Cavi AudioQuest Kilimanjaro + Cheetah
Cavi AudioQuest Kilimanjaro + Cheetah
Cavi AudioQuest Kilimanjaro + Cheetah
You also want an ePaper? Increase the reach of your titles
YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.
l’Amateur Professionnel<br />
di Mario Berlinguer<br />
Anteprima mondiale <strong>AudioQuest</strong><br />
I cavi a batteria!<br />
Cavo AUDIOQUEST KILIMANJARO<br />
Tipo: potenza<br />
Prezzo: € 7.822,00<br />
Cavo AUDIOQUEST CHEETAH<br />
Tipo: segnale bilanciato<br />
Prezzo: € 784,00<br />
Distributore: Audiogamma<br />
Via Pietro Calvi, 16 - 20129 Milano (MI)<br />
Tel.02.55.18.16.10 - Fax 02.55.18.19.61<br />
www.audiogamma.it - info@audiogamma.it<br />
Da uno dei più importanti costruttori, i primi cavi hi-end<br />
“alimentati” da una batteria. Un progresso tecnologico<br />
sostanziale, in un settore in cui sembrava tutto<br />
fosse già stato fatto. L’innovazione serve a migliorare<br />
il suono? Leggete l’articolo e lo scoprirete.<br />
Nel settore dei cavi, se si esclude l’introduzione<br />
di misure veramente rappresentative<br />
della qualità sonora (come paventato da<br />
SUONO nello scorso numero) succede raramente<br />
qualcosa di veramente nuovo. Tutti i costruttori<br />
si sbizzarriscono nella ricerca dei migliori materiali,<br />
della più efficace geometria di costruzione,<br />
nelle metodiche di costruzione e così via, ma sono<br />
ben pochi quelli che mettono in discussione lo<br />
status quo e cercano soluzioni innovative. Praticamene<br />
nessuno ha pensato di fare del cavo un<br />
componente “attivo” (virgolette d’obbligo!), ossia<br />
percorso da una corrente diversa da quella del<br />
segnale. <strong>AudioQuest</strong>, uno dei costruttori più amati<br />
dagli audiofili per la sua capacità di proporre cavi<br />
di grande qualità e per un catalogo che accontenta<br />
con ottimi prodotti anche gli appassionati<br />
meno danarosi, si è negli ultimi tempi imbarcato<br />
in una ricerca decisamente originale, l’esito della<br />
quale è culminato in una nuova serie di cavi, in<br />
cui ai tradizionali componenti se ne aggiunge<br />
uno nuovo: un tubo di metallo con due batterie da<br />
12 Volt. La ricerca è stata lunga e immagino<br />
complessa, visto che l’annuncio dei nuovi modelli<br />
era stato dato al CES dello scorso anno, ma i primi<br />
esemplari “di serie” hanno visto la luce solo in<br />
tempi recenti. Inoltre, anche durante la stesura di<br />
L’IMPIANTO DI RIFERIMENTO<br />
Sorgente digitale DVD Audio, giradischi Rega Planar<br />
9, testine Rega Exact (MM) e Highphonic MC-A3<br />
(MC), pre e finale AM Audio A-5 e A-80, diffusori<br />
Aliante One Hex<br />
60 febbraio 2004 • SUONO
<strong>Cavi</strong> <strong>AudioQuest</strong> <strong>Kilimanjaro</strong> + <strong>Cheetah</strong><br />
<strong>Kilimanjaro</strong> + <strong>Cheetah</strong><br />
In alto a sinistra: uno spaccato<br />
del cavo <strong>Cheetah</strong> che<br />
mostra la disposizione dei<br />
conduttori.<br />
Sopra: il <strong>Kilimanjaro</strong>, come<br />
si vede in questo spaccato,<br />
impiega una geometria<br />
a doppio concentrico.<br />
Qui accanto: i connettori<br />
del <strong>Cheetah</strong> sono placcati<br />
con una spessa lamina<br />
d’argento, senza impiego<br />
di nichel.<br />
questo articolo (che ha avuto una gestazione particolarmente<br />
lunga), sono state effettuate delle<br />
modifiche “in corsa”. Insomma, un prodotto con<br />
una storia complessa.<br />
La tecnologia individuata da <strong>AudioQuest</strong> va sotto<br />
il nome di DBS, ossia Dielectric-Bias System.<br />
Prevede l’applicazione di una tensione costante di<br />
24 Volt sugli strati isolanti del cavo, ottenuta tramite<br />
l’inserimento di due batterie di un tipo che<br />
qui negli USA si chiama 21/23, piuttosto diffuso<br />
in quanto è impiegato nei telecomandi dei cancelli<br />
motorizzati. <strong>AudioQuest</strong> mi ha assicurato che la<br />
batteria è reperibile praticamente in tutto il mondo,<br />
e in ogni caso, attraverso i suoi distributori, il<br />
costruttore si impegna a fornire eventuali ricambi.<br />
La durata delle batterie è comunque di molti<br />
anni, dal momento che non sono chiamate a svolgere<br />
alcun altro compito se non quello di percorrere<br />
la lunghezza del cavo con la loro tensione, e<br />
non sono sottoposte ad alcun carico (in questo senso,<br />
la definizione di cavi “attivi” che ho precedentemente<br />
dato è ovviamente poco accurata, e sono<br />
contento di averla virgolettata!).<br />
Le batterie, fornite in dotazione, sono inserite in<br />
un bussolotto metallico assicurato al cavo tramite<br />
due fascette elastiche, in prossimità dei connettori.<br />
I modelli arrivati in prova prevedevano<br />
l’uso di una sola batteria nel cavo di segnale,<br />
due su quello di potenza. Secondo <strong>AudioQuest</strong>,<br />
grazie ad esperimenti condotti quando il prodotto<br />
era già in circolazione, il risultato che si ottiene<br />
raddoppiando la tensione anche sul cavo di segnale<br />
è eccezionale, per cui i contenitori sono stati<br />
sostituiti su tutti gli esemplari già circolanti, oltre<br />
che naturalmente su quelli forniti al sottoscritto.<br />
Sul contenitore è anche presente un minuscolo<br />
pulsante, che serve a verificare lo stato di<br />
carica delle batterie, essendo collegato a un led che<br />
