UN TETTO IN RAME PER PADRE PIO
UN TETTO IN RAME PER PADRE PIO
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Iter progettuale<br />
Fu nel convento dei frati Cappuccini di San Giovanni Rotondo, che Padre Pio di Pietrelcina visse fino alla<br />
sua morte nel 1968. Questo frate carismatico è venerato principalmente in Italia, ma la sua fama si è<br />
molto estesa dopo il 2002, anno in cui Giovanni Paolo II ne celebrò la canonizzazione.<br />
Da allora il suo nome è noto ai fedeli di tutto il<br />
mondo. San Giovanni Rotondo è ormai la meta<br />
di oltre 7 milioni di pellegrini ogni anno. La<br />
richiesta crescente di alloggio ha determinato<br />
un boom edilizio che ha cambiato il volto di<br />
questa zona: nel giro di due anni sono stati<br />
costruiti ben 120 alberghi sulle colline che<br />
circondano quello che è un semplice paesino di<br />
montagna.<br />
Il team di architetti che fanno parte del Renzo<br />
Piano Building Workshop si è quindi trovato di<br />
fronte ad una situazione resa particolarmente<br />
difficile dall'accostamento dell'elemento<br />
religioso a quello commerciale - difficoltà ben<br />
evidenziate dalle tante opere edilizie che ormai<br />
pullulano in tutta la zona. Dopo diversi<br />
sopralluoghi di carattere esplorativo a San Giovanni Rotondo, i membri del Workshop decisero di<br />
affrontare in modo diretto, senza compromessi, il problema di come sposare una forma di fede pietistica<br />
con le condizioni reali del luogo - tenendo conto che la già grande affluenza di pellegrini è destinata ad<br />
aumentare negli anni futuri.<br />
Era dunque necessario progettare uno spazio sufficiente per 7000 posti a sedere sotto uno stesso tetto, e<br />
potervi accogliere fino a 10.000 persone nei momenti di maggiore affluenza.<br />
Renzo Piano trovò la soluzione giusta scartando subito l'ipotesi della tradizionale navata singola,<br />
elemento tipico delle grandi cattedrali monastiche del Medioevo.<br />
Il progetto di Piano prevede infatti che i fedeli si trovino raccolti all'interno di una sorta di gigantesca<br />
conchiglia, il cui contorno esterno è costituito da un cerchio a tre quarti che si avvolge intorno al nucleo<br />
centrale circolare, il tutto estendendosi su una superficie di circa 6.000 mq.<br />
La struttura portante su cui poggia l'intero edificio consta di due file di archi in pietra disposti a<br />
raggiera, in numero complessivo di 21, formanti un anello<br />
interno ed uno esterno, di cui l'anello esterno è copia, su scala<br />
minore, di quello interno. Gli archi di quest'ultimo hanno tutti<br />
origine da un punto comune - l'occhio della voluta - che si<br />
trova al centro della chiesa, nel punto dove sorge anche<br />
l'altare maggiore. Dato che le campate degli archi<br />
diminuiscono progressivamente con il progressivo ridursi del<br />
raggio dell'anello, la forma a spirale che ne consegue ricorda<br />
appunto un enorme guscio di chiocciola. Gli archi dell'anello<br />
interno sostengono la struttura portante secondaria,<br />
costituita da supporti in legno, che a sua volta regge il<br />
basamento del tetto, anch'esso realizzato in legno. Grazie alla<br />
semplicità del materiale da costruzione, quest'ultimo elemento<br />
si armonizza in modo piacevole con la possente teoria di archi in pietra.<br />
La superficie racchiusa entro la forma di cerchio a tre quarti del profilo esterno dell'edificio, costituisce a<br />
sua volta l'apice del triangolo del grande sagrato, che discende lungo il fianco della collina fino<br />
all'ingresso della chiesa. Con una superficie di 9.000 m2, il sagrato è in grado di accogliere fino a 30.000<br />
pellegrini in una volta.<br />
Grazie allo spazio ininterrotto e di ampio respiro che lo collega all'interno della chiesa, nelle grandi<br />
occasioni, quando l'affluenza è particolarmente alta, i visitatori che si trovano sul sagrato possono<br />
agevolmente seguire le cerimonie religiose.