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Luce - Pro Loco di Candelara

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“<strong>Luce</strong>”<br />

Costituendo<br />

Associazione turistica<br />

“<strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> Candela”<br />

“<strong>Luce</strong>: il paesaggio”<br />

Per informazioni:<br />

Associazione <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> <strong>Candelara</strong><br />

Strada Borgo Santa Lucia, 40<br />

61122 <strong>Candelara</strong> <strong>di</strong> Pesaro<br />

www.candelara.com<br />

Piergiorgio Pietrelli<br />

(Direttore artistico <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong>)<br />

info: 339.2937316<br />

pietrelli@candelara.com<br />

Lorenzo Fattori<br />

(Curatore “CandelarArte”)<br />

333 38 66 081<br />

lorenzo@candelara.com<br />

2


“<strong>Luce</strong>”<br />

Mostra promossa da:<br />

“<strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> <strong>Candelara</strong>”<br />

Collettiva <strong>di</strong> pittura e scultura dei maestri:<br />

Luca Alinari, Pietro Annigoni, Luciano Baldacci, Ubaldo Bartolini, Anna Rosa Basile,<br />

Egizia Bazicalupi Bargossi, Salvatore Belcastro, Simone Bettelli, Lino Bianchi Barriviera,<br />

Cettina Callari, Doro Catalani, Giancarlo Cesarini, Rosalia Cicerale, Piera Clementi,<br />

Piera Corinaldesi, Luigi Falai, Giuliano Felici, Franco Fiorucci, Roberto Fontirossi,<br />

Alessandro Gallucci, Clau<strong>di</strong>a Garilei, Giovanni Gentiletti, Gilberto Grilli,<br />

Gloria Guar<strong>di</strong>ano, Mario Logli, Carlo Mari, Rita Marianelli, Angelo Marini,<br />

Mauro Mazziero, Giorgio Mercuri, Matilde Orsini, Natale Patrizi, Arnaldo Pauselli,<br />

Fra Giuseppe Pé<strong>di</strong>ca, Pierluigi Piccinetti, Muzio Piccioni, Laura Picozzi,<br />

Silvestro Pistolesi, Massimo Pierangeli, Silvestro Pistolesi, Paolo Polidori, Eufemia Rampi,<br />

Massimo Rao, Antonietta Ricci, Virginio Ridolfi, Graziella Simoncelli, Ginetta Talevi,<br />

Franco Terenzi, Riccardo Tommasi Ferroni, Alessandro Tonti, Walter Valentini.<br />

Mostra a cura:<br />

Dott. Lorenzo Fattori<br />

con la collaborazione <strong>di</strong><br />

Gilberto Grilli<br />

Periodo:<br />

Venerdì 29 giugno - Domenica 22 luglio 2011<br />

Orari <strong>di</strong> apertura:<br />

dal venerdì alla domenica: 17-19 e 21-23<br />

3


“<strong>Luce</strong>”<br />

Ringraziamenti:<br />

Associazione turistica “<strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong>” <strong>Candelara</strong><br />

Regione Marche<br />

<strong>Pro</strong>vincia <strong>di</strong> Pesaro e Urbino<br />

Comune <strong>di</strong> Pesaro<br />

Associazione <strong>di</strong> “Quartiere” n.3: delle “Colline e dei Castelli”<br />

Associazione Nautartis - Gubbio<br />

Libreria Frusaglia<br />

Gli artisti:<br />

Anna Rosa Basile, Salvatore Belcastro, Simone Bettelli, Cettina Callari, Doro Catalani,<br />

Giancarlo Cesarini, Rosalia Cicerale, Piera Clementi, Piera Corinaldesi, Giuliano Felici,<br />

Clau<strong>di</strong>a Garilei, Gloria Guar<strong>di</strong>ano, Gilberto Grilli, Carlo Mari, Matilde Orsini,<br />

Arnaldo Pauselli, Pierluigi Piccinetti, Muzio Piccioni, Rita Marianelli, Natale Patrizi, Fra<br />

Giuseppe Pé<strong>di</strong>ca, Laura Picozzi, Massimo Pierangeli, Paolo Polidori, Eufemia Rampi,<br />

Antonietta Ricci, Clau<strong>di</strong>o Sacchi, Graziella Simoncelli, Franco Terenzi, Alessandro Tonti.<br />

I proprietari delle opere:<br />

Gilberto Grilli, Giorgio Montesi, Lorenzo Fattori, Libreria Frusaglia<br />

Famiglia Gentiletti, Famiglia Ridolfi, Piergiorgio Pietrelli,<br />

Istituto Artigiane cristiane<br />

Per l’allestimento:<br />

Pierpaolo Diotalevi, Bruno Massarini, Luciano Mei, Franco Terenzi<br />

<strong>Pro</strong>mozione:<br />

Luca Pietrelli, Piergiorgio Pietrelli, Ufficio Stampa Comune <strong>di</strong> Pesaro<br />

Curatore della mostra:<br />

Lorenzo Fattori con la collaborazione <strong>di</strong> Gilberto Grilli<br />

Stampa:<br />

Grafica Sistemi<br />

4


“<strong>Luce</strong>”<br />

La <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> <strong>di</strong> <strong>Candelara</strong>, con la collaborazione del “Consiglio <strong>di</strong> Quartiere<br />

n. 3 delle colline e dei castelli”, dell’Associazione “Nautartis” <strong>di</strong> Gubbio” e<br />

“libreria Frusaglia” <strong>di</strong>o Pesaro, con il patrocinio della Regione Marche, della<br />

<strong>Pro</strong>vincia <strong>di</strong> Pesaro e Urbino e del Comune <strong>di</strong> Pesaro, ha organizzato la 2a<br />

e<strong>di</strong>zione della mostra “<strong>Luce</strong>”.<br />

Quest’anno il tema protagonista delle opere è il paesaggio. I cinquantadue<br />

artisti partecipanti hanno indagato nelle loro opere il ruolo della luce nel<br />

paesaggio.<br />

La mostra è stata curata da Lorenzo Fattori con la collaborazione preziosa <strong>di</strong><br />

Gilberto Grilli. Le opere in mostra non sono solo pittoriche, ma anche<br />

<strong>di</strong>segni, stampe e qualche scultura (tre scultori, quarantasette pittori e due<br />

incisori).<br />

La mostra si conferma come uno degli eventi più importanti dell’estate <strong>di</strong><br />

<strong>Candelara</strong> e soprattutto della rassegna espositiva “CandelarArte”; anzi è la<br />

mostra madre che ha generato l’idea <strong>di</strong> realizzare presso la Sala del Capitano<br />

una serie <strong>di</strong> esposizioni artistiche per offrire ai turisti che la sera verranno a<br />

visitare <strong>Candelara</strong> l’occasione <strong>di</strong> visitare qualcosa oltre al bel paesaggio.<br />

Questa collettiva inoltre ci permette <strong>di</strong> conoscere il gusto del nostro pubblico<br />

e aiutarci nella scelta degli artisti da proporre nella rassegna “CandelarArte<br />

2013”.<br />

Pierpaolo Diotalevi<br />

(Presidente <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong>)<br />

Piergiorgio Pietrelli<br />

(Direttore artistico)<br />

Lorenzo Fattori<br />

(Curatore “CandelarArte”)<br />

5


“<strong>Luce</strong>”<br />

Il paesaggio nella Storia dell’Arte<br />

La novità <strong>di</strong> questa 2a e<strong>di</strong>zione della mostra “<strong>Luce</strong>” è che, al contrario della prima<br />

esposizione, agli artisti è stato dato un tema, quello del paesaggio. Il paesaggio ha<br />

avuto sempre un posto <strong>di</strong> rilievo nella storia dell’arte; è stato un tema con cui gli artisti<br />

si sono sempre confrontati perché in esso hanno potuto esprimere con libertà i propri<br />

stati d’animo.<br />

Volendo fare una piccola sintesi della storia del paesaggio all’interno della Storia<br />

dell’Arte potremmo affermare che, durante il Me<strong>di</strong>oevo, con la per<strong>di</strong>ta del concetto <strong>di</strong><br />

arte come mimesis, è arduo trovare opere in cui il paesaggio abbia particolare rilievo. È<br />

tra la fine del XIII e l’inizio del XIV secolo che avviene la riscoperta del paesaggio<br />

nella pittura (in particolare in quella <strong>di</strong> Giotto e in quella della scuola senese del<br />

