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Relazione storica - Comune di Minerbio

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RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO DEL PALAZZO COMUNALE – LOTTO III<br />

<strong>Relazione</strong> Storica<br />

1 – Le origini dell’inse<strong>di</strong>amento<br />

<strong>Minerbio</strong> è una citta<strong>di</strong>na situata nella Pianura a Nord Est <strong>di</strong> Bologna in <strong>di</strong>rezione Ferrara, a circa 20<br />

chilometri dal capoluogo, in una zona anticamente caratterizzata dalla presenza <strong>di</strong> <strong>di</strong>stese boscose, come si<br />

può evincere da un documento del 2 novembre 1186 in cui è citata la “selva minervese”.<br />

Il primo nucleo <strong>di</strong> <strong>Minerbio</strong> risale con buona probabilità all’età romana – il nome stesso <strong>Minerbio</strong> rimanda<br />

alla dea Minerva – e se ne inizia a trovare citazione in documenti dei primi del secolo XI. Inoltre, nel<br />

territorio sono leggibili ancora oggi tracce della centuriazione romana.<br />

Il documento considerato l’atto <strong>di</strong> fondazione del <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Minerbio</strong> risale al 1231, ed è contenuto nel “De<br />

Pactis Alte<strong>di</strong>". In quell’anno, nella Piazza Maggiore <strong>di</strong> Bologna, alla presenza <strong>di</strong> tutto il popolo, il podestà <strong>di</strong><br />

Bologna Federico da Lavellolungo bresciano cedette a 150 famiglie mantovane il territorio <strong>di</strong> Altedo e<br />

<strong>Minerbio</strong>, ivi fondando la prima comunità stabile <strong>di</strong> cui si abbiano notizie certe.<br />

Questo primo nucleo <strong>di</strong> abitanti si stanziò probabilmente nell’attuale zona del borgo antico, che mantiene le<br />

tipiche forme del castrum me<strong>di</strong>evale dal particolare impianto ortogonale, con strade che si incrociano ad<br />

angolo retto.<br />

Non è chiaro il motivo per cui queste famiglie del mantovano si spostarono nella zona bolognese, forse per<br />

fuggire dalle lotte che opponevano guelfi e ghibellini o forse a causa <strong>di</strong> altri mutamenti <strong>di</strong> con<strong>di</strong>zioni<br />

ambientali ed economiche.<br />

E’ probabilmente opera <strong>di</strong> queste stesse famiglie la costruzione, nel XIII secolo, della Chiesa <strong>di</strong> S. Teodoro,<br />

<strong>di</strong> cui si trova traccia in antichi documenti, ma che è ad oggi scomparsa.<br />

Arch. Riccardo Cami<br />

Ing. Tiziana Laffi<br />

Ing. Mirco Balugani Pag. 1 Gennaio 2012


RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO DEL PALAZZO COMUNALE – LOTTO III<br />

<strong>Relazione</strong> Storica<br />

2 – La famiglia Isolani<br />

All’inizio del XIV secolo, l’arrivo nel territorio <strong>di</strong> una nobile famiglia bolognese, gli Isolani, portò<br />

importanti cambiamenti nell’aspetto dell’abitato. Questa famiglia comprò vasti appezzamenti <strong>di</strong> terreno e si<br />

stabilì in queste terre per quasi cinque secoli.<br />

La famiglia degli Isolani arrivò a Bologna ai primi del 1300 dall’isola <strong>di</strong> Cipro (da qui probabilmente il loro<br />

nome) e qui avviò una florida attività nel commercio della seta.<br />

Nel 1369 Domenico Isolani lascia come <strong>di</strong>sposizione testamentaria l'or<strong>di</strong>ne <strong>di</strong> erigere una chiesa per la<br />

popolazione, che viene consacrata nel 1373 e dà la misura del rapporto che intercorreva fra la nobile famiglia<br />

e la gente del luogo. La chiesa, poi ricostruita nel XVIII secolo su progetto e <strong>di</strong>rezione <strong>di</strong> Carlo Francesco<br />

Dotti, è stata definita una delle "più belle del forese <strong>di</strong> Bologna".<br />

