ventimila beghe sotto i mari - CHIAIA MAGAZINE
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distribuzione gratuita<br />
magazine<br />
SAPER VIVERE LA CITTÀ<br />
anno VI n. 9/10/11<br />
settembre-novembre 2011<br />
IUPPITER<br />
EDIZIONI<br />
VENTIMILA<br />
BEGHE<br />
SOTTO I MARI<br />
Coppa America a Bagnoli<br />
esplode la polemica sull’area contaminata
makeyourchoice.it
SOM<br />
MARIO<br />
1<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
SOS CITY<br />
EDITORIALI di Max De Francesco e di Marco Mansueto<br />
COVER SINDROME COPPA di Pino Fermento<br />
PRIMO PIANO MUNICIPALITÀ POVERA: NIENTE GIUNTA MA SOLO DELEGATI (GRATUITI) di Alvaro Mirabelli<br />
TIME OUT L’ANGOLO DELLA SATIRA di Malatesta<br />
QUARTIERISSIME I SEGRETI DEL TUNNEL BORBONICO SVELATI AI TURISTI DEL CITY SIGHTSEEING<br />
QUARTIERISSIME PARCHEGGIO MORELLI, PRIMO IN EUROPA<br />
RIFLESSIONI di Mimmo Della Corte<br />
pag. 2<br />
pag. 3<br />
pag 4<br />
pag. 8<br />
pag 11<br />
pag. 12<br />
pag. 14<br />
pag. 15<br />
LE PORTE APERTE<br />
SPIRAGLI IL SAN CARLO DIVENTA MUSEO: NASCE “MEMUS”<br />
PORTA D’INGRESSO LA TASSA DEI SOGNI di Max De Francesco<br />
PORTA D’INGRESSO QUELLA BIBBIA DEI NUMERI di Laura Cocozza<br />
PORTA MAGICA “NAPOLETANS”, COLPI DI SCENA E RISATE PER IL PRIMO FILM DI LUIGI RUSSO di Laura Cocozza<br />
PORTA DEL GOL NUOVO SAN PAOLO, UN FUTURO POSSIBILE di Rita Giuseppone<br />
IM-PORTA RIBERA TOUR. A CAPODIMONTE I CAPOLAVORI GIOVANILI DELLO SPAGNOLETTO di Alvaro Mirabelli<br />
IM-PORTA TU CHIAMALE, SE VUOI, EVASIONI. MANOVRA BIS, TUTTE LE MODIFICHE di Antonio Capuano<br />
PORTA VIRTUOSA PREMI E PREMIATI. DAL "NAPOLI" AL "REA": ALBUM DEGLI EVENTI CULTURALI<br />
pag. I<br />
pag. II<br />
pag. IV<br />
pag. VI<br />
pag. XI<br />
pag. XIV<br />
pag. XVIII<br />
pag. XX<br />
pag. XXIV<br />
PORTA VIRTUOSA TERRATOSTA E MARINELLA, ECCELLENZE CAMPANE<br />
PORTA VIRTUOSA PATEK PHILIPPE E TRUCCHI, L’ORA DELL’ELEGANZA<br />
pag. XXVIII<br />
pag. XXXI<br />
Saper vivere ARTE L’AUTUNNO CALDO DELL’ARTE di Valeria Puntuale<br />
Saper vivere EVENTI CINEMA INDIPENDENTE, CIACK SI SPERA di Rita Giuseppone<br />
Saper vivere LIBRI UN SALTO TRA LE CORDE DEL LIUTO di Viviana Genovese<br />
Saper vivere LIBRI “LE VIE NASCOSTE”, ECHI DI PAESI PERDUTI di Aurora Cacopardo<br />
Saper vivere LIVE ZONE DALYA, IL SINTH POP DEGLI ANNI ’80 IN CHIAVE ROCK di Gianluca Massa<br />
Saper vivere LAPILLI MORRA, NARDIS E ANDRES: LE PERLE DELL’ESTATE MUSICALE di Massimo Lo Iacono<br />
Saper vivere LAPILLI FERRIGNI 35: CAMBIANO LE REGOLE DELL’APERITIVO<br />
Saper vivere LAPILLI JORIT CERULLO, ARTISTA SOLIDALE di Tommy Totaro<br />
EXIT<br />
pag. 18<br />
pag. 22<br />
pag. 24<br />
pag. 25<br />
pag. 27<br />
pag. 28<br />
pag. 29<br />
pag. 31<br />
pag. 32<br />
Saper<br />
Vivere
SOS<br />
CITY<br />
2<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
Hai qualcosa da segnalarci? Scrivi a: info@chiaiamagazine.it<br />
Lo sapevate che...<br />
di Massimo Gallotta<br />
ZTL A <strong>CHIAIA</strong><br />
OK DEI COMMERCIANTI<br />
L’argomento è caldo. Ci torno su. Avevo<br />
già commentato la rivoluzione che stava<br />
per decollare in città: la Zona a traffico limitato<br />
nel centro storico. Esordio a settembre,<br />
la Ztl, programmata a tappe per<br />
evitare traumi, sta trasferendosi dalla cornice<br />
sperimentale al suo assetto definitivo.<br />
Un primo bilancio rivela alcune verità: innanzitutto<br />
il tentativo, dopo i primi sbandamenti,<br />
sta funzionando, confermando<br />
che anche da noi, come nel resto d’Europa,<br />
sono possibili grandi avventure di civiltà,<br />
cioè una super-oasi metropolitana, affrancata<br />
da talebani a due e quattro ruote.<br />
L’altra nota riguarda la tiepida, se non<br />
ostile, accoglienza dei commercianti che<br />
agitano conti in rosso e lo spettro del crac.<br />
Torto non hanno; nella città antica mancano<br />
2 precondizioni alla Ztl: parcheggi e<br />
legalità. Vero. Ma bisognava pur partire.<br />
E veniamo a Chiaia, stesse carenze strutturali<br />
ma meno accentuate: il quartiere è<br />
il prossimo candidato alla Ztl. Ma qui l’accoglienza<br />
dei negozianti sarà diversa. C’è<br />
fiducia che il dispositivo provochi una<br />
scossa salutare: una maxi-area pedonale,<br />
pulita e curata, è l’ideale per assecondare<br />
la vocazione pri<strong>mari</strong>a di Chiaia, cioè lo<br />
shopping di qualità. Non sarà la svolta, ma<br />
è un inizio.<br />
anno VI n.9>11<br />
settembre>novembre 2011<br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Max De Francesco<br />
RESPONSABILE SAPER VIVERE<br />
Laura Cocozza<br />
PROGETTO E REALIZZAZIONE GRAFICA<br />
Ferdinando Polverino De Laureto<br />
REDAZIONE<br />
Iuppiter Group<br />
Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli<br />
Tel. 081 19361500<br />
Fax 081 2140666<br />
info@chiaiamagazine.it<br />
SOCIETÀ EDITRICE<br />
Iuppiter Group<br />
Via dei Mille, 59 - 80121 Napoli<br />
CONCESSIONARIA DI PUBBLICITÀ<br />
Alabama srl<br />
Tel. 081 19573381 - 331 1887959<br />
STAMPA<br />
Arti grafiche Litho 2<br />
Via Principe di Piemonte 118 Casoria NA<br />
Tel. 081.19577163<br />
Reg. Tribunale di Napoli<br />
n. 93 del 27 dicembre 2005<br />
Iscrizione al Roc n° 18263<br />
Lancia il tuo Sos, indica disservizi<br />
e problemi del tuo quartiere e<br />
proponi soluzioni per rendere più<br />
vivibile la città.<br />
Contiamo su di te.<br />
Le lettere, firmate con nome e<br />
cognome, vanno inviate a<br />
Chiaia Magazine<br />
Via dei Mille, 59 80121<br />
Napoli<br />
oppure alla e-mail<br />
info@chiaiamagazine.it<br />
A<br />
Gentile direttore,<br />
le condizioni dei pochissimi spazi verdi della<br />
nostra città sono veramente disastrose. L’altro<br />
giorno, mi sono trovato in Villa comunale, un<br />
tempo “Villa reale” dai mille profumi e dalla<br />
vegetazione in salute, oggi, invece, è un luogo<br />
dai lampioni rotti, dalla pavimentazione<br />
scadente e, per dirla alla Totò, con una<br />
“moria” di alberi. In più, nella mia poco<br />
consolatoria passeggiata, segnalo lo stato<br />
d’abbandono della Casina del Boschetto, ex<br />
Circolo della Stampa, opera razionalista di<br />
Cosenza il cui restauro è fermo da anni<br />
nonostante le promesse delle precedenti<br />
amministrazioni. La Casina Pompeiana,<br />
invece, liberata dalle impalcature, si presenta,<br />
dopo il restyling, immagino parziale, già in<br />
uno stato avanzato di decadenza che la dice<br />
lunga sulla qualità dei lavori. Serve ancora<br />
segnalare queste inefficienze? Mi sento un<br />
cittadino inutile, perché più passa il tempo e<br />
più mi accorgo che la mia bella Napoli è<br />
sempre meno bella e meno verde.<br />
La Villa<br />
del degrado<br />
Anna Saggiomo<br />
Posta in arrivo<br />
piazza<br />
deimartiri<br />
di Nino De Nicola<br />
DEMOCRAZIA<br />
E SICUREZZA<br />
Spettabile redazione,<br />
mi sono sempre chiesto come sia possibile che<br />
una città come la nostra non viva di solo<br />
turismo. Purtroppo basta uno scippo per<br />
vanificare il grande lavoro degli operatori<br />
turistici e degli albergatori. Una mia amica<br />
parigina, un mese fa, ha subito una rapina<br />
mentre passeggiava per via Toledo.<br />
Un’aggressione avvenuta tra la gente, mentre<br />
gli extracomunitari vendevano indisturbati<br />
merce contraffatta e l’isola pedonale era<br />
serenamente violata. Che ce ne facciamo delle<br />
nostre chiese bellissime, del clima da favola,<br />
dei tesori artistici favolosi, degli intriganti<br />
percorsi culturali del centro storico se<br />
proliferano balordi, pronti ad infangare la città<br />
con le loro azioni vili? Il sindaco de Magistris<br />
deve e può riscattare Napoli soprattutto se<br />
saprà arginare, ovviamente in collaborazione<br />
con le altre istituzioni e le forze dell’ordine,<br />
l’onda infame dell’illegalità. In città, prima di<br />
ogni America’s Cup o Forum delle Culture,<br />
serve diffondere quel senso di sicurezza che<br />
qui, per il momento, rimane una chimera.<br />
Giuseppe Criscuolo<br />
L’illegalità<br />
ammazza il turismo<br />
prestar fede ai<br />
primi segnali, il<br />
quartiere di<br />
Chiaia guadagna punti<br />
nelle simpatie del Comune.<br />
In apparenza, infatti, la<br />
futura pedonalizzazione<br />
del centro-bene, programmata<br />
dopo quella del<br />
Centro Storico, è una svolta<br />
rispetto al passato quando<br />
la città era ideologicamente<br />
divisa in figli e figliastri,<br />
cioè periferie in<br />
cima all’attenzione istituzionale<br />
e quartieri borghesi<br />
in castigo: anche se,<br />
in concreto, l’intera città era<br />
«sgovernata» in egual misura.<br />
E dunque fidiamoci di<br />
De Magistris. Anzi, giochiamo al rialzo per invocare<br />
più sicurezza anche dalle nostre parti.<br />
Del resto il decreto ministeriale<br />
del 5.8.2008 attribuisce<br />
al sindaco poteri<br />
di prevenzione e contrasto<br />
al degrado urbano (ad<br />
esempio: spaccio, prostituzione,<br />
accattonaggio,<br />
violenza, danneggiamento<br />
alla cosa pubblica e privata<br />
etc.). Niente sceriffi ma<br />
una sana democrazia esige<br />
una mano dura, soprattutto<br />
a Napoli dove la<br />
contabilità della violenza di<br />
strada è ormai agghiacciante<br />
e la polverizzazione<br />
dei comportamenti illeciti è<br />
un dato di fatto. Il sindaco<br />
sbandiera legalità? Preso in<br />
parola! Poi, Ztl a parte, dovrà<br />
entrare in agenda anche un recupero strutturale<br />
del territorio chiaiese.
EDITO<br />
RIALI<br />
3<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
di Max De Francesco<br />
Don Luigi Sturzo, il cui pensiero<br />
oggi viene rievocato di continuo<br />
dai democristiani sparsi <strong>sotto</strong><br />
“smentite” spoglie, era solito dire<br />
che in politica esistono tre categorie<br />
di persone: i grandi artefici, gli<br />
artigiani e i mestieranti. Ce n’è<br />
una quarta che, in questi tempi<br />
urlanti, si fa largo suonando in<br />
ogni dove i bombardini dell’antipolitica:<br />
la categoria dei rivoluzionari.<br />
Meglio i bombardini che<br />
le bombe, meglio una banda di<br />
musica populista che le bande da<br />
“c’eravamo tanto armati”, meglio<br />
una bandana che un volto coperto.<br />
Chi però fa del buonsenso la sua<br />
bandiera e dei falsi miti è cacciatore,<br />
si sente lontano dal revolution<br />
man, eroe del nostro<br />
maltempo, versione aggiornata<br />
dello showman di berlusconiana<br />
memoria, maniacale bazzicatore<br />
di piazze vere e virtuali, primatista<br />
nell’infilare, brandeggiando<br />
una purezza senza fondo, la parola<br />
magica “rivoluzione” in ogni<br />
discussione. Il virus rivoluzionario<br />
corre più veloce dei neutrini da<br />
REVOLUTION<br />
MAN<br />
Nord (Bossi: “Nessuno fermi la rivoluzione<br />
padana”; Renzi: “Facciamo<br />
la rivoluzione, stop ai<br />
partiti dei dinosauri”) a Sud (de<br />
Magistris: “Sono molto soddisfatto<br />
di questi primi cento giorni<br />
per lo spirito rivoluzionario…”;<br />
De Luca: “Se avessimo vinto alla<br />
Regione avremmo fatto la rivoluzione,<br />
altro che la palude burocratica<br />
e il nulla in cui stiamo<br />
affondando”), contagiando quei<br />
cuori lacerati desiderosi di danzare<br />
sulle macerie. Chi si iscrive<br />
al Partito Revolution Man gode di<br />
alcuni vantaggi: libertà totale di<br />
turpiloquio; ammirazione della<br />
casta borghese; biglietti gratis per<br />
i monologhi di Benigni; ospitate<br />
garantite nel servizio pubblico di<br />
Santoro; alta probabilità di entrare<br />
nei diari dei teenager; firma<br />
assicurata nei manifesti per il<br />
bene comune; facilitazioni nel<br />
conquistare la patente di moralità;<br />
visite guidate nelle piazze<br />
calde del mondo. Segnaliamo un<br />
unico svantaggio: possibilità di<br />
perdere la testa.<br />
di Marco Mansueto<br />
In un momento in cui il mondo<br />
politico viene costantemente<br />
messo in discussione, vivendo in<br />
una sorta di assedio quotidiano<br />
che ne mina credibilità e<br />
funzionalità, il Popolo della<br />
Libertà, attraverso la “scesa in<br />
campo” del segretario Angelino<br />
Alfano, lo strumento del<br />
tesseramento e l’inizio della<br />
stagione congressuale, ha iniziato<br />
un nuovo percorso di democrazia<br />
partecipativa. Un riavvicinamento<br />
al Paese reale, nato dalla<br />
consapevolezza che occorre un<br />
vero partito che sappia essere vivo<br />
non solo in tempi di elezioni ma in<br />
ogni istante del giorno,<br />
aggregando i giovani, lavorando<br />
nel sociale e nella cultura,<br />
movimentando con il suono delle<br />
idee le pericolose apatie delle<br />
nostre comunità. L’antipolitica,<br />
che ha in personaggi con<br />
responsabilità istituzionali i suoi<br />
campioni preferiti, va contrastata<br />
dalla buona politica in cui etica di<br />
responsabilità dei politici,<br />
autentico confronto interno nei<br />
partiti e vero coinvolgimento dei<br />
CURA<br />
RICOSTITUENTE<br />
cittadini nell’elaborazione dei<br />
programmi, rappresentino le sue<br />
fondamenta. Da qui bisogna<br />
ripartire senza “se” e senza “ma”.<br />
Da qui il Pdl sta iniziando a<br />
camminare per rifondarsi,<br />
ricostituirsi. Questa strada<br />
“ricostituente” necessita,<br />
soprattutto a Napoli e in<br />
Campania, di alcuni linee-guida<br />
imprescindibili: maggiore spazio e<br />
responsabilità ai giovani eletti;<br />
impossibilità a mantenere più<br />
incarichi politico-amministrativi<br />
contemporaneamente; priorità,<br />
nella scelta dei candidati, al codice<br />
etico con l’esclusione di<br />
condannati in via definitiva per<br />
reati contro la pubblica<br />
amministrazione; creazione di una<br />
cabina di regia per la<br />
comunicazione basata sui new<br />
media. Un’abitudine virtuosa, poi,<br />
deve essere la stella di ogni iscritto:<br />
quella di diffondere la politica<br />
della realtà e delle riforme affinché<br />
abbia il sopravvento. Solo così il<br />
Pdl potrà avere un presente<br />
credibile e un futuro possibile.
CO<br />
VER<br />
4<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
SINDROME COPPA<br />
di Pino Fermento<br />
CChi se ne intende, è disposto a giurarlo: in termini di prestigio e<br />
di ritorno mediatico la Coppa America è seconda solo ai Mondiali<br />
di Calcio. Un evento stellare questa kermesse della vela internazionale<br />
con le sue regate programmate sui <strong>mari</strong> di tutto il<br />
pianeta. E in fondo stupisce, e anche un po’ inorgoglisce, che<br />
Napoli si sia assicurata 2 tappe della supersfida: la preregata di<br />
aprile 2012 e quella del maggio 2013.<br />
La Coppa della rimonta. Sono soddisfazioni: la città che si leva<br />
gli schiaffi da faccia in mondovisione, ospitando sulle onde di<br />
Bagnoli i fuoriclasse del mare. In calce all’impresa un patto a<br />
quattro tra Regione, Comune, Provincia e Unione Industriali che<br />
hanno convinto gli americani a puntare su Napoli. Per non parlare<br />
della ricaduta economica su quel brandello di costa, mortificato<br />
da un secolo di acciaio e di cemento: che c’è ed è corposa. A<br />
occhio e croce 17 milioni di euro, targati Regione e Provincia,<br />
che sono alla base del bando internazionale, pubblicato da Bagnolifutura<br />
(una Spa composta Comune, Provincia e Regione,<br />
che gestisce i suoli del’ex Italsider) per assegnare l’appalto con<br />
cui, entro marzo, verranno realizzate le strutture sportive di<br />
mare e di terra dell’America’s Cup. Un altro miracolo dei quattrini:<br />
Bagnoli come Lazzaro, nella Coppa c’è un antipasto di resurrezione.<br />
Perché poi ci sarà il piatto forte: cioè un’altra<br />
valanga di fondi e in tempi abbastanza stretti, visto che da queste<br />
parti, tra aprile e luglio 2013, è in agenda anche il Forum<br />
delle Culture, il megaevento per eccellenza con il suo corollario<br />
di opere pubbliche per risanare il quartiere.<br />
I signori degli appelli. Insomma: è qui la festa. E’ qui? Sicuri?<br />
Mica tanto. Secondo Gianni Lettieri le due preregate sono un<br />
evento tecnicamente modesto: scampoli di gloria pagati a caro<br />
prezzo (ndr, oltre ai 17 milioni per i lavori, altri 5 sono stati<br />
spesi per comprare il marchio dagli americani) per fare opere<br />
destinate allo smantellamento e quindi con benefici duraturi<br />
uguali allo zero. E non basta: a smorzare la libidine dei numeri<br />
urlati e il tripudio delle fanfare ufficiali c’è un drappello di<br />
«rompiballe» professionali, abituati a passarsi la mano sulla coscienza,<br />
calibrando ogni critica col contrappunto dei documenti<br />
ufficiali, preferibilmente scomodi e spesso ignorati da chi conta<br />
davvero. Sono quelli dei comitati civici, società civile militante,<br />
spicchio disobbediente della cultura partenopea: tra loro Gerardo<br />
Marotta, Aldo Loris Rossi, Giuseppe Comella, Gerardo<br />
Mazziotti, Edoardo Benassai e Raffaele Raimondi. Intellettuali<br />
che i politici vedono come la peste, soprattutto quando questi<br />
giacobini dell’ecologia dicono quello che hanno detto il 18 ottobre,<br />
in occasione della presentazione della Coppa America in<br />
confezione napoletana. E cioè che, tra colmata e fondali, la baia<br />
di Bagnoli è tutta un veleno: fare qui le regate, dicono, è una<br />
pazzia. La grande piattaforma di cemento che si allunga sul<br />
mare, ingombrante reliquia industriale, sarebbe una bomba tossica.<br />
Così argomentano i comitati: «La colmata è la causa prima<br />
dell’inquinamento del mare, dei sedimenti <strong>mari</strong>ni, di tutto il litorale<br />
da Coroglio a Bagnoli con danni al mare e alla spiaggia: qui<br />
ci sono i reati di danneggiamento pluriaggravato e di disastro<br />
ambientale. Va bene l’America’s Cup ma va spostata al Molo S.<br />
Vincenzo nel porto di Napoli dove l’acqua è pulita». E rincarano<br />
pure la dose: «Il timore è che, - puntualizza Marotta - decollata<br />
la Coppa America, la rimozione della colmata e la bonifica del<br />
mare non si facciano più». E allora? Lo spot della megaregata
5<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
spalmato come una colossale mano di cipria sulle infezioni del<br />
territorio? Fra innocentisti e colpevolisti la temperatura è in<br />
rialzo. Ma almeno c’è una consolazione: che la piattaforma<br />
debba sparire, lo dice una legge dello Stato (ndr, n.582/96) che<br />
impone il ripristino dell’antica morfologia della costa.<br />
I conti non tornano. A scanso di equivoci, che la location sia<br />
scellerata gli ambientalisti lo hanno ribadito anche nell’esposto,<br />
presentato in Procura il 21 settembre: in altre parole, visto che,<br />
dicono i comitati, i politici sono duri d’orecchie, non è restato<br />
che chiedere ai giudici il sequestro dell’area sospetta. Indagini a<br />
parte, però, di sicuro lo scompiglio sollevato dagli ecologisti ha<br />
indotto i pubblici amministratori a sbilanciarsi sulla bonifica incompiuta<br />
del litorale: «Dopo le regate, nel 2013, si farà innanzitutto<br />
il disinquinamento dei fondali», ha anticipato il<br />
vicesindaco Tommaso Sodano, avvitandosi però in apparenza su<br />
due grosse contraddizioni. La prima è che, se la bonifica della<br />
colmata verrà dopo quella del mare, questa secondo gli ecologisti<br />
è una vera follia perché proprio la colmata è la causa di tutto,<br />
ed è quindi la prima cosa da cancellare. La seconda è che, se<br />
quello è lo scadenzario, la kermesse della vela si svolgerà per<br />
forza in area a rischio. Per i guastafeste è evidente: i conti non<br />
tornano. Inoltre, gli ambientalisti fanno notare che lo Stato (cioè<br />
ministero delle Infrastrutture, Provveditorato alle opere pubbliche<br />
della Campania e Commissariato alla bonifica delle acque<br />
della Campania) ha previsto una spesa di 64 milioni di euro per<br />
bonificare i fondali: e non è questa la prova che mare e colmata<br />
sono pericolosi? E, messa così, farci le regate non è un azzardo?<br />
Poi, il 27 ottobre, l’affondo finale: «La colmata - hanno dichiarato<br />
- è un mostro friabile di 27 ettari, tre volte più esteso della<br />
Villa Comunale, saturo di idrocarburi cancerogeni, che sta contaminando<br />
l’acqua, i fondali e la spiaggia». Infine: «Quella colmata<br />
fa gola: è in agguato la speculazione edilizia». E questa,<br />
come la raccontano i comitati, è la curva a gomito di tutta la<br />
storia.<br />
Procura in campo. Tutte perplessità che spingono a ragionare<br />
anche su quanto accade nel retroterra: qui, nel cuore del vecchio<br />
stabilimento, i magistrati ci sono arrivati da un pezzo. La presunzione<br />
è la stessa: troppe incognite sulla bonifica dei terreni.<br />
Anche qui, insomma, aleggerebbe lo spettro di un mezzo pasticcio<br />
ambientale. E’ dal 2009, infatti, che alla Procura di Napoli<br />
spuntano piste investigativo-giudiziarie sul disinquinamento dei<br />
suoli all’interno della ex acciaieria, nel tentativo di accertare<br />
eventuali profili di responsabilità e la consistenza di possibili rischi<br />
per la salute pubblica: faldoni che si sono intrecciati tra loro<br />
fino a confluire di recente nell’alveo di un’inchiesta penale gestita<br />
dai piemme Stefania Buda e Francesco Greco e supportata<br />
tecnicamente dalla consulenza del professor Benedetto De Vivo,<br />
superesperto in geochimica. Di sicuro c’è che il 20 settembre una<br />
delegazione della Commissione Parlamentare sulle ecomafie,<br />
composta dal senatore Gaetano Pecorella e dai deputati Alessandro<br />
Bratti e Raffaele Volpi, ha ispezionato l’intero sito, trattenendosi<br />
inoltre a colloquio con i magistrati inquirenti. Risultato:<br />
onorevoli assai perplessi perché le operazioni di disinquinamento<br />
dei suoli non avrebbero rispettato gli standard previsti, con relativa<br />
permanenza di rischi potenziali per la salute: «Lavori, insomma<br />
- hanno dichiarato i parlamentari - che, secondo le<br />
analisi di tre laboratori internazionali, sarebbero stati condotti<br />
male». Ipotesi che esige ovviamente accertamenti ulteriori ma
CO<br />
VER<br />
6<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
I NUMERI DI “BAGNOLEIDE”<br />
• L’area della ex Italsider è vasta 330 ettari<br />
• Il progetto, approvato dalla UE, per completare il risanamento e le opere previsti è di 199<br />
milioni di cui 76 già stanziati e disponibili.<br />
• Opere da completare o collaudare: Grande Parco Urbano, Parco dello Sport, Bagnoli Hub (cioè<br />
il Polo Turistico), Acquario per le tartarughe, Napoli Studios (cioè il Polo Audiovisivo).<br />
• Già spesi da Bagnolifutura (ndr, società di gestione dei suoli) 77 milioni per la sola bonifica:<br />
ufficialmente decontaminati due terzi dei suoli.<br />
• Disavanzo contabile di Bagnolifutura: 339 milioni.<br />
• La colmata a mare è di 27 ettari. La sua bonifica costerà 20 milioni. La bonifica dei fondali<br />
<strong>mari</strong>ni costerà 44 milioni.<br />
• Costo previsto per risanare l’area Cementir: 25 milioni.<br />
• America’s Cup: 5 milioni per acquisire il marchio, 17 milioni per realizzare le opere sportive<br />
che si salda ad una condanna della Corte dei Conti che, in passato,<br />
ha già criticato la bonifica di Bagnoli, stigmatizzando «i<br />
gravi ritardi» dell’operazione e «gli scarsi risultati ottenuti a<br />
causa dell’inadeguatezza degli Organi Istituzionali locali». A incorniciare<br />
le incongruità da chiarire c’è un bel po’ di dati: ad<br />
esempio 16 anni per bonificare solo due terzi dell’area, e con una<br />
spesa di 77 milioni. Tutte cifre ufficiali che mettono in crisi Bagnolifutura.<br />
E non le uniche perché la società lamenta anche un<br />
disavanzo contabile di 339 milioni di euro.<br />
Il gioco delle parti. Numeri da paura sparsi in 330 ettari, quanto<br />
è vasta l’ex Italsider: numeri di una matassa da sciogliere presto. E<br />
non solo per via della Coppa America, che è dietro l’angolo, ma<br />
soprattutto perché il sindaco sta accelerando per realizzare il<br />
grande parco urbano e la nuova spiaggia, previsti in progetto, e<br />
per vendere ai privati parte dei suoli, quelli considerati edificabili,<br />
come prevede il Piano Regolatore per Bagnoli. Ecco perché gli<br />
ecologisti non mollano: «La condizione non è negoziabile: prima<br />
la bonifica e poi tutto il resto». E’ questo il punto fermo che si pretende<br />
dal sindaco. In fondo, della Bagnoli che verrà, è lui il primo<br />
garante istituzionale: e contro i misteri del quartiere è già insorto<br />
in passato. Per De Magistris quella di Bagnoli è una pagina oscura<br />
fin dal 3 giugno 2010 quando, da eurodeputato, intervenne durissimo<br />
sull’Affare Bagnoli: «La Commissione Europea conferma che<br />
i fondi comunitari - tuonava De Magistris - per la riqualificazione<br />
dell’ex sito industriale sono stati sperperati. Bagnoli - incalzava<br />
poi - è una pagina di vergognosa commistione tra politica e crimine<br />
intorno al denaro pubblico». Sortita vissuta malissimo dai<br />
vertici di Bagnolifutura, il presidente Riccardo Marone e il direttore<br />
generale Mario Hubler, al punto da querelare De Magistris<br />
con richiesta di maxirisarcimento, poi ritirata. In ogni caso l’ex<br />
piemme, ormai diventato sindaco, ha annunciato a metà agosto di<br />
voler sciogliere entro Natale Bagnolifutura, azzerandone l’intero<br />
Consiglio di Amministrazione. Marone però gli ha reso le cose più<br />
facili. Il 31 ottobre, infatti, ha annunciato che a dicembre, appena<br />
appaltati i lavori della Coppa America, si dimetterà, motivando in<br />
questo modo la decisione: «Clima irrespirabile. Colpa delle menzogne<br />
degli ambientalisti. Le bonifiche sono state fatte correttamente».<br />
E a Bagnolifutura adesso, ad onta del nome, quello che<br />
scricchiola è proprio il futuro.<br />
Pareri che pesano. La domanda, però, è un’altra: il sindaco delle<br />
bacchettate allo scempio di un quartiere intossicato è lo stesso che<br />
proprio lì sta portando l’America’s Cup e lì preme per realizzare<br />
altre opere? Se è lo stesso, deve avere per forza argomenti per<br />
farlo: due soprattutto. Il primo è un report dell’«Istituto Superiore<br />
di Sanità» con cui l’ente che opera <strong>sotto</strong> il cappello del ministero<br />
della Sanità, sdogana di fatto la colmata, ritenendola non<br />
inquinante. Il secondo è un report dell’«Istituto Superiore per la<br />
Protezione e la Ricerca Ambientale», vigilato dal ministero dell’Ambiente,<br />
che ritiene la contaminazione <strong>mari</strong>na al di <strong>sotto</strong> della<br />
soglia di rischio. E sono esattamente i due sì che, come da procedura,<br />
servono al ministro dell’Ambiente per autorizzare i lavori<br />
da fare in funzione dell’America’s Cup: a questo punto l’o.k. della<br />
Prestigiacomo appare quasi scontato. E chi voleva una Chernobyl<br />
in salsa napoletana è servito. A meno che i giudici, che giorni<br />
fa hanno ascoltato il sindaco come teste informato, non rimettano<br />
tutto in discussione.
