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La Geometria: una chiave di lettura per l'Arte Prospettiva e Simmetria

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<strong>La</strong> <strong>Geometria</strong>: <strong>una</strong> <strong>chiave</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong> <strong>per</strong> l’Arte<br />

<strong>Prospettiva</strong> e <strong>Simmetria</strong><br />

Gemma Faraco* e Mauro Francaviglia°<br />

*Dipartimento <strong>di</strong> Matematica, Università della Calabria,<br />

Via P. Bucci, Cubo 30/B, 87036 Arcavacata <strong>di</strong> Rende,<br />

gefa@mat.unical.it<br />

°Dipartimento <strong>di</strong> Matematica, Università <strong>di</strong> Torino,<br />

Via Carlo Alberto 10, 10123, Torino<br />

fviglia@dm.unito.it<br />

Abstract<br />

<strong>La</strong> <strong>Geometria</strong>, dalla Euclidea a quella Riemanniana, presenta forti collegamenti con<br />

l’Arte e può essere utilizzata come <strong>una</strong> <strong>chiave</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong> <strong>per</strong> leggere, interpretare e<br />

fruire <strong>di</strong> o<strong>per</strong>e artistiche <strong>di</strong> ogni tempo. Concetti come la prospettiva e la simmetria,<br />

in particolare, possono guidarci nella comprensione dei vari linguaggi dell’Arte<br />

svelandoci le assonanze <strong>di</strong> sviluppo storico ed interpretativo della realtà osservata e<br />

rappresentata. Il lavoro ri<strong>per</strong>corre le tappe storiche che hanno portato alla costruzione<br />

e alla decostruzione della prospettiva e ne analizza l’utilizzo nell’arte classica e<br />

moderna. Anche la simmetria che ha da sempre affascinato gli artisti nella<br />

realizzazione delle loro o<strong>per</strong>e, viene affrontata. Si parla dell’utilizzo della simmetria<br />

in campo artistico e anche della simmetria infranta o nascosta <strong>di</strong> cui l’arte moderna<br />

subisce il fascino utilizzandola come strumento <strong>per</strong> l’introduzione <strong>di</strong> nuovi linguaggi<br />

<strong>per</strong> l’arte.<br />

I. Introduzione<br />

Una <strong>chiave</strong> <strong>di</strong> <strong>lettura</strong> del sottile parallelismo esistente tra il mondo della Matematica e il mondo<br />

dell’Arte, tra l’evoluzione del pensiero scientifico e del pensiero artistico è sicuramente la<br />

<strong>Geometria</strong>. Il passaggio dalla <strong>Geometria</strong> Euclidea del mondo greco alla <strong>Geometria</strong> <strong>Prospettiva</strong> del<br />

Rinascimento, alla <strong>Geometria</strong> non Euclidea del <strong>di</strong>ciottesimo e del <strong>di</strong>ciannovesimo secolo, alla<br />

<strong>Geometria</strong> delle forme topologiche nel ventesimo secolo, può essere letto come parallelo al<br />

passaggio dalla staticità dell’arte e dell’architettura antica, alla giusta rappresentazione spaziale e<br />

alla <strong>per</strong>fezione delle o<strong>per</strong>e rinascimentali, all’evoluzione delle forme artistiche nel <strong>di</strong>ciottesimo<br />

secolo (<strong>di</strong>visionismo, espressionismo, impressionismo) fino alla completa rottura della simmetria<br />

nelle forme d’arte moderne e contemporanee. Tutte le Geometrie, quella euclidea, la prospettiva, le<br />

non euclidee e anche quella più “moderna” e più formale (da un punto <strong>di</strong> vista matematico) come la<br />

<strong>Geometria</strong> Riemanniana presentano dei forti collegamenti con l’arte. <strong>La</strong> <strong>Geometria</strong> Euclidea<br />

interpreta le “forme d’arte classiche”; nella civiltà greca, infatti, uno dei canoni <strong>per</strong> l’arte era la<br />

teoria delle proporzioni. <strong>La</strong> <strong>Geometria</strong> Proiettiva è ricercata dai pittori (soprattutto rinascimentali)<br />

che vogliono riprodurre fedelmente su tele bi<strong>di</strong>mensionali la realtà; ciò che l’occhio coglie, vede ed<br />

interpreta. <strong>La</strong> <strong>Geometria</strong> Riemanniana ha invece a che fare con l’arte moderna e in particolare con<br />

le correnti conosciute con il nome <strong>di</strong> cubismo e <strong>di</strong> surrealismo, in <strong>una</strong> coincidenza o assonanza <strong>di</strong><br />

sviluppo storico ed interpretativo della realtà osservata o <strong>per</strong>cepita.<br />

<strong>La</strong> <strong>Geometria</strong> e l’Arte trovano un forte ed essenziale punto <strong>di</strong> contatto nella <strong>Prospettiva</strong> che nasce<br />

proprio da esigenze pittoriche e che <strong>per</strong>mette <strong>di</strong> fruire, analizzare e interpretare o<strong>per</strong>e d’arte <strong>di</strong> ogni<br />

tempo. In questo lavoro (sezione II) ri<strong>per</strong>correremo brevemente quelle che sono state le tappe<br />

storiche più importanti che hanno portato alla prospettiva e ne analizzeremo l’utilizzo nell’arte,


soprattutto rinascimentale, <strong>per</strong> poi arrivare a parlare <strong>di</strong> abbandono e decostruzione della prospettiva<br />

con l’avvento e lo sviluppo del cubismo.<br />

Anche la simmetria, concetto la cui origine si <strong>per</strong>de nel tempo e che ha assunto nelle varie epoche<br />

significati <strong>di</strong>versi - “armonia” e “proporzione” nel mondo e nell’arte antica; “uguaglianza delle<br />

parti” nell’accezione moderna - ha da sempre affascinato gli artisti nella realizzazione delle loro<br />

o<strong>per</strong>e. L’arte antica propone come “canone <strong>di</strong> bellezza” l’uso della teoria delle proporzioni; l’arte<br />

moderna, al contrario, subisce il fascino della “simmetria infranta o nascosta”: propone <strong>una</strong> rottura<br />

della simmetria e con essa un nuovo strumento <strong>per</strong> l’introduzione <strong>di</strong> nuovi linguaggi <strong>per</strong> l’arte.<br />

