COSTRUTTORI DI IDOLI - Elledici
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NOTE E RASSEGNE<br />
GIUSEPPE 1 GOISIS*<br />
Venezia<br />
c<br />
i<br />
<strong>COSTRUTTORI</strong><br />
D I I D O L I<br />
L’epoca delle idolatrie e l’eclissi dell’infinito<br />
Anche il bisogno di credere può trasformarsi in idolo<br />
Andare oltre tutti gli idoli per coltivare una fede capace di dare<br />
forma all’esistenza<br />
Riscoprire il paradigma di Abramo, il distruttore di idoli.<br />
Luigi Alici ha tracciato una diagnosi<br />
impietosa, ma assai nitida, della temperie<br />
attuale, quella precisamente in cui viviamo<br />
e ci muoviamo: essa sarebbe caratterizzata<br />
dall’eclissi dell’infinito nell’epoca delle<br />
idolatrie 1 .<br />
L’acuto interprete scandaglia lo stesso<br />
bisogno religioso, contraddistinto da un<br />
desiderio che sembra girare su se stesso,<br />
fino a render schiavo quell’uomo che desidera,<br />
con tutte le sue forze, di emanciparsi:<br />
1 L. Alici, Cielo di plastica. L’eclissi dell’infinito nell’epoca<br />
delle idolatrie, San Paolo, Cinisello B. (MI) 2009.<br />
* Docente Università di Venezia. Della redazione di<br />
Famiglia Domani.<br />
situazione davvero paradossale, nella quale<br />
l’uomo contemporaneo, assetato d’assoluto<br />
e paralizzato dallo scetticismo, si aggira<br />
smarrito, sbandando, pendolarmente, tra<br />
nostalgia di un passato irreversibile e nuovi<br />
paradigmi di religiosità, che si annunciano<br />
però solo come fiochi barlumi.<br />
Così il medesimo bisogno di credere rischia<br />
di diventare un idolo, un idolo a cui<br />
tutto sacrificare, e che nessuna potenza<br />
critica ha più la forza di rimettere in<br />
questione; com’è noto, nonostante le<br />
apparenze, la nostra epoca ha finito per<br />
caratterizzarsi non più per una diffusa<br />
incredulità, ma, al contrario, proprio<br />
per la disponibilità a creder tutto, anche<br />
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famiglia domani<br />
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alle panzane più straordinarie, anche alle<br />
bufale più apocalittiche…<br />
Guru improbabili, maestri di saggezza<br />
spicciola e venditori d’infondate certezze<br />
si disputano lo spazio generato dai massmedia,<br />
uno spazio abitato dai simulacri,<br />
che è un altro modo per significare gli<br />
idoli 2 .<br />
La società dello spettacolo alimenta<br />
un divorante narcisismo, contribuendo<br />
a metter in gioco persone protese a una<br />
vuota estroversione, persone/personaggi<br />
travolti da un attivismo frenetico, piuttosto<br />
disperati e incapaci di sopportare, nel<br />
cammino dell’esistenza, scacchi troppo<br />
duri.<br />
◆È possibile u na fede<br />
che sappia “dar forma”<br />
all’esistenza?<br />
Non è possibile evadere questa domanda:<br />
non i Vangeli, non lo spirito del Vangelo,<br />
ma proprio l’odierno cristianesimo, con il<br />
suo “stile”, con le sue modalità specifiche<br />
d’incarnazione, è ancora capace di “dar<br />
forma” all’esistenza, confrontandosi con<br />
la nuova sete di spiritualità, ma anche con<br />
un costume gravato di vecchie e nuove<br />
idolatrie?<br />
Molti pensano che gli idoli siano quei<br />
vecchi manufatti di cui parlano certe parti<br />
della Bibbia, delle realtà antiquate, sulle<br />
quali, non a caso, si è stesa una spessa<br />
coltre di silenzio; niente di più falso, a<br />
