ultime pagine dove diventa<br />

pungente, dove non c’è più spazio per<br />

il finto perbenismo e per l’ ipocrisia.


EVE<br />

NTI<br />

27<br />

Saper<br />

Vivere<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

Chiaia Magazine prosegue il viaggio tra i gruppi musicali emergenti<br />

partenopei. Ancora una volta i generi, le sonorità, i musicisti e i locali<br />

che li ospitano sono i protagonisti della quinta puntata<br />

Foto di Daniela Amelio<br />

Dalya, il sinth pop<br />

degli anni ’80 in chiave rock<br />

dei pezzi da scegliere. All'inizio<br />

proponevamo pezzi più<br />

hard-rock; poi abbiamo scelto<br />

gli anni '80, che ci sembravano<br />

un prodotto più spendibile,<br />

però fatto sempre alla<br />

nostra maniera, ovvero in<br />

chiave rock.<br />

Voi, però, vi distaccate dall'arrangiamento<br />

originale e<br />

ne fate quasi una cosa<br />

nuova.<br />

Già c'è la band originale che la<br />

fa a dovere, così come sono<br />

state scritte ed incise. Per cui<br />

sarebbe soltanto una copia sterile,<br />

non avrebbe senso riproporla<br />

uguale. Una buona cover<br />

band personalizza molto le<br />

di Gianluca Massa<br />

I Dalya sono il lato rock degli<br />

anni '80. Una band piena di<br />

grinta che, ogni sera, porta sul<br />

palco le atmosfere proprie del<br />

decennio dei synthpop, rivisitandole<br />

nel rock 'n roll più moderno<br />

e sfrenato. La voce di<br />

Dalila Del Giudice e il suo forte<br />

carisma travolgono il pubblico;<br />

alle sue spalle Massimiliano<br />

Campo (batteria),<br />

Corrado Calignano (basso),<br />

Agostino Martini (tastiere) e<br />

Giulio Riccelli (chitarra), la<br />

accompagnano in una sfida<br />

contro il tempo, stravolgendo<br />

canzoni che hanno segnato<br />

un’epoca. È il caso dell'apertura<br />

con “You Spin Me 'Round<br />

(Like A Record)” dei Dead Or<br />

Alive che perde gli originali<br />

impulsi dance a favore di un<br />

rock sudato e ricco di groove.<br />

Dalila Del Giudice sul palco dà<br />

il meglio di se stessa: sfrena la<br />

sua anima, invade i tavoli,<br />

coinvolge il pubblico, ironizza,<br />

diverte e si diverte senza mezzi<br />

termini. La carica della sua<br />

voce elettrizza, coinvolge e stupisce<br />

per perfezione ed estensione.<br />

La band non perde una<br />

nota: i suoni riprodotti sono<br />

perfetti, pieni. Il repertorio<br />

proposto è vario ma scelto accuratamente.<br />

Dai Depeche<br />

Mode di “Personal Jesus” ai<br />

“Cure di Lullaby”, passando<br />

per “Rebel Yell” di Billy Idol e<br />

“Smalltown Boy”, l'icona new<br />

wave dei Brosnki Beat. E non<br />

mancano gli omaggi alle<br />

grandi dive degli anni '80<br />

come Madonna o la stravagante<br />

Cindy Lauper. Meravigliosa<br />

l'intensità con cui<br />

rifanno “Wicked Game” di<br />

Chris Isaac, con la voce che si<br />

alza prepotentemente nel ritornello<br />

e il basso di Corrado<br />

Calignano a tenere il tempo. È<br />

difficile riuscire a stare fermi<br />

quando sul palco ci sono i<br />

Dalya, un gruppo col virus del<br />

rock, che sprigiona adrenalina.<br />

Noi li abbiamo incontrati al<br />

Sinclair, scottish pub del Vomero,<br />

dall'arredamento in<br />

legno e le luci soffuse, un menù<br />

ricco ed una vasta scelta sia di<br />

birre, sopratutto alla spina,<br />

che di cocktail, scambiando<br />

due chiacchiere con la voce<br />

Dalila del Giudice.<br />

Come siete nati?<br />

I Dalya sono nati intorno al<br />

2000 nella mia cameretta, a<br />

casa dei miei genitori, per chitarra<br />

e voce. Ricordo che alla<br />

nostra prima serata all'Havana,<br />

un mio amico dj ci ha<br />

