cumulo di tutele/interferenze con normative parallele - Indicam
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INDICAM<br />
CONVEGNO<br />
“DISEGNO EUROPEO, MARCHIO<br />
TRIDIMENSIONALE<br />
E RECEPIMENTO DELLA DIRETTIVA<br />
EUROPEA DISEGNI E MODELLI”<br />
Milano, 29 ottobre 2002<br />
Disegni e Modelli: <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> <strong>tutele</strong>/<strong>interferenze</strong><br />
<strong>con</strong> <strong>normative</strong> <strong>parallele</strong> (invenzioni,<br />
marchi, <strong>di</strong>ritto d’autore, <strong>con</strong>correnza)<br />
A) Marchi<br />
(testo provvisorio)<br />
Geremia Casaburi, giu<strong>di</strong>ce del Tribunale <strong>di</strong> Napoli<br />
1
SOMMARIO<br />
Premessa<br />
1) la forma del prodotto tra <strong>di</strong>segni, modelli e marchi <strong>di</strong> forma<br />
2 a) l’orientamento maggioritario sul (negato) <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> tutela tra <strong>di</strong>segni, modelli<br />
e marchi<br />
2 b) i correttivi e l’interpretazione minoritaria<br />
3) la novella del 2001<br />
4) dallo speciale ornamento al carattere in<strong>di</strong>viduale<br />
5) la nuova <strong>di</strong>sciplina <strong>con</strong>sente il <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> tutela? La tesi favorevole<br />
6) l’esatta portata del (possibile?) <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> tutela<br />
7) il giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> <strong>con</strong>traffazione<br />
8) <strong>con</strong>tro il <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> tutela: riflessioni critiche<br />
premessa<br />
Ringrazio in primo luogo INDICAM per avermi dato nuovamente la possibilità <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>alogare <strong>di</strong>rettamente, senza la me<strong>di</strong>azione spesso deformante dei<br />
proce<strong>di</strong>menti giuris<strong>di</strong>zionali, <strong>con</strong> un mondo – quello dell’impren<strong>di</strong>toria – che<br />
costituisce il principale soggetto della normativa industrialistica. Il <strong>con</strong>fronto <strong>con</strong><br />
tale variegata realtà – insieme alla possibilità <strong>di</strong> approfon<strong>di</strong>mento, non collegato<br />
a questioni <strong>con</strong>tingenti, <strong>di</strong> tematiche giuri<strong>di</strong>che nel loro aspetto operativo, è per<br />
me sempre fonte <strong>di</strong> arricchimento culturale e professionale.<br />
Di grande interesse ed attualità è evidentemente il tema del nostro Convegno;<br />
l’argomento assegnato a me e all’avv. Borghese è poi davvero trasversale<br />
all’intero assetto normativo <strong>di</strong>segnato dal D.lgs 95/2001, e <strong>con</strong>sente riflessioni <strong>di</strong><br />
più ampio respiro sulla normativa in materia <strong>di</strong> proprietà intellettuale nel suo<br />
complesso.<br />
Nell’ambito <strong>di</strong> una necessaria <strong>di</strong>visione interna dei compiti, mi è spettato il tema<br />
dei rapporti tra <strong>di</strong>sciplina dei <strong>di</strong>segni e modelli e quella dei marchi, materia a me<br />
<strong>con</strong>geniale anche perché in più <strong>di</strong> un provve<strong>di</strong>mento mi sono occupato dei<br />
marchi <strong>di</strong> forma.<br />
Le riflessioni che seguono non hanno pretesa <strong>di</strong> originalità.<br />
2
Non posso però fare a meno <strong>di</strong> rilevare che il brillante titolo della relazione<br />
(brillante perché non scelto da me) è parzialmente omissivo: ci occupiamo <strong>di</strong><br />
<strong>normative</strong> <strong>parallele</strong> che però – su sollecitazione non tanto dei giuristi, quanto<br />
degli operatori e<strong>con</strong>omici – tendono a “<strong>con</strong>vergere” ( così parafrasando una<br />
ormai antica boutade sulla politica italiana).<br />
Dicevo delle sollecitazioni degli operatori. In realtà da tempo quello che oggi<br />
definiamo il mondo della moda e dell’industrial design (almeno sono questi i<br />
settori più coinvolti) preme ad ogni livello, ed in ogni <strong>di</strong>rezione, per ottenere il più<br />
elevato ri<strong>con</strong>oscimento possibile. Ambizione <strong>di</strong> per sé legittima, anche perché<br />
qui è in gioco davvero una nuova “ricchezza della nazione” (parafrasando qui<br />
una nota affermazione <strong>di</strong> GHIDINI).<br />
Prima della ricostruzione giuri<strong>di</strong>ca, mi piace qui ricordare due esempi singolari,<br />
apparentemente fuori tema, <strong>di</strong> tale “pulsione”: uno storico, l’altro <strong>di</strong> attualità.<br />
Il primo: pochi sanno che tra i primissimi mecenati del cubismo, e in genere delle<br />
tendenze più innovative dell’Arte del primo novecento, furono alcuni gran<strong>di</strong> sarti<br />
(non ancora stilisti…) francesi, in particolare Jaques Doucet e Paul Poiret. Uno <strong>di</strong><br />
questi – non ricordo quale – nel corso <strong>di</strong> un in<strong>con</strong>tro <strong>con</strong> personaggi del calibro <strong>di</strong><br />
Picasso e Braque orgogliosamente affermò <strong>di</strong> sentirsi allo stesso livello dei suoi<br />
interlocutori (e beneficiati): anche la sua era una vera e propria arte; peraltro<br />
suscitò la <strong>di</strong>sapprovazione dei suoi pur “evoluti” interlocutori, al punto che<br />
Apollinaire lo rimbeccò osservando che, se arte era, quella della sartoria era una<br />
arte minore.<br />
Il se<strong>con</strong>do episo<strong>di</strong>o è invece tratto dalla cronaca; una prestigiosa stilista franco<br />
– italiana delle calzature riunisce perio<strong>di</strong>camente in un grande albergo i suoi<br />
affezionati clienti (non numerosi, dati i costi) in una sorta <strong>di</strong> Convivio misticocommerciale<br />
durante il quale…si pulis<strong>con</strong>o le griffatisime scarpe, anche <strong>con</strong> la<br />
champagne (l’ultimo in<strong>con</strong>tro ha avuto luogo a Napoli in questi giorni) . Che <strong>di</strong>re?<br />
Provo una sorta <strong>di</strong> tenerezza per (i peraltro orgogliosissimi) acquirenti, ma<br />
soprattutto ammirazione per la <strong>di</strong>abolica genialità <strong>di</strong> quella stilista, che fa<br />
impalli<strong>di</strong>re i guru della pubblicità e del marketing.<br />
3
Conclusione: un mondo capace <strong>di</strong> competere da pari a pari <strong>con</strong> i giganti dell’arte<br />
moderna (che anzi se ne sente parte) e che riesce a trasformare in soggetti da<br />
manuale <strong>di</strong> psichiatria quelli che, per il resto, sono verosimilmente buoni padri <strong>di</strong><br />
famiglia ed eccellenti professionisti è ben in grado – più <strong>di</strong> qualsiasi lobby – <strong>di</strong><br />
determinare una produzione normativa che ne (iper) protegga gli interessi.<br />
1) la forma del prodotto tra <strong>di</strong>segni, modelli e marchi <strong>di</strong> forma<br />
La forma del prodotto trova in Italia la propria tra<strong>di</strong>zionale collocazione giuri<strong>di</strong>ca<br />
nell’ambito dei <strong>di</strong>segni e modelli, vale a <strong>di</strong>re le forme idonee a .<br />
Già tale definizione, offerta dall’art. 5 (vecchio testo) del R.D. 25 agosto 1940, n.<br />
1411, <strong>di</strong>sposizioni legislative in materia <strong>di</strong> brevetti per modelli industriali (d’ora in<br />
avanti legge modelli), 1 evidenzia la possibilità <strong>di</strong> interferenza <strong>con</strong> gli altri istituti <strong>di</strong><br />
proprietà intellettuale, compresa la normativa sui marchi (R.D. 21 giugno 1942,<br />
n. 929, d’ora in avanti legge marchi) 2 .<br />
1 Pressochè negli stessi termini era formulato anche l’art. 2593 c.c.<br />
La protezione <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni e modelli industriali può ispirarsi a due <strong>di</strong>versi criteri normativi:<br />
il copyright approach e il patent approach . Il primo– che si muove nell’area del <strong>di</strong>ritto<br />
d’autore – <strong>con</strong>sidera il <strong>di</strong>segno e il modello come una opera dell’ingegno umano<br />
<strong>con</strong>tigua a quelle delle opere d’arte figurativa, e richiede, ai fini della protezione, un certo<br />
livello creativo. Tale è il sistema francese, ispirato al principio dell’unità dell’arte.<br />
Il sistema italiano – almeno fino al D.lgs 95/2001 su cui v. infra – si ispira invece al<br />
se<strong>con</strong>do sistema, vale a <strong>di</strong>re reputa più <strong>con</strong>sona alla materia la <strong>di</strong>sciplina dei <strong>di</strong>ritti sulle<br />
invenzioni; la protezione è subor<strong>di</strong>nata allora ai requisiti della novità ed originalità. Ciò<br />
trova <strong>con</strong>ferma nella unificazione della <strong>di</strong>sciplina dei modelli <strong>di</strong> utilità (<strong>con</strong>cettualmente<br />
vicini all’invenzione) e dei <strong>di</strong>segni e modelli ornamentali in una unica fonte, il R.D.<br />
1411/1940 cit., v. DALLE VEDOVE, Dal modello ornamentale all’industrial design, rivista<br />
<strong>di</strong>r. autore, 2001, 336.<br />
Ed infatti l’art. 1 R.D. 1411/1940, peraltro non abrogato dal D.lgs 95/2001 – <strong>con</strong><br />
formulazione certo involuta - estende espressamente a <strong>di</strong>segni e modelli la <strong>di</strong>sciplina<br />
delle invenzioni, pur se in via sussi<strong>di</strong>aria e residuale , e sempre se applicabile.<br />
2 Così MONDINI, La Direttiva Comunitaria sulla protezione giuri<strong>di</strong>ca <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni e modelli,<br />
Nuove leggi civ., 1999, 994:
L’attenzione si è focalizzata, inevitabilmente, sui marchi c.d. <strong>di</strong> forma,<br />
espressamente previsti dalla legge (così l’ art. 16 legge marchi, nel testo<br />
introdotto dal d. lgs 4 <strong>di</strong>cembre 1992, n. 480: ; v. anche l’art. 4 del Regolamento 40/94/CE sul marchio comunitario,<br />
d’ora in avanti RMC).<br />
D’altro canto la valida registrazione <strong>di</strong> una forma come marchio era ed è<br />
esclusa, fra l'altro, nel caso <strong>di</strong> forma che dà un "valore sostanziale" al prodotto<br />
(art. 18 n. 1 lett. c legge marchi, nel testo rinovellato nel 1992, e art. 7.1 RMC) 3 .<br />
forma riceve tutela dall’or<strong>di</strong>namento me<strong>di</strong>ante il ri<strong>con</strong>oscimento <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stinto <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong><br />
esclusiva, sono inevitabili i rischi <strong>di</strong> sovrapposizione tra le <strong>di</strong>verse esclusive>>:<br />
3 Così l’art. 18 lett. c) cit: .<br />
Il testo previgente dell’art. 18, I comma n.3, vietava la brevettabilità come marchio <strong>di</strong><br />
impresa delle .<br />
VANZETTI GALLI, La nuova legge marchi, Milano 2001, 137, osservano che si tratta <strong>di</strong><br />
una delle più opportune revisioni della vecchia legge, atteso che solo .<br />
La problematica dei marchi <strong>di</strong> forma fuoriesce dai limiti del presente lavoro, v. per un<br />
primo orientamento SENA, il nuovo <strong>di</strong>ritto dei marchi, Milano 2001, 30 ss.; L’autore<br />
segnala anche che la categoria dei marchi <strong>di</strong> forma non coincide necessariamente <strong>con</strong><br />
quella dei marchi <strong>con</strong> oggetti tri<strong>di</strong>mensionali (possono aversi marchi bi<strong>di</strong>mensionali<br />
intrinsecamente <strong>con</strong>nessi al prodotto o al <strong>con</strong>trario forme tri<strong>di</strong>mensionali costituenti<br />
segni <strong>di</strong>stintivi del tutto estrinseci al prodotto). In ogni caso l precetto dell’art. 18 lett. c)<br />
trova applicazione, in via <strong>di</strong> interpretazione analogica o estensiva, anche ai marchi<br />
bi<strong>di</strong>mensionali, v. STELLA RICHTER JR, in AA VV Commento tematico della legge<br />
marchi, Torino 1998, La non cumulabilità delle <strong>di</strong>verse <strong>tutele</strong> brevettuali, 187.<br />
V anche SANDRI, RIZZO, I nuovi marchi, Milano 2002, 39 ss., <strong>con</strong> particolare<br />
riferimento al marchio comunitario.<br />