7<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
INTERVISTA A MAZZIOTTI<br />
“EX ITALSIDER, BONIFICA INCOMPLETA”<br />
Cementir, 25 milioni per liberarsi di Caltagirone<br />
Ex Italsider: 330 ettari in cui costruire un sogno. E<br />
di trasferirlo dalla cornice teorica a quella pratica<br />
si dovevano occupare le 2 società di<br />
trasformazione, prima Bagnoli Spa e poi<br />
Bagnolifutura, create apposta dal Comune per<br />
bonificare innanzitutto e per realizzare<br />
successivamente insediamenti avveniristici (il<br />
megaparco verde, la città dello sport, un<br />
superacquario, nuove residenze e molto altro<br />
Mi risulta che, adesso, nessuno sa con precisione se<br />
alla Cementir ci sia ancora amianto o meno.<br />
Ma perché non si procede all’esproprio?<br />
Perché acquisire la ex Cementir significa<br />
corrispondere a Caltagirone, o con indennizzo o con<br />
trattativa, 25 milioni di euro: e dove li trova i<br />
quattrini Bagnolifutura che di suo ha un bilancio in<br />
rosso di 330 milioni di euro, e che, per ripianare<br />
ancora). Ma non tutto è filato liscio. L’intervista<br />
all’architetto Gerardo Mazziotti, esponente della<br />
società civile ed esperto della questione.<br />
Professor Mazziotti, sulle operazioni di<br />
disinquinamento dell’ex area siderurgica la<br />
società civile usa toni durissimi.<br />
La bonifica è ancora lontana dall’essere ultimata. Le<br />
due società di trasformazione non sono riuscite dal<br />
1996 in poi a risolvere il problema. Sulla<br />
pseudobonifica ci sono denunce e indagini. Per non<br />
parlare dei fondi sperperati. Ombre pesanti che<br />
riguardano sia l’area di costa, cioè la colmata e i<br />
fondali, che quella interna. E stiamo parlando dei<br />
suoli di proprietà del Comune. Perché poi ci sarebbe<br />
anche l’area della ex Cementir, l’unica ad essere<br />
ancora in mano ad un privato, vale a dire il dottor<br />
Caltagirone: che costituisce un capitolo a parte.<br />
Perchè?<br />
Perchè l’area, cioè suoli e vecchio cementificio, è<br />
inclusa nel Piano Urbanistico per Bagnoli (ndr PUE:<br />
Piano Urbanistico Esecutivo), approvato dal Consiglio<br />
Comunale nel novembre 2003, e a sua volta figlio<br />
della variante al Piano Regolatore Generale,<br />
approvata prima dal Consiglio Comunale nel ’96 e<br />
poi dalla Regione Campania nel ’98. In parole<br />
povere, un complesso vincolato alla pubblica utilità<br />
al punto da essere incluso nel realizzando Parco<br />
verde da 120 ettari, previsto a Bagnoli. Dunque,<br />
l’intera area doveva essere espropriata dal Comune<br />
con corresponsione di un congruo indennizzo al<br />
dottor Caltagirone o comunque essere acquisita con<br />
trattativa bonaria. Sono passati quasi 16 anni e la<br />
dismessa Cementir è ancora lì. Caltagirone è ancora<br />
il legittimo proprietario. E di acquisizione nemmeno<br />
l’ombra.<br />
Che consuntivo si può fare sulla bonifica<br />
dell’amianto nel suolo e sullo<br />
smantellamento di impianti e capannoni?<br />
Sul disinquinamento c’è un’ordinanza comunale del<br />
maggio 2008 con cui si imponeva al proprietario di<br />
procedere alla bonifica dei terreni, e non allo<br />
smantellamento. Nel luglio 2010 la Cementir ha<br />
comunicato di aver eseguito parte della bonifica ma<br />
di aver sospeso le operazioni in seguito al crollo<br />
interno di alcuni capannoni per poter effettuare<br />
opere di messa in sicurezza. Mi chiedo quali visto<br />
che tutto già cascava a pezzi. In seguito non se ne è<br />
saputo più nulla.<br />
Non le risulta, allora, che la Cementir abbia<br />
obbedito all’ordinanza di rimozione del<br />
Comune e abbia, quindi, completato la<br />
bonifica?<br />
questa «voragine», probabilmente sarà obbligata ad<br />
usare il ricavato della vendita dei suoli edificabili<br />
dell’ex Italsider, senza ottenere alcun utile.<br />
E allora sarà per questo che Marcello<br />
Taglialatela, assessore regionale<br />
all’Urbanistica, suggerisce il colpo di spugna?<br />
Vale a dire: che il Comune proponga<br />
all’imprenditore di cancellare a spese sue la<br />
ex Cementir, veleni e impianto, e così<br />
Palazzo S. Giacomo eviterà una costosa<br />
procedura di esproprio e un contenzioso<br />
infinito con Cementir Spa.<br />
Non si tratta di un colpo di spugna. Caltagirone si<br />
impegnerebbe a demolire il cementificio e a<br />
bonificare i suoli che cederebbe gratuitamente al<br />
Comune e, in cambio, avrebbe la possibilità di<br />
costruire abitazioni in altre parti di Bagnoli. Io non<br />
condivido la proposta perché i 25 milioni dovrebbero<br />
metterli a disposizione il Comune, la Provincia e la<br />
Regione, che sono i soci della Bagnolifutura.<br />
C’è il rischio che il previsto Parco verde da<br />
120 ettari esca ridimensionato dalla<br />
vicenda?<br />
Assolutamente no. Una volta risolta la questione<br />
Cementir, le dimensioni del Parco non subiranno<br />
diminuzioni. (pf)
8<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
IL PRESIDENTE CHIOSI: “IL SINDACO SI DECIDA A SBLOCCARE I FONDI PER IL DECENTRAMENTO”<br />
MUNICIPALITÀ POVERA: NIENTE GIUNTA,<br />
MA SOLO DELEGATI (GRATUITI)<br />
Ldi Alvaro Mirabelli<br />
Le rogne sono la regola: così, alla fine, Fabio Chiosi, dal 2001<br />
presidente di Chiaia-Posillipo-S. Ferdinando, è diventato un<br />
esperto in acrobazie per far quadrare i conti della Municipalità<br />
1, almeno il minimo sindacale per far funzionare i servizi<br />
amministrativi del quartiere. Una presidenza la sua che, grosso<br />
modo, coincide con la parabola temporale dell’era Iervolino: cioè<br />
11 lunghi anni, col solito nodo dei quattrini che non bastavano<br />
mai.<br />
Toccato il fondo? Neanche per sogno perché, in era De Magistris,<br />
c’è stato subito l’evento al ribasso che ha spostato il fondo<br />
ancora più giù: colpa di quel milione che gli manca nel budget,<br />
dopo la dura manovra economica varata dal neosindaco. Questo<br />
e altro Chiosi lo ha ribadito al primo cittadino, abbozzandogli lo<br />
scenario di una Chiaia in ginocchio: una città di 100mila<br />
abitanti, ingovernabile o quasi, perché mancano soldi, personale<br />
e persino gli spazi. Sprofondo rosso. E non solo. Chiosi ha anche<br />
toccato il tasto dolente delle mini giunte di quartiere, in teoria<br />
autonome, di fatto depotenziate: e per giunta dissanguate da 5<br />
mesi di feroce polemica visto che sono accusate di aggravare le<br />
spese della politica (ndr, una giunta di quartiere con 4 mini<br />
assessori costa 100mila euro all’anno) e sospettate di essere<br />
scelte dalle segreterie di partito. Secondo i censori, la squadra<br />
del presidente di Municipalità deve lavorare gratis. Secondo il<br />
Regolamento delle Municipalità, gli assessorini vanno pagati.<br />
Risultato: nel dubbio, nessun presidente, o quasi, ha nominato la<br />
propria giunta. Chiosi, però, arcistufo, ha preso le sue decisioni,<br />
che spiega in quest’intervista.<br />
Giunta di Municipalità: sono soldi buttati?<br />
Le Municipalità non rappresentano un costo della politica<br />
perché sono enti decentrati che erogano servizi e raccolgono<br />
segnalazioni. E ciò vale anche per una minigiunta che è il primo<br />
contatto tra Comune e cittadini. Allora delle due, l’una: se devo<br />
fare a meno dell’esecutivo, allora il sindaco mi eroghi quei<br />
100mila euro perché io possa spenderli per scuole e strade, ma<br />
è il Comune che deve chiarire se questa opzione è legittima.<br />
Oppure, secondo l’art. 35 del Regolamento di Municipalità,<br />
posso nominare un gruppo di collaboratori, disponibili a titolo<br />
gratuito, delegando ad essi varie competenze: cosa che ho<br />
appena fatto. E ora ho una squadra di 6 delegati (ndr, vedi<br />
box). Ma mi auguro che Palazzo S. Giacomo ribadisca presto la<br />
legittimità di questo costo istituzionale: quando lo farà,<br />
nominerò formalmente i miei 4 assessori.<br />
Versante quattrini: le Municipalità sono al verde.<br />
Prospettive di agire pari allo zero?<br />
Ce ne inventiamo una al giorno. Ad esempio: i miei uffici hanno<br />
chiesto alla ragioneria del Comune di poter “assorbire” i vari<br />
surplus, avanzati grazie ai ribassi applicati sugli appalti già<br />
aggiudicati in passato: vecchie eccedenze, nostre di diritto, con<br />
cui potremmo pagare, secondo il decreto sul lavori pubblici, le<br />
imprese che hanno ancora appalti in corso con noi.<br />
I primi interventi in agenda?<br />
La manutenzione della viabilità secondaria (ndr, le strade<br />
larghe meno di 8 metri): ad esempio il Pallonetto di Santa<br />
Lucia o via S. Maria della Neve. Ed è imminente la<br />
riqualificazione di piazza Di Giacomo.
9<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
La rosa degli eventuali assessori<br />
Sono 6 e per ora figurano come collaboratori stretti, a costo zero, del presidente Fabio Chiosi da cui hanno ricevuto competenze specifiche.<br />
Insomma 6 delegati: tutti, tranne uno, consiglieri in carica. Se il Comune chiarirà che hanno diritto a una indennità, Chiosi ne ufficializzerà la<br />
nomina ad assessori di quartiere ma il numero sarà ridotto a 4. Ecco nomi e deleghe relative (tranne quelle a Bilancio, Decentramento e Polizia<br />
Municipale che Chiosi ha riservato per sé)<br />
Alberto Pierantoni:<br />
Scuola, Sport, Cultura,<br />
Politiche giovanili<br />
Alberto Boccalatte:<br />
Manutenzione ordinaria e<br />
straordinaria delle strade<br />
Mario Mele:<br />
Mobilità<br />
Francesco Salerno:<br />
Affidamento del verde<br />
ai privati<br />
Diego D’Alessio:<br />
Attività produttive<br />
Antonella Esposito<br />
(unica esterna): Ambiente<br />
e Politiche sociali<br />
La 1° Municipalità ha 97 km. di strade. Curare le piccole, circa<br />
il 60 %, tocca al governo di quartiere: e con pochi spiccioli sarà<br />
dura. Invece le grandi strade, circa il 40 %, toccano a Palazzo<br />
S. Giacomo: qui come siamo messi?<br />
Male: a luglio il Comune ha fatto saltare la gara d’appalto per la<br />
manutenzione della viabilità principale e ora il Servizio Strade del<br />
Comune ha ufficialmente comunicato di non poter più intervenire,<br />
neanche nei casi urgenti. Alcune arterie, come Parco Margherita o via<br />
Manzoni, sono ormai a rischio. Non vorrei rimpiangere la Iervolino,<br />
ma i segnali sono allarmanti. Senta questa: la Municipalità 1 è pronta<br />
ad installare la videosorveglianza al Borgo <strong>mari</strong>nari, in via Morelli e in<br />
vico Belledonne. Abbiamo i soldi e l’impresa: potremmo piazzare le<br />
telecamere domattina. Ma di attivarle tocca a Enel e Telecom che,<br />
però, si rifiutano perché da 3 anni il Comune non salda i conti. E<br />
gliene dico un’altra sulla manutenzione del verde: avanspettacolo<br />
puro. 10 anni fa gli addetti a Chiaia-Posillipo-S. Ferdinando erano<br />
72: adesso abbiamo 6 giardinieri a Chiaia e 9 a Posillipo. Sa come<br />
vanno al lavoro? Con mezzi propri perché “Napoli Servizi”, società<br />
del Comune, non fornisce più il camioncino che li trasportava con<br />
l’attrezzatura. E i tosaerbe? L’Autoparco comunale non eroga più la<br />
benzina per alimentarli: ho anticipato di tasca mia. Continuo?<br />
Qualche burocrate a Palazzo S. Giacomo ha pensato bene di affidare<br />
a noi della Municipalità la cura degli alberi fino a 4 metri mentre<br />
invece quelli alti più di 4 metri spettano al Servizio Giardini. Un caos.<br />
Oltre ai fondi, manca anche il buonsenso?<br />
Sì. La macchina amministrativa va resettata da cima a fondo. Si<br />
persevera in equivoci letali. Un esempio: deve sparire la pratica<br />
deleteria delle gare d’appalto indette dal Comune con ribassi<br />
spaventosi, tipo il 40%, nella convinzione di risparmiare. Ma<br />
ottenendo invece due risultati: lavori pessimi e fuga delle imprese<br />
serie. Ed è appena uno scorcio: la mappa delle incompetenze è ben<br />
radicata. Lavoriamo sulle macerie.
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TIME<br />
OUT<br />
11<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
Da questo numero parte "Time Out", pagina dedicata alle vignette di Malatesta.<br />
Un break di satira tra attualità e politica.
QUART<br />
IERISSIME<br />
12<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
I segreti del Tunnel Borbonico<br />
svelati ai turisti del City Sightseeing<br />
Novità per i turisti a Napoli. Dal 30 ottobre scorso il Tunnel Borbonico, percorso<br />
sotterraneo che attraversa il Monte Echia, è stato inserito tra i punti di interesse<br />
del percorso dei bus City Sightseeing di Napoli. Nato con scopi militari, il tunnel<br />
si snoda da vico del Grottone e conduce, attraverso una scala del '700, in cisterne<br />
dell'acquedotto seicentesco del Carmignano, utilizzate, in passato, come ricovero<br />
bellico. “Un affascinante percorso lungo circa 530 metri”, hanno spiegato i responsabili<br />
dell'Associazione Culturale Borbonica Sotterranea, Gianluca Minin ed<br />
Enzo De Luzio (nella foto), che ne hanno curato il lungo recupero. Grazie all'accordo<br />
con la City Sightseeing Napoli, il Tunnel Borbonico è stato inserito tra i punti<br />
di interesse del tour della Linea B e C dei bus a due piani. Inoltre, i visitatori del<br />
Tunnel riceveranno uno sconto del 10% sul costo del biglietto del City Sightseeing<br />
e analoga agevolazione sarà riservata ai passeggeri del City che vorranno esplorare<br />
il <strong>sotto</strong>suolo della città. “È bello che a Napoli si riesca a fare sistema in questo<br />
settore - ha <strong>sotto</strong>lineato Antonietta Sannino, amministratore delegato della<br />
City Sightseeing - per valorizzare e arricchire l'offerta turistica della città, mettere<br />
in rete i suoi plus, è la strategia che, come azienda, abbiamo perseguito fin dall'inizio,<br />
consapevoli che solo in questo modo si può esaltare la naturale vocazione<br />
di Napoli. Le tante collaborazioni realizzate in passato nascevano da questa<br />
esigenza, così come quella appena stretta con l'Associazione Culturale Borbonica<br />
Sotterranea. E anche in futuro, la City Sightseeing resterà aperta alla cooperazione<br />
con altre realtà territoriali per valorizzare i tesori artistici, culturali ed architettonici<br />
di cui la nostra città è ricca”.
QUART<br />
IERISSIME<br />
13<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
Schiaffo al giornalista,<br />
com’è finita?<br />
Rispondiamo ad un nostro<br />
lettore che ci chiede di essere<br />
informato sulla vicenda<br />
dello schiaffo dato dal capo<br />
dei vigili urbani del Comune<br />
di Napoli Luigi Sementa<br />
(nella foto) al cronista Alessandro<br />
Migliaccio due anni<br />
e mezzo fa. L’antefatto: nel<br />
dicembre del 2008 Sementa<br />
convoca Migliaccio nei suoi uffici per discutere di un articolo<br />
uscito sul quotidiano “Il Napoli” a firma del cronista<br />
dove il capo della municipale non ne esce granché bene.<br />
Il giornalista, collaboratore della trasmissione “Le iene”,<br />
viene “accolto” da Sementa con un sonoro ceffone. La<br />
scena viene immortalata dalla microcamera nascosta che<br />
Migliaccio indossa e in men che non si dica il video del<br />
misfatto fa il giro della rete, fino a conquistare la ribalta dei<br />
tg nazionali e locali. Stando a quanto riporta Nello Cozzolino<br />
su “Iustitia”, l’episodio è approdato in tribunale e<br />
Sementa, difeso dall’avvocato Domenico Ciruzzi, ha cercato<br />
una strada per arrivare a una conciliazione, inizialmente<br />
rifiutata da Migliaccio. Pochi mesi fa l’accordo:<br />
nell’udienza del 20 giugno, davanti al giudice di pace Calabrò,<br />
il giornalista ha <strong>sotto</strong>scritto insieme a Sementa la remissione<br />
reciproca delle querele e ha firmato un atto<br />
stragiudiziale, che riporta le scuse del capo dei vigili urbani<br />
e il versamento di un indennizzo, circa 2.500 euro, che<br />
Migliaccio ha donato in beneficenza all’ospedale pediatrico<br />
Santobono di Napoli.<br />
La fotonotizia<br />
Procida, convegno<br />
sui pericoli dell’amianto<br />
“Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della<br />
propria persona”. Così recita l’articolo 3 della Dichiarazione universale<br />
dei diritti umani, <strong>sotto</strong>scritta ed adottata dall’Assemblea Generale<br />
delle Nazioni Unite il 10 dicembre 1948. Purtroppo, pensando ai lavoratori<br />
e ai cittadini che hanno perso la vita a causa di malattie connesse<br />
all’inalazione di polveri di amianto, questa norma sembra essere<br />
rimasta lettera morta. Da queste riflessioni ha preso le mosse il dibattito<br />
tenutosi lo scorso 14 settembre presso la sala consiliare del Comune<br />
Isola di Procida dal titolo “Amianto: tutela e risarcimento del danno -<br />
Aspetti medici e legali”. All’incontro, organizzato dall’associazione Dinghy<br />
Isola di Procida e dallo Studio legale Petruzzelli, hanno partecipato<br />
il sindaco di Procida, Vincenzo Capezzuto, l’assessore ai Trasporti<br />
con delega al Mare, Pasquale<br />
Sabia, l’avvocato<br />
del Foro di Bari, Pierpaolo<br />
Petruzzelli, l’avvocato del<br />
Foro di Philadelphia, Mitchell<br />
S. Cohen, Aniello<br />
Scotto di Santolo, della direzione<br />
generale del Cardarelli<br />
di Napoli, Maria<br />
Giuseppina Lecce, dirigente<br />
del Ministero della<br />
Salute e Maria Salette<br />
Longobardo, dirigente<br />
scolastico dell’ISSS “ITC<br />
Francesco Caracciolo”.<br />
Gli interventi sono stati<br />
moderati dal giornalista<br />
Domenico Ambrosino. Il convegno ha centrato l’attenzione soprattutto<br />
sulle migliaia di <strong>mari</strong>ttimi, tra questi anche gli associati<br />
del Circolo Capitani e Macchinisti di Procida, che, da anni, tentano<br />
di vedersi riconosciuti i danni provocati dall’esposizione alle<br />
fibre di amianto, materiale presente a bordo delle navi <strong>sotto</strong> molteplici<br />
forme.<br />
Piazza Amedeo,<br />
topi a passeggio<br />
Riceviamo e pubblichiamo queste fotografie “inquietanti” scattate in piazza Amedeo dalla signora Vittoria. Vista l’eloquenza delle immagini, riteniamo superfluo ogni commento.
QUART<br />
IERISSIME<br />
14<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
D<br />
Il morso della Taranta<br />
di Paolo D’Angelo<br />
STORIE DI UN PAESE<br />
IN CRISI<br />
i recente ho assistito ad una discussione tra un<br />
commerciante, titolare di un negozio del centro di<br />
Napoli, e il proprietario dell'immobile. I due<br />
discutevano in maniera tranquilla e pacata del fatto che il<br />
commerciante non riusciva più a pagare il fitto di 2.400,00<br />
euro mensili, e, poiché tra i due il rapporto era amichevole,<br />
si era permesso di chiedere al proprietario di abbassare il<br />
canone del fitto, altrimenti, suo malgrado, sarebbe stato<br />
costretto a lasciare il negozio. Il proprietario ascoltava le<br />
ragioni del suo fittuario con comprensione. “Mi dispiace -<br />
diceva il commerciante - ma purtroppo nessuno mi sta<br />
pagando, ho dovuto far eseguire dal mio avvocato tre<br />
decreti ingiuntivi di somme importanti per crediti maturati da<br />
oltre un anno, inoltre la situazione di crisi prospetta solo<br />
commesse di piccola entità che non possono più garantire<br />
spese e costi sostenuti fino ad oggi”. Il proprietario<br />
rispondeva: “Mi rendo conto della situazione, ma tenga<br />
presente che, del fitto onestamente dichiarato, pagate le<br />
tasse, che ammontano a circa un 48%, non mi rimangono in<br />
tasca che circa 1.000,00 euro mensili. Le pare che con un<br />
negozio di questo tipo nel centro della città, dove altri<br />
chiedono anche di più, io non devo intascare neanche<br />
1.000,00 euro mensili? Poi tra spese di manutenzione,<br />
condominio e altro diminuiscono ancora”. L’altro giorno<br />
pranzavo in una trattoria al centro di Milano mentre il<br />
telegiornale parlava, come al solito, di tutte le storie di<br />
Berlusconi. Ero da solo con un cameriere tuttofare ed il<br />
proprietario. Tutti e tre abbiamo iniziato ad inveire contro<br />
queste notizie vuote e che non danno alcuna risposta ad una<br />
società in agonia che non vede un minimo di progettualità,<br />
che non ha prospettive di lavoro e sviluppo per uscire fuori<br />
da una forte crisi economica e d'identità del nostro paese,<br />
senza contare la feroce pressione fiscale arrivata al limite<br />
dell'impossibile. Ognuno di noi tra, imprenditori e<br />
lavoratori, ha un socio occulto che intasca il 50% dei sudati<br />
compensi dando in cambio il nulla: lo Stato. Anche il<br />
proprietario della trattoria era sul punto di chiudere l'attività<br />
e, in un momento di umana confidenza, mi ha detto che la<br />
moglie era ricoverata da tre mesi per una grave crisi<br />
depressiva perché alcune tasse non pagate stavano<br />
letteralmente mangiando la casa comprata con una vita di<br />
sacrifici. Queste due storie mi hanno lasciato un’immensa<br />
tristezza e ogni volta che guardo il telegiornale mi viene il<br />
voltastomaco. Quando ci saranno risposte serie a tutto ciò?<br />
Quando i piccoli imprenditori, artigiani, impiegati, operai<br />
scenderanno tutti insieme in piazza a manifestare le ragioni<br />
di un malcontento che oramai non è più solo di destra o di<br />
sinistra? Dobbiamo ridurci come l’Argentina o la Grecia<br />
prima di avere risposte serie? Da quello che vedo temo di sì.<br />
Che Dio ce la mandi buona, parola della Taranta!<br />
Parcheggio Morelli,<br />
primo in Europa<br />
Sarà anche la città difettosa<br />
ma, di tanto in tanto, Napoli<br />
smentisce tutti, a cominciare<br />
da chi sistematicamente la<br />
colloca all’ultimo gradino<br />
degli standard europei. Stavolta<br />
anzi è proprio il Vecchio<br />
Continente a<br />
consegnare alla città un alloro<br />
prestigioso, conferito oltretutto<br />
nel settore delle<br />
infrastrutture urbane di qualità,<br />
contesto imprenditoriale<br />
ad alta concorrenzialità in<br />
cui abitualmente si misurano<br />
management internazionali<br />
di indiscusso valore. Secondo<br />
l’«European Parking<br />
Association», infatti, il «Morelli<br />
Car Park», inaugurato in<br />
via Morelli lo scorso marzo,<br />
è il parcheggio più bello del<br />
continente: a settembre, l’avveniristica<br />
opera, frutto della<br />
tenacia di Massimo Vernetti,<br />
numero uno del gruppo<br />
«Quick No Problem Parking»<br />
e della concessionaria dei lavori «Napoletana Parcheggi»,<br />
ha ottenuto a Torino l’«European Parking<br />
Award» nella categoria «Soluzioni Innovative»: un autentico<br />
Oscar che incornicia non solo il valore dell’imprenditore<br />
ma anche quello dei cervelli e delle<br />
maestranze che hanno condotto in porto a tempo di record<br />
un vero gioiello architettonico-ingegneristico. E a<br />
proposito di orgoglio partenopeo: «Uno staff esecutivo -<br />
ha ribadito Vernetti - completamente napoletano. Il premio<br />
è la conferma che solo investendo nelle potenzialità<br />
cittadine si può puntare ad una crescita economica e culturale<br />
in ogni settore». Il Parcheggio Morelli si è misurato<br />
con un lotto agguerrito di concorrenti ma le<br />
credenziali esibite dalla struttura napoletana hanno letteralmente<br />
sbaragliato il campo. E se la leadership appena<br />
decretata dagli esperti europei si infila<br />
legittimamente all’occhiello del manager posillipino, lui,<br />
Vernetti, coglie al volo l’occasione per lanciare un messaggio<br />
al neosindaco De Magistris: «Mi auguro che<br />
l’amministrazione comunale sostenga le energie produttive<br />
della città: in passato purtroppo il Comune è stato<br />
spesso visto più come l’ostacolo da superare che come<br />
l’alleato necessario di cui ha bisogno l’imprenditoria cittadina<br />
per realizzare opere di eccellenza, dietro le insegne<br />
della legalità e dell’efficienza: le forze sane di<br />
Napoli sono stanche di speculatori e truffatori. Ecco perché<br />
è ormai tempo di una controparte pubblica che accordi<br />
fiducia e sostegno ai tanti napoletani onesti e in<br />
gamba». Vale, intanto, la pena riepilogare la carta<br />
d’identità del «Parcheggio Morelli»: realizzato in soli 18<br />
mesi, esso si articola in 7 piani, 250 box e 230 posti<br />
auto; al suo interno, poi, «Agorà Morelli», suggestivo<br />
spazio dedicato alla cultura e alla comunicazione. Napoli<br />
la sua «Champions» ha già cominciato a vincerla.