dato il nome di Dalia che è<br />

stato cambiato in Dalya per un<br />

errore di stampa sul flyer.<br />

Come scegliete i pezzi da<br />

suonare?<br />

La scelta dei pezzi è sempre<br />

equa, nel senso che nessuno<br />

impone una canzone, ma<br />

ognuno mette nel calderone<br />

cover che fa, dandosi uno stile<br />

riconoscibile.<br />

A Napoli ci sono pochi locali<br />

che propongono buoni<br />

gruppi che fanno rock...<br />

Il problema è che c'è una cattiva<br />

concezione del rock. Si definisce<br />

rock qualsiasi suono sia<br />

un po’ più forte o più alto del<br />

dovuto.<br />

Ma non è assolutamente così.<br />

E poi ci sono dei problemi tecnici<br />

legati alla struttura dei locali,<br />

dediti ai live, su tutti<br />

l'acustica. Il problema è che<br />

alcuni locali non sono realizzati<br />

per ospitare band grandi e<br />

che suonano un certo tipo di<br />

musica come il rock, per l'appunto.<br />

Avete mai pensato di fare<br />

pezzi inediti?<br />

Continuamente. Ognuno di<br />

noi ha scritto dei pezzi propri.<br />

Ma, ironia della sorte, non si<br />

lavora! È una cosa che prima<br />

o poi arriverà, fidatevi .


LA<br />

PILLI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

28<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

Sfizi&Note di Massimo Lo Iacono<br />

MORRA, NARDIS E ANDERS: TRIS D’ASSI<br />

Nel bilancio di fine estate spiccano due concerti squisiti,<br />

per realizzazione e locandina, in cui emergeva la<br />

presenza di due solisti napoletani in trasferte<br />

veramente inconsuete, l’uno al Nord l’altro al Sud, l’uno sul<br />

mare l’altro in montagna, o quasi. Ad inizio agosto, con la<br />

Corsica all’orizzonte, nella remota Capraia, di dantesca<br />

memoria, nel piccolo festival di nicchia offerto da Maria<br />

Grazia Amoroso ai villeggianti sulla piccola isola, quasi un<br />

grande scoglio, il chitarrista napoletano Salvatore Morra,<br />

anche insigne solista di liuto arabo e saggista in merito, ha<br />

realizzato con il tenore Marcello Nardis (nella foto), il più<br />

prestigioso interprete italiano di Lieder degli ultimi decenni,<br />

un insolito, inimmaginabile di fatto, recital di Lieder di<br />

Schubert. La chitarra suonava al posto del prevedibile e<br />

convenzionale pianoforte, che minimamente si rimpiangeva<br />

salvo a ricordare che il pianoforte usato da Schubert era<br />

meno tonante ed aggressivo di quello del pieno<br />

Romanticismo. Sonorità più limpide e terse, amalgama delle<br />

voci, umana e strumentale,<br />

incantevole e delicato, parole,<br />

forse soprattutto, e musica,<br />

esaltate dal recupero di una<br />

prassi filologica viennese<br />

dimenticata ed ora<br />

riproposta. L’aveva fatto<br />

saltuariamente a Napoli<br />

Antonello Grande<br />

lungimirante, con Daniela del<br />

Monaco. Ora Marcello Nardis,<br />

con la collaborazione di<br />

Salvatore Morra, va molto<br />

oltre e con successo immenso<br />

a giudicare dall’esito del<br />

concerto a Capraia, seguito da più di cento persone,<br />

applaudito moltissimo e commentato con entusiasmo in paese<br />

il giorno dopo. Tutto ciò trova verifica nella corrente stagione<br />

concertistica della Comunità Luterana, con identici interpreti<br />

ed autore uguale. Immensa differenza: in locandina l’intera<br />

“Winterreise”, cimento arditissimo. A fine agosto l’altro<br />

concerto in montagna a Malvito, in Calabria, per ricordare<br />

l’insigne chirurgo Fausto Lippo, nato appunto nel<br />

caratteristico borgo in provincia di Cosenza, mitico, per<br />

generosità e bravura, pri<strong>mari</strong>o al Pellegrini di Napoli. Ci sono<br />