Quanto ai marchi <strong>di</strong> fatto, non registrati, la tutela – almeno per l’orientamento<br />
maggioritario – è quello assicurato dall’art. 2598 n. 1 c.c.<br />
In giurisprudenza, anche per profili innovativi, può richiamarsi Trib. Napoli, ord. 5<br />
novembre 1998, GADI, 3841, sulle pasticche detersive per lavatrici (per le quali v.<br />
anche Trib. <strong>di</strong> primo grado CE, 19 settembre 2001, riportata da SANDRI RIZZO, cit.,<br />
202) nonché, per i marchi <strong>di</strong> forma <strong>di</strong> fatto, Trib. Napoli 26 luglio 2001, <strong>con</strong>fermata in<br />
sede <strong>di</strong> reclamo da id., 5 ottobre 2001 (caso Cipster), entrambe in riv. Dir. ind. 2002, II,<br />
153 ss, <strong>con</strong> nota <strong>di</strong> GIUDICI.<br />
5
La possibile collisione della <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> marchi <strong>di</strong> forma, <strong>di</strong>segni e modelli, istituti<br />
tutti “<strong>di</strong> <strong>con</strong>fine”, e ontologicamente non <strong>di</strong>fferenziabili, è così accentuata dalla<br />
ambiguità delle norme <strong>di</strong> riferimento.<br />
In particolare il sintagma “speciale ornamento” <strong>di</strong> cui all’art. 5 cit. ha dato luogo a<br />
<strong>con</strong>trasti, in dottrina e in giurisprudenza, che non è qui il caso <strong>di</strong> ripercorrere<br />
analiticamente 4 .<br />
2 a) L’orientamento maggioritario sul (negato) <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> tutela tra <strong>di</strong>segni,<br />
modelli e marchi<br />
Va però segnalata la ormai risalente tendenza, via via più pressante, degli<br />
operatori e<strong>con</strong>omici, titolari delle forme ornamentali, ad avvalersi delle regole del<br />
<strong>di</strong>ritto dei marchi e della <strong>con</strong>correnza sleale, perché “più comode”: la relativa<br />
tutela, infatti, è sostanzialmente svincolata da formalità e da <strong>con</strong>trolli, e priva <strong>di</strong><br />
limiti temporali.<br />
Tuttavia – si è ritenuto fino alle recenti riforme- il libero accesso delle forme<br />
ornamentali ad una tale tutela frustrerebbe il carattere temporalmente limitato dei<br />
<strong>di</strong>ritti su <strong>di</strong>segni e modelli (tuttavia si tratta <strong>di</strong> un limite temporale ormai ampio,<br />
sino a 25 anni, come <strong>di</strong>sposto dal D.lgs 95/2001 su cui v. infra).<br />
Di più: dottrina e giurisprudenza assolutamente maggioritarie hanno<br />
costantemente affermato che il sistema brevettuale – cui <strong>di</strong>segni e modelli fanno<br />
pur sempre capo 5 - ha l’obiettivo <strong>di</strong> stimolare la ricerca, che invece sarebbe<br />
V. anche, <strong>con</strong> riferimento però alla normativa anteriore al 1992 – Cass. 29 maggio 1999<br />
n. 5243, Giust. Civ. 1999, I, 3321, specie per i profili riguardanti i rapporti tra azione <strong>di</strong><br />
<strong>con</strong>traffazione e quella <strong>di</strong> <strong>con</strong>correnza sleale (che esulano dalla presente trattazione).<br />
4 Per una ricognizione degli orientamenti <strong>di</strong> dottrina e giurisprudenza anteriormente alla<br />
novella del 2001 adde, agli autori in<strong>di</strong>carti nella nota precedente, MARCHETTI<br />
UBERTAZZI, Commentario breve al <strong>di</strong>ritto della <strong>con</strong>correnza, Padova 1997, 1045 ss.<br />
DI CATALDO, I brevetti per invenzione e per modello, Milano, 2000, 244, rileva che il<br />
sistema italiano, del tutto isolato nel panorama comparato, era <strong>di</strong> ispirazione crociana<br />
(specie quanto ai profili inerenti al <strong>di</strong>ritto d’autore).<br />
5<br />
BICHI, La tutela della forma del prodotto e le nuove prospettive introdotte dalla<br />
<strong>di</strong>rettiva comunitaria n. 71/98, in AAVV Segni e forme <strong>di</strong>stintive, Milano, Giuffrè 2001,<br />
239, rileva che la protezione offerta dalla legge modelli svolge la funzione tipica<br />
6
depressa e ostacolata da una esclusiva potenzialmente perpetua (quale quella<br />
assicurata dalla normativa sui marchi) sui risultati della ricerca stessa; <strong>di</strong> <strong>con</strong>tro,<br />
corrisponde all’interesse pubblico la “caduta” in pubblico dominio delle forme un<br />
volta decorso il periodo <strong>di</strong> esclusiva (pur se non particolarmente breve, come già<br />
rilevato) 6 .<br />
Da qui l’esigenza <strong>di</strong> escludere la possibilità – come si è visto attivamente<br />
“ricercata” dagli operatori - che forme ornamentali possano artatamente<br />
superare il limite temporale della <strong>di</strong>sciplina brevettuale 7 .<br />
dell’istituto brevettuale, premiare una idea nuova attraverso il ri<strong>con</strong>oscimento del <strong>di</strong>ritto<br />
<strong>di</strong> sfruttamento esclusivo dell’idea stessa.<br />
L’autore rileva ancora – p. 244- che il sistema <strong>di</strong> tutela della forma, fino alla Direttiva sui<br />
<strong>di</strong>segni e modelli, può essere ri<strong>con</strong>dotto a questi canoni applicativi: . La giurisprudenza in tal modo .<br />
6 In senso opposto si è però osservato che l’interesse alla libera imitabilità delle forme<br />
che danno valore sostanziale al prodotto (salva l’esclusiva dovuta a brevetto) non è<br />
necessariamente dominante rispetto all’interesse alla esclusiva sulle forme <strong>di</strong>stintive. V.<br />
nota a Commissione ricorsi all’UAMI 3 maggio 2000, GADI, 4198, ove si osserva ancora<br />
che .<br />
7 GIUDICI Alcune riflessioni sui marchi <strong>di</strong> forma, alla luce della nuova <strong>di</strong>sciplina dei<br />
<strong>di</strong>segni e modelli (nota a Trib. Napoli 26 luglio e 5 ottobre 2001), Riv. Dir. ind. 2002, II,<br />
174 rileva che
Così, in estrema sintesi, l’orientamento maggioritario ha negato la possibilità <strong>di</strong><br />
interferenza della <strong>di</strong>sciplina dei marchi <strong>con</strong> quella <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni e modelli, nel senso<br />
che la tutela offerta dall’una è alternativa rispetto a quella offerta dall’altra.<br />
Si tratta – in altri termini – <strong>di</strong> <strong>tutele</strong> incompatibili, quin<strong>di</strong> non cumulabili.<br />
A tale risultato si è pervenuti – quanto alle norme applicabili – attraverso una<br />
lettura della nozione <strong>di</strong> , <strong>di</strong><br />
cui all’art. 18 c) legge marchi cit. non ispirata alla <strong>di</strong>sciplina delle invenzioni e<br />
tanto meno a quella del <strong>di</strong>ritto d’autore.<br />
Piuttosto, alla forma sostanziale si è dato un significato equivalente a quella <strong>di</strong><br />
forma atta >,<br />
<strong>di</strong> cui all’art. 5 legge modelli cit. 8<br />
l’interpretazione delle norme in materia <strong>di</strong> marchi <strong>di</strong> forma tendente ad evitare ogni<br />
possibile sovrapposizione o <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> tutela>>.<br />
DI CATALDO Cit., 246 osserva peraltro che, in passato, la giurisprudenza non ha esitato<br />
ad ammettere, senza limite alcuno, le forme ornamentali alla tutela ex art 2598 c.c., ciò<br />
spinta dalla idea che il termine <strong>di</strong> efficacia del brevetto per modello ornamentale, allora<br />
quadriennale, fosse troppo breve.<br />
8 In termini – sostanzialmente – è Cass. 17 gennaio 1995 n. 484, GADI 3190, ove però<br />
nulla viene detto sul problema della determinazione del livello minimo oltre il quale una<br />
forma può aspirare alla tutela del brevetto per modello, e sotto il quale può al <strong>con</strong>trario<br />
essere tutelata come marchio.<br />
STELLA RICHTER JR, cit., 185, osserva che la non cumulabilità delle <strong>di</strong>verse <strong>tutele</strong><br />
brevettuali <strong>di</strong>scende da una interpretazione delle norme positive fondata anche sulla<br />
tra<strong>di</strong>zione culturale e giurisprudenziale.<br />
Richiama così VIVANTE; Trattato <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto commerciale, Milano 1924: .<br />
L’autore osserva ancora – quanto al legame tra l’art. 5 vecchio testo legge modelli e art.<br />
18 lett c) legge marchi, che la forma che dà un valore sostanziale è quella che è idonea<br />
ad arricchire il prodotto <strong>di</strong> un qualificato grado <strong>di</strong> funzionalità estetica; lo speciale<br />
ornamento costituirebbe allora il parametro per <strong>di</strong>stinguere funzionalità estetiche<br />
rilevanti ed irrilevanti ai fini del <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> cui all’art. 18 lett. c) cit.<br />
SARTI , Marchi <strong>di</strong> forma ed imitazione servile <strong>di</strong> fronte alla <strong>di</strong>sciplina europea del design,<br />
in AAVV, Segni e forme <strong>di</strong>stintive, cit., 250, osserva che l’allontanamento dalla “forma<br />
sostanziale” dei requisiti <strong>di</strong> attività inventiva e <strong>di</strong> creatività implica l’adozione <strong>di</strong> un<br />
criterio <strong>di</strong>verso,
Lo speciale ornamento sarebbe allora lo spartiacque tra le forme tutelabili come<br />
marchio e le forme tutelabili come segno <strong>di</strong>stintivo.<br />
Pertanto non sarebbe registrabile come marchio la forma suscettibile <strong>di</strong><br />
brevettazione come modello.<br />
E’ stato così possibile tracciare <strong>con</strong> una certa precisione il <strong>con</strong>fine tra marchi da<br />
un lato e <strong>di</strong>segni e modelli dall’altro.<br />
Infatti è pressochè impossibile che un valido <strong>di</strong>segno ornamentale – il quale<br />
<strong>con</strong>ferisce ai prodotti lo speciale ornamento <strong>di</strong> cui all’art. 5 cit.- non realizzi anche<br />
la fattispecie impe<strong>di</strong>tiva <strong>di</strong> cui all’art. 18 let c.) cit. vale a <strong>di</strong>re quella del valore<br />
sostanziale 9 .<br />
Peraltro tale ricostruzione, a rigore, comporta che 10 .<br />
2 b) i correttivi e l’interpretazione minoritaria<br />
protezione dei modelli ornamentali ad un valore <strong>di</strong> mercato della forma tale da orientare<br />
le scelte <strong>di</strong> acquisto significa reciprocamente escludere dalla tutela le caratteristiche<br />
estetiche non decisive per questa scelta: e cioè proprio quegli elementi che non danno<br />
all’utilizzatore un sostanziale vantaggio <strong>con</strong>correnziale, e che possono essere protetti<br />
come marchio un funzione dell’interesse alla <strong>di</strong>stinzione della provenienza dei prodotti,<br />
senza <strong>con</strong> ciò bloccare lo sviluppo <strong>di</strong> un mercato sostanzialmente competitivo>><br />
9 ALBERTINI, Il caso Burberrys: marchi <strong>di</strong> forma (anche se bi<strong>di</strong>mensionali) e rapporto tra<br />
azione <strong>di</strong> <strong>con</strong>traffazione e azione <strong>di</strong> <strong>con</strong>correnza sleale <strong>con</strong>fusoria, nota a Cass. 29<br />
maggio 1999, n. 5243, Giust. Civ., 1999, I,. 3326.<br />
10 LIUZZO, Modelli, <strong>di</strong>segni, forme, marchi tri<strong>di</strong>mensionali e loro tutelabilità alla luce<br />
della nuova <strong>di</strong>sciplina, Dir. ind., 2002,213 ss.; l’autore sottolinea il carattere<br />
irriducibilmente soggettivo della locuzione speciale ornamento, che dà a<strong>di</strong>to a giu<strong>di</strong>zi<br />
soggettivi, quali quelli sulla bellezza <strong>di</strong> un bene, rischiando <strong>di</strong> trascinare i giu<strong>di</strong>canti dalla<br />
loro imme<strong>di</strong>ata percezione della forma estetica assoggettandola al loro gusto o<br />
ad<strong>di</strong>rittura alle mode momentanee>>. Giova ricordare che in dottrina si era anche giunti<br />
ad affermare che solo le forme brutte, cioè non dotate <strong>di</strong> un aspetto particolarmente<br />
gradevole ed accattivante, potessero essere tutelate come marchio, CARTELLA, marchi<br />
<strong>di</strong> forma o marchi deformi, Riv. <strong>di</strong>r. ind. 1977, II, 39.<br />
9
La dottrina e la giurisprudenza più avvedute hanno così tentato <strong>di</strong> assicurare<br />
uno spazio reale <strong>di</strong> operatività per i marchi <strong>di</strong> forma: 11 in tale prospettiva si è teso<br />