RIFLE<br />
SSIONI<br />
15<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
Odi Mimmo Della Corte<br />
Oltre seicento milioni di euro (pari per chi non avesse ancora<br />
troppa dimestichezza con la matematica a circa 1.200miliardi di<br />
vecchie lire) di deficit nel bilancio dell’Eav, l’holding dei trasporti<br />
in Campania: di conseguenza stazioni chiuse per problemi<br />
strutturali e lavori di rifacimento di linee annunciati mai<br />
effettuati. È il drammatico buco nero di fronte al quale si sono<br />
trovati, all’atto dell’insediamento, i nuovi vertici dell’ente, vale a<br />
dire Nello Polese, amministratore unico, e Valeria Casizzone,<br />
direttore generale. Una situazione estremamente difficile per i<br />
pendolari, costretti a viaggiare come sardine in scatola,<br />
Purtroppo i nodi, da noi denunciati nel 2010 nel libro<br />
“Magnanapoli” ed edito dalla Iuppiter, sono venuti, come<br />
previsto allora, al pettine: e fanno male, anche se i responsabili<br />
veri di questa situazione, come di tutte le altre che affliggono la<br />
nostra regione, ormai non ci sono più. Un altro “costone di<br />
roccia”, quindi, è caduto sulla testa della Giunta Caldoro,<br />
aggravando ulteriormente una realtà già ai limiti del collasso per i<br />
debiti ereditati, e non solo sul fronte dei trasporti (vedi lo<br />
sforamento del patto di stabilità interno), le cui conseguenze<br />
continuano “a farsi sentire” e che i tagli del Governo, quelli già<br />
effettuati e quelli in arrivo, rischiano di rendere addirittura<br />
insostenibile. Il clima nel settore dei trasporti regionali, resta,<br />
TRASPORTI IN TILT, L’ONDA LUNGA<br />
DELLO SGOVERNO BASSOLINIANO<br />
ammassati l’uno all’altro. Ancora di più se<br />
hanno la sfortuna d’imbattersi nell’ultimo<br />
acquisto ferroviario dell’epoca bassoliniana:<br />
treni di “bell’aspetto”, costati il classico<br />
“occhio della testa”, imponenti e dotati di aria<br />
condizionata, ma poco ricettivi, con scarsa<br />
disponibilità di posti e mancanza di appoggi<br />
(cd. mancorrenti) per reggersi quando non si<br />
trova posto a sedere. Più che un sogno svanito,<br />
ad esempio, la Circumvesuviana, sembra<br />
essere diventata un incubo per le decine di<br />
migliaia di pendolari che utilizzano per i loro<br />
spostamenti i mezzi di quello che l’ex<br />
governatore Bassolino ed il suo assessore<br />
regionale ai trasporti Luigi Nicolais avevano<br />
pomposamente definito “Metrò Regionale”.<br />
Tutto questo mentre la riapertura delle scuole<br />
- poiché alle migliaia di pendolari per lavoro si<br />
sono aggiunti le migliaia di studenti che<br />
utilizzano gli stessi mezzi per recarsi a scuola -<br />
ha fatto ulteriormente peggiorare le cose.<br />
“Più che un sogno<br />
svanito, la<br />
Circumvesuviana<br />
sembra essere diventata<br />
un incubo per le decine<br />
di migliaia di pendolari<br />
che utilizzano per i loro<br />
spostamenti i mezzi<br />
di quello che l’ex<br />
governatore Bassolino<br />
ed il suo assessore<br />
regionale ai trasporti<br />
Luigi Nicolais avevano<br />
pomposamente definito<br />
“Metrò Regionale”<br />
quindi, tesissimo. Gli addetti contestano anche il<br />
nuovo piano corse, scattato il 12 settembre scorso,<br />
che ha tagliato 1.200.000 chilometri di<br />
percorrenza all’anno, ritardato di un’ora la<br />
partenza dei primi treni (dalle 5 alle 6) e<br />
anticipato di altrettanto quella degli ultimi (dalle<br />
22 alle 21), con consequenziale soppressione<br />
annua di 39.000 corse. Colpi di scure inevitabili:<br />
“senza sorde nun se cantano messe”. “Paghiamo -<br />
<strong>sotto</strong>linea il consigliere regionale del Pdl, Luciano<br />
Schifone, presidente del Tavolo Regionale del<br />
Partenariato Economico e Sociale della Campania<br />
- l’allegria con la quale sono stati gestiti i<br />
trasporti, e non solo quelli, negli ultimi dieci anni.<br />
Per uscirne, occorre il contributo di tutti, anche<br />
dei lavoratori, le cui difficoltà comprendiamo, ma<br />
ai quali non possiamo non ricordare che la Giunta<br />
regionale sta facendo il massimo per uscire<br />
dall’empasse, ma soprattutto, che anche i cittadini<br />
utenti hanno i propri diritti. Soprattutto quando si<br />
tratta di diritti pagati a così duro prezzo”.
w w w . i l 1 0 . i t<br />
anno III numero 9/10/11<br />
apri le 1O porte del piacere<br />
laPortaVirtuosa<br />
1I/GHP sigla una nuova Napoli<br />
XXX/Credito Cooperativo, la rivincita del cliente<br />
XXXI/Oreste Ferrara, anarchico ignorante<br />
XXXII/Un Centenario Molto Rock<br />
19/Epistolario immaginario<br />
6/La buca di Bacco<br />
8/Non c’è pece fra gli ulivi<br />
Questo mese abbiamo aperto per voi<br />
La Porta d’ingresso<br />
La Porta magica<br />
La Porta del gol<br />
L’imPorta<br />
La Porta virtuosa<br />
laportadeisensi<br />
TOCCARE<br />
VEDERE<br />
SENTIRE<br />
GUSTARE<br />
ANNUSARE:<br />
CIBO PER LA MENTE
anno III n.9>11<br />
settembre/novembre 2011<br />
Periodico edito da Associazione Napoli<br />
Via Carlo Poerio, 89/A<br />
80121 Napoli<br />
DIRETTORE EDITORIALE<br />
Marco Mansueto<br />
DIRETTORE RESPONSABILE<br />
Alessandra Fabbroni<br />
Il San<br />
Carlo diventa<br />
museo: nasce<br />
“MeMus”<br />
In mostra i cimeli di<br />
sessanta opere teatrali<br />
Nel 1737 l’Achille in Sciro di Domenico Sarro<br />
inaugurava l’attività del “teatro più bello del<br />
SPIRAGLI<br />
Giorgio Napolitano con la signora Clio visita il MeMus.<br />
Al centro, la responsabile scientifica del Museo Laura Valente<br />
importante.<br />
Uno spazio complessivo di<br />
600 mq, al quale si accede dal<br />
Palazzo Reale, raccoglie i tesori di un<br />
passato glorioso. Ma non solo, MeMus<br />
crea esperienze con la sua galleria virtuale<br />
che si estende su 100 mq, dando la<br />
possibilità al grande pubblico di ascoltare titoli<br />
musicali, grazie a dei leggii interattivi, o di<br />
attraversare il teatro attraverso un video in 3D.<br />
Ad inaugurare lo spazio museale è arrivato il 1<br />
COMITATO DEL GARANTE DEI LETTORI<br />
Raffaele Bellucci<br />
Giuseppe Savona<br />
Gabriella Napoli<br />
ART<br />
Ferdinando Polverino De Laureto<br />
STAMPA<br />
Arti grafiche Litho 2<br />
Via Principe di Piemonte 118 Casoria NA<br />
Tel. 081.19577163<br />
Sito web: www.il10.it<br />
Iscrizione al Tribunale di Napoli<br />
N° 7 del 03/02/2009<br />
Un costume di Roberto Cappucci e<br />
immagine del trono di Arnaldo<br />
Pomodoro per “Capriccio<br />
Iscrizione ROC 16538<br />
In copertina 1O sembra la<br />
testata del magazine ma non lo<br />
è: 1O diventa così una parte<br />
integrante della PASS1ONE.<br />
Forse quella più evidente.<br />
Semplicemente la CHIAVE<br />
d’eccellenza che conduce alle<br />
1O PORTE DEL PIACERE<br />
selezionate di volta in volta, che il<br />
lettore dovrà aprire con curiosità<br />
(fra quelle che ogni mese la<br />
redazione selezionerà) magari<br />
anche solo “sbirciando” dal buco<br />
della serratura. Ogni PORTA<br />
rappresenta un pretesto per<br />
consentire al lettore di spaziare<br />
dove non è mai stato. O, meglio,<br />
dove in fondo vorrebbe essere.<br />
Una CHIAVE D’ACCESSO<br />
per tutto ciò che è aspettativa,<br />
pulsione e desiderio, fonte<br />
inesauribile di idee, viaggi in<br />
luoghi del buon vivere e non,<br />
incontri con personaggi must,<br />
curiosità, divertissement ma<br />
anche una miriade di aspetti<br />
della realtà che gioco non sono.<br />
Bozzetti di Romain Ertè<br />
per “Pelleas et Melisandre”<br />
AL CENTRO<br />
“Vulcani” di Mimmo Paladino per “Tancredi”<br />
mondo”, come Stendhal definì il San Carlo di<br />
Napoli. Da allora è stato un trionfo di opere,<br />
balletti, concerti; i più grandi compositori e<br />
direttori d’orchestra dei secoli PASSATI hanno<br />
calcato le scene del Lirico: da Verdi a Toscanini,<br />
da Igor Stravinsky a Riccardo Muti. L’edificio ha<br />
resistito a incendi e bombardamenti,<br />
consentendo all’arte e alla cultura di farsi storia<br />
sui suoi palchi. Oggi, dopo oltre 250 anni, nasce<br />
“MeMus”, acronimo di memoria e musica: non<br />
un semplice museo, ma un luogo della memoria<br />
che tende le braccia ad un futuro artistico<br />
ottobre scorso il presidente della Repubblica<br />
Giorgio Napolitano, accompagnato dalla moglie<br />
Clio. MeMus ha avviato la sua attività con la<br />
mostra “Arte dell’opera. Opera ad arte”,<br />
visitabile fino al 30 marzo 2012, curata da<br />
quattro professionisti della famiglia del San<br />
Carlo: Laura Valente, Giusi Giustino, Nicola<br />
Rubertelli e Giulia Minoli. La mostra propone<br />
bozzetti originali, costumi, oggetti di scena,<br />
plastici, documenti sonori e video su sessanta<br />
delle opere protagoniste nella storia del teatro.<br />
(Rossella Galletti)<br />
In questo numero hanno scritto<br />
Laura Cocozza<br />
Rossella Galletti<br />
Rita Giuseppone<br />
II
L'Unità<br />
d'Italia in 90 numeri<br />
del Lotto. A ognuno è<br />
associato un fatto o un<br />
personaggio: c'é il 2 di Manzoni, il 10<br />
di Roberto Baggio, il 77 del cornetto rosso<br />
e l'82 dei campioni del mondo del mondiale<br />
spagnolo. Gli autori della Smorfia “90 sogni che<br />
hanno fatto l'Italia” sono i quasi 5mila votanti che<br />
hanno partecipato ad un sondaggio del portale<br />
Virgilio. Tra loro, più uomini che donne, in prevalenza<br />
lombardi, siculi e laziali. Ne è emerso un Paese che si<br />
divide equamente tra Garibaldi, Bearzot e il Grande<br />
Fratello. Spazio dunque al 39 di Meucci, al 70 di “Non è<br />
la Rai”, al 24 della mozzarella e al 46 di Valentino Rossi.<br />
Mancano Falcone e Borsellino ma c'é Roberto Saviano col<br />
53. E il 90? L’ultimo numero della Smorfia napoletana,<br />
storicamente associato a “la paura”, diventa la cifra delle<br />
Notti Magiche, quelle dei Mondiali di calcio in Italia.<br />
Eppure, giocatori scaramantici di tutta Italia, si recano<br />
ancora in ricevitoria sfogliando piccoli breviari della<br />
Smorfia classica napoletana, affidando i loro sogni ai<br />
numeri<br />
della tradizione: 17<br />
“’a disgrazia”, 13<br />
“Sant’Antonio”, 72 “’a<br />
maraviglia” e tanti altri più o meno<br />
conosciuti. La pratica dell’interpretazione<br />
dei sogni e della Cabala si perde nella notte<br />
dei tempi, ma è stato il gioco del lotto,<br />
inventato a Milano a metà ‘400, a dare un senso<br />
a sogni, visioni, premonizioni e fatti inusuali,<br />
rendendoli oggetto di interpretazione per tirarne<br />
fuori l’ambo, il terno o la quaterna vincenti.<br />
Napoli si conferma<br />
capitale del lotto,<br />
non c’è crisi<br />
per il gioco che<br />
stregò Dickens<br />
E intanto arriva<br />
la nuova Smorfia<br />
IV/La tassa dei sogni<br />
X/Quella Bibbia dei numeri<br />
Gira<br />
la ruota
CCon regolarità<br />
e frenesia, tre volte<br />
a settimana, i napoletani -<br />
non tutti ma un bel gruzzolo - pagano<br />
la tassa del lotto. Tassa dei<br />
fessi, secondo Eduardo Scarfoglio;<br />
tassa dei sogni, «unico grande irrinunciabile<br />
patrimonio dei poveri», scrive Vittorio<br />
Paliotti. Se di gabella si tratta,<br />
Napoli la sborsa con sentimento. Da queste<br />
parti i giocatori sono tra i più incalliti<br />
e sognatori, e nell’immaginario collettivo,<br />
quando si parla della città di Pulcinella si<br />
pensa alla pizza, al mandolino, al mare,<br />
a San Gennaro, a Posillipo, alle canzoni<br />
e al «bancolotto». Eppure il gioco del lotto<br />
non nacque all’ombra del Vesuvio ma<br />
della Madunnina. Milàn, 1448: Francesco<br />
Taverna, ragioniere che vive e sopravvive<br />
di numeri, dà inizio al valzer<br />
delle estrazioni e inventa una sorta di<br />
gioco del lotto. Il gioco del «ragiunatt» Taverna<br />
piace e conquista prima Firenze e<br />
La tassa<br />
dei sogni<br />
Gira la ruota<br />
di Max De Francesco<br />
poi Genova, dove, nel 1576, un certo Benedetto<br />
Gentile ha un’altra idea: abbinare<br />
ciascun numero al nome di uno dei candidati<br />
del Serenissimo Collegio. Il gioco,<br />
detto «del Seminario», si perfeziona e si<br />
«politicizza»: il successo è tale che il governo<br />
della Repubblica genovese decide<br />
di statalizzarlo. Altre città italiane fiutano<br />
l’affare e trovano nel lotto un amico e un<br />
tesoro. Genova, inoltre, per incassare più<br />
denari e alzare la febbre del gioco (e delle<br />
illusioni), forma il «personale del lotto»,<br />
ovvero una task-force di corrieri girovaghi<br />
con la missione di raccogliere puntate<br />
e pagare vincite.<br />
Prima che il lotto entrasse nei cuori e nei<br />
sogni partenopei, a Napoli, nel Cinquecento,<br />
si scommetteva, presso ricevitorie<br />
private, sul sesso dei<br />
nascituri e sui nomi dei nuovi<br />
papi. Si scommetteva troppo,<br />
e troppo si giocava col<br />
sacro e col profano. L’amministrazione vicereale<br />
il 3 marzo del 1583 vietò di<br />
«scommettere sulla morte del papa». Nel<br />
1682, invece, per contrastare l’egemonia<br />
dei ricevitori vaganti di Genova anche a<br />
Napoli si decise di far divenire ufficiale il<br />
gioco del lotto. In un giro di puntate e<br />
giornate, la città che da sempre dà i numeri,<br />
divenne la capitale italiana del lotto.<br />
Il papa ritornò in gioco: ogni accadimento<br />
era quello giusto per indovinare il terno<br />
della svolta. Ad aggiudicarsi l’appalto del<br />
lotto fu un tal Goffredo Spinola. Tra le novità<br />
ci fu quella di abbinare, di volta in<br />
volta, i novanta numeri ai nomi delle orfanelle<br />
dell’ospizio dell’Annunziata. Le<br />
sorteggiate incassavano una «dote di<br />
<strong>mari</strong>taggio», sottratta dal montepremi.<br />
Dalla ruota dell’Annunziata<br />
- dove venivano abbandonati i<br />
figli del peccato - alla ruota<br />
di Napoli: l’accoppiata<br />
scommesse&solidarietà fu strategicamente<br />
perfetta e anticipò la tendenza, così in<br />
voga ai giorni nostri, dei giochi a sfondo<br />
benefico. Lazzaroni e aristocratici: nessuno<br />
rinunciava alla «giocata» fino a che<br />
non arrivò Giuseppe Garibaldi. Il condottiero,<br />
nel settembre del 1860, dopo quattro<br />
giorni dal suo ingresso nel capoluogo<br />
campano, decise di abolire il gioco del<br />
lotto. Mai provvedimento fu più infelice.<br />
L’eroe dei due mondi non conosceva per<br />
niente il mondo di Partenope. A causa di<br />
una rivoluzione, capeggiata da pezzenti<br />
e altolocati, tre mesi dopo l’impopolare<br />
decisione garibaldina, il luogotenente Farini,<br />
anche per arginare le giocate clandestine<br />
gestite dalla camorra, ripristinò<br />
il lotto. Nonostante i tentativi di osteggiare<br />
il gioco, - più di un secolo<br />
prima di Garibaldi, precisamente<br />
nel 1728, papa Benedetto<br />
minacciò persino<br />
IV
la scomunica<br />
a chi «giocava i numeri»<br />
- il demone del lotto<br />
spopola, tanto da incrementarne<br />
le estrazioni. Da 2 o 3 all’anno del<br />
1737, divennero 18 nei primi dell'Ottocento;<br />
nel 1807 si puntava due volte<br />
al mese; dal 1871, invece, cominciarono<br />
ad essere settimanali. Agli inizi del Novecento,<br />
Napoli campa di sole, belle époque,<br />
guai, ‘nzirie, numeri e smorfie. Oltre<br />
al censo, provvede il lotto a dividere il popolo.<br />
La città, come scriverà Matilde<br />
Serao, è abitata quasi esclusivamente da<br />
«postieri» (ricevitori del lotto), da «fissati»<br />
(giocatori estremi, senza speranza di recupero)<br />
e da «assistiti», ovvero veggenti,<br />
o presunti tali, dalle misteriose virtù divinatorie<br />
che rivelavano numeri vincenti. A<br />
queste caste, vanno aggiunte quella dei<br />
«cabalisti» (sistemisti che fondavano le<br />
loro previsioni su rigorosi studi matematici)<br />
e quella degli affezionati al «Gobbetto»,<br />
settimanale per «iucatori» che<br />
iniziò a pubblicare terni «sicuri» e a spiegare<br />
come far numeri dai sogni. Semplice<br />
lo slogan del giornaletto: «Volete vincere<br />
al Lotto? Comprate il Gobbetto. Vincite sicure.<br />
Pensarci prima per non pentirsi<br />
dopo». Il caricaturista Francesco Bufi, invece,<br />
fondò nel 1913 il giornale umoristico<br />
dal titolo «6 e 22». Il successo fu<br />
immediato anche per l’intuizione di aver<br />
scelto come testata un ambo popolare i<br />
cui numeri, nella cabala napoletana, simboleggiano<br />
il sesso femminile e i pazzi.<br />
Storia di un gioco<br />
che nacque<br />
<strong>sotto</strong> la Madunnina,<br />
tra veti garibaldini<br />
e scomuniche<br />
papali<br />
Napoli,<br />
1845: Charles Dickens, il<br />
celebre narratore vittoriano,<br />
assiste a un’estrazione del lotto.<br />
Queste le sue impressioni, tratte da<br />
Pictures from Italy (1846). «Il gioco del<br />
lotto trova a Napoli il suo naturale luogo<br />
d’elezione. Sono le 4 del pomeriggio, e<br />
possiamo andare ad assistere all’estrazione.<br />
La cerimonia ha luogo ogni sabato nel<br />
tribunale, una galleria che emana odore di<br />
terra, bizzarra, umida come un carcere. In<br />
fondo vi è una pedana e, su questa, un<br />
grande tavolo a forma di ferro di cavallo<br />
dove siedono il Presidente e i membri della<br />
Commissione, tutti giudici della legge.<br />
L’uomo che siede alle spalle del Presidente è<br />
il Capo Lazzarone, una specie di tribuno del<br />
popolo, da questo eletto perché controlli che<br />
tutto si svolga secondo le regole. E’ un uomo<br />
di carnagione scura, i vestiti a brandelli, i<br />
capelli arruffati che gli ricadono sulla faccia.<br />
E’ ricoperto, dalla testa ai piedi, di purissimo<br />
sudiciume. Tutto il resto della stanza trabocca<br />
L’estrazione<br />
di Dickens<br />
Sono due le tesi più gettonate sul perché,<br />
da Trieste in giù, il gioco dei giochi si<br />
chiami «lotto».<br />
La prima: la parola deriva dal tedesco<br />
«hleut», un oggetto particolare che veniva<br />
lanciato in aria per risolvere, affidandosi<br />
al caso, controversie patrimoniali fra<br />
membri di tribù; la seconda: il termine ha<br />
origine dal francese «lot», che significa<br />
premio, sorte. E se è vero che esiste un<br />
progetto per creare un lotto internazionale<br />
europeo, il mito del gioco dei sogni ha già<br />
fatto il giro del mondo grazie ad Eduardo<br />
de Filippo. Nella sua commedia «Non ti<br />
pago» si narra la storia del ricevitore del<br />
lotto don Ferdinando Quagliuolo che decide<br />
di non pagare la vincita al cliente<br />
Bartolini, reo di aver vinto, per sua<br />
stessa ammissione, con dei numeri<br />
rivelatigli in sogno dal defunto<br />
padre di don Ferdinando.<br />
della più infima plebaglia napoletana,<br />
controllata da un drappello di soldati. Poco<br />
dopo, il personaggio più interessante della<br />
procedura è il ragazzo che deve estrarre i<br />
numeri, vestito con una giacchetta di tela<br />
d’Olanda scura; il braccio destro è nudo fino<br />
alla spalla, pronto a essere immerso nella<br />
cassetta. Il giudice estrae un numero,<br />
arrotolato intorno a un corpo rigido, e lo<br />
porge al giudice accanto. Questi lo svolge un<br />
po’ e lo porge al Presidente. Il Presidente<br />
srotola lentamente, alza il biglietto spiegato<br />
e lo porge al Capo Lazzarone. Il Capo<br />
Lazzarone lo guarda avidamente e poi grida<br />
stridulo: “Sessantadue!”. Egli non ha giocato<br />
il numero estratto, perciò fa il viso lungo e<br />
rotea gli occhi con aria selvaggia(…). Il Capo<br />
Lazzarone ha investito il suo denaro fino<br />
all’ultimo centesimo, ma neanche l’ultimo<br />
numero estratto rientra tra quelli da lui<br />
giocati perciò si torce le mani e alza gli<br />
occhi al soffitto, come a rimproverare in<br />
tacita angoscia il suo santo patrono<br />
per aver tradito in maniera così<br />
grossolana la sua fiducia».<br />
V
Gira la ruota<br />
HHa origini<br />
così antiche che nessuno<br />
le conosce. Ma forse il suo segreto<br />
è racchiuso nel nome: la<br />
Smorfia ha quasi certamente nel suo<br />
etimo Morfeo, il Dio dei sogni. E il<br />
mondo onirico sembra essere la radice<br />
dalla quale è nato e cresciuto il libro che<br />
ogni napoletano, e in generale ogni giocatore<br />
del Lotto, considera come un breviario.<br />
La maggior parte delle teorie sulle<br />
origini della Smorfia napoletana, infatti,<br />
conducono inevitabilmente alla conclusione<br />
che essa derivi da versioni volgarizzate<br />
degli antichi libri dei sogni. Difficile<br />
stabilire quando abbia avuto inizio la consuetudine<br />
di interpretare le visioni notturne.<br />
L’esempio più antico e famoso si trova nella<br />
Bibbia ed è rappresentato dal sogno premonitore<br />
del faraone in cui egli aveva visto<br />
prima sette vacche grasse e poi sette<br />
magre. Sogno che, interpretato da Giuseppe,<br />
figlio di Giacobbe, come un avvertimento<br />
del Signore che annunziava, dopo<br />
sette anni di abbondanza, sette anni di carestia,<br />
salvò l’Egitto da sicura rovina. L’interpretazione<br />
dei sogni fu inoltre praticata<br />
dai Caldei, dagli Arabi e dai Persiani. In<br />
Egitto, in Grecia e a Roma era affidata a<br />
speciali sacerdoti, gli «oneirocritai» che<br />
diedero vita all’Oniromanzia, ovvero, la<br />
«Divinazione dei sogni». E non a caso, il<br />
primo esempio di Smorfia in forma scritta<br />
si chiamava appunto «Libro divinatore universale<br />
del Lotto», libro che i «postieri»,<br />
cioè i ricevitori dei Regi Lotti napoletani,<br />
di Laura Cocozza<br />
Quella Bibbia<br />
dei numeri<br />
avevano sempre accanto a sé e che indicava<br />
tutti i numeri corrispondenti ad avvenimenti<br />
e personaggi. Di questi manuali<br />
erano autori per lo più scrittori anonimi che<br />
si rifacevano agli scritti di quei maghi e<br />
scienziati che nelle epoche precedenti avevano<br />
studiato e praticato l’oniromanzia e<br />
la Qabbalah ebraica. Il primo di questi fu<br />
Artemidoro di Daldi, medico greco, che<br />
nel II secolo dopo Cristo scrisse cinque libri<br />
sul sogno, classificandoli in altretanti tipi:<br />
sogni simbolici, visioni diurne, sogni oracolari,<br />
quelli che rappresentano l’appagamento<br />
di un desiderio e gli incubi.<br />
Successivamente, anche Macrobio, nel<br />
400 d.C. scrisse un trattato in cui classificava<br />
i sogni in cinque tipologie ed anch’egli<br />
conveniva che ce n’erano<br />
alcuni, gli oracoli, che rappresentavano<br />
la risposta degli dei alle domande<br />
poste dagli uomini. E<br />
oracoli erano anche i<br />
luoghi dove gli indovini parlavano per<br />
bocca di un dio. Sebbene l’arte divinatoria<br />
di questi ultimi non sopravvisse all’avvento<br />
del Cristianesimo, la credenza che<br />
nei sogni si manifestassero esseri superiori<br />
o demoni, proseguì anche nei secoli successivi.<br />
Nel Medioevo e nel Rinascimento<br />
fiorirono grandi cabalisti: Gaurio, Ruggeri,<br />
Nostradamus, Cardano, Della Porta i quali<br />
diedero vita - basandosi su una propria<br />
attività di ricerca o sullo studio degli autori<br />
antichi e moderni - ad affascinanti teorie<br />
che mescolavano occultismo, oniromanzia<br />
e astrologia. La caratteristica principale<br />
della Qabbalah è infatti, il simbolismo. La<br />
parola stessa, di origine ebraica, significa<br />
tradizione, ovvero tradizione delle<br />
cose divine. Abraham Abulafia, mistico<br />
cabalista ebreo-spagnolo del<br />
XIII secolo, basandosi sul fatto che<br />
nell’ebraico ogni lettera corrisponde<br />
a un valore<br />
numerico, affidò proprio ai numeri la trascrizione<br />
delle sue meditazioni, realizzando<br />
un’opera letteraria di sole cifre. Nei<br />
secoli successivi, pensatori e mistici continuarono<br />
ad alimentare la teoria secondo<br />
cui è possibile desumere da ogni parola il<br />
valore numerico corrispondente, cercando<br />
il connubio tra scienza divina e sapienza<br />
umana, per nobili fini. Ma già dalla metà<br />
del Cinquecento la Cabala venne piegata,<br />
invece, ad una popolarizzazione che trasforma<br />
il cabalista in un interprete di segni<br />
o sogni, da tradurre in numeri.<br />
La Smorfia è il risultato delle diverse tradizioni<br />
confluite nel gioco: c’è quella orale,<br />
che collega i numeri ai sogni e ai fatti<br />
della vita quotidiana e quella colta, esoterica,<br />
che usa la Cabala per indovinare<br />
i numeri. Il libro della Smorfia<br />
è infatti diviso in due parti. La<br />
prima è una sorta di vocabolario<br />
che raggiunge<br />
VI
anche le<br />
50.000 voci, con termini<br />
in ordine alfabetico accoppiati<br />
ai rispettivi numeri. La seconda<br />
parte si occupa invece delle tecniche<br />
più raffinate per derivare numeri da<br />
altri numeri, le cosiddette «tavole rutiliane»<br />
- dal nome del matematico cosentino<br />
Rutilio Benincasa che le redasse nel<br />
1552 - e altre simili tabelle che giungono<br />
dalla tradizione della Cabala.<br />