Trecento). Questo percorso <strong>di</strong> affermazione prosegue fino al XVII secolo, quando il<br />

paesaggio <strong>di</strong>venta un genere autonomo, cioè slegato dalla pura funzione <strong>di</strong><br />

ambientazione <strong>di</strong> una storia. In questo secolo appunto la pittura <strong>di</strong> paesaggio si<br />

manifesta nei <strong>di</strong>pinti nor<strong>di</strong>ci e nelle opere <strong>di</strong> Annibale Carracci e della sua scuola. È<br />

importante ricordare in questo percorso <strong>di</strong> formazione, la ricerca prospettico<br />

luministica <strong>di</strong> Piero della Francesca, lo sfumato <strong>di</strong> Leonardo da Vinci e la pittura<br />

veneta; un ruolo importante ha anche la Scuola del Danubio (Donauschule): in<br />

particolare Albrecht Altdorfer (1480 circa-1538) che <strong>di</strong>pinge i primi paesaggi senza<br />

soggetto ed ingigantisce la natura nelle scene storiche. Nel frattempo in Italia<br />

cominciano a circolare in grande numero piccoli paesaggi provenienti dalle Fiandre o<br />

dalla Germania.<br />

Nel corso del Seicento è proprio grazie a due francesi, Nicolas Poussin e Claude<br />

Lorrain, che il paesaggio viene ancor <strong>di</strong> più idealizzato; si narra che quest’ultimo<br />

passasse intere giornate nella campagna romana a <strong>di</strong>segnare dal vero, osservando gli<br />

effetti della luce. Un’altra tendenza seicentesca, che sarà molto ammirata alla fine del<br />

XVIII secolo, è rappresentata dal paesaggio colto in momenti <strong>di</strong> sconvolgimento: così<br />

nelle opere del pittore napoletano Salvator Rosa, l’artista sembra ad<strong>di</strong>rittura coglierne,<br />

con spirito moderno, il valore estetico, che <strong>di</strong>venterà popolare e quasi automatico solo<br />

nel XIX secolo.<br />

La cultura illuministica settecentesca favorisce la pittura <strong>di</strong> paesaggio e la moda del<br />

Grand Tour (il viaggio del giovane aristocratico verso mete storiche per perfezionare la<br />

propria educazione) costituisce senz’altro un impulso vivace al genere. È da questa<br />

cultura che si sviluppa il fenomeno del vedutismo, cioè la pittura <strong>di</strong> un paesaggio<br />

storicamente obiettivo che si attiene alla realtà in modo scientifico tramite l’uso della<br />

camera ottica.<br />

Tra la fine Settecento e la prima metà dell’Ottocento il paesaggio <strong>di</strong>viene elemento<br />

<strong>di</strong> riflessione per il Romanticismo tedesco, tra i cui esponenti ricordo Caspar David<br />

Friedrich - nelle sue opere pittoriche la rappresentazione <strong>di</strong> spazi sconfinati è corredata<br />

da minuscole figure colte in ammirazione dell’immensità del creato - e il<br />

Romanticismo inglese, ben rappresentato da due personaggi chiave, John Constable<br />

(1776-1837) e Joseph Mallord William Turner (1775-1851).<br />

6


“<strong>Luce</strong>”<br />

All’opposto, la luce <strong>di</strong> Jean-Baptiste-Camille Corot, pittore francese attivo anche in<br />

Italia e a Roma, <strong>di</strong>viene principio costruttivo e non smaterializza le cose. Quella luce<br />

che dà soli<strong>di</strong>tà ai panorami e le sperimentazioni <strong>di</strong> pittura en plein air <strong>di</strong> Corot e della<br />

scuola <strong>di</strong> Barbizon sfoceranno nell’Impressionismo, da Monet a Cézanne. Vincent van<br />

Gogh chiude con amarezza quell’esperienza: non vuole raccontare l’impressione<br />

soggettiva che la realtà offre ma ciò che la realtà esprime nel proprio profondo; nel suo<br />

caso inquietu<strong>di</strong>ne ed angoscia, in<strong>di</strong>cando il fallimento dell’incontro tra l’uomo e la<br />

natura.<br />

Nel XIX secolo in America vanno ricordati i pittori della Hudson River School ed<br />

in Italia la scuola paesaggistica napoletana e l’attività dei “macchiaioli”. L’olandese<br />

Anton Sminck Pitloo, trasferitosi a Napoli nel 1815, fonda un’accademia nella quale<br />

insegna a <strong>di</strong>pingere il paesaggio, formando quegli artisti che si organizzeranno nella<br />

scuola <strong>di</strong> Posillipo. I macchiaioli si de<strong>di</strong>cano alla ricerca del vero, trasfigurandolo però<br />

nella macchia attraverso la luce. I luoghi geografici ai quali è legata la loro attività<br />

pittorica sono principalmente due: la campagna fiorentina nei pressi <strong>di</strong> Piagentina<br />

(piccola località nei <strong>di</strong>ntorni <strong>di</strong> Firenze) e Castigliocello (frazione in provincia<br />

Livorno).<br />

Negli anni del Risorgimento, nei quali l’Italia <strong>di</strong>venta una nazione unita (1861), la<br />

pittura viene chiamata a documentare questa fondamentale vicenda. Non si tratta <strong>di</strong><br />

pittura <strong>di</strong> paesaggio, quanto piuttosto <strong>di</strong> storia, ma quelle battaglie e quella storia<br />

immortalate sulla tela dagli artisti hanno toccato luoghi e città del nostro paese che<br />

vengono così rappresentati da testimoni contemporanei.<br />

Per il Novecento non si può parlare più <strong>di</strong> vera e propria pittura <strong>di</strong> paesaggio, ma<br />

piuttosto <strong>di</strong> paesaggi dell’anima. Fra le esperienze più significative menziono per<br />

l’Italia i “paesi” <strong>di</strong> Giorgio Moran<strong>di</strong> (1890-1964) e per l’America i paesaggi della<br />

Pennsylvania scossi da violente tempeste <strong>di</strong> Andrew Wyeth (1917-2009).<br />

Il paesaggio in mostra a <strong>Candelara</strong><br />

In mostra quarantasette pittori, due incisori e tre scultori che hanno interpretato<br />

nelle loro opere il modo <strong>di</strong> intendere il paesaggio e, soprattutto, il ruolo della luce in<br />

esso. Esso è stato interpretato in maniera figurativa o astratta, ma c’è anche quello<br />

urbano, intimista, immaginario, celeste, astrale, religioso, impressionista ed<br />

espressionista. Il paesaggio è una componente fondamentale della nostra esistenza, un<br />

bene culturale con<strong>di</strong>viso; esso evoca in tutti noi un forte fascino ed ha costituito in<br />

passato, e rappresenta tuttora per gli artisti, una fonte infinita a cui ispirarsi. Il<br />

paesaggio può essere inteso secondo le particolari declinazioni <strong>di</strong> chi lo vive e<br />

rappresenta e può anche con<strong>di</strong>zionare le persone che lo vivono e la loro quoti<strong>di</strong>anità.<br />

Le opere in mostra coprono un arco cronologico dalla metà del XX secolo ad oggi.<br />

L’esposizione si apre con due opere ad olio <strong>di</strong> Egizia Bazicalupi Bargossi e Ginetta<br />

Talevi, due insegnanti dell’Istituto Artigiane Cristiane <strong>di</strong> Novilara e <strong>Candelara</strong> che alla<br />

sera, dopo aver passato il giorno ad insegnare alle giovani a tessere al telaio o il taglio<br />

e cucito, si <strong>di</strong>lettavano a <strong>di</strong>pingere soprattutto nature morte e paesaggi.<br />

7


“<strong>Luce</strong>”<br />

Si tratta <strong>di</strong> una pittura semplice ma che rimane quale testimonianza indelebile <strong>di</strong> un<br />

passato del nostro territorio rurale che rischia <strong>di</strong> perdersi con la <strong>di</strong>spersione <strong>di</strong> queste<br />

opere. L’esposizione <strong>di</strong> queste due opere è un assaggio, forse una proposta, un<br />

auspicio, che in futuro qualche giovane abbia voglia <strong>di</strong> recuperare e catalogare<br />

l’attività pittorica <strong>di</strong> questa scuola.<br />

Se queste sono le origini <strong>di</strong> una breve meteora pittorica, a Candelora abbiamo<br />

l’opera incisoria <strong>di</strong> Lino Bianchi Barriviera (1906-1985), artista conosciuto soprattutto<br />

per la sua vasta opera incisoria comprendente più <strong>di</strong> 950 lastre, per le quali ha<br />

utilizzato prevalentemente l’acquaforte. E’ esposta una bellissima veduta del Calvario,<br />

dove ancora è issata la croce; vi è anche la presenza umana, piccoli burattini incapaci<br />