a restringere l’ambito delle forme suscettibili <strong>di</strong> brevettazione.<br />
Pertanto, ai fini della tutela come <strong>di</strong>segno o modello, non è stato ritenuto<br />
sufficiente che una forma fosse esteticamente gradevole: occorreva <strong>di</strong> <strong>con</strong>tro che<br />
la stessa fosse dotata <strong>di</strong> un (più o meno) <strong>con</strong>sistente livello <strong>di</strong> valenza estetica. 12<br />
In altri termini la protezione brevettuale<br />
. 13<br />
11 VANZETTI GALLI, cit., 138, osservano che tale spazio sarebbe inesistente . In termini anche VANZETTI DI CATALDO, Manuale<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto industriale, Milano 1993, 129.<br />
12 La dottrina era però <strong>di</strong>visa specie <strong>con</strong> riferimento al gra<strong>di</strong>ente estetico, vale a <strong>di</strong>re la<br />
“soglia” estetica necessaria ai fini della brevettabilità <strong>di</strong> una forma come modello<br />
ornamentale, v. GALLI, L’attuazione della <strong>di</strong>rettiva comunitaria sulla protezione <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>segni e modelli, Nuove leggi civ., 2001, 883 ss ; VANZETTI, I <strong>di</strong>versi livelli <strong>di</strong> tutela<br />
delle forme ornamentali e funzionali, in Riv. <strong>di</strong>r. ind. 1994, I., 331. Quest’ultimo reputava<br />
che fossero dotate <strong>di</strong> speciale ornamento le forme che, per la propria intrinseca<br />
gradevolezza, fossero idonee a orientare le scelte <strong>di</strong> acquisto dei <strong>con</strong>sumatori,<br />
costituendo motivo <strong>di</strong> identificazione o <strong>di</strong> preferenza <strong>di</strong> un prodotto rispetto ad un altro<br />
<strong>con</strong>corrente, o ad<strong>di</strong>rittura la ragione stessa per l’acquisto <strong>di</strong> un prodotto che, altrimenti,<br />
non sarebbe stato acquistato. V. anche BICHI, cit., 240. Sulla teoria <strong>di</strong> VANZETTI v.<br />
anche infra.<br />
13 GALLI, cit., 885.. MONDINI, cit., 997 osserva a suffragio <strong>di</strong> tale tesi che
Tale impostazione <strong>con</strong>sentiva la salvaguar<strong>di</strong>a dei marchi <strong>di</strong> forma, senza<br />
relegarli nell’ambito irreale delle forme “brutte”, e nello stesso tempo – però –<br />
circoscrivendone l’operatività ad un piano, appunto quello delle forme <strong>di</strong> minore<br />
gradevolezza estetica, rispetto alla quale la protezione perpetua era<br />
“<strong>con</strong>correnzialmente tollerabile” (e non in <strong>con</strong>trad<strong>di</strong>zione col principio brevettuale<br />
della tutela temporalmente limitata delle forme ornamentali). 14<br />
In una prospettiva lievemente <strong>di</strong>versa sarebbero poi registrabili come marchi le<br />
forme gradevoli ma autonome rispetto al prodotto vero e proprio (gli imballaggi),<br />
e quelle non percepibili come gradevoli durante l’uso (le parti interne dei<br />
macchinari), o che durante l’uso vengono ad<strong>di</strong>rittura <strong>di</strong>strutte (gli alimenti, i<br />
dolciumi). 15<br />
Le forme ornamentali non coperte, o non più coperte, da brevetto resterebbero,<br />
infine, liberamente imitabili; tale principio trovava un limite in quello<br />
l’interesse ala sua caduta in pubblico dominio e prevale, pertanto, l’interesse in<strong>di</strong>viduale<br />
dell’impren<strong>di</strong>tore <strong>di</strong> evitare fenomeni <strong>di</strong> imitazione <strong>con</strong>fusoria>>.<br />
VANZETTI GALLI cit., 139 prendono in esame anche i modelli <strong>di</strong> utilità, richiamando<br />
l’art. 2 legge modelli. Osservano – <strong>con</strong> ragionamento analogo a quello <strong>con</strong>dotto per i<br />
modelli - che sono suscettibili <strong>di</strong> brevettazione come modello industriale non tutte le<br />
forme utili, ma solo quelle che rappresentano un nuovo <strong>con</strong>cetto innovativo . Gli autori richiamano l’esempio del pallone da calcio, normalmente<br />
bicromo (bianco e nero) al fine <strong>di</strong> renderlo più visibile; la bicromia costituisce il <strong>con</strong>cetto<br />
innovativo, ma la forma dei <strong>di</strong>segni che verranno colorati <strong>con</strong> i colori <strong>con</strong>trastanti è<br />
in<strong>di</strong>fferente al fine del <strong>con</strong>seguimento <strong>di</strong> utilità, sicchè tali <strong>di</strong>segni potranno brevettarsi<br />
come marchio, ciascuno da un <strong>di</strong>verso impren<strong>di</strong>tore.<br />
DI CATALDO, cit., 247, reputa che potrà <strong>con</strong>sentirsi la registrazione come marchio solo<br />
delle forme il cui valore ornamentale rimanga al <strong>di</strong> sotto dello speciale ornamento;<br />
invece le forme che possono essere brevettate come modello, perché dotate <strong>di</strong> speciale<br />
ornamento, potranno essere tutelate ai sensi dell’art. 2598 c.c. e registrate come<br />
marchio solo se sono forme che ammettono varianti <br />
14 SARTI, cit. 249<br />
15 SARTI, La tutela dell’estetica del prodotto industriale, Milano 1990, 76.<br />
11
giurisprudenziale delle c.d. varianti innocue, se<strong>con</strong>do cui l’imitatore ha comunque<br />
l’onere <strong>di</strong> attivarsi per evitare la <strong>con</strong>fon<strong>di</strong>bilità sulla provenienza dei prodotti in<br />
<strong>con</strong>flitto, impiegando gli opportuni accorgimenti (es. l’apposizione del proprio<br />
marchio). 16<br />
Tale interpretazione “correttiva” è stata “ra<strong>di</strong>calizzata” dagli autori francamente<br />
favorevoli ad un pur parziale <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> <strong>tutele</strong>.<br />
Punto <strong>di</strong> partenza è il rifiuto della identificazione della forma che dà un valore<br />
sostanziale al prodotto <strong>con</strong> qualsiasi forma ornamentale: 17<br />
D’altronde – come si è già osservato- è ben possibile che una forma industriale<br />
possegga sì una funzione estetica, tale da renderla brevettabile come modello,<br />
ma anche una <strong>di</strong>stintiva, ed essere così tutelata come marchio (<strong>di</strong> forma) 18 .<br />
Di <strong>con</strong>verso è possibile che 19<br />
16 MONDINI, cit., 997 (n.).<br />
17 SENA, Il nuovo <strong>di</strong>ritto…32. Continua l’autore: <br />
In termini PERUGINI, Il marchio <strong>di</strong> forma: dall’esclusione della forma utile od<br />
ornamentale al criterio del valore sostanziale, Riv. Dir. ind., 1992, I, 96.<br />
18 ALTAMURA. Cit., 273<br />
19<br />
SENA, Il nuovo <strong>di</strong>ritto…cit., 33. Così, se<strong>con</strong>do l’autore, va ammessa la<br />
se ed in quanto la forma svolga <br />
12
Da qui l’affermazione della possibilità – in alcuni casi - <strong>di</strong> coesistenza tra<br />
marchio e modello, da cui deriverebbe un indubbio vantaggio per regolare i<br />
rapporti intersoggettivi . 20<br />
In sostanza, per questo orientamento, la forma sostanziale , che esclude la tutela<br />
come marchio, non coincide <strong>con</strong> tutte le forme che superano un dato gra<strong>di</strong>ente<br />
estetico, ma solo <strong>con</strong> quelle idonee, per la natura del prodotto cui ineris<strong>con</strong>o, a<br />
incidere fortemente – <strong>di</strong>rettamente - sull’apprezzamento, sul valore commerciale<br />
del prodotto stesso.<br />
La tesi non è priva <strong>di</strong> riferimenti normativi: in particolare si richiamavano le norme<br />
che prevedono l’interferenza della privativa <strong>di</strong> marchio e quella d’autore o <strong>di</strong><br />
inventiva (v. art. 11 e art. 18 1° comma lett. f) legge marchi, art. 52 2° comma<br />
RMC). Tali norme legittimano la coesistenza in capo a soggetti <strong>di</strong>versi delle due<br />
<strong>tutele</strong> per uno stesso segno: sarebbe allora legittimo anche il <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> <strong>tutele</strong> in<br />
capo allo stesso soggetto qualora, ad esempio, l’uno proceda ad acquisire l’altro<br />
(cessione della privativa) <strong>di</strong>ventando titolare <strong>di</strong> entrambe.<br />
Né può trascurarsi – se<strong>con</strong>do l’orientamento in esame – lo stesso art.. 18 1°<br />
comma lett. c legge marchi, che impe<strong>di</strong>sce sì la registrazione delle forme<br />
necessitate (in quanto imposta dalla natura, o necessaria per esigenze tecniche,<br />
o infine attributiva <strong>di</strong> un valore sostanziale al prodotto), ma solo se<br />
esclusivamente tali.<br />
20 SENA, il nuovo <strong>di</strong>ritto…cit., 35. Così anche FLORIDIA, Nuove forme <strong>di</strong> protezione per<br />
l’industrial design, Dir. Ind. 1994, 821.<br />
Per la giurisprudenza v. Trib. U<strong>di</strong>ne 31 agosto 1998, GADI, 3836, relativa ad una<br />
bottiglia per grappa, se<strong>con</strong>do cui - dopo la novella del 1992 alla legge marchi - .<br />
Per ulteriori spunti, pur se non affronta la questione del rapporto marchi – modelli, v.<br />
Trib. Napoli 26 luglio 2001, cit. Il tribunale ha ritenuto che anche una forma utile, nella<br />
specie quella <strong>di</strong> snacks salati, può <strong>di</strong>venire marchio, anche <strong>di</strong> fatto, per il <strong>con</strong>creto<br />
<strong>con</strong>testo <strong>di</strong> uso, <strong>con</strong> <strong>con</strong>seguente applicazione della relativa tutela.<br />
13
Ne seguirebbe, al <strong>con</strong>trario, la registrabilità dei segni <strong>di</strong>stintivi costituiti da una<br />
forma che, oltre agli aspetti necessitati, presenti varianti in<strong>di</strong>pendenti. 21<br />
Va infine segnalato che il richiamo analitico agli orientamenti antecedenti al<br />
D.lgs 95/2001 (su cui v. infra) non ha un significato solo storico- culturale (e<br />
comunque, come si vedrà, orientamenti espressi <strong>con</strong> riferimento alla vecchia<br />
<strong>di</strong>sciplina sono stati ripresi per quella testè introdotta).<br />
Infatti l’art. 26 del decreto cit. <strong>di</strong>spone per i brevetti già <strong>con</strong>cessi che essi restino<br />
assoggettati, in quanto alle cause <strong>di</strong> nullità (e quin<strong>di</strong> anche quanto ai requisiti <strong>di</strong><br />
vali<strong>di</strong>tà) alla legge anteriore 22 .<br />
3) la novella del 2001<br />
L’ assetto normativo prima illustrato, pur ritenuto ancora <strong>di</strong> recente<br />
estremamente coerente” 23 , è stato ra<strong>di</strong>calmente innovato dal D.lgs. 2 febbraio<br />
21 SENA, il Nuovo <strong>di</strong>ritto…cit., 34; ulteriori fondamenti normativi erano rinvenuti negli<br />
articoli 11 e 18 f) legge marchi, se<strong>con</strong>do cui il marchio non può né essere utilizzato in<br />
modo da ledere un altrui <strong>di</strong>ritto d’autore, <strong>di</strong> proprietà industriale o un altro <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> terzi,<br />
né comprendere segni il cui uso costituirebbe violazione <strong>di</strong> un altrui <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> autore, <strong>di</strong><br />
proprietà industriale o un altro <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> terzi. Da qui allora la possibilità <strong>di</strong> <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong><br />
protezione anche allorchè i <strong>di</strong>ritti appartengano tutti ad uno stesso titolare..<br />
VANZETTI GALLI, cit., 140, nel criticare la tesi del SENA, osservano che quest’ultima è<br />
influenzata dalla legge uniforme del Benelux del 1971<br />
STELLA RICHTER JR cit., 185, osserva che comunque l’interpretazione del SENA non<br />
è ra<strong>di</strong>calmente <strong>con</strong>traria, ma solo lievemente correttiva, rispetto a quella maggioritaria.<br />
ALBERTINI, cit., 3326, segnala la <strong>con</strong>figurazione <strong>di</strong> un <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> <strong>tutele</strong> “apparente”: è il<br />
caso del marchio costituito da un segno che da valore sostanziale al prodotto ma anche<br />
da un altro segno, che non ha tale carattere (tanto è <strong>con</strong>sentito dalla formulazione<br />
dell’art. 18 lett. c. cit). Il <strong>cumulo</strong> qui è apparente in quanto .<br />
