Chirotteri_superato - Biodiversità - Provincia di Imperia
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I CHIROTTERI<br />
DELLE ALPI LIGURI<br />
Mara Calvini
1. INTRODUZIONE<br />
I <strong>Chirotteri</strong> rappresentano l’or<strong>di</strong>ne dei Mammiferi con il maggior numero <strong>di</strong> specie al mondo<br />
dopo i Ro<strong>di</strong>tori.<br />
In Italia sono segnalate 101 specie <strong>di</strong> mammiferi terrestri, ben 34 sono <strong>Chirotteri</strong> (pipistrelli).<br />
Appare evidente come, nella bio<strong>di</strong>versità (ricchezza <strong>di</strong> vita sulla Terra in termini <strong>di</strong> specie,<br />
geni, comunità) espressa dai nostri mammiferi, i chirotteri giochino un ruolo importante.<br />
Al contrario, è opinione <strong>di</strong>ffusa che i pipistrelli siano tutti della stessa specie o, al massimo,<br />
appartengano a pochissime specie, complice un’educazione naturalistica particolarmente<br />
carente a livello scolastico, per non parlare <strong>di</strong> chi li considera uccelli e non mammiferi e chi,<br />
legato ad assurde superstizioni popolari, crede che i pipistrelli si attacchino ai capelli,<br />
succhino il sangue e siano ciechi.<br />
Per la sorte delle specie minacciate c’è un <strong>di</strong>ffuso senso <strong>di</strong> preoccupazione che investe ormai<br />
un’ampia fascia della nostra popolazione. Nell’ambito dei nostri mammiferi terrestri, i<br />
chirotteri rappresentano circa metà delle specie inserite nella Lista Rossa IUCN (International<br />
Union for Conservation of Nature) che comprende le entità attualmente minacciate<br />
d’estinzione o prossime a <strong>di</strong>venire tali.<br />
Lo stato attuale delle conoscenze sulla presenza, <strong>di</strong>stribuzione e status dei pipistrelli, in molte<br />
regioni italiane, è ancora piuttosto scarso, nonostante sia stato evidenziato recentemente un<br />
risveglio <strong>di</strong> interesse nello stu<strong>di</strong>o <strong>di</strong> questo gruppo sistematico.<br />
Lo scopo <strong>di</strong> questa pubblicazione è quello <strong>di</strong> far comprendere ad un pubblico sempre più<br />
vasto l’importanza e il ruolo che hanno questi affascinanti animali nel nostro ecosistema,<br />
presentando sinteticamente i risultati della ricerca svolta sul territorio della provincia <strong>di</strong><br />
<strong>Imperia</strong> nell’ambito del progetto denominato “valorizzazione siti <strong>di</strong> pregio della bio<strong>di</strong>versità<br />
della provincia <strong>di</strong> <strong>Imperia</strong>” iniziata nel 2004 e attualmente in corso.<br />
2. QUADRO SISTEMATICO<br />
L’or<strong>di</strong>ne dei <strong>Chirotteri</strong> è <strong>di</strong>ffuso in tutto il mondo fatta eccezione per le regioni fredde e<br />
qualche isola. Dal punto <strong>di</strong> vista zoogeografico è interessante notare che, in Nuova Zelanda e<br />
1
in alcuni arcipelaghi del Pacifico, il solo or<strong>di</strong>ne con specie autoctone della classe dei<br />
Mammiferi è quello dei <strong>Chirotteri</strong>.<br />
Attualmente sono note circa 1.000 specie sud<strong>di</strong>vise in due sottor<strong>di</strong>ni, Megachirotteri e<br />
Microchirotteri.<br />
I MEGACHIROTTERI comprendono i pipistrelli frugivori, <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, con circa<br />
200 specie <strong>di</strong>verse che vivono prevalentemente nelle zone tropicali e subtropicali. i<br />
MICROCHIROTTERI annoverano circa 800 specie, ripartite in 16 famiglie con 135 generi<br />
<strong>di</strong>ffusi in tutti i continenti ad eccezione del Circolo polare artico.<br />
In Italia, come nell’intero continente europeo, sono presenti 34 specie <strong>di</strong> Microchirotteri, tutte<br />
con regime alimentare <strong>di</strong> tipo insettivoro (tab. 1). Alla famiglia dei Rhinolophidae appartiene<br />
il genere Rhinolophus con 5 specie; quella dei Vespertilionidae comprende 9 generi per un<br />
totale <strong>di</strong> 28 specie e un’unica specie appartiene alla famiglia dei Molossidae.<br />
E’ da evidenziare il recente incremento delle specie <strong>di</strong> <strong>Chirotteri</strong> reso possibile grazie<br />
all’applicazione <strong>di</strong> moderne tecniche <strong>di</strong> biologia molecolare in affiancamento alle tecniche<br />
classiche basate su criteri morfometrici.<br />
Tab. 1: Elenco sistematico dei <strong>Chirotteri</strong> presenti in Italia.<br />
ORDINE: CHIROPTERA<br />
SOTTORDINE: MICROCHIROPTERA<br />
Famiglia Nome italiano Nome scientifico<br />
Rhinolophidae<br />
Vespertilionidae<br />
Rinolofo maggiore Rhinolophus ferrumequinum<br />
Rinolofo minore Rhinolophus hipposideros<br />
Rinolofo <strong>di</strong> Mehely Rhinolophus mehelyi<br />
Rinolofo <strong>di</strong> Blasius Rhinolophus blasii<br />
Rinolofo euriale Rhinolophus euryale<br />
Vespertilio mustacchino Myotis mystacinus<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Brandt Myotis brandti<br />
Vespertilio smarginato Myotis emarginatus<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Natterer Myotis nattereri<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Bechstein Myotis bechsteinii<br />
Vespertilio maggiore Myotis myotis<br />
Vespertilio minore Myotis blythii<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Daubenton Myotis daubentonii<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Capaccini Myotis capaccinii<br />
Vespertilio dasicneme * Myotis dasycneme *<br />