<strong>di</strong> governare la storia e, soprattutto, i terribili agenti atmosferici che si scatenarono<br />

dopo il deici<strong>di</strong>o. I segni secchi e precisi accentuano questo stato d’animo verso colui<br />

che guarda l’opera.<br />

Uno dei pezzi più importanti della mostra è un piccolo <strong>di</strong>segno realizzato con il filo<br />

master del maestro Pietro Annigoni: una veduta <strong>di</strong> una città del nord Europa, appuntata<br />

velocemente su carta in uno dei suoi tanti viaggi. Nella sala dell’orologio sono esposte<br />

opere <strong>di</strong> due suoi allievi: Silvestro Pistolesi e Luigi Falai. Di quest’ultimo si espone<br />

una piccola pittura raffigurante “Il maestro Annigoni che <strong>di</strong>pinge in primavera in<br />

Versilia”, opera che testimonia una delle pratiche più comuni dei paesaggisti. Infine vi<br />

è anche un’opera <strong>di</strong> Gilberto Grilli, seguace e biografo ufficiale <strong>di</strong> Annigoni: come il<br />

maestro realizza un “Capriccio”, un abbozzo veloce fatto a pennarello su una semplice<br />

borsa <strong>di</strong> carta che mostra l’abilità tecnica dell’artista nel creare con pochi tratti ed in<br />

pochi secon<strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno dalla grande freschezza.<br />

Una sezione dell’esposizione è stata de<strong>di</strong>cata agli artisti pesaresi: la maniera del<br />

paesaggio della prima metà del XIX è rappresentata in mostra con una marina <strong>di</strong><br />

Alessandro Gallucci. Affianco a lui un maestro contemporaneo, Franco Fiorucci, con<br />

due opere raffiguranti due momenti artistici <strong>di</strong>fferenti della sua carriera ed a seguire<br />

alcuni alunni della sua fiorente scuola. Clau<strong>di</strong>a Garilei con una bella veduta marina.<br />

Gloria Guar<strong>di</strong>ano e Antonietta Ricci espongono due <strong>di</strong>pinti <strong>di</strong> paesaggio astratto che si<br />

caratterizzano per una forte espressione del segno, per i colori intensi ed impastati<br />

dall’utilizzo <strong>di</strong> una tecnica mista, tecnica simile a quella utilizzata da Muzio Piccioni,<br />

in cui è protagonista il segno ottenuto con pennellate larghe e sinuose. Ma egli<br />

appartiene ad un’altra scuola, l’AIIA (Accademia Internazionale Incisione Artistica),<br />

insieme all’incisore Giuliano Felici, che propone una piccola incisione <strong>di</strong> una via <strong>di</strong><br />

campagna <strong>di</strong> <strong>Candelara</strong> che rievoca la bellezza incontaminata del nostro territorio.<br />

Anche un’altra pittrice candelarese, Piera Clementi, ha frequentato questi corsi AIIA e<br />

presenta un acquarello realizzato nelle sue vacanze in un momento ricavato tutto per sé<br />

mentre i suoi figli dormivano. Laura Picozzi propone un delizioso ed armonico<br />

paesaggio musicale.<br />

Lo scultore pesarese Carlo Mari partecipa con una veduta <strong>di</strong> un agitato mercato<br />

citta<strong>di</strong>no e Franco Terenzi, con la sua opera “XI settembre e poi…”, invita<br />

l’osservatore ad una profonda riflessione partendo dall’immagine delle due torri<br />

<strong>di</strong>strutte da cui emergono i volti dei protagonisti <strong>di</strong> questa trage<strong>di</strong>a. Rosalia Cicerale<br />

propone un’opera particolare: protagonista è il fusto <strong>di</strong> un albero che emerge da un<br />

fondo <strong>di</strong> luce oro, simile ad una tavola me<strong>di</strong>evale, ma quest’albero spoglio si sta<br />

<strong>di</strong>sgregando, come in<strong>di</strong>cano le colature <strong>di</strong> colore dei rami.<br />

8


“<strong>Luce</strong>”<br />

Giancarlo Cesarini, pittore del dettaglio, ricorda per la perizia dell’opera quella dei<br />

maestri rinascimentali, come ad esempio Piero Della Francesca, nella luce cristallina<br />

che caratterizza la veduta del Campo Marzio <strong>di</strong> Baia Flaminia <strong>di</strong> Pesaro, con la città<br />

alle sue spalle con i suoi palazzi e la gru dei cantieri che <strong>di</strong>venta azzurra per effetto<br />

dell’atmosfera, ricordando la lezione <strong>di</strong> Leonardo! Graziella Simoncelli propone una<br />

piccola teletta tutta de<strong>di</strong>cata alle atmosfere romantiche <strong>di</strong> un paesaggio <strong>di</strong> montagna,<br />

con una pennellata elaborata minuziosamente ma non che non perde <strong>di</strong> freschezza.<br />

Paolo Polidori, quale uomo <strong>di</strong> una città <strong>di</strong> mare, rimane affascinato dalla vista<br />

naturalistica <strong>di</strong> un golfo: colpisce la limpidezza del colore.<br />

Infine, ultima esponente della scuola pesarese è Anna Rosa Basile che propone una<br />

tela del suo esor<strong>di</strong>o: sembra quasi irriconoscibile nel suo stile pittorico, ma già sono<br />

presenti i temi che hanno contrad<strong>di</strong>stinto il suo percorso artistico: la metamorfosi e la<br />

fantasia: infatti, questi alberi si animano come persone tramite la magica luce dei raggi<br />

del sole.<br />

Al centro della sala dell’orologio è protagonista una bellissima scultura ine<strong>di</strong>ta <strong>di</strong><br />

Giovanni Gentiletti, “Meri<strong>di</strong>ana Fossile”; realizzata in rame, rappresenta un bellissimo<br />

paesaggio stilizzato: si tratta <strong>di</strong> un’opera insolita nel percorso artistico del maestro.<br />

La scuola urbinate è rappresentata da due gran<strong>di</strong> pittori: Mario Logli e le sue città<br />

volanti e Walter Valentini con un’opera calcografica rappresentante il <strong>di</strong>alogo <strong>di</strong> rotte<br />

nello spazio <strong>di</strong> <strong>di</strong>versi pianeti. Dai confini della nostra provincia Luciano Baldacci,<br />

pittore realista, ci propone un interessante stu<strong>di</strong>o su una noce enorme in primo piano e<br />

sullo sfondo il paesaggio e l’albero che l’ha generata.<br />

Anche la scuola fanese ha i suoi rappresentanti: Alessandro Tonti, che propone una<br />

poesia pittorica de<strong>di</strong>cata al paesaggio marino dove è protagonista la forza <strong>di</strong> “madre<br />

natura”. Doro Catalani, altro storico artista <strong>di</strong> questa scuola, esprime un paesaggio da<br />

sogno e visionario, un volo tra le nuvole che il visitatore può vedere solo chiudendo gli<br />

occhi; la particolarità è che la luce <strong>di</strong> questa opera si tinge <strong>di</strong> un rosso-violaceo, colore<br />

che in<strong>di</strong>ca sia il caldo della passione che il momento della pausa e riflessione. Pierluigi<br />

Piccinetti partecipa con una tela della serie “Geografie dell’anima”, dove una natura<br />

morta, composta con oggetti comuni della vita dell’artista, si trasforma in un<br />

paesaggio, frutto <strong>di</strong> un <strong>di</strong>stillato <strong>di</strong> emozioni interiori dell’artista. Mirabili sono i monti<br />

innevati tramite un gioco della luce che smaterializza il panno bianco <strong>di</strong> seta. Infine,<br />

Massimo Pierangeli pittore residente a Fano, mostra una bellissima vista della<br />

campagna intorno a <strong>Candelara</strong>, nella quale fa rivivere la leggenda dell’origine dello<br />

stemma <strong>di</strong> <strong>Candelara</strong>.<br />

Ospite d’onore della mostra è il pittore fanese Virginio Ridolfi, conosciuto come “il<br />

pittore dei Calanchi”. Le sue opere “che rievocano bolgie dantesche, tanto crescono a<br />