Introdurremo (sezione III) il concetto <strong>di</strong> simmetria in termini matematici, parleremo dello stretto<br />

legame tra simmetria e arte e presenteremo numerosi esempi <strong>di</strong> produzione artistica.<br />

II. Costruzione e decostruzione della prospettiva nell’arte<br />

Sulla scia <strong>di</strong> Euclide (325 a.C. - 265 a.C.) che con l’o<strong>per</strong>a Ottica (Figura 1) fu certamente uno<br />

dei primi ad occuparsi della “visione” esponendone <strong>una</strong> teoria “emissiva” in contrapposizione alla<br />

dottrina <strong>di</strong> Aristotele, furono molti gli autori che si occuparono <strong>di</strong> prospettiva. In tutta l’età antica e<br />

nel primo Me<strong>di</strong>oevo i termini “ottica” e “prospettiva” furono talvolta identificati o utilizzati in<br />

maniera equivalente <strong>per</strong> esprimere concetti e contenuti che non avevano alcun riferimento esplicito<br />

a rappresentazioni grafiche. E’ tuttavia solo nel tardo Me<strong>di</strong>oevo che il problema viene affrontato in<br />

modo più sistematico sulla base <strong>di</strong> motivazioni artistiche, nel tentativo <strong>di</strong> rendere fedelmente la<br />

realtà in o<strong>per</strong>e pittoriche.<br />

Figura 1: Il problema della visione nell’Ottica <strong>di</strong> Euclide<br />

Contributi rilevanti alla nascita storica e allo sviluppo della prospettiva si devono a Vitruvio (I sec.<br />

a.C.), Alkin<strong>di</strong> (800-873 circa), Alhazen (965 - 1039), Roberto <strong>di</strong> Lincoln (1175 – 1253 - noto come<br />

Grossatesta), Ruggero Bacone (1214 – 1292) e Giovanni Peckham (1225 - 1292) autore <strong>di</strong><br />

Perspectiva Communis. Nonostante i numerosi stu<strong>di</strong>, da un punto <strong>di</strong> vista artistico non veniva <strong>per</strong>ò<br />

rispettata alc<strong>una</strong> visione prospettica: nei quadri, al <strong>per</strong>sonaggio più importante corrispondeva <strong>di</strong><br />

solito <strong>una</strong> maggiore <strong>di</strong>mensione, allo scopo <strong>di</strong> metterne in maggior risalto la figura ed ignorando -<br />

spesso volutamente - le regole della “buona visione”. In taluni casi si rileva <strong>per</strong>ò un inizio<br />

embrionale <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o prospettico; già in Masaccio (1401-1428) (p.e., negli affreschi della Cappella


del Carmine, in Firenze) oppure in Giotto (p.e., negli affreschi della Cappella degli Scrovegni, in<br />

Padova, o in alcune delle sue “Madonne in Trono”) si nota l’uso <strong>di</strong> prospettive “elementari”, molto<br />

spesso con più punti <strong>di</strong> fuga <strong>di</strong>fferenti, come se vi fossero – nel quadro - più punti <strong>di</strong> vista<br />

corrispondenti a <strong>di</strong>versi elementi o a <strong>di</strong>verse scene del quadro stesso (Figura 2) .<br />

Figura 2: Giotto - Le storie della Cappella<br />

Molte linee <strong>di</strong> fuga, molti punti <strong>di</strong> fuga<br />

Questa “prospettiva elementare” verrà gradualmente sostituita da quella “matematica” elaborata<br />

dagli artisti del tardo ‘400. Una svolta nell’elaborazione <strong>di</strong> regole precise <strong>per</strong> la rappresentazione<br />

del reale si ebbe infatti nel Rinascimento, quando gli artisti e i matematici cominciarono a staccarsi<br />

dall’empirismo ricercando norme generali, successivamente co<strong>di</strong>ficate in trattati sistematici.<br />

Grazie a Filippo Brunelleschi (1377 – 1446) e a Leon Battista Alberti (1404-1472) in architettura, e<br />

a Piero della Francesca (1415-1492) in pittura, la teoria della misura <strong>di</strong>viene strumento <strong>per</strong> la<br />

rappresentazione <strong>di</strong> oggetti e fornisce le “regole” da seguire affinché il rappresentato possa essere<br />

visto alla stessa maniera del reale. Le prime regole della rappresentazione prospettica furono<br />

co<strong>di</strong>ficate dall’Alberti nel De Pictura, o<strong>per</strong>a che costituisce un vero e proprio manuale d’uso <strong>per</strong> gli<br />

artisti <strong>di</strong>vulgando procedure accurate <strong>per</strong> la rappresentazione delle linee traverse con il “modo<br />

ottimo”. Rivolgendosi agli artisti l’Alberti traccia le linee guida <strong>di</strong> <strong>una</strong> <strong>di</strong>sciplina che, facendo largo<br />

uso della <strong>Geometria</strong>, risolve con meto<strong>di</strong> pratici le <strong>di</strong>fficoltà che sorgono nel rappresentare la realtà.<br />

<strong>La</strong> <strong>Geometria</strong>, come è evidente dalle parole stesse dello stu<strong>di</strong>oso - “ (…) E sappi che cosa ni<strong>una</strong><br />