si accende quando la carica è ottimale. I bussolotti<br />
sono collegati al cavo tramite un breve spezzone<br />
terminato in una presa minijack a due poli, di quelle<br />
che si usano per le cuffiette monofoniche da<br />
computer (questa parte del contenitore ha dato<br />
qualche filo da torcere ad <strong>AudioQuest</strong>, i primi<br />
esemplari infatti causavano un corto che dava l’illusione<br />
che le batterie fossero scariche. I contenitori<br />
sono stati migliorati e tutti quelli già in<br />
circolazione sostituiti.) Lo spezzone connette direttamente<br />
le batterie agli elementi isolanti del cavo:<br />
il polo positivo a un componente centrale e<br />
quello negativo al periferico foglio schermante e<br />
al relativo filo solido in argento da 22 AWG.<br />
Per definire al meglio il funzionamento del sistema<br />
DBS vi rimando all’incorniciato con l’intervista<br />
a Bill Low. In breve qui vi dico che quello<br />
che in sostanza la carica da 24 fa è orientare e<br />
polarizzare l’isolante in modo elettrostatico, e<br />
quindi incrementandone le qualità isolanti e soprattutto<br />
dielettriche. Tra i vantaggi di questo sistema,<br />
ce n’è comunque anche di pratici. Il cavo,<br />
infatti, è in qualche modo sempre al lavoro dal<br />
momento in cui è costruito, e per questa ragione<br />
SUONO • febbraio 2004
l’Amateur Professionnel<br />
Bill Low: ecco perché il DBS<br />
UONO: Bill, puoi spiegare in breve ai nostri lettori in<br />
S cosa consiste il sistema DBS?<br />
Bill Low: Il DBS lavora sull’isolante di un cavo.Oltre a isolare e<br />
proteggere il conduttore, l’isolante è anche un “dielettrico”.<br />
Mentre la qualità dell’isolamento è definita da quanta corrente<br />
può venire bloccata,un dielettrico è definito dalla sua permissività<br />
e permeabilità.Questi parametri definiscono la quantità<br />
in cui il materiale dielettrico rallenterà il segnale. L’isolante<br />
è causa di “ritardo nella propagazione”,che è misurato come<br />
una percentuale della velocità della luce,e causa slittamenti di<br />
fase.Se tutto il segnale fosse rallentato esattamente nello stesso<br />
modo,l’integrità del segnale (e di quello che ascoltiamo) sarebbe<br />
salva.Però,quando le molecole del materiale isolante sono<br />
elettricamente disorganizzate,il ritardo causato dall’isolante<br />
è differente per ogni frequenza e per ogni livello di segnale.Un<br />
numero quasi infinito di slittamenti di fase corrompe il contenuto<br />
del segnale. Questo problema di ritardo non può essere<br />
completamente prevenuto, mai il danno può essere drasticamente<br />
ridotto. Più o meno nello stesso modo in cui un campo<br />
magnetico modifica la direzione in cui l’ago di una bussola punta,<br />
il sistema DBS crea un campo magnetico stabile che elettrostaticamente<br />
organizza (polarizza) l’isolante.Una volta organizzato,l’isolante<br />
non causa più ritardi multipli non lineari.<br />
Il sistema è inoltre particolarmente efficace con cavi destinati<br />
al trasporto di segnale digitale, contribuendo a diminuire l’influenza<br />
negativa del jitter, che è di per sé una non voluta variazione<br />
in termini di tempo e fase.<br />
Come sei arrivato all’idea del sistema DBS?<br />
Spesso, per ripensare qualcosa, la certezza dei risultati noti<br />
contamina completamente la vista della strada del presente.<br />
Il fatto che l’isolamento (dielettrico) abbia un effetto (non desiderabile)<br />
sulle prestazioni audio è “vecchio come le montagne”.<br />
Probabilmente non è una conoscenza diffusa,ma è stato un “dato<br />
di fatto” degli audiofili per decenni.È anche conoscenza comune<br />
(degli audiofili) da decenni che un apparecchio suoni meglio<br />
quando è lasciato acceso.Questo fenomeno è spesso mal<br />
compreso in quando termini come break-in,run-in warm-up<br />
(definizioni che si riferiscono al rodaggio,ndr) sono tutti devianti<br />
se intesi letteralmente. Meccanicamente, le cose si possono<br />
break-in (rompere) e non possono essere un-broken (ossia il fenomeno<br />
non è reversibile).Questo termine non dovrebbe mai<br />
essere utilizzato per definire un fenomeno temporaneo.<br />
Run-in (ossia l’atto di effettuare il rodaggio facendo correre un<br />
segnale,ndr) implica che debba essere suonata della musica (si<br />
deve ossia impiegare corrente modulata),il che non è vero...anche<br />
se un segnale modulato è molto meglio di nessun campo<br />
elettrico.Warm-up (riscaldamento,ndr) è un termine valido se<br />
descrive una stabilità termica, ma nient’altro. Ciononostante,<br />
preferisco i termini run-in e warm-up,perché generano meno<br />
incomprensioni di break-in.Quindi,il fatto che l’isolamento sia<br />
un problema è una storia vecchia. Inoltre, il fatto che l’isolamento<br />
sia un problema minore quando un carico è mantenuto<br />
sull’isolamento è anche questo una storia vecchia.Non ti sembra<br />
ovvio che un carico permanente dovrebbe essere messo sull’isolamento?<br />
Un carico di una forza adeguata e di tale natura<br />
da minimizzare il problema dell’isolamento.<br />
Il primissimo cavo di interconnessione che ho mai disegnato,<br />
nel lontano 1980,impiegava un paio di tubi in PE con lo scopo<br />
di massimizzare l’uso dell’aria come isolante,e di minimizzare<br />
la distorsione causata dall’isolante.Si può dire che è stato l’inizio<br />
In questa breve intervista, compiuta “a puntate” per telefono e posta elettronica,<br />