22 GALLI, cit., 899; forti critiche, anche <strong>di</strong> costituzionalità, ha suscitato, sempre in<br />
materia <strong>di</strong> <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritto transitorio, l’art. 25 bis. Introdotto <strong>con</strong> d.lgs 164/2001 , v. SENA,<br />
Note critiche al d.lgs 12 aprile 2001 n. 164,Riv. Dir. ind., III, 225<br />
23 GALLI, cit., 887. Esprime un giu<strong>di</strong>zio favorevole sul sistema ora abrogato SARTI, cit.,<br />
249<br />
14
2001, n. 95 (integrato dal D.lgs 12 aprile 2001, n. 164, quin<strong>di</strong> dal D.lgs 2 febbraio<br />
2002, n. 26), <strong>di</strong> attuazione della Direttiva 98/71/CE del 13 ottobre 1998 relativa<br />
alla protezione giuri<strong>di</strong>ca dei <strong>di</strong>segni e dei modelli 24 .<br />
Il decreto legislativo in commento ha costruito l’istituto del <strong>di</strong>segno o modello<br />
registrato, così sostituendo il brevetto per modello o <strong>di</strong>segno ornamentale<br />
(mentre è rimasta invariata la <strong>di</strong>sciplina dei modelli <strong>di</strong> utilità).<br />
Alla norme surrichiamate si affianca ormai il Regolamento 6/2002/CE del 12<br />
<strong>di</strong>cembre 2001 (d’ora in avanti: regolamento modelli) su <strong>di</strong>segni e modelli<br />
comunitari (che ha introdotto, tra l’altro, una protezione <strong>di</strong>stinta per <strong>di</strong>segni<br />
modelli registrati e per quelli non registrati).<br />
Il legislatore, comunitario prima, nazionale poi, è venuto così in<strong>con</strong>tro alle<br />
esigenze (o alle pressioni…) <strong>di</strong> settori del mondo impren<strong>di</strong>toriale, che<br />
lamentavano una insufficiente tutela specie del design industriale. Ciò oltretutto a<br />
fronte della relativa facilità <strong>di</strong> <strong>con</strong>traffazione della forma dei prodotti.<br />
24 Il legislatore ha adottato la tecnica della novellazione, così incisivamente mo<strong>di</strong>ficando<br />
il R.D. 25 agosto 1940, n. 1411 cit. (ma anche la legge sul <strong>di</strong>ritto d’autore).<br />
LA Direttiva era stata anticipata da un documento della Commissione CE, il Libro Verde<br />
sulla tutela giuri<strong>di</strong>ca dei <strong>di</strong>segni industriali, v. DI CATALDO, SARTI, SPOLIDORO,<br />
Riflessioni critiche sul libro verde della Commissione delle Comunità europee sulla tutela<br />
giuri<strong>di</strong>ca dei <strong>di</strong>segni industriali, Riv. <strong>di</strong>r. ind., 1993, I, 49 ss.<br />
Sulla normativa comunitaria v. FLORIDIA, La nuova <strong>di</strong>rettiva sulla protezione giuri<strong>di</strong>ca<br />
dei <strong>di</strong>segni e dei modelli, Presentazione, Dir. ind. 1998, 284; nota redazionale alla<br />
Direttiva 98/71/CE in Riv. Dir. ind. 1999,II,3; BICHI, cit., 239 ss, SARTI cit., 249 ss<br />
Di SARTI si v. anche Il sistema <strong>di</strong> protezione comunitario dei <strong>di</strong>segni e modelli, Contr. e<br />
impresa “Europa, 1999, 751 ss.<br />
Sul D.lgs 95/2001 v.; GIUDICI, La protezione giuri<strong>di</strong>ca dei <strong>di</strong>segni e dei modelli, riv.<br />
Dir. ind. 2001, II, 60 ss , FITTANTE, La tutela giuri<strong>di</strong>ca dell’industrial design: il<br />
recepimento della Direttiva 98/71/CE, Dir. Ind. 2001, 5; Riv. Dir. autore, 2001, 165 ss;<br />
LIUZZO, cit.<br />
Ho anche potuto <strong>con</strong>sultare – grazie alla cortesia dell’illustre autore - un prezioso lavoro,<br />
ancora ine<strong>di</strong>to, <strong>di</strong> SENA, La <strong>di</strong>versa funzione ed i <strong>di</strong>versi modelli <strong>di</strong> tutela della forma del<br />
prodotto.<br />
Per il <strong>di</strong>ritto francese v. KAMINA , LA <strong>di</strong>rective n. 98/71/CE du 13 octobre 1998 sur la<br />
protection juri<strong>di</strong>que des dessins ou modèles; id Le nouveau roit des dessins et modèles,<br />
Le Dalloz, 2001, 40, 3258 ss.; POLLAUD- DULIAN, l’ordonnance du 25 juillet 2001 et la<br />
réforme du droit des dessins et modèles, La semaine juri<strong>di</strong>que, 42, 1921 ss. ; GREFE,<br />
Ordonnance du 25 juillet 2001: transposition de la <strong>di</strong>rective communautaire du 13<br />
octobre 1998 sur la protection juri<strong>di</strong>que des dessins ou modèles, ivi, 48, 1900 ss: Vers<br />
una stratégie de dépot des dessins et modèles en Europe, Petites Affiches, 2002, 91, 4<br />
ss.<br />
15
Non è questa la sede per un esame dettagliato del D. lgs 95/2001.<br />
Qui interessa osservare che la novella ha inciso, implicitamente ma<br />
inevitabilmente, anche sulla relazione fra <strong>di</strong>segni e modelli ed i marchi <strong>di</strong> forma,<br />
ciò nel senso <strong>di</strong> avvicinarne le <strong>di</strong>scipline, al punto da renderne quasi possibile la<br />
sovrapposizione.<br />
In particolare – come sarà meglio illustrato in prosieguo – la legge modelli<br />
sembra prendere ormai in <strong>con</strong>siderazione la forma anche a tutela della sua<br />
funzione <strong>di</strong>stintiva, della capacità identificativa dell’impren<strong>di</strong>tore, lasciandone<br />
quanto meno in se<strong>con</strong>do piano il pregio estetico.<br />
Pertanto il sistema come ora rinnovato si è allontanato dal tra<strong>di</strong>zionale modello<br />
brevettuale 25 .<br />
Ciò d’altronde è in linea <strong>con</strong> la più generale tendenza volta ad accre<strong>di</strong>tare una<br />
visione unitaria dei <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> proprietà intellettuale ed industriale. 26<br />
Da qui però (come anche, beninteso, dall’”avvicinamento” del <strong>di</strong>ritto dei modelli<br />
a quello d’autore, e le sempre possibili <strong>interferenze</strong> <strong>con</strong> la normativa sulle<br />
invenzioni e sulla <strong>con</strong>correnza sleale) ancor più complesse questioni<br />
interpretative e <strong>di</strong> coor<strong>di</strong>namento.<br />
4) dallo speciale ornamento al carattere in<strong>di</strong>viduale<br />
25 Parte minoritaria della dottrina ha svalutato il carattere innovativo del d. lgs 95/2001,<br />
ritenendo che gli interventi siano stati puramente terminologici. Così PANUCCI, La<br />
nuova <strong>di</strong>sciplina italiana dell’”industrial design”, Dir. Ind. 2001: . ERCOLANI, Il <strong>di</strong>segno industriale<br />
tra brevetto, registrazione e <strong>di</strong>ritto d’autore, riv. Diritto autore 2001, 445, osserva che il<br />
legislatore ha perduto l’occasione <strong>di</strong> una <strong>di</strong>sciplina autonoma del <strong>di</strong>segno industriale.<br />
Contra, sul carattere fortemente innovativo della novella v., tra gli altri, GIUDICI, cit., 61.<br />
26<br />
GIUDICI, Alcune riflessioni…cit., 179, ricorda che sia la legge marchi che il<br />
Regolamento comunitario stabilis<strong>con</strong>o che il marchio non può essere utilizzato , né comprendere . Inoltre la stessa legge<br />
modelli commina oggi la sanzione della nullità della registrazione <br />
16
Il “punto <strong>di</strong> svolta” nel nuovo assetto dei rapporti tra <strong>di</strong>segni e modelli e marchi <strong>di</strong><br />
forma sta nell’abrogazione del requisito, per la registrazione, dello "speciale<br />
ornamento”; inoltre è stata anche eliminata, dalla stessa definizione <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni e<br />
modelli, l’aggettivazione “ornamentali”.<br />
Il legislatore italiano ha qui trasposto pressochè alla lettera quanto enunciato<br />
dalla Direttiva (artt. 3- 5) 27 . Utilizza sostanzialmente le stesse espressioni anche<br />
il Regolamento modelli (art. 4- 6).<br />
Il nuovo art. 5 legge modelli prevede ora che 28 .<br />
La definizione <strong>di</strong> novità e <strong>di</strong> carattere in<strong>di</strong>viduale è offerta dai successivi articoli 5<br />
bis e 5 ter 29 .<br />
27 Il legislatore francese, in sede <strong>di</strong> attuazione della Direttiva – <strong>con</strong> l’ord. 25.7 2001, che<br />
ha novellato il code de la propriété intellectuelle , ha preferito trasporre l’espressione<br />
caractère in<strong>di</strong>viduel in caractère propre.<br />
La <strong>di</strong>fferenza non è solo formale; la nuova espressione esclude oggni apprezzamento <strong>di</strong><br />
or<strong>di</strong>neestetico e <strong>di</strong> creazione in senso artistico: la parola propre in<strong>di</strong>ca una<br />
osservazione oggettiva della forma, senza alcun collegamento <strong>con</strong> la persona del suo<br />
autore, mentre la parola in<strong>di</strong>viduel è più ambigua.<br />
La legge francese ha anche sostituito all’ “utilisateur averti” il più generico “observateur<br />
averti”. POLLAUD DULIAN, cit., 1923 , osserva che i termini non coincidono. Infati il<br />
sociologo o lo storico della moda, come l’esperto in <strong>di</strong>segni e modelli, sono degli<br />
osservatori informati, ma non necessariamente degli utilizzatori informati, quale invece è<br />
l’industriale tessile o il commerciante.<br />
V. .per note critiche sulla legge francese GREFFE, cit., 1901.<br />
28 Disegno o modello, se<strong>con</strong>do la definizione offerta dall’art. 5.2 D.lgs 95/2001 – e negli<br />
stessi termini già si esprimeva la Direttiva- è ; si tratta <strong>di</strong> una definizione esemplificativa, che non preclude la possibilità<br />
<strong>di</strong> tutelare altri aspetti del <strong>di</strong>segno che, a rigore, non attengono alla forma<br />
tri<strong>di</strong>mensionale del prodotto, ma che possono essere tutelati quando la caratterizzano, v.<br />
nota redazionale alla Direttiva 98/71/CE cit., 3.<br />
29 L’art. 5 ter così <strong>di</strong>spone al 2° comma: Nell’accertare il carattere in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> cui al<br />
comma 1, si prende in <strong>con</strong>siderazione il margine <strong>di</strong> libertà <strong>di</strong> cui l’autore ha beneficiato<br />
nel realizzare il <strong>di</strong>segno o modello.<br />
GALLI, cit., 890, rileva che – <strong>con</strong> tale comma – il legislatore ha recepito la dottrina del<br />
crowded art, se<strong>con</strong>do cui nei settori in cui <strong>con</strong>vivono numerosi prodotti dalle forme<br />
similari anche <strong>di</strong>fferenze modeste rispetto alle forme preesistenti possono dare luogo ad<br />
un valido modello.<br />
17
Il carattere in<strong>di</strong>viduale sussiste >.<br />
I due requisiti , novità e in<strong>di</strong>vidualità, sono intimamente collegati. La novità è<br />
definita proprio in base al carattere in<strong>di</strong>viduale del <strong>di</strong>segno o modello, 30 che<br />
rende il prodotto ri<strong>con</strong>oscibile ed in<strong>di</strong>viduabile fra gli altri.<br />
Qui è forse la maggiore <strong>di</strong>varicazione della nuova normativa da quella in tema <strong>di</strong><br />
brevetti per invenzione, che fa riferimento – nel qualificare l’attività inventiva –<br />
alla non ovvietà per una persona esperta del ramo 31 .<br />
Non sono quin<strong>di</strong> proteggibili i <strong>di</strong>segni o modelli che, pur <strong>di</strong>fferenziandosi rispetto<br />
a quelli già noti, suscitano comunque nel <strong>con</strong>sumatore informato, per le<br />
somiglianze <strong>con</strong> questi, una sensazione <strong>di</strong> deja vu.<br />
Il nuovo requisito del carattere in<strong>di</strong>viduale dei modelli e <strong>di</strong>segni – da valutarsi in<br />
termini relativi e mai assoluti - si <strong>di</strong>scosta dal “vecchio” speciale ornamento in<br />
30 V. art. 5 Direttiva; art. 5 ter legge modelli; Art. 6 Regolamento modelli. D’altro canto la<br />
previsione, accanto alla novità estrinseca, <strong>di</strong> un ulteriore requisito <strong>di</strong> registrabilità <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>segni e modelli (rappresentato, in molti casi, dalla presenza nella forma <strong>di</strong> un<br />
apprezzabile apporto creativo) è comune a <strong>di</strong>versi or<strong>di</strong>namenti, e ha lo scopo <strong>di</strong><br />
selezionare tra tutte le forme non identiche a quanto già <strong>di</strong>vulgato solo quelle veramente<br />
meritevoli <strong>di</strong> tutela, MONDINI, cit., 972.<br />