<strong>di</strong>smisura questi ciclopi che non sono più neppure "calanchi" appenninici, ma "orri<strong>di</strong>",<br />

"valli della morte", gole <strong>di</strong> terra soli<strong>di</strong>ficata, come pietrificata, da <strong>di</strong>scesa negli inferi…<br />

Zone dove la luce, pur comprimaria, sopprime i tagli dei contrasti luministici,<br />

<strong>di</strong>lagando ovunque con quella monotonia ossessiva che è residuo notturno nel trapasso<br />

in cui i fantasmi intravisti prendono forme d’irrealtà illivi<strong>di</strong>te, annichilite”.<br />

Percorrendo idealmente la statale adriatica dopo Fano incontriamo Marotta, dove<br />

vivono due altri artisti: Agrà (Natale Patrizzi) che espone una delle sue finestre<br />

appartenente alla serie “recupero rurale”; protagonista è un albero <strong>di</strong> olivo, uno degli<br />

elementi caratterizzanti la nostra zona, ma anche una delle eccellenze del territorio.<br />

9


“<strong>Luce</strong>”<br />

Piera Corinaldesi propone invece un altro aspetto della civiltà marinara, i pescatori in<br />

riva al mare che sistemano la rete: interessante come il <strong>di</strong>segno realizzato con le crete<br />

riesca a dare il senso della materia attraverso pochi e veloci tratti <strong>di</strong> <strong>di</strong>segno.<br />

Dalle Marche ancora Giorgio Mercuri: due piccoli olii, rappresentanti una collina<br />

su cui svetta una piccola pianta, l’unica forma <strong>di</strong> vita presente in questo paesaggio.<br />

Percorrendo invece un’altra strada famosa, la Flaminia, troviamo altri amici nella<br />

città <strong>di</strong> Rimini: Eufemia Rampi, con una bellissima veduta monocromatica violacea<br />

della sua città, in cui è protagonista il ponte <strong>di</strong> Tiberio; questa è una pittura emozionale<br />

dei sentimenti dell’anima. Ancora a Gubbio altri amici: Arnaldo Pauselli, con una<br />

bellissima veduta al tramonto della “cima alle alpi”, in cui torna prepotentemente<br />

protagonista la forza <strong>di</strong> madre natura, anche qui accentuata dall’uso <strong>di</strong> una tecnica<br />

mista <strong>di</strong> olio steso a spatolate; lo stesso concetto anche nella pittura <strong>di</strong> Matilde Orsini e<br />

Simone Bettelli, un’opera un po’ scolastica che comunque lascia intravvedere<br />

interessanti sviluppi in opere più recenti.<br />

Dalla provincia <strong>di</strong> Perugia abbiamo Rita Marianelli che ci propone una vista<br />

notturna del suo paese, Sigillo: si tratta <strong>di</strong> un dettagliato scorcio che lei vede tutti i<br />

giorni affacciandosi dalla finestra della sua casa. Fra Giuseppe Pé<strong>di</strong>ca, un frate pittore<br />

del monastero <strong>di</strong> San Silvestro <strong>di</strong> Fabriano, è un artista novantenne naïf che attraverso<br />

la pittura ha trovato un altro modo per evangelizzare la gente che incontra: in mostra<br />

espone uno scorcio <strong>di</strong> campagna rurale: una ragazza inginocchiata ai pie<strong>di</strong> <strong>di</strong> una<br />

statua della Madonna mentre sta facendo una semplice preghiera.<br />

Dalla città <strong>di</strong> Genova, Salvatore Belcastro ci propone una vista della città <strong>di</strong><br />

Gubbio: protagonisti sono i suoi tetti ed un alto e snello cipresso. Dalla Sicilia Cettina<br />

Callari, la pittrice innamorata del Perù che espone un interessante scorcio del lago <strong>di</strong><br />

Titicaca: è un’opera che si caratterizza per i colori intensi e pastosi.<br />

Ubaldo Bartolini è il cantore solitario della natura dove, se l’uomo compare, è<br />

solamente una piccola macchietta impotente <strong>di</strong> fronte a tanta magnificenza. In Luca<br />

Alinari e Roberto Fontirossi il protagonista è l’ingegno architettonico dell’uomo: nel<br />

primo si esprime in una veduta della chiesa del paese che <strong>di</strong>venta il fulcro della vita<br />

sociale; colpisce la cromia vivace della tavolozza. Nel secondo una fantastica festa del<br />

condominio dove, l’eccezionalità non risiede solo negli uomini volanti ma, soprattutto,<br />

nel trasformare i condomini normalmente in perenne lotta in una brigata serena <strong>di</strong><br />

amici in festa.<br />

Con Riccardo Tommasi Ferroni ci immergiamo in un’atmosfera bucolica, abitata<br />

da personaggi mitologici. Con le opere <strong>di</strong> Mauro Mazziero e Massimo Rao torna<br />

protagonista la forza della natura, che ha il predominio anche sulla forma oggettiva del<br />

paesaggio <strong>di</strong>pinto. Angelo Marini propone invece un interessante zoom, all’interno <strong>di</strong><br />

un bosco: non un paesaggio classico ma un primo piano dettagliatissimo <strong>di</strong> tre funghi.<br />

Questi i nomi e le opere in mostra in questa collettiva che ha voluto celebrare il<br />

paesaggio attraverso artisti provenienti da tutta Italia, con una particolare pre<strong>di</strong>lezione<br />

per quelli del nostro territorio, ma lo sguardo poi si è allargato, così ci si accorge che il<br />

paesaggio è stato interpretato oltre la semplice e banale visione dell’artista che con il<br />

cavalletto si reca a copiare stucchevolmente dal vero; molto più spesso gli artisti<br />

riescono ad interpretarne l’anima e restituire poesie musicali che colpiscono il cuore<br />

delle persone sensibili che le ammirano.<br />

10


“<strong>Luce</strong>”<br />

Concludendo, possiamo <strong>di</strong>re che questa mostra esprime il concetto che il paesaggio<br />

può nascondere in sé significati recon<strong>di</strong>ti imprigionati nelle opere degli artisti a<br />

seconda della loro sensibilità. La presenze e la scelta della luce fatta dall’artista per<br />

ottenere l’effetto desiderato è fondamentale.<br />

Lorenzo Fattori<br />

(Curatore “CandelarArte”)<br />

Biografia <strong>di</strong> Virginio Ridolfi<br />

Nacque il giorno 1-1-1922 a Cuccurano, una frazione <strong>di</strong><br />

Fano (PU) situata lungo la vecchia consolare<br />

Flaminia,sotto le colline <strong>di</strong> Montegiove e <strong>di</strong> Ferreto e<br />

sotto quel “Mont de Pasqualon” dal quale sognava <strong>di</strong><br />

saltare con gli sci a mo’ <strong>di</strong> trampolino, qualora ci fosse<br />

stata una straor<strong>di</strong>naria nevicata!<br />

La madre Maria, il padre Giuseppe, un fratello maggiore<br />

Archelao e Santino, <strong>di</strong> qualche anno più piccolo,<br />

costituivano la sua famiglia <strong>di</strong> origine.<br />

La sua casa in cui si trovavano l’alimentari e l’osteria del<br />

paese, era un punto <strong>di</strong> incontro per i compaesani e per gli<br />

abitanti dei paesi limitrofi, per i quali Virginio <strong>di</strong>venne<br />

ben presto un elemento trainante grazie al suo spirito <strong>di</strong> avventura, alla sua fantasia,<br />

al gusto della novità e alla capacità <strong>di</strong> vivere ogni situazione con la semplicità <strong>di</strong> chi<br />

può permettersi <strong>di</strong> affrontare tranquillamente ogni evento della vita, anche rischioso.<br />

Amante della compagnia,era circondato da amici che da lui trevano lo spunto per<br />

movimentare le giornate in questo paesino costruito a pochi chilometri dal mare.<br />