Vespertilio dorato Myotis aurascens<br />
Vespertilio maghrebino Myotis punicus<br />
Pipistrello nano Pipistrellus pipistrellus<br />
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Pipistrello soprano<br />
Pipistrello <strong>di</strong> Nathusius<br />
Pipistrello albolimbato<br />
Pipistrello <strong>di</strong> Savi<br />
Nottola <strong>di</strong> Leisler<br />
Nottola comune<br />
Nottola gigante<br />
Serotino comune<br />
Serotino <strong>di</strong> Nilsson<br />
Serotino bicolore<br />
Barbastello<br />
Pipistrellus pigmaeus<br />
Pipistrellus nathusii<br />
Pipistrellus kuhlii<br />
Hypsugo savii<br />
Nyctalus leisleri<br />
Nyctalus noctula<br />
Nyctalus lasiopterus<br />
Eptesicus serotinus<br />
Eptesicus nilssonii<br />
Vespertilio murinus<br />
Barbastella barbastellus<br />
Orecchione<br />
Plecotus auritus<br />
Orecchione meri<strong>di</strong>onale Plecotus austriacus<br />
Orecchione alpino Plecotus macrobullaris<br />
Orecchione sardo Plecotus sardus<br />
Miniottero<br />
Miniopterus schreibersii<br />
Molossidae Molosso <strong>di</strong> Cestoni Tadarida teniotis<br />
* Per l’Italia si <strong>di</strong>spone <strong>di</strong> un’unica segnalazione certa della specie, relativa al<br />
1881. Conseguentemente essa non è stata considerata nella recente check-list dei<br />
Mammiferi italiani curata da Amori, Angelici e Boitani (1999).<br />
3. LA BIOLOGIA DEI CHIROTTERI<br />
3.1 Le stagioni secondo i pipistrelli<br />
La biologia dei pipistrelli è, per alcuni casi, ancora poco conosciuta e le <strong>di</strong>fficoltà che si<br />
incontrano per stu<strong>di</strong>arla sono notevoli; tuttavia è <strong>di</strong> fondamentale importanza conoscerne il<br />
ciclo annuale anche al fine <strong>di</strong> intraprendere iniziative <strong>di</strong> conservazione.<br />
I pipistrelli hanno abitu<strong>di</strong>ni spiccatamente gregarie per la maggior parte dell’anno e possono<br />
formare gruppi sia intraspecifici, sia interspecifici.<br />
In inverno, quando gli insetti <strong>di</strong>minuiscono <strong>di</strong> numero e le con<strong>di</strong>zioni climatiche rendono<br />
<strong>di</strong>fficile la sopravvivenza, i <strong>Chirotteri</strong> utilizzano l’ibernazione come strategia per ridurre le<br />
funzioni vitali ed evitare un eccessivo <strong>di</strong>spen<strong>di</strong>o d’energia. Lo stato <strong>di</strong> profondo torpore è<br />
caratterizzato da: abbassamento della temperatura corporea fino a circa uno o due gra<strong>di</strong><br />
3
centigra<strong>di</strong> sopra quella ambientale, <strong>di</strong>minuzione del consumo <strong>di</strong> ossigeno, forte riduzione del<br />
battito car<strong>di</strong>aco, vasocostrizione periferica e capacità <strong>di</strong> risveglio spontaneo.<br />
Durante questo periodo i pipistrelli si nutrono delle riserve <strong>di</strong> grasso accumulate durante<br />
l’autunno, consumando fino al 35% del loro peso. Durante questo periodo ogni <strong>di</strong>sturbo o<br />
risveglio accidentale deve essere evitato in quanto provocherebbe un consumo eccessivo <strong>di</strong><br />
energia e potrebbe provocare anche la morte dell’animale.<br />
La scelta dei quartieri <strong>di</strong> svernamento è importante: devono essere luoghi sicuri da eventuali<br />
predatori, privi <strong>di</strong> correnti d’aria, con elevato grado <strong>di</strong> umi<strong>di</strong>tà dell’aria (dal 90 al 100%), per<br />
evitare la <strong>di</strong>sidratazione della membrana alare e con temperature pressoché costanti (dai 3° ai<br />
10°C).<br />
Rhinolophus hipposideros in ibernazione (foto R. Toffoli).<br />
Nelle regioni me<strong>di</strong>terranee le grotte, le gallerie <strong>di</strong> miniere abbandonate, le casematte e le<br />
cantine, rappresentano dei luoghi sufficientemente “cal<strong>di</strong>” per lo svernamento <strong>di</strong> numerose<br />
specie.<br />
In base all’utilizzo preferenziale delle <strong>di</strong>verse tipologie <strong>di</strong> rifugio, i pipistrelli europei si<br />
possono sud<strong>di</strong>videre in troglofili, fitofili e antropofili.<br />
Al primo gruppo appartengono gli animali che si rifugiano in ambienti cavernicoli, in fessure <strong>di</strong><br />
pareti rocciose e scogliere, quasi tutte le specie europee. Le specie troglofile possono utilizzare le<br />
cavità sotterrane in maniera <strong>di</strong>versa secondo le loro esigenze ecologiche e più specie possono<br />
4
coabitare nello stesso habitat. Il Serotino <strong>di</strong> Nilsson e il Barbastello, che abbandonano tar<strong>di</strong> i<br />
rifugi estivi, si rinvengono preferibilmente all’entrata delle grotte, dove la temperatura è più<br />
bassa. I Rinolofi, in genere, preferiscono temperature più elevate appendendosi al fondo della<br />
cavità, dove la temperatura raggiunge i 7°-12°C. Anche i mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> appendersi al substrato sono<br />
<strong>di</strong>fferenti da una specie all’altra: il Vespertilio <strong>di</strong> Daubenton e il Vespertilio <strong>di</strong> Natterer si<br />
nascondono entro fessure molto profonde o nei fori <strong>di</strong> trivellazione, i due gran<strong>di</strong> Myotis e il<br />
Serotino<strong>di</strong> Nilsson si attaccano liberamente alle pareti mentre tutti i Rinolofi riposano nella<br />
classica posizione ammantellata appesi a “lampadario” nelle volte delle cavità.<br />