me pare: occorre considerare che i più<br />
insidiosi non sono gli idoli di terracotta<br />
o di legno, e che l’idolatria più sottile e<br />
2 Il termine/concetto di simulacro è al centro della<br />
diagnosi del nostro tempo formulata da J. Baudrillard,<br />
La società dei consumi, il Mulino, Bologna 2010; cfr. G.<br />
Debord, La società dello spettacolo, Baldini & Castoldi,<br />
Milano 2001.<br />
pervasiva si può individuare altrove e,<br />
scrutando con uno sguardo di profondità,<br />
pressoché dovunque.<br />
È anche rischioso, a me pare, accettare<br />
gli idoli come un momento della nostra<br />
esistenza, come un’occasione educativa da<br />
oltrepassare, da tollerare, realisticamente,<br />
a ragione della nostra umana debolezza;<br />
per fare un esempio, se si concepisce lo<br />
Stato in maniera totalitaria, come una<br />
specie di Moloch al di sopra del quale e<br />
fuori del quale non c’è nulla, è ben difficile<br />
poi liberarsi dal suo gelido abbraccio; con<br />
efficacia profetica, Luigi Sturzo ha bollato<br />
tale impostazione totalitaria come: panteismo<br />
di Stato.<br />
◆<br />
Un politeismo<br />
di ritorno<br />
Dal punto di vista culturale, non c’è dubbio<br />
che stiamo vivendo all’interno di una<br />
contestazione generalizzata al monoteismo,<br />
al monoteismo di Mosé e della rivelazione<br />
sinaitica; tale contestazione può assumere<br />
accenti e contenuti diversi, dal “politeismo<br />
dei valori” di M. Weber all’idea, diffusa<br />
negli ambienti più diversi, secondo la<br />
quale la trascendenza monoteistica avrebbe<br />
depauperato il cosmo naturale, aprendo la<br />
via alla quantificazione e sconsacrazione<br />
del cosmo medesimo.<br />
Fra queste diverse opinioni, non c’è che<br />
l’imbarazzo della scelta, una scelta che<br />
sembra oscillare dalle versioni “alte” di F.<br />
Nietzsche e M. Heidegger alle varianti<br />
New Age, con la riabilitazione, più o meno<br />
politicamente interessata, dei riti della<br />
stregoneria e degli antichi culti druidici.<br />
Nelle forme più radicali, il nuovo politeismo<br />
può configurarsi come tentativo<br />
di ricondursi al neopaganesimo, tentativo,<br />
a mio giudizio, vano perché antistorico,<br />
non potendosi mettere tra parentesi secoli<br />
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e secoli di esperienza cristiana, in nome<br />
di un bulimico desiderio di ricollegarsi<br />
alle origini, alle dimensioni ancestrali<br />
dell’umanità 3 .<br />
La verità è che ogni cosa può diventare<br />
un idolo: i miti antichi, l’eterna giovinezza,<br />
la prestanza fisica, la salute, perfino la<br />
capacità di fare guerra in modo efficace e,<br />
soprattutto, vittorioso; ma tre mi sembrano,<br />
soprattutto, gli idoli del nostro tempo:<br />
il successo, con il simbolo collegato del<br />
denaro, la salute e la felicità (o il piacere)<br />
scaturente dalla vita sessuale. Alzi pure<br />
la mano chi pensa che la nostra mente, o<br />
anche l’orientamento delle nostre famiglie,<br />
non sia toccato per nulla da questo clima<br />
imperante.<br />
Il clima generale rende difficile quel<br />
marcato atteggiamento critico che sarebbe<br />
necessario di fronte alle molteplici<br />
idolatrie del nostro tempo; sì, perché le<br />
attuali idolatrie sono molto variegate, e<br />
proprio per questo sfuggenti, e solo un<br />
abito mentale non conformista, e dunque<br />
