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NEL CERVELLO IL SISTEMA “PSICO-BIO-FISICO” DEPUTATO ALL’ORIENTAMENTO

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NEL CERVELLO IL SISTEMA
“PSICO-BIO-FISICO”
DEPUTATO ALL’ORIENTAMENTO

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PROF. ING. DOTT.<br />

MARCO TODESCHINI<br />

dalla Teoria delle Apparenze:<br />

<strong>NEL</strong> <strong>CERVELLO</strong> <strong>IL</strong> <strong>SISTEMA</strong><br />

<strong>“PSICO</strong>-<strong>BIO</strong>-<strong>FISICO”</strong><br />

<strong>DEPUTATO</strong> <strong>ALL’ORIENTAMENTO</strong><br />

con riferimento a quanto “scoperto” dagli scienziati:<br />

John O'Keefe e May-Britt e Edvard Moser,<br />

Premi Nobel per la Medicina 2014<br />

A cura di<br />

Fiorenzo Zampieri<br />

Circolo di Psicobiofisica<br />

Amici di Marco Todeschini


PREMESSA<br />

Cogliamo l’occasione dell’assegnazione del Premio Nobel per la Medicina agli scienziati<br />

John O'Keefe e May-Britt e Edvard Moser per la scoperta del sistema di cellule che ci<br />

permette di orientarci, come una sorta di Gps biologico, per proporre quanto Marco<br />

Todeschini elaborò nella sua Teoria delle Apparenze in merito a quella parte dell’encefalo<br />

preposta appunto all’orientamento.<br />

Gli studiosi citati, con i loro studi, sono arrivati alla individuazione del sistema di cellule<br />

nervose che costituisce una sorta di rete che permette al cervello di avere costantemente le<br />

coordinate spaziali del luogo in cui si trova.<br />

“La scoperta del 'Gps del cervello'<br />

Nel 1971 I'Keefe ha scoperto che alcune cellule del cervello vengono attivate nel momento in<br />

cui un ratto si trova in una particolare posizione e altre si 'accendono' quando cambia<br />

posizione. Ha scoperto inoltre che tutte queste cellule si trovano nella struttura del cervello<br />

chiamata ippocampo.<br />

Ben 34 anni più tardi la coppia norvegese May-Britt e Edvard Moser ha reso più completa e<br />

precisa la mappa delle cellule coinvolte nella localizzazione. Nel 2005 ha infatti scoperto che<br />

le cellule del 'Gps' del cervello si trovano soprattutto nella parte inferiore dell'ippocampo,<br />

chiamata corteccia entorinale. Tutte insieme queste cellule costituiscono una sorta di griglia<br />

esagonale, all'interno della quale ognuna segue diversi schermi di orientamento. Il risultato<br />

è un sistema coordinato per l'orientamento spaziale (tratto dal sito Ansa nell’ottobre 2014).”<br />

Una ulteriore descrizione di quanto in argomento la recuperiamo dal sito de Le Scienze –<br />

ottobre 2014, che di seguito riportiamo<br />

“Le ricerche dei tre premi Nobel hanno chiarito alcuni meccanismi fondamentali che<br />

permettono di orientarsi nello spazio in connessione con altre capacità cognitive<br />

fondamentali, come memoria, pensiero e pianificazione delle azioni.<br />

Ai pionieristici studi di John O'Keefe si deve la scoperta di una memoria spaziale in cui è<br />

coinvolto l'ippocampo. In una serie di esperimenti effettuati nei primi anni settanta sui ratti<br />

lasciati liberi di esplorare un ambiente chiuso (una scatola), O'Keefe scoprì il particolare<br />

schema di attivazione di una popolazione di cellule ippocampali, poi denominate cellule di<br />

luogo (space cell). Ciascuna di esse si attivava in misura massima quando il ratto occupava<br />

un preciso punto dello spazio disponibile della scatola.<br />

Gli esperimenti di O'Keefe dimostrarono che le cellule di luogo non registravano<br />

semplicemente gli input visivi, ma realizzavano una mappa cerebrale dell'ambiente in cui<br />

l'animale si muoveva. Il ricercatore concluse che l'ippocampo genera diverse mappe dei<br />

luoghi visitati dalla cavia: ciascuna mappa è memorizzata da una specifica attivazione<br />

collettiva di cellule di luogo.<br />

In seguito l'esistenza di cellule di luogo fu rilevata anche nel cervello di altre specie e in<br />

particolare dell'essere umano: per questo motivo O'Keefe formulò l'ipotesi che le cellule di<br />

luogo facessero parte di un sistema deputato a organizzare nello spazio le esperienze vissute<br />

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da un soggetto.<br />

Ma la descrizione del sistema di mappatura dell'ambiente sfruttato dal cervello non era<br />

ancora completa. Mancava il contributo della corteccia entorinale mediale, che è la sede<br />

delle cellule griglia, scoperte alcuni decenni dopo grazie agli studi di Edvard Moser, May-<br />

Britt Moser e colleghi della Norwegian University of Science and Technology.<br />

Le cellule griglia producono una sorta di sistema di riferimento nello spazio: ciascuna si<br />

attiva quando l'animale è in uno dei punti che formano nello spazio bidimensionale un<br />

reticolo a celle esagonali, perfettamente geometrico. Grazie a questo sistema di riferimento,<br />

una sorta di posizionamento globale GPS naturale, collegato ad altre cellule della corteccia<br />

entorinale, l'animale è in grado di orientarsi nell'ambiente e mantenere una direzione di<br />

movimento.<br />

Ricerche molto recenti, effettuate con tecniche di imaging cerebrale, e studi su soggetti che<br />

hanno subito interventi di neurochirurgia hanno confermato l'esistenza dei neuroni griglia<br />

anche nell'uomo. Nelle gravi patologie neurodegenerative, come l'Alzheimer, le funzioni<br />

della corteccia entorinale e l'ippocampo risultano danneggiate fin dagli stati precoci con<br />

evidenti ripercussioni nel riconoscere ambienti o nel ricordare luoghi.”<br />

Marco Todeschini, nell’ambito delle proprie ricerche dedicate allo sviluppo della sua<br />

“PsicoBioFisica”, dovette dedicarsi, oltre che allo studio delle scienze fisiche, anche a quelle<br />

mediche e fisioneurologiche, ottenendone i relativi attestati, allo scopo di determinare<br />

sperimentalmente quelle che erano le sue intuizioni in merito al funzionamento del corpo<br />

umano oggetto e soggetto all’influenza cosmica delle perturbazioni eteriche.<br />

Di seguito riportiamo, perciò, quanto le sue indagini gli consentirono di scoprire, invitando<br />

quei lettori i cui studi possono dare loro la possibilità di un giudizio critico, di considerare<br />

quali fossero le conoscenze mediche dell’epoca in cui Todeschini compose la sua Teoria<br />

(1949) evidenziando quanto egli riuscì ad anticipare rispetto ai Premi Nobel odierni.<br />

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