Le nottole, il Serotino bicolore e il Pipistrello <strong>di</strong> Nathusius sono, invece, notoriamente fitofile, cioè<br />
pre<strong>di</strong>ligono i ripari nei buchi degli alberi. Le Nottole sono essenzialmente <strong>di</strong>pendenti dalle cavità<br />
arboricole che occupanoe sia in estate, sia in inverno, mentre il Pipistrellus <strong>di</strong> Nathusius può<br />
utilizzare anche cataste <strong>di</strong> legna poste in posizioni soleggiate. Altre specie, come gli orecchioni,<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Natterer, Bechstein o <strong>di</strong> Daubenton utilizzano le cavità degli alberi solo come rifugi<br />
temporanei.<br />
I pipistrelli tipicamente antropofili, ad esempio il Serotino, il Pipistrello nano e il Pipistrello<br />
albolimbato trascorrono sia l’inverno, sia l’estate negli e<strong>di</strong>fici, anche in minuscole fessure o<br />
<strong>di</strong>etro i rivestimenti dei muri.<br />
Il letargo invernale può essere interrotto per brevi perio<strong>di</strong>, durante i quali i pipistrelli possono<br />
cambiare posatoio o uscire per voli temporanei, in particolare nelle giornate calde e<br />
soleggiate.<br />
In primavera, quando le giornate si allungano e la temperatura me<strong>di</strong>a aumenta, i pipistrelli<br />
cominciano a spostarsi in “rifugi <strong>di</strong> transizione”. Gli spostamenti dai rifugi <strong>di</strong> svernamento a<br />
quelli <strong>di</strong> riproduzione possono avvenire, secondo le specie, su corte-me<strong>di</strong>e <strong>di</strong>stanze (una<br />
decina <strong>di</strong> chilometri per i Rinolofi e i Serotini; dai 30 ai 250 km per il Vespertilio <strong>di</strong><br />
Daubenton e quello <strong>di</strong> Natterer), o su lunghe <strong>di</strong>stanze: per le Nottole e il Pipistrello <strong>di</strong><br />
Nathusius, considerate vere e proprie specie migratrici, si sono osservati spostamenti anche <strong>di</strong><br />
1500 km.<br />
Verso la fine <strong>di</strong> maggio i pipistrelli raggiungono i siti riproduttivi estivi rappresentati da<br />
fessure nei muri o nelle rocce, cavità <strong>di</strong> alberi, sottotetti <strong>di</strong> chiese e <strong>di</strong> e<strong>di</strong>fici a seconda delle<br />
esigenze ecologiche delle <strong>di</strong>verse specie.<br />
Mentre i maschi vivono isolati o in piccoli gruppi, le femmine gravide formano gran<strong>di</strong> colonie<br />
dette “nursery”, in luoghi cal<strong>di</strong> e in<strong>di</strong>sturbati, in<strong>di</strong>spensabili per partorire e allevare i piccoli<br />
che nascono senza pelo. La gestazione dura circa 4-6 settimane: la durata è in relazione alla<br />
5
taglia delle specie. Di norma, una volta l’anno, viene partorito un solo piccolo (talvolta due<br />
come nel Pipistrello nano, Pipistrello del Savi, Serotino bicolore e nella Nottola).<br />
Nel periodo della gravidanza anche il minimo <strong>di</strong>sturbo, in questo periodo, può causare<br />
l’abbandono della colonia da parte della madre con conseguente morte dei piccoli.<br />
I piccoli crescono rapidamente e nel giro <strong>di</strong> 4-6 settimane sono già in grado <strong>di</strong> spiccare i primi<br />
voli: è in questa fase che si registra un’elevata mortalità.<br />
L’unico momento in cui maschi e femmine con<strong>di</strong>vidono gli stessi rifugi è il periodo degli<br />
accoppiamenti che coincide con la fine dell’estate-autunno; in alcuni casi, si protrae in<br />
inverno nei quartieri <strong>di</strong> svernamento come nel caso del Vespertilio mustacchino e del<br />
Vespertilio <strong>di</strong> Natterer. In altre specie come la Nottola <strong>di</strong> Leisler, si formano degli harem<br />
costituiti da un maschio e varie femmine.<br />
La fecondazione è ritardata; infatti le femmine conservano gli spermatozoi nelle vie genitali<br />
fino alla primavera successiva e solo allora l'uovo verrà fecondato e l’embrione si svilupperà.<br />
L’unica eccezione è il Miniottero in cui l’uovo viene fecondato subito, ma lo sviluppo<br />
dell’embrione si arresta per tutto l’inverno, per poi ricominciare a crescere in primavera.<br />
Conclusi gli accoppiamenti i pipistrelli si de<strong>di</strong>cano ad incrementare le riserve <strong>di</strong> grasso per<br />
affrontare l’inverno.<br />
3.2 Ambienti e mo<strong>di</strong> <strong>di</strong> vita<br />
La plasticità del ciclo circa<strong>di</strong>ano, stu<strong>di</strong>ata in <strong>di</strong>fferenti specie, è regolata principalmente<br />
dall’azione della luce e dalla sensibilità alle variazioni meteorologiche.<br />
Di giorno i pipistrelli vivono in uno stato <strong>di</strong> torpore, mentre <strong>di</strong> notte escono in caccia. La<br />
caccia è correlata con i ritmi d’attività delle <strong>di</strong>verse prede: mostra un picco nelle prime ore<br />
della sera, cala nelle ore centrali della notte e riprende verso l’alba. L’attività notturna non è<br />
continua, ma è intervallata da momenti per il riposo, per la pulizia e per il consumo della<br />
preda spesso all’entrata delle grotte o presso rifugi temporanei <strong>di</strong> altra natura.<br />
La frequentazione dei rifugi (roost) varia stagionalmente, in base al sesso, alle con<strong>di</strong>zioni<br />
riproduttive, all’organizzazione sociale e alla quantità <strong>di</strong> cibo. Lo stesso sito, inoltre, può<br />
essere frequentato e utilizzato da specie <strong>di</strong>verse secondo le <strong>di</strong>fferenti esigenze ecologiche,<br />