il proprietario e fondatore di <strong>AudioQuest</strong> spiega ai lettori di SUONO<br />
come è arrivato a concepire il sistema DBS, e altre cose che riguardano i cavi<br />
in prova su questo numero.<br />
della mia battaglia con l’interazione dielettrica.Più avanti negli<br />
anni 80 ho depositato il disegno “Air Hyperlitz”,la nuova geometria<br />
e tecnica di isolamento che ha contribuito a fare del Lapis<br />
e del Diamond cavi così straordinari.<br />
Ho mosso i primi passi sulla strada verso il DBS quando un mio<br />
amico progettista di diffusori molto intelligente e informato mi<br />
parlò di una tecnica (depositata nel 1993) per mettere un carico<br />
sull’isolante di un cavo coassiale. Questo sistema immette un<br />
carico potenziale tra il conduttore centrale e lo schermo di un<br />
cavo coassiale. L’invenzione spiega l’uso di un metodo per rimuovere<br />
la carica a entrambi i capi del cavo... in quanto altrimenti<br />
la carica diventerebbe un segnale fortemente spiacevole,<br />
per esempio in un sistema audio. La morte dei diffusori sarebbe<br />
un prezzo troppo alto da pagare per avere un cavo meglio<br />
suonante, non trovi? Sicuramente riconobbi gli aspetti positivi<br />
di questa invenzione, ma anche se fosse stata una mia invenzione,<br />
o se ne fossi licenziatario, semplicemente non potevo<br />
accettare l’idea di dover mettere filtri di blocco ad entrambe<br />
le estremità del cavo...più componenti e connessioni a causare<br />
distorsione.Circa cinque anni fa mi venne l’idea di far correre<br />
un “conduttore mediano” al centro dei miei cavi di interconnessione<br />
a più conduttori. Avrei dunque connesso questo<br />
conduttore supplementare semplicemente a un potenziale<br />
elettrico (una batteria) e a nient’altro.Non ci sarebbe stato bisogno<br />
di alcun filtro di blocco per rimuovere il potenziale elettrico,in<br />
quanto non sarebbe stato connesso a niente. Compresi<br />
anche che la parte negativa di una batteria è semplicemente<br />
uno “0”, un contenitore vuoto, e quindi il negativo della batteria<br />
poteva essere connesso allo schermo esistente senza causare<br />
alcuna interazione con il segnale, e senza nessun filtro.<br />
Ma se questo accadeva cinque anni fa, perché non ci<br />
sono stati cavi DBS sino al 2003?<br />
È di nuovo la faccenda del senno di poi,certamente sembra stupido<br />
a pensarci adesso. Quando disegnavo un’intera nuova<br />
gamma di cavi per il 2000,impiegando tre nuove qualità di metalli<br />
e due importanti nuove geometrie,in relazione a un maggior<br />
uso dell’isolamento ad aria, ero troppo preso, e semplicemente<br />
non mi sono preso la briga di trasformare l’idea in realtà.Finalmente,nel<br />
settembre 2002,il DBS venne alla superficie.<br />
Mentre stavo visitando riviste e rivenditori in Europa, scrissi in<br />
<strong>AudioQuest</strong> di farmi una coppia di Amazon in cui l’anima interna<br />
venisse estratta, e al suo posto venisse inserito un filamento.<br />
Una batteria standard da 9 Volt doveva essere connessa<br />
al filo interno e allo schermo.Tornato a casa,misi a paragone<br />
l’Amazon con i 9 Volt con uno che era in uso continuo nel<br />
mio impianto da più di un anno,con gli apparecchi sempre accesi...<br />
e l’Amazon a 9 Volt fece sembrare il suono dell’Amazon<br />
normale secco, spesso e confuso. A quel punto, l’idea era diventata<br />
un assoluta, inevitabile missione!<br />
Lo scorso dicembre,mentre spiegavo il DBS a un giornalista di<br />
Hong-Kong, mi venne chiesto se potevo depositare l’idea. No,<br />
risposi, è troppo semplice. Più avanti ho fatto qualche indagine,<br />
ho visto gli altri depositi, e ho capito che naturalmente potevo<br />
depositare qualcosa di così semplice ma così diverso come<br />
il DBS.<br />
Che tipo di circuitazione c’è nel contenitore delle batterie?<br />
C’è qualcosa o no?<br />
Il contenitore DBS è semplicemente un contenitore. Ci sono<br />
due pile alcaline 21/23 (per un totale di 24 Volt), batterie standard<br />
per telecomandi con alto voltaggio e bassa potenza.Dal<br />
momento che il DBS non include un circuito chiuso di alcun genere,le<br />
batterie dureranno a lungo come se fossero lasciate nel<br />
loro contenitore di plastica. Comunque, sapere che le batterie<br />
sono ancora buone è importante (anche se forse non per svariati<br />
anni). Il contenitore DBS include un pulsante di test semplicemente<br />
per verificare lo stato delle batterie.E c’è in effetti un<br />
piccolo circuito,ma è lì semplicemente per stabilire una soglia<br />
di voltaggio per le lampadina di test. La luce si accende solamente<br />
con voltaggio superiore a 16 Volt.<br />
Un altro argomento interessante è l’argento. Nella mia<br />
esperienza, molti cavi in argento solid core suonano<br />
piuttosto duri,o troppo fragili,mentre i tuoi cavi non hanno<br />
nessuno di questi problemi.Come mai? Come siete arrivati<br />
a formulare il giusto argento per un cavo audio?<br />
Anch’io ho sentito molti problemi con altri cavi in argento. Così<br />
tanti problemi che una volta credevo che l’argento non fosse<br />
buono, e non meritasse la mia attenzione. Fortunatamente,<br />
agli inizi degli anni 90, due dei più importanti e competenti<br />
giornalisti di Hong-Kong, contemporaneamente, mi<br />
chiesero cosa pensassi dell’argento. Gli spiegai la mia mancanza<br />
di interesse, ma capii che non avevo mai veramente investigato<br />