A Napoli, entrambe le tradizioni trovarono<br />
terreno fertile, essendo il popolo partenopeo<br />
naturalmente portato ad interpretare<br />
ogni avvenimento o cosa come segno del<br />
destino, verità nascosta o arcano che si rivela<br />
in numeri da giocare sulle «ruote».<br />
Tutta la realtà era quindi riconducibile alle<br />
novanta cifre della Smorfia che era quindi<br />
come un grande libro del mondo. I suoi interpreti<br />
principali erano i cabalisti e gli assistiti,<br />
ciascuno con la sua schiera di<br />
seguaci. I primi studiavano con faticosi calcoli<br />
aritmetici, attraverso il prontuario delle<br />
estrazioni degli ultimi cinquant’anni, per<br />
Il mito<br />
della Smorfia<br />
e il rito<br />
degli “assistiti”<br />
ricavare ambi, terni e quaterne per la<br />
successiva «sortita», mentre i secondi,<br />
grazie a misteriose – e spesso abilmente<br />
costruite – virtù divinatorie, conoscevano<br />
in anticipo le estrazioni. I cabalisti, ovvero,<br />
i veri studiosi della Smorfia, a ben<br />
cercare, erano dappertutto: nelle catapecchie<br />
come nei salotti. Gli assistiti, invece,<br />
secondo quanto tramandato, non<br />
erano mai più di settantadue, come settantadue<br />
erano, secondo le credenze, le<br />
lingue che essi, sebbene quasi analfabeti,<br />
avrebbero dovuto conoscere. Data la diffusione<br />
dei cabalisti, di uno solo di essi è<br />
rimasto il nome, a Napoli, ed è Don<br />
Francisco, sul cui lucido teschio esumato<br />
ed esposto nel cimitero delle Fontanelle,<br />
venivano deposti fiori e accesi<br />
lumini, nella speranza che nottetempo,<br />
il suo spirito rivelasse un<br />
ambo ai devoti in attesa<br />
fuori al cancello. Finchè<br />
la Polizia non li allontanò perché<br />
troppi. Degli assistiti, al contrario, si tramandano<br />
vari nomi. Tra gli altri «Cagli-<br />
Cagli», catturato di notte da due «patute»<br />
– così venivano definiti quegli uomini che<br />
assistevano nel cortile del Lotto a Santa<br />
Chiara, poi semidistrutto nel 1943, alle<br />
estrazioni dei numeri, urlando e imprecando<br />
per le mancate vincite o gridando<br />
di euforia in caso di vincita – e tenuto sospeso<br />
nella tromba di un pozzo mentre<br />
un pezzo di lardo bollente gli colava sulle<br />
spalle nude, perché rivelasse i sospirati<br />
numeri. Seguirono, dopo la sua morte,<br />
Niculino Angrisano, ‘O prufessore, Michele<br />
‘o scuoglio, il sagrestano Rafele<br />
Amato e ‘O Schiavuttiello d’ ‘o Gesù. E<br />
poi ancora ‘O monaco d’ ‘o vico Sapunaro,<br />
Errico ‘o Trunaro, Barbettone<br />
‘e San Marco e Rafele ‘o<br />
guaglione.<br />
VII
Ogni<br />
favola<br />
è un gioco<br />
ed è vera<br />
soltanto<br />
a metà<br />
X/Mozzarella Stories, pulp comedy nel segno delle bufale<br />
XI/“Napoletans”, colpi di scena e risate per il primo film di Luigi Russo<br />
XII/Kader e Moses: dall’Africa al Festival di Venezia con “Là-bas
I<br />
Il Nuovo Cinema<br />
Campano ha un protagonista<br />
in più. Il suo nome è Edoardo De<br />
Angelis, regista casertano formatosi al<br />
Centro sperimentale di Cinematografia,<br />
cresciuto a pane e commedia all’italiana, la<br />
cui poetica si basa essenzialmente, come ama<br />
ripetere nelle interviste, sullo “spaesamento,<br />
sulla sorpresa come conclusione di ogni scena”.<br />
Fedele al suo credo, Mozzarella Stories, il suo<br />
primo lungometraggio, coprodotto da Bavaria<br />
Media Italia, Eagle Pictures e Centro<br />
sperimentale di Cinematografia con la<br />
prestigiosa collaborazione di Emir Kusturica, è<br />
opera spiazzante a partire dal plot: Ciccio Dop<br />
è un imprenditore-boss della mozzarella di<br />
bufala nel casertano, che vede all’improvviso il<br />
suo impero vacillare per l’arrivo sul mercato di<br />
una mozzarella molto economica prodotta dai<br />
cinesi. “Questo è un film - ha detto De Angelis -<br />
che nasce da personaggi conosciuti nei miei<br />
Mozzarella Stories,<br />
pulp comedy<br />
nel segno delle bufale<br />
di Enrico Lava<br />
Il regista Edoardo De Angelis “spiazza” il pubblico con un’opera prima coprodotta<br />
da Emir Kusturica. Convince Luisa Ranieri nel ruolo della vulcanica Sofia<br />
anni a Caserta, realtà che vive intorno alla<br />
mozzarella, il formaggio che anche nella forma<br />
ricorda un mondo, e che per l’indotto che<br />
genera è chiamato ‘oro bianco’. Tutto nacque<br />
da un articolo sui pomodori ciliegini cinesi. Lo<br />
lessi e pensai: può succedere anche con la<br />
mozzarella”. L’opera prima di De Angelis è<br />
una pulp comedy dal cast eclettico e<br />
sorprendente - da Massimiliano<br />
Gallo a Gianpaolo Fabrizio, da<br />
Andrea Renzi alla figlia<br />
d’arte Aida Turturro a Luca Zingaretti - in cui<br />
spicca la vulcanica Luisa Ranieri, mattatrice<br />
della pellicola nel ruolo di Sofia, figlia di Ciccio<br />
Dop, pronta a rivoluzionare la sua vita e<br />
soprattutto quella degli altri. Il film esplode di<br />
trovate tra momenti melò e giochi tarantiniani,<br />
mettendo in pista personaggi che piacerebbero<br />
ad Almodovar e sarebbero piaciuti a Buñuel,<br />
perché escono da una galleria di antieroi<br />
stravaganti, costantemente scalpitanti nel loro<br />
vivere “improbabile” quotidiano. Antieroi che<br />
per certi versi, ricordano non solo quelli di<br />
Monicelli e Germi, ma anche quelli del<br />
coproduttore Kusturica, del quale De Angelis<br />
conosce a memoria tutti i film, affascinato<br />
dalla sua sensibilità narrativa e da quella<br />
capacità del regista di Sarajevo di<br />
“sdrammatizzare e di inseguire quella<br />
commistione un po’spiazzante tra<br />
antico e moderno”. Mozzarella<br />
Stories merita di essere<br />
visto anche perché propone al pubblico due<br />
appassionati inni: quello alla indomita<br />
“femmina” Sofia (Luisa Ranieri: “Il nostro è un<br />
cinema maschilista: è raro trovare un film<br />
pensato e scritto per un’attrice”) e quello,<br />
molto particolare, alle bufale che, come ha<br />
detto De Angelis, “sono intelligentissime, schive<br />
e di grande carattere”.<br />
X
DDicembre al<br />
cinema: torna la grande<br />
commedia all'italiana, quella di<br />
stampo anni '70, ma con credenziali<br />
tutte napoletane. Anzi, “Napoletans”. È<br />
questo il titolo, infatti, di quella che si<br />
candida a essere la pellicola comica più<br />
gettonata dal pubblico, con sold out<br />
garantito ai botteghini. Interamente girato a<br />
Bacoli e Baia, “Napoletans” si avvale della<br />
sceneggiatura di Luca Biglione e Sergio<br />
Martino, autore di film cult come<br />
«L'allenatore nel pallone» e «Giovannona<br />
coscia lunga disonorata con onore», e segna<br />
il debutto sul grande schermo dell’avvenente<br />
showgirl serba Nina Senicar e l’esordio alla<br />
regia cinematografica di Luigi Russo.<br />
Napoletano, classe 1970, Russo, oltre che<br />
regista ed autore per il teatro e la tv, è stato<br />
attore, mimo e anche clown. La storia è<br />
quella di una famiglia borghese di Napoli, la<br />
“Napoletans”,<br />
colpi di scena e risate per<br />
il primo film di Luigi Russo<br />
Nel cast della commedia<br />
in uscita a dicembre,<br />
Nina Senicar<br />
e Maurizio Casagrande<br />
famiglia Di Gennaro, che vive il suo tran tran<br />
quotidiano a Baia, piccolo paesino del Sud<br />
dove tutti si conoscono, quando la bella<br />
Angela (Nina Senicar), diplomata infermiera,<br />
arriva in paese e sconvolge la vita dei<br />
personaggi. Nella trama, montata ad hoc<br />
per garantire colpi di scena, risate e<br />
risvolti inaspettati, si muove una<br />
carrellata di personaggi tipici del<br />
meridione: Gennaro, il<br />
dentista farfallone, la<br />
moglie Anna, casalinga disperata convertita<br />
al buddismo, il figlio Roberto, studente di<br />
Medicina col pallino della musica, Mattia, la<br />
piccola peste che farà di tutto per screditare<br />
il preside della sua scuola segretamente<br />
innamorato della professoressa Tani, e<br />
tanti altri. Non possono mancare,<br />
ovviamente, il finto zio e il finto Conte,<br />
in realtà due truffatori, che si<br />
presentano in casa Di Gennaro<br />
per impossessarsi di un<br />
prezioso diamante. La narrazione prosegue<br />
con gag esilaranti, equivoci e inganni, il tutto<br />
coronato dalla storia d’amore tra Roberto e<br />
Angela. Insomma, tra <strong>mari</strong>ti fedifraghi, mogli<br />
e amanti, giovani innamorati, zii falsi,<br />
diamanti veri, figli pestiferi e assistenti<br />
pasticcioni, si propongono tutti gli ingredienti<br />
per una moderna commedia all’italiana che<br />
vanta un cast di tutto rispetto. Con la Senicar,<br />
infatti, sullo schermo anche Maurizio<br />
Casagrande, Massimo Ceccherini, Maurizio<br />
Battista, Andrea Roncato, e il trio di<br />
“Benvenuti al Sud” composto da Giacomo<br />
Rizzo, Nando Paone e Nunzia Schiano. Altri<br />
interpreti: Sebastiano Lo Monaco, Susy Del<br />
Giudice, Francesca Ceci, Renato Paioli e<br />
Cosetta Turco. Un film per tutta la famiglia<br />
che inserisce Russo a pieno titolo tra i giovani<br />
cineasti emergenti campani, anche se il<br />
regista non rinuncia al suo primo amore, il<br />
teatro: quest’anno, infatti, firma la regia<br />
degli spettacoli “Il mio secondo<br />
matrimonio” con Maurizio Battista che<br />
debutta a febbraio al Teatro Sistina e<br />
di “Donne che vogliono tutto” a<br />
marzo al Teatro De’ Servi. (lc)<br />
XI
L“Là-bas” in francese<br />
significa laggiù. Ma per gli<br />
africani indica anche l’Europa,<br />
l’altrove, un luogo lontano non importa<br />
se a nord o se a sud. È così per migliaia di<br />
migranti che sbarcano sulle coste italiane.<br />
Ed è così per i protagonisti di “Là-bas” (tutti<br />
africani), le cui storie di finzione si intrecciano<br />
alla vita reale. È il caso di Kader Alassane,<br />
originario del Benin, cantante, arrivato a Napoli<br />
anni fa con la speranza di poter vivere una vita<br />
migliore. La sua storia non è molto diversa da<br />
quella di Yssouf, di cui interpreta la parte. «Nei<br />
panni di Yssouf - confida l’attore - mi sono<br />
sentito a mio agio perché la sua storia narra<br />
quasi la metà della mia vicenda: un ragazzo<br />
che viene dall’Africa in Europa per imparare,<br />
per darsi una possibilità e invece si ritrova in<br />
una situazione peggiore di quella che ha<br />
lasciato nel suo paese». A qualcuno, come i sei<br />
africani che hanno trovato la morte a Castel<br />
Kader e Moses:<br />
dall’Africa al Festival<br />
di Venezia con “Là-bas<br />
di Rossella Galletti<br />
Il regista e i protagonisti del film rivelazione dell’anno<br />
raccontano la vita degli immigrati africani in Italia<br />
Volturno nel 2008, la speranza è stata portata<br />
via dai proiettili della camorra. A quella<br />
vicenda “Là-bas” si ispira. Ed è probabilmente<br />
l’amara verità catturata dalla macchina da<br />
presa ad aver scosso e convinto la giuria del<br />
Festival di Venezia a conferire al film scritto<br />
e diretto da Guido Lombardi ben due<br />
premi: la Settimana della Critica e il<br />
Leone del Futuro. L’idea del film,<br />
racconta il regista, è nata<br />
proprio «di concerto con<br />
Kader Alassane, l’attore protagonista. Kader è<br />
un immigrato, abita a Napoli da 10 anni. Io<br />
l’ho conosciuto diversi anni fa grazie al mio<br />
lavoro di cameraman. Kader e Moussa Mone,<br />
che è il coprotagonista di Là-bas,<br />
organizzavano feste per africani nelle<br />
discoteche del Litorale Domizio e<br />
chiamavano me per realizzare le riprese<br />
di queste feste, visto che agli africani<br />
piace avere un ricordo, un Dvd<br />
della festa alla quale<br />
hanno partecipato. Così ho scoperto che a Castel<br />
Volturno esiste un pezzo di Africa che ha la sua<br />
vita, i suoi rituali d’incontro, le sue tradizioni. E<br />
ne sono rimasto affascinato. I racconti di Kader e<br />
Moses, che hanno avuto un’esperienza simile a<br />
quella del mio protagonista, mi hanno aiutato a<br />
costruire la storia». Poco più di un anno fa<br />
Lombardi non avrebbe mai immaginato di<br />
vincere: «Nemmeno il giorno prima della<br />
premiazione lo avrei mai immaginato. E invece<br />
il progetto è piaciuto, credo per l’onestà<br />
intellettuale con la quale l’ho realizzato, al di là<br />
del valore artistico». Alassane ricorda le sue<br />
emozioni dei giorni al Lido: «Non sapevo che<br />
avremmo vinto, ma ero convinto che sarebbe<br />
andata bene. Ho sempre avuto fiducia in<br />
quello che stavamo facendo». Due<br />
riconoscimenti importanti che hanno<br />
spinto Cinecittà Luce a distribuire il<br />
film nelle sale.<br />
XII
“Oj vita, oj vita<br />
mia”, queste le parole più belle per<br />
ogni tifoso azzurro da quando la canzone<br />
“'O surdato 'nnammurato” scritta da Aniello Calfiano<br />
e musicata da Enrico Cannio nel 1915, è diventata<br />
una sorta di inno del Napoli da cantare allo stadio<br />
dopo ogni impresa vittoriosa degli azzurri. La stessa canzone,<br />
che descrive la tristezza di un soldato che combatte al<br />
fronte durante la Prima guerra mondiale e che soffre per la<br />
lontananza dalla donna di cui è innamorato, è stata la colonna<br />
sonora dei match che hanno condotto il Napoli a disputare la<br />
tanto anelata Champions League che mancava da ben 22 anni.<br />
Questa cavalcata vittoriosa è l’oggetto della ricostruzione di<br />
Mimmo Carratelli nel suo ultimo volume, intitolato, appunto,<br />
“Oj vita mia - L’Europa e la magica stagione 2010-2011”,<br />
edito da Centoautori. 176 pagine di pura passione azzurra nelle<br />
quali Carratelli, giornalista sportivo che non ha bisogno di presentazioni,<br />
con l’aiuto di Ilaria Puglia de “Il napolista”, racconta<br />
la storia recentissima del Calcio Napoli, il suo ingresso<br />
nell’olimpo delle squadre che contano e lo smisurato affetto<br />
della sua tifoseria, che non conosce confini. Un’affascinante ricostruzione<br />
storica che s’intreccia con un’appassionata e divertente<br />
memoria dell’ultima stagione, vissuta tra la tribuna<br />
Posillipo e le dirette televisive, si raccontano le vicende di una<br />
squadra famosa nel mondo per i suoi tifosi e di come questi<br />
stessi appassionati ne abbiano seguito e sostenuto la rinascita<br />
dopo anni di disastri finanziari oltre che sportivi. Un’accorata<br />
testimonianza di come il nuovo Napoli di De Laurentiis, Mazzarri<br />
e Cavani rappresenti, oggi, un punto di riferimento per<br />
una città in bilico tra il declino e la consacrazione, tra passato<br />
e futuro, un futuro da campioni. (rg)<br />
“Oj vita mia”, Carratelli<br />
racconta la cavalcata del Napoli<br />
verso la Champions<br />
LAPORTA<br />
DELGOL<br />
XIV/Nuovo San Paolo, un futuro possibile<br />
XIV/Il fantastadio che vorremmo<br />
In qualunque angolo del mondo c’è un bambino che tira calci<br />
ad un pallone e milioni di adulti che vorrebbero essere quel bambino
greta passione<br />
nerazzura del sindaco.<br />
Tanti gli interessi comuni:<br />
Napoli e il Napoli, certo, ma soprattutto<br />
gli affari. In particolare, la completa<br />
ristrutturazione del San Paolo (di proprietà<br />
del Comune) e di tutta l’area circostante.<br />
Tramontata insieme all’amministrazione Iervolino<br />
l’ipotesi di costruire un nuovo impianto a<br />
Miano, i conti perennemente in rosso di palazzo<br />
San Giacomo non lasciano che una possibilità:<br />
l’acquisto del San Paolo da parte di De Laurentiis.<br />
Il Napoli diventerebbe così la seconda società<br />
in Italia (dopo la Juventus), ad avere uno stadio<br />
di proprietà come Manchester United e Bayern<br />
Monaco. Una questione delicatissima, sulla quale<br />
è recentemente intervenuta Giuseppina Tommasielli,<br />
assessore allo Sport del Comune, nonché<br />
“terzo incomodo” del duo Luigi-Aurelio. «De Laurentiis<br />
proprietario del San Paolo? È un argomento<br />
di discussione intensa nell’assessorato e<br />
A Attenti a<br />
quei due. Non si tratta di<br />
Tony Curtis e Roger Moore nell’omonima<br />
serie tv degli anni ’70 ma<br />
di Luigi De Magistris e Aurelio De Laurentiis.<br />
La “strana coppia” fila d’amore e<br />
d’accordo fin dai tempi della campagna elettorale<br />
e viene avvistata praticamente ovunque:<br />
dagli spalti, alla tribuna, agli spogliatoi del San<br />
Paolo. Numerose anche le cene tête-à-tête, tutte<br />
documentate dalla stampa, che ha cercato di<br />
mettere zizzania tra i due, presumendo una secon<br />
il sindaco.<br />
È prematuro parlare<br />
di come si evolverà questa ipotesi<br />
che, devo dire, sto svolgendo minuziosamente».<br />
Così la Tommasielli a Radio Crc<br />
svelava le trattative in corso, salvo poi scoprire<br />
che quello tra De Magistris e De Laurentiis<br />
è un gioco a due: «Lo stadio a De<br />
Laurentiis? È un discorso che tratto solo io», ha<br />
puntualizzato il sindaco, che, a quanto pare, non<br />
ha nessuna intenzione di vendere il San Paolo.<br />
«La notizia della vendita dello stadio è destituita<br />
di ogni fondamento. Per quanto riguarda il futuro<br />
del San Paolo e di piazzale Tecchio, vi è un<br />
discorso serio che trattiamo esclusivamente io e<br />
il presidente Aurelio De Laurentiis, entro fine<br />
anno presenteremo il futuro dell'intera area». In<br />
pratica, il sindaco intende ristrutturare lo stadio<br />
e l’area di Fuorigrotta attenendosi al Piano Urbanistico<br />
Attuativo dell’area, lavorando in tandem<br />
con De Laurentiis, col quale, afferma il<br />
Nuovo San Paolo,<br />
un futuro possibile<br />
di Rita Giuseppone<br />
Il sindaco De Magistris e il patron del Napoli concordi:<br />
“A fine anno presenteremo il progetto”<br />
Com’era<br />
Com’è<br />
primo cittadino, «registro un’assoluta convergenza:<br />
gli intenti sono comuni al 100%». Molti<br />
ricordano che il San Paolo, inaugurato il 6 dicembre<br />
del 1959, fu già oggetto di una discussa<br />
ristrutturazione alla vigilia dei mondiali del ’90.<br />
Ulteriori interventi sono stati effettuati la scorsa<br />
estate, per l’adeguamento alle norme Uefa in<br />
vista della partecipazione della squadra azzurra<br />
alla Champions League 2011-2012. Nonostante<br />
ciò, la struttura risulta ancora antiquata rispetto<br />
agli altri impianti europei, inoltre, mancano ancora<br />
i famigerati tabelloni elettronici che negli<br />
altri stadi italiani da questa stagione proiettano<br />
a fine primo tempo e a fine partita le immagini<br />
dei gol della serie A.<br />
Il quotidiano “Roma” lo scorso aprile aveva annunciato<br />
che De Laurentiis aveva acquistato i display<br />
luminosi (previsti dalla Convenzione della<br />
SSC Napoli con il Comune) dalla "Lcd" di Brescia<br />
al costo di 300mila euro per permetterne l’installazione<br />
durante l’estate, cosa che però non è<br />
avvenuta. Sulla vicenda è intervenuta a gamba<br />
tesa proprio la Tommasielli qualche giorno fa:<br />
«Siamo espletando le fasi di collaudo - ha dichiarato<br />
l’assessore allo Sport -. I maxischermi<br />
dovrebbero essere installati nelle Curve. A me<br />
non risulta che De Laurentiis li abbia già acquistati,<br />
ma potrei sbagliarmi». In attesa<br />
dei piani congiunti tra il primo cittadino<br />
e il patron del Napoli, i tifosi sognano<br />
il nuovo San Paolo.
Come si presenterà al pubblico il nuovo stadio San Paolo<br />
dopo la ristrutturazione promessa dal sindaco De Magistris<br />
e dal presidente De Laurentiis? Quali saranno le innovazioni<br />
tecnologiche che lo renderebbero un impianto adatto ad ospitare<br />
partite ed eventi oltre che un punto d’incontro, commerciale<br />
e turistico? Ecco alcune idee per il nostro stadio dei desideri<br />
Il fantastadio che vorremmo<br />
Creazione di grandi salotti cablati e climatizzati (sky box lounge) dove osservare la<br />
partita in tutta tranquillità. Poltrone riscaldate con monitor nella tribuna d’onore, come<br />
previsto dai lavori di ammodernamento dello Stadio Meazza di Milano. La scala del<br />
calcio sarà ristrutturata entro il 2015. Il restyling dell'impianto di proprietà del Comune<br />
di Milano prevede anche il risanamento della copertura e delle rampe, un nuovo centro<br />
di controllo, rizollatura del campo, nuovi servizi igienici e sistemazione dell'area esterna.<br />
Pista di atletica retrattile (montata solo quando necessario, coprendo una parte del<br />
terreno di gioco e dei posti) per garantire la visibilità senza rinunciare alla<br />
possibilità di ospitare le manifestazioni internazionali di atletica, come succede nel<br />
nuovo Wembley Stadium, di proprietà della Football Association, inaugurato nel<br />
2007 e costato 1.130 milioni di euro.<br />
Tetto retraibile per assicurare in ogni stagione dell’anno perfette condizioni del<br />
manto erboso. È una delle modifiche in programma del Santiago Bernabeu di<br />
Madrid. “La fàbrica de los sueños”, come è soprannominato il tempio dei tifosi<br />
“merengues”, ospita al suo interno il museo ufficiale del Real Madrid, oltre i<br />
numerosi ristoranti e la sede di Real Madrid Channel, il canale tematico della<br />
squadra.<br />
Nuova copertura costituita da una struttura metallica a traliccio disposta in modo<br />
radiale senza elementi di sostegno che disturbino la visione da qualsiasi lato delle<br />
gradinate. E per far esplodere la torcida azzurra in tutta sicurezza, nuovi<br />
paramenti costituiti da cuscini pneumatici in membrana trasparente, indeformabile,<br />
ignifuga e resistente, sulla scorta di quanto realizzato da Jacques Herzog e Pierre<br />
de Meuron, autori del progetto dell’Allianz Arena di Monaco di Baviera.<br />
Creazione di un Museo del Calcio Napoli, intitolato a Diego Armando Maradona, che<br />
esponga tutti i cimeli e le memorabilia legati alla storia della squadra e dove sia<br />
possibile consultare materiale multimediale (filmati, foto, pagine di giornale,<br />
testimonianze) sul Calcio Napoli. Area merchandising dove commercializzare magliette<br />
e gadget col marchio SSC Napoli. Il tutto sul modello dell’Ajax Museum che ha sede<br />
nell’Amsterdam Arena, una delle principali attrazioni della capitale olandese.<br />
Una grande area commerciale con bar, ristoranti e negozi di prodotti tipici campani.<br />
Sale giochi all’avanguardia, spazi per esposizioni temporanee ed eventi per uno<br />
stadio che voglia porsi come punto di aggregazione di giovani e turisti. Al Camp<br />
Nou di Barcellona, ad esempio, oltre che agli eventi musicali si tengono anche<br />
sfilate di moda: lo stilista belga di articoli sportivi Dirk Bikkembergs è stato il primo<br />
a ricevere il premesso di organizzare un defilè all’interno dello stadio blaugrana.<br />
Visite guidate all’interno dello stadio e dei suoi ambienti (sala per le conferenze<br />
stampa, spogliatoi, ecc.) con pranzo incluso in ristorante tematico. Possibilità di<br />
assistere agli allenamenti e di incontrare ex calciatori simbolo della squadra.<br />
È quanto offre lo stadio del Manchester United a tifosi e turisti:<br />
con 20 sterline è possibile provare la “Old Trafford Experience”.<br />
XV
XVIII/RIBERA TOUR<br />
XX/TU CHIAMALE, SE VUOI, EVASIONI<br />
Non importa<br />
ciò che è,<br />
ma quello<br />
che diventa<br />
importante:<br />
un’irrinunciabile<br />
porta-spia<br />
su ciò che<br />
non si può<br />
non sapere
M«Ma a noi napoletani<br />
che ce ne fotte degli<br />
impressionisti francesi, noi che<br />
abbiamo Ribera!»: così Nicola Spinosa, ex<br />
sovrintendente del Polo Museale napoletano,<br />
da due anni in pensione e in punta di lingua il<br />
solito vizio di strapazzare il galateo istituzionale,<br />
ha incorniciato la supermostra su Jusepe de Ribera<br />
a Capodimonte, organizzata innanzitutto da lui, per<br />
conto del Museo di Capodimonte, e poi dai<br />
professori Josè Milicua e Javier Portus, per conto<br />
del Prado di Madrid. Roba grossa, quindi. La<br />
colorita performance è dello scorso 22 settembre,<br />
in occasione della presentazione a Capodimonte de<br />
«Il giovane Ribera tra Roma, Parma e Napoli: 1608<br />
- 1624»: Spinosa, che le parole non sta lì a pesarle<br />
col bilancino, non ha usato mezze misure per<br />
esaltare l’Evento Ribera, confrontandone<br />
impietosamente lo spessore sontuoso con lo scarso<br />
peso specifico di altre mostre attualmente in giro<br />
per la penisola, furbescamente spacciate come<br />
merce di prima scelta. Vuoi mettere con Ribera?<br />
Concetto chiaro. E l’uditorio ha afferrato a volo:<br />
una sacrosanta esibizione di rango del barocco<br />
napoletano, stavolta attraverso uno dei suoi<br />
fuoriclasse, Ribera appunto, e attraverso uno dei<br />
suoi portavoce più estremi, appunto Spinosa. Che<br />
ovviamente si è preso applausi da stadio perché la<br />
linea dell’orgoglio napoletano funziona sempre.<br />
A Capodimonte i capolavori giovanili dello Spagnoletto.<br />
In cantiere una mostra su Raffaello nella primavera 2012<br />