state pure l’esposizione della sua collezione di quadri ed una<br />

messa e ricordo con autorità e pazienti ancora commossi nella<br />

gratitudine in piazza. Hanno suonato qui Pierluigi<br />

Ciapparelli, bravissimo tiorbista del “Complesso barocco” di<br />

Alan Curtis, ed ascoltato poco tempo prima in affine recital<br />

per la “Scarlatti” in San Marcellino e Festo, alla tiorba,<br />

appunto, con sonorità aeree e suggestive e Sabrina Colonna-<br />

Preti alla viola da gamba, plastica e corrusca nelle sonorità di<br />

incisività fuor dell’ordinario, entrambi artisti di singolare<br />

comunicativa con i loro strumenti di rado protagonisti.<br />

Gundula Anders, dotta e sensibilissima cantante, pressoché<br />

sconosciuta dalle nostre parti, ha intonato in maniera<br />

commovente e poetica ogni pezzo, molti di autori dimenticati,<br />

ed il più noto era addirittura Monteverdi. In locandina<br />

c’erano musiche sacre ispirate al “Cantico dei cantici”, rarità<br />

preziose scelte per l’occasione, di rara spiritualità intonate<br />

all’occasione dell’anniversario, centenario, della nascita di<br />

Fausto Lippo. Ogni esecuzione è stata accolta con compunto<br />

entusiasmo dal pubblico che colmava la singolare piazza della<br />

“Schiavonea”, rivelatasi un teatro naturale. Il merito di<br />

questa performance memorabile è tutto di Silvia Lippo, figlia<br />

dell’insigne, indimenticabile dottore, tra l’altro insigne<br />

cittadino di Chiaia.<br />

Sguardi lontani di Francesco Iodice<br />

LA FORTUNA “PICCERELLA” DI TITINA<br />

ltre che a molti illustri personaggi, la storia di via Bausan è legata<br />

Osoprattutto a Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, i tre giganti del<br />

teatro e del cinema del Novecento. Stavolta parleremo di Titina che,<br />

benché un po’ stretta fra i due eccelsi fratelli, fu attrice finissima e<br />

insuperabile Filumena Maturano. Titina riferisce in una autobiografia,<br />

tuttora inedita, una frase della mamma Luisa che spesso le diceva, a<br />

commento di qualche delusione o qualche ingiustizia: “Tittì, tu tiene ‘na<br />

fortuna piccerella”; da qui deriva il titolo che l’attrice diede al<br />

bellissimo volume di tenere poesie, pubblicate postume dal figlio<br />

Augusto Carloni: “Niente va propriamente male, ma niente va<br />

propriamente bene!”. Fu profeta di se stessa perché andò così anche<br />

all’apice della carriera con il successo della sua Filumena,<br />

interpretazione che ancora oggi mette in soggezione le attrici che la<br />

portano in scena. Infatti, fu l’ultimo personaggio creato da lei (“Eduà,<br />

lassa fa a me!” disse al fratello che le chiedeva di interpretarlo a suo<br />

modo) poiché una malattia cardiaca – che solo pochi anni dopo<br />

sarebbe diventata curabilissima – l’allontanò per sempre dal<br />

palcoscenico e dalla vita.<br />

Morì il 26 dicembre del 1963 e nel secondo anniversario della<br />

scomparsa l’Associazione napoletana della stampa affisse una targa di<br />

marmo nell’atrio del cinema<br />

Filangieri che negli anni ’30 si<br />

chiamava Kursall e dove il successo<br />

dei De Filippo era esploso: “Sul<br />

palcoscenico di questo teatro Titina<br />

de Filippo colse il grande abbraccio<br />

del pubblico creando a immagine<br />

propria figure liete e dolenti che<br />

vissero e soffrirono con lei in un<br />

messaggio continuo d’arte e di<br />

umanità”. La fortuna ‘piccerella’<br />

perseguitò Titina anche dopo la<br />

morte: la sua lapide fu staccata per<br />

lavori, scomparve e dopo qualche<br />

tempo è ricomparsa nell’atrio del<br />

teatro Delle Palme, dove Titina non<br />

ha mai raccolto l’abbraccio del<br />

pubblico, né ha mai creato figure liete e dolenti, perché non vi ha mai<br />

recitato. Un’ultima prova della fortuna piccerella di Titina è il fatto che<br />

è rimasta fuori dalla toponomastica napoletana: esiste infatti piazza<br />

Eduardo, dove si affaccia il teatro da lui ricostruito, e via Peppino, poco<br />

distante dalla piazza. Quando sarà riportato nel posto giusto quel<br />

pezzo di marmo che si trova al Delle Palme? E quando sarà intitolata<br />

una strada anche a Titina? Unicuique suum!


LA<br />

PILLI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

29<br />

FERRIGNI 35: CAMBIANO LE REGOLE DELL’APERITIVO<br />

no spazio wi-fi aperto ai<br />

Ugiovani e all’arte, questo è<br />

Ferrigni 35, il nuovo luogo di<br />

ritrovo per la vita notturna a<br />

Chiaia che rifugge la solita<br />

definizione di “baretto”. La<br />

missione dei quattro giovani<br />

napoletani, che da sempre abitano<br />

la notte e inseguono la convivenza<br />

con il prossimo non come attività<br />

passiva ma con scopi culturali, è<br />

quella di percepire un lounge-bar<br />

come luogo di incontro-scontro, di<br />

scoperta-riscoperta, oasi di musica<br />

e drink. Ambienti interni in pietra<br />

e legno a vista, ritmi deep-house e<br />

soulful house, ma soprattutto porte aperte ai giovani artisti di Napoli e altrove, perché Ferrigni 35 è anche uno<br />

spazio di libera espressione dove ognuno, può proporre le sue installazioni, sculture, fotografie, dipinti, e fumetti<br />

per metterli in mostra. Protagonisti della serata inaugurale gli scatti sul filo dell’amarcord che mostrano Chiaia<br />