Virginio rappresentava dunque un punto fermo in cui trovare amicizia, simpatia,ma<br />

capace anche <strong>di</strong> suscitare timore e soggezione; infatti oltre al calcio, al ciclismo, al<br />

pattinaggio, alla caccia…praticava con profitto pure il pugilato e non <strong>di</strong>sdegnava<br />

all’occorrenza menare le mani, se costrettoci, fedele alla sua filosofia del “ vivi e<br />

lascia vivere”.<br />

Fin da piccolo mostrò <strong>di</strong> amare molto anche i momenti <strong>di</strong> solitu<strong>di</strong>ne a stretto<br />

contatto con la natura per conoscerla a fondo; <strong>di</strong>venne infatti capace <strong>di</strong> riconoscere<br />

tanti tipi <strong>di</strong> uccelli,il loro volo, i loro canti, i loro ni<strong>di</strong>..Conobbe i luoghi più impervi<br />

dei nostri monti (Catria, Nerone, Petrano) e imparò a cavarsela da solo stu<strong>di</strong>ando e<br />

istruendo i vari cani da caccia che si avvicendarono nel tempo.<br />

11


“<strong>Luce</strong>”<br />

Frequentò la scuola d’Arte “ A. Apolloni” <strong>di</strong> Fano<br />

dove confermò la sua vivacità, la sua intelligenza e la<br />

sua generosità. Diplomatosi maestro d’arte con<br />

Emilio Lazzaro e Fabio Tombari docenti ( con<br />

quest’ultimo continuò un rapporto <strong>di</strong> scambi e<br />

amicizia) avrebbe dovuto iscriversi all’Accademia <strong>di</strong><br />

Belle Arti a Firenze quando accade un episo<strong>di</strong>o che a<br />

mio padre piaceva raccontare.<br />

Appena finito l’ultimo anno <strong>di</strong> scuola, capitò nel bar<br />

della sua famiglia un uomo che chiedeva l’elemosina;<br />

sua madre chiese a costui perché si era ridotto a fare il<br />

men<strong>di</strong>cante e l’uomo rispose :” Vede signora,tutti i<br />

pittori fanno questa fine!” Queste parole furono<br />

sufficienti a far sì che la madre, che sapeva che<br />

Virginio voleva continuare gli stu<strong>di</strong> per <strong>di</strong>ventare<br />

pittore, cambiasse idea mandandolo a lavorare nella<br />

cooperativa e<strong>di</strong>le del marito. Ma il lavoro d’ufficio<br />

non era per lui e infatti con la guerra alle porte partì<br />

volontario nei paracadutisti della Folgore. Dapprima a Tarquinia,poi a Firenze e<br />

infine a Bari pronto a trasvolare in Africa. Il destino volle che in uno degli ultimi<br />

lanci <strong>di</strong> preparazione si fratturò una caviglia e questo incidente lo rispedì a casa, con<br />

rammarico suo ma non certo <strong>di</strong> noi figli che ancora dovevamo nascere; sappiamo<br />

infatti quale destino attese i paracadutisti della Folgore a El Alamein! Finita al<br />

guerra, tra le macerie bisognava ricostruire. La cooperativa e<strong>di</strong>le <strong>di</strong> cui faceva parte<br />

insieme con il padre e i fratelli lavorava molto, ma, come già detto, il lavoro<br />

sedentario non gli piaceva e così in cambio <strong>di</strong> un <strong>di</strong>segno-progetto che aveva<br />

realizzato per la costruzione della fornace del paese si fece dare dei mattoni <strong>di</strong> scarto<br />

con i quali costruì il primo cinema della zona.<br />

Questa attività rappresentava una grossa novità e , visto il successo, dopo poco<br />

tempo costruì un cinema più grande attaccato alla casa d’origine la quale ancor più<br />

<strong>di</strong>venne il centro <strong>di</strong> aggregazione per i paesani, in quanto qui si trovava l’alimentari,<br />

il bar, la sala biliardo, il cinema..che oltretutto veniva inoltre utilizzato come sala da<br />

ballo nei perio<strong>di</strong> allora consentiti per tale attività (Carnevale, San Silvestro e<br />

l’Epifania). La gente affluiva da varie parti e la famiglia Ridolfi ( <strong>di</strong>venuta nel<br />

frattempo più numerosa per i matrimoni <strong>di</strong> mio padre e dei suoi due fratelli), portava<br />

avanti tutte queste attività.<br />

Non pago <strong>di</strong> ciò, insieme con l’amico Leo, gestore dello storico albergo “Il Furlo”,<br />

mio padre aprì un ristorante a “Villa Para<strong>di</strong>so” nella panoramica <strong>di</strong> Pesaro e questo<br />

ristorante <strong>di</strong>venne uno dei più frequentati della costa. Ma come era tipico del suo<br />

carattere, quando raggiungeva risultati <strong>di</strong> successo cambiava tutto per ricominciare e<br />

così fece anche nel 1954 quando si trasferì con mia madre e me (che avevo allora<br />

quattro anni), a Fossombrone dove aprì la prima lavanderia a secco. A fine settimana<br />

ritornavamo a Cuccurano per aiutare i famigliari <strong>di</strong> origine nella loro attività: mio<br />

padre si occupava del cinema ( le rappresentazioni erano solo domenicali) e delle<br />

feste da ballo e la domenica sera tornavamo nuovamente a Fossombrone per<br />

riprendere la normale vita settimanale fino al sabato successivo.<br />

12


“<strong>Luce</strong>”<br />

Fossombrone è una ridente citta<strong>di</strong>na<br />

già allora dotata <strong>di</strong><br />

ospedale,cinema,bar,negozi….e<br />

soprattutto con gente cor<strong>di</strong>ale e<br />

gioviale. La lavanderia <strong>di</strong><br />

Virginio,”re dei cacciatori” situata<br />

nel centro del corso Garibal<strong>di</strong> da<br />

dove parte il”Taglio”, <strong>di</strong>venne ben<br />

presto il luogo <strong>di</strong> riunione <strong>di</strong> tanti<br />

nuovi amici che si trovavano a fine<br />

giornata per raccontare le proprie<br />

avventure <strong>di</strong> caccia, con le risate e<br />

gli sfottò tipici <strong>di</strong> un periodo <strong>di</strong><br />

fiducia nel presente e<br />

nell’avvenire.Tutte le sere era come<br />

un rito per tanti, prima <strong>di</strong> tornare a<br />

casa, passare in lavanderia per<br />

salutare mio padre e mia madre, per<br />

sentire le novità, per raccontare i<br />

propri fatti della giornata, per fare<br />

programmi <strong>di</strong> caccia…<br />

Dopo cena i bar del corso dei<br />

fratelli Roberto e Mauro <strong>di</strong>venivano<br />

i sostituti naturali della lavanderia<br />

per continuare ed approfon<strong>di</strong>re gli argomenti già trattati, magari in fretta, prima <strong>di</strong><br />

cena. Mio padre si de<strong>di</strong>cava alla lavanderia aiutando mia madre, ma ciò che lo<br />

interessava <strong>di</strong> più era la libertà che provava quando andava a caccia e addestrava i<br />

suoi cani. <strong>Pro</strong>prio questo <strong>di</strong>venne un nuovo campo in cui cimentarsi.<br />

Iniziarono anni <strong>di</strong> duro impegno e <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni; allenava per le gare <strong>di</strong><br />

caccia classica i bracchi italiani <strong>di</strong> “Sor Rico”(Adanti Enrico): la Bimba,Bimbo, la<br />

Cia e soprattutto Lor dei Ronchi, un campione come pochi in campo cinofilo con il<br />

quale vinse tutto ciò che si poteva. Il mondo della cinofilia in quegli anni era agli<br />

albori ed era caratterizzato dalla grande passione, dal lavoro, dagli sfottò tra<br />

allenatori e da una grande sportività e rispetto. Tanti amici-rivali con i quali, come in<br />

un circo, si passava da una gara all’altra nel tentativo <strong>di</strong> ripetersi se si aveva vinto, o<br />

<strong>di</strong> riscattarsi, ma sempre all’insegna <strong>di</strong> “vinca il migliore” in questo fantastico<br />

binomio cane-dretzer. Enrico Adanti, Luigi Bellone, Antonio Rossi, Tito<br />

Biancalana, Gino Botto, Carlo Ronchini, Remo Tempestini…sono solo i nomi <strong>di</strong><br />

uomini che fecero la storia della cinofilia locale e nazionale in quegli anni che<br />

riconoscevano in Virginio una figura aggregante utile a migliorare la qualità delle<br />

giornate <strong>di</strong> gara nell’aspetto competitivo e soprattutto in quello scanzonato e <strong>di</strong><br />

amicizia.<br />

Il periodo dell’impegno cinofilo professionistico durò <strong>di</strong>versi anni fino a quando,<br />

risiedevamo ancora a Fossombrone,per qualche motivo “non precisato” qualcuno <strong>di</strong><br />

notte avvelenò il canile che mio padre aveva nella campagna vicino a Fano.<br />

Morirono numerosi pointers che avevano richiesto anni <strong>di</strong> lavoro e sudore da parte<br />