Ribera tour<br />
Giudizio di Salomone / Roma, Galleria Borghese<br />
IN BASSO, DA SINISTRA<br />
- Negazione di San Pietro /Roma, Galleria Nazionale<br />
d’Arte Antica di Palazzo Corsini<br />
- Susanna e i vecchioni / Madrid, courtesy Caylus Gallery<br />
- Democrito / Svizzera, collezione privata<br />
NELL’ALTRA PAGINA, DALL’ALTO<br />
- La resurrezione di Lazzaro / Madrid, Museo Nacional del Prado<br />
- Sant’Andrea in preghiera / Napoli, Quadreria dei Gerolamini<br />
- Calvario / Osuna (Siviglia), Museo de Arte Sacro, Antigua Colegiata<br />
- Ritratto d’uomo / Berlino, Gemäldegalerie Staatliche Museen<br />
- San Pietro in lacrime / courtesy Caylus Gallery<br />
di Alvaro Mirabelli<br />
Questo il clima in cui è decollato l’omaggio a<br />
Ribera, detto lo Spagnoletto: operazione allestita<br />
attraverso 43 tele superselezionate, sistemate nella<br />
Sala Causa della pinacoteca partenopea,<br />
provenienza targata Napoli, ma poi anche Madrid,<br />
Barcellona, Budapest, Berlino, Città del Messico,<br />
Firenze, Londra, Roma, Saragozza e Urbino. Quella<br />
di Napoli, intanto, è la seconda tappa della mostra:<br />
la prima si è consumata al Prado. Dettaglio che<br />
implica un retroscena imbarazzante. Dietro le<br />
quinte, infatti, nei mesi scorsi si è sfiorata la<br />
fregatura perché la sosta dei 43 capolavori a<br />
Capodimonte, secondo i bene informati, ha<br />
rischiato di saltare più volte. C’è voluta tutta<br />
l’autorità, e forse la voce grossa, di Nicola<br />
Spinosa per scongiurare l’ennesimo<br />
«pacco» ai danni della città. Ed è<br />
perciò che alla fine la<br />
XVIII
mostra napoletana sul<br />
Ribera giovane (in programma<br />
fino all’8 gennaio) per Spinosa si è<br />
trasformata addirittura in una rivincita<br />
contro i torpori della cultura locale. Iperbole<br />
tutta napoletana. Il punto, però, è un altro:<br />
evitare che, dopo<br />
gennaio, Capodimonte non si<br />
accomodi di nuovo nel retrobottega.<br />
Come? Insistendo con le iniziative di alto<br />
profilo. Una pista c’è, anzi è caldissima e<br />
porta dritto a Raffaello Sanzio.<br />
E dopo<br />
Ribera? A Capodimonte ci<br />
stanno pensando. La prossima<br />
mossa del museo partenopeo sullo<br />
scacchiere culturale e mediatico<br />
internazionale l’ha indicata Lorenza<br />
Mochi Onori, da due anni erede di Nicola<br />
Spinosa al vertice del Polo Museale ma,<br />
proprio in questi giorni, sul piede di<br />
partenza perché destinata ad altro incarico:<br />
una mostra da organizzare nella primavera<br />
2012 con le opere di Raffaello (e quelle<br />
degli allievi dell’Urbinate), già presenti nella<br />
Raffaello:<br />
missione<br />
possibile<br />
collezione di Capodimonte. I Costi?<br />
Abbordabili visto che le opere sono già lì,<br />
compresa però una novità strepitosa: alla<br />
ormai ex sovrintendente, infatti, l’idea è<br />
venuta a luglio quando esami complessi<br />
hanno rivelato che a dipingere la «Madonna<br />
del Divino Amore», finora esposta a<br />
Capodimonte come opera di Giovan<br />
Francesco Penni, sia stato invece proprio il<br />
divino maestro. Un colpaccio per la<br />
pinacoteca napoletana sul quale ora occorre<br />
investire perché la risorsa arte altrove<br />
produce non solo gloria ma anche<br />
ricchezza. Così, adesso, la fascinosa<br />
«operazione Raffaello» passa in consegna<br />
al futuro sovrintendente del Polo<br />
Museale napoletano: l’assist è di<br />
quelli impagabili, basta spingere in<br />
porta. (a.m.)<br />
XIX
AAl fine di<br />
incentivare la lotta<br />
all’evasione fiscale da parte<br />
dei Comuni viene stabilito che<br />
le entrate derivanti<br />
dall’accertamento di maggiori<br />
entrate, quando la segnalazione del<br />
potenziale evasore parte dal<br />
Municipio, vengono aumentate dal<br />
50 al 100 per cento. In tal modo si<br />
spera di aumentare le entrate<br />
derivanti dalla lotta all’evasione per<br />
fare in modo di incrementare le<br />
risorse a disposizione dei comuni.<br />
Pertanto le entrate per i comuni dal<br />
2008, anno di introduzione della<br />
norma, aumentano dal 30 per cento<br />
sino al 100 per cento. Potranno<br />
beneficiare dell’intero gettito i comuni<br />
che entro fine anno avranno istituito il<br />
consiglio tributario comunale. Inoltre<br />
entro fine anno verranno stabiliti<br />
tramite decreto i criteri con i quali<br />
verranno introdotte le modalità per la<br />
pubblicazione on line delle<br />
dichiarazioni dei redditi. Per i<br />
contribuenti che hanno aderito<br />
all’ultimo condono Iva viene disposta<br />
la proroga di un anno dei termini di<br />
accertamento ai fini Iva. Pertanto in<br />
finanziari in<br />
merito ad operazioni o<br />
conti correnti “sospetti”. A<br />
questo tipo di rapporti<br />
finanziari occorrerà anche<br />
aggiungere altri tipi di<br />
informazioni derivanti sempre da<br />
comunicazioni effettuate dagli istituti<br />
di credito. Prima della manovra di<br />
Ferragosto era possibile accedere<br />
alle informazioni bancarie solo<br />
attraverso un’autorizzazione scritta<br />
firmata dal direttore generale o dal<br />
comandante della guardia di<br />
finanza. Con la nuova<br />
manovra viene<br />
penale in<br />
materia di reati<br />
tributari. In caso di<br />
dichiarazione fraudolenta o di<br />
omessa dichiarazione la soglia<br />
di rilevanza penale si abbassa dai<br />
77.000 euro ai 30.000 euro,<br />
mentre per quanto riguarda la<br />
dichiarazione infedele la soglia di<br />
rilevanza penale si<br />
abbassa dai<br />
Manovra bis, imposte e tasse: tutte le modifiche anti-evasori<br />
Tu chiamale, se vuoi,<br />
di Alberto Capuano*<br />
base all’interpretazione letterale della<br />
norma, tutti gli anni che vanno dal<br />
2006 al 2010 dovrebbero subire<br />
uno slittamento di un anno per<br />
quanto riguarda il termine di<br />
accertamento. Inoltre si attendono<br />
circolari esplicative per definire chi<br />
sia soggetto passivo della norma<br />
(solo chi ha aderito al condono<br />
tombale del 2002 o anche altre<br />
forme di definizione a suo tempo<br />
previste). L’amministrazione<br />
finanziaria ha la possibilità di<br />
effettuare degli accertamenti su<br />
delle liste selettive che<br />
contengono dei nominativi<br />
segnalati dagli<br />
intermediari<br />
disposto che l’estrazione dei beni da<br />
depositi Iva è consentita a soggetti<br />
passivi che siano iscritti alla Camera<br />
di Commercio da almeno un anno, e<br />
che abbiano effettivamente<br />
un’operatività. La norma<br />
sembrerebbe escludere i soggetti iva<br />
esteri che sono identificati<br />
direttamente ai fini Iva o che hanno<br />
nominato un rappresentante fiscale,<br />
anche se occorre attendere un<br />
decreto dell’agenzia delle entrate<br />
per conoscere i dettagli. La norma<br />
dovrebbe ridurre le frodi Iva<br />
effettuate da soggetti neo<br />
costituiti. Vengono ridotte le<br />
soglie per le quali scatta<br />
la sanzione<br />
XX
103.00 euro ai<br />
50.000 euro. Inoltre<br />
per le grandi evasioni (dai<br />
tre milioni di euro<br />
in su),<br />
evasioni...<br />
successive).<br />
Le somme dovute<br />
dovranno essere versate entro<br />
il 31 dicembre del 2011, in caso di<br />
mancato rispetto di questo termine<br />
verrà applicata una sanzione del 50<br />
per cento sull’importo dovuto e le<br />
posizioni del soggetto per gli anni<br />
oggetto del condono saranno oggetto<br />
di accertamento entro il 31 dicembre<br />
2012. Per tutti i professionisti e le<br />
società che non superano i cinque<br />
tre giorni ad un<br />
mese. In caso di<br />
recidiva la sospensione<br />
potrà raggiungere anche i tre<br />
mesi. Le società che per tre anni<br />
di seguito dichiarano bilanci in<br />
perdita saranno considerate non<br />
operative. Tramite interpello si avrà<br />
la possibilità di non vedere applicata<br />
tale disposizione. Le società che<br />
saranno considerate di comodo<br />
subiranno un aumento di 10,5 punti<br />
percentuali dell’aliquota Ires (che<br />
quindi passa dal 27,5 per cento al<br />
38 per cento). Come si è detto la<br />
revisione della manovra finanziaria<br />
bis, recentemente approvata dal<br />
Governo, ha eliminato le disposizioni<br />
del comma 3 degli articoli 2 e 8 del<br />
dlgs n.74/2000, che introducevano<br />
la fattispecie di “reato minore” in<br />
caso di fatture false per un importo<br />
minore di 154.937 euro, con una<br />
reclusione che andava da sei mesi a<br />
due anni. Conseguenza di questa<br />
decisione è che chiunque - “ai fini di<br />
evasione fiscale” - emetta fatture per<br />
operazioni inesistenti rischierà,<br />
qualunque sia l’importo, da un anno<br />
e mezzo fino a sei anni di carcere.<br />
Per “fatture o documenti per<br />
operazioni inesistenti” si intendono<br />
non solo quelli emessi per operazioni<br />
che nella realtà non avvengono - o<br />
avvengono con un importo minore di<br />
quello reale - ma anche quelli che<br />
riferiscono l’operazione “a soggetti<br />
diversi da quelli effettivi“. Perchè<br />
l’azione si possa configurare come<br />
viene eliminata la condizionale e<br />
quindi vi è la possibilità di un<br />
carcerazione immediata. Modifiche<br />
anche per quanto riguarda la<br />
prescrizione dei reati che passa dai 6<br />
anni agli 8 anni ed inoltre viene<br />
previsto che il patteggiamento possa<br />
essere richiesto solo nel caso in cui<br />
venga estinto il debito fiscale. Entro<br />
trenta giorni dalla data di entrata in<br />
vigore della legge n. 131 del 2008<br />
procederà ad una verifica dei<br />
contribuenti che hanno aderito al<br />
condono tombale 2002 ma che<br />
non hanno pagato per intero il<br />
dovuto (perché ad esempio<br />
hanno pagato la prima<br />
rata e non le<br />
milioni di euro di ricavi sarà<br />
possibile, in caso di violazioni fiscali,<br />
beneficiare di una riduzione del 50<br />
per cento della sanzione<br />
amministrativa. Per beneficiare di tale<br />
agevolazione occorre che tutti i<br />
pagamenti siano tracciabili e che<br />
quindi non siano stati effettuati per<br />
contanti e che sulle dichiarazioni<br />
siano indicati gli estremi dei conti<br />
correnti. Se nell’arco di cinque anni<br />
verranno contestate ai professionisti<br />
iscritti in albi o ordini, quattro<br />
violazioni in tema di emissione di<br />
scontrino o ricevuta fiscale,<br />
verrà prevista la sospensione<br />
dall’Ordine per un<br />
periodo che va da<br />
reato non è comunque sufficiente la<br />
“mera utilizzazione” di fatture o<br />
documenti per operazioni inesistenti,<br />
ma vi dovrà essere indicazione di<br />
queste nella dichiarazione dei redditi.<br />
Inoltre, il reato in esame, secondo<br />
quanto specificato dalla legge, non è<br />
punibile a titolo di tentativo né a titolo<br />
di concorso. È necessario, infine, che<br />
vi sia il dolo specifico dell’evasione:<br />
nel caso in cui la documentazione<br />
fittizia sia confezionata per altre<br />
ragioni, cade l’ipotesi di reato per<br />
evasione fiscale.<br />
* Giudice per le indagini preliminari<br />
presso il Tribunale di Napoli<br />
XXI
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Premi & Premiati.<br />
Dal "Napoli"al "Rea":<br />
album degli eventi culturali<br />
XXIV/Premio Rea, trionfa Fasolino<br />
XXV/Premio Ciuni: vincono Carelli, Capacchione e Knight<br />
XXVI/Premio Napoli, movimento e… Miracoli<br />
XXVII/Premio Masaniello, sfilata di napoletani eccellenti<br />
XXVII/Baia Domizia premia “l’Altra Italia”<br />
XXVIII/Terratosta e Marinella, eccellenze campane<br />
XXVIII/Vent’anni fa Paul McCartney a Napoli<br />
XXIII
MMarcello<br />
Fasolino, con il<br />
romanzo Napoli Ultima<br />
Chiamata (Iuppiter Edizioni),<br />
è il vincitore, per la sezione<br />
narrativa, della XVII edizione del<br />
Premio Domenico Rea, evento<br />
letterario in memoria dello scrittore<br />
napoletano ideato e organizzato<br />
con impeccabile impegno da<br />
Davide D’Ambra e dai figli Marco e<br />
Premio Rea, trionfa Fasolino<br />
con il romanzo<br />
“Napoli Ultima Chiamata”<br />
Livio. Nel corso della cerimonia di<br />
premiazione, condotta<br />
magistralmente da Lorenza<br />
Licenziati, avvenuta al Grand Hotel<br />
delle Terme Re Ferdinando di Ischia,<br />
il vicedirettore del Tg1 Gennaro<br />
Sangiuliano, presidente della giuria<br />
tecnica, ha premiato Fasolino con<br />
un Pulcinella di bronzo, simbolo del<br />
premio, dopo aver letto i risultati<br />
della giuria popolare, formata da<br />
centoventi membri selezionati tra i<br />
cittadini della provincia di<br />
Napoli, che ha sancito la<br />
vittoria del romanzo edito<br />
dalla casa editrice<br />
napoletana Iuppiter. Gli<br />
altri libri finalisti<br />
Nel corso della cerimonia di premiazione, condotta<br />
magistralmente da Lorenza Licenziati, avvenuta<br />
al Grand Hotel delle Terme Re Ferdinando di Ischia,<br />
il vicedirettore del Tg1 Gennaro Sangiuliano,<br />
presidente della giuria tecnica, ha premiato Fasolino<br />
con un Pulcinella di bronzo, simbolo del premio<br />
erano: La casa di ringhiera (Sellerio<br />
ed.) di Francesco Recami, I santi<br />
padri (Del Vecchio ed.) di Carmela<br />
Cammarata, Pazienti smarriti<br />
(Robin ed.) di Maria Rosaria<br />
Pugliese, Saldi di fine<br />
emozione (Tullio Pironti<br />
Editore) di Geo<br />
Nocchetti. Per la<br />
sezione saggistica, invece, la giuria<br />
tecnica, ha assegnato il premio a<br />
Giordano Bruno Guerri per il libro,<br />
edito da Bompiani, Gli italiani<br />
<strong>sotto</strong> la chiesa. Sono stati inoltre<br />
assegnati premi speciali per il<br />
cinema a Giacomo Furia,<br />
per la tv a Vincenzo<br />
Mollica, per il<br />
XXIV
giornalismo a<br />
Gianni Ambrosino,<br />
per la musica a Salvatore<br />
Morra (autore del libro sulla<br />
musica araba “Liuto magico”) e<br />
alla carriera allo scrittore irpino<br />
Giannino Di Stasio, il cui ultimo<br />
libro, Napoli aspartata (Adriano<br />
Gallina Editore), è un atto d’amore<br />
per la città partenopea e di<br />
ribellione contro chi non ne<br />
comprende grandezza e talento.<br />
Marcello Fasolino, vincitore di<br />
quest’edizione, origini salernitane,<br />
è un istrionico imprenditore di<br />
successo con la passione per<br />
la scrittura e il mare.<br />
Scrive elzeviri e<br />
corsivi per il Roma. Il<br />
suo romanzo<br />
d’esordio, Una<br />
Millecento blu (2009,<br />
Guida Editore), lo ha<br />
rivelato scrittore<br />
sorprendente. Per Iuppiter<br />
Edizioni ha pubblicato Il<br />
quinto leone<br />
(2010), “antologia<br />
ottimista, in cui attraverso<br />
una carrellata briosa di<br />
elzeviri, ritratti e personaggi,<br />
Napoli presenta la sua faccia<br />
migliore”. Protagonista del<br />
romanzo premiato Napoli Ultima<br />
Chiamata è l’architetto<br />
italoamericano John Savarese che<br />
giunge a Napoli, insieme alla<br />
famiglia, per un convegno. Il<br />
desiderio di conoscere la citta, da<br />
cui era partito negli anni ’70 suo<br />
padre, prende il sopravvento.<br />
Ad invogliare ancora di piu<br />
John a “toccare” e vivere<br />
Napoli sono un professore<br />
napoletano e una violinista,<br />
resa vulnerabile a causa di<br />
una delusione d’amore. Il<br />
libro, stando ad alcune<br />
indiscrezioni, già gira tra<br />
alcuni produttori per la sua<br />
versione cinematografica.<br />
I giornalisti<br />
Emilio Carelli e Rosaria<br />
Capacchione e lo scrittore Carlo<br />
Knight sono i vincitori della prima<br />
edizione del Premio Giornalistico<br />
“Roberto Ciuni - Isola di Capri”<br />
promosso dall'Ordine dei Giornalisti della<br />
Campania e dalla Fondazione Capri con il<br />
patrocinio morale della Regione Campania,<br />
della Città di Capri e del Comune di<br />
Anacapri. La cerimonia di premiazione,<br />
condotta da Rossana Russo, con letture<br />
dell'attore Enzo Salomone e interventi<br />
musicali del cantautore Pino De Maio, si è<br />
svolta sabato 29 ottobre nel Teatro del<br />
Grand Hotel Quisisana di Capri. L'iniziativa,<br />
sorta in memoria di Roberto Ciuni, uno dei<br />
maggiori giornalisti e saggisti italiani,<br />
storico direttore de Il Mattino, Il Giornale di<br />
Sicilia e La Nazione, è divisa in due sezioni<br />
Premio Ciuni:<br />
vincono Carelli,<br />
Capacchione<br />
e Knight<br />
giornalistiche e una letteraria: giornalisti<br />
che abbiano mostrato particolare attenzione<br />
nel valorizzare giovani talenti; giornalisti<br />
che abbiano esplorato realtà e problemi del<br />
Mezzogiorno; scrittori che abbiano dedicato<br />
nuovi apporti saggistici all'isola di Capri. La<br />
giuria del Premio, presieduta da Ernesto<br />
Mazzetti, è composta da Gianfranco<br />
Morgano e Antonio Cacace (presidente e<br />
vice presidente della Fondazione Capri),<br />
Ottavio Lucarelli (presidente dell’Ordine dei<br />
Giornalisti della Campania), Ernesto Auci,<br />
Michele Bonuomo, Massimo Donelli,<br />
Francesco Durante, Pietro Gargano, Franca<br />
Leosini, Paolo Ruffini, Giuliano Zincone;<br />
segretari del Premio sono Riccardo<br />
Esposito (Fondazione Capri) e<br />
Antonello Perillo (Consigliere<br />
dell'Ordine dei Giornalisti<br />
della Campania).<br />
XXV
LLa 57° edizione del Premio<br />
Napoli è stata una maratona di cultura<br />
e socialità, un viaggio alla scoperta della<br />
città verticale tra percorsi alternativi e incontri<br />
suggestivi che si sono svolti anche nelle carceri<br />
partenopee. Organizzato dalla Fondazione Premio<br />
Napoli, dopo la Sanità (2008), Pizzofalcone (2009) e<br />
Montesanto (2010), il Premio Napoli è approdato<br />
quest'anno ai Miracoli, in quel pezzo di città che<br />
comprende l'Osservatorio Astronomico, l’Orto Botanico, la<br />
Facoltà di Veterinaria, la Fabbrica delle Arti, Villa di<br />
Donato e il Convento S. Eframo Vecchio, luoghi<br />
protagonisti di un tour suggestivo in cui gli scrittori<br />
vincitori e i lettori hanno condiviso dal vivo, e non online,<br />
le loro passioni letterarie. Infatti l’idea base di<br />
quest’edizione è stata il “movimento”, soprattutto quello<br />
verticale rappresentato dalle tante scale, salite, rampe dei<br />
Miracoli che, come ha detto il presidente della giuria del<br />
premio Silvio Perrella, “mimano i movimenti tipici della<br />
città e ne fanno un cosmo urbano con pochi eguali”. E la<br />
scelta di premiare i Libri dell'Anno in un deposito di<br />
autobus - la Rimessa Carlo III dell'Azienda napoletana di<br />
mobilità – ha inteso <strong>sotto</strong>lineare proprio l’importanza del<br />
“movimento”e il senso itinerante dell’intera<br />
manifestazione. E’ stato, quindi, un mese di letture “in<br />
miezz’ ‘a via”, insieme agli autori premiati - Ruggero<br />
Cappuccio, Nadia Fusini, Helena Janeczek, Maria Grazia<br />
Calandrone, Paul Auster, Georges Didi-Huberman, Joe<br />
Sacco, Yves Bonnefoy, Salvatore Settis - selezionati da una<br />
giuria tecnica composta, oltre che dal presidente Perrella,<br />
Incontro scrittori e ospiti della casa circondariale di Poggioreale con una performance di Peppe Barra<br />
e il dibattito su gli scrittori Ruggero Cappuccio e Helena Janeczek<br />
Edizione nel segno della città verticale tra passeggiate culturali e carceri “aperti”<br />
Premio Napoli,<br />
movimento e… Miracoli<br />
da Silvia Bortoli, Raffaele Cantone, Rosaria Capacchione,<br />
Gaetano Cappelli, Philippe Daros, Milo De Angelis, Franco<br />
Farinelli, Daniele Giglioli, Andrea Graziosi, Filippo La<br />
Porta, Salvatore Silvano Nigro, Generoso Picone, Claudio<br />
Piersanti, Luigi Trucillo, e da una rete di oltre tremila<br />
lettori in Italia e all'estero.<br />
Quest’anno, poi, interessante e coinvolgente è stata l’idea<br />
di far entrare la letteratura nelle carceri attraverso una<br />
serie di incontri con gruppi di lettura costituiti da detenuti<br />
e operatori dei penitenziari cittadini (Poggioreale, Nisida<br />
e Secondigliano) che hanno ricevuto gli scrittori vincitori.<br />
Rimarrà come una tra le pagine più belle della storia del<br />
Premio Napoli l’incontro tra Yves Bonnefoy e Maria<br />
Grazia Calandrone, i due poeti vincitori del premio<br />
speciale 2011, con i ragazzi del carcere minorile di<br />
Nisida. Prigioni “aperte”, insomma, grazie a<br />
“evasioni” poetiche e a una speranza<br />
alimentata dal libero e sottile gioco<br />
della poesia.<br />
Bonnefoy e Perrella a Nisida<br />
Letture in movimento nell'aula magna dell'Orto Botanico<br />
XXVI
IIn una Piazza del<br />
Carmine gremita, epicentro nel<br />
1647 della storica rivoluzione del<br />
pescivendolo Tommaso Aniello d'Amalfi,<br />
si è svolta domenica 25 settembre la<br />
serata conclusiva della sesta edizione del<br />
Premio Masaniello, ideato e promosso da<br />
Luigi Rispoli, presidente del Consiglio<br />
Provinciale di Napoli e Umberto Franzese,<br />
coordinatore del comitato scientifico<br />
dell’A.I.G.E. per celebrare i napoletani<br />
eccellenti. Il Masaniello è suddiviso in due<br />
sezioni, “Saperi e Sapori”, che coniugano la<br />
cultura artistica e intellettuale con quella<br />
gastronomica, ricchezze di una terra che offre<br />
al mondo talenti e risorse insostituibili.<br />
L’evento, condotto da Lorenza Licenziati, è<br />
iniziato con le note di “Canzone di punta e di<br />
bastone” (di Franzese/Campagnoli), colonna<br />
Premio Masaniello,<br />
sfilata di napoletani<br />
eccellenti<br />
sonora della manifestazione e si è concluso con<br />
il coinvolgente concerto di Sal Da Vinci. La<br />
giuria, composta dal presidente Adriano Aveta,<br />
console onorario della Confederazione Elvetica,<br />
Anna Montefusco, redattrice del periodico<br />
mensile “Sussurri e grida”, Rita Pagano,<br />
dirigente scolastico Istituto Alberghiero Antonio<br />
Esposito Ferrajoli, Fortunato Rossi, docente<br />
della Scuola Militare “Nunziatella”, Sabrina<br />
Vitiello, presidente Associazione culturale<br />
“Passiodea”, ha deciso di premiare con il<br />
Masaniello in terracotta dello scultore<br />
napoletano Domenico Sepe, esponenti della<br />
poesia e della canzone napoletana, della<br />
ricerca scientifica, dello spettacolo, del<br />
giornalismo, del teatro, dell’arte, Tra i vincitori<br />
di questa edizione ricordiamo Mirella Barracco,<br />
Anna<strong>mari</strong>a Colao, Lello Esposito, Benedetto<br />
Casillo, Federico Salvatore, Leopoldo<br />
Mastelloni, Vittorio Paliotti, Nicola Muccillo,<br />
Alfonso Iaccarino Nicoletta D’Arbitrio, Claudio<br />
Pennino. Nel corso della serata è stata<br />
consegnata la medaglia d’argento del<br />
Presidente della Repubblica a Don Antonio<br />
Loffredo per il suo impegno sociale. Un<br />
riconoscimento speciale è andato anche<br />
alla storica Pizzeria Brandi e al<br />
Pastificio Antiche Tradizioni di<br />
Gragnano.<br />
Parata di<br />
stelle per il premio “L’Altra<br />
Italia”, la manifestazione curata<br />
da Gaetano Cerrito che si è svolta il<br />
23 e il 24 settembre a Baia Domizia,<br />
nella sontuosa cornice del Marina Hotel<br />
Club.<br />
La kermesse, giunta all’ottava edizione, è<br />
dedicata “a donne e uomini d’Italia che<br />
onorano l’Italia”, nel campo della ricerca<br />
scientifica, nel mondo politico ed istituzionale,<br />
della cultura, del giornalismo, dello sport, del<br />
cinema, dello spettacolo e dell’imprenditoria.<br />
Baia Domizia<br />
premia<br />
“l’Altra Italia”<br />
Particolarmente prestigioso il parterre degli<br />
ospiti dell’edizione 2011, tenuta a battesimo<br />
dal cardinale Sepe, con la presenza della<br />
madrina Liliana De Curtis, figlia di Totò, del<br />
presidente Ermanno Corsi, del presidente<br />
onorario Aldo Pinchera e della ricercatrice<br />
Anna<strong>mari</strong>a Colao, responsabile della sezione<br />
scientifica della giuria. Nel corso delle due<br />
serate, presentate dall’organizzatore e<br />
direttore artistico Gaetano Cerrito, sono stati<br />
premiati Giovanni Allevi, Pippo Baudo,<br />
Rossella Izzo, Riccardo Cappato, Enrica<br />
Bonaccorti, Rosanna Lambertucci, Massimo<br />
Milone, Luigi La Monica, Giuseppe Castagna,<br />
Sarah Varetto, Giorgia Meloni, Luigi Cervo,<br />
Maurizio Cutolo, Antonello Cutolo, Carla<br />
Giordano, Diana Lama. Premiati, per il loro<br />
impegno sociale e culturale, il Movimento<br />
Pastori Sardi e l’Unitalsi; il premio alla<br />
memoria di quest’anno, invece, è andato al<br />
giornalista Franco Aulisio; per la sezione<br />
giovani sono stati premiati la scrittrice<br />
Francesca Romana Massaro e l’attore Claudio<br />
Castrogiovanni. La scultura del premio,<br />
rappresentata da un veliero, è del maestro<br />
Egidio Ambrosetti, “il poeta del bronzo”,<br />
figura di prestigio internazionale nel<br />
campo dell'arte, conosciuto come lo<br />
“Scultore di Padre Pio”, creatore<br />
della scultura per il “Premio<br />
Barocco”.