31 PANUCCI, cit., 316, la quale osserva che la legge invenzioni <strong>con</strong>sidera sufficiente ad<br />
integrare il requisito della attività inventiva un più basso livello <strong>di</strong> creatività rispetto a<br />
quello richiesto ora, dalla novella, nel settore del design. Contra DALLE VEDOVE, cit.,<br />
339 , se<strong>con</strong>do cui invece il rinvio all’utilizzatore informato è criterio non <strong>di</strong>ssimile da<br />
quello espresso dall’art. 16 legge invenzioni.<br />
Kamina, LA <strong>di</strong>rective..cit. osserva che in forza dell’art. 5 <strong>di</strong>r. non è ora possibile non<br />
<strong>con</strong>sentire la protezione a un<strong>di</strong>segno o modello nuovo e <strong>con</strong> carattere in<strong>di</strong>viduale che<br />
però non sia originale, o che non porti l’impronta specifica del suo autore: in caso<br />
<strong>con</strong>trario si aggiungerebbe alla protezione una <strong>con</strong><strong>di</strong>zione supplementare non prevista.<br />
Si noti che Si noti che l’art. 25 dei TRPs prevede la tutela dei <strong>di</strong>segni industriali <br />
18
quanto si tratta <strong>di</strong> una qualificazione che non <strong>con</strong>tiene alcun riferimento al valore<br />
estetico della forma 32 .<br />
Tuttavia la novella non ha inteso tanto ri<strong>con</strong>oscere la tutela come <strong>di</strong>segno o<br />
modello all’aspetto <strong>di</strong> un prodotto pur totalmente privo <strong>di</strong> qualsiasi valore<br />
estetico, come pure si è affermato.<br />
In realtà il legislatore ha voluto solo adottare un criterio oggettivo (ma lo è<br />
veramente?), per la tutela del valore commerciale della forma, o meglio del<br />
prodotto avente una certa forma, 33 che si manifesta proprio nel carattere<br />
in<strong>di</strong>viduale 34 .<br />
32 KAMINA, LA <strong>di</strong>rective…cit. assume invece che sia novità che carattere in<strong>di</strong>viduale<br />
hanno carattere assoluto e non relativo..<br />
33 Così nota redazionale a Dir. 98/71/CE cit., 3, ove si osserva che la visione<br />
<strong>con</strong>correnziale del design adottato dalla <strong>di</strong>rettiva trova <strong>con</strong>ferma anche nell’art. 1 lett. b<br />
che, nel chiarire cosa debba intendersi per prodotto, ricomprende ogni prodotto<br />
industriale o artigianale o una sua parte, ivi compreso il packaging, le soluzioni grafiche,<br />
i caratteri tipografici impiegati.<br />
PANUCCI, cit., 313 ha osservato che .<br />
SENA, la <strong>di</strong>versa funzione…cit. segnala che la nuova <strong>di</strong>sciplina si <strong>di</strong>scosta dalla<br />
precedente proprio perché ha ra<strong>di</strong>calmente eliminato – <strong>con</strong> la soppressione dello<br />
“speciale ornamento” ogni riferimento ad un qualsiasi apporto creativo:
Ciò potrebbe non escludere del tutto ogni giu<strong>di</strong>zio sul livello estetico: questo però<br />
va collegato al valore <strong>di</strong> mercato del modello. 35<br />
Infatti la <strong>con</strong>cessione del <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> esclusiva costituisce l’attestazione del valore<br />
sociale degli investimenti nella innovazione formale dei prodotti: e tali<br />
investimenti – sotto una <strong>di</strong>versa prospettiva - devono ritenersi meritevoli <strong>di</strong> tutela,<br />
<strong>con</strong> prevalenza su qualsiasi giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> meritevolezza sull’effettivo pregio estetico<br />
apportato alla nuova forma.<br />
Si realizza così la protezione della fase forse più delicata del processo<br />
produttivo, quella finale, della commercializzazione e <strong>di</strong>stribuzione al<br />
<strong>con</strong>sumatore finale.<br />
36 .<br />
35 Così LIUZZO, cit., 215. In termini GALLI, 887, il quale rileva che il <strong>con</strong>cetto ci<br />
carattere in<strong>di</strong>viduale in esame sembra pur sempre rimandare ad una <strong>di</strong>fferenza<br />
qualificata rispetto all’altro requisito della novità.<br />
DI CATALDO cit. 245, <strong>con</strong> riferimento alla interpretazione della Direttiva modelli, reputa<br />
che, nel quadro della vigente costituzione e<strong>con</strong>omica, la presenza <strong>di</strong> fattori monopolistici<br />
(quali sicuramente sono i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> privativa) deve avere una giustificazione in termini <strong>di</strong><br />
interesse generale ed è quin<strong>di</strong> da escludere che l’accesso alla privativa sull’arte<br />
applicata all’industria possa del tutto prescindere da un gra<strong>di</strong>ente minimo <strong>di</strong> creatività.<br />
Si è ancora segnalato che l’ornamento è solo uno degli elementi che possono<br />
<strong>con</strong>correre, alternativamente, a determinare l’aspetto del <strong>di</strong>segno, v. nota redazionale<br />
alla Dir. 98/71/CE cit., 3. Ancor più ra<strong>di</strong>calmente si esprime BICHI, cit., 246, il quale<br />
reputa – <strong>con</strong> riferimento alla Direttiva – che non può affatto escludersi la necessità della<br />
meritevolezza della tutela anche per il pregio estetico della forma; il carattere in<strong>di</strong>viduale<br />
implicherebbe un quid pluris creativo, <strong>di</strong> carattere estetico (e all’art. 17 della Dr. Sarebe<br />
“sfuggito” ancora il termine originalità). L’in<strong>di</strong>vidualità quin<strong>di</strong> andrebbe interpretata come<br />
requisito espressivo del riflesso sul <strong>con</strong>sumatore <strong>di</strong> una specifica nuova qualità estetica<br />
che caratterizza il prodotto: la stessa soglia <strong>di</strong> accesso alla tutela presuppone un valore<br />
estetico, altrimenti non potrebbe esservi alcun interesse dell’Or<strong>di</strong>namento a ri<strong>con</strong>oscere<br />
posizioni monopolistiche.<br />
36 BICHI, cit., 245. In termini SCORDAMAGLIA, La nozione <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno e modello e i<br />
requisiti per la sua tutela nelle proposte <strong>di</strong> regolamentazione comunitaria, riv. <strong>di</strong>r. ind.,<br />
20
Quin<strong>di</strong>, in altri termini, rileva anche solo, semplicemente, la<br />
> 37<br />
La Direttiva ha infatti imposto agli Stati – e l’Italia si è <strong>con</strong>formata a tale<br />
prescrizione – una soglia <strong>di</strong> accesso alla tutela non elevata 38 .<br />
1995, I, 113 , il quale ricorda che l produttore che sviluppa un nuovo articolo fa entrare<br />
nei suoi calcoli e<strong>con</strong>omici l’impatto che la forma potrà avere sul successo commerciale<br />
del prodotto, quale collettore <strong>di</strong> clientela e – in caso <strong>di</strong> successo permanente – quale<br />
elemento dell’avviamento.<br />
37 GALLI, cit., 889 ; in termini MONDINI, cit., 973, il quale segnala che, in coerenza <strong>con</strong><br />
l’approccio “mercantilistico” è la previsione <strong>di</strong> un giu<strong>di</strong>zio non analitico ma “a colpo<br />
d’occhio”, in ossequio a quello che è, inevitabilmente, il comune approccio del<br />
<strong>con</strong>sumatore all’aspetto del prodotto.<br />
38 Così anche MONDINI, cit., 975, che richiama i lavori preparatori della <strong>di</strong>rettiva, e lo<br />
stesso utilizzo, quale giu<strong>di</strong>ce del carattere in<strong>di</strong>viduale del <strong>di</strong>segno o del modello, non<br />
dell’acquirente comune, ma dell’utilizzatore informato del prodotto in cui è incorporato il<br />
<strong>di</strong>segno o modello.
Il Regolamento modelli, art. 6.1– che qui si <strong>di</strong>scosta dalla Direttiva (e dalla<br />
attuazione italiana) – aggiunge che la prima impressione generale deve <strong>di</strong>fferire<br />
“in modo significativo” da quella prodotta dai modelli o <strong>di</strong>segni anteriori 39 .<br />
5) la nuova <strong>di</strong>sciplina <strong>con</strong>sente il <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> <strong>tutele</strong>? La tesi favorevole<br />
Non pochi tra i primi commentatori (la giurisprudenza non si è ancora<br />
pronunciata, a quel che <strong>con</strong>sta) hanno ri<strong>con</strong>osciuto la possibilità <strong>di</strong> <strong>con</strong>corso, o<br />
<strong>cumulo</strong>, delle due <strong>normative</strong>, nel senso che si potranno avere forme sia<br />
registrabili come modello (già ornamentale) che come marchio.<br />
egistrati, i marchi, i brevetti per invenzioni e i modelli <strong>di</strong> utilità, la <strong>con</strong>correnza<br />
sleale e la responsabilità civile>>. 41<br />
In termini analoghi è formulato il Considerando 31 del Regolamento modelli.<br />
Vi è poi l’art. 16 della Direttiva stessa, che però si limita ad affermare che sono<br />
.<br />
A favore del <strong>cumulo</strong> si richiama, sotto il profilo sistematico, la stessa nozione <strong>di</strong><br />
carattere in<strong>di</strong>viduale: questa in sostanza coinciderebbe <strong>con</strong> la nozione <strong>di</strong><br />
capacità <strong>di</strong>stintiva richiesta per la protezione dei marchi <strong>di</strong> forma e <strong>con</strong>tro<br />
l’imitazione servile.<br />
Da ciò – in ra<strong>di</strong>cale <strong>con</strong>trasto <strong>con</strong> la tra<strong>di</strong>zione italiana – <strong>di</strong>scenderebbe la<br />
possibilità <strong>di</strong> cumulare la tutela del marchio <strong>con</strong> quella del modello; in tal senso<br />
deporrebbe il già rilevato basso livello richiesto per la protezione del design, che<br />
finisce appunto per coincidere <strong>con</strong> la capacità <strong>di</strong>stintiva richiesta per la<br />
protezione dei segni. 42<br />
41 Il libro Verde del 1991 ammetteva senza problemi la duplicazione delle protezioni,<br />
dandola anzi per presupposta, paventando che, in caso <strong>con</strong>trario, si sarebbe legittimata<br />
l’appropriazione sleale, da parte dei <strong>con</strong>correnti del titolare del <strong>di</strong>segno o modello,<br />
dell’avviamento commerciale collegato ad un <strong>di</strong>segno <strong>di</strong> successo, il cui periodo <strong>di</strong><br />
tutela viene a scadere.<br />
Nel <strong>di</strong>ritto interno italiano il <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> tutela è espressamente previsto – in forza della<br />
novella del 2001 – sia <strong>con</strong> riferimento al <strong>di</strong>ritto d’autore che a quella sui modelli <strong>di</strong> utilità<br />
(v. art. 8.1 R.D. 1411/1940 rinovellato: .<br />
42 DALLE VEDOVE, cit. , 334. L’autore segnala che l’art. 5 cit, nel fissare il requisito del<br />
carattere in<strong>di</strong>viduale, fa propria .<br />
SARTI, Marchi <strong>di</strong> forma…cit., 251, osserva che l’espressione market value può avere<br />
un duplice significato: da un lato può riferirsi alla capacità della forma <strong>di</strong> influenzare le<br />
decisioni <strong>di</strong> acquisto del prodotto, dall’altro è la capacità della forma <strong>di</strong> caratterizzare agli<br />
23
6) l’esatta portata del (possibile?) <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> <strong>tutele</strong><br />
Alla (<strong>di</strong>scutibile e <strong>di</strong>scussa) ammissione del <strong>cumulo</strong> delle <strong>tutele</strong>, non ne<br />
<strong>con</strong>segue evidentemente l’affermazione che ogni forma (<strong>di</strong> prodotto) sia sempre<br />
registrabile, come marchio e come modello.<br />
Infatti resta in vigore il <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> cui all’art. 18 legge marchi cit., come si è detto<br />
non mo<strong>di</strong>ficato dal D.lgs 95/2001: resta così fermo che non saranno mai<br />
registrabili come marchio le forme che <strong>con</strong>feris<strong>con</strong>o valore sostanziale al<br />
prodotto 43 .<br />
occhi dell’utilizzatore il prodotto rispetto a quelli preesistenti, ancorchè la sua estetica<br />
non acquisti rilievo sul piano delle decisioni <strong>di</strong> acquisto>>. Tale ultima lettura, se<strong>con</strong>do<br />
l’autore, sarebbe quella preferibile, anche <strong>con</strong> riferimento ai lavori preparatori.<br />