<strong>di</strong> mio padre per allenarli tanto da essere pronti per le gare; Lui, deluso, trasse la<br />

conclusione che era giunto il momento <strong>di</strong> abbandonare questa attività..se si giungeva<br />

13


“<strong>Luce</strong>”<br />

a tanto. Regalò i cani superstiti agli amici e lasciò l’attività <strong>di</strong> allenatore con la quale<br />

aveva vinto tantissime gare internazionali, in Italia e all’estero.<br />

Nella sua filosofia <strong>di</strong> vita c’era che quando finisce lascia tempo e spazio per<br />

qualcosa d’altro che nasce; infatti solo da allora potè ritrovare il tempo e la voglia<br />

per de<strong>di</strong>carsi alla pittura che aveva tralasciato da quando aveva terminato gli stu<strong>di</strong>.<br />

Gli impegni <strong>di</strong> vita lo avevano <strong>di</strong>stolto da tale interesse, ma quell’episo<strong>di</strong>o così<br />

crudo e triste lo spinse a reagire con il bisogno <strong>di</strong> creare un mondo suo, migliore <strong>di</strong><br />

quello che lo circondava; tornò a riprendere in mano il pennello e con la tecnica<br />

dell’acquerello fece i suoi primi quadri che avevano per soggetto alcuni scorci <strong>di</strong><br />

Fossombrone e <strong>di</strong> Fano.<br />

In quel periodo oltre alla lavanderia <strong>di</strong> Fossombrone i miei genitori ne avevano<br />

avviato una anche a Fano dove ci trasferimmo nel 1963, lasciando a Fossombrone<br />

un vuoto nel cuore dei tanti amici e conoscenti. Questo spostamento, giustificato<br />

dalla necessità <strong>di</strong> vivere in una città più grande per esigenze <strong>di</strong> lavoro e garantire a<br />

me e a mio fratello (nato a Fossombrone nel ’59) più agevoli stu<strong>di</strong> superiori,chiuse<br />

per mio padre il periodo della cinofilia e aprì quello dell’impegno nel mondo della<br />

pittura.<br />

Dopo i primi acquarelli iniziò a <strong>di</strong>pingere ad olio a spatola su tela e faesite e quin<strong>di</strong> a<br />

pennello. I temi dei suoi quadri erano vari raffigurando marine, fiori, nature<br />

morte,scene <strong>di</strong> caccia…alla ricerca <strong>di</strong> una propria, personale espressione. Dato che<br />

questi quadri piacevano ai clienti che capitavano in lavanderia dove mio padre li<br />

esponeva, iniziarono, per sfida, le prime mostre collettive, le prime extemporanee e i<br />

primi consensi <strong>di</strong> un pubblico che non lo conosceva e anche i primi premi dalle<br />

giurie.<br />

Questo succedersi <strong>di</strong> approvazioni dapprima a livello locale e poi via via su tutto il<br />

territorio nazionale gli dava lo stimolo per migliorarsi e il caffè “Centrale” <strong>di</strong><br />

“Cigalin” era il luogo dove lui e altri pittori fanesi (Storer, Pucci, Rossi, Marano,<br />

Pusineri..) si ritrovavano per l’ispirazione per la successiva opera che veniva<br />

stimolata dalla competitività, quasi come se ognuno <strong>di</strong> loro fosse il solo cultore<br />

scelto dalla musa della pittura. In quegli anni Fano visse <strong>di</strong> questo risveglio artistico<br />

e culturale che senza eccessi portò a continue e varie esposizioni <strong>di</strong> quadri <strong>di</strong> questi<br />

pittori locali ai quali vanno ancora aggiunti i nomi <strong>di</strong> Generali, Piccinetti, Ra<strong>di</strong>cioni,<br />

Patrizi…Era facile e bello vedere queste loro opere in mostra nelle vetrine dei<br />

negozi più <strong>di</strong>versi, purchè ..fossero esposte al pubblico.<br />

Il 1973 fu un anno <strong>di</strong> svolta nella carriera pittorica <strong>di</strong> mio padre che nei suoi primi<br />

<strong>di</strong>eci anni aveva già raggiunto riconoscimenti notevoli. Fu chiamato a Bologna in<br />

occasione della Fiera Campionaria “Giò ‘70” insieme con altri tre pittori prescelti<br />

come lui da una giuria <strong>di</strong> critici bolognesi, per sperimentare l’impatto della pittura<br />

con quel pubblico che in gran parte non frequentava le gallerie d’arte. Mio padre<br />

volle fare in quell’occasione un “Omaggio all’Appennino” <strong>di</strong>pingendo solo<br />

“calanchi” e con i quali ottenne un enorme successo <strong>di</strong> critica e pubblico.<br />

Da allora il calanco, per decenni da lui vissuto come cacciatore e allenatore <strong>di</strong> cani,<br />

<strong>di</strong>venne il tema dominante dei suoi quadri;sentì <strong>di</strong> aver trovato la sua forma<br />

espressiva e <strong>di</strong>pingere in stu<strong>di</strong>o questi “mari <strong>di</strong> terra” gli permetteva <strong>di</strong> esternare il<br />

suo mondo interiore. Lo visse come un cambiamento talmente profondo che<br />

..cambiò anche il modo <strong>di</strong> firmare le sue tele.<br />

Tali opere all’inizio erano cupe, sofferte; osservandole ci si sprofondava dentro<br />

questi mari <strong>di</strong> terra simili a bolge dantesche. Poi negli anni i calanchi <strong>di</strong>verranno più<br />

“ descritti”, visti con la partecipazione <strong>di</strong> chi può volarci sopra e spaziare fino<br />

all’infinito; d’altronde mio padre era stato un pioniere delle sensazioni che si<br />

14


“<strong>Luce</strong>”<br />

possono provare..volando.<br />

Da allora gran<strong>di</strong> sod<strong>di</strong>sfazioni a livello nazionale ed internazionale con mostre<br />

personali, premi, riconoscimenti vari che non gli tolsero mai il gusto della<br />

novità,dell’esperimento, del bisogno <strong>di</strong> tentare qualcosa <strong>di</strong> nuovo nella vita; nel<br />

1978 a Spoleto, in occasione del “ Festival dei due Mon<strong>di</strong>”, espose le sue opere in<br />

maniera provocatoria lungo una scalinata con un arabo legato ad una se<strong>di</strong>a e<br />

bottiglie <strong>di</strong> petrolio “nostrano”in ven<strong>di</strong>ta, proveniente dal nostro sottosuolo!!<br />

La notte poi era per lui il momento magico per <strong>di</strong>pingere. Quando finivano i<br />

programmi in televisione e i rumori calavano, allora iniziava a <strong>di</strong>pingere, tra il fumo<br />

delle sue tante sigarette; al mattino seguente si trovava l’opera creata lì sul cavalletto<br />

in mostra come a <strong>di</strong>re:“da oggi ci sono anch’io in questo mondo!!” Poi magari<br />

seguivano i perio<strong>di</strong> <strong>di</strong> sterilità pittorica in cui non <strong>di</strong>pingeva ma sognava <strong>di</strong><br />

acquistare un camper per girare insieme con mia madre le piazze e i luoghi più belli<br />

d’Italia per esporre le sue opere a stretto contatto con il pubblico più vario. Per lui<br />

era molto importante che ciò che lui creava piacesse anche agli altri.<br />

Una caratteristica della sua personalità era la riservatezza e l’ovvietà <strong>di</strong> raggiungere<br />

qualunque risultato, se si era lavorato bene. Dei tanti premi ambitissimi ricevuti per<br />

meriti sia nel campo della cinofili,sia in quello della pittura, non ne fece mai<br />

menzione nella sua città <strong>di</strong> Fano o con gli amici; gli piaceva trascorrere ore al caffè<br />

