Torino qui, domani. - Torino Strategica
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Imparare<br />
attraendo<br />
competenze<br />
Imparare<br />
creando eventi<br />
La creatività<br />
è punto d’arrivo<br />
Alleanze<br />
strategiche<br />
NETWORK<br />
istituzionali/mentali<br />
familiari<br />
Comunicare/<br />
Tavole rotonde<br />
Imparare dalla<br />
cooperazione<br />
Imparare<br />
integrando gli altri/<br />
immigrati<br />
NETWORK<br />
Ferrovie/metro/<br />
NETWORK<br />
Strade<br />
NETWORK<br />
flussi logistici<br />
La creatività<br />
è sorprendente<br />
La creatività<br />
è punto di partenza<br />
Ridurre la mobilità<br />
superflua<br />
Conoscere e promuovere<br />
il potenziale locale<br />
Mantenere l’identità<br />
e il rapporto<br />
col territorio<br />
Sviluppare<br />
Visioni<br />
Comunicare<br />
a livello urbano/<br />
regionale<br />
Prepararsi ad<br />
affrontare rischi<br />
La creatività<br />
è donatrice di forza<br />
La creatività<br />
dona senso<br />
La creatività<br />
è donatrice di pace<br />
La creatività<br />
è ribelle<br />
La creatività<br />
è misteriosa<br />
Imparare<br />
facendo errori<br />
La creatività<br />
è gioiosa<br />
<strong>Torino</strong> <strong>qui</strong>, <strong>domani</strong>.<br />
26-28 Febbraio 2008<br />
e soave<br />
La creatività<br />
è impertinente<br />
La creatività<br />
è doverosa<br />
universale<br />
La creatività<br />
è doppiamente<br />
SNODI<br />
Aeroporti/<br />
centri commerciali<br />
Preservare<br />
l’eredità<br />
culturale<br />
informazioni<br />
Ascoltare/<br />
Scambio di<br />
SNODI<br />
Centri culturali/<br />
Luoghi di svago<br />
Ascoltare<br />
i desideri e bisogni<br />
dei cittadini<br />
MIgliorare la qualità della vita<br />
per tutte e quattro<br />
le operazioni dei cittadini<br />
Come imparare? Informazione/<br />
riceca<br />
SNODI<br />
Università/<br />
banche/muniicipi
Ilario Abate Daga<br />
Benedetto Camerana<br />
Stefano Firpo<br />
Ottavio Riello Pera<br />
Sara Abram<br />
Francesca Capelletto<br />
Chiara Franzoni<br />
Marco Riva<br />
Andrea Agnelli<br />
Andrea Caretto<br />
Noemi Gallo<br />
Piergiorgio Robino<br />
Lorena Alessio<br />
Andrea Casalegno<br />
Nicoletta Gazzeri<br />
Samuele Rocca<br />
Franco Amato<br />
Chiara Casalino<br />
Samantha Ghirotto<br />
Giovanni Ronca<br />
Francesco Ardito<br />
Davide Catenazzi<br />
Marco Giachino<br />
Cristiana Rossignolo<br />
Alessandro Armando<br />
Elisa Cerruti<br />
Carolina Giaimo<br />
Elisa Rosso<br />
Matteo Bagnasco<br />
Emanuele Chieli<br />
Maria Chiara Giorda<br />
Stefano Ruffini<br />
Roberta Balma Mion<br />
Bernardino Chiaia<br />
Stefano Gonella<br />
Nicolò Russo Perez<br />
Filippo Barbera<br />
Luca Cianfriglia<br />
Maria Elena Gutierez<br />
Stefano Sacchi<br />
Marco Barberis<br />
Luisa Cicero<br />
Luca Iaccarino<br />
Luca Savarino<br />
Eugenio Barcellona<br />
Adolfo Coggiola<br />
Barbara Ivaldi<br />
Marco Scarabosio<br />
Cristina Bargero<br />
Salvatore Cominu<br />
Mimmo La Cava<br />
Giuseppe Scellato<br />
Andrea Benincasa di Caravacio<br />
Francesca Comisso<br />
Francesca Leon<br />
Luca Settineri<br />
Giorgina Bertolino<br />
Alberto Conte<br />
Andrea Maggiora<br />
Francesca Soncini<br />
Alessandro Bianchi<br />
Silvia Cordero<br />
Cristina Martinetti<br />
Marco Sorrentino<br />
Carlo Boccazzi<br />
Federica Corrado<br />
Guido Martinetti<br />
Marco Susenna<br />
Andrea Bocco<br />
Michele Covolan<br />
Guido Meak<br />
Cristina Tardito<br />
Maurizio Bocconcino<br />
Cristiana Daneo<br />
Dario Moncalvo<br />
Elisa Ughetto<br />
Carlo Bogliotti<br />
Federico De Giuli<br />
Alberto Musy<br />
Chiara Ventura<br />
Guido Bolatto<br />
Giovanni De Rosa<br />
Chiara Pacilli<br />
Giancarlo Vercellino<br />
Alessandro Bollo<br />
Massimo Deandreis<br />
Laura Pedron<br />
Giorgio Vernoni<br />
Giovanna Bossi<br />