43 Particolare interesse ha la decisione Commissione <strong>di</strong> ricorso dell’Uami 3 maggio<br />
2000 cit. , caso Ferragamo, che ha affermato la legittimità della registrazione come<br />
marchio comunitario <strong>di</strong> una fibbia. La decisione muove all’art. 7.1 iii che esclude dalla<br />
registrazione come marchio della forma che dà un valore sostanziale al prodotto.<br />
La ratio <strong>di</strong> tale norma – se<strong>con</strong>do la Commissione - è <strong>di</strong> evitare che un <strong>di</strong>ritto esclusivo <strong>di</strong><br />
uso <strong>di</strong> un marchio si trasformi in un <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> monopolio sulla fabbricazione e commercio<br />
del prodotto <strong>con</strong>trassegnato da quel marchio.<br />
Il <strong>di</strong>vieto in parola presuppone che il segno sia costituito esclusivamente da un<br />
ornamento che attribuisca al prodotto un valore sostanziale, non essendo sufficiente che<br />
la forma sia gradevole o attrattiva per escludere la registrabilità. D’altronde se così non<br />
fosse sarebbe <strong>di</strong> fatto inonfigurabile il marchio <strong>di</strong> forma, dato che nell’e<strong>con</strong>omia moderna<br />
non vi è alcun prodotto <strong>di</strong> interesse industriale che non sia oggetto <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o e ricerca<br />
prima immissione in commercio<br />
D’altro canto perché una forma non necessaria, funzionale o ornamentale sia registrata<br />
come marchio non è sufficiente che essa sia in qualche modo arbitraria fantasiosa o<br />
gradevole, ma occorre che essa permetta ai <strong>con</strong>sumatori <strong>di</strong> istituire un legame tra segno<br />
e prodotto tale da <strong>con</strong>sentire loro <strong>di</strong> <strong>di</strong>stinguere prodotti identici o simili fra loro in<br />
relazione all’impresa da cui provengono, così da orientare le scelte <strong>di</strong> acquisto sul<br />
mercato. Le forme, in altri termini, per aspirare alla tutela dei marchi devono comunque<br />
svolgere una funzione <strong>di</strong>stintiva.<br />
Se<strong>con</strong>do la Commissione la forma <strong>con</strong> valore sostanziale è quella che è determinante<br />
nella scelta <strong>di</strong> acquisto (forma ornamentale).<br />
Anche l’uso prolungato <strong>di</strong> una tale forma non può portare alla sanatoria dell’impe<strong>di</strong>mento<br />
alla <strong>con</strong>cessione del marchio.<br />
Nel caso <strong>di</strong> specie la Commissione ha reputato che
Tale <strong>con</strong>cetto non potrà però più essere ricostruito <strong>con</strong> riferimento all’abrogato<br />
speciale ornamento.<br />
A ben vedere, qui è in gioco la stessa esatta in<strong>di</strong>viduazione del marchio <strong>di</strong> forma,<br />
anche al fine <strong>di</strong> salvaguardarne l’autonomia <strong>con</strong>cettuale e normativa rispetto ai<br />
<strong>di</strong>segni e modelli.<br />
Va allora riba<strong>di</strong>to che forma che costituisce un segno <strong>di</strong>stintivo 44 non va <strong>con</strong>fusa<br />
la mera forma <strong>di</strong> un qualsiasi prodotto.<br />
L’elemento <strong>di</strong> <strong>di</strong>scrimine, in quanto caratterizzante tutti i marchi, è la funzione<br />
<strong>di</strong>stintiva (ed ancora più ampiamente: <strong>di</strong> strumento <strong>di</strong> comunicazione 45 ), che nei<br />
marchi <strong>di</strong> forma viene realizzata, appunto, dalla forma del prodotto.<br />
Ciò
prodotto alla forma <strong>di</strong>stintiva, e sottolineare che la forma del prodotto o della sua<br />
<strong>con</strong>fezione può costituire un marchio solo in quanto svolga essenzialmente o<br />
prevalentemente tale funzione>>. 46<br />
Disegni e modelli non sono segni <strong>di</strong>stintivi, in quanto non svolgono la funzione<br />
<strong>di</strong>stintiva – comunicativa che caratterizza il marchio <strong>di</strong> forma.<br />
Ed allora il <strong>con</strong>cetto <strong>di</strong> valore sostanziale, <strong>con</strong>serva il fondamentale ruolo <strong>di</strong><br />
in<strong>di</strong>viduare le forme che, in quanto prive <strong>di</strong> (prevalente) funzione <strong>di</strong>stintivacomunicativa<br />
non potranno mai (salvo in caso <strong>di</strong> se<strong>con</strong>darizzazione) <strong>di</strong>ventare<br />
marchio.<br />
In <strong>con</strong>creto, al fine <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare la forma che invece svolge tale funzione, e<br />
quin<strong>di</strong> il marchio <strong>di</strong> forma - l’interprete dovrà tener <strong>con</strong>to delle modalità <strong>di</strong><br />
utilizzazione e <strong>di</strong> presentazione del prodotto, delle informazioni e delle<br />
suggestioni trasmesse attraverso la pubblicità, della percezione che <strong>di</strong> quella<br />
data forma ha il pubblico.<br />
47 .<br />
46 SENA, La <strong>di</strong>versa funzione…cit<br />
.<br />
47 Trib. Napoli, ord. 26 luglio 2001 cit.:
Una pregevole dottrina ha evidenziato – in sostanziale applicazione <strong>di</strong> tali<br />
principi- che possono <strong>di</strong>stinguersi tre categorie <strong>di</strong> forme registrabili come<br />
modello, ma – appunto – non sempre come marchio:<br />
a) forme tali da indurre il <strong>con</strong>sumatore all’acquisto <strong>di</strong> un prodotto che, altrimenti,<br />
non sarebbe stato acquistato. Per tale categoria è ammissibile unicamente la<br />
tutela come modello, non anche come marchio.<br />
Si tratta delle forme che – appunto –incidono in modo rilevante ed esclusivo sulla<br />
sostanza del bene, quelle forma che non sono neppure idealmente, estranee al<br />
prodotto 48 .<br />
E’ in definitiva proprio il campo degli oggetti <strong>di</strong> industrial design.<br />
b) forme che rappresentano un fattore, <strong>di</strong> per sé non decisivo, ma comunque<br />
rilevante, nelle decisioni <strong>di</strong> acquisto del pubblico.<br />
caratteristiche ontologiche della cosa) possono assolvere anche altre funzioni, vale a<br />
<strong>di</strong>re quella <strong>di</strong> marchio.<br />
Il principio <strong>di</strong> libera scelta e creazione dei marchi <strong>di</strong> impresa (salvo l’analogo <strong>di</strong>ritto dei<br />
terzi) è <strong>con</strong>sustanziale a quello, costituzionale, <strong>di</strong> libertà dell’iniziativa e<strong>con</strong>omica (art.<br />
41 Cost.). non è necessario anche solo accennare al ruolo fondamentale dei segni<br />
<strong>di</strong>stintivi nel mercato.<br />
Ed allora ogni limitazione legislativa – in primo luogo quelle ex art. 18 cit - al primo<br />
principio deve essere <strong>di</strong> stretta interpretazione, in quanto deroga ad opposto principio<br />
costituzionale.<br />
Pertanto, una volta affermato che la forma <strong>di</strong> un bene non è solo naturale o<br />
tecnicamente necessaria, quella forma potrà costituire marchio d’impresa.<br />
Ciò, beninteso, va riba<strong>di</strong>to, sempre che – nell’uso <strong>con</strong>creto, le funzioni proprie del<br />
marchio facciano comunque aggio su quelle tecniche – pratiche (e tale valutazione <strong>di</strong><br />
fatto va rimessa al giu<strong>di</strong>ce)…..<br />
(Il) carattere relazionale del marchio, <strong>di</strong> tutti i marchi, <strong>con</strong>sente <strong>di</strong> affermare che anche le<br />
forme tri<strong>di</strong>mensionali, coincidenti <strong>con</strong> il prodotto stesso, possono essere ri<strong>con</strong>osciute<br />
come marchi.<br />
Ciò in quanto quella forma non esprime tanto solo sé stessa (il che…è illogico e –<br />
peggio ancora – opaco, “non comunicativo”), ma – appunto – un “fascio” <strong>di</strong> informazioni<br />
(ma anche <strong>di</strong> valori, <strong>di</strong> suggestioni, <strong>di</strong> immagini ulteriori…) che gli sono “trasmessi” (ma<br />
<strong>con</strong> cui interagisce, in un legame simbiotico e <strong>con</strong>tinuo) dal <strong>con</strong>testo <strong>di</strong> mercato in cui<br />
opera (“formato” in primo luogo proprio dalla pubblicità)>>.<br />
48 Ciò in applicazione del già richiamato principio <strong>di</strong> estraneità: il segno- forma, per<br />
presentare una valenza significativa e <strong>di</strong>stintiva, deve essere costituito da varianti<br />
arbitrarie ed in<strong>di</strong>pendenti dalla natura, funzione e sostanza del prodotto, che <strong>con</strong>sentano<br />
al <strong>con</strong>sumatore <strong>di</strong> ricollegare quelle varianti <strong>di</strong> forma in<strong>di</strong>pendenti ad una determinata<br />
marca.<br />
27
Qui la registrabilità come marchio va valutata caso per caso, in relazione alla<br />
efficacia monopolistica <strong>di</strong> una tutela tendenzialmente perpetua 49 .<br />
c) forme che non influenzano la decisione finale <strong>di</strong> acquisto, ma che per le loro<br />
intrinseche caratteristiche <strong>di</strong> gradevolezza si imprimono nella mente del<br />
pubblico, e favoris<strong>con</strong>o quin<strong>di</strong> la nascita <strong>di</strong> un primo <strong>con</strong>tatto privilegiato fra<br />
produttore ed acquirente. Tali forme, in definitiva, costituis<strong>con</strong>o uno<br />
strumento promozionale e <strong>di</strong> comunicazione del prodotto al pubblico: è il caso<br />
della forma dei <strong>con</strong>tenitori, o dell’aspetto esterno <strong>di</strong> beni acquistati<br />
essenzialmente per le loro caratteristiche tecnologiche, ma per i quali vi è<br />
comunque l’interesse del fabbricante ad una caratterizzazione estetica tale da<br />
restare impressa nella mente del <strong>con</strong>sumatore (è il caso della forma <strong>di</strong> certi<br />
modelli <strong>di</strong> computer).<br />
Da qui quin<strong>di</strong> il carattere <strong>di</strong>stintivo, se non attrattivo, proprio dei marchi.<br />
D’altro canto neanche può negarsi a tali forme il carattere in<strong>di</strong>viduale – inteso<br />
come presenza <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> caratterizzazione – richiesto dall’art. 5 legge<br />
modelli nuovo testo.<br />
E’ solo quest’ultima la categoria per la quale sarebbe senz’altro ammessa la<br />
doppia registrazione 50 .<br />
49 V. raccomandazione della Commissione giuri<strong>di</strong>ca per i <strong>di</strong>ritti dei citta<strong>di</strong>ni 15 ottobre<br />
1997, per la se<strong>con</strong>da lettura <strong>con</strong>cernente la posizione comune adottata dal Consiglio in<br />
vista dell’adozione della <strong>di</strong>rettiva del Parlamento europeo e del Consiglio sulla<br />
protezione giuri<strong>di</strong>ca dei <strong>di</strong>segni e dei modelli, Dir. Ind. 1998, 128 ss. Ivi si segnala che il<br />
<strong>con</strong>sumatore può essere attratto esclusivamente dall’aspetto <strong>di</strong> un prodotto ma anche –<br />
ed è irrilevante ai fini della tutela – da altri elementi, quali il prezzo o la realizzazione<br />
della funzione del prodotto, al momento <strong>di</strong> acquistarlo.<br />
50 La tripartizione è <strong>di</strong> SARTI, marchi <strong>di</strong> forma…cit., 255 ss,, e prima ancora id. , la tutela<br />
dell’estetica…cit., 118 ss. V. anche VANZETTI, cit., 330 ss.<br />
In termini anche GALLI, cit., 890, il quale espressamente ri<strong>con</strong>osce al riguardo, la<br />
perdurante operatività del gra<strong>di</strong>ente dello speciale ornamento. Questo <strong>con</strong>cetto .<br />
LIUZZO, cit., 215 - nel negare la possibilità <strong>di</strong> <strong>cumulo</strong> delle <strong>tutele</strong> – reputa che potranno<br />
aversi prodotti o <strong>con</strong>fezioni monopolizzabili come modello o come marchio; nel primo<br />
caso occorre che
Va però rilevato che alcuni autori hanno segnalato che talora la forma è in<br />
grado <strong>di</strong> influenzare le preferenze della clientela non solo per la propria<br />
gradevolezza, ma anche per la capacità <strong>di</strong> identificare imprese particolarmente<br />
note e prestigiose.<br />
In questo se<strong>con</strong>do caso la forma svolge la funzione propria del marchio (<strong>di</strong><br />
rinomanza), sicchè non vi sono reali ostacoli alla relativa registrazione..<br />