anche nell’arco <strong>di</strong> una sola notte.<br />
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La <strong>di</strong>sponibilità dei roost, le loro <strong>di</strong>mensioni e collocazioni, il numero degli in<strong>di</strong>vidui presenti<br />
e il grado protezione nei confronti <strong>di</strong> eventuali predatori, sono elementi importanti per la<br />
scelta dei rifugi. Tali elementi, assieme ai fattori già citati (la <strong>di</strong>sponibilità delle risorse<br />
alimentari, il microclima e la complessa organizzazione sociale), concorrono a determinare<br />
nei <strong>Chirotteri</strong> un'elevata fedeltà nell’utilizzo dei siti <strong>di</strong> svernamento e <strong>di</strong> riproduzione. Alcuni<br />
siti possono ospitare un numero considerevole d’in<strong>di</strong>vidui, <strong>di</strong>ventando quin<strong>di</strong> d’importanza<br />
regionale o sub-regionale, in particolare nel corso dell’inverno, quando più esemplari <strong>di</strong><br />
specie <strong>di</strong>verse tendono ad utilizzare pochi rifugi <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni.<br />
ZPS Gerbonte (foto L. Laura)<br />
3.3 Alimentazione, tecniche <strong>di</strong> caccia e orientamento<br />
I <strong>Chirotteri</strong> delle regioni temperate presentano un’alimentazione prevalentemente insettivora e<br />
svolgono un ruolo importante come regolatori biologici delle popolazioni <strong>di</strong> insetti, tra cui<br />
quelli dannosi alle coltivazioni agrarie. Si calcola che, in una sola notte, un esemplare <strong>di</strong><br />
Pipistrello nano, la specie <strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni minori, possa catturare più <strong>di</strong> 1.500 insetti.<br />
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I pipistrelli, che non sono affatto ciechi come vorrebbe una credenza popolare e anzi sono<br />
dotati <strong>di</strong> altri sensi più sviluppati per cacciare e orientarsi, utilizzano un sofisticato sistema <strong>di</strong><br />
percezione dell’ambiente circostante (ecolocalizzazione); si tratta <strong>di</strong> ultrasuoni (suoni ad alta<br />
frequenza non u<strong>di</strong>bili all’orecchio umano) che vengono emessi dalle narici o dalla bocca a<br />
seconda delle specie. Le onde, riflesse dagli ostacoli, sono captate dai pa<strong>di</strong>glioni auricolari e<br />
trasmesse al cervello, ove si traducono in una nitida immagine del contesto esplorato anche<br />
nel buio assoluto e permettono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare con precisione gli oggetti presenti nello spazio.<br />
Una parte delle emissioni sonore viene utilizzata per la comunicazione sociale: i suoni hanno<br />
significato territoriale, altri vengono utilizzati dai maschi nel periodo degli accoppiamenti per<br />
attirare le femmine, altri ancora costituiscono richiami volti a coinvolgere esemplari in azioni<br />
<strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo contro predatori.<br />
La vegetazione, oltre ad attirare l’entomofauna presente, fornisce degli elementi guida<br />
in<strong>di</strong>spensabili per raggiungere gli habitat <strong>di</strong> caccia. I <strong>Chirotteri</strong>, infatti, si spostano dai rifugi<br />
<strong>di</strong>urni alle aree <strong>di</strong> alimentazione utilizzando, in particolare, gli elementi lineari del paesaggio<br />
come siepi, filari, corsi d’acqua.<br />
La maggior parte dei pipistrelli effettua spostamenti me<strong>di</strong> quoti<strong>di</strong>ani <strong>di</strong> oltre 5 km in<br />
con<strong>di</strong>zioni <strong>di</strong> luce scarsa (o assente) e tali riferimenti territoriali consentono loro una<br />
navigazione più sicura. I Rinolofi utilizzano come aree <strong>di</strong> caccia le campagne alberate, spesso<br />
appesi ad un ramo in attesa della preda, e necessitano <strong>di</strong> coltivi tra<strong>di</strong>zionali, alternati a filari <strong>di</strong><br />
alberi e siepi; gli Orecchioni e le Nottole ricercano aree <strong>di</strong> caccia ai margini degli ambienti<br />
forestali o lungo i viali alberati.<br />
Molto importanti sono le zone umide, con una ricca vegetazione ripariale, come i corsi<br />
d’acqua, gli stagni e i laghi, utilizzati sia come aree <strong>di</strong> caccia <strong>di</strong> insetti e <strong>di</strong> larve acquatiche,<br />
sia come punti <strong>di</strong> abbeverata. Infatti, generalmente, l’abbeverata è la prima azione compiuta<br />
dal pipistrello, all’inizio dell’attività serale, al fine <strong>di</strong> reintegrare le per<strong>di</strong>te idriche subite<br />
durante il riposo <strong>di</strong>urno.<br />
Le specie legate agli ambienti acquatici hanno anche la capacità <strong>di</strong> alimentarsi con piccoli<br />
pesci, come recentemente <strong>di</strong>mostrato per il Vespertilio <strong>di</strong> Daubenton e il Vespertilio <strong>di</strong><br />
Capaccini, catturati sul pelo dell’acqua con l’ausilio dell’uropatagio.<br />
La composizione della <strong>di</strong>eta, le tecniche <strong>di</strong> caccia adottate e gli habitat <strong>di</strong> foraggiamento<br />
contribuiscono a <strong>di</strong>fferenziare l’ecologia delle <strong>di</strong>verse specie.<br />
Le tecniche <strong>di</strong> foraggiamento sono strettamente correlate con il tipo e la frequenza delle<br />
emissioni <strong>di</strong> ultrasuoni. Alcuni ricercatori hanno messo in evidenza le relazioni esistenti tra la<br />