“Com’era/Com’è” (nell’immagine il pre-ristrutturazione), fotografie che ripercorrono la storia del quartiere e del<br />

locale, proiettato al futuro grazie allo stile minimal e agli schermi digitali per videoproiezioni, musical e calcio. La<br />

tecnologia sposa la tradizione campana del gusto all’ora dell’aperitivo: coloro che sceglieranno Ferrigni 35 come<br />

nuova dimora collettiva potranno lasciarsi tentare da prelibatezze gastronomiche esclusive ma casalinghe come i<br />

babà rustici, la mozzarella di Sorrento e i muffin salati, il tutto accompagnato da vini campani e dai drink di<br />

Valeria e Antonio. Insomma, Dalle ceneri del baretto DiscoNà, è resuscitato un rifugio che, alternando cucina, arte<br />

giovane e tempo libero, si pone già come meta del prossimo inverno nel golfo.<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

COMUNITÀ LUTERANA, L’AUTUNNO CALDO DEI CONCERTI<br />

Particolarmente ricca quest’anno la rassegna “Concerti d’autunno” della Comunità<br />

Evangelica Luterana di Napoli. La rassegna, giunta alla sedicesima edizione, ospita nove<br />

concerti, ad ingresso libero, e la serata di premiazione del concorso letterario “Una piazza,<br />

un racconto”. L’evento inaugurale, tenutosi mercoledì 5 ottobre, è stato un omaggio ai 150<br />

anni dell’Unità d’Italia che ha visto protagonisti sul palco, un musicista del Nord e uno del<br />

Sud del Paese, rispettivamente Marco Battaglia e Gianluigi Giglio, chitarristi specializzati nel<br />

repertorio ottocentesco, su musiche di Mauro Giuliani e di Marco Aurelio Zani de Ferrantis.<br />

Il concerto è stato l’occasione per ascoltare dal vivo il prezioso strumento d'epoca<br />

appartenuto a Giuseppe Mazzini (nella foto) datato 1811 e costruito dalla liuteria<br />

napoletana di Giuseppe Fabricatore. Appuntamento fisso, quindi, ogni mercoledì fino al 7<br />

dicembre, con le composizioni più emozionanti (Chopin, Liszt, Ravel e tanti altri) interpretate<br />

da musicisti di assoluto valore come Salvatore Morra, chitarrista ed esperto di musica araba,<br />

protagonista della soirée del 26 ottobre insieme al tenore Marcello Nardis (tra i più<br />

interessanti interpreti vocali della sua generazione) nell’interpretazione del Winterreise D911<br />

di Shubert. Si prosegue il 2 novembre con l’incontro tra l’arpa di Alessandra Ziveri e il<br />

pianoforte di Raffaella Zagni con brani del repertorio di Pollini, Ravel, Nadermann, Rossi e<br />

Saint Saens. Mercoledì 9, viaggio nella tradizione napoletana del Settecento e dei suoi<br />

maggiori esponenti (Cimarosa, Durante, Jommelli e Paradisi) con le chitarre di Giuseppe<br />

Aversano e Rosario Ascione, mentre il giorno 16 il palcoscenico si tingerà dei colori del<br />

romanticismo tedesco con il pianoforte suonato a quattro mani da Federica Monti e Fabio<br />

Bianco (freschi di debutto a Monaco di Baviera con grande successo di critica e pubblico).<br />

Appuntamento con la letteratura mercoledì 23 novembre con la serata di premiazione del<br />

Concorso letterario “Una piazza, un racconto” (giunto alla sua tredicesima edizione, giuria<br />

presieduta da Riccardo Bachrach e composta da Cristiane Groeben, Aurora Capocardo,<br />

Francesco D’Episcopo e Massimiliano De Francesco), durante la quale l’attore Andrea de<br />

Goyzueta leggerà alcuni brani dei tre racconti premiati intervallati dalla esecuzione dei<br />

brani scelti ed eseguiti dalla pianista Maria Grazia Ritrovato Buonoconto. Il violoncellista<br />

dell’Accademia di Santa Cecilia, Danilo Squitieri suonerà mercoledì 30 con il pianista<br />

Fiorenzo Pascalucci, il duo proporrà un concerto dedicato a Stravinskij, Martinu e<br />

Rachmaninov. Serata conclusiva mercoledì 5 dicembre con il violoncello di Francesco Di<br />

Donna e il pianoforte di Massimo Verone (in programma, musiche di Frank e Poulenc). La<br />

rassegna si inserisce, come ha ricordato Riccardo Bachrach (presidente della Comunità<br />