“Centrale”tra una risata, un racconto, una partita al biliardo con la consumazione in<br />

palio..quin<strong>di</strong> passava in lavanderia da mia madre a vedere se occorreva qualcosa per<br />

poi tornare a casa e in stu<strong>di</strong>o si metteva a <strong>di</strong>pingere, in modo che quando poi anche<br />

noi rincasavamo, poteva sentire il nostro parere su ciò che nel frattempo aveva<br />

creato.<br />

Nel 1982 era intento a lavorare a un quadro <strong>di</strong> notevoli <strong>di</strong>mensioni per la<br />

quadriennale <strong>di</strong> Roma quando casualmente, dopo notti insonni a causa del<br />

riacutizzarsi della sua bronchite cronica <strong>di</strong> fumatore, ci fu un riscontro casuale<br />

ra<strong>di</strong>ologico <strong>di</strong> un’ombra all’apice <strong>di</strong> un polmone. Da lì si sottopose a tutti gli<br />

accertamenti vivendo questa nuova esperienza con la forza e la <strong>di</strong>gnità <strong>di</strong> chi è<br />

fiducioso che “ anche questa volta andrà bene”, come in tante altre occasioni. In<br />

quel periodo lasciò<br />

La lavanderia ad una ragazza che lì lavorava da tanti anni ed essendo ormai noi due<br />

suoi figli gran<strong>di</strong> e “sistemati”, pensò <strong>di</strong> essere pronto ad acquistare quel famoso<br />

camper per girare l’Italia con mia madre e i quadri. Fu però necessario un intervento<br />

chirurgico per asportare ciò che si era rivelato essere una neoplasia maligna del<br />

polmone.<br />

A Bologna il chirurgo toracico che lo operò si meravigliò della forza della<br />

muscolatura <strong>di</strong> questo uomo <strong>di</strong> sessant’anni. L’intervento chirurgico andò bene; il<br />

morale <strong>di</strong> mio padre era buono e tanta la sua voglia <strong>di</strong> vivere.<br />

Tornato a casa si impegnò molto con la fisioterapia e la parte residua del polmone<br />

operato si espanse come prima dell’intervento. L’estate successiva già mio padre<br />

torno a pescare i cannelli in apnea, a giocare a biliardo a <strong>di</strong>pingere con una serenità<br />

profonda; aveva anche smesso <strong>di</strong> fumare!!, ma nel settembre del 1983 comparvero<br />

alcuni <strong>di</strong>sturbi alla vista. La Tac cerebrale rivelò la presenza <strong>di</strong> metastasi a <strong>di</strong>stanza<br />

<strong>di</strong> un anno dall’intervento; in tre mesi mio padre consumò il suo calvario e morì la<br />

mattina del 20 <strong>di</strong>cembre 1983.<br />

Anche a morire fece in fretta, tanto che molti suoi amici non riuscirono a vederlo<br />

star male; per loro è scomparso a sessantuno anni quando ancora era sorridente e nel<br />

pieno delle sue forze.<br />

15


“<strong>Luce</strong>”<br />

“Se ne è andato così, senza neanche farcelo sapere…Tante volte partiva, vinceva<br />

una gara, tornava e noi <strong>di</strong> tutto quello che aveva fatto nel frattempo non sapevamo<br />

mai nulla; lo imparavamo casualmente dopo e non da lui”<br />

(un amico)<br />

“Sapevo che era stato ammalato, me lo aveva telefonato un giorno lui stesso, ma che<br />

si era rimesso abbastanza bene e non avrei mai immaginato che ciò sarebbe stato<br />

causa della sua prematura scomparsa. Non vi nascondo il dolore che ho provato e<br />

che provo tutt’ora.<br />

Malgrado la lontananza eravamo rimasti cari amici; lo ricordavo sempre con<br />

piacere e sempre me lo ricorderanno i suoi quadri che adornano la mia casa,<br />

quadri che parlano <strong>di</strong> lui come se fosse ancora tra noi con la sua affabilità e<br />

cortesia <strong>di</strong> Uomo sempre gentile premuroso che non si potrà mai <strong>di</strong>menticare”<br />