E’ il caso dei <strong>di</strong>segni <strong>di</strong> stilisti famosi riprodotti sul mercato per anni senza<br />
significative variazioni, così vengono univocamente collegati agli<br />
autori: 51 .<br />
a quel prodotto piuttosto che ad un altro analogo, proprio per il suo valore estetico>>.<br />
D’altro canto non sono tutelabili come marchio le forme che <strong>con</strong>feris<strong>con</strong>o valore<br />
sostanziale al prodotto, nel senso che abbiano carattere in<strong>di</strong>viduale, inteso come<br />
.<br />
V anche Commissione Ricorsi 14 giugno 1999, GADI, 4187, ove si afferma (<strong>con</strong><br />
riferimento ad un marchio <strong>di</strong> forma <strong>con</strong>sistente nella bordatura in gomma <strong>di</strong> una linea <strong>di</strong><br />
calzature) che va affermata la sola tutela brevettuale come modello sono dotati <strong>di</strong> quella forma; vale a <strong>di</strong>re che quella forma deve essere n<br />
grado <strong>di</strong> posizionare, .<br />
51 Così ALBERTINI, cit., che esamina il <strong>di</strong>segno del tessuto Burberrys, tanto noto che –<br />
se ritenuto registrabile come marchio – dovrebbe <strong>con</strong>siderarsi celebre. L’autore rileva<br />
che allora dalla registrazione come marchio (esclusa da Cass. 5243/99) non<br />
deriverebbe una rischiosa situazione <strong>di</strong> monopolio: . In altri termini, data la<br />
celebrità della casa, l’induzione all’acquisto deriva . Quest’ultima circostanza nulla ha a che<br />
vedere <strong>con</strong> il rischio <strong>di</strong> monopolizzazione <strong>di</strong> soluzioni estetiche originali, ma rappresenta<br />
proprio la funzione <strong>di</strong>stintiva, nel suo aspetto rinomato o celebre. In ultima analisi il<br />
<strong>con</strong>sumatore – la collettività – ha espresso un non sufficiente interesse per mantenere<br />
l’innovazione in pubblico dominio.<br />
In termini nota a Comm. Ricorsi 14 giugno 1999 cit., ove ancora si osserva:
Evidentemente è aperta la questione della (perdurante?) tutelabilità anche come<br />
modello <strong>di</strong> tali forme.<br />
Occorre infine segnalare che non manca chi reputa che il prodotto, registrato<br />
come <strong>di</strong>segno o modello, potrà nel corso del tempo acquisire un significato<br />
se<strong>con</strong>dario (se<strong>con</strong>dary meaning) e costituire quin<strong>di</strong> un valido marchio. Se<strong>con</strong>do<br />
tale orientamento la novella,<br />
Anche il titolare <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno o modello registrato ha sia la facoltà <strong>di</strong> uso<br />
esclusivo, che quella <strong>di</strong> vietare ai terzi l’uso non <strong>con</strong>sentito, se<strong>con</strong>do quanto<br />
analiticamente in<strong>di</strong>cato dall’art. 8 bis legge modelli, introdotto dalla novella (v.<br />
anche art. 12 Direttiva e art. 19 Regolamento modelli).<br />
Sia il titolare del marchio che quello del modello sono titolari dell’azione <strong>di</strong><br />
<strong>con</strong>traffazione, a fronte <strong>di</strong> illecite <strong>con</strong>dotte dei terzi.<br />
L’in<strong>di</strong>viduazione della <strong>con</strong>traffazione si fonda su parametri apparentemente<br />
<strong>di</strong>versi.<br />
Il marchio presuppone un pericolo <strong>di</strong> <strong>con</strong>fusione o anche solo <strong>di</strong> associazione 53<br />
per il pubblico ovvero, se si tratta <strong>di</strong> marchio <strong>di</strong> rinomanza, che la forma<br />
dell’imitatore <strong>di</strong>a luogo anche ad un agganciamento parassitario al marchio <strong>di</strong><br />
forma imitato, o rechi pregiu<strong>di</strong>zio alla sua <strong>di</strong>stintività e rinomanza (v. artt. 1 e 11<br />
legge marchi).<br />
Invece il criterio per stabilire se la forma <strong>di</strong> un prodotto costituisca <strong>con</strong>traffazione<br />
<strong>di</strong> altro prodotto registrato come modello va desunto dalla definizione <strong>di</strong> carattere<br />
in<strong>di</strong>viduale <strong>di</strong> cui all’art. 5 ter legge modelli.<br />
Infatti l’art. 8 ter legge modelli <strong>di</strong>spone che la <strong>con</strong>traffazione <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno o<br />
modello sussiste quando l’impressione generale suscitata dalla forma del<br />
prodotto dell’imitatore non <strong>di</strong>fferisce da quella suscitata dalla forma oggetto della<br />
registrazione come <strong>di</strong>segno o modello, tenendo <strong>con</strong>to del margine <strong>di</strong> libertà<br />
dell’autore.<br />
In dottrina si è segnalato che le <strong>con</strong><strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> tutelabilità <strong>con</strong>tro le imitazioni (e<br />
ancor prima <strong>di</strong> accesso alla privativa) <strong>di</strong> cui alla legge invenzioni non si<br />
<strong>di</strong>scostano dai criteri <strong>di</strong> <strong>con</strong>fon<strong>di</strong>bilità propri della <strong>di</strong>sciplina in materia <strong>di</strong> marchi:<br />
53 CASABURI, Rischio <strong>di</strong> associazione: tutela avanzata del marchio, in AAVV, Segni e<br />
forme <strong>di</strong>stintive cit., 48 ss.. Alla stregua <strong>di</strong> un orientamento minoritario il rischio <strong>di</strong><br />
associazione comprende ogni ipotesi <strong>di</strong> collegamento, anche potenziale e psicologico,<br />
tra due segni, in<strong>di</strong>pendentemente da ogni <strong>con</strong>fusione tra i prodotti e l’origine degli stessi<br />
così l’impressione <strong>con</strong>fusoria <strong>di</strong> cui alla legge modelli è proprio l’or<strong>di</strong>nario<br />
parametro <strong>di</strong> riferimento usato per i marchi 54<br />
Nell’uno e nell’altro caso la <strong>con</strong>fusione è apprezzata <strong>con</strong> riferimento alle<br />
rassomiglianze, e non alle <strong>di</strong>fferenze; l’esame dovrà trascurare mo<strong>di</strong>fiche o<br />
ritocchi <strong>di</strong> elementi <strong>di</strong> dettaglio e <strong>con</strong>centrarsi sull’impressione <strong>di</strong> insieme. 55<br />
Non mancano però i profili <strong>di</strong> <strong>di</strong>s<strong>con</strong>tinuità.<br />
In primo luogo mentre per il marchio il parametro <strong>di</strong> riferimento è dato dal<br />
<strong>con</strong>sumatore <strong>di</strong> me<strong>di</strong>a alta attenzione (ma il livello <strong>di</strong> attenzione esigibile è<br />
relativo, in quanto muta <strong>con</strong> riferimento ai prodotti <strong>di</strong> riferimento, per i modelli il<br />
riferimento è all’utilizzatore informato. Il “grado” <strong>di</strong> attenzione <strong>di</strong> quest’ultimo,<br />
come già rilevato, è notevolmente superiore alla me<strong>di</strong>a, e certo a quella del<br />
<strong>con</strong>sumatore <strong>di</strong> riferimento nel giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> <strong>con</strong>traffazione dei marchi.<br />
D’altro canto in materia <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni e modelli il giu<strong>di</strong>ce <strong>di</strong>spone poi <strong>di</strong> un ulteriore<br />
elemento <strong>di</strong> valutazione, dovendosi tener <strong>con</strong>to del . 56<br />
54 Così PANUCCI, cit., 316, che formula rilievi critici verso tale impostazione (la quale<br />
annegherebbe il criterio della in<strong>di</strong>vidualità in una prospettiva <strong>di</strong> <strong>con</strong>fon<strong>di</strong>bilità da<br />
<strong>con</strong>correnza sleale), che finisce per applicare ai <strong>di</strong>segni un requisito, la <strong>di</strong>stintività,<br />
propria dei marchi, da cui però i <strong>di</strong>segni si <strong>di</strong>stinguono per la loro natura estetico<br />
funzionale. Vi è anche una insuperabile <strong>con</strong>trad<strong>di</strong>zione, in quanto la legge ammette il<br />
<strong>cumulo</strong> <strong>con</strong> la tutela offerta dalla legge sul <strong>di</strong>ritto d’autore, che prescinde dalla possibilità<br />
<strong>di</strong> <strong>con</strong>fusione.<br />
V. per ulteriori valutazioni critiche anche GHIDINI, Prospettive protezionistiche nel<br />
<strong>di</strong>ritto industriale, Riv. <strong>di</strong>r. ind. 1995, I, 81; MAGNANI, Modello ornamentale e imitazione<br />
servile, riv. <strong>di</strong>. Comm., 1996, I, 242 ss. MONDINI, cit., 999. Possono evidentemente<br />
richiamarsi anche i presupposti richiesti per la tutela <strong>con</strong>tro l’imitazione <strong>con</strong>fusoria<br />
55 V. ampiamente SENA, Il nuovo <strong>di</strong>ritto…cit., 66 ss, anche <strong>con</strong> riferimento alla<br />
formulazione del giu<strong>di</strong>zio <strong>di</strong> <strong>con</strong>fusione in <strong>con</strong>creto o in astratto e alla tutela del valore<br />
attrattivo del marchio.<br />
56 MONDINI, cit., 975, evidenzia che la norma si riferisce a settori attinenti a prodotti la<br />
cui forma è vincolata da esigenze funzionali, ovvero a settori merceologici caratterizzati<br />
da numerosissimi prodotti tutti simili tra loro. In tali ipotesi il carattere in<strong>di</strong>viduale dovrà<br />
valutarsi <strong>con</strong> maggiore larghezza.<br />
LIUZZO, cit., 214 osserva che affinchè si abbia una effettiva possibilità <strong>di</strong> <strong>con</strong>fusione sul<br />
mercato è necessario che il prodotto imitato goda, al momento della immissione sul<br />
mercato del se<strong>con</strong>do prodotto, <strong>di</strong> una certa notorietà, <strong>di</strong> un <strong>con</strong>sistente apprezzamento<br />
da parte del pubblico dei <strong>con</strong>sumatori, ottenibile anche attraverso una capillare<br />
promozione pubblicitaria.<br />
32
Inoltre, come già segnalato, la Direttiva ha imposto un abbassamento<br />
significativo della soglia <strong>di</strong> protezione delle forme come modello; in altri termini il<br />
<strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> esclusiva è garantito anche a forme <strong>con</strong> un basso gra<strong>di</strong>ente <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>fferenziazione rispetto a forme già note.<br />
Da qui però anche un restringimento dell’ ambito <strong>di</strong> protezione. Infatti il <strong>di</strong>ritto<br />
<strong>con</strong>ferito sarà altrettanto limitato da nuove modeste variazioni create da terzi 57<br />
(potrebbe forse richiamarsi la tutela meno intensa ri<strong>con</strong>osciuta ai c.d. marchi<br />
deboli).<br />
8) Contro il <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> <strong>tutele</strong>: riflessioni critiche<br />
Non deve ritenersi che la dottrina italiana, almeno quella che ha già avuto modo<br />
<strong>di</strong> esprimersi sulla questione, sia unanime nell’ammettere – in forza del D.lgs<br />
95/2001 il <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> tutela tra <strong>di</strong>segni/modelli e marchi.<br />
D’altronde manca – lo si è visto – un espresso ri<strong>con</strong>oscimento normativo <strong>di</strong> tale<br />
<strong>cumulo</strong>.<br />
I riferimenti normativi – sopra richiamati - sono almeno ambigui.<br />
Così anche i Considerando della Direttiva (a loro volta non privi <strong>di</strong> ambiguità) non<br />
possono far pendere la bilancia in favore del <strong>cumulo</strong>, atteso che – come è noto -<br />
non hanno una portata normativa.<br />
La Direttiva – e in particolare l’art. 16 cit., che ha lasciato impregiu<strong>di</strong>cata<br />
l’applicazione delle norme interne in<strong>di</strong>cate- non può essere letta nel senso <strong>di</strong><br />
imporre ai destinatari, gli Stati membri, l’espressa previsione del <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong><br />
<strong>tutele</strong> 58 .<br />
57 SCORDAMAGLIA , cit., 113. In senso <strong>con</strong>trario MONDINI, cit., 998, afferma che il<br />
requisito dell’art. 5 va interpretato <strong>con</strong> rigore, anche per lasciar spazio alla applicazione<br />
delle <strong>tutele</strong> <strong>con</strong>correnti. In tal senso deporrebbe il Considerando 13 della Direttiva, ove si<br />
