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Le vite degli illustri pittori fiamminghi, olandesi e tedeschi, raccolte e ...

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<strong>Le</strong> <strong>vite</strong> <strong>degli</strong> <strong>illustri</strong> <strong>pittori</strong> <strong>fiamminghi</strong>, <strong>olandesi</strong> e <strong>tedeschi</strong>, <strong>raccolte</strong> e raccontate da Karel van Mander<br />

pittore. Per il piacere, il diletto e l’istruzione dei <strong>pittori</strong> e <strong>degli</strong> amatori dell’arte della pittura. Stampato<br />

ad Alkmaar presso Jacob de Meester nell’anno 1604, da Passchier van Westbusch, libraio alla Beslagen<br />

Bijbel di Haarlem.<br />

[p. 106] Ai miei buoni amici, onorevoli e degni gentiluomini, Jan Mathijz Ban e Cornelis Gerritsz<br />

Vlasman di Haarlem, doppiamente legati dai loro matrimoni e dall’amore per l’arte della pittura.<br />

[…] Coloro che possiedono un animo puro e gagliardo trovano piacere e diletto in cose belle ed<br />

eccellenti, capaci di superare la natura stessa, come le magnifiche opere d’arte, da essi ammirate e<br />

apprezzate con somma meraviglia, grazie alla loro personale conoscenza, frutto della predisposizione<br />

innata. Questa, cari amici e gentiluomini, è forse la ragone per cui voi – che siete uniti da un carattere e<br />

da uno spirito affini, nonché da solidi legami matrimoniali (avendo ciascuno sposato la sorella<br />

dell’altro) – vi dimostrate sì concordi e ben disposti nell’ammirare la perfezione, la suprema bellezza e<br />

utilità dell’arte della pittura; difatti, voi avete non soltanto riunito opere notevoli e ragguardevoli,<br />

eseguite dalle mani esperte dei più <strong>illustri</strong> artefici, ma vi disponete inoltre a mostrarle, con benevola<br />

generosità, ai gentiluomini forestieri e agli amatori d’arte in diverse ricorrenze […]. Inoltre, mio nobile<br />

signore e amico Jan Mathijsz, voi siete non soltanto un esimio estimatore della nostra arte, ma anche un<br />

abile orafo e argentiere, e avete vissuto per un periodo considerevole nella famosissima Roma,<br />

visitando Napoli e altri luoghi d’Italia, come leale e fedele compagno del nostro Goltzius. Ho, pertanto,<br />

motivi sufficienti per dedicarvi queste mie biografie dei più famosi <strong>pittori</strong> nederlandesi, ché voi, cari<br />

amici e gentiluomini, siete da molto tempo degni di ricevere un simile omaggio. Vi supplico, [p. 108]<br />

dunque, di accettare benevolmente questa mia dedica, in segno di ben intenzionato affetto, e di<br />

riceverla con gratitudine e clemenza. Pregherò l’Altissimo di accordarvi ciò che è utile, buono e<br />

salutare.<br />

Amsterdam, 28 luglio 1604, Vostro servo obbediente e amico,<br />

Karel van Mander.<br />

[p. 109] Introduzione alle <strong>vite</strong> <strong>degli</strong> <strong>illustri</strong> <strong>pittori</strong> <strong>fiamminghi</strong>, <strong>olandesi</strong> e <strong>tedeschi</strong>,<br />

V’è da augurarsi che, nei tempi futuri, la lodevole reputazione dei più eminenti <strong>pittori</strong> non sia del tutto<br />

scomparsa dalla bocca e dalla mente <strong>degli</strong> uomini. Non si può contestare che i nomi, le <strong>vite</strong> e le opere<br />

<strong>degli</strong> eccellenti maestri della nostra arte potranno rimanere più durevolmente impressi – e con<br />

impareggiabile completezza ed efficienza – nella memoria dei nostri discendenti, se conservati e resi<br />

presenti nei paragrafi attendibili di un racconto, evitando che simili notizie vengano trascinate e gettate<br />

nella fossa dell’oblio a causa dell’avanzare inesorabile del tempo con la sua spada vetusta.<br />

Ciononostante (ne sono convinto), alcune persone si dimostreranno assai sorprese che un simile libro<br />

abbia potuto vedere la luce, e che tanta diligenza e fatica siano state dedicate alla sua stesura, incentrata<br />

su un argomento che, quasi certamente, verrà giudicato banale e poco importante, giacché costoro<br />

sogliono stimare degni della penna dello storico soltanto i grandi avvenimenti in fatto di guerre, e<br />

considerando Mario, Silla e Catilina (insieme ad altri fieri divoratori di uomini), personaggi più<br />

meritevoli di essere ricordati dai nostri spiriti d’artisti, i quali sono autentici ornamenti del mondo, sia<br />

nei tempi antichi che moderni. Nessuno, però, potrebbe convincermi dell’esattezza di tale<br />

affermazione; al contrario, credo che in essa non vi sia alcunché di giusto. Moltissimi autori, infatti, si<br />

sono dedicati, con dotta coscienziosità, a narrare gli episodi e le tragedie del nostro sanguinante teatro<br />

nederlandese, redigendo dei racconti verso i quali non mi sento assolutamente portato: innanzitutto, per<br />

la difficoltà di descrivere simili accadimenti, a causa della mia personale inesperienza; e poi, per


l’ansietà e il pericolo provocati dalla Discordia impetuosa e infida. Se avessi, pertanto, svolto tale<br />