(da una lettera alla famiglia Ridolfi in data 2-1-1984<br />

da parte <strong>di</strong> Borghini Loris, Arezzo).<br />

(Testi estratti dal sito web: www.virginioridolfi.com)<br />

Virginio Ridolfi<br />

“Marina”<br />

olio su tela, 50 x 70 cm<br />

16


“<strong>Luce</strong>”<br />

Virginio Ridolfi<br />

“Calanchi”<br />

olio su tela, 70 x 90 cm<br />

Virginio Ridolfi<br />

“Calanchi”<br />

olio su tela, 50 x 70 cm<br />

17


“<strong>Luce</strong>”<br />

Artisti da collezioni privati:<br />

‣ Luca Alinari,<br />

‣ Pietro Annigoni,<br />

‣ Luciano Baldacci,<br />

‣ Ubaldo Bartolini,<br />

‣ Egizia Bazicalupi Bargossi,<br />

‣ Lino Bianchi Barriviera,<br />

‣ Luigi Falai,<br />

‣ Franco Fiorucci,<br />

‣ Roberto Fontirossi,<br />

‣ Alessandro Gallucci,<br />

‣ Giovanni Gentiletti,<br />

‣ Mario Logli,<br />

‣ Angelo Marini,<br />

‣ Mauro Mazziero,<br />

‣ Giorgio Mercuri,<br />

‣ Laura Picozzi,<br />

‣ Silvestro Pistolesi,<br />

‣ Paolo Polidori,<br />

‣ Massimo Rao,<br />

‣ Antonietta Ricci,<br />

‣ Virginio Ridolfi,<br />

‣ Ginetta Talevi,<br />

‣ Riccardo Tommasi Ferroni,<br />

‣ Walter Valentini.<br />

Artisti invitati:<br />

‣ Anna Rosa Basile,<br />

‣ Salvatore Belcastro,<br />

‣ Simone Bettelli,<br />

‣ Cettina Callari,<br />

‣ Doro Catalani,<br />

‣ Giancarlo Cesarini,<br />

‣ Rosalia Cicerale,<br />

‣ Piera Clementi,<br />

‣ Piera Corinaldesi,<br />

‣ Giuliano Felici,<br />

‣ Clau<strong>di</strong>a Garilei,<br />

‣ Gilberto Grilli,<br />

‣ Gloria Guar<strong>di</strong>ano,<br />

‣ Carlo Mari,<br />

‣ Matilde Orsini,<br />

‣ Arnaldo Pauselli,<br />

‣ Natale Patrizi,<br />

‣ Pierluigi Piccinetti,<br />

‣ Muzio Piccioni,<br />

‣ Silvestro Pistolesi,<br />

‣ Rita Marianelli,<br />

‣ Fra Giuseppe Pé<strong>di</strong>ca,<br />

‣ Massimo Pierangeli,<br />

‣ Eufemia Rampi,<br />

‣ Antonietta Ricci,<br />

‣ Graziella Simoncelli,<br />

‣ Franco Terenzi,<br />

‣ Alessandro Tonti.<br />

La libreria <strong>di</strong> Frusaglia<br />

Via Mazzolari 16<br />

61121 Pesaro<br />

Tel / Fax +39 0721 30482<br />

www.libreria<strong>di</strong>frusaglia.it<br />

libreria<strong>di</strong>frusaglia@alice.it<br />

Cantina Bianchini<br />

Via Sant’Anna, 33<br />

61030 - Cartoceto (PU)<br />

Tel-fax 0721 898440<br />

www.sangiovese.it<br />

info@sangiovese.it<br />

18


“<strong>Luce</strong>”<br />

Giancarlo Cesarini<br />

“Federico Barbarossa a<br />

<strong>Candelara</strong>”<br />

Pittura muraria, 2010<br />

Nel giugno 1176 Federico<br />

Barbarossa, dopo la sconfitta nella<br />

battaglia <strong>di</strong> Legnano, grazie all’aiuto<br />

del vescovo scismatico <strong>di</strong> Pesaro<br />

Stefano, trova rifugio nel castello <strong>di</strong><br />

<strong>Candelara</strong>.<br />

Lo stemma municipale <strong>di</strong><br />

<strong>Candelara</strong> è sormontato da una<br />

corona viscontile, cimata da quattro<br />

pietre, <strong>di</strong> cui tre visibili, sostenute da<br />

un numero corrispondente <strong>di</strong> punte<br />

alternate da quattro piccole pietre,<br />

due delle quali sono visibili.<br />

Che in questa occasione il<br />

sovrano, per ringraziare<br />

dell’ospitalità, abbia donato alla<br />

comunità candelarese un<br />

riconoscimento imperiale?<br />

19


“<strong>Luce</strong>”<br />

Luca Alinari<br />

“La chiesa del paese”<br />

olio su tela applicata su tavola, Ø 50 cm<br />

Pietro Annigoni<br />

“Citta del Nord Europa”<br />

flo master su carta, 25 x 35 cm<br />

20


“<strong>Luce</strong>”<br />

Luciano Baldacci<br />

“La noce”<br />

olio su tela, 19 x 27 cm, 2004<br />

Ubaldo Bartolini<br />

“L’ultima onda”<br />

olio su tela, 20 x 30 cm, 2004<br />

21


“<strong>Luce</strong>”<br />

Anna Rosa Basile<br />

“Intimo <strong>di</strong>alogo”<br />

olio su tela, 70 x 90 cm, 1976<br />

Egizia Bazicalupi Bargossi<br />

“<strong>Candelara</strong>”<br />

olio su tavola, 32 x 45 cm, 1972 (Collezione Piergiorgio Pietrelli)<br />

22


“<strong>Luce</strong>”<br />

Salvatore Belcastro<br />

“I tetti <strong>di</strong> Gubbio”<br />

olio su tela, 60 x 60 cm<br />

Simone Bettelli<br />

“Anfiteatro d’inverno (Gubbio)”<br />

mista olio e acrilico su tavola, 60 x 80 cm, 2010<br />

23


“<strong>Luce</strong>”<br />

Lino Bianchi Barriviera<br />

“Paesaggio”<br />

incisione, 20 x 16 cm, 1936, (Collezione Gilberto Grilli)<br />

Cettina Callari<br />

“Lago Titicaca (Perù)”<br />

acrilico su tela, 50 x 70 cm, 2009<br />

24


“<strong>Luce</strong>”<br />

Doro Catalani<br />

“Nel volo <strong>di</strong> Pietro”<br />

olio su tavola, 83 x 83 cm, 2012<br />

Giancarlo Cesarini<br />

“Campo <strong>di</strong> Marte”<br />

olio su tavola, 24 x 30 cm, 2011<br />

25


“<strong>Luce</strong>”<br />

Rosalia Cicerale<br />

“Albero al sole”<br />

tecnica mista (foglia oro, patine ed acrilici), 100 x 70 cm, 2010<br />

Piera Clementi<br />

“Il lago <strong>di</strong> Bled (Slovenia)”<br />

acquarello, 38 x 55 cm, 1989<br />

26


“<strong>Luce</strong>”<br />

Piera Corinaldesi<br />

“In riva al mare”<br />

crete su carta, 34 x 44 cm, 2011<br />

Luigi Falai<br />

“Il maestro Annigoni che <strong>di</strong>pinge in primavera in Versilia”<br />

olio su cartone telato, 20 x 25 cm, (Collezione Gilberto Grilli)<br />

27


“<strong>Luce</strong>”<br />

Giuliano Felici<br />

“<strong>Candelara</strong>: Via del Cerreto”<br />

calcografia, 13 x 13 cm, 2012<br />

Franco Fiorucci<br />

“Campagna pesarese”<br />

acquarello, 15 x 14 cm, 1991 (Collezione Giorgio Montesi)<br />

28


“<strong>Luce</strong>”<br />

Roberto Fontirossi<br />

“La danza del condominio”<br />

olio su cartone telato, 30 x 20 cm, (Collezione Gilberto Grilli)<br />

Alessandro Gallucci<br />

“Barche in <strong>di</strong>sarmo”<br />

olio su tela, 21 x 32 cm, (Collezione Libreria <strong>di</strong> Frusaglia)<br />

29


“<strong>Luce</strong>”<br />

Clau<strong>di</strong>a Garilei<br />

“Marina”<br />

olio su cartone, 20 x 25 cm<br />

Gloria Guar<strong>di</strong>ano<br />

“Paesaggio”<br />

tecnica mista, 34 x 54 cm<br />

30


“<strong>Luce</strong>”<br />

Giovanni Gentiletti<br />

“Meri<strong>di</strong>ana fossile”<br />

rame, ferro e ottone, 105 cm, (Collezione famiglia Gentiletti)<br />

Gilberto Grilli<br />

“Capriccio”<br />

pennarello su borsa <strong>di</strong> carta, 21 x 30 cm, 2011<br />

31


“<strong>Luce</strong>”<br />

Mario Logli<br />

“L’isola volante”<br />

pennarello su borsa <strong>di</strong> carta, 30 x 50 cm, (Collezione Gilberto Grilli)<br />

Carlo Mari<br />

“L’isola volante”<br />

Pietra rosa del Furlo, 33 x 30 cm, 2002<br />

32


“<strong>Luce</strong>”<br />

Rita Marianelli<br />

“Sigillo”<br />

olio su tela, 60 x 80 cm, 2010<br />

Angelo Marini<br />

“Funghi del bosco”<br />

olio su tavola, 31 x 25 cm, 1998, (Collezione Gilberto Grilli)<br />

33


“<strong>Luce</strong>”<br />

Mauro Mazziero<br />

“Bosco”<br />

tecnica mista su carta, 34 x 23 cm, (Collezione Gilberto Grilli)<br />

Giorgio Mercuri<br />

“Collina”<br />

olio su cartone, 15 x 18 cm, (Collezione Gilberto Grilli)<br />

34


“<strong>Luce</strong>”<br />

Matilde Orsini<br />

“Alture <strong>di</strong> Chamonix”<br />

tecnica mista su tavola, 20 x 30 cm, 2010<br />

Arnaldo Pauselli<br />

“In cima alle alpi: tramonto”<br />

olio su tela, 70 x 120 cm, 2012<br />

35


“<strong>Luce</strong>”<br />

Natale Patrizi (Agrà)<br />

“Finestra San Vitale”<br />

<strong>Pro</strong>getto recupero rurale<br />

olio su tela applicata su finestra, 93 x 60 cm, 1983<br />

Fra Giuseppe Pé<strong>di</strong>ca<br />

“Gesù Maria vi amo! Salvate Anime”<br />

olio su tela, 40 x 50 cm, 1987<br />

36


“<strong>Luce</strong>”<br />

Pierluigi Piccinetti<br />

“Montagne innevate”<br />

(Geografie dell’anima)<br />

olio su tela, 100 x 100 cm, 2001<br />

Muzio Piccioni<br />

“Paesaggio”<br />

tecnica mista su tela incollata su tavola, 54 x 38 cm<br />

37


“<strong>Luce</strong>”<br />

Laura Picozzi<br />

“Paesaggio”<br />

olio su tela, 20 x 25 cm<br />

Silvestro Pistolesi<br />

“Campagna toscana”<br />

tecnica mista su tavola, 50 x 35 cm, (Collezione Gilberto Grilli)<br />

38


“<strong>Luce</strong>”<br />

Massimo Pierangeli<br />

“In volo su <strong>Candelara</strong>”<br />

pastelli ad olio su tavola, 64 x 85 cm, 2012<br />

Paolo Polidori<br />

“Per un momento corsi a vedere il «colore del vento»”<br />

olio su tela, 60 x 80 cm<br />

39


“<strong>Luce</strong>”<br />

Eufemia Rampi<br />

“Il ponte <strong>di</strong> Tiberio e la città”<br />

olio su tela, 50 x 100 cm, 2011<br />

Massimo Rao<br />

“Paesaggio”<br />

olio su tavola, 10 x 15 cm, (Collezione Gilberto Grilli)<br />

40


“<strong>Luce</strong>”<br />

Antonietta Ricci<br />

“Paesaggio”<br />

tecnica mista, 26 x 33 cm<br />

Graziella Simoncelli<br />

“La casetta nel bosco”<br />

olio su tela, 35 x 25 cm, 2011<br />

41


“<strong>Luce</strong>”<br />

Ginetta Talevi<br />

“San Michele Arcangelo <strong>di</strong> Novilara”<br />

olio su tela, -- x -- cm<br />

Franco Terenzi<br />

“XI settembre e poi…”<br />

terra cotta colorata con colori a freddo, 60 x 22 cm, 2001<br />

42


“<strong>Luce</strong>”<br />

Riccardo Tommasi Ferroni<br />

“Centauro e amorino”<br />

tecnica mista su cartone, 50 x 35 cm, (Collezione Gilberto Grilli)<br />

Alessandro Tonti<br />

“Presso il mare”<br />

olio su tela, 50 x 60 cm, 1995<br />

43


“<strong>Luce</strong>”<br />

Walter Valentini<br />

“Dialogo nello spazio”<br />

acquaforte, 37 x 26 cm, 2010<br />

44


“<strong>Luce</strong>”<br />

Manoscritto <strong>Pro</strong> <strong>Loco</strong> <strong>Candelara</strong><br />

CANDELARA, LUGLIO 2012<br />

45

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