struttura delle vocalizzazioni, la morfologia dell’ala e l’ecologia dei pipistrelli. La strategia<br />
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vocale tipica dei <strong>Chirotteri</strong> che cacciano in spazi aperti e su lunghe <strong>di</strong>stanze, impiega<br />
prevalentemente ultrasuoni a frequenza bassa e costante, che permettono <strong>di</strong> in<strong>di</strong>viduare<br />
bersagli <strong>di</strong> gran<strong>di</strong> <strong>di</strong>mensioni, ottenendo informazioni sulla traiettoria <strong>di</strong> volo. Le specie che<br />
cacciano in questi territori a quote elevate, sopra la sommità degli alberi, hanno ali lunghe e<br />
strette che consentono un volo veloce ed agile come le Nottole e il Molosso <strong>di</strong> Cestoni.<br />
Le specie che cacciano in ambienti <strong>di</strong>versificati emettono ultrasuoni a modulazione <strong>di</strong><br />
frequenza più alta, al fine <strong>di</strong> avere una maggiore quantità d’informazioni nell’unità <strong>di</strong> tempo,<br />
potendo così <strong>di</strong>scriminare dettagliatamente la natura degli oggetti. Ne risulta un volo lento e<br />
sfarfallato, tipico delle specie con ala larga e arrotondata come alcuni rappresentanti del<br />
genere Myotis, Pipistrellus e in particolare Rhinolophus. L’energia <strong>di</strong> un suono ad alta<br />
frequenza ha un potere maggiore <strong>di</strong> <strong>di</strong>spersione: per ovviare a questo problema i Rinolofi<br />
utilizzano la caratteristica foglia nasale, da cui emettono suoni a frequenza costante, per<br />
meglio convogliarli, ottenendo così informazioni sul movimento degli insetti sullo sfondo<br />
della vegetazione immobile.<br />
Pipistrello albolimbato (foto R. Toffoli)<br />
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4. PROBLEMI DI CONSERVAZIONE<br />
A livello europeo la maggior parte dei <strong>Chirotteri</strong> è considerata in precario stato <strong>di</strong><br />
conservazione e ciò ha indotto l’adozione <strong>di</strong> norme <strong>di</strong> tutela volte alla protezione degli<br />
esemplari e dei siti <strong>di</strong> rifugio. Conservare una specie animale o vegetale non significa<br />
unicamente proteggerla come tale, magari con il solo <strong>di</strong>vieto <strong>di</strong> uccisione o cattura.<br />
Proteggere vuol <strong>di</strong>re mantenere un ambiente in cui le con<strong>di</strong>zioni che lo caratterizzano e le<br />
interazioni con gli altri organismi presenti siano le più simili possibili a quelle richieste dalle<br />
specie oggetto <strong>di</strong> tutela.<br />
Nonostante tutte le specie <strong>di</strong> <strong>Chirotteri</strong> siano oggetto <strong>di</strong> tutela dei princìpi sanciti nella<br />
legislazione nazionale e internazionale ratificati dall’Italia (Convenzione <strong>di</strong> Berna 1979,<br />
Convenzione <strong>di</strong> Bonn 1979, Convenzione <strong>di</strong> Rio de Janeiro 1992, Direttiva comunitaria<br />
92/43/CEE, Legge quadro in materia <strong>di</strong> fauna selvatica e attività venatoria 157/92, Bat<br />
Agreement, ecc.), negli ultimi decenni si è assistito in gran parte dell’Europa ad una<br />
contrazione generalizzata delle popolazioni <strong>di</strong> pipistrelli, che ha provocato una <strong>di</strong>minuzione <strong>di</strong><br />
alcune popolazioni e locali estinzioni.<br />
Come conferma la letteratura specialistica, la situazione è alquanto drammatica: su 31 specie<br />
considerate in Italia, 5 sono in pericolo <strong>di</strong> estinzione e ben 11 rischiano <strong>di</strong> <strong>di</strong>venire tali a breve<br />
termine.<br />
Il declino dei <strong>Chirotteri</strong> <strong>di</strong>pende dalle alterazioni e <strong>di</strong>struzioni degli habitat (zone umide e<br />
formazioni forestali) provocati dalle attività antropiche e dalla peculiare sensibilità al <strong>di</strong>sturbo<br />
che caratterizza questi animali nelle fasi <strong>di</strong> ibernazione e riproduzione. Infatti, la loro<br />
particolare biologia li rende estremamente vulnerabili. Il tasso riproduttivo non elevato, i<br />
lunghi tempi <strong>di</strong> gestazione e svezzamento, la tendenza delle femmine a riunirsi in colonie per<br />
il parto e l’allevamento dei piccoli, spiegano come singoli eventi <strong>di</strong>struttivi, anche limitati ad<br />
una sola colonia riproduttiva, possano avere effetti sull’intero popolamento <strong>di</strong> una regione.<br />
A questo occorre aggiungere altri fattori come l’impiego irrazionale per fini agricoli <strong>di</strong><br />
insettici<strong>di</strong> e altre sostanze tossiche che provocano la <strong>di</strong>struzione e contaminazione degli insetti<br />
<strong>di</strong> cui i pipistrelli si cibano. Non meno importanti sono le azioni <strong>di</strong> <strong>di</strong>sturbo <strong>di</strong> origine<br />
antropica arrecate alle colonie, azioni che, non <strong>di</strong> rado, assumono la forma <strong>di</strong> veri atti<br />
vandalici spesso associati alle false credenze popolari su questi mammiferi.<br />
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5. COME SI STUDIANO I PIPISTRELLI<br />
Lo stu<strong>di</strong>o dei <strong>Chirotteri</strong> in natura risulta particolarmente complesso. L’ampia <strong>di</strong>ffusione, le<br />
abitu<strong>di</strong>ni notturne, la <strong>di</strong>fficile in<strong>di</strong>viduazione dei posatoi, la <strong>di</strong>fficoltà <strong>di</strong> determinazione delle<br />