Giuseppe Dell’A<strong>qui</strong>la<br />
Carlo Pestelli<br />
Simona Vogliano<br />
Marco Brini<br />
Stefano Di Polito<br />
Davide Pinto<br />
Astrid Winkler<br />
Otto Bugnano<br />
Giovanni Durbiano<br />
Danilo Ragona<br />
Cristian Zanelli<br />
Luciano Calaresu<br />
Valeria Ferrero<br />
Alberto Re<br />
Massimo Camasso<br />
Marco Ferrero<br />
Edoardo Riccio
“D’una città non godi<br />
le sette o le settantasette meraviglie,<br />
ma la risposta che dà<br />
a una tua domanda”<br />
I. Calvino – Le città Invisibili<br />
3
Chiusura p. 46<br />
Piano di sviluppo p. 34<br />
GIORNO 3<br />
Obiettivi e idee p. 26<br />
Scenari p. 22<br />
Introduzione agli scenari p. 21<br />
Le città sono sistemi complessi p. 12<br />
Introduzione di Giuseppe Berta p. 10<br />
Introduzione di Sergio Chiamparino p. 8<br />
Introduzione di Anna Simioni p. 7<br />
e Angelo Miglietta<br />
GIORNO 2<br />
INDICE<br />
GIORNO 1
“Le città come i sogni<br />
sono costruite<br />
di desideri e di paure”<br />
I. Calvino – Le città Invisibili
“…Nuovo arrivato e affatto ignaro delle lingue del Levante,<br />
Marco Polo non poteva esprimersi altrimenti che estraendo oggetti<br />
dalle sue valige….Non sempre le connessioni tra un elemento e l’altro<br />
del racconto risultavano evidenti all’Imperatore;<br />
gli oggetti potevano voler dire cose diverse…”<br />
I. Calvino – Le città Invisibili<br />
Introduzione
Anna Simioni<br />
Buonasera e benvenuti. Sono Anna Simioni,<br />
Amministratore Delegato di UniManagement e<br />
staremo insieme per i prossimi due giorni parlando<br />
del futuro di <strong>Torino</strong>. Lascio adesso la parola<br />
ad Angelo Miglietta, Segretario Generale della<br />
Fondazione CRT per un breve saluto.<br />
Angelo Miglietta<br />
(Fondazione CRT)<br />
Buonasera e benvenuti anche da parte mia.<br />
Sono <strong>qui</strong> per portarvi i saluti della Fondazione<br />
CRT per un motivo particolare. Di questa iniziativa<br />
non siamo solo i sostenitori, gli sponsor,<br />
come abitualmente fa la Fondazione perché<br />
proprio di quest’iniziativa vogliamo fare la prima<br />
occasione di un seguito di un progetto pilota che<br />
abbiamo realizzato lo scorso anno proprio <strong>qui</strong> in<br />
UniManagement e che si chiamava “Ascoltare<br />
per crescere” con l’obiettivo di fare sperimentare<br />
alle persone di <strong>Torino</strong> come funziona il modo di<br />
fare networking in Unicredit, su come lavorare<br />
insieme e mettere i cervelli a fattor comune per<br />
estrarre valore dalle diverse conoscenze.<br />
Quell’iniziativa aveva dato alla Fondazione il<br />
senso di un grandissimo interesse. Quindi quando<br />
Elisa Rosso mi ha chiesto di provare a fare il<br />
primo esperimento “open” con noi e UniManagement,<br />
in Fondazione abbiamo accolto l’idea con<br />
grandissimo consenso e vedervi oggi <strong>qui</strong>, voi che<br />
rappresentate una fascia d’età della popolazione<br />
della città che guarda a una <strong>Torino</strong> che è ma<br />
soprattutto a quello che sarà è veramente incoraggiante<br />
e fa piacere alla Fondazione aver potuto<br />
contribuire alla realizzazione di questo evento<br />
Come Fondazione ci interessa saper ascoltare<br />
le istanze e raccogliere i consensi del territorio.<br />
Mi auguro che voi possiate godere di<br />
quest’esperienza, e mi piacerebbe anche che voi<br />
portaste fuori l’idea che si può lavorare in modo<br />
più aperto andando al di là dei singoli interessi<br />
di cui tutti siamo portatori. Grazie della vostra<br />
disponibilità a partecipare a queste due giornate<br />
e buon lavoro a tutti.<br />
7
Sergio Chiamparino<br />
(Sindaco <strong>Torino</strong>)<br />
Ringrazio prima di tutto l’Amministratore Delegato<br />
di UniManagement e Angelo Miglietta per il<br />
sostegno della Fondazione CRT a questa nostra<br />
iniziativa. Vorrei ricordarvi che l’iniziativa di oggi<br />