Evangelica Luterana di Napoli), nel più ampio programma di iniziative culturali, sociali e di<br />

solidarietà che la Comunità Evangelica Luterana di Napoli promuove con successo sul<br />

territorio da oltre quindici anni, grazie anche al contributo spontaneo dei cittadini che<br />

donano alla Chiesa Luterana l’otto per mille.<br />

Amarcord<br />

di Rosario Scavetta<br />

LA DIMORA “IDILLIACA”<br />

DI NORMAN DOUGLAS<br />

F<br />

ra i proprietari della villa imperiale<br />

di Pausilypon il più noto fu sicuramente<br />

l’inglese George Norman<br />

Douglas, autore di numerosi e piacevoli<br />

libri, tra questi “Summer Islands”. Carlo<br />

Knight nell’introduzione alla versione italiana<br />

del libro, intitolata “Isole d’estate”,<br />

traccia un’efficace biografia di questo<br />

estroso personaggio. Norman Douglas<br />

acquistò nel1986 la villa dell’architetto<br />

Bechi, posta di fronte l’isola della Gaiola.<br />

Nel fare la descrizione del posto dove è<br />

collocata la villa, Douglas, si lascia andare<br />

ad un’esternazione, per così dire,<br />

non molto elegante: “Il posto circondato<br />

su tre lati dal mare e con una spiaggetta<br />

per fare i bagni d’estate, sarebbe una dimora<br />

idilliaca, eccettuati due aspetti negativi:<br />

certi vicini orribili e plebei e il<br />

cattivo stato del sentiero (ora l’hanno migliorato)<br />

che sale fino alla strada principale<br />

di Posillipo”. Al dì là degli “orribili”<br />

vicini, Norman Douglas, riceveva nella<br />

sua villa il meglio del mondo cosmopolita<br />

che all’epoca viveva sul golfo di Napoli.<br />

Fra gli illustri visitatori ricordiamo Alfred<br />

Friedrich Krupp, il cosidetto “re dei cannoni”.