il problema, avevo solo investigato i cavi in argento<br />
degli altri.<br />
Finalmente,facendo ricerche più accurate,scoprii che quello che<br />
non mi piaceva dei cavi in argento era causato sia dal fatto che<br />
l’argento impiegata suonava poveramente (spesso duro, ti<br />
sparava i tweeter in faccia),o perché il disegno del cavo aveva<br />
dei problemi seri,che l’argento non poteva mascherare,anzi alle<br />
volte li faceva emergere in modo più ovvio.Per risolvere questi<br />
problemi dovevo semplicemente trovare (alle volte mi comporto<br />
come un “consumatore professionale”) un argento che valesse<br />
la pena usare,e usarlo in cavi meglio disegnati.I primi tre<br />
cavi in argento che ho fatto, Sterling, Dragon e Diamond, parlano<br />
da soli, e hanno cambiato l’opinione di molti circa la natura<br />
dei cavi audio in argento.Non sembra anche questo un processo<br />
terribilmente semplice?<br />
Che mi dici dei connettori? Quelli sul <strong>Cheetah</strong> sono argento<br />
puro o è una semplice patina? E quelli sul <strong>Kilimanjaro</strong>?<br />
I connettori sul Diamondblack, e per molti anni su ogni cavo<br />
di interconnessione superiore a 100 dollari, impiegavano una<br />
spessa lamina di argento su ottone o connettori in rame FPC.<br />
Quando uso l’oro, impiego uno strato molto sottile, perché l’oro<br />
aggiunge una soffice, amichevole distorsione al suono.Comunque,<br />
uno strato sottile di argento causa problemi di discontinuità<br />
e genera un suono irritante... ma uno strato d’argento<br />
spesso (realizzato con molta cura) è in effetti un con-<br />
62 febbraio 2004 • SUONO
<strong>Cavi</strong> <strong>AudioQuest</strong> <strong>Kilimanjaro</strong> + <strong>Cheetah</strong><br />
duttore superiore, e migliora il suono anche rispetto a un pezzo<br />
massello nudo e pulito. Non c’è alcun strato di nichel a<br />
causare distorsione sotto l’argento.I connettori sono applicati<br />
secondo il procedimento resistivo di welding al cavo, con una<br />
carica di 8000 Ampere a bassissimo voltaggio per milionesimi<br />
di secondo. Il risultato è una lega del cavo e del connettore al<br />
punto di contatto. I cavi <strong>AudioQuest</strong> per diffusori sono anche<br />
disponibili con un sottile strato d’oro direttamente sul rame, o<br />
con uno spesso strato d’argento. Le forcelle, banane, le bananine<br />
sottili sono tutte crimpate sul cavo. In effetti una crimpatura<br />
ben eseguita è un welding a freddo, che crea una connessione<br />
a prova di bomba.È la cosa più vicina al welding resistivo,<br />
molto meglio che una connessione con qualunque tipo<br />
di saldatura.Il welding resistivo di cavi di dimensioni come<br />
quelli da diffusori richiederebbe stagno... che è proprio il materiale<br />
che cerco di evitare.<br />
Il <strong>Kilimanjaro</strong> è un cavo del tutto nuovo? O è una nuova<br />
versione di un modello precedente...mi pare infatti di ricordare<br />
un <strong>Kilimanjaro</strong>...<br />
Hai ragione. Il <strong>Kilimanjaro</strong>, il Volcano e l’Everest sono stati introdotti<br />
nel 2000. Quando la nuova versione DBS di questi cavi<br />
è usata senza il contenitore DBS, e quando è usata full range,<br />
i nuovi cavi suonano esattamente lo stesso delle precedenti<br />
versioni non DBS. Comunque, quando questi cavi sono<br />
usati in Single-bi-wire (con quattro connettori dalla parte del<br />
diffusore), allora il nuovo e più raffinato disegno interno consente<br />
prestazioni superiori.Anche se progetto in funzione della<br />
possibilità Single-bi-wire, non raccomandiamo quasi mai<br />
l’SBW come il miglior suono in funzione della spesa. Quasi<br />
sempre,un doppio cablaggio fatto con cavi <strong>AudioQuest</strong> meno<br />
costosi offrirà un suono migliore con un investimento minore.<br />
Gli strati esterni del cavo di segnale hanno una qualche<br />
rilevanza elettrica?<br />
La parte “argentata” della trama esterna è semplicemente<br />
nylon,il nero è poliestere.Non è niente di rilevante per l’orecchio,<br />
lo è solo per l’occhio.Sotto la guaina finale c’è uno strato di PVC.<br />
Anche questo materiale non è elettricamente rilevante,in quanto<br />
è svariati strati lontano dai tre conduttori attivi. Lo schermo<br />
del <strong>Cheetah</strong> è connesso solo a un capo,e non trasporta segnale<br />
audio. Se il <strong>Cheetah</strong> fosse un semplice cavo coassiale, e impiegasse<br />
lo schermo come conduttore del segnale negativo,<br />
allora l’isolante vicino allo schermo avrebbe una sua importanza.<br />
Nel <strong>Kilimanjaro</strong> non è impiegata l’aria come isolante? Dall’immagine<br />
della sezione il tubo in teflon sembra essere<br />
molto vicino al conduttore.<br />
Hai ragione. Nessuno dei nostri cavi per diffusori impiega tubi<br />
per isolamento. I rapporti di impedenza tra un lettore CD e<br />
un preamplificatore sono molto diversi da quelli tra un amplificatore<br />
e un diffusore. Molti dei problemi maggiori dei cavi<br />
di potenza sono legati al trasporto di campi elettromagnetici<br />
relativamente grandi.Alcune variabili che costituiscono seri<br />
problemi in cavi di potenza,come l’induttanza e l’interazione<br />
di campo, non sono problemi significativi in cavi di interconnessione.L’isolante,<br />
che è un problema enorme per i cavi di interconnessione,<br />
è in qualche modo un problema minore e diverso<br />
