22/23 di Opere - Ordine architetti di Firenze

OPERE 22|23
OPERE
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di Firenze e dell’Ordine degli Architetti
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della Provincia di Prato
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rivista trimestrale
anno VI - n. 3/4
dicembre 2008
chiuso in redazione il 19/12/2008
Direttore
Maurizio De Vita
Coordinatore editoriale e
vicedirettore
Maria Dambrosio
Redazione
Angelo Bizzarri
Duccio Brunelli
Marco Ferri
Cristian Gentile
Adriana Toti
Ippolita Zetti
Rudi Ulivi
Giovanni Voto
Luigi Zola
Segreteria di redazione
Graziella Sini
Comitato di redazione
Andrea Branzi
Giancarlo Cauteruccio
Bruno Corà
Francesco Gurrieri
Mario Lolli Ghetti
Riccardo Mariani
Ines Romitti
Vittorio Savi
Progetto grafico
e impaginazione
Studio Grafico Norfini
In copertina:
Elaborazione grafica da
Vittorio Tognetti, Il quartiere
industriale di Firenze
(Archivio di Stato di Firenze)
EDITORIALE 5
SOSTENIBILITÀ
Maria Grazia Mura, 8
Egidio Raimondi, Giulia Romeo,
Gianni Vannetti, Filippo Zoccoli
Dentro la sostenibilità
Gianni Vannetti 9
Come non farsi condizionare
Il raffrescamento naturale degli edifici
Piero Funis 11
Attualità del raffrescamento naturale
degli edifici
Paolo Puccetti 12
Cenni di bioclimatologia
e stress climatici estivi in Toscana
Paolo Puccetti 15
Uso dei diagrammi del comfort
Letizia Longo, Gianni Vannetti 16
Fattori da prendere in
considerazione per valutare
le potenzialità di raffrescamento
naturale di un edificio esistente
Analisi e strategie
Enrico Bottai, Barbara Gaballo 18
Principi funzionali per il
raffrescamento naturale
Letizia Longo, Gianni Vannetti 20
Applicazioni ed efficienza
della bioclimatica
nelle realizzazioni attuali
• Biblioteca Comunale 21
San Giorgio a Pistoia
• Nuovo Palazzo di Giustizia ad Arezzo 22
• Recupero di un complesso rurale 24
a Castellarano (RE)
Paolo Puccetti 26
Selezione di voci rilevanti nel
raffrescamento naturale
Bibliografia 30
a cura di Francesca Ricca
Giulia Romeo 32
Il “clima” dei maestri
Egidio Raimondi 35
Costruire senz’acqua
• Ospedale di Pistoia, 38
Nuovo Padiglione Dialisi
• Bar ristoro “i 2 ponti” a Campi Bisenzio 40
• Abitazione plurifamiliare 42
a Montopoli V.no
• Ristrutturazione con sopraelevazione 44
dello stabilimento balneare denominato
“Sole” al Lido di Camaiore (LU)
• ECO-LOGICA, abitazione unifamiliare 46
a Reggio Emilia
Maria Grazia Mura 47
Il contesto sostenibile: soluzioni verdi
e strade ecologiche
Rita Baraldi, Francesca Rapparini, 48
Maria Teresa Salomoni
Strategie vegetali
di mitigazione e compensazione
dell’ambiente urbano
Mariantonietta Del Sole 50
Strade bianche e pavimentazioni
stradali tra tutela e funzionalità
• Strada bianca di accesso 52
al Cimitero di Calci (PI)
• Piazzale per parcheggio al Golf Club 53
La Pievaccina a Montecatini (PT)
• Pavimento fotocatalitico 54
su strada pubblica a Segrate (MI)
Elena Ciappi 56
La fitodepurazione
• Il biolago balneabile 58
• Impianto di fitodepurazione 60
al Galluzzo, Firenze
Franca Cecilia Franchi 61
Elementi vegetali sugli involucri
edilizi: considerazioni tecniche
• Copertura locali spogliatoi e annessi 64
della Club House del Golf Club
“Poggio dei Medici” a Scarperia (FI)
• Copertura a verde pensile non 65
praticabile di struttura commerciale
a Lucca
• Centro commerciale e direzionale 66
Forum a Rimini
• Parete verde all’hotel 68
Montebello Splendid a Firenze
Leonardo De Cristofaro, 71
Dafne Fontana, Mariangela Martellotta,
Leonardo Scalpellini, Filippo Zoccoli
Costruire con gli scarti:
il flusso dei rifiuti edili
Duccio Brunelli 80
Eco-Design
per gli allestimenti temporanei
SPORT
Sport per tutti 82
Intervista a Filippo Fossati
PROGETTI
Maurizio Barabesi 86
Piazza Antonelli a Firenze
MOSTRE
Maria Dambrosio 88
Immaginare Firenze: opzioni
Rudi Ulivi 96
OpenArch. Opera Prima
LIBRI 108
CONVEGNI 110
PREFERITI 111

EDITORIALE
Sembra che di sostenibilità e di architettura
sostenibile sia diventato
difficile parlare, visto l’affollatissimo
scenario che ci si prospetta non
appena i termini sono solo sfiorati,
già da diverso tempo. Ogni spazio
sembra essere stato riempito, vuoi
per convinzione etica o scientifica,
vuoi per opportunità e spesso anche
per opportunismo, soprattutto,
direi, per l’evidente delinearsi di una
frontiera che coincide con una prateria
di possibilità per il sempre vigile
“mercato”.