LA<br />

PILLI<br />

SUGGESTIONI MOZARTIANE<br />

ALLA SOLFATARA<br />

Saper<br />

Vivere<br />

’associazione Mozart Italia (sede di Napoli) con la<br />

L collaborazione della compagnia teatrale “Le<br />

guarattelle” di Nicola Marotta ha organizzato l’evento<br />

“Solfatara in musica”, partito a il 24 settembre con il<br />

concerto del pianista Dario Candela, che si protrarrà<br />

fino al 19 novembre. La rassegna prende le mosse dal<br />

leitmotiv mozartiano: il genio di Salisburgo, infatti,<br />

visitò lo straordinario parco naturale della Solfatara di<br />

Pozzuoli nel 1770 e ne parlò nelle lettere indirizzate al<br />

padre Leopold. Altro protagonista della kermesse è<br />

Salvatore D Giacomo, oggetto di studi e<br />

approfondimenti nella giornata del 23 ottobre. Si<br />

prosegue domenica 6 novembre con il concerto del duo<br />

30<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

di chitarra classica G. Aversano e R.<br />

Ascione che eseguiranno musiche di autori<br />

del Settecento napoletano, trascritte per<br />

chitarra dagli stessi esecutori e tratte dal<br />

loro recente disco “Ingenium Fubas”. La<br />

serata finale di sabato 19 novembre sarà<br />

invece dedicata il concerto per voce e<br />

pianoforte sul tema del sogno della<br />

mezzosoprano Francesca Furelli,<br />

accompagnata dal pianista Marco<br />

Palumbo. La visita al cratere ed un<br />

aperitivo renderanno l’appuntamento<br />

surreale ed indimenticabile. Per<br />

informazioni contattare l’Associazione<br />

Mozart Italia - sede di Napoli allo<br />

0817145302<br />

Cosa fare quando si è colti da un<br />

improvviso slancio erotico, si perdono<br />

tutti i freni inibitori e ci si lascia<br />

andare in macchina, in costume adamitico,<br />

ad un rapporto sessuale? Esiste<br />

una sorta di bon ton dell’amplesso che<br />

eviti agli amanti appassionati di finire<br />

in ‘gattabuia’? Sembrerebbe proprio<br />

di sì, stando a quanto è successo ad<br />

una coppia di giovani della provincia<br />

di Biella, i quali, incuranti della location<br />

centrale (una piazza), dei lampioni<br />

e dell’eventuale passaggio di<br />

gente (nonostante l’ora tarda), decidono<br />

di dare libero sfogo alla propria<br />

eccitazione e fare sesso in automobile.<br />

L’accaduto in sé e per sé non vale la<br />

notizia, dal momento che ci sono state<br />

e ci saranno in futuro situazioni di<br />

questo genere: siamo nel 2011 ed i costumi<br />

degli italiani sono ormai cambiati.<br />

Quello che, invece, suscita<br />

scalpore è che i Supremi Giudici non<br />

sono stati affatto dello stesso avviso<br />

perché, con la sentenza n.ro<br />

L’oralegale<br />

di Adelaide Caravaglios<br />

“BON TON”<br />

DELL’AMPLESSO<br />

AUTOMOBILISTICO<br />

30242/2011, non solo hanno respinto<br />

la tesi difensiva dei ragazzi, la quale<br />

insisteva sul reato di atti contrari alla<br />

pubblica decenza (sanzionato - ex art.<br />

726 c.p. - con l’arresto fino ad un<br />

mese o l’ammenda da 10 € a 260 €) e<br />

confermato la ben più grave condanna<br />

(già comminata nei giudizi precedenti)<br />

per il delitto di atti osceni in luogo<br />

pubblico (per il quale, ai sensi dell’art.<br />

527, primo comma, c.p., è prevista, invece,<br />

la detenzione da tre mesi a tre<br />

anni), ma hanno anche chiarito -<br />

come si legge, in particolare, nelle motivazioni<br />

- che “la distinzione tra atti<br />

osceni ed atti contrari alla pubblica<br />

decenza pur assumendo profili meno<br />

netti in ragione della naturale evoluzione<br />

dei costumi, non può ritenersi<br />

del tutto eliminata”. Quindi, la nostra<br />

moralità pur essendo cambiata “in<br />

questi anni … seguendo la naturale<br />

evoluzione dei costumi … non è del<br />

tutto venuta meno e continua a sentirsi<br />

offesa dalle gesta di una coppia<br />

come questa”. Meglio, allora, essere<br />

meno plateali e vivere la propria intimità<br />

in un luogo appartato (non certamente<br />

una pubblica piazza),<br />

contenendo il più possibile la propria<br />

voglia di nudità.<br />

Terni&Favole: La fortuna arriva con Halloween<br />

Continua lo show dei numeri nella Tabaccheria Postiglione a Largo Ferrandina a Chiaia.<br />

Continua tra previsioni politiche e speranze calcistiche grazie alla maestria di Alberto<br />

Postiglione che, dalla sua postazione dei sogni, smista combinazioni e propone “gratta e<br />

vinci”. “Il terno di Halloween può dare belle soddisfazioni: 45 la zucca, 25 gli scheletri e 3<br />

gli scherzi. Da giocare - precisa Postiglione - almeno per 9 estrazioni sulle ruote di Napoli,<br />

Roma e Bari”. C’è un’altra combinazione che merita attenzione per il nostro mago dei<br />

numeri: “Puntate sul terno dei morti che fa 47, 34 e 2, da giocare su Napoli e tutte; per gli<br />

amanti dell’ambo, invece, almeno per 10 estrazioni bisogna credere nei numeri di San<br />

Raffaele che sono 24 e 15, da inseguire sulle ruote delle città di mare”. Mentre la giornata<br />

scorre e il buio della sera prende piede, a Postiglione chiediamo un “terno del pallone”, in<br />

vista della partitissima di novembre Napoli-Juve: “Consiglio di giocare 6 (giorno della<br />

partita), 71 (la zebra, simbolo dei bianconeri) e 9 (il ciuccio, simbolo dei partenopei),<br />

ovviamente sulla ruota di Napoli e almeno per 3 estrazioni”. Quale quadrupede avrà la<br />

meglio al San Paolo?<br />

45+25+3/47+34+2/25+15x10/6+71+9x3


LA<br />

PILLI<br />

Saper<br />

Vivere<br />

31<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

BellaGente di Tommy Totaro<br />

JORIT CERULLO, ARTISTA SOLIDALE<br />

L’italo-olandese, Jorit Cerullo ha iniziato a dipingere da giovanissimo come<br />

street-writer e attualmente studia pittura all'Accademia di Belle Arti di Napoli,<br />

spaziando tra diverse tecniche: dalla bomboletta spray all’aerografia, fino alla<br />

più classica tempera. Il suo stile è fortemente influenzato dall’arte africana, che<br />

ha avuto modo di conoscere durante vari viaggi. Nonostante la giovane età, Jorit<br />

è stato protagonista di diverse mostre. Nella personale del giugno 2010 ha<br />

esposto per beneficenza 25 opere ispirate al continente africano. Nell’ultima<br />

mostra tenutasi a Chiaia, ha esposto insieme ad artisti africani della scuola<br />

Tinga Tinga (Dar el Salam). Anche in questo caso la mostra ha avuto scopi<br />

benefici.<br />

Com'è nata la tua passione per l'Africa?<br />

Fin da piccolo ho avuto la fortuna di viaggiare molto e una delle mete preferite<br />

della mia famiglia è l’Africa. Il mio primo viaggio è stato in Kenya e da subito ho<br />

capito che in quel paese c’è qualcosa di magico, qualcosa che qui in occidente<br />

non c’è più o forse non c’è mai stato. A quel viaggio seguirono molti altri: Sud<br />