specie, le vocalizzazioni non percettibili dall’orecchio umano e identificabili solo con appositi<br />
strumenti, rendono <strong>di</strong>fficile le operazioni <strong>di</strong> monitoraggio <strong>di</strong> questi animali.<br />
Le metodologie <strong>di</strong> ricerca dei <strong>Chirotteri</strong> possono essere riassunte nelle seguenti tipologie:<br />
- in<strong>di</strong>viduazione dei rifugi<br />
- cattura degli esemplari<br />
- indagine me<strong>di</strong>ante rilevatore <strong>di</strong> ultrasuoni (bat detector)<br />
- installazione <strong>di</strong> cassette nido (bat box)<br />
5.1 In<strong>di</strong>viduazione dei rifugi<br />
Nei rifugi i pipistrelli si riposano, svernano, partoriscono e allevano la prole. Secondo le<br />
esigenze biologiche specifiche, i <strong>Chirotteri</strong> utilizzano <strong>di</strong>versi tipi <strong>di</strong> rifugio (roost tipici):<br />
ponti, sottotetti, grotte, spaccature nelle rocce, miniere, cassonetti delle tapparelle, ecc. Dopo<br />
un’attenta valutazione dei roost, l’in<strong>di</strong>viduazione degli animali è facilitata da in<strong>di</strong>ci <strong>di</strong><br />
presenza come l’osservazione <strong>di</strong>retta degli esemplari (vivi o morti), il guano depositato nei<br />
<strong>di</strong>ntorni dei siti <strong>di</strong> rifugio, le grida sociali che, <strong>di</strong> solito, vengono emesse prima <strong>di</strong> lasciare il<br />
rifugio per recarsi nelle zone <strong>di</strong> caccia. Gli escrementi, simili a quelli <strong>di</strong> piccoli ro<strong>di</strong>tori, si<br />
riconoscono bene in quanto, a <strong>di</strong>fferenza <strong>di</strong> quest’ultimi, sono facilmente <strong>di</strong>sgregabili per la<br />
presenza <strong>di</strong> parti in<strong>di</strong>gerite degli insetti predati.<br />
Il conteggio degli in<strong>di</strong>vidui all’interno dei roost è una delle metodologie più utili per stimare<br />
la consistenza numerica delle popolazioni in una data area.<br />
Il censimento delle colonie in ibernazione, però può avere un impatto negativo sui <strong>Chirotteri</strong>:<br />
la sola presenza del censitore all’interno dall’hibernaculum, anche senza il <strong>di</strong>sturbo tattile,<br />
può comportare un più frequente “risveglio” dallo stato letargico, con conseguente consumo<br />
delle riserve <strong>di</strong> grasso e pericolo per l’animale. In questi casi, per evitare <strong>di</strong> alterare il<br />
microclima del roost, si utilizzano fonti luminosi deboli e “fredde” con l’applicazione <strong>di</strong> filtri<br />
rossi che attenuano l’impatto della luce sulle colonie.<br />
Per il censimento delle gran<strong>di</strong> colonie, vengono anche utilizzate immagini fotografiche o<br />
filmati registrati con una termocamera.<br />
11
5.2 Cattura degli esemplari<br />
La cattura permette l’esame <strong>di</strong>retto dell’esemplare e, per la maggior parte delle specie, è<br />
in<strong>di</strong>spensabile per stabilire un’identificazione specifica certa. Questa tecnica consente <strong>di</strong><br />
osservare, in dettaglio, i caratteri morfologici <strong>di</strong>scriminanti e <strong>di</strong> misurare i caratteri<br />
<strong>di</strong>agnostici. Come detto in precedenza i pipistrelli in ibernazione non vanno mai catturati, né<br />
<strong>di</strong>sturbati durante il letargo invernale al fine <strong>di</strong> garantirne la sopravvivenza.<br />
La tecnica <strong>di</strong> cattura più usata prevede l’utilizzo <strong>di</strong> apposite reti (mist-nets), realizzate in<br />
nylon o cotone montate su pali. Queste possono essere alzate fino ad un’altezza <strong>di</strong> oltre 10<br />
metri me<strong>di</strong>ante l’ausilio <strong>di</strong> carrucole. Le reti sono utilizzate per catture nelle aree<br />
d’alimentazione, nei luoghi in cui i <strong>Chirotteri</strong> si abbeverano, sotto i ponti, all’ingresso <strong>di</strong><br />
cavità e lungo i tragitti preferenziali <strong>di</strong> spostamento. I pipistrelli catturati, devono essere<br />
maneggiati con particolare attenzione per evitare <strong>di</strong> ferirli e devono essere liberati<br />
rapidamente per minimizzare l’effetto stress.<br />
5.3 Indagine me<strong>di</strong>ante rilevatore <strong>di</strong> ultrasuoni (bat detector)<br />
Come abbiamo visto i Microchirotteri sono in grado <strong>di</strong> orientarsi e cacciare grazie a segnali<br />
acustici <strong>di</strong> ecolocalizzazione (ultrasuoni), con i quali in<strong>di</strong>viduano con precisione gli oggetti<br />
presenti nello spazio. Gli ultrasuoni, emessi come sequenze <strong>di</strong> impulsi, con caratteristiche che<br />
variano in maniera specie-specifica per quanto riguarda l’intensità, la frequenza, la durata e la<br />
<strong>di</strong>stanza dei singoli impulsi, possono essere captati da un rilevatore <strong>di</strong> ultrasuoni (bat detector)<br />
che li rende u<strong>di</strong>bili all’orecchio umano. In laboratorio l’analisi dei sonogrammi permette<br />
d’identificare, con una buona precisione, la maggior parte delle specie europee <strong>di</strong> <strong>Chirotteri</strong>.<br />
Me<strong>di</strong>ante l’utilizzo del bat detector è possibile effettuare un mappaggio della <strong>di</strong>stribuzione e<br />
dell’abbondanza delle specie, nonché quantificare l’attività della chirotterofauna nelle <strong>di</strong>verse<br />