si colloca nel contesto di un incontro che vogliamo<br />
promuovere sul futuro della città, che abbiamo<br />
chiamato Stati Generali e che rispondeva ad<br />
una giusta provocazione che Luigi La Spina aveva<br />
lanciato attraverso il quotidiano La Stampa sul<br />
fatto che lui vedeva il rischio che la spinta propulsiva<br />
della giunta Chiamparino potesse in qualche<br />
modo esaurirsi. Io avevo risposto dicendo che la<br />
vera spinta propulsiva di un’amministrazione che<br />
ha raggiunto dei risultati, che è al suo secondo<br />
ed ultimo mandato, consiste nel creare le condizioni<br />
per cui chi verrà dopo possa continuare<br />
il cammino intrapreso. Partendo da <strong>qui</strong> abbiamo<br />
cercato <strong>qui</strong>ndi di immaginare cosa potevamo fare<br />
per aiutare chi verrà dopo a continuare ad avere<br />
questa spinta propulsiva. Da <strong>qui</strong> l’idea di promuovere<br />
un confronto a tutto campo tra i protagonisti<br />
della città a vario titolo. Se è vero che l’obiettivo è<br />
quello di creare le condizioni perché la spinta propulsiva<br />
ci sia soprattutto per chi verrà dopo, oltre<br />
a ragionare sugli scenari, forse una scelta intelligente<br />
può essere quella di chiamare a discutere<br />
proprio chi, anche per ragioni anagrafiche, ha<br />
un forte interesse verso il futuro. Ecco la ragione<br />
dell’incontro di oggi. Non mi aspetto tanto ricette<br />
o specifiche soluzioni su vari temi. Quello che<br />
onestamente mi aspetto è, da una parte, un confronto<br />
di percezione, cioè capire se la percezione<br />
che posso avere io sullo stato di salute e sulle<br />
prospettive della città è in qualche misura condivisa<br />
e sentita, oppure no, dall’altra mi aspetto<br />
che sia possibile anche costruire dei panorami,<br />
degli scenari futuri o segmenti di scenari futuri.<br />
Se poi arrivassero anche delle soluzioni vere e<br />
proprie meglio ancora.<br />
Cosa posso offrirvi come contributo alla discussione?<br />
Vorrei delinearvi le linee lungo le quali la<br />
città ha cercato di svilupparsi in questi anni. Ovviamente<br />
queste linee non si esauriranno in termini<br />
operativi con il mio mandato, però bisogna<br />
riflettere se queste linee non si esauriscano come<br />
prospettiva strategica. Partiamo dalle infrastrutture.<br />
Noi ci siamo mossi e continuiamo a muoverci<br />
con molta determinazione su questo tema.<br />
D’altra parte questa è una connotazione storica<br />
della città perché sappiamo che in tutti i grandi<br />
passaggi della storia, a cominciare dalla grande<br />
crisi successiva alla perdita della Capitale d’Italia,<br />
<strong>Torino</strong> ha sempre avuto il bisogno di superare la<br />
collocazione appartata che le ha assegnato la<br />
geografia, ha sempre avuto in questo uno degli<br />
elementi di sfida e di rilancio e <strong>qui</strong>ndi per questo<br />
abbiamo incominciato a ragionare di “apertura“ di<br />
reti fisiche e immateriali, di collegamenti, e penso
all’Alta Velocità e alla realizzazione di un sistema<br />
dei trasporti pubblico funzionante, penso al Passante<br />
ferroviario o alla Metropolitana.<br />
Anche sulle trasformazioni urbane abbiamo<br />
investito molto con successi diversi e alterni in<br />
assoluta continuità con chi ci ha preceduto, non<br />
solo come occasione di riempimento urbano ma<br />
anche dal punto di vista della re - urbanizzazione,<br />
dal punto di vista della attrazione di attività, cioè<br />
dal punto di vista sociale. In alcuni casi ci siamo<br />
riusciti, penso, ad esempio, a quello che si sta<br />
costruendo nell’area attorno al Politecnico. In altri<br />
casi ci siamo riusciti meno, penso all’area Nord<br />
della città dove essenzialmente quello che c’è<br />
stato è un riempimento prevalentemente edilizio<br />
di un territorio e dove c’è ancora molto da<br />