in cavi di potenza. Il DBS non fa così tanta differenza in<br />
un cavo di potenza, perché di per sé non c’è molto danno da<br />
riparare. La differenza è sempre importante, ma la scala è ridotta.In<br />
questo contesto,l’isolante tubolare nei cavi di potenza<br />
non è necessario.<br />
Di cosa è fatto lo schermo in metallo? Argento? Alluminio?<br />
Nel <strong>Cheetah</strong> lo schermo è alluminio-mylar-alluminio.Fornisce<br />
una schermatura del 100%,connesso alla massa da una parte<br />
attraverso un filo di “drenaggio”ricoperto in argento,mentre dall’altra<br />
parte è connesso al negativo del sistema DBS.In alcuni altri<br />
cavi impiego un foglio di rame o PVC conduttivo,nessuno dei<br />
quali ha alcun effetto con il DBS.<br />
non necessita di rodaggio, e anche l’impianto<br />
nel suo complesso abbisogna di tempi di riscaldamento<br />
decisamente meno lunghi (è vero, l’ho<br />
verificato io stesso). In sostanza, estratto dalla scatola<br />
e collegato, il cavo suona già come se fosse<br />
ampiamente rodato, e questo perché il sistema<br />
DBS per suonare in modo ottimale, ha bisogno di<br />
un paio di settimane, prevedibilmente quelle che<br />
trascorrono tra la produzione con relativo inserimento<br />
delle batterie e la distribuzione nei negozi.<br />
Inoltre, si elimina anche quel fenomeno noto<br />
a molti audiofili per il quale il cavo, se non è usato<br />
per lunghi periodi, suona come se necessitasse<br />
di nuovo del rodaggio. Secondo <strong>AudioQuest</strong><br />
questo è dovuto al fatto che le molecole del dielettrico<br />
perdono il loro orientamento quando il cavo<br />
non viene usato, e si ridispongono in ordine<br />
“caotico”. La presenza costante di una tensione sul<br />
dielettrico impedisce il verificarsi del fenomeno.<br />
I cavi di cui vi sto parlando rappresentano il top<br />
o quasi delle nuove gamme, e si chiamano rispettivamente<br />
<strong>Cheetah</strong> (ossia “ghepardo” il cavo<br />
di segnale, a sottolinearne le doti di velocità) e <strong>Kilimanjaro</strong><br />
(quello di potenza, che continua la tradizione<br />
<strong>AudioQuest</strong> di impiegare nomi di montagne<br />
per i cavi per diffusori di elevate prestazioni).<br />
Sono entrambi modelli dall’aspetto decisamente<br />
“metallico”, per via delle cromature dei<br />
connettori e per il brillante bianconero della guaina<br />
in tessuto.<br />
Per entrambi i cavi, il conduttore impiegato è un<br />
massello di argento “filato” secondo la tecnologia<br />
Perfect Surface Silver (PSS), il cui scopo è<br />
quello di minimizzare le distorsioni causate dall’irregolarità<br />
nella superficie del conduttore. Sono<br />
dunque cavi solid core, ma data la morbidezza<br />
del materiale impiegato sono assolutamente<br />
flessibili. Stando alle dichiarazioni del costruttore,<br />
sia la particolare purezza dell’argento, sia la<br />
scelta di una conformazione solid core rispetto a<br />
quella a più filamenti, contribuiscono ad eliminare<br />
l’effetto di eccessiva brillantezza di altri cavi in<br />
argento (“tweeter in faccia”, chiamano questo<br />
effetto in <strong>AudioQuest</strong>). Nel <strong>Cheetah</strong> sono impiegati<br />
tre conduttori PSS dal diametro di 21<br />
In alto a sinistra: le impugnature dei cavi di potenza sono<br />
in metallo massello, e da queste si dipartono gli spezzoni<br />
da collegare al finale e ai diffusori.<br />
Qui sopra: dall’impugnatura lato ampli (che è stata spostata<br />
per questa foto) si diparte il cavetto da collegare alle<br />
batterie.<br />
Accanto: questi tubi di metallo sono i contenitori delle batterie.<br />
In alto si vede quello da 24 volt, mentre in basso<br />
quello più piccolo da 12, impiegato nei primi cavi di segnale<br />
e poi sostituito.<br />
AWG. I conduttori sono immersi in un rivestimento<br />
in teflon, ma in realtà l’isolamento è ottenuto<br />
tramite l’aria che circonda il conduttore,<br />
essendo il tubo in teflon di diametro più grande di<br />
quanto sarebbe necessario. L’aria ha un potere isolante<br />
superiore a quello di qualunque materiale,<br />
ed ha inoltre la capacità di eliminare le vibrazioni.<br />
Tra il gruppo dei conduttori e la guaina esterna<br />
(presumo in PVC o in Teflon) è avvolta una<br />
guaina in pellicola metallica solidale con il filamento<br />
in argento a cui è collegato il negativo della<br />
batteria.<br />
I connettori del <strong>Cheetah</strong> sono in rame FPC (Funcionally<br />
Perfect Copper), costruiti secondo un procedimento<br />
che prevede una colatura particolarmente<br />
lenta, il che consente di ottenere un blocco<br />
di rame che è “quasi” come un singolo cristallo.<br />
Sul rame è direttamente applicato un robusto rivestimento<br />
in argento, senza l’impiego di nichel<br />
o altro materiale (con un netto vantaggio in termini<br />
di prestazioni). Le terminazioni non sono saldate<br />
secondo il procedimento tradizionale, ma elettromeccanicamente<br />
con una macchina che “spara”<br />
8000 Ampere tra cavo e connettore, creando<br />
un legame tra i due componenti e permettendo in<br />
questo modo di eliminare l’interposizione di stagno<br />
o altri materiali. Il cavo è disponibile sia<br />
con connettori RCA sia XLR ed è un vero bilanciato,<br />
visto che prevede l’uso di tre conduttori, ed<br />
è naturalmente un cavo direzionale, in cui il segnale<br />