Q<br />
Quando il gusto incontra<br />
lo stile. E’ stato presentato nello<br />
showroom di Maurizio Marinella il<br />
portale di e-commerce terratosta.it,<br />
ideato e curato da Emanuela Evangelista.<br />
L’idea, nata per portare all’attenzione<br />
nazionale ed internazionale i prodotti tipici<br />
dell’entroterra irpino, si è avvalsa di una delle<br />
vetrine più importanti d’Italia: lo store di<br />
Maurizio Marinella, patron delle cravatte e<br />
magnate delle eccelenze campane, nonché, dallo<br />
scorso luglio, Cavaliere del Lavoro. Terratosta.it<br />
commercializza esclusivamente prodotti naturali,<br />
senza conservanti, addensanti, coloranti ecc.,<br />
prelibatezze esclusive e richieste da ogni parte<br />
del mondo, provenienti da un’area geografica<br />
ricca di materie prime d’eccellenza, e forniti da<br />
piccole aziende locali artigianali che<br />
garantiscono elevata qualità. Una qualità che gli<br />
Terratosta<br />
e Marinella,<br />
eccellenze campane<br />
ospiti di Marinella hanno potuto testare col loro<br />
palato, degustando caciocavallo e salumi<br />
stagionati nelle grotte di Calitri, caciocavalli di<br />
Montella, tartufi e funghi porcini di Bagnoli<br />
Irpino, marron glacè di Montella, confetture<br />
pregiate, biscotti e dolci artigianali, liquori del<br />
Partenio e tante altre specialità. Il tutto è stato<br />
offerto negli abbinamenti proposti da Carmen<br />
Vecchione, chef pasticciera di Dolciarte e<br />
innaffiato da pregiati vini delle Cantine del<br />
Notaio, conservati nelle grotte del Rionero.<br />
Acquistare questi prodotti su Terratosta.it è<br />
estremamente semplice grazie all’utilizzo del<br />
sistema Paypal, sicuro ed efficiente, entro<br />
48 ore è possibile ricevere a casa in un<br />
packaging originale e ecosostenibile le<br />
squisite prelibatezze<br />
dell’entroterra campano.<br />
“E’<br />
finalmente giunta l’ora di<br />
cantare a Napoli. E’ una città<br />
molto romantica. Nice, very nice.<br />
Very romantic!”. Così l’ex Beatle Paul<br />
McCartney annunciava il suo unico<br />
concerto partenopeo svoltosi il 5 giugno<br />
1991 sul palco del Teatro Tenda nell’ambito<br />
del minitour di sei date a sorpresa<br />
all’indomani dell’uscita di “Unplugged - The<br />
Official Bootleg”, la serie di Mtv che<br />
raccoglieva le migliori performance acustiche<br />
dei più grandi musicisti negli anni ’90. A<br />
Vent’anni fa<br />
Paul McCartney<br />
a Napoli<br />
vent’anni esatti di distanza la Edizioni New<br />
Media ha dato alle stampe un<br />
particolarissimo “Celebration Book” intitolato<br />
“Paul McCartney a Napoli 5 giugno 1991”. Il<br />
volume, che è già oggetto di culto tra i fan, a<br />
cura dei giornalisti musicali Carmine Aymone<br />
e Michelangelo Iossa, con prefazione di Geoff<br />
Baker (addetto stampa di McCartney dal<br />
1989 al 2004) e con foto di Enzo Buono,<br />
raccoglie testimonianze, immagini, curiosità,<br />
memorabilia, racconti e aneddoti legati ad un<br />
concerto destinato a rimanere impresso nella<br />
memoria di chi può dire “io c’ero”. Grazie<br />
alla curatissima sezione iconografica e ai<br />
ricordi dei protagonisti, produttori musicali,<br />
organizzatori, musicisti, giornalisti e<br />
personalità del mondo dello spettacolo, è<br />
possibile ripercorrere le tappe principali della<br />
carriera del “Macca” ma anche ritrovare il<br />
gusto dell’amarcord dato dallo spaccato di<br />
una Napoli “rock” nei primi anni ’90. Non<br />
solo cronaca dell’evento ma anche tante<br />
succose curiosità, ad esempio i doni di cui<br />
McCartney, grande appassionato di calcio, fu<br />
omaggiato in quell’occasione dal giornalista<br />
Gianni Minà e dal manager e amico<br />
Mimmo D’Alessandro: rispettivamente la<br />
casacca blucerchiata di Gianluca Vialli e<br />
quella del Napoli di Diego armando<br />
Maradona.(rg)
UUna giornata<br />
splendida per una coppia<br />
splendida: sabato 22 ottobre hanno<br />
realizzato il loro sogno d’amore i nostri<br />
cari amici ingegneri, Sonia di Prisco, collega<br />
in giornalismo, e Mauro Redaelli, nella Chiesa<br />
di San Luigi Gonzaga in via Petrarca. Il<br />
matrimonio è stato celebrato dal Parroco<br />
Vincenzo Tritto, che ha anche consegnato la<br />
benedizione apostolica di Sua Santità Benedetto<br />
XVI e letto il messaggio augurale del Cardinale<br />
Crescenzio Sepe, il quale ha <strong>sotto</strong>lineato che «la<br />
formazione di una nuova famiglia rappresenta<br />
una piccola Chiesa domestica, fondata sulla<br />
roccia che è Cristo». Testimoni per lo sposo il<br />
fratello Fabio e Diego Di Filippo, per la sposa - in<br />
uno splendido abito creato per lei dall’Atelier<br />
Colonna - la cugina Monica di Prisco e la cara<br />
amica Anna<strong>mari</strong>a Cerio. La coppia, circondata<br />
dall’affetto di parenti e amici, è stata festeggiata<br />
con gran calore nella bella cornice del Caruso<br />
Roof Garden del Grand Hotel Vesuvio, dove gli<br />
invitati, accolti dal responsabile food & beverage,<br />
Alberto Luciano e dal maitre, responsabile<br />
banchetti, Vincenzo Prota, hanno potuto gustare<br />
le prelibatezze dello chef executive Giovanni<br />
UUn matrimonio i cui<br />
tempi sono stati dettati da<br />
un pentagramma, una<br />
giornata felice per Irene Fimiani<br />
e Vittorio Riva (storico batterista di<br />
Gino Paoli) che si è ben presto<br />
trasformato in un happening<br />
musicale. Dopo la cerimonia in<br />
Comune a Castel San Giorgio<br />
(testimoni degli sposi Carmen Fimiani,<br />
Anna Bove, Marco Zurzolo e Maurizio<br />
Ricca) ed il pranzo offerto dagli sposi<br />
“Al Convento” di Nocera Superiore<br />
tutti gli ospiti si sono trasferiti in una<br />
La sposa con Marcello Taglialatela<br />
La performance di Gino Paoli<br />
Lo scambio delle fedi<br />
Nozze all’ombra<br />
del pino di Posillipo<br />
per la coppia<br />
Redaelli-Di Prisco<br />
Il sì in musica di Irene Fimiani<br />
e Vittorio Riva<br />
Marzano, coadiuvato<br />
dallo chef Luigi Liberti; in particolare la<br />
sorpresa di un Vesuvio fumante di meringa e<br />
gelato ha lasciato tutti a bocca aperta. Gli sposi,<br />
dopo la prima notte in una suite del Grand Hotel<br />
Vesuvio, sono partiti per un lungo viaggio che li<br />
porterà prima a rilassarsi nelle acque termali<br />
della Slovenia, poi alla scoperta della città di<br />
Monaco di Baviera, per poi concludersi con una<br />
romantica crociera sul bel Danubio blu che<br />
toccherà varie città dell’Austria. Ad essi<br />
auguriamo tanta felicità, in particolare ai<br />
nostri colleghi, genitori di Sonia, Vera De<br />
Luca e Harry di Prisco vadano i nostri<br />
auguri.<br />
sala trasformata per l’occasione in una<br />
sorta di teatro sul cui palcoscenico si<br />
sono alternati grandi interpreti per due<br />
ore abbondanti di musica. Guest star<br />
della giornata Gino Paoli che ad Irene<br />
e Vittorio ha dedicato un miniconcerto<br />
emozionante e divertito: sul palco ad<br />
accompagnare il mostro sacro della<br />
canzone italiana i suoi musicisti di ieri<br />
e di oggi, Aldo Mercurio, Adriano<br />
Pennino, Maurizio Fiordiliso, Carlo<br />
Fimiani, Vittorio Riva e Marco Zurzolo<br />
che alla platea ha regalato più tardi<br />
altri momenti di trascinante melodia<br />
duettando con il sax di Annibale<br />
Guarino. Platea rapita anche dalle<br />
voci di Monica Sarnelli (che ha<br />
riproposto i suoi hit più famosi) e di<br />
Nino Buonocore, magico cantore di<br />
sentimenti. La festa che si è chiusa<br />
con il taglio del gateau <strong>mari</strong>age e i<br />
brindisi di prammatica ha<br />
raccolto attorno agli sposi i<br />
parenti più vicini della<br />
coppia e tanti amici tra<br />
i quali<br />
l’assessore regionale all’Urbanistica<br />
Marcello Taglialatela, il portavoce del<br />
Presidente della Provincia di Napoli<br />
Roberto D’Antonio con la moglie<br />
Maria Carla Brancaccio, Angelo e<br />
Paola Pecoraro, Annalisa Vela, la<br />
giornalista Titti Festa, l’imprenditore<br />
Paolo Pagliara con la splendida<br />
Marina Parola.<br />
Le gemelle Irene e Carmen Fimiani<br />
XXIX
Capri, jazz e candeline<br />
Bagni autunnali in una Capri più solitaria, ma più incantevole, per<br />
l’imprenditore istrionico Nuccio Apolito e la sua carovana di amici e amiche,<br />
che lo seguono ovunque nelle sue incursioni mondane. Questa volta, si<br />
festeggiava il compleanno di Anna<strong>mari</strong>a Esposito. Dopo la torta e il classico<br />
spegnimento delle candeline, tra cocktail e rilevazioni, alcuni si sono dati alle<br />
danze, a ritmo di vintage dance, altri, invece, hanno preferito cantare il ricco<br />
repertorio della musica napoletana. La canzone più gettonata? Una versione<br />
jazz di Luna Caprese.<br />
Un modo tutto<br />
nuovo di organizzare eventi a<br />
Napoli. Questo il progetto di Diego<br />
Ciaramella e Paolo Di Paolo che, con il<br />
marchio Voga, rappresentano<br />
l’avanguardia della vita notturna<br />
napoletana. L’ultima frontiera del<br />
divertimento risponde al nome di “Roof<br />
Garden Aperitf”: l’aperitivo si trasferisce nelle<br />
hall e sulle terrazze degli hotel più prestigiosi,<br />
Al centro la festeggiata<br />
con le amiche Annalisa e Roberta<br />
Anna<strong>mari</strong>a Esposito<br />
al momento delle candeline<br />
Nuccio Apolito all'Anema e Core<br />
con Anna<strong>mari</strong>a, Roberta e Rosy<br />
“Singolare” si fa in due:<br />
nuovo store in via Scarlatti<br />
Roberta e Shahara<br />
Via Scarlatti si impreziosisce con un nuovo plurimarca: si tratta di Singolare di<br />
Dario Sibillo che a fine settembre ha aperto nell’esclusiva promenade<br />
vomerese. Lo store di abbigliamento maschile è il secondo punto vendita<br />
cittadino dopo il capostipite di corso Garibaldi. L’evento per l’inaugurazione è<br />
stato organizzato da Mary Limatola e Teresa Catapano. A brindare con gli<br />
aperitivi offerti nello spazio antistante al negozio, per l’occasione trasformato<br />
in una lounge zone, c’erano, tra gli altri: Manuel Luciano, Carlo Palanca,<br />
Amedeo Giglio, Pachito Sorrentino, Fabiola e Francesca Morano, Gusy<br />
Visciano, Chiara Di Lauro, Enrico Luise, Giulio Rizzo, Bianca Sabrina Cusato,<br />
Giancarlo Picariello, Gaetano Mazzei, Gianni Buonocore, Fulvia De Miro e<br />
Claudio Romano. Gli ospiti, dopo aver ammirato il nuovo store hanno danzato<br />
sulle note del Dj Piero Barenghi.<br />
Voga Roof Garden:<br />
l’aperitivo trasloca<br />
in terrazza<br />
come succede a New York e a Dubai.<br />
Un’innovazione targata Voga che ha portato<br />
350 persone sulle terrazze dell’Hotel<br />
Mediterraneo lo scorso 25 settembre per la<br />
prima tappa del progetto che vedrà coinvolte<br />
altre location esclusive come l’Hotel Vesuvio, il<br />
Parker’s, l’Excelsior e persino una Spa. Gli<br />
eventi giocheranno sull’effetto sorpresa: il<br />
luogo, infatti, viene comunicato con soli sette<br />
giorni di anticipo. “Siamo molto soddisfatti<br />
dell’esordio - ha detto Barbara Satriano,<br />
responsabile organizzazione Roof Garden<br />
Aperitif - si tratta di un nuovo modo di stare<br />
insieme, originale e attento ai particolari, in<br />
perfetto stile Voga”. E, a proposito di stile, per<br />
un evento del genere, la musica non poteva<br />
che essere all’altezza delle aspettative. Roof<br />
Garden Aperitif, infatti, è anche il nome di una<br />
compilation, la seconda in pochi mesi, della<br />
neonata etichetta discografica Voga Records.<br />
Dieci tracce scelte da Marco Corvino e Lino<br />
Di Meglio in un mix di deep e chill out<br />
all’insegna della sperimentazione.<br />
(Tommy Totaro)<br />
XXX
Per celebrare il<br />
restyling completo della<br />
boutique di via Filangieri,<br />
trasformata in una vera e propria<br />
gioielleria, Montblanc ha organizzato<br />
una serata speciale dedicata al lusso e<br />
all’eleganza iconica di Grace Kelly.<br />
“Princess Grace” è infatti il nome della<br />
collezione composta da tre parure di alta<br />
gioielleria, orologi e strumenti di scrittura<br />
Patek Philippe e Trucchi, l’ora dell’eleganza<br />
La magia degli orologi ha stregato la Nunziatella, location il 15 settembre scorso dell’evento organizzato dalla più<br />
antica manifattura ginevrina Patek Philippe e dalla storica orologeria napoletana Trucchi. Nel prestigioso cortile della<br />
scuola militare napoletana tra musica e champagne è stato possibile ammirare, chiusi in teche di plexiglass, gli<br />
esemplari più rappresentativi della collezione 2011 Patek Philippe e alcune novità presentate al Salone di Basilea a<br />
marzo. Gli orologi dall’inappuntabile eleganza, protagonisti veri della serata, sono acquistabili nell’orologeria Trucchi<br />
di piazza Trieste e Trento, fondata nel lontano 1907 e acquisita nel 2010 da Giovanni Restivo, imprenditore siciliano<br />
da generazioni nel settore dell’orologeria e gioielleria che, insieme ai figli Francesco e Beatrice, ha accettato la sfida<br />
“senza tempo” nel segno del marchio Trucchi, inaugurando a maggio anche un nuovo punto vendita a Capri.<br />
Il direttore di Trucchi Christian Li Pera con Rossella<br />
Paliotto e l'organizzatrice della serata Daniela Fossataro<br />
Nuovo look<br />
per la boutique<br />
Monblanc<br />
a tiratura limitata, ispirati all’ideale di<br />
stile, femminilità e raffinatezza incarnati<br />
da Grace, che è stata protagonista<br />
dell’evento. Perché la casa reale<br />
monegasca abbia deciso di associare il<br />
nome di Grace ad una linea di prodotti –<br />
seppur di gran classe – è presto detto:<br />
Montblanc ha donato un milione di dollari<br />
alla fondazione Principessa Grace-USA, che<br />
istituirà borse di studio, stage e corsi<br />
nell’ambito del teatro, del cinema e della<br />
danza. Nella collezione di gioielli,<br />
composta da tre parure-pezzo unico in<br />
zaffiri rosa e diamanti, e negli 8 esemplari<br />
di orologi, il dettaglio di stile ricorrente è<br />
la riproduzione dei petali della celebre<br />
rosa “Grace de Monaco” creata nel 1956<br />
appositamente per il matrimonio tra la<br />
principessa e il principe Ranieri. Le penne<br />
in limited edition sono invece<br />
accomunate dal design della clip che<br />
ricorda la forma di un decolleté<br />
femminile.<br />
Maurizio Marinella<br />
con Pamela Prati<br />
Maria Grazia Severi,<br />
lusso ecologico<br />
Pamela Prati<br />
con Giovanni Restivo<br />
Parterre d’eccezione per la sfilata di Maria Grazia Severi tenutasi nel salone dell’hotel Excelsior lo scorso<br />
settembre nell’ambito del progetto “Il lusso e la femminilità interpretati in chiave ecologica”. La maison<br />
Severi, infatti, ha voluto lanciare proprio a Napoli una campagna di sensibilizzazione che mira alla<br />
realizzazione di capi ecosostenibili, dal basso impatto ambientale, puntando sul talento dei giovani stilisti<br />
partenopei. I giovani dell’ultimo anno dell’Istituto di Design di Napoli hanno il compito di lavorare alla<br />
creazione di capi che rispecchiano la brand identity di Maria Grazia Severi utilizzando materiali ecologici.<br />
Al termine dell’anno scolastico, lo studente che avrà presentato il progetto più in linea con le direttive<br />
della maison di abbigliamento e accessori di lusso verrà premiato con uno stage di tre mesi nell’azienda<br />
modenese dove potrà partecipare alle fasi della lavorazione di una collezione di moda. Una moda, quella<br />
di Maria Grazia Severi, che vede per la collezione autunno-inverno 2011-2012 capi morbidi e avvolgenti,<br />
romantici pizzi e morbide pellicce, macramè tipici del corredo della nonna riproposti in chiave inedita,<br />
gonne e pantaloni anni ’60.<br />
XXXI
ferdinandopolverinodelaureto<br />
La tua personale<br />
avventura<br />
in un nuovo, grande<br />
Country Club<br />
Dio ha proibito che io vada in un paradiso nel quale non ci siano cavalli.<br />
(Cunninghame-Graham, Robert Bontine)<br />
A sinistra il presidente Davide Gatta con Pietro de Padova
Saper<br />
Vivere<br />
ARTE<br />
17<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
Cinquanta oli su carta<br />
102x154 realizzati da<br />
Pierres-Yves Le Duc a<br />
inchiostro di china<br />
nell’estate del ’93, alcuni<br />
dei quali inediti, formano<br />
la serie di “Erotoritratti”in<br />
mostra dal 23 settembre<br />
da Kaplan’s Project N° 3 a<br />
Palazzo Spinelli in via dei<br />
Tribunali. Le tavole<br />
raffigurano delle vagine<br />
giganti trasfigurate in<br />
angeli che l’artista francese<br />
di origini italiane, ormai<br />
naturalizzato napoletano,<br />
definisce nell’insieme il<br />
proprio auto-ritratto.<br />
Alcune di queste immagini,<br />
che presto saranno esposte<br />
alla Bill Lowe Gallery di<br />
Atlanta con il titolo di “Self<br />
Portrait”, appunto, sono<br />
state assemblate da Le Duc<br />
come una combinazione tra<br />
vari schizzi realizzati<br />
all’inizio della carriera<br />
artistica, cominciata<br />
proprio a Napoli, città<br />
prescelta dopo la laurea in<br />
lettere alla Sorbona, per<br />
sperimentare il proprio<br />
talento. 13 tele di<br />
“Erotoritratti” furono<br />
esposte da Le Duc nel 1994<br />
nel suo “Cenacolo” disposte<br />
circolarmente a piazza San<br />
Domenico Maggiore<br />
intorno al totem fallico<br />
dell'obelisco barocco. La<br />
ricerca artistica prosegue<br />
nel maggio del '95 con<br />
degli immensi dettagli<br />
anatomici di penetrazioni<br />
(18 tele 188x388 cm) in<br />
una perfetta ambivalenza<br />
del segno con un'eruzione<br />
vulcanica. Questa volta,<br />
però, “Le nove muse e i<br />
nove poeti”, prevista per<br />
l'emiciclo monumentale di<br />
Piazza del Plebiscito, si<br />
scontra con la censura<br />
politica.<br />
Ma Le Duc non si ferma, e<br />
in un’escalation di<br />
esposizioni e successi<br />
prosegue la sua indagine,<br />
nonostante i limiti<br />
materiali, spesso con delle<br />
installazioni<br />
mastodontiche,<br />
finalizzando tutte le<br />
energie al raggiungimento<br />
della massima potenza<br />
espressiva.<br />
La ricerca erotica<br />
di Le Duc<br />
Gli “Erotoritratti” di Pierre Yves Le Duc esposti nella Reggia di Portici lo scorso giugno / ph. di Francesco Semmola<br />
Le tavole raffigurano delle vagine giganti trasfigurate in angeli:<br />
l’artista così inonda di creatività la Reggia di Portici
ARTE<br />
Sembra essere “vernissage” la<br />
parola d’ordine dell’autunno<br />
partenopeo: in questo periodo<br />
dell’anno le gallerie cittadine<br />
propongono gli appuntamenti<br />
più ricercati ed interessanti<br />
con l’arte contemporanea per<br />
aprire in bellezza la nuova<br />
stagione. Molteplici gli eventi<br />
da segnare in agenda, molti<br />
di essi riguardano artisti giovani<br />
e sperimentatori alle loro<br />
prime personali in Italia e a<br />
Napoli. Tra questi si segnala<br />
la mostra di Leonardo Drew<br />
alla galleria Napolinobilissima<br />
di piazza Vittoria, 6.<br />
Fino al 16 novembre è possibile<br />
ammirare 14 opere del<br />
celebre scultore americano,<br />
più un’installazione “site specific”.<br />
L’artista afroamericano<br />
è una delle figure più significative<br />
tra gli esponenti della<br />
scena contemporanea Usa.<br />
Cresciuto a Bridgeport, Connecticut,<br />
in un modesto quartiere<br />
popolare, Drew si<br />
avvicina molto presto al disegno<br />
e dopo il diploma in belle<br />
arti conseguito a New York<br />
nella metà degli anni ’80, si<br />
dedica completamente alla<br />
scultura e ad una ricerca sperimentale<br />
sui materiali. La<br />
sua espressione artistica trova<br />
una fonte di ispirazione inesauribile<br />
in oggetti ed elementi<br />
recuperati che poi<br />
lavora ed assembla in composizioni<br />
astratte di grande impatto<br />
visivo.<br />
Seguendo i canoni dell’“object<br />
trouvé”, Drew cerca i suoi<br />
materiali in natura, per le<br />
strade, nelle discariche dove<br />
qualsiasi oggetto può essere<br />
importante: pezzi di legno e<br />
rottami di ferro, carta, cotone,<br />
imballi di plastica, macerie,<br />
stracci.<br />
Drew preferisce non rivelare i<br />
particolari del processo di invecchiamento<br />
al quale <strong>sotto</strong>pone<br />
i materiali, sfruttando<br />
anche la forza degli elementi<br />
naturali, come sole e acqua,<br />
per questo motivo l’artista,<br />
oltre al suo studio di Brooklyn,<br />
possiede un vasto spazio<br />
a San Antonio in Texas, un<br />
luogo con tutte le caratteristiche<br />
naturali a lui necessarie<br />
per realizzare molte delle<br />
opere che concepisce a New<br />
York.<br />
continua a pag. 19<br />
Saper<br />
Vivere<br />
DALL’ALTO E DA SINISTRA<br />
Paolo Maggis:<br />
Epilogue<br />
9nd Mounth<br />
About a dream<br />
2nd Mounth<br />
18<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
L’autunno<br />
caldo dell’arte<br />
di Valeria Puntuale<br />
Da Leonardo Drew a Paolo Maggis, la stagione dei grandi<br />
nomi delle gallerie partenopee
ARTE<br />
Saper<br />
Vivere<br />
19<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
Un cambio di atelier, un trasloco,<br />
tanti scatoloni in giro, l’impulso<br />
di cambiare stile. Comincia così,<br />
per caso, l’avvicinamento di Eva<br />
Jospin (artista parigina, classe ’75)<br />
ad una materia povera: il cartone.<br />
Nuove tecniche artistiche, una ricerca<br />
che utilizza il disegno, il collage, la<br />
pittura, la scultura e un nuovo<br />
linguaggio espressivo improntato<br />
sull'ecologia, sul territorio e<br />
sull'ambiente sono le tappe del<br />
percorso che conduce la giovane<br />
artista francese alle sue alle<br />
“Foreste”, originali intagli di cartone<br />
che prendono forma di scultura e<br />
parlano al mondo contemporaneo.<br />
Eva Jospin ha inaugurato la stagione<br />
espositiva 2011/2012 della galleria<br />
“Al Blu di Prussia”, lo spazio<br />
multidisciplinare di Giuseppe<br />
Mannajuolo e diretto da Mario<br />
Pellegrino in via Filangieri 42: il<br />
vernissage, che di fatto ha aperto gli<br />
appuntamenti napoletani delle<br />
gallerie d'arte, si è tenuto lo scorso<br />
22 settembre, alla presenza<br />
dell’artista. La mostra è proposta in<br />
collaborazione con la galleria<br />
parigina “Pièce Unique” di Marussa<br />
Gravagnuolo e Christine Lahoud, che<br />
dagli inizi affianca l'attività dello<br />
spazio di via Filangieri. Diplomata<br />
alla Ecole de Beaux arts della sua<br />
città, la Jospin ha partecipato a<br />
numerose esposizioni in giro per<br />
l'Europa, Italia compresa: Bologna,<br />
Roma, Venezia, Milano e Napoli (nel<br />
2005). Le opere di Eva sono nate per<br />
sovrapposizione di piani e livelli<br />
idealmente infiniti, e costituiscono un<br />
perenne work in progress. Ma il<br />
trompe-l’œil, non gioca alla mimesi:<br />
le foreste non vogliono “sembrar<br />
vere”, ma piuttosto evocare,<br />
suggestionare, intrufolandosi<br />
silenziose nello spazio, impercettibili.<br />
Tra i mille particolari, e da lontano,<br />
con effetto stereoscopico, lo sguardo<br />
si perde. Una “medievale<br />
contemporanea”, così la definisce, e<br />
a ragione, Dominique Paini che<br />
aggiunge: “Eva Jospin sembra<br />
ritrovare nei suoi stupefacenti intagli<br />
di un cartone ordinario le antiche<br />
procedure dei pannelli reliquiari o<br />
delle teche medievali - metalli<br />
preziosi schiacciati, lavorati a cesello<br />
sbalzati o dentellati sul malleabile<br />
avorio - ma estesi a misura di una<br />
parete di una galleria d’arte o museo<br />
d’arte contemporanea. Le procedure<br />
sono le stesse: anticipare lo spazio<br />
per condensare, astrarre le forme<br />
per concentrare, osservare la natura<br />
per creare illusioni”. (v.p.)<br />
Al Blu di Prussia le foreste<br />
di Eva Jospin, “medievale”<br />
contemporanea<br />
Le opere di Eva sono nate per sovrapposizione di piani e livelli<br />
idealmente infiniti, e costituiscono un perenne work in progress
ARTE<br />
Saper<br />
Vivere<br />
20<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
continua da pag 17<br />
Gli elementi tornano così a<br />
nuova vita a celebrare simbolicamente<br />
il ciclo naturale di<br />
nascita-morte-rinascita.<br />
Al suo debutto partenopeo<br />
anche un altro artista di fama<br />
riconosciuta: si tratta di<br />
Paolo Maggis, protagonista<br />
della personale della galleria<br />
The Apartment di vico Belledonne<br />
a Chiaia, 6 fino al 10<br />
novembre. La mostra, a cura<br />
della giovane Claudia Cosmo,<br />
è abbinata al libro “Paolo<br />
Maggis” di Carlo Cambi Editore<br />
sui 10 anni di lavoro dell’artista<br />
(2000-2010).<br />
L’artista, che con “Small<br />
Town Boy” è attualmente nel<br />
Padiglione Italiano della<br />
54esima Biennale di Venezia<br />
per la Regione Lombardia,<br />
per la prima volta mette insieme<br />
i suoi lavori più “forti”<br />
degli ultimi 10 anni. Opere<br />
che rappresentano fasi di<br />
cambiamento e presa di coscienza,<br />
sia stilistica che<br />
umana; opere della lotta e<br />
dell’equilibrio, opere dove pittura<br />
e vita, immagine e linguaggio,<br />
vita e morte, si<br />
intersecano senza più distinzione.<br />
“Sono i quadri che più<br />
di tutti mi hanno fatto fare dei<br />
passi in avanti, rappresentano<br />
dei passaggi, anche duri,<br />
che mi hanno cambiato la<br />
vita e il modo di fare arte” ha<br />
spiegato il giovane pittore milanese,<br />
già riconosciuto tra i<br />
maggiori talenti artistici europei.<br />
“Il mio tentativo - ha<br />
precisato Maggis - é di sintetizzare<br />
immagine e linguaggio<br />
in una forma di equilibrio instabile<br />
dove nessuno dei due<br />
livelli prevalga e lo sguardo<br />
passi dal soggetto alla pittura<br />
costantemente. L'altro elemento<br />
che cerco di evidenziare<br />
é la circolazione di<br />
energia e movimento in una<br />
sorta di indefinitezza dell'immagine.<br />
Questo tipo di sintassi<br />
è il prodotto di dieci anni<br />
di ricerca e di lotta continua<br />
tra questi due elementi, forma<br />
e contenuto”. Di grande interesse<br />
anche la collettiva “Una<br />
sola moltitudine”, inaugurata<br />
nel nuovo spazio espositivo<br />
Cellammare interno 56 nell’omonimo<br />
palazzo di via<br />
Chiaia 149/D. Visitabile fino<br />
allo scorso 29 ottobre (da<br />
martedì a sabato, dalle 16<br />
alle 20 su appuntamento), la<br />
mostra, a cura di Sabrina Vitiello<br />
e Fiorenzo D'Avino, ha<br />
riunito cinque artisti, Davide<br />
Bramante, Renata Cagno,<br />
Peppe Cerillo, Costanza Costamagna<br />
e Simon Page-Ritchie,<br />
che raccontano con stili<br />
e linguaggi diversi, dalla fotografia<br />
al disegno alla xerografia,<br />
città visibili, invisibili<br />
e possibili, deliri urbani e<br />
paesaggi dell'anima; improbabili<br />
architetture e dissacrate<br />
icone contemporanee.<br />
Le opere invitavano ad esplorare<br />
le labirintiche strade<br />
poco battute dell'identità relazionale<br />
e sociale, seguendo<br />
il fil rouge dell'esortazione del<br />
poeta Pessoa: “Sii plurale<br />
come l'universo”. Si è così<br />
composta una poesia corale,<br />
disgregata, ibridata ma soprattutto<br />
vissuta. Un mosaico<br />
di idee, immagini, emozioni, e<br />
spunti di riflessione.<br />
DALL’ALTO E DA SINISTRA<br />
Leonardo Drew:<br />
Number 33 A<br />
Tecnica mista<br />
Una sola moltitudine:<br />
Fotografie<br />
Red Matchbook
ARTE<br />
Saper<br />
Vivere<br />
21<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
“SACRO È PROFANO”,<br />
L’ARTE NASCOSTA DI DIEGO SANTANELLI<br />
IN MOSTRA A ROMA<br />
L’<br />
”arte nascosta” di Diego Santanelli<br />
ha conquistato la capitale.<br />
Dal 5 al 9 settembre, infatti, la<br />
Sala Santa Rita di via Montanara a<br />
Roma ha ospitato “Sacro è Profano”, la<br />
personale dell’artista napoletano, a cura<br />
di Hiddenart, l’arte nascosta, appunto.<br />
La mostra, realizzata con il patrocinio<br />
del Comune di Roma nella persona dell’Assessore<br />
alle Politiche Culturali e<br />
Centro Storico Dino Gasperini, documenta<br />
l'inedita ricerca pittorica dell'artista,<br />
fondata sul rapporto tra mutazione<br />
e immutabilità, e sviluppata grazie a innovativi pigmenti termosensibili<br />
che cambiano struttura molecolare e quindi caratteristiche cromatiche in<br />
base alle variazioni di temperatura.<br />
Una tecnica sperimentata da Santanelli già nelle precedenti esposizioni<br />
napoletane, che hanno destato grande interesse e fatto registrare successi<br />
di pubblico e critica, come nel caso di “Vedere l’invisibile”, tenutasi<br />
a Castel dell’Ovo un anno fa. Artista di caratura internazionale,<br />
Santanelli, parigino d’adozione, si è avvalso per la sua ricerca della collaborazione<br />
del prof. Massimo Caiazzo (vicepresidente dell’ Executive<br />
Committee IACC), definendo e affinando particolari vernici cangianti<br />
che conferiscono a tutta l’opera la facoltà di mutare aspetto nel tempo.<br />
Prima che i suoi lavori partissero per Roma, Santanelli ha organizzato<br />
una gradita anteprima all’interno della sua casa-studio, dove amici e appassionati<br />
hanno potuto ammirare l’habitat creativo dell’artista<br />
e le opere della mostra “Sacro e Profano” che affianca<br />
autori contemporanei ai grandi maestri, in un viaggio attraverso<br />
emotività, concettualità e caratteristiche cromatiche,<br />
in grado di avvicinare realtà diverse in tempi lontani.
