Armando Orlando - San Mango d'Aquino, Italia

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Armando Orlando
Armando Orlando è nato a San Mango d’Aquino nel 1948.
Ha frequentato l’Istituto tecnico Commerciale di Nicastro ed ha lavorato a Milano e Roma;
oggi è occupato in una società del Gruppo Cariplo a Catanzaro.
Ha iniziato l’attività giornalistica nel 1966 a Lamezia Terme, e nel 1971 ha esordito in
campo letterario partecipando al terzo volume di una collana di contemporanei realizzata da
una Casa Editrice Milanese.
Collabora a riviste e giornali nazionali ed esteri ed ha pubblicato numerose opere, fra le
quali: “Storia di una terra del Sud”; “San Mango d’Aquino-storia-folklore-tradizioni-poesia”,
scritto insieme al Prof.Antonio Sposato; “Castiglione e Falerna”, finalista al Premio
Letterario Città di Amantea; “Un poeta e la sua terra”, finalista al Premio Calabria di Villa
San Giovanni; “San Francesco di Paola-itinerari religiosi in un paese della Calabria”; “La
Calabria intorno al mille-storia di una diversità”, Premio della Cultura della Presidenza del
Consiglio dei Ministri; “San Mango d’Aquino-la storia”. Nel 1976 ha pubblicato un volume di
poesie.
Per "Calabria Letteraria", una rivista del Gruppo Rubbettino, sta scrivendo la storia della
Calabria dalle origini. L'opera, che si compone attualmente di 45 capitoli, è giunta a trattare
il periodo del Settecento, ed il seguito continua ad essere pubblicato a puntate sulla rivista.
UOMO SOLO
Uomo solo che piangi
in mezzo a tanta gente
e cerchi invano la speranza
di un giorno e di un tempo migliori.
Uomo solo che interroghi il tuo cuore
e aspetti che a te giunga
come onda marina l’illusione.
Là, in mezzo a tanta gente,
la luce della vita si consuma
segretamente, perdendosi nel buio.
E profondi giacigli cerchi
per sopportare la tua fatica.
E nel tenero barlume di una sera
cari sogni nascenti t’invadono la mente.
Uomo solo che trascini il tuo corpo
in mezzo a torbidi cammini,
unica tua speranza è il nulla.
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IL TRENO DEL SUD
Attraverso la Lombardia
col cuore pieno di ricordi
mentre scivola veloce sui binari
il treno
lasciandosi dietro vasti paesaggi
che si perdono sotto la neve.
E’ un treno di desideri
e di speranze.
Smarrita
una ragazza dagli occhi scuri
mi tiene la mano
e guarda lontano.
Insegue fantasmi di un tempo
che non ritorna
e sulle sue labbra
carnose
si ferma per un attimo
il sorriso.
I CONTADINI
Vanno via
al sorgere del sole
ogni mattina.
In silenzio
lascian le loro case
e vanno verso i campi.
Cominciano così il loro lavoro
i contadini.
Fra gli orti e fra gli ulivi
passano tanto tempo
e sognano ogni giorno
una vita migliore.
Ritornano stanchi
con le ombre della sera
e nei loro volti
si legge la fierezza
di un orgoglio antico.
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PARTENZA
La pioggia d’agosto
bagna le strade
e le case
mentre la nebbia avvolge
la mia collina.
E’ mattino.
Mio padre
lo incontro in una stanza
con un velo di tristezza
negli occhi.
Un abbraccio
e m’incammino
lungo la mia via.
DEDICATO AD UNA DONNA
La collina
scende verso il fiume
coperta dal verde degli ulivi
e dalle ginestre in fiore.
Le case
appaiono sul pendìo
all’improvviso
e guardano verso il mare.
Profumi e canti
si perdono nell’aria
e la natura è in festa.
Tu ritorni
dolce come la collina
dove t’ho conosciuto
e sei la vita e la morte,
sei l’attimo di un passato,
l’immagine di un sogno.
Io ti guardo
e negli occhi ritrovo
pensieri nascosti.
Sei la vita e la morte
e la collina
conserverà per me
il tuo ricordo.
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E POI DI NUOVO AMORE
E poi di nuovo amore
che ritorna
e travolge il mio corpo
i miei pensieri.
Amore
che ritorna nei tuoi occhi
ed è subito un pianto
che diventa allegria.