Africa, Zanzibar, Botswana, Mauritius, Zambia, Tanzania. Ad ogni viaggio<br />

aumentava il mio interesse verso quei luoghi e quelle persone, a tal punto da<br />

spingermi a cambiare la mia visione delle cose e il mio modo di affrontare la<br />

vita.<br />

Cosa hai portato con te, come artista, dal tuo ultimo viaggio in Africa?<br />

Nel mio ultimo viaggio in Tanzania ho appreso la tecnica della scuola Tinga<br />

Tinga, grazie agli artisti di Dar es Salaam, in particolare grazie a Zuberi. Lui è<br />

maestro di una delle scuole locali e mi ha seguito nell’apprendimento di questa<br />

difficilissima tecnica pittorica. Tale tecnica consiste nell’applicazione di svariati<br />

strati di colore ad olio, ogni strato si può sovrapporre soltanto dopo<br />

l’essiccazione completa<br />

dello strato <strong>sotto</strong>stante. Le<br />

opere realizzate<br />

generalmente consistono in<br />

rappresentazioni stilizzate<br />

di animali della savana,<br />

che vengono trasformati<br />

con la fantasia degli artisti<br />

africani in simboli di una cultura ancestrale sempre viva.<br />

Cosa vuoi comunicare con i tuoi quadri ispirati all'Africa?<br />

Mi piace comunicare il contrasto che c’è tra la bellezza di una natura selvaggia e<br />

di un popolo incontaminato e la situazione di povertà, disagi e ingiustizie che si<br />

vive in quei luoghi, ma non è facile esprimere tutto ciò con un dipinto. In<br />

particolare nelle opere che ho esposto alla mia ultima mostra da Frau in via<br />

Filangieri, affiancate da dipinti realizzati da svariati artisti della scuola Tinga<br />

Tinga, ho cercato di comunicare ciò che ho vissuto, le emozioni che ho provato:<br />

il sorriso dei bambini di Mbweni, la malinconia e la dolcezza nello guardo di una<br />

donna non ancora matura eppure già madre, l’ospitalità di un popolo che ha<br />

molto da raccontare e molti sogni da realizzare.<br />

Qual è il tuo impegno concreto nell'aiutare il popolo africano?<br />

Il mio impegno si è potuto concretizzare grazie alla Onlus “Vivere per Amare -<br />

Live to Love”, da anni attiva nel continente africano, sostenendo, insieme ad<br />

altre realtà associative, il finanziamento, la costruzione e la gestione di strutture<br />

sanitarie in Africa. L’associazione, inoltre, svolge un’attività permanente di<br />

formazione del personale medico ed infermieristico locale, si impegna per la<br />

scolarizzazione nel villaggio di Mbweni e Kahama e per la realizzazione di un<br />

ospedale itinerante.<br />

Come trascorri il tuo tempo libero in zona Chiaia?<br />

Beh semplicissimo. Acquisto musica o Dvd da Feltrinelli in piazza dei Martiri.<br />

Nella stessa piazza, vado da Emporio Armani per le ultima novità fashion. Mi<br />

piacciono molto i baretti, soprattutto d'’inverno, per trascorrere un po’ di tempo<br />

con gli amici in modo spensierato. E logicamente tappa obbligata è il Voga di<br />