EVE<br />
NTI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
22<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
di Rita Giuseppone<br />
L’assemblea costituente del 4<br />
ottobre scorso ha sancito la<br />
nascita di Indinapolicinema,<br />
l’associazione che mira ad<br />
aggregare registi, attori, direttori<br />
della fotografia, scenografi,<br />
assistenti,<br />
maestranze (macchinisti,<br />
elettricisti) e tutte le figure<br />
professionali che lavorano<br />
nell’ambito del cinema indipendente<br />
in Campania. Il<br />
progetto ambizioso non è<br />
quello di produrre cinema,<br />
bensì di lavorare per creare<br />
un contesto politico, culturale,<br />
legislativo, economico,<br />
fiscale e contributivo che<br />
permetta di sviluppare, produrre,<br />
distribuire cinema indipendente<br />
e creare le<br />
condizioni per consentire ai<br />
piccoli produttori e alle microimprese<br />
di tornare a investire<br />
a Napoli e nella<br />
Campania. Abbiamo chiesto<br />
a Maurizio Fiume, presidente<br />
dell’associazione (che<br />
conta 42 associati di cui 4<br />
associazioni che raggruppano<br />
altri gruppi artistici),<br />
di spiegare i meccanismi che<br />
ostacolano il cinema indipendente<br />
e come superarli.<br />
Quali sono le difficoltà<br />
principali in cui si imbattono<br />
i cineasti indipendenti<br />
in Campania oggi?<br />
Il cinema indipendente e<br />
quello napoletano in particolare<br />
(da “Immacolata e Concetta”<br />
di Salvatore Piscicelli,<br />
1980) è geneticamente nato<br />
già in condizioni di difficoltà,<br />
ma ha dimostrato di<br />
saperle superare e di essere<br />
da modello anche all’estero.<br />
Purtroppo da alcuni anni<br />
stanno togliendo l’aria al cinema<br />
indipendente. Si è<br />
puntato su un modello di<br />
sviluppo di cinema industriale<br />
e si è tolta l’aria ai<br />
piccoli produttori, alle microimprese,<br />
ai cineasti indipendenti,<br />
senza capire che in<br />
Italia, e a Napoli in particolare,<br />
non c’è mai stata l’industria<br />
del cinema. Noi<br />
siamo artigiani, anche se<br />
evoluti. I nostri film competono<br />
nei festival internazionali<br />
con opere realizzate con<br />
budget incommensurabili rispetto<br />
ai nostri. E cosa fanno<br />
lo Stato e i politici? Invece di<br />
darci una mano, fanno un<br />
reference system che permette<br />
solo a pochi, e sempre<br />
agli stessi, di fare film, sempre<br />
dello stesso tipo, di quelli<br />
che hanno un immediato ritorno<br />
economico. Ciò è sbagliato<br />
perché un film è un<br />
bene reale, come una casa, la<br />
sua vita è lunghissima. Lo<br />
Stato, invece, pretende il ritorno<br />
economico entro trecinque<br />
anni dalla messa in<br />
produzione e, poiché gli<br />
unici film che possono riuscire<br />
nell’impresa sono i film<br />
comici, ecco che si produce<br />
solo un tipo di cinema. Così<br />
il cinema indipendente viene<br />
raso al suolo. Specie in Campania,<br />
dove abbiamo una<br />
Film Commission senza<br />
soldi, nessuna legge regionale<br />
sul cinema o sull’audiovisivo,<br />
nessuna bozza di<br />
legge regionale da parte di<br />
qualche gruppo politico presente<br />
in Regione.<br />
Uno dei punti chiave del<br />
manifesto redatto dall’associazione<br />
per il rilancio<br />
del cinema indipendente<br />
riguarda proprio una proposta<br />
di legge da presentare<br />
in Regione. Quali<br />
sono stati, a tuo parere, gli<br />
errori commessi dalla<br />
precedente amministrazione<br />
che hanno affossato<br />
la realizzazione dei giovani<br />
cineasti partenopei?<br />
L’errore principale è aver<br />
fatto una legge sull’audiovisivo.<br />
Cosa c’entra il cinema<br />
napoletano con la fiction televisiva?<br />
Nulla, si tratta di<br />
Cinema indipendente, ciak si spera<br />
Cineasti in campo per risollevare le sorti della settima arte<br />
Maurizio Fiume,<br />
presidente di<br />
Indinapolicinema:<br />
“Basta con<br />
il clientelismo,<br />
servono fondi<br />
trasparenti<br />
e un nuovo<br />
sistema di<br />
diffusione”<br />
due sistemi produttivi diversi:<br />
è come paragonare la<br />
mozzarella di bufala locale a<br />
quella da supermercato. E i<br />
soldi che sono stati stanziati<br />
dalla Regione Campania per<br />
la fiction sono uno schiaffo a<br />
chi per anni si è ostinato a<br />
produrre cinema in Campania.<br />
Fiction come “Capri” o<br />
“I delitti del cuoco” non<br />
hanno avuto nessun tipo di<br />
ritorno di immagine e occupazionale<br />
sul territorio, quei<br />
soldi dovevano essere investiti<br />
nel cinema napoletano.<br />
Per quanto riguarda l’erogazione<br />
dei fondi, Indianapolicinema<br />
vuole un<br />
regolamento di criteri generali<br />
in modo da ridurre la di-
EVE<br />
NTI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
UN PALAZZO DEL CINEMA<br />
A NAPOLI ENTRO IL 2012<br />
In Europa le case del cinema sono luoghi di ritrovo e di<br />
fruizione di diverse forme d’arte che spesso trovano spazio<br />
in quartieri dedicati agli artisti. Indinapolicinema<br />
sta lavorando affinché anche a Napoli possa nascere un<br />
Palazzo del Cinema, un posto che sia il punto di contatto,<br />
aggregazione di scrittori, cineasti, pittori, scultori,<br />
musicisti e teatranti. La neonata associazione, infatti,<br />
ha partecipato al bando della Curia per ottenere in comodato<br />
d’uso una chiesa nel centro storico di Napoli e<br />
sta lavorando per entrare nella graduatoria del Comune<br />
per l’assegnazione di beni confiscati alla camorra. Tra i<br />
soci fondatori di Indinapolicinema ci sono architetti,<br />
scenografi e tecnici che si sono già attivati per elaborare<br />
piani di recupero per tali beni immobili, gestendo i fondi<br />
strutturali europei a disposizione, magari anche con<br />
l’aiuto di una sponsorizzazione privata. Una volta realizzato,<br />
il Palazzo del Cinema sarà la banca dati di tutti<br />
i film napoletani, un laboratorio di incubazione di imprese<br />
e di progetti, di sperimentazione e ricerca di nuovi<br />
linguaggi e di nuove tecnologie, di sperimentazione di<br />
scenografie e costumi digitali, oltre che il luogo dove<br />
conservare e mettere a disposizione le scenografie e i<br />
fabbisogni di scena dei film realizzati (che oggi vanno<br />
perdute). Un luogo dove studiare e fare formazione<br />
avanzata, dove i giovani potranno conoscere i tanti mestieri<br />
che il cinema offre e capire quale percorso seguire.<br />
Un posto dove chi vuole pensare cinema può entrare ed<br />
essere certo di non rimanere deluso.<br />
23<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
paese serio i commissari del<br />
Mibac, il suo direttore generale,<br />
i funzionari della Rai<br />
che lo hanno bocciato, i selezionatori<br />
di Venezia, che gli<br />
hanno preferito altri film, sarebbero<br />
stati mandati a casa.<br />
La modifica radicale del<br />
sistema di diffusione dei<br />
film indipendenti è uno<br />
degli obiettivi principali<br />
di Indinapolicinema.<br />
L’esperienza di “e io ti<br />
seguo”, il film su Siani che<br />
ti ha portato al Festival<br />
des Films du Monde di<br />
Montreal, ma penalizzato<br />
dalla distribuzione locale<br />
e nazionale, cosa ti ha insegnato<br />
in questo senso?<br />
Il caso di “e io ti seguo” è<br />
quello che conosco meglio<br />
ma tutti i film indipendenti<br />
hanno problemi di diffu-<br />
cinema indipendente napoletano<br />
e italiano, emittenti televisive<br />
che programmino<br />
cicli sul cinema indipendente.<br />
Nonostante la scarsità dei<br />
finanziamenti per i giovani<br />
cineasti campani, il<br />
ricercatore scozzese Alex<br />
Marlow-Mann ha pubblicato<br />
uno studio in cui<br />
parla del “Nuovo Cinema<br />
Napoletano” come uno dei<br />
più sorpredenti fenomeni<br />
emergenti del panorama<br />
nazionale ed internazionale.<br />
Credi che il pubblico<br />
sia consapevole di questo<br />
“movimento”? Cosa si può<br />
fare per alimentare una<br />
cultura del cinema “made<br />
in Naples”?<br />
Mi sembra evidente che sia il<br />
pubblico che le istituzioni lo-<br />
screzionalità delle Commissioni<br />
(composte da un massimo<br />
di 5 persone<br />
competenti, tra cui un rappresentante<br />
dei cineasti, che<br />
cambino ogni 3 anni). La<br />
Regione deve, a pubblicazione<br />
della delibera, garantire<br />
il pagamento secondo la<br />
formula in vigore in Europa<br />
del programma Eurimages<br />
(60% il primo giorno di riprese,<br />
20% a completamento<br />
copia digitale, 20% prima<br />
proiezione in pubblico e consegna<br />
rendiconto). Se i termini<br />
previsti non vengono<br />
rispettati, devono esserci pesanti<br />
sanzioni. Vogliamo una<br />
legge sul cinema indipendente<br />
che sia innovativa,<br />
equa, propulsiva e da modello<br />
per il resto d’Europa.<br />
Vogliamo anche che tutti i<br />
fondi europei gestiti dalla<br />
Regione e indirizzabili sul cinema<br />
siano regolamentati<br />
con bandi pubblici trasparenti.<br />
Basta con i clientelismi<br />
e la spartizione dei soldi europei.<br />
Perché ci si accorge di<br />
prodotti indipendenti<br />
come “Là-bas” o di altre<br />
opere prime di registi locali<br />
solo quando vengono<br />
scelte per concorrere<br />
nell’ambito di un festival<br />
come Venezia?<br />
“Là-bas” è un caso emblematico.<br />
Era un’ottima sceneggiatura<br />
e un buon<br />
progetto. È stato per ben due<br />
volte rifiutato dalla Commissione<br />
delle opere prime del<br />
Ministero dei Beni Culturali<br />
per il finanziamento, la Rai<br />
lo ha scartato per poi comprarlo<br />
senza saperlo, perché<br />
era in un pacchetto di film,<br />
la Mostra di Venezia non ha<br />
avuto il coraggio di metterlo<br />
in concorso e quando se l’è<br />
ritrovato alla Settimana Internazionale<br />
della Critica, temendo<br />
che potesse vincere<br />
premi ufficiali, ha cercato di<br />
boicottarlo. Con un pizzico<br />
di fortuna ha vinto. Ora tutti<br />
riconoscono le sue qualità,<br />
perfino in Korea, dove, al<br />
Busan International Film Festival,<br />
ha vinto il premio<br />
come miglior lungometraggio.<br />
Il punto è che per un “Làbas”<br />
che ce la fa ci sono decine<br />
di ottimi progetti che<br />
non si realizzano. Dopo un<br />
caso come “Là-bas” in un<br />
sione. Il primo film di Giorgio<br />
Diritti “Il vento fa il suo<br />
giro” è un caso da studiare.<br />
Un film indipendente che è<br />
stato programmato per oltre<br />
un anno e mezzo al cinema<br />
Mexico di Milano.<br />
Un piccolo successo.<br />
Forse i film indipendenti devono<br />
essere diffusi così, una<br />
sola sala per un anno, come<br />
dire: se vuoi assaggiare la<br />
sfogliatella, devi venire a Napoli.<br />
Un film indipendente<br />
che viene realizzato con<br />
qualche centinaia di migliaia<br />
di euro, non può spendere il<br />
mezzo milione di euro che<br />
occorre per distribuirlo in<br />
Italia.<br />
Secondo questo sistema, un<br />
film, che costa anni di lavoro<br />
di progettazione e realizzazione,<br />
deve nel primo weekend<br />
di uscita in sala<br />
ottenere un risultato economico<br />
uguale alle megaproduzioni<br />
hollywoodiane. Occorre<br />
un nuovo sistema di diffusione:<br />
un network di sale<br />
multifunzionali in grado di<br />
programmare un nuovo<br />
modo di vedere cinema, un<br />
portale web che sia in grado<br />
di offrire in tutto il mondo il<br />
cali lo ignorino completamente.<br />
La cosa grave è che anche il<br />
mondo dell’imprenditoria<br />
considera il cinema un lavoro<br />
per perditempo. Il<br />
punto è che noi abbiamo una<br />
classe dirigente vecchia, arrogante<br />
e presuntuosa. In<br />
Europa a decidere ci sono dirigenti<br />
di meno di quarant’anni.<br />
Io penso che il cinema<br />
napoletano in trenta anni<br />
abbia fatto conoscere Napoli<br />
e la sua cultura nel mondo.<br />
Ha dato voce alle tante<br />
anime culturali di questa<br />
città, ai diversi quartieri e<br />
modi di vivere. Alex Marlow-<br />
Mann scrive che Napoli nel<br />
cinema è un brand, un marchio<br />
riconoscibile, assai più<br />
di New York, che il nostro<br />
modo di fare cinema, senza<br />
essere mai stato un vera<br />
scuola, è un modello ammirato<br />
ed emulato. Eppure,<br />
non ho letto una recensione<br />
del libro di Malow-Mann in<br />
Italia. In Italia e a Napoli il<br />
“Nuovo Cinema Napoletano”<br />
non esiste. Indinapolicinema<br />
lavora affinchè<br />
questo stato delle cose<br />
cambi. Radicalmente.
LIBRI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
24<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
di Viviana Genovese<br />
Salvatore Morra, diplomato<br />
in chitarra e laureato in discipline<br />
arabo islamiche<br />
presso l’Università L’Orientale<br />
di Napoli, coniuga abilmente<br />
in questo volume<br />
entrambe le sue passioni: la<br />
musica e il mondo orientale.<br />
Infatti il protagonista assoluto<br />
delle cento pagine di<br />
“Liuto magico” (Iuppiter<br />
Edizioni) è l’ūd, strumento<br />
di origine antichissima e di<br />
assoluta importanza per la<br />
musica orientale ancora e<br />
soprattutto ai giorni nostri.<br />
Attraverso passaggi graduali<br />
Morra conduce il lettore ad<br />
una conoscenza sempre più<br />
dettagliata del liuto, termine<br />
italiano derivante dalla fusione<br />
dell’articolo “al” con il<br />
sostantivo “ud”, e gli permette<br />
di comprendere la sua<br />
lunga evoluzione nel tempo.<br />
dal contesto politico-culturale<br />
in questione. Ma questi<br />
tre aspetti, apparentemente<br />
separati tra loro, costituiscono<br />
un trinomio inscindibile<br />
e la magia del liuto<br />
consiste proprio in questo: il<br />
numero delle corde risponde<br />
sì ad un bisogno pratico, ma<br />
è al contempo portatore di<br />
una serie di significati “filosofici”<br />
così come le tecniche<br />
e il momento della composizione<br />
non dipendono solo<br />
dall’artista ma anche e soprattutto<br />
dall’ascoltatore,<br />
che fornisce input e instaura<br />
Kamel Gharbī. Del liuto,<br />
che Sergio Ragni nella sua<br />
prefazione al volume definisce<br />
“strumento misterioso”,<br />
Morra si mostra grande appassionato<br />
e conoscitore, dimostrando<br />
di appartenere a<br />
quella categoria di musicisti<br />
che non solo padroneggia lo<br />
strumento, ma riesce anche<br />
a ricostruirne la storia e la<br />
cultura da cui prende le<br />
mosse. Il risultato, come<br />
scrive Ragni, è “un volumetto<br />
che apre orizzonti<br />
esplorati solo in minima<br />
parte, e in maniera assai<br />
Un salto<br />
tra le corde del liuto<br />
Il viaggio di Salvatore Morra alla scoperta dell’ūd tra musica e suggestioni orientali<br />
Morra si mostra<br />
grande<br />
appassionato e<br />
conoscitore,<br />
dimostrando di<br />
appartenere a<br />
quella categoria di<br />
musicisti che non<br />
solo padroneggia<br />
lo strumento, ma<br />
riesce anche a<br />
ricostruirne la<br />
storia e la cultura<br />
da cui prende le<br />
mosse<br />
marginale, da chi frequenta<br />
le nostre sale da concerto.<br />
Le suggestioni della musica<br />
araba, nel nostro immaginario,<br />
figurano soltanto come<br />
ipotetiche colonne sonore di<br />
film che rievocano atmosfere<br />
esotiche, e soprattutto<br />
in chiave favolistica. Da<br />
quella dimensione narrativa,<br />
in ogni caso imprescindibile<br />
anche nella più<br />
irreprensibile delle dissertazioni,<br />
presente quindi anche<br />
in questo volume, il lettore<br />
si può avventurare in un<br />
viaggio alla scoperta dell’ūd,<br />
strumento privilegiato della<br />
musica araba”.<br />
La storia di questo strumento,<br />
infatti, risale al IX<br />
sec a.C., data in cui viene<br />
attestato per la prima volta<br />
nel Vicino Oriente, suo<br />
luogo natale, e si articola in<br />
modo differente secondo le<br />
aree geografiche interessate,<br />
quindi di zona in zona cambiano<br />
la struttura (numero<br />
delle corde e cassa armonica),<br />
le tecniche e il rapporto<br />
con il pubblico,<br />
condizionato ovviamente<br />
con il primo una vera comunione<br />
emotiva, che conduce<br />
talvolta ad uno stato di<br />
trance. Date queste caratteristiche,<br />
non è difficile spiegarsi<br />
come l’ūd, definito<br />
giustamente “ingrediente<br />
cosmico”, da strumento accompagnatore<br />
della voce<br />
umana è divenuto strumento<br />
solista concertante.<br />
Ed è proprio questo il risultato<br />
a cui vuole approdare<br />
l’autore che, come già aveva<br />
sostenuto nella sua tesi di<br />
laurea, mostra come quello<br />
strumento, filtro d’amore<br />
nelle Mille e una notte,<br />
abbia fatto innamorare con<br />
il suo suono il mondo di<br />
oggi, Orientale e Occidentale<br />
indistintamente. Salvatore<br />
Morra, napoletano,<br />
classe ’81, recentemente insignito<br />
del Premio Rea per<br />
la musica, attualmente incide<br />
per la casa discografica<br />
Draft-records<br />
ed affianca allo studio<br />
della chitarra, proseguito<br />
con il maestro<br />
Stefano Aruta, quello<br />
della musica del mondo<br />
arabo islamico e dell’ūd a<br />
Tunisi con il maestro
LIBRI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
25<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
Alaimo alla scoperta delle origini di Partenope<br />
Scrittore dai molteplici interessi, con una spiccata passione<br />
per il mare, la navigazione e l’archeologia napoletana,<br />
Giovanni Alaimo nasce a Salerno nel 1938. Dopo una<br />
brillante carriera nell’industria chimica, si dedica alle sue<br />
passioni collaborando con il dipartimento di filologia classica<br />
dell’università Federico II e scrivendo libri. Con la sua<br />
seconda pubblicazione, “Origini di Partenope tra mito e<br />
storia” (Edizioni del Delfino), Alaimo ci conduce attraverso<br />
un percorso immaginario fino alle origini della<br />
città di Napoli. Grazie alle sue precise indicazioni,<br />
il percorso si presenta allo stesso<br />
tempo tangibile, facendo sì che il lettore più<br />
intraprendente possa toccare con mano le antiche<br />
mura che cingevano la “polis”. Partendo<br />
da una precisa descrizione del paesaggio, per<br />
meglio comprendere le esigenze dei nostri antenati,<br />
l’autore attraversa tutte le fasi di cambiamento<br />
e modificazione che il territorio ha<br />
subìto, cominciando dalla scomparsa del fiume<br />
che attraversava l’intera città: il Sebeto. È interessante<br />
scoprire l’origine dei nomi di alcune<br />
strade odierne che, a differenza di quanto si possa<br />
immaginare, non hanno nomi inventati ma affondano le<br />
loro radici nella storia di circa 2000 anni fa. San Carlo all’Arena,<br />
via Arenella, il quartiere Arenaccia, questi alcuni<br />
esempi di nomi di derivazione storica. In questo caso la radice<br />
“arena” che accomuna le diverse vie, fa riferimento a<br />
zone del territorio all’epoca investite da flussi torrentizi che<br />
prosciugatisi hanno lasciato solchi sabbiosi.<br />
Il libro si divide in due sezioni principali:<br />
una prima parte dedicata alla<br />
storia reale, divisa a sua volta in paragrafi,<br />
una seconda dedicata alla mitologia.<br />
La scelta di affiancare le immagini<br />
al testo è decisamente azzeccata e permette<br />
al lettore di identificare al meglio<br />
le zone ed i siti di interesse come<br />
appaiono oggi. Una lettura sicuramente<br />
interessante e coinvolgente,<br />
che si rivela molto utile per prendere<br />
coscienza del nostro passato in questo<br />
momento storico caratterizzato<br />
dalla corsa verso il futuro. (Manuela<br />
Borsari)<br />
di Aurora Cacopardo<br />
Libridine<br />
“LE VIE NASCOSTE”, ECHI DI PAESI PERDUTI<br />
Quando il paesaggio racconta di borghi, di paesi perduti, di luoghi nei<br />
quali i passi dell’uomo non risuonano più, pensiamo<br />
subito al volume “Le vie nascoste -<br />
Tracce di Italia remota” di Antonio<br />
Mocciola (Giam<strong>mari</strong>no editore). In esso<br />
ventuno paesi che, spesso, le guide<br />
sconsigliano di visitare ed alcuni non<br />
esistono nelle cartine geografiche, ritrovano<br />
la voce per dirci che le strade non<br />
sono mute, i monti parlano ancora, piccoli<br />
sentieri nascosti e serpeggianti ascoltano il<br />
sussurrìo dei rigagnoli. Ventuno paesi da<br />
Nord a Sud hanno ripreso a parlare anche<br />
se la consapevolezza che i luoghi siano custodi<br />
della parola non è naturale, proprio<br />
perciò Mocciola ci dice che è necessario apprenderla,<br />
evitando chiese, campanili, statue<br />
siano abbandonati, piccoli centri - vere opere<br />
d’architettura - restino inaccessibili, e le memorie<br />
vadano disperse. La letteratura per me è<br />
stata sempre fonte d’inquietudine ed ho compreso,<br />
con lo scorrere dei lustri, che scrivere è<br />
dare senso alla nostra finitudine. Mocciola ci fa<br />
comprendere che il tempo non esisterebbe senza<br />
uno spazio dove essere percepito. Ecco Argentiera,<br />
una miniera <strong>sotto</strong> le stelle, Curon Venosta, ultimo<br />
paese italiano prima del passo di Resia oltre il<br />
quale inizia l’Austria. Curon Venosta ha pagato al progresso<br />
un prezzo altissimo; nel dopoguerra il consorzio<br />
“Montecatini” con la concessione dello Stato annunciò<br />
l’innalzamento di 22 metri dei piccoli laghi naturali di<br />
Resia e di Lago di Mezzo. Inutilmente le popolazioni locali<br />
si ribellarono. Così nell’estate del 1950 l’acqua inghiottì<br />
i paesi, le strade, la storia. E nell’indifferenza di<br />
una nazione, si erse a futura memoria l’elegante ed<br />
umiliato campanile della Chiesa di S. Caterina, datato<br />
1357. Vogliamo ricordare anche Scurati ove l’autore<br />
ci consiglia di andare per conoscere meglio la Sicilia,<br />
oltre ai cannoli e alla mafia, il sole torrido e i carretti<br />
colorati, oltre le abbaglianti saline di Trapani e<br />
dei panorami vertiginosi di Erice, è necessario fermarsi<br />
nella misconosciuta Scurati dove esiste una<br />
grotta dall’ampio ingresso ed in questa grotta esiste<br />
un borgo, case basse, stalle ed un forno per il<br />
pane. L’ambizioso intento del nostro Autore è incoraggiare<br />
un turismo fatto di itinerari inediti,<br />
magari da percorrere a piedi, a dorso di mulo o<br />
in barca, comunque lontani dalle consuete<br />
rotte vacanziere d’élite, e per suo merito,<br />
come ho già detto, paesi perduti ritrovano la<br />
voce, una bellissima voce forse fioca ma magica<br />
e seducente. Voce che parla di nobiltà<br />
decadute, di antichi splendori, luoghi in cui i<br />
passi dell’uomo non risuonano più ma ogni<br />
sussurro diventa eco.
EVENTI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
26<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
La Napoli di Siviero, una “Mater Munnezza” tinta di giallo<br />
Il commissario Abruzzese è tornato a Napoli. Dopo diversi<br />
anni alla questura di Milano, è stato trasferito nuovamente<br />
nella città dai mille problemi, dove ogni emergenza<br />
diventa cronica. Appena messo piede nel suo<br />
nuovo ufficio, Abruzzese, di nome e di nascita, si<br />
imbatte nell’efferato omicidio di una ragazza dell’est<br />
Europa, il primo crimine di una lunga serie.<br />
Un crescendo di suspence e colpi di scena che Massimo<br />
Siviero ha saputo con maestria tessere nel suo<br />
ultimo lavoro “Mater Munnezza” (Edizioni Cento<br />
Autori), che vede protagonista il commissario Abruzzese,<br />
vecchia conoscenza degli amanti del genere thriller<br />
poliziesco. Infatti, questo personaggio un po’ sui<br />
generis nacque dalla penna dell’autore nel 1992 con “Il diavolo<br />
giallo”, che valse a Siviero la vittoria del<br />
“Premio noir in Festival di Viareggio”. L’ambiente<br />
sordido del malaffare che emerge dalle<br />
indagini del commissario è un atto d’accusa<br />
verso quella borghesia colpevole della tragedia<br />
napoletana. Massimo Siviero giornalista,<br />
scrittore, saggista, redattore de Il Mattino per<br />
trent’anni e per dieci corrispondente del Messaggero,<br />
è attualmente l’unico napoletano<br />
contemporaneo a essere inserito nel “Dizionario<br />
enciclopedico Pirani” del giallo mondiale.<br />
(Lina Maiello)<br />
Alfredo Imperatore e la frizzante espressività del dialetto napoletano<br />
Alfredo Imperatore, medico urologo e pri<strong>mari</strong>o in pensione,<br />
cultore della lingua napoletana e dello studio<br />
delle radici delle sue parole, già autore di un altro libro<br />
sull’argomento, ha dato ora alle stampe questo<br />
“Parlare a Napoli” (Cuzzolin ed., 2010), scritto<br />
nella stessa maniera, ma di sole parole napoletane.<br />
Queste non nascono dal nulla e nel corso del<br />
tempo possono assumere significati diversi a volte<br />
contrastanti.<br />
Per esempio, “regalia” (dono del Re) man mano ha<br />
perso il suo significato fino a diventare una semplice<br />
mancia. Imperatore nella presentazione <strong>sotto</strong>linea<br />
con ironia la stravaganza di proporre lo studio dei<br />
dialetti regionali italiani nelle scuole e osserva che ciò sarebbe<br />
possibile solo per il nostro dialetto, dotato di un<br />
background letterario e grammaticale che<br />
manca a tutti gli altri. Secondo l’autore, è sufficiente<br />
che lo studio dei dialetti rimanga retaggio<br />
di appassionati cultori che lasciano<br />
così memoria alle future generazioni. Ne è<br />
scaturito un volume con un’indubbia valenza<br />
scientifica e didascalica che dimostra<br />
come - nell’evoluzione continua della cultura<br />
- risulti e risalti la sfolgorante e frizzante<br />
quotidianità espressiva del dialetto<br />
napoletano. (Francesco Iodice)<br />
L’insostenibile leggerezza della “malaparola”<br />
di Viviana Genovese<br />
Divertimento e provocazione sono le parole chiave dell’<br />
“Elogio della malaparola” (Tullio Pironti Editore), saggio<br />
che potrebbe scandalizzare i puritani per la sua<br />
spudoratezza. L’autore napoletano Aldo di Mauro<br />
rivendica, infatti, la dignità della “malaparola” ma<br />
non di quella volgarmente o abitualmente detta. La<br />
“malaparola” di cui parla va detta, ogni tanto, per<br />
esprimere con maggiore efficacia un concetto, per<br />
sdrammatizzare o per divertire, ammesso che la situazione<br />
lo permetta e che sia detta consapevolmente.<br />
È impossibile negare che le parolacce, come sono definite<br />
oggi in tono dispregiativo, non conferiscano pathos<br />
ad un discorso, non siano piene di carica emotiva<br />
e non siano schiette pur racchiudendo in sé molteplici<br />
significati. Il poeta lo dimostra mettendo a confronto espressioni<br />
italiane e napoletane, elencando proverbi<br />
noti a chi è nato nella città partenopea e riportando<br />
divertenti poesie di altri autori. C’è chi<br />
come Angelo Manna prende in giro Giacomo<br />
Leopardi, chi come Salvatore Di Giacomo<br />
esprime l’insensibilità e l’incoscienza attraverso<br />
una poesia dal titolo “Strunz” e chi<br />
come di Mauro si abbandona nel finale al divertimento<br />
spinto. L’ironia permea tutte le<br />
pagine in una climax ascendente che raggiunge<br />
l’apice nelle ultime pagine dove diventa<br />
pungente, dove non c’è più spazio per<br />
il finto perbenismo e per l’ ipocrisia.
EVE<br />
NTI<br />
27<br />
Saper<br />
Vivere<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
Chiaia Magazine prosegue il viaggio tra i gruppi musicali emergenti<br />
partenopei. Ancora una volta i generi, le sonorità, i musicisti e i locali<br />
che li ospitano sono i protagonisti della quinta puntata<br />
Foto di Daniela Amelio<br />
Dalya, il sinth pop<br />
degli anni ’80 in chiave rock<br />
dei pezzi da scegliere. All'inizio<br />
proponevamo pezzi più<br />
hard-rock; poi abbiamo scelto<br />
gli anni '80, che ci sembravano<br />
un prodotto più spendibile,<br />
però fatto sempre alla<br />
nostra maniera, ovvero in<br />
chiave rock.<br />
Voi, però, vi distaccate dall'arrangiamento<br />
originale e<br />
ne fate quasi una cosa<br />
nuova.<br />
Già c'è la band originale che la<br />
fa a dovere, così come sono<br />
state scritte ed incise. Per cui<br />
sarebbe soltanto una copia sterile,<br />
non avrebbe senso riproporla<br />
uguale. Una buona cover<br />
band personalizza molto le<br />
di Gianluca Massa<br />
I Dalya sono il lato rock degli<br />
anni '80. Una band piena di<br />
grinta che, ogni sera, porta sul<br />
palco le atmosfere proprie del<br />
decennio dei synthpop, rivisitandole<br />
nel rock 'n roll più moderno<br />
e sfrenato. La voce di<br />
Dalila Del Giudice e il suo forte<br />
carisma travolgono il pubblico;<br />
alle sue spalle Massimiliano<br />
Campo (batteria),<br />
Corrado Calignano (basso),<br />
Agostino Martini (tastiere) e<br />
Giulio Riccelli (chitarra), la<br />
accompagnano in una sfida<br />
contro il tempo, stravolgendo<br />
canzoni che hanno segnato<br />
un’epoca. È il caso dell'apertura<br />
con “You Spin Me 'Round<br />
(Like A Record)” dei Dead Or<br />
Alive che perde gli originali<br />
impulsi dance a favore di un<br />
rock sudato e ricco di groove.<br />
Dalila Del Giudice sul palco dà<br />
il meglio di se stessa: sfrena la<br />
sua anima, invade i tavoli,<br />
coinvolge il pubblico, ironizza,<br />
diverte e si diverte senza mezzi<br />
termini. La carica della sua<br />
voce elettrizza, coinvolge e stupisce<br />
per perfezione ed estensione.<br />
La band non perde una<br />
nota: i suoni riprodotti sono<br />
perfetti, pieni. Il repertorio<br />
proposto è vario ma scelto accuratamente.<br />
Dai Depeche<br />
Mode di “Personal Jesus” ai<br />
“Cure di Lullaby”, passando<br />
per “Rebel Yell” di Billy Idol e<br />
“Smalltown Boy”, l'icona new<br />
wave dei Brosnki Beat. E non<br />
mancano gli omaggi alle<br />
grandi dive degli anni '80<br />
come Madonna o la stravagante<br />
Cindy Lauper. Meravigliosa<br />
l'intensità con cui<br />
rifanno “Wicked Game” di<br />
Chris Isaac, con la voce che si<br />
alza prepotentemente nel ritornello<br />
e il basso di Corrado<br />
Calignano a tenere il tempo. È<br />
difficile riuscire a stare fermi<br />
quando sul palco ci sono i<br />
Dalya, un gruppo col virus del<br />
rock, che sprigiona adrenalina.<br />
Noi li abbiamo incontrati al<br />
Sinclair, scottish pub del Vomero,<br />
dall'arredamento in<br />
legno e le luci soffuse, un menù<br />
ricco ed una vasta scelta sia di<br />
birre, sopratutto alla spina,<br />
che di cocktail, scambiando<br />
due chiacchiere con la voce<br />
Dalila del Giudice.<br />
Come siete nati?<br />
I Dalya sono nati intorno al<br />
2000 nella mia cameretta, a<br />
casa dei miei genitori, per chitarra<br />
e voce. Ricordo che alla<br />
nostra prima serata all'Havana,<br />
un mio amico dj ci ha<br />
dato il nome di Dalia che è<br />
stato cambiato in Dalya per un<br />
errore di stampa sul flyer.<br />
Come scegliete i pezzi da<br />
suonare?<br />
La scelta dei pezzi è sempre<br />
equa, nel senso che nessuno<br />
impone una canzone, ma<br />
ognuno mette nel calderone<br />
cover che fa, dandosi uno stile<br />
riconoscibile.<br />
A Napoli ci sono pochi locali<br />
che propongono buoni<br />
gruppi che fanno rock...<br />
Il problema è che c'è una cattiva<br />
concezione del rock. Si definisce<br />
rock qualsiasi suono sia<br />
un po’ più forte o più alto del<br />
dovuto.<br />
Ma non è assolutamente così.<br />
E poi ci sono dei problemi tecnici<br />
legati alla struttura dei locali,<br />
dediti ai live, su tutti<br />
l'acustica. Il problema è che<br />
alcuni locali non sono realizzati<br />
per ospitare band grandi e<br />
che suonano un certo tipo di<br />
musica come il rock, per l'appunto.<br />
Avete mai pensato di fare<br />
pezzi inediti?<br />
Continuamente. Ognuno di<br />
noi ha scritto dei pezzi propri.<br />
Ma, ironia della sorte, non si<br />
lavora! È una cosa che prima<br />
o poi arriverà, fidatevi .