Le vicende che portarono la famiglia Isolani a trasformarsi da semplici ricchi possidenti <strong>di</strong> terre a veri e<br />

propri feudatari <strong>di</strong> tali territori si svolsero nel corso dei secoli e videro come protagonisti alcuni dei più<br />

importanti personaggi del tempo.<br />

L’evento decisivo fu l’aiuto dato ai Visconti in occasione della battaglia combattuta alla fine del giugno 1402<br />

nei pressi <strong>di</strong> Casalecchio <strong>di</strong> Reno, fuori Porta Saragozza, durante la quale Iacopo Isolani armò i Minerbiesi e<br />

prese parte alla guerra. Con le altre famiglie nobiliari alleate si avviò a Porta S. Donato nella notte <strong>di</strong> S.<br />

Pietro. Le loro truppe, affiancate da quelle viscontee, presero possesso della città e spodestarono il governo<br />

dei Bentivoglio sulla città <strong>di</strong> Bologna. Nel 1403, come riconoscimento per il valore e la lealtà <strong>di</strong>mostrati<br />

dalla famiglia Isolani in tale occasione, i Visconti vollero allargare i loro domini nel territorio <strong>di</strong> <strong>Minerbio</strong>,<br />

precedentemente limitati alla zona del castello.<br />

Il <strong>di</strong>ploma visconteo è il primo documento che attesta l’investitura feudale degli Isolani a <strong>Minerbio</strong>.<br />

Fu da questo momento che il borgo, che probabilmente aveva avuto origine fin dal primo inse<strong>di</strong>amento dei<br />

mantovani, si consolidò assumendo la propria forma definitiva, completato dalla costruzione del complesso<br />

<strong>di</strong> grande pregio storico e artistico che si snoda attorno all’imponente Rocca.<br />

Con l’investitura papale <strong>di</strong> Clemente VII del 1524, <strong>Minerbio</strong> <strong>di</strong>venne una contea <strong>di</strong> proprietà <strong>di</strong> Giovanni<br />

Francesco Isolani e dei suoi ere<strong>di</strong> in perpetuo, con un’estensione del territorio ben maggiore <strong>di</strong> quanto non<br />

fosse avvenuto con l’investitura feudale viscontea.<br />

Il Senato bolognese, però, non si rassegnò mai alla presenza <strong>di</strong> questi territori franchi all’interno della<br />

propria giuris<strong>di</strong>zione. Così i contrasti si riaccesero nel 1712, fino a che una serie <strong>di</strong> episo<strong>di</strong> portarono gli<br />

Isolani alla definitiva per<strong>di</strong>ta dei propri antichi <strong>di</strong>ritti nel 1734, quando anche i loro territori furono uniti ai<br />

restanti sottoposti alla Comunità <strong>di</strong> <strong>Minerbio</strong>.<br />

Arch. Riccardo Cami<br />

Ing. Tiziana Laffi<br />

Ing. Mirco Balugani Pag. 2 Gennaio 2012


RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO DEL PALAZZO COMUNALE – LOTTO III<br />

<strong>Relazione</strong> Storica<br />

3 – La deviazione del fiume Savena e l’espansione <strong>di</strong> <strong>Minerbio</strong><br />

Nel 1561 fu realizzata la deviazione del fiume Savena, il cui corso venne spostato verso Ovest. In questo<br />

modo l’ambiente <strong>di</strong>venne più salubre, e fu realizzata una nuova strada dove prima era il letto del fiume, oggi<br />

denominata via Garibal<strong>di</strong>. Fu così che l’espansione del paese ebbe luogo lungo questa via, chiamata allora<br />

“lo Stradone”, in <strong>di</strong>rezione Nord, verso la chiesa.<br />

E’ lungo questa <strong>di</strong>rettrice, <strong>di</strong>staccandosi dal nucleo originario feudale, che nei secoli a seguire avvenne<br />

l’espansione dell’e<strong>di</strong>ficato <strong>di</strong> <strong>Minerbio</strong>, con la costruzione degli e<strong>di</strong>fici rappresentativi delle istituzioni che<br />

succedettero al regime feudale.<br />

Lo Stradone, collegato alla via proveniente da Bologna, <strong>di</strong>venne quin<strong>di</strong> la <strong>di</strong>rettrice principale dello sviluppo<br />

dell’e<strong>di</strong>ficato. Lungo questa via, nel 1424, venne costruito l’Oratorio della Natività <strong>di</strong> Maria ad opera della<br />