Amore
che ritorna nel buio della notte
ed è subito un sogno
che diventa nostalgia.
E poi di nuovo amore
che scopre montagne di desideri
e poi se ne va via.
UOMINI DEL MIO PAESE
Guardo la gente
lungo i sentieri scoscesi
che portano
alla Chiesa della Buda
e vedo volti
che vogliono apparire
allegri.
Occhi luminosi
e viso scavato dalle rughe.
Cantano e ballano
si ubriacano
al primo sole di giugno.
Volti che nascondono
la miseria.
Illusioni
che durano solo
un attimo.
Fascismo, democrazia, socialismo…
Sempre è rimasta
la loro condizione
di sfruttati.
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VENDITORE DI VIOLE
Largo Boccea a Roma.
Sera piovosa ed umida.
Occhi chiari,
vestito consumato dal tempo,
il distintivo di Vittorio Veneto
sul petto.
La gente passa con indifferenza
in un groviglio di macchine
e di ombrelli.
Angolo dei grandi magazzini.
Volti stanchi
e sguardi affaticati.
Una ragazza
si ferma all’improvviso.
Uno sguardo, un sorriso.
Il venditore
si abbassa sul cesto dei suoi fiori.
Largo Boccea a Roma.
Occhi chiari…
Non vende solo viole,
vende anche felicità.
VOCI LONTANE
Odo voci lontane
che parlano d’amore…
Scuotono i miei pensieri
e risvegliano i ricordi.
Odo voci lontane
che parlano di gioia.
Ma il bambino di un tempo
non c’è più.
E fra le mani
rimangono solo
i vuoti della mente.
E le voci lontane
risvegliano i ricordi.
Poi, come foglie,
si perdono nel vento.
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SAN MANGO D’AQUINO
Lo vedo apparire
all’improvviso
ogni volta che ritorno.
Sempre lo stesso,
disteso sulla collina
che scende verso il fiume.
Le case si stagliano
in mezzo ai vecchi ulivi
e mura spoglie
fanno vivere i contadini.
Il suono di un organetto
si leva
dal fondo della valle,
e nell’aria si diffonde
un canto d’allegria.
Testimonianze di un mondo
che scompare.
PAESAGGIO
Uomini dai volti stanchi
e anneriti da un sole
che indora le spighe di grano
attraversano la strada
in silenzio.
Sulle spalle
il peso di molti anni.
La campagna è verde
nell’ora del tramonto
e il mare in lontananza
splende di mille colori.
Una luce fioca
avvolge le case grigie.
E’ sera.
Gli uccelli si posano sui rami
e tornano dal lavoro
i contadini.
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ZIA MARIA
L’ho rivista
la campagna della mia infanzia
dove la zia Maria mi conduceva
da bambino.
Strade piene di rovi
e campi abbandonati.
E’ diversa
da come la ricordava
la mia mente.
Tutto è cambiato.
La gente
non passa più il suo tempo
nei casolari
e l’alba ed il tramonto…
…termini dimenticati.
La terra è tornata selvaggia,
ed anche noi
siamo cambiati.
Io non sono più il bambino
che correva dietro zia Maria
e si divertiva
a liberare l’acqua fra le zolle.
Tanto tempo è passato
e zia Maria
son quattro anni
che ormai non vive più.
ED IO RESTERO’ SOLO
Tu accosterai il viso
alla mia bocca
e nella notte
conoscerai con me
i confini dell’amore.
Il calore del tuo corpo
coprirà di ogni sua essenza
il desiderio.
Ed io resterò solo.
Le tue labbra
sussurreranno ancora il mio nome,
ma la tua voce
sarà sempre più assente,
più lontana.
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MENDICANTE
Sei apparso all’improvviso
all’angolo della strada
raccolto nei tuoi vestiti
da mendicante,
ed era una sera d’inverno.
Lo sguardo confuso
e pieno di paura.
Non hai avuto la forza
di chiedere la carità,
ma i tuoi occhi
mi sono rimasti dentro
facendomi conoscere
la tua pena.
RITORNI
Come attimi di sogno
ritornano nella mente
i pensieri di un tempo
che ci ha visto felici,
e gli occhi si incontrano
cercando ricordi
di un giorno lontano.
Sensazioni di anime
che si smarriscono
cercando momenti
di un passato amore.
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