LA<br />
PILLI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
28<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
Sfizi&Note di Massimo Lo Iacono<br />
MORRA, NARDIS E ANDERS: TRIS D’ASSI<br />
Nel bilancio di fine estate spiccano due concerti squisiti,<br />
per realizzazione e locandina, in cui emergeva la<br />
presenza di due solisti napoletani in trasferte<br />
veramente inconsuete, l’uno al Nord l’altro al Sud, l’uno sul<br />
mare l’altro in montagna, o quasi. Ad inizio agosto, con la<br />
Corsica all’orizzonte, nella remota Capraia, di dantesca<br />
memoria, nel piccolo festival di nicchia offerto da Maria<br />
Grazia Amoroso ai villeggianti sulla piccola isola, quasi un<br />
grande scoglio, il chitarrista napoletano Salvatore Morra,<br />
anche insigne solista di liuto arabo e saggista in merito, ha<br />
realizzato con il tenore Marcello Nardis (nella foto), il più<br />
prestigioso interprete italiano di Lieder degli ultimi decenni,<br />
un insolito, inimmaginabile di fatto, recital di Lieder di<br />
Schubert. La chitarra suonava al posto del prevedibile e<br />
convenzionale pianoforte, che minimamente si rimpiangeva<br />
salvo a ricordare che il pianoforte usato da Schubert era<br />
meno tonante ed aggressivo di quello del pieno<br />
Romanticismo. Sonorità più limpide e terse, amalgama delle<br />
voci, umana e strumentale,<br />
incantevole e delicato, parole,<br />
forse soprattutto, e musica,<br />
esaltate dal recupero di una<br />
prassi filologica viennese<br />
dimenticata ed ora<br />
riproposta. L’aveva fatto<br />
saltuariamente a Napoli<br />
Antonello Grande<br />
lungimirante, con Daniela del<br />
Monaco. Ora Marcello Nardis,<br />
con la collaborazione di<br />
Salvatore Morra, va molto<br />
oltre e con successo immenso<br />
a giudicare dall’esito del<br />
concerto a Capraia, seguito da più di cento persone,<br />
applaudito moltissimo e commentato con entusiasmo in paese<br />
il giorno dopo. Tutto ciò trova verifica nella corrente stagione<br />
concertistica della Comunità Luterana, con identici interpreti<br />
ed autore uguale. Immensa differenza: in locandina l’intera<br />
“Winterreise”, cimento arditissimo. A fine agosto l’altro<br />
concerto in montagna a Malvito, in Calabria, per ricordare<br />
l’insigne chirurgo Fausto Lippo, nato appunto nel<br />
caratteristico borgo in provincia di Cosenza, mitico, per<br />
generosità e bravura, pri<strong>mari</strong>o al Pellegrini di Napoli. Ci sono<br />
state pure l’esposizione della sua collezione di quadri ed una<br />
messa e ricordo con autorità e pazienti ancora commossi nella<br />
gratitudine in piazza. Hanno suonato qui Pierluigi<br />
Ciapparelli, bravissimo tiorbista del “Complesso barocco” di<br />
Alan Curtis, ed ascoltato poco tempo prima in affine recital<br />
per la “Scarlatti” in San Marcellino e Festo, alla tiorba,<br />
appunto, con sonorità aeree e suggestive e Sabrina Colonna-<br />
Preti alla viola da gamba, plastica e corrusca nelle sonorità di<br />
incisività fuor dell’ordinario, entrambi artisti di singolare<br />
comunicativa con i loro strumenti di rado protagonisti.<br />
Gundula Anders, dotta e sensibilissima cantante, pressoché<br />
sconosciuta dalle nostre parti, ha intonato in maniera<br />
commovente e poetica ogni pezzo, molti di autori dimenticati,<br />
ed il più noto era addirittura Monteverdi. In locandina<br />
c’erano musiche sacre ispirate al “Cantico dei cantici”, rarità<br />
preziose scelte per l’occasione, di rara spiritualità intonate<br />
all’occasione dell’anniversario, centenario, della nascita di<br />
Fausto Lippo. Ogni esecuzione è stata accolta con compunto<br />
entusiasmo dal pubblico che colmava la singolare piazza della<br />
“Schiavonea”, rivelatasi un teatro naturale. Il merito di<br />
questa performance memorabile è tutto di Silvia Lippo, figlia<br />
dell’insigne, indimenticabile dottore, tra l’altro insigne<br />
cittadino di Chiaia.<br />
Sguardi lontani di Francesco Iodice<br />
LA FORTUNA “PICCERELLA” DI TITINA<br />
ltre che a molti illustri personaggi, la storia di via Bausan è legata<br />
Osoprattutto a Eduardo, Peppino e Titina De Filippo, i tre giganti del<br />
teatro e del cinema del Novecento. Stavolta parleremo di Titina che,<br />
benché un po’ stretta fra i due eccelsi fratelli, fu attrice finissima e<br />
insuperabile Filumena Maturano. Titina riferisce in una autobiografia,<br />
tuttora inedita, una frase della mamma Luisa che spesso le diceva, a<br />
commento di qualche delusione o qualche ingiustizia: “Tittì, tu tiene ‘na<br />
fortuna piccerella”; da qui deriva il titolo che l’attrice diede al<br />
bellissimo volume di tenere poesie, pubblicate postume dal figlio<br />
Augusto Carloni: “Niente va propriamente male, ma niente va<br />
propriamente bene!”. Fu profeta di se stessa perché andò così anche<br />
all’apice della carriera con il successo della sua Filumena,<br />
interpretazione che ancora oggi mette in soggezione le attrici che la<br />
portano in scena. Infatti, fu l’ultimo personaggio creato da lei (“Eduà,<br />
lassa fa a me!” disse al fratello che le chiedeva di interpretarlo a suo<br />
modo) poiché una malattia cardiaca – che solo pochi anni dopo<br />
sarebbe diventata curabilissima – l’allontanò per sempre dal<br />
palcoscenico e dalla vita.<br />
Morì il 26 dicembre del 1963 e nel secondo anniversario della<br />
scomparsa l’Associazione napoletana della stampa affisse una targa di<br />
marmo nell’atrio del cinema<br />
Filangieri che negli anni ’30 si<br />
chiamava Kursall e dove il successo<br />
dei De Filippo era esploso: “Sul<br />
palcoscenico di questo teatro Titina<br />
de Filippo colse il grande abbraccio<br />
del pubblico creando a immagine<br />
propria figure liete e dolenti che<br />
vissero e soffrirono con lei in un<br />
messaggio continuo d’arte e di<br />
umanità”. La fortuna ‘piccerella’<br />
perseguitò Titina anche dopo la<br />
morte: la sua lapide fu staccata per<br />
lavori, scomparve e dopo qualche<br />
tempo è ricomparsa nell’atrio del<br />
teatro Delle Palme, dove Titina non<br />
ha mai raccolto l’abbraccio del<br />
pubblico, né ha mai creato figure liete e dolenti, perché non vi ha mai<br />
recitato. Un’ultima prova della fortuna piccerella di Titina è il fatto che<br />
è rimasta fuori dalla toponomastica napoletana: esiste infatti piazza<br />
Eduardo, dove si affaccia il teatro da lui ricostruito, e via Peppino, poco<br />
distante dalla piazza. Quando sarà riportato nel posto giusto quel<br />
pezzo di marmo che si trova al Delle Palme? E quando sarà intitolata<br />
una strada anche a Titina? Unicuique suum!
LA<br />
PILLI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
29<br />
FERRIGNI 35: CAMBIANO LE REGOLE DELL’APERITIVO<br />
no spazio wi-fi aperto ai<br />
Ugiovani e all’arte, questo è<br />
Ferrigni 35, il nuovo luogo di<br />
ritrovo per la vita notturna a<br />
Chiaia che rifugge la solita<br />
definizione di “baretto”. La<br />
missione dei quattro giovani<br />
napoletani, che da sempre abitano<br />
la notte e inseguono la convivenza<br />
con il prossimo non come attività<br />
passiva ma con scopi culturali, è<br />
quella di percepire un lounge-bar<br />
come luogo di incontro-scontro, di<br />
scoperta-riscoperta, oasi di musica<br />
e drink. Ambienti interni in pietra<br />
e legno a vista, ritmi deep-house e<br />
soulful house, ma soprattutto porte aperte ai giovani artisti di Napoli e altrove, perché Ferrigni 35 è anche uno<br />
spazio di libera espressione dove ognuno, può proporre le sue installazioni, sculture, fotografie, dipinti, e fumetti<br />
per metterli in mostra. Protagonisti della serata inaugurale gli scatti sul filo dell’amarcord che mostrano Chiaia<br />
“Com’era/Com’è” (nell’immagine il pre-ristrutturazione), fotografie che ripercorrono la storia del quartiere e del<br />
locale, proiettato al futuro grazie allo stile minimal e agli schermi digitali per videoproiezioni, musical e calcio. La<br />
tecnologia sposa la tradizione campana del gusto all’ora dell’aperitivo: coloro che sceglieranno Ferrigni 35 come<br />
nuova dimora collettiva potranno lasciarsi tentare da prelibatezze gastronomiche esclusive ma casalinghe come i<br />
babà rustici, la mozzarella di Sorrento e i muffin salati, il tutto accompagnato da vini campani e dai drink di<br />
Valeria e Antonio. Insomma, Dalle ceneri del baretto DiscoNà, è resuscitato un rifugio che, alternando cucina, arte<br />
giovane e tempo libero, si pone già come meta del prossimo inverno nel golfo.<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
COMUNITÀ LUTERANA, L’AUTUNNO CALDO DEI CONCERTI<br />
Particolarmente ricca quest’anno la rassegna “Concerti d’autunno” della Comunità<br />
Evangelica Luterana di Napoli. La rassegna, giunta alla sedicesima edizione, ospita nove<br />
concerti, ad ingresso libero, e la serata di premiazione del concorso letterario “Una piazza,<br />
un racconto”. L’evento inaugurale, tenutosi mercoledì 5 ottobre, è stato un omaggio ai 150<br />
anni dell’Unità d’Italia che ha visto protagonisti sul palco, un musicista del Nord e uno del<br />
Sud del Paese, rispettivamente Marco Battaglia e Gianluigi Giglio, chitarristi specializzati nel<br />
repertorio ottocentesco, su musiche di Mauro Giuliani e di Marco Aurelio Zani de Ferrantis.<br />
Il concerto è stato l’occasione per ascoltare dal vivo il prezioso strumento d'epoca<br />
appartenuto a Giuseppe Mazzini (nella foto) datato 1811 e costruito dalla liuteria<br />
napoletana di Giuseppe Fabricatore. Appuntamento fisso, quindi, ogni mercoledì fino al 7<br />
dicembre, con le composizioni più emozionanti (Chopin, Liszt, Ravel e tanti altri) interpretate<br />
da musicisti di assoluto valore come Salvatore Morra, chitarrista ed esperto di musica araba,<br />
protagonista della soirée del 26 ottobre insieme al tenore Marcello Nardis (tra i più<br />
interessanti interpreti vocali della sua generazione) nell’interpretazione del Winterreise D911<br />
di Shubert. Si prosegue il 2 novembre con l’incontro tra l’arpa di Alessandra Ziveri e il<br />
pianoforte di Raffaella Zagni con brani del repertorio di Pollini, Ravel, Nadermann, Rossi e<br />
Saint Saens. Mercoledì 9, viaggio nella tradizione napoletana del Settecento e dei suoi<br />
maggiori esponenti (Cimarosa, Durante, Jommelli e Paradisi) con le chitarre di Giuseppe<br />
Aversano e Rosario Ascione, mentre il giorno 16 il palcoscenico si tingerà dei colori del<br />
romanticismo tedesco con il pianoforte suonato a quattro mani da Federica Monti e Fabio<br />
Bianco (freschi di debutto a Monaco di Baviera con grande successo di critica e pubblico).<br />
Appuntamento con la letteratura mercoledì 23 novembre con la serata di premiazione del<br />
Concorso letterario “Una piazza, un racconto” (giunto alla sua tredicesima edizione, giuria<br />
presieduta da Riccardo Bachrach e composta da Cristiane Groeben, Aurora Capocardo,<br />
Francesco D’Episcopo e Massimiliano De Francesco), durante la quale l’attore Andrea de<br />
Goyzueta leggerà alcuni brani dei tre racconti premiati intervallati dalla esecuzione dei<br />
brani scelti ed eseguiti dalla pianista Maria Grazia Ritrovato Buonoconto. Il violoncellista<br />
dell’Accademia di Santa Cecilia, Danilo Squitieri suonerà mercoledì 30 con il pianista<br />
Fiorenzo Pascalucci, il duo proporrà un concerto dedicato a Stravinskij, Martinu e<br />
Rachmaninov. Serata conclusiva mercoledì 5 dicembre con il violoncello di Francesco Di<br />
Donna e il pianoforte di Massimo Verone (in programma, musiche di Frank e Poulenc). La<br />
rassegna si inserisce, come ha ricordato Riccardo Bachrach (presidente della Comunità<br />
Evangelica Luterana di Napoli), nel più ampio programma di iniziative culturali, sociali e di<br />
solidarietà che la Comunità Evangelica Luterana di Napoli promuove con successo sul<br />
territorio da oltre quindici anni, grazie anche al contributo spontaneo dei cittadini che<br />
donano alla Chiesa Luterana l’otto per mille.<br />
Amarcord<br />
di Rosario Scavetta<br />
LA DIMORA “IDILLIACA”<br />
DI NORMAN DOUGLAS<br />
F<br />
ra i proprietari della villa imperiale<br />
di Pausilypon il più noto fu sicuramente<br />
l’inglese George Norman<br />
Douglas, autore di numerosi e piacevoli<br />
libri, tra questi “Summer Islands”. Carlo<br />
Knight nell’introduzione alla versione italiana<br />
del libro, intitolata “Isole d’estate”,<br />
traccia un’efficace biografia di questo<br />
estroso personaggio. Norman Douglas<br />
acquistò nel1986 la villa dell’architetto<br />
Bechi, posta di fronte l’isola della Gaiola.<br />
Nel fare la descrizione del posto dove è<br />
collocata la villa, Douglas, si lascia andare<br />
ad un’esternazione, per così dire,<br />
non molto elegante: “Il posto circondato<br />
su tre lati dal mare e con una spiaggetta<br />
per fare i bagni d’estate, sarebbe una dimora<br />
idilliaca, eccettuati due aspetti negativi:<br />
certi vicini orribili e plebei e il<br />
cattivo stato del sentiero (ora l’hanno migliorato)<br />
che sale fino alla strada principale<br />
di Posillipo”. Al dì là degli “orribili”<br />
vicini, Norman Douglas, riceveva nella<br />
sua villa il meglio del mondo cosmopolita<br />
che all’epoca viveva sul golfo di Napoli.<br />
Fra gli illustri visitatori ricordiamo Alfred<br />
Friedrich Krupp, il cosidetto “re dei cannoni”.
LA<br />
PILLI<br />
SUGGESTIONI MOZARTIANE<br />
ALLA SOLFATARA<br />
Saper<br />
Vivere<br />
’associazione Mozart Italia (sede di Napoli) con la<br />
L collaborazione della compagnia teatrale “Le<br />
guarattelle” di Nicola Marotta ha organizzato l’evento<br />
“Solfatara in musica”, partito a il 24 settembre con il<br />
concerto del pianista Dario Candela, che si protrarrà<br />
fino al 19 novembre. La rassegna prende le mosse dal<br />
leitmotiv mozartiano: il genio di Salisburgo, infatti,<br />
visitò lo straordinario parco naturale della Solfatara di<br />
Pozzuoli nel 1770 e ne parlò nelle lettere indirizzate al<br />
padre Leopold. Altro protagonista della kermesse è<br />
Salvatore D Giacomo, oggetto di studi e<br />
approfondimenti nella giornata del 23 ottobre. Si<br />
prosegue domenica 6 novembre con il concerto del duo<br />
30<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
di chitarra classica G. Aversano e R.<br />
Ascione che eseguiranno musiche di autori<br />
del Settecento napoletano, trascritte per<br />
chitarra dagli stessi esecutori e tratte dal<br />
loro recente disco “Ingenium Fubas”. La<br />
serata finale di sabato 19 novembre sarà<br />
invece dedicata il concerto per voce e<br />
pianoforte sul tema del sogno della<br />
mezzosoprano Francesca Furelli,<br />
accompagnata dal pianista Marco<br />
Palumbo. La visita al cratere ed un<br />
aperitivo renderanno l’appuntamento<br />
surreale ed indimenticabile. Per<br />
informazioni contattare l’Associazione<br />
Mozart Italia - sede di Napoli allo<br />
0817145302<br />
Cosa fare quando si è colti da un<br />
improvviso slancio erotico, si perdono<br />
tutti i freni inibitori e ci si lascia<br />
andare in macchina, in costume adamitico,<br />
ad un rapporto sessuale? Esiste<br />
una sorta di bon ton dell’amplesso che<br />
eviti agli amanti appassionati di finire<br />
in ‘gattabuia’? Sembrerebbe proprio<br />
di sì, stando a quanto è successo ad<br />
una coppia di giovani della provincia<br />
di Biella, i quali, incuranti della location<br />
centrale (una piazza), dei lampioni<br />
e dell’eventuale passaggio di<br />
gente (nonostante l’ora tarda), decidono<br />
di dare libero sfogo alla propria<br />
eccitazione e fare sesso in automobile.<br />
L’accaduto in sé e per sé non vale la<br />
notizia, dal momento che ci sono state<br />
e ci saranno in futuro situazioni di<br />
questo genere: siamo nel 2011 ed i costumi<br />
degli italiani sono ormai cambiati.<br />
Quello che, invece, suscita<br />
scalpore è che i Supremi Giudici non<br />
sono stati affatto dello stesso avviso<br />
perché, con la sentenza n.ro<br />
L’oralegale<br />
di Adelaide Caravaglios<br />
“BON TON”<br />
DELL’AMPLESSO<br />
AUTOMOBILISTICO<br />
30242/2011, non solo hanno respinto<br />
la tesi difensiva dei ragazzi, la quale<br />
insisteva sul reato di atti contrari alla<br />
pubblica decenza (sanzionato - ex art.<br />
726 c.p. - con l’arresto fino ad un<br />
mese o l’ammenda da 10 € a 260 €) e<br />
confermato la ben più grave condanna<br />
(già comminata nei giudizi precedenti)<br />
per il delitto di atti osceni in luogo<br />
pubblico (per il quale, ai sensi dell’art.<br />
527, primo comma, c.p., è prevista, invece,<br />
la detenzione da tre mesi a tre<br />
anni), ma hanno anche chiarito -<br />
come si legge, in particolare, nelle motivazioni<br />
- che “la distinzione tra atti<br />
osceni ed atti contrari alla pubblica<br />
decenza pur assumendo profili meno<br />
netti in ragione della naturale evoluzione<br />
dei costumi, non può ritenersi<br />
del tutto eliminata”. Quindi, la nostra<br />
moralità pur essendo cambiata “in<br />
questi anni … seguendo la naturale<br />
evoluzione dei costumi … non è del<br />
tutto venuta meno e continua a sentirsi<br />
offesa dalle gesta di una coppia<br />
come questa”. Meglio, allora, essere<br />
meno plateali e vivere la propria intimità<br />
in un luogo appartato (non certamente<br />
una pubblica piazza),<br />
contenendo il più possibile la propria<br />
voglia di nudità.<br />
Terni&Favole: La fortuna arriva con Halloween<br />
Continua lo show dei numeri nella Tabaccheria Postiglione a Largo Ferrandina a Chiaia.<br />
Continua tra previsioni politiche e speranze calcistiche grazie alla maestria di Alberto<br />
Postiglione che, dalla sua postazione dei sogni, smista combinazioni e propone “gratta e<br />
vinci”. “Il terno di Halloween può dare belle soddisfazioni: 45 la zucca, 25 gli scheletri e 3<br />
gli scherzi. Da giocare - precisa Postiglione - almeno per 9 estrazioni sulle ruote di Napoli,<br />
Roma e Bari”. C’è un’altra combinazione che merita attenzione per il nostro mago dei<br />
numeri: “Puntate sul terno dei morti che fa 47, 34 e 2, da giocare su Napoli e tutte; per gli<br />
amanti dell’ambo, invece, almeno per 10 estrazioni bisogna credere nei numeri di San<br />
Raffaele che sono 24 e 15, da inseguire sulle ruote delle città di mare”. Mentre la giornata<br />
scorre e il buio della sera prende piede, a Postiglione chiediamo un “terno del pallone”, in<br />
vista della partitissima di novembre Napoli-Juve: “Consiglio di giocare 6 (giorno della<br />
partita), 71 (la zebra, simbolo dei bianconeri) e 9 (il ciuccio, simbolo dei partenopei),<br />
ovviamente sulla ruota di Napoli e almeno per 3 estrazioni”. Quale quadrupede avrà la<br />
meglio al San Paolo?<br />
45+25+3/47+34+2/25+15x10/6+71+9x3
LA<br />
PILLI<br />
Saper<br />
Vivere<br />
31<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
BellaGente di Tommy Totaro<br />
JORIT CERULLO, ARTISTA SOLIDALE<br />
L’italo-olandese, Jorit Cerullo ha iniziato a dipingere da giovanissimo come<br />
street-writer e attualmente studia pittura all'Accademia di Belle Arti di Napoli,<br />
spaziando tra diverse tecniche: dalla bomboletta spray all’aerografia, fino alla<br />
più classica tempera. Il suo stile è fortemente influenzato dall’arte africana, che<br />
ha avuto modo di conoscere durante vari viaggi. Nonostante la giovane età, Jorit<br />
è stato protagonista di diverse mostre. Nella personale del giugno 2010 ha<br />
esposto per beneficenza 25 opere ispirate al continente africano. Nell’ultima<br />
mostra tenutasi a Chiaia, ha esposto insieme ad artisti africani della scuola<br />
Tinga Tinga (Dar el Salam). Anche in questo caso la mostra ha avuto scopi<br />
benefici.<br />
Com'è nata la tua passione per l'Africa?<br />
Fin da piccolo ho avuto la fortuna di viaggiare molto e una delle mete preferite<br />
della mia famiglia è l’Africa. Il mio primo viaggio è stato in Kenya e da subito ho<br />
capito che in quel paese c’è qualcosa di magico, qualcosa che qui in occidente<br />
non c’è più o forse non c’è mai stato. A quel viaggio seguirono molti altri: Sud<br />
Africa, Zanzibar, Botswana, Mauritius, Zambia, Tanzania. Ad ogni viaggio<br />
aumentava il mio interesse verso quei luoghi e quelle persone, a tal punto da<br />
spingermi a cambiare la mia visione delle cose e il mio modo di affrontare la<br />
vita.<br />
Cosa hai portato con te, come artista, dal tuo ultimo viaggio in Africa?<br />
Nel mio ultimo viaggio in Tanzania ho appreso la tecnica della scuola Tinga<br />
Tinga, grazie agli artisti di Dar es Salaam, in particolare grazie a Zuberi. Lui è<br />
maestro di una delle scuole locali e mi ha seguito nell’apprendimento di questa<br />
difficilissima tecnica pittorica. Tale tecnica consiste nell’applicazione di svariati<br />
strati di colore ad olio, ogni strato si può sovrapporre soltanto dopo<br />
l’essiccazione completa<br />
dello strato <strong>sotto</strong>stante. Le<br />
opere realizzate<br />
generalmente consistono in<br />
rappresentazioni stilizzate<br />
di animali della savana,<br />
che vengono trasformati<br />
con la fantasia degli artisti<br />
africani in simboli di una cultura ancestrale sempre viva.<br />
Cosa vuoi comunicare con i tuoi quadri ispirati all'Africa?<br />
Mi piace comunicare il contrasto che c’è tra la bellezza di una natura selvaggia e<br />
di un popolo incontaminato e la situazione di povertà, disagi e ingiustizie che si<br />
vive in quei luoghi, ma non è facile esprimere tutto ciò con un dipinto. In<br />
particolare nelle opere che ho esposto alla mia ultima mostra da Frau in via<br />
Filangieri, affiancate da dipinti realizzati da svariati artisti della scuola Tinga<br />
Tinga, ho cercato di comunicare ciò che ho vissuto, le emozioni che ho provato:<br />
il sorriso dei bambini di Mbweni, la malinconia e la dolcezza nello guardo di una<br />
donna non ancora matura eppure già madre, l’ospitalità di un popolo che ha<br />
molto da raccontare e molti sogni da realizzare.<br />
Qual è il tuo impegno concreto nell'aiutare il popolo africano?<br />
Il mio impegno si è potuto concretizzare grazie alla Onlus “Vivere per Amare -<br />
Live to Love”, da anni attiva nel continente africano, sostenendo, insieme ad<br />
altre realtà associative, il finanziamento, la costruzione e la gestione di strutture<br />
sanitarie in Africa. L’associazione, inoltre, svolge un’attività permanente di<br />
formazione del personale medico ed infermieristico locale, si impegna per la<br />
scolarizzazione nel villaggio di Mbweni e Kahama e per la realizzazione di un<br />
ospedale itinerante.<br />
Come trascorri il tuo tempo libero in zona Chiaia?<br />
Beh semplicissimo. Acquisto musica o Dvd da Feltrinelli in piazza dei Martiri.<br />
Nella stessa piazza, vado da Emporio Armani per le ultima novità fashion. Mi<br />
piacciono molto i baretti, soprattutto d'’inverno, per trascorrere un po’ di tempo<br />
con gli amici in modo spensierato. E logicamente tappa obbligata è il Voga di<br />
vico Satriano.<br />
Si chiama Sasha Irace la Miss Pin Up Chiaia<br />
di questo numero. Avvocatessa napoletana<br />
di 24 anni, la bella Sasha si distingue per il<br />
suo sguardo ammaliante, unito ad un fisico<br />
perfetto: 89-63-92 sono le sue misure, per un<br />
metro e 73 di altezza. Principessa del foro e<br />
delle passerelle, Sasha unisce in sè<br />
le caratteristiche principali del<br />
segno zodiacale a cui appartiene,<br />
quello dello Scorpione, essendo<br />
dotata di una naturale aura di fascino<br />
magnetico e di un’ottima<br />
dialettica, indispensabile per il suo<br />
lavoro. Dietro l’immagine patinata<br />
da fotomodella si nasconde un peperino<br />
che già in tenerissima età sfilava<br />
davanti allo specchio,<br />
cambiandosi d’abito più e più volte.<br />
La madre di Sasha ha assecondato<br />
l’indole vanitosa della figlia iscrivendola,<br />
a soli due anni, al concorso lanciato<br />
dal giornale “Bimbi belli”, che fu la<br />
prima di una lunga serie di vittorie:<br />
Sasha, infatti, da allora non si è più fermata<br />
ed ha inanellato premi e riconoscimenti,<br />
come la fascia di “Miss Sorriso” al<br />
concorso di “Miss Regione Campania” a<br />
Miss Pin Up Chiaia<br />
a cura di Fabio Tempesta<br />
SASHA, UN PEPERINO<br />
IN PASSERELLA<br />
soli 12 anni. Da giovanissima la svolta: il<br />
primo servizio fotografico di abbigliamento<br />
per “Innovative” che le ha aperto una brillante<br />
carriera fatta di sfilate, fotoromanzi e apparizioni<br />
televisive come modella e ballerina in<br />
“Ciao Darwin”, “Sarabanda” e “Uno Mattina”.<br />
Testarda, solare e molto orgogliosa,<br />
Sasha, nonostante i successi, non si è montata<br />
la testa e ha mantenuto sempre uno dei principi<br />
fondamentali dell’educazione ricevuta dai<br />
genitori, ossia l’umiltà, che considera un valore<br />
importante. Molto tradizionalista (sogna<br />
di sposarsi e avere tanti bambini a breve),<br />
Sasha crede in Dio ma<br />
anche nel principe azzurro<br />
e nelle favole.<br />
Quella d’amore con un<br />
ragazzo più grande di<br />
lei, durata 7 anni, si è<br />
conclusa da poco ma<br />
Sasha si consola viaggiando<br />
con le amiche e<br />
andando a ballare nei<br />
suoi locali preferiti come<br />
la Garconne e il Vittoria<br />
Club di Salerno.
EXIT<br />
Saper<br />
Vivere<br />
32<br />
<strong>CHIAIA</strong>magazine 9>11 settembre novembre 2011<br />
In questo numero hanno scritto<br />
magazine<br />
SAPER VIVERE LA CITTÀ<br />
La Bacheca<br />
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culturali e mondani della città. Distribuzione<br />
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Chiaia Magazine, con in allegato «10», lo<br />
puoi trovare in 700 taxi e nelle sedi ACI di<br />
Napoli e Provincia.<br />
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nostro mensile? Chiama lo 08119361500 o<br />
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con nell’oggetto la dicitura «Richiesta copie<br />
Chiaia Magazine». Il nostro distributore, dal<br />
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copie al domicilio indicatoci.<br />
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Colmo di fulmine di Renato Rocco<br />
L’uomo sposa la donna<br />
che non sopporta più<br />
come fidanzata<br />
Il discorso del becchino<br />
non entrò mai nel vivo<br />
La sopportazione<br />
è il braccio armato<br />
della pazienza<br />
Divorzio: dopo<br />
l’incantamento comincia<br />
l’incartamento<br />
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va la religione bisogna<br />
consultare le previsioni<br />
del tempio<br />
Preghiera dello scapolo:<br />
che Dio me la mandi bona<br />
L’amore è come i fondi di<br />
investimento: col tempo<br />
si perde l’interesse