<strong>di</strong>pinta mai parrà pari alla vera, dove non sia certa <strong>di</strong>stanza a vederle. (…) Pertanto affermo sia<br />

necessario al pittore imprendere geometria. (…)” – viene riconosciuta come strumento essenziale<br />

<strong>per</strong> l’artista. E l’Alberti ne costruisce l’impianto matematico poggiandosi sul modello teorico<br />

dell’ottica. Introduce l’idea <strong>di</strong> <strong>una</strong> “piramide visiva” con il vertice nell’occhio e la base sull’oggetto<br />

visto, in<strong>di</strong>viduando la rappresentazione prospettica dell’oggetto osservato come l’intersezione della<br />

piramide visiva che sottende l’oggetto col piano che taglia la piramide visiva stessa.<br />

Nasce la <strong>Prospettiva</strong>, quella parte della <strong>Geometria</strong> che fornisce ed elabora regole grafiche affinché<br />

<strong>una</strong> figura o, più in generale, un oggetto, possa essere rappresentato così come esso viene visto da<br />

un punto fisso detto generalmente “centro” o “punto <strong>di</strong> vista”. Lo scopo è realizzare immagini<br />

spaziali geometriche viste ad occhi fermi da un punto solo (ed in assenza, quin<strong>di</strong>, della visione<br />

stereoscopica tri<strong>di</strong>mensionale che solo due occhi <strong>per</strong>mettono tramite la sovrapposizione <strong>di</strong> due<br />

<strong>di</strong>verse viste prospettiche da punti lievemente sfasati in <strong>di</strong>stanza) traducendo graficamente l’effetto<br />

<strong>di</strong> riduzione in scala degli oggetti in relazione alla <strong>di</strong>stanza. Viene co<strong>di</strong>ficata la <strong>Prospettiva</strong> Lineare


dandone tre regole <strong>di</strong> base: tutte le rette orizzontali nella scena che siano <strong>per</strong>pen<strong>di</strong>colari al piano<br />

del quadro devono essere tracciate in modo da incontrarsi in un punto <strong>di</strong> fuga; insiemi <strong>di</strong> linee<br />

orizzontali parallele, non <strong>per</strong>pen<strong>di</strong>colari al piano del quadro, devono essere <strong>di</strong>segnati in maniera da<br />

convergere verso un punto che giace sulla linea d’orizzonte che si trova all’altezza dell’occhio<br />

dell’osservatore; linee parallele orizzontali o verticali della scena, parallele al piano del quadro,<br />

devono essere tracciate orizzontali o verticali e parallele.<br />

Un’analoga teoria della visione sottende gli stu<strong>di</strong> <strong>di</strong> Piero della Francesca che, nel suo famoso<br />

trattato De prospectiva pingen<strong>di</strong>, espone in stile matematico, con l’utilizzo <strong>di</strong> teoremi della<br />

geometria elementare e della teoria delle proporzioni, le regole della prospettiva. Dice Piero:<br />

“Perché ho <strong>di</strong>cto dato l’ochi, se intende essere posto al vedere in quello luogho, dove tu vai stare a<br />

vedere il piano assegnato”, e da ciò si comprende come in egli già sia chiaro che “punto <strong>di</strong> vista” e<br />

“punto <strong>di</strong> fuga” concorrono a determinare altezza e <strong>di</strong>stanza dell’osservatore dall’osservato e/o dal<br />

rappresentato. Il metodo proposto consente <strong>di</strong> ricostruire l’immagine prospettica <strong>di</strong> un quadrato<br />

orizzontale sul “piano <strong>di</strong> terra”, sul quale “degradare” le linee che costituiscono la pianta <strong>di</strong> ciò che<br />

si vuole rappresentare. Ed è proprio il problema del degradare <strong>una</strong> figura <strong>di</strong>segnata su un piano<br />

orizzontale che conduce a concetti matematici quali la trasformazione proiettiva e l’omologia. Il De<br />

prospectiva pingen<strong>di</strong> costituisce, e a ragione, il più importante trattato sulla prospettiva<br />

rinascimentale e rivela la consapevolezza della necessità <strong>di</strong> riferire la rappresentazione pittorica ad<br />

un sistema organico <strong>di</strong> proce<strong>di</strong>menti matematici che consentano <strong>di</strong> “tradurre”, in maniera fedele, il<br />

“veduto” con il “rappresentato”.<br />

<strong>La</strong> prospettiva, tanto ricercata e utilizzata nel Rinascimento Italiano <strong>per</strong> riprodurre fedelmente la<br />

realtà rispettando i canoni e i meccanismi della visione ottica umana, venne ai primi del ‘900<br />

rinnegata. Dall’impressionismo in poi gli artisti cominciarono infatti a svincolarsi dalle leggi della<br />

costruzione prospettica, deformando prima e annullando poi completamente i principii fondamentali<br />

del “fare pittorico”. Nel <strong>per</strong>iodo del Post-impressionismo artisti come Paul Cézanne (1839 – 1906)<br />

raffigurano o<strong>per</strong>e in cui le <strong>di</strong>verse parti sono tutte rigorosamente in prospettiva anche se da angoli<br />

visivi <strong>di</strong>versi. <strong>La</strong> prospettiva è così deformata anche se non completamente abbandonata. E’ Pablo<br />

Picasso (1881-1973) che con le sue o<strong>per</strong>e smonta e demolisce il pilastro della prospettiva; egli<br />

raffigura frammenti <strong>di</strong> realtà visti da angolazioni <strong>di</strong>fferenti e senza evidenti legami prospettici poi<br />

sapientemente mescolati (Figura 3).<br />

Les Demoiselles de Avignon (1907) Ambroise Voilard (1910)<br />

Figura 3: <strong>La</strong> prospettiva deformata<br />

In Ambroise Voilard, Picasso rappresenta, ad esempio, un’immagine come se fosse riflessa in<br />

innumerevoli schegge <strong>di</strong> vetro poi ricomposte opport<strong>una</strong>mente in un unico quadro. Questa maniera<br />