vico Satriano.<br />

Si chiama Sasha Irace la Miss Pin Up Chiaia<br />

di questo numero. Avvocatessa napoletana<br />

di 24 anni, la bella Sasha si distingue per il<br />

suo sguardo ammaliante, unito ad un fisico<br />

perfetto: 89-63-92 sono le sue misure, per un<br />

metro e 73 di altezza. Principessa del foro e<br />

delle passerelle, Sasha unisce in sè<br />

le caratteristiche principali del<br />

segno zodiacale a cui appartiene,<br />

quello dello Scorpione, essendo<br />

dotata di una naturale aura di fascino<br />

magnetico e di un’ottima<br />

dialettica, indispensabile per il suo<br />

lavoro. Dietro l’immagine patinata<br />

da fotomodella si nasconde un peperino<br />

che già in tenerissima età sfilava<br />

davanti allo specchio,<br />

cambiandosi d’abito più e più volte.<br />

La madre di Sasha ha assecondato<br />

l’indole vanitosa della figlia iscrivendola,<br />

a soli due anni, al concorso lanciato<br />

dal giornale “Bimbi belli”, che fu la<br />

prima di una lunga serie di vittorie:<br />

Sasha, infatti, da allora non si è più fermata<br />

ed ha inanellato premi e riconoscimenti,<br />

come la fascia di “Miss Sorriso” al<br />

concorso di “Miss Regione Campania” a<br />

Miss Pin Up Chiaia<br />

a cura di Fabio Tempesta<br />

SASHA, UN PEPERINO<br />

IN PASSERELLA<br />

soli 12 anni. Da giovanissima la svolta: il<br />

primo servizio fotografico di abbigliamento<br />

per “Innovative” che le ha aperto una brillante<br />

carriera fatta di sfilate, fotoromanzi e apparizioni<br />

televisive come modella e ballerina in<br />

“Ciao Darwin”, “Sarabanda” e “Uno Mattina”.<br />

Testarda, solare e molto orgogliosa,<br />

Sasha, nonostante i successi, non si è montata<br />

la testa e ha mantenuto sempre uno dei principi<br />

fondamentali dell’educazione ricevuta dai<br />

genitori, ossia l’umiltà, che considera un valore<br />

importante. Molto tradizionalista (sogna<br />

di sposarsi e avere tanti bambini a breve),<br />

Sasha crede in Dio ma<br />

anche nel principe azzurro<br />

e nelle favole.<br />

Quella d’amore con un<br />

ragazzo più grande di<br />

lei, durata 7 anni, si è<br />

conclusa da poco ma<br />

Sasha si consola viaggiando<br />

con le amiche e<br />

andando a ballare nei<br />

suoi locali preferiti come<br />

la Garconne e il Vittoria<br />

Club di Salerno.


EXIT<br />

Saper<br />

Vivere<br />

32<br />

<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />

In questo numero hanno scritto<br />

magazine<br />

SAPER VIVERE LA CITTÀ<br />

La Bacheca<br />

Dove<br />

puoi trovarci<br />

In oltre 500 punti selezionati: negozi, teatri,<br />

cinema, bar, discoteche, banche, boutique,<br />

studi professionali, gallerie d’arte, ristoranti,<br />

circoli sportivi e nei più importanti eventi<br />

culturali e mondani della città. Distribuzione<br />

palazzo per palazzo; gazebo nei punti<br />

strategici della città per la presentazione del<br />

numero e delle iniziative del mensile. Inoltre<br />

Chiaia Magazine, con in allegato «10», lo<br />

puoi trovare in 700 taxi e nelle sedi ACI di<br />

Napoli e Provincia.<br />

Mimmo Della Corte<br />

Aurora Cacopardo<br />

Massimo Gallotta<br />

Adelaide Caravaglios<br />

Gianluca Massa<br />

Nino De Nicola<br />

Aldo De Francesco<br />

Vuoi ricevere<br />

il giornale?<br />

Vuoi anche tu nel tuo studio professionale il<br />

nostro mensile? Chiama lo 08119361500 o<br />

inviaci una mail a info@chiaiamagazine.it,<br />

con nell’oggetto la dicitura «Richiesta copie<br />

Chiaia Magazine». Il nostro distributore, dal<br />

mese successivo alla richiesta, consegnerà le<br />

copie al domicilio indicatoci.<br />

Francesco Iodice<br />

Massimo Lo Iacono<br />

Alvaro Mirabelli<br />

Renato Rocco<br />

Acquisto dvd<br />

«e io ti seguo»<br />

Ricordiamo ai nostri lettori che il dvd «E io ti<br />

seguo», il docufilm sul Giancarlo Siani, il<br />

giornalista ucciso dalla camorra, scritto,<br />

prodotto e diretto da Maurizio Fiume, è<br />

acquistabile al prezzo di 3,90 euro. Chi è<br />

interessato all’acquisto o è interessato a<br />

organizzare una proiezione pubblica, può<br />

telefonare al numero 081.19361500 o<br />

inviare una mail a info@chiaiamagazine.it<br />

Fabio Tempesta<br />

Tommy Totaro<br />

Rosario Scavetta<br />

la testata<br />

di malatesta<br />

Abbonati a<br />

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Chi decide di abbonarsi a Chiaia Magazine<br />

(con in allegato anche il periodico “10”)<br />

riceverà a casa il giornale insieme alla<br />

Exclusive Card, che consente di avere sconti<br />

e agevolazioni nei negozi convenzionati.<br />

Due le tipologie di abbonamento: ordinario<br />

(30 euro all’anno) e sostenitore (50 euro<br />

all’anno). Per saperne di più basta<br />

telefonare al numero 081.19361500<br />

Consultaci on line<br />

Chiaia Magazine e 10 sono<br />

scaricabili in formato pdf sul sito<br />

www.chiaiamagazine.it.<br />

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curiosità.<br />

Colmo di fulmine di Renato Rocco<br />

L’uomo sposa la donna<br />

che non sopporta più<br />

come fidanzata<br />

Il discorso del becchino<br />

non entrò mai nel vivo<br />

La sopportazione<br />

è il braccio armato<br />

della pazienza<br />

Divorzio: dopo<br />

l’incantamento comincia<br />

l’incartamento<br />

Per sapere dove<br />

va la religione bisogna<br />

consultare le previsioni<br />

del tempio<br />

Preghiera dello scapolo:<br />

che Dio me la mandi bona<br />

L’amore è come i fondi di<br />

investimento: col tempo<br />

si perde l’interesse

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