programmare. Altre aree sono ancora oggetto di<br />
trasformazione: penso all’asse di corso Marche,<br />
che ri-progettato e intrecciato con una grande<br />
infrastruttura di trasporto può diventare davvero<br />
un esempio vincente di trasformazione urbana e<br />
di attrazione di attività. Oppure l’asse che va da<br />
Porta Nuova al Lingotto.<br />
Un secondo campo sul quale ci siamo mossi è<br />
quello come dice Beppe Berta della metamorfosi<br />
industriale. La discussione è partita negli anni 80<br />
perseguendo la strada della contaminazione e<br />
non quella della sostituzione. Sarebbe illusorio<br />
pensare di sostituire l’industria con il turismo o<br />
con l’alta formazione, occorre integrare le attività.<br />
Esempio di questa integrazione è proprio<br />
il Politecnico che ci dimostra il successo di tale<br />
orientamento.<br />
Terzo filone è stato quello dell’attrattività della<br />
città. L’evento olimpico ha fatto scoprire a tutti,<br />
torinesi e non torinesi, il valore e la forza attrattiva<br />
che la città può avere nei suoi vari aspetti e<br />
ci ha consentito di mantenere elevato il profilo di<br />
crescita di <strong>Torino</strong>. La cultura, intesa come patrimonio<br />
museale e di beni culturali, è un tema sul<br />
quale o si prende una strada in cui ci sia la possibilità<br />
di una collaborazione strutturale tra pubblico<br />
e privato o se no questa sfida è molto difficile da<br />
vincere. Quando si cita Barcellona come esempio<br />
non bisogna dimenticare che alcuni musei sono<br />
gestiti da soggetti di natura privatistica.<br />
L’attrattività richiama in causa altre cose: la<br />
qualità ambientale sulla quale forse dobbiamo<br />
avere più coraggio. L’esperimento che la Moratti<br />
sta facendo a Milano sembrerebbe funzionare.<br />
Ad esempio, ragionare sulla gratuità del trasporto<br />
pubblico, come mezzo per disincentivare l’uso di<br />
quello privato più che sull’ usare il divieto come<br />
strumento deterrente, può essere uno spunto<br />
interessante.<br />
Quindi sforzatevi di delineare scenari che siano<br />
da stimolo a chi ha la responsabilità di governare<br />
la città. Buon lavoro.<br />
9
Giuseppe Berta<br />
(<strong>Torino</strong> Internazionale)<br />
Il sindaco ha voluto richiamare il punto di partenza<br />
del cambiamento che io faccio risalire agli anni<br />
80’. <strong>Torino</strong> in quegli anni godeva di una pessima<br />
immagine; non c’era certamente la socialità che<br />
c’è oggi nonostante dal punto di vista economico<br />
fosse molto ricca perché le sue imprese andavano<br />
a gonfie vele. Vi ricordo che all’epoca la<br />
Fiat era il primo gruppo industriale dell’auto in<br />
Europa alla pari con la Wolkswagen. La Punto<br />
era la macchina più venduta in tutta Europa. Il<br />
Gruppo Finanziario Tessile produceva per tutto<br />
il mondo gli abiti di Giorgio Armani e di Valentino<br />
che venivano venduti a New York all’apogeo della<br />
notorietà della moda italiana e alle porte della<br />
città, a Ivrea, l’ Olivetti produceva l’M24 che era<br />
il personal computer più venduto al mondo. Dato<br />
questo panorama, uno avrebbe dovuto immaginare<br />
che in una società locale contrassegnata<br />
da questi livelli di successo economico ci fosse<br />
anche un’ efficacia del sistema sociale, un tenore<br />
di vita diffuso. Nulla di tutto questo. La città<br />
appariva spenta, grigia, chiusa e soprattutto poco<br />
funzionale nelle sue connessioni. L’industria e gli<br />
altri mondi economici e sociali non si parlavano.<br />
La politica era al suo minimo storico dopo la crisi<br />
delle Giunte di sinistra e l’instabilità delle Giunte<br />
di centro – sinistra era continua. Tutto questo ci<br />
colpì molto fortemente in quegli anni. Eravamo<br />
stupefatti che ci fosse così poca comprensione,<br />
da un lato delle potenzialità di <strong>Torino</strong> e, dall’altra,<br />