tipologie <strong>di</strong> habitat.<br />
12
5.4 Installazione <strong>di</strong> cassette nido<br />
Le cassette nido artificiali per pipistrelli (bat box), simili a quelle per uccelli, sono costruite in<br />
cemento e segatura per mantenere all’interno con<strong>di</strong>zioni ideali (temperatura e umi<strong>di</strong>tà) e<br />
hanno una fessura d’entrata, <strong>di</strong> circa 20 mm, nella parte inferiore della struttura. La<br />
sistemazione <strong>di</strong> bat box in zone campione aiuta, da un lato, i ricercatori ad ottenere dati utili<br />
sulla presenza e la biologia delle specie, dall’altro, i <strong>Chirotteri</strong> stessi che le utilizzano in<br />
assenza <strong>di</strong> rifugi naturali. I bat box possono essere collocati su alberi o pali; le <strong>di</strong>mensioni dei<br />
bat-box sono variabili in funzione delle esigenze delle <strong>di</strong>verse specie.<br />
Bat box (foto R. Toffoli)<br />
6. LA RICERCA IN PROVINCIA DI IMPERIA<br />
6.1 La conservazione della natura in provincia <strong>di</strong> <strong>Imperia</strong><br />
La tutela degli spazi naturali nella <strong>Provincia</strong> è affidata ai S.I.C. e Z.P.S.<br />
Dal 1992 l’Unione Europea si è impegnata nella conservazione della bio<strong>di</strong>versità progettando<br />
la realizzazione <strong>di</strong> una rete <strong>di</strong> ambienti da tutelare, denominata “Rete Natura 2000”. Tale rete<br />
13
ecologica, finalizzata a garantire il mantenimento in uno stato <strong>di</strong> conservazione sod<strong>di</strong>sfacente<br />
<strong>di</strong> habitat e specie della flora e della fauna da proteggere, è prevista dalla Direttiva europea<br />
92/43/CEE (Direttiva “Habitat”). Questa normativa, che si integra con la Direttiva “Uccelli”<br />
79/409/CEE, assume risvolti pratici sulla pianificazione del territorio, in quanto richiede<br />
l’in<strong>di</strong>viduazione <strong>di</strong> aree denominate Siti d’Importanza Comunitaria (SIC) e Zone <strong>di</strong><br />
Protezione Speciale (ZPS), destinate alla conservazione <strong>di</strong> particolari tipi <strong>di</strong> habitat. La<br />
normativa sancisce la protezione <strong>di</strong> numerose specie animali e vegetali, inclusi gli ambienti<br />
naturali in cui tali specie vivono e ogni Stato dell’Unione Europea è tenuto a realizzare, in<br />
base alle <strong>di</strong>verse realtà ed esigenze locali, le misure <strong>di</strong> conservazione necessarie ad evitare<br />
fenomeni <strong>di</strong> degrado e perturbazione,<br />
In quest’ottica i chirotteri rappresentano un gruppo sistematico <strong>di</strong> particolare interesse<br />
conservazionistico per il quale le informazioni <strong>di</strong>sponibili sono piuttosto scarse.<br />
L’Amministrazione provinciale <strong>di</strong> <strong>Imperia</strong>, nell’ambito del progetto denominato<br />
“valorizzazione siti <strong>di</strong> pregio della bio<strong>di</strong>versità della provincia <strong>di</strong> <strong>Imperia</strong>”, ha permesso lo<br />
stu<strong>di</strong>o e il monitoraggio (oggetto della presente pubblicazione), avviato nel 2004 e tutt’ora in<br />
corso, sulla presenza e <strong>di</strong>stribuzione dei chirotteri nelle sei ZPS della provincia così<br />
denominate:<br />
IT 1313776 Piancavallo<br />
IT 1314677 Saccarello-Garlenda<br />
IT 1314678 Sciorella<br />
IT 1314679 Toraggio-Gerbonte<br />
IT 1315380 Testa d’Alpe-Alto<br />
IT 1315481 Ceppo-Tomena<br />
14
Localizzazione delle ZPS, area <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o, in provincia <strong>di</strong> <strong>Imperia</strong>.<br />
6.2 I <strong>Chirotteri</strong> delle Alpi Liguri: risultati generali<br />
Le Zone <strong>di</strong> Protezione Speciali sono localizzate nella regione biogeografica alpina e si<br />
estendono per ca. 9.670 ettari, rappresentando l’8,3% <strong>di</strong> superficie della provincia <strong>di</strong> <strong>Imperia</strong>.<br />
Le aree interessano le più alte vette della Liguria, che si elevano fino a 2.200 m a soli 20 km<br />
dal mare. L’ambiente naturale è rappresentato da gole, torrenti, valloni, falesie, rupi ed è<br />
caratterizzato da un’incre<strong>di</strong>bile varietà <strong>di</strong> forme vegetali: dalle sclerofille semprever<strong>di</strong> alle<br />
laricete, dalle abetine ai rodoreti.<br />
Lo stu<strong>di</strong>o ha interessato il controllo dei potenziali rifugi <strong>di</strong>urni (riproduttivi e <strong>di</strong> svernamento),<br />
la cattura degli esemplari con reti mist-net e transetti con l’utilizzo del bat-detector.<br />
Le indagini condotte fin’ora nelle aree monitorate, unite all’analisi dei dati bibliografici,<br />
consentono <strong>di</strong> <strong>di</strong>chiarare la presenza <strong>di</strong> almeno 18 specie <strong>di</strong> pipistrelli, che rappresentano il<br />
74% <strong>di</strong> quelle note per il territorio ligure (tab.2).<br />
15
Tabella 2. Elenco delle specie presenti nelle ZPS (dati bibliografici e ine<strong>di</strong>ti).<br />
SPECIE<br />
Zone <strong>di</strong> Protezione Speciali<br />
Rhinolophidae<br />
PIAN<br />
CAVALLO<br />
TESTA D’ALPE-<br />
ALTO<br />
TORAGGIO-<br />
GERBONTE<br />
SACCARELLO-<br />
GARLENDA<br />
CEPPO-<br />
TOMENA<br />
SCIORELLA<br />
1. Rhinolophus euryale X X<br />
2. Rhinolophus ferrumequinum X X X X X<br />
3. Rhinolophus hipposideros X X X X X<br />
Vespertilionidae<br />