<strong>di</strong> o<strong>per</strong>are, <strong>di</strong>pingendo porzioni <strong>di</strong>stinte su piani rappresentativi <strong>di</strong>fferenti, comporta, come si può<br />

facilmente intuire, che molti elementi della geometria euclidea e soprattutto dell’ottica euclidea


vengono <strong>di</strong>sattesi. Si <strong>per</strong>de il concetto stesso <strong>di</strong> <strong>di</strong>stanza euclidea e ciò produce sostanziali<br />

ri<strong>per</strong>cussioni sulla visione stessa dello “oggetto” rappresentato: particolari <strong>di</strong>stanti tra <strong>di</strong> loro sono<br />

<strong>per</strong>cepiti come vicini e, viceversa, sono “visti” essere vicini particolari che in realtà non lo sono. <strong>La</strong><br />

realtà rappresentata non sempre si riesce a cogliere; bisogna riuscire ad in<strong>di</strong>viduare i vari pezzi,<br />

incollarli tra loro e nella <strong>per</strong>cezione, e dunque ricostruire, in maniera in<strong>di</strong>pendente, quanto l’artista<br />

voleva certamente trasmettere.<br />

Nasce e si sviluppa il Cubismo (1907) che, non solo con Picasso, propone oggetti rappresentati da<br />

<strong>una</strong> molteplicità <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> vista; e che decompone i contorni e gli interni degli oggetti in maniera<br />

<strong>di</strong>fferente: tratti rettilinei <strong>per</strong> i contorni e tasselli triangolari <strong>per</strong> gli interni, quasi a voler<br />

approssimare le curve me<strong>di</strong>ante i segmenti e le su<strong>per</strong>fici me<strong>di</strong>ante i triangoli. Al fruitore dell’o<strong>per</strong>a<br />

è proposta <strong>una</strong> visione totale della realtà a prescindere da come la stessa realtà si presenta allo<br />

sguardo. L’artista organizza su uno stesso piano pittorico visioni <strong>di</strong>verse dello stesso oggetto; è<br />

l’abolizione della prospettiva tra<strong>di</strong>zionale che, al contrario impone all’artista la scelta <strong>di</strong> un “punto<br />

<strong>di</strong> vista” unico. Gli oggetti reali, la loro struttura e il loro funzionamento sono analizzati<br />

approfon<strong>di</strong>tamente e poi scomposti in frammenti geometrici elementari che spesso assomigliano a<br />

elementi sferici e sfaccettature <strong>di</strong> cubi.<br />

Tutte e tre le fasi principali del cubismo (Figura 4) testimoniano l’abolizione e la decostruzione<br />

della prospettiva. Nel cubismo primitivo (1907) si lavora soprattutto sulla rottura dei piani e<br />

sull’essenzialità delle forme; <strong>per</strong>siste tuttavia e ancora un certo grado <strong>di</strong> profon<strong>di</strong>tà e le forme sono<br />

poco frammentate. Nel cubismo analitico (1909) gli oggetti vengono trasformati in frammenti e poi<br />

ricomposti con <strong>una</strong> povertà <strong>di</strong> colori (ver<strong>di</strong>, rossi, ocra, bruni) che produce <strong>una</strong> sensazione <strong>di</strong><br />

monocromia. Nel cubismo sintetico (1912), infine, si assiste ad <strong>una</strong> ricomposizione degli oggetti<br />

che vengono ricostruiti sulla tela tenendo conto delle sue parti principali senza tener conto <strong>di</strong> vincoli<br />

<strong>di</strong> prospettiva e profon<strong>di</strong>tà. Il non usare le regole della prospettiva introduce un nuovo linguaggio<br />

<strong>per</strong> l’arte, linguaggio che <strong>per</strong>de <strong>per</strong>ò <strong>di</strong> universalità. <strong>La</strong> rappresentazione naturalistica, proponendo<br />

<strong>una</strong> realtà simile a quella trasmessa dai nostri occhi al nostro cervello, parla infatti un linguaggio<br />

universale popolare e <strong>di</strong>ffuso che tutti sono in grado <strong>di</strong> capire; le o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> questa e <strong>di</strong> altre correnti<br />

comunicano pensieri, idee, emozioni e sensazioni con un linguaggio <strong>di</strong>verso e sicuramente più<br />

ermetico.<br />

Picasso: <strong>La</strong>ndscape with Bridge Braque, Violin Picasso, Guitar, Sheet<br />

Music and Glass<br />

(a) Primitivo (b) Analitico (c) Sintetico<br />

Figura 4: <strong>La</strong> decostruzione della prospettiva: Il Cubismo e le sue fasi<br />

<strong>La</strong> rottura della convenzione sull’unicità del punto <strong>di</strong> vista porta all’introduzione del “tempo” come<br />

nuovo elemento della rappresentazione pittorica. Per poter analizzare un oggetto da più punti <strong>di</strong><br />

vista è necessario, infatti, che la <strong>per</strong>cezione dell’oggetto non si limiti ad un solo sguardo; l’artista


deve potersi soffermare sull’oggetto <strong>per</strong> un tempo prolungato <strong>per</strong> poterlo poi raffigurare da punti <strong>di</strong><br />

vista <strong>di</strong>fferenti e così anche lo spettatore che non può cogliere imme<strong>di</strong>atamente, con uno sguardo<br />

solo, quanto l’artista ha rappresentato. Le o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> questa nuova corrente sconvolgono dunque la<br />