Compagnia del Suffragio, presente a <strong>Minerbio</strong> fin dai primi anni del XVII secolo. La stessa Compagnia del<br />

Suffragio farà costruire, circa un secolo più tar<strong>di</strong>, un altro ricovero per gli orfani affiancato al primo,<br />

l’Orfanatrofio <strong>di</strong> San Carlo, destinato in seguito a <strong>di</strong>venire l’attuale sede municipale.<br />

Con la caduta della giuris<strong>di</strong>zione della famiglia Isolani, l’abitato cominciò a subire una forte espansione<br />

anche al <strong>di</strong> fuori del borgo, sul percorso dell’antico alveo del fiume Savena, che attraversava l’attuale centro<br />

del paese. La sua presenza è testimoniata dal toponimo Savena Vecchia che si conserva attualmente nei due<br />

tratti <strong>di</strong> strada comunale appena fuori dal centro abitato verso Ferrara (Via Savena Inferiore) e verso Bologna<br />

(Via Savena Superiore) e che alimentava le fosse del borgo fortificato.<br />

Con la venuta <strong>di</strong> Napoleone, il territorio fu ricompreso in un <strong>di</strong>stretto che raggruppava più <strong>di</strong> se<strong>di</strong>ci paesi nei<br />

pressi <strong>di</strong> <strong>Minerbio</strong>. Deposto Napoleone, dopo il 1815 <strong>Minerbio</strong> venne assegnata in un primo tempo al<br />

comune <strong>di</strong> Budrio, per poi ritrovarsi tre anni dopo comune esso stesso, con aggregate le frazioni <strong>di</strong> Ca’ de<br />

Fabbri e San Giovanni in Triario. Sempre nel XIX secolo vennero attuate non poche opere <strong>di</strong> e<strong>di</strong>lizia<br />

pubblica, sorsero le prime attività industriali e verso la fine del secolo si andarono costituendo le prime<br />

associazioni operaie, come la Società Operaia <strong>di</strong> Mutuo Soccorso nel 1884.<br />

All’inizio del XX secolo i socialisti conquistarono il potere. Il territorio conobbe un notevole impulso con<br />

l’attivazione della tranvia a vapore Bologna – Malalbergo, ma poi arrivarono le due guerre, che costarono<br />

molte vittime.<br />

Arch. Riccardo Cami<br />

Ing. Tiziana Laffi<br />

Ing. Mirco Balugani Pag. 3 Gennaio 2012


RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO DEL PALAZZO COMUNALE – LOTTO III<br />

<strong>Relazione</strong> Storica<br />

4 - Il Borgo<br />

La via principale che partiva dalla porta e attraversava tutto il borgo, chiamata via <strong>di</strong> Mezzo, correva<br />

parallela a via Superiore, entrambe tagliate perpen<strong>di</strong>colarmente da vie minori. Subito fuori dalla porta,<br />

parallelo alle fosse, vi era il tracciato <strong>di</strong> via delle Stuoje.<br />

Oggi si conservano sia il reticolato ortogonale delle strade che il perimetro pressoché quadrato dell’antico<br />

castrum.<br />

Sul percorso dell’antica via <strong>di</strong> Mezzo troviamo ora Via Larga Castello, piazza Cesare Battisti e il suo<br />

monumento, sorti su un’area precedentemente occupata da un agglomerato abitativo, nella cui parte<br />

retrostante correva via delle Stuoje. Via Sopra Castello si trova invece sull’antico percorso <strong>di</strong> via Superiore.<br />

Nell’area appena fuori dalle mura del castello sorgeva un mulino sostituito a metà del 1700 da un’osteria. In<br />

quell’area è sorto anche il complesso del cinema teatro Minerva, nell’e<strong>di</strong>ficio che ospitava l’ex casa del<br />

fascio costruita intorno agli anni ’30.<br />

Le attuali via Falegnami, via Ortazzo e via Conventino ripercorrono i tracciati stradali delle vie minori che<br />

tagliavano perpen<strong>di</strong>colarmente le due strade principali del borgo. Gli orti e i giar<strong>di</strong>ni sono stati eliminati per<br />

guadagnare ulteriore terreno all’espansione e<strong>di</strong>lizia.<br />

Dislocati lungo il reticolato ortogonale, gli e<strong>di</strong>fici erano decorati in facciata da bassi portici, probabilmente <strong>di</strong><br />

legno. La recente ristrutturazione ha mantenuto la forma dei bassi porticati con soffitto in travi lignee e<br />

colonne in mattoni, ammodernando notevolmente però l’aspetto esteriore e gli ambienti interni.<br />