deve andare dalla parte in cui c’è la batteria<br />
verso quella opposta.<br />
La costruzione del <strong>Kilimanjaro</strong> è decisamente<br />
più complessa, essendo un cavo più grande e dotato<br />
di un numero assai maggiore di conduttori. Vi<br />
sono per la precisione cinque conduttori per il positivo<br />
e altrettanti per il negativo, avvolti in una<br />
doppia spirale concentrica, con il positivo che<br />
viaggia in senso contrario rispetto al negativo, e<br />
al centro il conduttore per il positivo della batteria.<br />
I diametri dei conduttori sono differenziati, in<br />
quanto <strong>AudioQuest</strong> da molto tempo (e probabilmente<br />
per prima) sostiene che differenti valori di<br />
AWG sono necessari compensare gli effetti di distorsione<br />
che variano al variare del diametro, ed<br />
SUONO • febbraio 2004 63
l’Amateur Professionnel<br />
In alto: il contenitore delle batterie è solidale al cavo<br />
grazie all’impiego di due elastici.<br />
Qui sopra, a sinistra: I contenitori delle batterie necessitano<br />
ciascuno di due piccole pile da 12 Volt. Sul corpo del<br />
contenitore c’è un piccolo pulsantino per verificare lo<br />
stato di carica.<br />
A destra: i <strong>Kilimanjaro</strong> in prova erano nella versione single-biwiring,<br />
ossia un cavo solo terminato però con doppi<br />
finali. Si leggono le indicazioni trebble e bass, per indicare<br />
dove collegare le bananine.Le bananine impiegate,<br />
anche se non bellissime, sono tra le più sicure e meglio suonanti<br />
in circolazione.<br />
eliminare quindi le caratteristiche di “personalità”<br />
di un cavo. In ognuno dei due poli del <strong>Kilimanjaro</strong><br />
sono impiegati due conduttori da 20<br />
AWG e uno ciascuno per i valori di 21, 19 e 17<br />
AWG. Gli isolanti che avvolgono i conduttori del<br />
polo negativo sono composti di un polietilene caricato<br />
al carbonio, e quindi in parte conduttivo, che<br />
secondo il costruttore costituisce un formidabile<br />
schermo per le radiofrequenze.<br />
Il <strong>Kilimanjaro</strong> è disponibile in svariate diverse terminazioni.<br />
Quelle impiegate negli esemplari in<br />
prova erano delle banane leggere e “spaccate”, in<br />
pratica un foglio di rame arrotolato con i lati a zigzag,<br />
e rivestito in argento secondo la procedura già<br />
descritta per i connettori dei <strong>Cheetah</strong>. Sono a<br />
mio parere tra i connettori migliori mai inventati,<br />
nonostante la loro semplicità. La presenza di un<br />
numero elevato di conduttori consente a questi cavi,<br />
che nascono come cavi a banda intera, di venir<br />
impiegati con particolare successo anche in<br />
configurazione single-biwiring: al lato amplificatore,<br />
dalla cromatissima impugnatura del cavo<br />
(su cui è riportata oltre al nome del modello la dicitura<br />
“amp end”) fuoriescono due soli spezzoni<br />
di cavo con due connettori, mentre dal lato diffusore<br />
fuoriescono quattro spezzoni, a coppie di<br />
due di diversa lunghezza, separati quindi per i bassi<br />
e gli acuti. Tale configurazione, che secondo il<br />
costruttore è solo di poco inferiore a quanto si può<br />
ottenere con un completo doppio cablaggio, è<br />
quella degli esemplari giunti per la prova.<br />
La trasparenza di questi cavi è impressionante, e<br />
la differenza che fanno nell’impianto è sostanziale.<br />
Con piccoli ensemble da camera l’ascolto con i<br />
diffusori si avvicina non poco al risultato che si ottiene<br />
con un buon paio di cuffie. Ascolto un disco<br />
che conosco a memoria, una raccolta di Chansons<br />
di Machaut eseguita dallo Studio Der Frühen<br />
Musik (Emi), e il livello di dettaglio, la mancanza<br />
di ogni traccia di opacità, l’immediatezza dell’esecuzione<br />
sono da primato. Il soffio analogico<br />
della registrazione è avvertibilissimo, e anche<br />
un costante rumore ambientale che i tecnici hanno<br />
giustamente deciso di non eliminare. Il pizzicare<br />
del liuto (o comunque uno strumento della famiglia)<br />
è nettissimo, e nonostante la musicalità<br />
con cui lo strumento è raffigurato si coglie ogni<br />
particolare, ogni variazione di intensità, con in sostanza<br />
una ricchezza espressiva che non ricordo<br />
di aver mai ascoltato. La voce della solista è nitidissima,<br />
un concentrato di sfumature che garantisce<br />
un’esecuzione di grande sensibilità, con<br />
un’attenzione alle microdinamiche a dir poco<br />
meticolosa, e una leggibilità perfetta. Il tutto,<br />
senza mai per un attimo rendere il suono asettico<br />
o freddo. Anzi, il calore di questa voce e la sua naturalezza<br />
sono esemplari, e il grado di verità di<br />
quanto sto ascoltando è elevatissimo. Grazie anche<br />
alla grande solidità della scena, infatti, non mi<br />
sento di esagerare se dico che, chiudendo gli occhi,<br />
ho la netta sensazione che la cantante sia effettivamente<br />
nella mia sala d’ascolto, in carne e<br />
ossa. La terza traccia di questo disco (Horquetus<br />
David), per flauto, organetto e uno strumento ad<br />
arco, mi permette di constatare di nuovo che questi<br />
cavi, nonostante la loro strepitosa trasparenza<br />
e analiticità, non indulgono assolutamente vero un<br />
sono freddo o come si suol dire radiografante.<br />
L’attacco del flauto è agile e percussivo, il suono<br />
dell’arco (non mi sbilancio nel nome, ma è un antenato<br />