“visione” introducendo nella rappresentazione della realtà la quarta <strong>di</strong>mensione. Negli stessi anni la<br />

definizione del tempo, come quarta <strong>di</strong>mensione della realtà, veniva postulata in fisica da Einstein<br />

con la sua Teoria della Relatività.<br />

Può sembrare sconvolgente la contemporaneità <strong>di</strong> questi due fenomeni che sicuramente non è<br />

casuale. Artisti e scienziati maturano le loro o<strong>per</strong>e e le loro idee in un determinato <strong>per</strong>iodo storicoculturale<br />

che sicuramente influenza o<strong>per</strong>a e pensiero.<br />

III. <strong>Simmetria</strong> e rottura della simmetria<br />

Il termine simmetria (dal greco “stessa misura”) era utilizzato già dagli antichi greci con un<br />

significato simile a quello <strong>di</strong> proporzione. Il grande Euclide lo usava in relazione ai segmenti<br />

commensurabili seppure la nozione trovava applicazioni nell’estetica, nella politica e nell’etica.<br />

Nel linguaggio matematico moderno <strong>di</strong>re che <strong>una</strong> struttura “possiede <strong>una</strong> simmetria” rispetto a<br />

determinate proprietà equivale a <strong>di</strong>re che esiste <strong>una</strong> trasformazione (ed in generale un intero<br />

“gruppo <strong>di</strong> trasformazioni”) che lascia invariate quelle particolari proprietà della struttura. Se, <strong>per</strong><br />

un dato oggetto, le proprietà considerate sono, <strong>per</strong> esempio, forma ed estensione la simmetria<br />

“naturale” è allora rappresentata dai movimenti rigi<strong>di</strong> del piano, quelli che vengono chiamate le<br />

isometrie, ovvero le applicazioni che conservano le <strong>di</strong>stanze. <strong>La</strong> simmetria è vista in questo caso<br />

come “uguaglianza delle parti” e <strong>una</strong> figura è definita simmetrica se non cambia quando le parti che<br />

la compongono sono trasformate le une nelle altre.<br />

Utilizzando il termine “simmetria” nell’accezione matematica moderna, possiamo <strong>di</strong>stinguere tra<br />

<strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> simmetria, a seconda del tipo <strong>di</strong> trasformazione che bisogna compiere affinché<br />

la figura rimanga invariata. Una figura dunque potrà risultare simmetrica <strong>per</strong> rotazione, simmetrica<br />

<strong>per</strong> riflessione o ancora simmetrica <strong>per</strong> traslazione. <strong>La</strong> simmetria <strong>per</strong> rotazione, basata sul concetto<br />

<strong>di</strong> rotazione nel piano o nello spazio, è presente quando ruotando un oggetto attorno ad un suo asse<br />

oppure attorno ad un suo centro, esso appare nella stessa posizione due o più volte durante l’intera<br />

rivoluzione. <strong>La</strong> simmetria <strong>per</strong> riflessione si basa sul concetto <strong>di</strong> riflessione e <strong>di</strong> simmetria<br />

bilaterale; quest’ultima è presente quando due parti <strong>di</strong> uno stesso oggetto sono l’<strong>una</strong> l’immagine<br />

speculare dell’altra; si parla <strong>di</strong> simmetria <strong>per</strong> riflessione quando applicando uno specchio piano ad<br />

<strong>una</strong> delle due metà <strong>di</strong> un oggetto con simmetria bilaterale, si ricrea l’intero oggetto. Gli stessi<br />

poligoni regolari presentano <strong>una</strong> simmetria che è sia rotazionale che <strong>per</strong> riflessione, così come<br />

anche i soli<strong>di</strong> platonici (Figura 5) nello spazio tri<strong>di</strong>mensionale definiti da Platone nel Timeo “(…) i<br />

più begli oggetti dell’universo (…)” e ritenuti i simboli della bellezza classica.<br />

Figura 5: I soli<strong>di</strong> platonici


Legato alla riflessione è il concetto <strong>di</strong> simmetria chirale, dal termine chiralità utilizzato in Chimica<br />

e in Fisica <strong>per</strong> descrivere la <strong>di</strong>versità <strong>di</strong> due oggetti che sono l’uno l’immagine speculare dell’altro,<br />

quali ad esempio la mano destra e la mano sinistra. Oggetti e figure possono, inoltre, essere<br />

simmetrici <strong>per</strong> traslazioni o simmetrici <strong>per</strong> <strong>di</strong>latazione, quando rimangono invariati, rispettivamente,<br />

rispetto ad o<strong>per</strong>azioni <strong>di</strong> traslazione o <strong>di</strong> <strong>di</strong>latazione. Tra quelle qui viste le simmetrie <strong>per</strong> traslazioni<br />

o <strong>per</strong> rotazioni possono anche essere simmetrie continue, con ciò intendendosi che il valore<br />

dell’angolo <strong>di</strong> rotazione o del vettore <strong>di</strong> traslazione possono essere del tutto arbitrari, e ad<strong>di</strong>rittura<br />

funzioni continue del tempo; ovvero moti continui (e non solo spostamenti finiti) che generano<br />

simmetria. Parleremo invece <strong>di</strong> simmetrie finite quando le o<strong>per</strong>azioni che bisogna compiere <strong>per</strong><br />

“ritrovare” la figura sono in numero finito, ovvero quando gli spostamenti che generano simmetria<br />

sono <strong>di</strong>screti e non continui.<br />

Un gruppo <strong>di</strong> simmetria euclidea <strong>di</strong> <strong>una</strong> figura nel piano si caratterizza dunque come un insieme <strong>di</strong><br />

o<strong>per</strong>azioni che lasciano invariata la forma e l’estensione (scelte quali proprietà) della figura stessa.<br />

In Matematica, le o<strong>per</strong>azioni <strong>di</strong> simmetria assumono un ruolo fondamentale; lo stu<strong>di</strong>o e la<br />

catalogazione <strong>di</strong> tali o<strong>per</strong>azioni hanno costituito e costituisce infatti uno dei fondamenti della Fisica<br />

e della Chimica moderna. Tali o<strong>per</strong>azioni assumono un’importanza rilevante anche nell’Arte: molti<br />