La casa del governatore feudale si trovava all’angolo tra le attuali via Larga Castello e via Falegnami. Anche<br />

oggi si riconosce per le arcate più alte rispetto quelle dei restanti portici e per una targa marmorea<br />

raffigurante l’impresa della famiglia Isolani posta sopra la porta <strong>di</strong> ingresso.<br />

Dell'antico abitato è ancora visibile la me<strong>di</strong>evale porta<br />

d'ingresso munita <strong>di</strong> ponte levatoio, oggi scomparso, che<br />

permetteva l'accesso al borgo. La porta subì una ristrutturazione<br />

a metà dell’800 con l’innalzamento della torre, la posa <strong>di</strong> un<br />

orologio a doppia mostra e un “castello” in ferro battuto<br />

contenente le campane. E’ ancora presente su un lato la porta <strong>di</strong><br />

legno che conduceva alla sommità della torre ma che tuttavia<br />

non è più agibile. L’orologio, che ha perso le antiche<br />

decorazioni pittoriche, è ancora collocato sulla torre, come le<br />

campane, ma né l’uno né le altre sono più funzionanti.<br />

Un circuito <strong>di</strong> fosse, ormai ricordato solamente dal toponimo della strada che ne ripercorre l’antico tracciato,<br />

Via Fosse appunto, cominciò ad essere tombato sia in seguito alla deviazione del Savena a metà del '500 sia<br />

per la per<strong>di</strong>ta <strong>di</strong> esigenze <strong>di</strong>fensive del borgo. Oltre al nome della Via, attualmente non vi è più alcuna traccia<br />

<strong>di</strong> questo tipico elemento della città me<strong>di</strong>evale. E’ ancora visibile però, a destra e a sinistra della porta,<br />

l’interruzione del gruppo degli e<strong>di</strong>fici nei due punti in cui le fosse si inalveavano tra le abitazioni per<br />

raggiungere il cortile del castello.<br />

Arch. Riccardo Cami<br />

Ing. Tiziana Laffi<br />

Ing. Mirco Balugani Pag. 4 Gennaio 2012


RESTAURO E RISANAMENTO CONSERVATIVO DEL PALAZZO COMUNALE – LOTTO III<br />

<strong>Relazione</strong> Storica<br />

5 – Il Palazzo Comunale<br />

Nel 1840, ad opera della Congregazione della Carità, viene costruito un nuovo e<strong>di</strong>ficio destinato ad<br />

orfanotrofio, citato in documenti dell’epoca come “Orfanatrofio <strong>di</strong> S. Carlo”.<br />

Tale e<strong>di</strong>ficio, <strong>di</strong> cui si trovano una riproduzione <strong>di</strong> scorcio in una stampa del 1851 ed un’accurata descrizione<br />

nel progetto <strong>di</strong> sistemazione ed ampliamento redatto dall’ing. P. Negroni nel 1863, era originariamente <strong>di</strong><br />

due piani: il piano terra sul fronte principale presentava un portico a cinque arcate; il primo piano occupava<br />

solo le tre arcate centrali del sottostante portico.<br />

Nel 1864 il palazzo fu venduto all’asta ed acquisito dall’Amministrazione Municipale per farne sede dei<br />

propri uffici Municipali e Mandamentali, della Guar<strong>di</strong>a Nazionale, delle Scuole Pubbliche e delle Carceri.<br />

I lavori che vennero fatti a partire dal 1865 portarono l’immobile all’aspetto attuale, me<strong>di</strong>ante l’ampliamento<br />

del primo piano sulle due arcate laterali del portico e la sopraelevazione che portò alla costruzione del<br />

secondo piano e del granaio.<br />

Nel 1876 venne ricostruito lo scalone principale mentre nel 1877 venne eseguita la selciatura del portico.<br />

Arch. Riccardo Cami<br />

Ing. Tiziana Laffi<br />

Ing. Mirco Balugani Pag. 5 Gennaio 2012

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