dei moderni violini) è definitissimo, “ruvido”<br />
come in questo caso deve essere, e del<br />
probabilmente piccolo organo percepisco alla<br />
perfezione il particolarissimo “attacco”, il momento<br />
ossia in cui l’aria viene lasciata passare, con<br />
una microscopica esplosione. Il tutto, però, in<br />
un amalgama di grande musicalità, caratterizzato<br />
sì da suoni luminosi e vivaci, ma anche dolci e<br />
piacevolmente rotondi. Questo disco mi consente<br />
insomma di verificare e apprezzare il potere<br />
analitico di questi cavi (devo ripeterlo, è quasi come<br />
ascoltare in cuffia!), ma anche la piacevolezza<br />
della loro impronta timbrica.<br />
Tornando per un attimo a parlare di voci, ho<br />
ascoltato a lungo brani corali con questi cavi, tra<br />
cui l’LP con il Quinto Libro dei Madrigali di<br />
Gesualdo (Rooley, L’Oiseau Lyre). Il tessuto polifonico<br />
è di rara intelligibilità, e anche nei ripieni<br />
è assai facile seguire le complesse linee melodiche<br />
delle singole parti. Eccellente la scansione<br />
del testo, e ricchissimo il trattamento timbrico delle<br />
voci, estremamente naturali.<br />
Un altro disco che conosco come le mie tasche è<br />
la Sinfonia dei Salmi di Stravinsky (Preston, Decca),<br />
un’incisione che quando nell’impianto c’è<br />
qualcosa che non va è quasi inaccettabile, ma che<br />
invece diventa quasi piacevole (seppure rimanga<br />
sempre un pochino ovattata) quando la catena riesce<br />
ad estrarre tutte le microinformazioni contenute<br />
nel disco. I nuovi cavi <strong>AudioQuest</strong> riescono<br />
in effetti a conferire una decisamente<br />
buona ariosità all’insieme corale e orchestrale, a<br />
stagliare perfettamente i soli, e a far percepire una<br />
maggior quantità di contenuto musicale rispetto<br />
al solito. Nei momenti rarefatti si apprezza il<br />
magnifico senso del dettaglio, ed emerge una<br />
grande capacità di conferire chiarezza e personalità<br />
timbrica agli strumenti, per esempio ai legni.<br />
Nei momenti di ripieno, l’ariosità si mantiene<br />
inalterata e nel contempo emerge una massa sonora<br />
calda e poderosa, di grande forza e potenza.<br />
Il coro, soprattutto, appare letteralmente svelato<br />
rispetto a quanto sono abituato ad ascoltare, molto<br />
più luminoso e ricco, più chiaro nell’articolazione,<br />
e più piacevole e completo. In questo contesto,<br />
voglio sottolineare che i cavi non mi sembrano<br />
in alcun modo “colorare” o al contrario<br />
schiarire il colore proprio di questa incisione,<br />
non aggiungono insomma nulla di per sé stessi,<br />
ma probabilmente, lasciando passare un maggior<br />
numero di informazioni ed eliminando le confusioni<br />
causate da distorsione e perdite, rendono<br />
il contenuto musicale di questo disco più completo<br />
e fruibile, lasciando godere appieno di quella<br />
che, prima di uno sciagurato riversamento in digitale,<br />
deve essere stata un’ottima registrazione (se<br />
qualcuno di voi ha questo disco su vinile, mi<br />
scriva un’e-mail per dirmi come suona, sarebbe<br />
interessante saperlo).<br />
Nell’Alleluia-Laudate della Sinfonia dei Salmi,<br />
nei suoi passaggi ai timpani soprattutto, e nei<br />
contrabbassi, emerge un’altra qualità del suono di<br />
questi cavi, ossia la loro grande velocità su tutto<br />
lo spettro della gamma. I contrabbassi hanno infatti<br />
quella veemenza che si deve ad una riproduzione<br />
particolarmente veloce, quella concretezza<br />
anche nei piano che è così rara da ascoltare,<br />
e i timpani sono potenti, corposi e stentorei ma<br />
soprattutto veloci e molto ben definiti, sia nel piano<br />
che nel forte. Il lungo finale, infatti, si fa particolarmente<br />
apprezzare proprio per la velocità in<br />
basso in ogni situazione dinamica, per la matericità<br />
di contrabbassi e timpani, e per il calore<br />
complessivo del suono, in un contesto, ripeto, ben<br />
64 febbraio 2004 • SUONO
<strong>AudioQuest</strong> <strong>Kilimanjaro</strong> + <strong>Cheetah</strong><br />
più arioso di quanto non sia abituato ad ascoltare<br />
in questo disco.<br />
Provo i cavi anche con un altro brano orchestrale<br />
(Mahler, Quinta Sinfonia, CSO, Solti, Decca),<br />
in una registrazione molto migliore, che<br />
conferma le doti dei cavi e me li fa apprezzare ancor<br />
di più in almeno due altri parametri. Il primo<br />
è l’escursione in frequenza, veramente amplissima:<br />
la tromba che apre la sinfonia è brillantissima<br />
(non però in modo fastidioso), i piatti che<br />
sottolineano i marcati sono di rara luminosità, e<br />
le regioni basse assumono maggior rilievo, come<br />
se la stessa risposta in frequenza dei diffusori si<br />
ampliasse di qualcosa, e non di troppo poco.<br />
Possono dei cavi fare ciò? Nonostante il mio<br />
scetticismo, mi pare di sì. L’altro parametro è<br />
quello dell’immagine, che con questi cavi risulta<br />
magnificamente scolpita, profondissima e stabile.<br />
Anche le regioni gravi sembrano tenute ben<br />
dietro i diffusori, sensazione forse illusoria ma<br />
che, messa insieme alla grande velocità di questa<br />
regione dello spettro, contribuisce a rendere<br />
l’ascolto realistico ed emozionante. E anche un<br />
altro parametro viene posto in risalto da questo<br />
disco, ed è l’equilibrio tra le gamme di frequenza,<br />
linearissimo per peso specifico, ricchezza<br />