<strong>di</strong>pinti, molte facciate <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici e altri elementi architettonici presentano figure unite rispetto a<br />

simmetrie assiali o centrali, a rotazioni e a traslazioni. E così anche i rosoni (Figura 6) presenti sulle<br />

facciate <strong>di</strong> molte chiese, i fregi (Figura 7) e i mosaici rappresentano spesso un interessante esempio<br />

<strong>di</strong> utilizzo delle simmetrie in campo artistico.<br />

Figura 6: Rosoni presenti su facciate <strong>di</strong> chiese me<strong>di</strong>evali<br />

In termini matematici i rosoni rappresentano gruppi <strong>di</strong> invarianza delle figure geometriche non<br />

contenenti traslazioni ma rotazioni <strong>di</strong> angoli sottomultipli dell’angolo giro (gruppi ciclici) o<br />

rotazioni e riflessioni (gruppi <strong>di</strong>edrali). I fregi sono gruppi infiniti <strong>di</strong> motivi ripetuti costruiti con<br />

<strong>una</strong> manifesta invarianza rispetto a traslazioni in <strong>una</strong> unica <strong>di</strong>rezione o anche in più <strong>di</strong>rezioni<br />

in<strong>di</strong>pendenti tra loro.<br />

I tipi <strong>di</strong> fregi sono essenzialmente 7 e tutti sono stati utilizzati dagli artisti prima ancora che si<br />

<strong>per</strong>venisse ad <strong>una</strong> loro classificazione matematica. I mosaici, o gruppi cristallografici del piano, in<br />

numero <strong>di</strong> 17, sono invece gruppi infiniti <strong>di</strong> motivi ripetuti contenenti due traslazioni in<strong>di</strong>pendenti.


Figura 7: Fregi in architettura<br />

Nell’arte figurativa così come nell’architettura e nella musica si ritrovano numerosi esempi <strong>di</strong><br />

utilizzo della simmetria. Basti pensare al Narciso (Galleria Nazionale <strong>di</strong> Arte Antica) <strong>di</strong> Caravaggio<br />

(Michelangelo Marisi da Caravaggio 1573 – 1610) e a tante o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> Escher (1898 – 1972) che nei<br />

mosaici moreschi dell’Alhambra ha trovato ispirazione <strong>per</strong> realizzare riempimenti del piano<br />

me<strong>di</strong>ante figure isometriche. Motivi geometrici sostituiti poi da angeli, fantasmi, <strong>di</strong>avoli, rettili, altri<br />

animali immaginari in numero e <strong>di</strong>mensioni tali da creare <strong>di</strong>segni artistici unici e interpretabili<br />

secondo canoni geometrici non necessariamente euclidei (Figura 8).<br />

(a)<br />

(b)<br />

Figura 8: (a) <strong>La</strong> <strong>di</strong>mensione dei rettili raffigurati <strong>di</strong>minuisce<br />

man mano che ci si sposta verso il centro; (b) <strong>La</strong> <strong>di</strong>mensione dei “fantasmi” raffigurati<br />

aumenta man mano che ci si allontana dal centro


Anche nella musica, come in<strong>di</strong>cato, si ritrovano applicazioni del concetto <strong>di</strong> simmetria. Del resto, lo<br />

stesso concetto <strong>di</strong> armonia pitagorica, basata sulle proporzioni, è <strong>una</strong> forma elementare <strong>di</strong><br />

simmetria. In L’arte della fuga il grande musicista S. Bach (1685-1750) applicò tecniche<br />

compositive che possono essere interpretate me<strong>di</strong>ante trasformazioni geometriche. Nel<br />

Contrapunctus 12 (rictus et inversus) si può notare come le partiture dei due brani siano tra loro<br />

simmetriche rispetto ad un asse orizzontale; in Contrapunctus 5, Bach applica invece <strong>una</strong><br />

glissosimmetria al primo rigo della partitura <strong>per</strong> ottenere il terzo rigo che appare, rispetto al primo,<br />

capovolto e traslato.<br />

<strong>La</strong> simmetria è inoltre presente, in modo essenziale e quasi universale, anche nell’architettura greca<br />

e romana (come del resto avviene in tutta l’arte classica occidentale, dall’Asia alle civiltà<br />

me<strong>di</strong>terranee; e come pure nell’arte africana ed in quella centro e sud-americana o in quella del<br />

Pacifico); essa infatti rendendo più semplici i calcoli strutturali garantiva la stabilità degli e<strong>di</strong>fici.<br />

L’arco <strong>di</strong> Costantino (Roma 315 d.C.) mostra <strong>una</strong> evidente simmetria bilaterale e anche la cupola<br />

realizzata da Brunelleschi <strong>per</strong> Santa Maria del Fiore a Firenze mostra numerose simmetrie <strong>di</strong><br />

rotazione. Rimanendo ancora in campo architettonico c’è infine da notare che nel Rinascimento la<br />

simmetria era utilizzata anche nelle piante stesse degli e<strong>di</strong>fici. Si veda, ad esempio, la pianta della<br />

Basilica <strong>di</strong> San Pietro a Roma (Figura 9 (a)); e si potrebbero fare ancora numerosissimi esempi: la<br />

Chiesa <strong>di</strong> Sant’Andrea (1470) a Mantova; <strong>La</strong> Rotonda (1566 - 1569) <strong>di</strong> Palla<strong>di</strong>o a Vicenza;<br />

ad<strong>di</strong>rittura l’intera città <strong>di</strong> Palmanova fu costruita dal Senato Veneziano rispettando canoni <strong>di</strong><br />

simmetria (Figura 9 (b)).<br />

(a) Pianta <strong>di</strong> San Pietro (Roma)<br />

(b) Pianta della Città <strong>di</strong> Palmanova<br />

Figura 9: Simmetrie in architettura<br />

E ancora <strong>La</strong> Blu Mosque in Istanbul che presenta <strong>una</strong> evidente simmetria bilaterale e la Torre<br />