4. Myotis bechsteinii X<br />
5. Myotis blyhii X<br />
6. Myotis daubentonii X<br />
7. Myotis emarginatus X<br />
8. Myotis myotis X<br />
9. Myotis mystacinus X X X<br />
10. Myotis nattereri X X X<br />
11. Pipistrellus kuhlii X X<br />
12. Pipistrellus nathusii X X X<br />
13. Pipistrellus pipistrellus X X X X X<br />
14. Pipistrellus pygmaeus X<br />
15. Nyctalus leisleri X X<br />
16. Hypsugo savii X X<br />
17. Barbastella barbastellus X X X<br />
18. Plecotus sp. X X X X<br />
Molossidae<br />
19. Tadarida teniotis X X X<br />
13 12 6 6 10 1<br />
* In base alle nuove scoperte tassonomiche nello stesso gruppo<br />
appartengono le specie Plecotus auritus e P. macrobullaris, attualmente<br />
riconoscibili solo su base genetica.<br />
16
Il confronto tra la chirotterofauna nota nelle ZPS prima dell’anno 2000 e quella rilevata con la<br />
presente indagine (tab. 3), rende evidente la presenza <strong>di</strong> 8 specie mai segnalate in precedenza,<br />
<strong>di</strong> cui una, P. pygmaeus, <strong>di</strong> nuova segnalazione per la Liguria. Quattro specie risultano<br />
segnalate solo attraverso i dati bibliografici e non sono state osservate nel presente lavoro,<br />
mentre otto specie, precedentemente citate in bibliografia, sono state nuovamente<br />
riconfermate. Ciò evidenza la necessità <strong>di</strong> implementare e approfon<strong>di</strong>re le ricerche che ne<br />
confermino l’effettiva scomparsa o ne attestino la presenza attuale.<br />
Tabella 3. Elenco delle specie globalmente presenti nelle sei ZPS. Confronto tra la chirotterofauna<br />
nota dai dati pre e post 1995 (quest’ultimi considerati informazioni recenti).<br />
Dati bibliografici<br />
antecedenti al 1995<br />
Dati dal 1995 al 2005<br />
Presenza<br />
riconfermata<br />
Nuove<br />
segnalazioni<br />
1. Rhinolophus euryale X<br />
2. Rhinolophus<br />
ferrumequinum<br />
X<br />
X<br />
3. Rhinolophus hipposideros X X<br />
4. Myotis bechsteinii X<br />
5. Myotis blyhii X<br />
6. Myotis daubentonii X<br />
7. Myotis emarginatus X<br />
8. Myotis myotis X X<br />
9. Myotis mystacinus X X<br />
10. Myotis nattereri X X<br />
11. Pipistrellus kuhlii X<br />
12. Pipistrellus nathusii X<br />
13. Pipistrellus pipistrellus X<br />
14. Pipistrellus pygmaeus X<br />
15. Nyctalus leisleri X<br />
17
16. Hypsugo savii X<br />
17. Barbastella barbastellus X X<br />
18. Plecotus sp. X X<br />
19. Tadarida teniotis X<br />
11 7 8<br />
* In base alle nuove scoperte tassonomiche nello stesso gruppo appartengono le specie Plecotus<br />
auritus e P. macrobullaris, attualmente riconoscibili solo su base genetica.<br />
La figura sottostante mostra la localizzazione dei principali roost <strong>di</strong> svernamento e <strong>di</strong><br />
riproduzione in prossimità delle ZPS. Si fa notare che la maggior parte dei rifugi ricade al <strong>di</strong><br />
fuori dei territori delle ZPS. E’ auspicabile, quin<strong>di</strong>, una riperimetrazione delle arre protette,<br />
oppure, l’attuazione <strong>di</strong> specifiche azioni <strong>di</strong> conservazione dei siti <strong>di</strong> riproduzione e degli<br />
habitat frequentati anche al <strong>di</strong> fuori delle ZPS.<br />
18
Tutte le specie <strong>di</strong> chirotteri italiani sono inserite nell’allegato IV della Direttiva Habitat<br />
“specie <strong>di</strong> particolare interesse comunitario che richiedono una protezione rigorosa”,<br />
mentre 7 sono inserite nell’all. II della stessa <strong>di</strong>rettiva “specie <strong>di</strong> interesse comunitario la cui<br />
conservazione richiede la designazione <strong>di</strong> Zone Speciali <strong>di</strong> Conservazione”.<br />
I dati ricavati da questo lavoro consentono solo <strong>di</strong> delineare un primo quadro sulla presenza<br />
dei chirotteri nelle ZPS della provincia <strong>di</strong> <strong>Imperia</strong>. La particolare biologia, il grado <strong>di</strong><br />
specializzazione <strong>di</strong> questi mammiferi e la <strong>di</strong>fficoltà nel censirli impongono tempi <strong>di</strong> stu<strong>di</strong>o<br />
lunghi e tecniche specifiche. Occorrerà, quin<strong>di</strong>, la continuazione delle indagini parallelamente<br />
ad eventi <strong>di</strong> tipo <strong>di</strong>vulgativo.<br />
RINGRAZIAMENTI<br />
Un doveroso e sentito ringraziamento al prof. Attilio Arillo, dott. Loris Galli, dott. Sebastiano<br />
Salvi<strong>di</strong>o e prof. Silvio Spanò del DIPTERIS – Università <strong>di</strong> Genova, per la strumentazione<br />
concessami e gli utili consigli in tutti questi anni <strong>di</strong> lavoro.<br />
Un sentito ringraziamento a tutto il Gruppo Speleo CAI <strong>di</strong> Sanremo per il considerevole<br />
materiale bibliografico fornitomi e per avermi accompagnata durante le numerose escursioni<br />
in grotta.<br />
Desidero ringraziare Roberto Toffoli per i dati ine<strong>di</strong>ti fornitomi, le valide <strong>di</strong>scussioni e il<br />
materiale fotografico.<br />
Un caloroso ringraziamento alle persone che hanno con<strong>di</strong>viso con me alcune notti sul campo:<br />
Franco Bianchi, Lorena Corda, Laura Mingione, Pia Orsino, Mauro Ottonello, Daniela<br />
Quaranta, Roberto Toffoli, Rudy Valfiorito.<br />
Un grazie particolare all’Amm.ne Prov.le <strong>di</strong> <strong>Imperia</strong>, Settore Parchi nella persona della dr.ssa<br />
Sonia Zanella per la fiducia accordatami.<br />
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