precisa che il carattere in<strong>di</strong>viduale presuppone > suscitata dai due <strong>di</strong>segni o modelli in <strong>con</strong>flitto.<br />
58 MONDINI, cit., 994, il quale reputa “salomonica” la <strong>di</strong>sposizione dell’art. 16 Dir.<br />
33
Quando il legislatore comunitario ha voluto imporre un simile obbligo lo ha fatto<br />
in maniera espressa: così l’art. 17 della Direttiva quanto al <strong>cumulo</strong> <strong>con</strong> la<br />
normativa sul <strong>di</strong>ritto d’autore.<br />
Né da quest’ultima previsione può desumersi, in via interpretativa, la previsione<br />
della possibilità <strong>di</strong> <strong>cumulo</strong> anche <strong>con</strong> riferimento alla normativa sui segni<br />
<strong>di</strong>stintivi.<br />
Al <strong>con</strong>trario, il <strong>cumulo</strong> modelli/<strong>di</strong>segni <strong>con</strong> il <strong>di</strong>ritto d’autore viene visto come<br />
eccezionale per il nostro sistema: soprattutto mai la Direttiva – che assicura<br />
comunque una ampio spazio <strong>di</strong> interpretazione – potrà letta nel senso <strong>di</strong> favorire<br />
la formazione <strong>di</strong> nuovi monopoli sulle forme 59 .<br />
Tantomeno elementi a favore del <strong>cumulo</strong> – per le stesse ragioni suesposte –<br />
possono desumersi dalla legge italiana <strong>di</strong> attuazione.<br />
Anzi, sul piano sistematico, va rilevato che la legge italiana (ma ancor prima la<br />
Direttiva) ha <strong>con</strong>servato il para<strong>di</strong>gma brevettale – e quin<strong>di</strong> temporalmente<br />
limitato - come para<strong>di</strong>gma privilegiato per la tutela del design<br />
Il <strong>cumulo</strong> – infine – non è imposto (o anche solo <strong>con</strong>sigliato) dagli accor<strong>di</strong><br />
TRIPs.: questi (artt. 25, 26) stabilis<strong>con</strong>o solo la misura minima dei <strong>di</strong>ritti del<br />
titolare del <strong>di</strong>segno industriale, guardandosi bene dal fornire delle in<strong>di</strong>cazioni<br />
sulla forma legale della protezione. 60<br />
Tuttavia le obiezioni più calzanti al <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> <strong>tutele</strong> si fondano su riflessioni <strong>di</strong> più<br />
ampio respiro, che coinvolgono lo stesso aspetto complessivo del <strong>di</strong>ritto italiano<br />
(e non solo) della proprietà intellettuale.<br />
59 FLORIDIA, I problemi <strong>di</strong> recepimento della Direttiva in tema <strong>di</strong> industrial design<br />
nell’or<strong>di</strong>namento interno, atti del <strong>con</strong>vegno SISPI – Università <strong>di</strong> Bologna tenuto a<br />
Bologna il 30 ottobre 1999 sul tema “La nuova <strong>di</strong>sciplina giuri<strong>di</strong>ca dell’industrial<br />
design>>.<br />
GREFFE , cit., 1902 ri<strong>con</strong>osce che la Francia è il solo paese europeo a <strong>con</strong>oscere il<br />
<strong>cumulo</strong> totale <strong>di</strong> tutela (<strong>di</strong>ritto d’autore e <strong>di</strong>segni/modelli).<br />
60 SANDRI, La nuova <strong>di</strong>sciplina della proprietà intellettuale dopo i GATT-Trips Padova<br />
1996, 77, reputa che spetta allora al <strong>di</strong>ritto nazionale la scelta tecnica sul tipo <strong>di</strong><br />
protezione, anche <strong>con</strong> riferimento al <strong>cumulo</strong>; così (p. 72) .<br />
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Il punto <strong>di</strong> partenza è che “la stella polare” del sistema è il principio <strong>di</strong> libertà <strong>di</strong><br />
<strong>con</strong>correnza, ciò nel senso che l’or<strong>di</strong>namento tutela in primo luogo la fisionomia<br />
<strong>con</strong>correnziale del mercato.<br />
Gli stessi istituti della proprietà intellettuale, ivi compresi i <strong>di</strong>ritti <strong>di</strong> privativa, 61<br />
che in quanto tali sod<strong>di</strong>sfano un interesse monopolistico del singolo, sono però<br />
anche un mezzo per perseguire uno scopo <strong>di</strong> interesse generale e <strong>di</strong> rango<br />
costituzionale, <strong>di</strong> stimolo dell’attività <strong>di</strong> ricerca: il riferimento è evidentemente<br />
all’art. 9 Cost.<br />
Tuttavia la successiva attività <strong>di</strong> produzione e commercializzazione dei frutti della<br />
produzione si colloca in una cornice costituzionale ispirata al principio <strong>di</strong> libertà <strong>di</strong><br />
<strong>con</strong>correnza: qui il richiamo è al fondamentale art. 41 Cost. 62<br />
Così il brevetto incentiva la <strong>con</strong>correnza fondata sulla innovazione (<strong>con</strong>sentendo<br />
il recupero dei costi, la remunerazione dell’attività <strong>di</strong> impresa e degli<br />
investimenti). Di <strong>con</strong>tro la limitatezza temporale del <strong>di</strong>ritto influenza la futura<br />
prospettiva <strong>di</strong> una <strong>con</strong>correnza <strong>di</strong>retta nei <strong>con</strong>fronti del titolare, nel senso che,<br />
una volta scaduta la privativa, si potrà costantemente tener <strong>con</strong>to dei risultati da<br />
altri raggiunti, e utilizzarli nelle attività commerciali.<br />
61 GHIDINI, Profili evolutivi del <strong>di</strong>ritto industriale, Milano 2001, passim, e <strong>con</strong> specifico<br />
riferimento all’industrial design 85 ss.<br />
L’autore è particolarmente critico nei <strong>con</strong>fronti delle riforme che, nell’ultimo decennio,<br />
hanno inciso sul <strong>di</strong>ritto italiano della proprietà intellettuale: in particolare sarebbe stato<br />
alterato lo schema fondamentale della proprietà intellettuale, fondato sulla dualità tra un<br />
modello brevettale (tutela invenzioni e creazioni <strong>di</strong> or<strong>di</strong>ne utilitario) e <strong>di</strong>ritto <strong>di</strong> autore per<br />
la protezione delle creazioni destinate ad un go<strong>di</strong>mento intellettuale<br />
Ora invece si ri<strong>con</strong>duce alla protezione del <strong>di</strong>ritto d’autore espressioni fondamentali<br />
delle moderne information tecnhnologies, come i programmi per elaboratore, e si<br />
programma <strong>di</strong> farlo per le cd mappe genetiche<br />
Ciò <strong>con</strong> pregiu<strong>di</strong>zio per la fisionomia <strong>con</strong>correnziale del mercato: vi è anche il rischio <strong>di</strong><br />
favorire un modello <strong>di</strong> <strong>con</strong>correnza fondato più su richiami pubblicitari che sulla qualità e<br />
la innovazione.<br />
L’autore muove poi ampi rilievi alla Direttiva su <strong>di</strong>segni e modelli, ma anche alla<br />
attuazione italiana, che >.<br />
62 Per osservazioni sulle fondamenta costituzionali del <strong>di</strong>ritto dei marchi – e le<br />
<strong>con</strong>seguenti limitazioni – in termini <strong>con</strong> quanto riferito nel testo v. Trib. Napoli, 8 luglio<br />
2002, giur. Nap., 2002, 323.<br />
35
Del pari il marchio <strong>di</strong>fende la capacità competitiva dell’impresa (ciò col<br />
proteggerne l’ identità e <strong>con</strong> essa l’ avviamento commerciale).<br />
Affinchè i <strong>di</strong>ritti esclusivi delle singole imprese non si pongano in <strong>con</strong>trad<strong>di</strong>zione<br />
<strong>con</strong> la libertà (in primo luogo <strong>con</strong>correnziale) del mercato, e ne costituiscano<br />
anzi uno strumento <strong>di</strong> attuazione, occorre in primo luogo ri<strong>con</strong>oscere che gli<br />
stessi sono “in numero chiuso” (in quanto attributivi <strong>di</strong> <strong>di</strong>ritti e poteri restrittivi<br />
della <strong>con</strong>correnza e formalmente eccezionali rispetto al principio costituzionale<br />
della libertà <strong>di</strong> iniziativa e<strong>con</strong>omica).<br />
Soprattutto l’interprete deve , e quin<strong>di</strong> deve<br />
preferire una lettura delle norme in chiave pro <strong>con</strong>correnziale, rispetto ad altre<br />
letture pur testualmente possibili. In caso <strong>con</strong>trario vi è il rischio che il <strong>di</strong>ritto<br />
industriale, da strumento <strong>di</strong> innovazione e <strong>di</strong> sviluppo competitivo, si trasformi in<br />
barriera protezionistica in favore delle imprese dominanti.<br />
Tali rilievi valgono, in una certa misura, anche <strong>con</strong>tro il legislatore, nazionale o<br />
comunitario, il quale – innegabilmente – negli ultimi anni ha accentuato la tutela<br />
delle posizioni in<strong>di</strong>viduali <strong>di</strong> monopolio, così alterando parzialmente l’equilibrio<br />
tra tutela dei <strong>di</strong>ritti esclusivi e quella degli interessi generali (e asse<strong>con</strong>dando,<br />
occorre pur <strong>di</strong>rlo, una certa tendenza oligopolistica del mercato).<br />
E’ il caso del nuovo assetto del <strong>di</strong>ritto dei marchi (dopo le riforme del 1992 e del<br />
1996), e della stessa Direttiva su <strong>di</strong>segni e modelli, compresa l’attuazione italiana<br />
in esame.<br />
A ciascuno le sue responsabilità: l’interprete, in primo luogo il giu<strong>di</strong>ce dovrà pur<br />
sempre orientare la sua “lettura” alla stregua dei parametri, espressioni <strong>di</strong><br />
interessi generali, prima in<strong>di</strong>cati (e ciò pur se talora <strong>con</strong>tro l’intenzione, più o<br />
meno latente, del legislatore, se non tradotta in precisa prescrizione normativa).<br />
Le osservazioni che precedono trovano un <strong>con</strong>creto campo <strong>di</strong> applicazione<br />
proprio <strong>con</strong> riferimento alla nuova <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> <strong>di</strong>segni e modelli.<br />
36
Si è potuto agevolmente riba<strong>di</strong>re che restano tuttora valide le ragioni,<br />
corrispondenti ad interessi superiori, che hanno fino ad ora impe<strong>di</strong>to il<br />
ri<strong>con</strong>oscimento del <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> tutela.<br />
. 63<br />
E’ evidente che . 64<br />
Certo, la novella ha esteso e soprattutto ha inteso estendere la tutela della<br />
forma, ma non fino al punto <strong>di</strong> coprirne tutti i suoi <strong>di</strong>versi livelli ed in tutte le sue<br />
possibili funzioni, <strong>con</strong> <strong>con</strong>seguente applicabilità <strong>di</strong> ogni normativa <strong>di</strong> tutela.<br />
Il <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> <strong>tutele</strong>, proposto nei termini prima illustrati, pregiu<strong>di</strong>ca in senso pro<br />
monopolistico la fisionomia <strong>con</strong>correnziale dl mercato dei prodotti industriali, ed<br />
altera il significato giuri<strong>di</strong>co <strong>di</strong> istituti pur sempre <strong>di</strong>versi (ciò specie a fronte <strong>di</strong> un<br />
assetto già alterato dalle significative aperture del d.lgs 95/2001 in materia <strong>di</strong><br />
<strong>di</strong>ritto d’autore).<br />
Di più: il <strong>cumulo</strong>, se ammesso, finisce proprio per evidenziare una in<strong>con</strong>ciliabile<br />
<strong>con</strong>trad<strong>di</strong>zione tra le due <strong>normative</strong>, o – ancor peggio – per delineare un ibrido<br />
praeter legem (ed in violazione sostanziale del principio del numero chiuso).<br />
D’altronde sia la novella italiana che la stessa Direttiva, per il non eccellente<br />
livello <strong>di</strong> formulazione tecnica, hanno suscitato le critiche anche della dottrina<br />
favorevole al <strong>cumulo</strong> <strong>di</strong> <strong>tutele</strong>. Si è così icasticamente osservato che<br />
egole che <strong>con</strong>corrono nella <strong>di</strong>sciplina <strong>di</strong> tale materia, sulla base <strong>di</strong> principi e<br />
finalità non sempre coerenti.<br />
Si potrebbe, in altre parole, osservare che la <strong>di</strong>fficoltà dell'argomento deriva dalla<br />
esigenza, o comunque dal desiderio, <strong>di</strong> costringere in un sistema razionale un<br />
complesso normativo che del tutto razionale non è>> 65<br />
Milano – Napoli 29 ottobre 2002<br />
65 SENA, La <strong>di</strong>versa funzione…cit.<br />
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