Eiffell, che presenta due riflessioni ortogonali doppie, le quali generano <strong>una</strong> quadruplice simmetria<br />

rotazionale.<br />

<strong>La</strong> bellezza della simmetria ha dunque affascinato molti artisti <strong>di</strong> epoche <strong>di</strong>verse. Gli artisti<br />

contemporanei subiscono invece il fascino della “rottura della simmetria”, la simmetria infranta<br />

usata anche come strumento <strong>per</strong> introdurre nuovi linguaggi e forme d’arte. Si pensi ad esempio al<br />

già citato Cubismo del primo novecento che presenta, sia nella fase del cubismo analitico che in<br />

quella del cubismo sintetico, immagini ermetiche <strong>di</strong>fficilmente ricomponibili mentalmente dal<br />

fruitore. Il cubismo sintetico, in particolare, si caratterizza <strong>per</strong> <strong>una</strong> rappresentazione <strong>di</strong>retta della<br />

realtà che si vuole evocare: il quadro non è la rappresentazione della realtà, ma <strong>di</strong>venta la “realtà”.<br />

Un primo esempio <strong>di</strong> asimmetria nell’arte lo ritroviamo nell’o<strong>per</strong>a Guernica <strong>di</strong> Picasso che mostra<br />

figure sovrapposte, poste nella composizione senza un imme<strong>di</strong>ato ed evidente or<strong>di</strong>ne logico (Figura<br />

10).


Figura 10: L’asimmetria nell’arte<br />

Anche nell’o<strong>per</strong>a Autoritratto cubista <strong>di</strong> Dalì non si evidenzia alc<strong>una</strong> simmetria, così come in molte<br />

o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> artisti moderni e contemporanei. Esempi emblematici <strong>di</strong> “rottura della simmetria” li<br />

ritroviamo nelle o<strong>per</strong>e <strong>di</strong> Arnaldo Pomodoro, soprattutto in alcune sculture poste nelle vie <strong>di</strong><br />

Lugano. (Figura 11).<br />

Figura 11: <strong>La</strong> simmetria infranta in “Le tre sfere” <strong>di</strong> Arnaldo Pomodoro


IV. Conclusioni<br />

Le Geometrie, con i propri concetti e le proprie regole, consentono <strong>di</strong> leggere ed interpretare<br />

l’Arte, soprattutto quella figurativa ed architettonica. Esse costituiscono uno strumento tecnico che<br />

l’artista utilizzava, e ancora utilizza, nelle applicazioni artistiche “classiche” <strong>per</strong> creare o<strong>per</strong>e che<br />

rappresentino, in maniera più fedele possibile, la nostra realtà tri<strong>di</strong>mensionale (o almeno ciò che noi<br />

vorremmo essa fosse, con canoni euclidei). Ma, con il progressivo svincolarsi dai rigi<strong>di</strong> canoni<br />

euclidei e con la progressiva sco<strong>per</strong>ta <strong>di</strong> geometrie “non euclidee” (che, in realtà, meglio sarebbe<br />

chiamare “post euclidee” <strong>per</strong>chè non negazione bensì completamento dell’impianto euclideo stesso)<br />

anche in Arte si fà strada l’utilizzo <strong>di</strong> curve più ar<strong>di</strong>te e <strong>di</strong> strumenti geometrici meno rigi<strong>di</strong> e più<br />

vicini a nuovi para<strong>di</strong>gmi <strong>per</strong>cettivi, che vogliono <strong>una</strong> visione meno costretta dell’assoluto<br />

parallelismo del V postulato. Dalle rigide forme si passa a forme più “plastiche” e dai canoni<br />

metrici immutabili o matematicamente legati a rapporti o birapporti lineari (come nella prospettiva),<br />

si passa a canoni metrici più liberi o, ad<strong>di</strong>rittura, al totale svincolamento dai canoni metrici, nel<br />

senso della topologia pensata come matematica delle “forme senza forma”, ovvero <strong>di</strong> forme<br />

plastiche non ingabbiate dallo strumento euclideo. Gli oggetti affascinanti della topologia, infatti,<br />

possono <strong>di</strong>ventare delle vere e proprie o<strong>per</strong>e d’arte; il riferimento è, <strong>per</strong> esempio, all’o<strong>per</strong>a Endless<br />

Ribbon, presentata <strong>per</strong> la prima volta a Milano nel 1936, in cui l’autore, l’artista scultore Max Bill,<br />

raffigura, in maniera in<strong>di</strong>pendente, uno degli oggetti topologici più affascinanti: il nastro <strong>di</strong> Möbius<br />

(Figura 11).<br />

Rappresentazione grafica del nastro <strong>di</strong> Möbius<br />

Endless Ribbon (Max Bill)<br />

Figura 11: Il nastro <strong>di</strong> Mobius<br />

<strong>La</strong> matematica delle curve e delle su<strong>per</strong>fici, quin<strong>di</strong>, vuole essere ed è uno strumento non solo <strong>per</strong><br />

l’artista, ma anche e soprattutto <strong>per</strong> l’osservatore, colui cioè che fruisce dell’o<strong>per</strong>a realizzata e che<br />

meglio può cogliere ed interpretare la realtà rappresentata ed il messaggio che il vero artista<br />

nasconde nell’o<strong>per</strong>a.<br />

O<strong>per</strong>e del grande Picasso e dello stesso Escher, non a caso considerato un matematico, possono<br />

essere “interpretate” e rilette secondo la geometria più moderna e formale, quella <strong>di</strong> Gauss e <strong>di</strong><br />