attività, avrei giustamente meritato un pizzicotto alle orecchie da parte di Cinzio, compendiato nel<br />

seguente ammonimento: “Questo non è compito tuo”, oppure “non ti è dato descrivere gli eroi, la<br />

guerra o l’aspro ruggito della polvere; sono i pennelli e i dipinti a delimitare la tua provincia”. Per tutti<br />

questi motivi, ho pensato di prendere in mano il Libro della Pittura e d’intraprendere con impegno la<br />

sua stesura, sperando di non cadere vittima dell’ingratitudine altrui. Mi ricordo che, qualche anno<br />

addietro, il mio maestro Lucas de Heere, nativo di Ghent, si era imbarcato nella descrizione in rima del<br />

medesimo soggetto: le <strong>vite</strong> dei celebri <strong>pittori</strong>; tutto quanto egli scrisse, però, svanì completamente e<br />

non potrà mai più rivenire alla luce; altrimenti, avrei potuto ricavarne molte notizie, in seguito da me<br />

reperite soltanto a costo di molte fatiche. È vero che, per quanto riguarda i maestri italiani, il mio<br />

compito è [p. 110] stato assai facilitato dagli scritti di Giorgio Vasari, il quale (assai<br />

comprensibilmente) dedicò particolare attenzione ai propri compatrioti, potendo contare sulla<br />

protezione del serenissimo Duca di Firenze, grazie alla cui magnanimità e prestigio egli poté realizzare<br />

tante cose. Nei paragrafi relativi agli <strong>illustri</strong> artefici nederlandesi, ho cercato di fare del mio meglio,<br />

raccogliendo e disponendo, secondo un ordine appropriato, ciascun maestro nel proprio tempo. In ciò,<br />

ho ottenuto molto meno aiuto di quanto il mio fervido zelo e la mia ardente costanza non avessero<br />

desiderato, ché tale impresa sembrava interessare soltanto a poche persone ed esse, di rado, cercarono<br />

di assecondare le mie richieste, preferendo rivolgere altrove il proprio cuore, verso sentieri ben<br />

altrimenti irrefrenabili; sicché, non sono stato sempre in grado di trovare e riportare i particolari<br />

attinenti alle nascite, alle date e ai luoghi di decesso e altre informazioni del genere, nonostante il mio<br />

fermo desiderio di fornire, per ogni episodio narrato, un insieme compiuto di ornamenti e fatti<br />

verificabili. Talvolta, ciò si è rivelato compito oltremodo arduo e, se mi rivolgevo ad alcuni conoscenti<br />

per chiedere notizie relative al loro padre – quando era nato, quando era morto – costoro erano, ormai,<br />

in grado di ricordare poche cose, poiché tali notizie furono per lo più trascurate e quasi mai affidate alla<br />

penna. Quando ciò accadeva, mi rifacevo alla sentenza di Varro e Plinio: “Costui visse attorno a questo<br />

o a quell’anno; i suoi lavori furono eseguiti in questo o in quest’altro periodo, sotto questo o<br />

quell’imperatore, duca o conte”. Gli scrittori antichi, infatti, cercarono di determinare il periodo in cui<br />

vissero e operarono gli svariati artefici utilizzando quale parametro cronologico le scadenze fornite<br />

dalle Olimpiadi. La mia premura nel seguire tale dettato si mostrerà evidente in queste pagine. Inizierò<br />

il racconto con le biografie dei due celebri fratelli di Maaseyck, Hubert e Jan, i quali realizzarono in<br />

tempi remoti – con un modo bello e corretto di impiegare i colori e una resa grafica oltremodo<br />

apprezzabile – autentiche meraviglie nella nostra arte: è sorprendente, infatti, osservare la perfezione e<br />

l’eccellenza da loro raggiunte in una data sì precoce, ché, prima di loro, non vi furono <strong>pittori</strong> conosciuti<br />

o nominati in tutta la Germania settentrionale e meridionale. Presenterò, in seguito, le biografie dei<br />

nobili artefici e spiriti che perfezionarono l’arte insino ai nostri giorni. Se mai dovessi omettere il nome<br />

di qualche maestro, spero di non essere accusato di malizia o di mancanza di simpatia: ciò dovrebbe<br />

essere interpretato, piuttosto, quale segno di una conoscenza insufficiente, frutto inevitabile della<br />

penuria d’informazioni da me riscontrata. Non vorrei essere ingiusto con nessuno: né con gli spiriti<br />

ormai ridiventati polvere, né con i maestri ancora in vita, i quali lavorano e stupiscono il mondo con le<br />

loro opere, create grazie all’inclinazione na[p. 111]turale elargita dall’Altissimo. Nessuno dovrebbe<br />

rimproverarmi se ho voluto descrivere le parabole dei maestri ancora viventi, giacché esse possono<br />

essere corredate di un numero maggiore di dettagli, dati e notizie, rispetto alle biografie di quegli<br />

artefici che operarono molti anni or sono e che, purtroppo, sono quasi del tutto dimenticati. Così si<br />

comportarono alcuni prestigiosi scrittori, come ad esempio Giorgio Vasari, il quale descrisse, nei suoi<br />

libri e nelle sue narrazioni, le <strong>vite</strong> di Michelangelo e di altri artisti ancor attivi, procurando loro onore e<br />

degna celebrità. Ciò che vi chiedo, pertanto, è di rivolgermi parole di lode piuttosto che di biasimo.<br />

Addio.

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