non ci fosse il senso del limite di una società<br />
così segmentata, così divisa al proprio interno e<br />
anche così poco capace di dialogare e di aggregarsi<br />
attorno ad una posizione comune. Sergio<br />
Chiamparino ed io manifestammo, all’epoca, un’<br />
opinione che non fu molto condivisa da chi allora<br />
aveva posizioni di responsabilità anche politica.<br />
Per fortuna, nel 1986, Arnaldo Bagnasco, che<br />
è uno dei più noti esperti di sociologia in Italia,<br />
scrisse un libretto che confermò le percezioni mie<br />
e del sindaco. Questo libretto si intitolava “<strong>Torino</strong>”<br />
e in realtà avrebbe dovuto chiamarsi Uscire da<br />
<strong>Torino</strong> ma l’editore preferì scegliere un titolo più<br />
neutro. L’autore sottolineava la contraddizione<br />
tra una città che aveva sì livelli di ricchezza<br />
crescente ma in cui la gerarchia contava assai<br />
più del mercato. Il prevalere dell’elemento gerarchico<br />
– organizzativo rispetto a quello di mercato<br />
impoveriva le possibilità di una città che altrove<br />
era, invece, percepita in sviluppo. <strong>Torino</strong> aveva<br />
<strong>qui</strong>ndi all’esterno un ‘immagine forte ma al proprio<br />
interno una compagine debole. Il merito del<br />
cambiamento, della metamorfosi di quest’anni<br />
è stato quello di fluidificare tutto. Negli ultimi 20<br />
anni <strong>Torino</strong> ha dovuto sopportare delle trasformazioni<br />
anche complesse. Altre città sono state<br />
meno reattive a passare da una monocultura industriale<br />
a una compagine diversa, hanno avuto
meno successo in questo tipo di trasformazioni.<br />
<strong>Torino</strong> c’è riuscita fluidificando le relazioni, imparando<br />
anche che avere una matrice comune, una<br />
mentalità comune, una formazione comune significava<br />
anche mettersi più facilmente d’accordo<br />
sugli obiettivi soprattutto quelli che non stanno<br />
dentro l’ordine delle cose esistente. <strong>Torino</strong> ha<br />
utilizzato le sue forze per uscire da “se stessa”.<br />
Oggi dobbiamo continuare ad andare avanti e<br />
voi siete <strong>qui</strong> per ragionare e discutere sul come<br />
andare avanti, sapendo che, se è vero quello<br />
che abbiamo scritto nel 2° Piano Strategico, cioè<br />
che dobbiamo continuare nella trasformazione,<br />
la prima leva della trasformazione è quello che i<br />
riformisti chiamano il capitale umano ma che più<br />
semplicemente possiamo definire le persone.<br />
Se le persone non ampliano la loro capacità di<br />
connettersi, di guardare al mondo esterno, di<br />
entrare in relazione le une con le altre e di operare<br />
più efficacemente insieme, noi non possiamo<br />
porci nessun traguardo di trasformazione. Il presupposto<br />
e il fondamento di tutto il ragionamento<br />
è la capacità delle persone di lavorare insieme, di<br />
ac<strong>qui</strong>sire una cultura comune e condivisa anche<br />
nella differenza di interessi e nel conflitto delle<br />
idee politiche, che è assolutamente necessario<br />
ma ragionare avendo almeno un orizzonte comune.<br />
Io spero che il primo appuntamento serva<br />
proprio ad andare in questa direzione. Grazie e<br />
buon lavoro.<br />
Anna Simioni<br />
(UniManagement)<br />
Adesso siete voi i protagonisti. Inizieremo a<br />
lavorare in piccoli sottogruppi perché sono le<br />
relazioni tra le persone che fanno la differenza e<br />
creano il contesto. Raccontate ai vostri compagni<br />
di avventura il perché l’oggetto che vi abbiamo<br />
chiesto di portare rappresenta la <strong>Torino</strong> che<br />
avete in mente. C’è un grande valore nei simboli,<br />
perché ognuno dà un significato differente allo<br />
stesso simbolo ed è interessante ascoltare ciò<br />
che gli altri vedono e immaginano. Buon lavoro!!!!<br />
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