nel trattamento timbrico, reattività.<br />
Un ottimo disco per saggiare questo aspetto è il solito<br />
Malak di Dhafer Youssef, in cui il contrabbasso<br />
si muove in un registro molto ampio, il che<br />
mi permette di constatare la mancanza pressoché<br />
totale di rigonfiamenti e discontinuità, e l’eccellente<br />
bilanciamento tonale. Il contrabbasso è profondo,<br />
potente ed articolatissimo, e la voce di<br />
Youssef di esemplare nitidezza.<br />
Eccellenti le percussioni su tutta la gamma, con<br />
metallofoni precisi e armonicamente densi, membrane<br />
corpose nonostante la fantastica risposta impulsiva<br />
(che spesso con altri cavi va a detrimento<br />
dello spessore sonoro), e con una saldezza<br />
scenica formidabile. In poche parole, l’ascolto di<br />
questo disco con questi cavi è emozionantissimo,<br />
e devo dire che gli <strong>AudioQuest</strong> sembrano consentire<br />
alle elettroniche AM Audio e agli Aliante<br />
di esprimere al meglio le loro già magnifiche<br />
qualità. Gli tolgono, per così dire, quel freno costituito<br />
da collegamenti sia pur buoni ma leggermente<br />
inferiori, e penso che ascoltare qualunque<br />
impianto con questi cavi costituirà per tutti<br />
una notevole sorpresa. Anche con dischi dalla<br />
minore qualità tecnica: il bellissimo (ma male inciso,<br />
almeno secondo i criteri abituali) OK Computer<br />
di Radiohead si arricchisce anche lui della<br />
grande forza introspettiva di questi cavi, che lasciano<br />
cogliere un maggior numero di dettagli negli<br />
arrangiamenti, una più netta diversificazione<br />
dei piani sonori e una più presente risposta alle<br />
basse frequenze. Ricchissime le chitarre, sia acustiche<br />
(l’azione del plettro è assai avvertibile,<br />
anche se il suono risulta sempre armonicamente<br />
robusto), sia elettriche (di queste mi piace in particolare<br />
la cangiabilità del colore, la prontezza cromatica,<br />
e naturalmente l’impatto dinamico).<br />
E a proposito di registrazioni “così così” esaltate<br />
da questi cavi, voglio anche menzionare, tra i numerosi<br />
ascolti effettuati, l’LP Don Giovanni di<br />
Lucio Battisti, al quale gli <strong>AudioQuest</strong> hanno<br />
conferito un maggior peso specifico, rendendone<br />
la fruizione più completa ed emozionante.<br />
SUONO • febbraio 2004
l’Amateur Professionnel<br />
Questo dettaglio del cavo di potenza <strong>Kilimanjaro</strong> mostra<br />
il pacco batterie e il piccolo spinotto di collegamento.<br />
Pur rispettando la tonalità chiara di questa registrazione,<br />
insomma, i cavi hanno reso il suono un<br />
po’ più corposo, mettendo in secondo piano la<br />
sensazione di fragilità che soprattutto in alcuni<br />
brani l’affligge.<br />
Infine, ebbene sì, mi sono tolto una curiosità: ho<br />
disconnesso i cavetti che collegano le batterie, per<br />
sentire se si notassero delle differenze. Voi non l’avreste<br />
fatto? Con le batterie scollegate il cavo perde<br />
un buon 20 o 30% della sua grande chiarezza,<br />
la gamma media si offusca, e mi pare che l’impianto<br />
suoni anche un po’ più piano, l’immagine<br />
si fa meno accurata e il segnale musicale appare<br />
in sostanza molto più confuso. Le batterie, insomma,<br />
servono eccome! Ripristinati i collegamenti<br />
il suono si è fatto più pulito, arioso, e sono<br />
tornate appieno tutte le caratteristiche sinora descritte.<br />
Quando ho confidato il mio esperimento<br />
a Bill Low e Joe Harley di <strong>AudioQuest</strong>, mi hanno<br />
suggerito di fare un’altra prova, e sostituire in<br />
un cavo i contenitori delle batterie da 24 Volt con<br />
quelli da 12, che ancora avevo in mio possesso, di<br />
aspettare qualche giorno e di fare una prova a confronto.<br />
Ebbene, questa prova mi ha fatto capire<br />
perché anche nel cavo di segnale si sia passati da<br />
una carica da 12 Volt a una da 24, essendo la differenza<br />
quasi altrettanto abissale che eliminando<br />
completamente le batterie. Quando ho chiesto<br />
se un incremento ulteriore del voltaggio potesse<br />
avere risultati ancora migliori, mi è stato risposto<br />
che in pratica il miglioramento si ferma qui, e la<br />
complicazione di avere un pacco batterie più<br />
grosso ancora non è affatto giustificata dal suono.<br />
In conclusione, devo dire che i <strong>Cheetah</strong> e i <strong>Kilimanjaro</strong><br />
mi hanno entusiasmato, e anche un po’<br />
scioccato, per la differenza che hanno fatto nell’impianto.<br />
Se non dico che sono i migliori cavi<br />
del mondo è solo perché non faccio mai affermazioni<br />
del genere, ma devo ammettere di essere<br />
tentato. Sono cavi di eccezionale qualità, un<br />
raro esempio di come l’innovazione tecnologica<br />
è sempre possibile anche in un campo in cui<br />
sembrava si fosse già detto tutto il dicibile. Sono<br />
indubbiamente cavi costosi, e pochi possono<br />
permetterseli (ma quei pochi ne saranno incredibilmente<br />
soddisfatti). Però... <strong>AudioQuest</strong> è<br />
sempre stato un costruttore molto attento anche<br />
alle esigenze di qualità di chi non ha il portafoglio<br />
particolarmente gonfio, offrendo prodotti di<br />
gran valore a prezzi abbordabili. Mi incuriosisce<br />
non poco saggiare quanto il costruttore californiano<br />
sarà in grado di fare con una simile arma<br />
a portata di mano!<br />
febbraio 2004 • SUONO