La realtà dei fatti rivela che questa
prateria è ancora in gran parte da
esplorare, nel vero senso di questa
parola, che contiene gli etimi
della ricerca paziente e meticolosa,
dell’esperire anche per tentativi ancorati
a convincimenti e principi, del
procedere per confronto critico delle
esperienze.
Soprattutto vorrei dire che questa ricerca
implica la complessità del problema
e la capacità di ricomprendere
in essa tutti gli aspetti e le criticità
della costruzione, anche e soprattutto
nel suo divenire storico come nella
predizione del suo futuro, alle diverse
scale che la coinvolgono.
Ancora una volta il fuoco del panopticon
critico specifico è nelle corde
degli architetti, che possono e debbono
individuare le linee di indagine
a partire dai problemi legati alla
sostenibilità per ripensare il ruolo e
lo svolgimento del progetto, sottraendo
il processo alle scorciatoie
della “produzione” e ai monotematismi
apparentemente salvifici della
distribuzione dei prodotti di settore.
Quest’ultima peraltro, ma soprattutto
la sua componente legata alle
ricerca che spesso è alle sue spalle,
può essere eccellente partner nel
percorso di avvicinamento alla sostenibilità,
se effettivamente disponibile
al confronto con l’impostazione pluritematica
e pluridisciplinare che la
visione degli architetti mette a disposizione
anche della sperimentazione
industriale.
L’incontro di OPERE con il Dipartimento
di Architettura Sostenibile
dell’Ordine degli Architetti di Firenze
veste di concretezza questa riflessione
iniziale, in un quadro di felicissima
complementarità operativa e di
una sostanziale condivisione tanto
dei processi conoscitivi quanto degli
obiettivi dichiarati. Il lavoro di questo
gruppo di colleghi va ben oltre quel
che la rivista ha potuto e voluto ospitare
in questo numero e soprattutto
nelle premesse come nello svolgimento
dell’opera del DAS vogliamo
riconoscere un “farsi carico” di questioni
tecniche e proprie del nostro
mestiere che cerca di ristabilire, con
artigianale perseveranza, l’ordine
delle cose nel panorama della sostenibilità
in architettura.
In primo luogo, dunque, la ricerca
per un’architettura sostenibile deve
ritrovare il significato stesso e primo
del senso del luogo, senso che assume
finalmente il volto specifico di un
territorio, delle sue rughe e del suo
tempo, del suo sole e del suo vento,
nei quali si posa la costruzione
secondo la sapienza del progetto;
quindi la natura stessa di ogni architettura,
la sua struttura, i materiali, la
sua costruzione, la sua permanenza
e il suo avvicendarsi con altre, formano
gli accordi della sostenibilità; il
perimetro e l’intorno di ogni edificazione,
quindi il naturale limite denso
inteso, con Heidegger, come punto
di contatto con il resto del mondo, è
un campo di applicazione del progetto
di architettura che deve assumersi
le responsabilità dello scambio
e del nutrimento a partire dalle energie
rinnovabili offerte dalla natura; la
produzione residuale legata alla pratica
insediativa è un piano di ribaltamento,
concettuale e concreto al
tempo stesso, dell’idea consolidata
di rifiuto, anzi è spazio di verifica di
un’entropia doverosa e realizzabile.
Tutto questo si collega inoltre, nella
mia personale riflessione sul tema, a
due considerazioni che vorrei riportare
in chiusura di queste mie note.
La prima riprende un concetto già
accennato, ossia quello della necessità
di una regia del problema a partire
dalla conoscenza e dalla ricerca sulla
natura dei manufatti e del luogo che
occupano, per una sostanziale correttezza
del processo e per evitare o
limitare le deviazioni veramente insostenibili
del percorso dovute alla costante
offerta di prodotti “tecnologicamente
avanzati” quanto organicamente
ancorati soprattutto a logiche
produttive e commerciali. A queste
condizioni, ossia partendo dall’elaborazione
di concetti disciplinari affinati
con la conoscenza tecnica e testati
su basi autenticamente sperimentali,
per gli operatori di settore e per la
“produzione” oltretutto si possono
aprire opportunità di grande respiro
e si possono realizzare complementarità
di reale efficacia.
La seconda rimanda allo straordinario
contributo alla questione della
sostenibilità che va ancora estratto
dalla conoscenza dell’architettura e
della città storica. I modi e i processi
della costruzione tradizionale, i suoi
spessori, la sua materia, il suo rapporto
fra pieni e vuoti, la disposizione e
la natura dei suoi spazi aperti, delle
sue strade e delle sue piazze, l’orientamento
e la forma dei suoi porticati,
delle sue corti e delle sue logge, le
potenzialità del suo sottosuolo e
molto altro ancora, rappresentano
un’atlante di possibili riferimenti – criticamente
tradotti al presente – per il
nuovo modo di occupare il territorio
e impegnare le risorse disponibili, ma
anche l’impegno doveroso e urgente
della ricerca sulla sostenibilità riferito
agli interventi sull’esistente, anche
storicizzato.
Maurizio De Vita
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