Riemann. Il bellissimo quadro Maya con Bambola <strong>di</strong> Picasso, come su<strong>per</strong>bamente <strong>di</strong>mostrato in [9],<br />

è l’atlante <strong>di</strong> più carte locali, ogn<strong>una</strong> fedele ad <strong>una</strong> rappresentazione piana delle su<strong>per</strong>fici esterne<br />

dell’oggetto. L’o<strong>per</strong>a può essere dunque ricostruita a partire dall’atlante <strong>per</strong> arrivare a stabilire<br />

come l’oggetto sia posizionato nello spazio tri<strong>di</strong>mensionale. E, ancora, le xilografie Cerchio limite<br />

II, III e IV <strong>di</strong> Escher anch’esse “costruite” secondo <strong>una</strong> geometria che non è esattamente quella


euclidea. Il modello è quello conosciuto in matematica come Modello <strong>di</strong> Poincarè del piano<br />

i<strong>per</strong>bolico basato sulla negazione del V postulato <strong>di</strong> Euclide.<br />

<strong>La</strong> <strong>Geometria</strong> dunque può rappresentare un valido strumento <strong>di</strong> lavoro e <strong>di</strong> conoscenza sia <strong>per</strong> chi<br />

vuole godere appieno e con profonda comprensione delle o<strong>per</strong>e realizzate nell’arte classica e<br />

nell’arte moderna sia <strong>per</strong> chi si accinge a <strong>di</strong>ventare un artista. L’arte poi può essere utilizzata come<br />

mezzo <strong>per</strong> introdurre la matematica classica e moderna, la sua storia e le sue applicazioni. Si tratta<br />

<strong>di</strong> un approccio nuovo allo stu<strong>di</strong>o della Matematica che rientra in quell’ottica <strong>di</strong> insegnamento<br />

moderno della Matematica che non può ignorare i legami che essa presenta con il mondo reale;<br />

riteniamo, infatti, che sia fruttuoso insegnare a riconoscere la Matematica “implicita” nelle <strong>di</strong>verse<br />

situazioni, contenuta in “oggetti” apparentemente lontani come quadri, sculture, o<strong>per</strong>e<br />

architettoniche realizzate spesso seguendo apposite geometrie, rapporti numerici, proporzioni, in<br />

<strong>una</strong> parola “strutture matematiche”.<br />

V. Bibliografia<br />

[1] Bouleau C., <strong>La</strong> geometria segreta dei pittori, Electa, Milano (1988)<br />

[2] Caglioti G., Simmetrie infrante nella scienza e nell’arte, CLUP, Milano (1983)<br />

[3] Catastini, L. and Ghione F., Le Geometrie della Visione, Springer, (Milano, 2004)<br />

[4] Dedò, M., Forme - simmetria e topologia, Zanichelli, (Bologna, 1999)<br />

[5] Faraco G. , Francaviglia M. , " Mathematical Structures in Art: a Patway for Cultural Industry".<br />

Atti del convegno "UCN 2004", Caserta, Italy, 23 - 27 Novembre, 2004, Buzzanca G. et.<br />

al:Seconda Università <strong>di</strong> Napoli, Facoltà <strong>di</strong> Scienze MM.FF.NN, Caserta, 2005<br />

[6] Faraco G. , Francaviglia M. , " A course of Mathematics in Art". Atti del convegno "SIMAI<br />

2004", Venice, Italy, 23-24 Settembre, 2004, A cura <strong>di</strong> Bilotta E., Francaviglia M., Pantano P. S.,<br />

AVR:Cosenza, 2004<br />

[7] Faraco G. e Francaviglia M. (2004), Using Art for Mathematics teaching, 4th International<br />

Conference APLIMAT 2005, pp. 143 – 152<br />

[8] Hargittai I., Hargittai M., The universality of the symmetry concept, in Williams K., Nexus -<br />

Architecture and Mathematics, Gli Stu<strong>di</strong> 2, Dell'Erba (Firenze, 1996), pp. 81-95<br />

[9] Tedeschini <strong>La</strong>lli L., Locale/globale: guardare Picasso con sguardo "riemanniano", in Emmer M.,<br />

Matematica e cultura 2001, Springer (Milano, 2002) pp. 223-239<br />

[10] Sala N. e Cappellato G. (2003), Viaggio matematico nell’arte e nell’architettura, Franco<br />

Angeli, Milano.<br />

[11] Sala N. (1999), “Matematica, arte e architettura”, Didattica delle Scienze e Informatica, n. 200<br />

[12] Schattschneider, D., Visioni della simmetria - i <strong>di</strong>segni <strong>per</strong>io<strong>di</strong>ci <strong>di</strong> M. C. Escher, Zanichelli,<br />

(Bologna, 1992).<br />

Nota: Le immagini riportate sono state re<strong>per</strong>ite in rete ai seguenti in<strong>di</strong>rizzi:<br />

[1] http://www-groups.dcs.st-and.ac.uk/~history/Bookpages<br />

[2] http://www.magazine.enel.it<br />

[3] http://www.globalarte.it/storia/picasso.htm<br />

[4] http://www.artehistoria.com<br />

[5] http://www.stilepisano.it/immagini/Pisa_tarsie_mandala_foto.htm<br />

[6] http://www.comunelauria.pz.it/arte.htm<br />

[7] www.provincia.milano.it<br />

[8] http://www.romaspqr.it/ROMA/San_pietro.htm<br />

[9] http://www.consorziocastelli.it/icastelli/palmanova<br />

[10] http://www.adhikara.com/arnaldo-pomodoro/<br />

[11] http://it.wikipe<strong>di</strong>a.org/wiki/<br />

[12] http://www.bluffton.edu/~sullivanm/baltimore/baltimore1.html

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