genuinamente critico, potrebbe contribuire<br />
ad abbattere il viluppo complicato di<br />
tali idolatrie … A partire dalle idolatrie<br />
politiche, che in tutta Europa rilanciano<br />
la trappola seduttiva delle identità forti,<br />
declinate a partire dalla comunione del<br />
sangue e della base etnica.<br />
◆Riscoprire<br />
il paradigma di Abramo,<br />
distruttore degli idoli<br />
L’uomo di fede, il credente, rischia in ogni<br />
momento di adorare un surrogato di Dio,<br />
e non di adorare “in spirito e verità”; ciò<br />
accade quando si autoblinda in credenze<br />
troppo legate ad una semplice eredità, ad<br />
una tradizione divenuta immobile, sempre<br />
meno animata dal respiro di un’autentica<br />
spiritualità; è il rischio per il quale incombe<br />
la forza della religione, mentre, simmetricamente,<br />
cresce la debolezza della fede 4 .<br />
Anche qui non deve sfuggire il violento<br />
paradosso che s’annida in questa problematica:<br />
si può lottare con tutte le forze<br />
contro gli idoli, sperando di spezzarli<br />
attorno a noi, eppure, simultaneamente,<br />
può accadere di essere legati a tanti idoli<br />
invisibili, interni a noi, finendo per diventarne<br />
schiavi e soggiacere. Non sono i<br />
vincoli esterni quelli che fanno più paura,<br />
ma, a guardar bene, l’interna servitù non<br />
superata, l’acquiescenza alle proprie care<br />
certezze, ai propri ridotti caldi e ben muniti,<br />
che soffocano ogni spirito nomade e ogni<br />
gusto di confronto e di avventura...<br />
Oltre alla religione in eredità, occorre<br />
recuperare il paradigma di Abramo; la capacità<br />
di muoversi verso l’ignoto, reinventando<br />
la propria stessa fede e alimentando<br />
docilmente la speranza. Abramo, figlio di<br />
un costruttore di idoli, avrebbe distrutto<br />
gli stessi idoli paterni, per muoversi, da<br />
Ur dei Caldei, verso un Dio dal Volto<br />
ancora oscuro e dal Nome ancora impronunciato.<br />
Il paradigma di Abramo ci indica la<br />
necessità di una trasformazione, di un<br />
attraversamento del deserto, secondo<br />
un cammino rivolto verso l’esterno, e<br />
con una tenda “aperta ai quattro lati”. Il<br />
paradigma di Abramo ci fa intendere come<br />
la distanza dagli idoli possa fondare una<br />
concretissima ospitalità ed accoglienza,<br />
secondo il modello conviviale così radicato<br />
nelle antiche culture e divenuto oggi<br />
meno frequente, ma per questo ancor<br />
NOTE E RASSEGNE<br />
3 S. Natoli, I nuovi pagani, Il Saggiatore, Milano<br />
1995.<br />
4 Riprendo la celebre opposizione illustrata da F.<br />
Garelli, Forza della religione e debolezza della fede, il<br />
Mulino, Bologna 1996.<br />
fd<br />
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famiglia domani61
più prezioso.<br />
La distanza dagli idoli, l’alleggerimento<br />
dal loro fardello, in conclusione, pone le<br />
premesse per il superamento del primato<br />
del “vuoto apparire”, per recuperare<br />
l’essenza più profonda della realtà: nella<br />
valorizzazione dell’attesa, delle novità che<br />
si annunciano e accadono 5 .<br />
5 AA.VV., “Nessun idolo”. Cultura contemporanea e spiritualità<br />
cristiana, Glossa, Milano 2010; per il paradigma<br />
di Abramo, cfr. J. Derrida, Abramo, l’altro, Cronopio,<br />
Napoli 2003; ID. Soprattutto: niente giornalisti; quel che<br />
il Signore disse ad Abramo, Castelvecchi, Roma 2006;<br />
S. Geraci, L’ultimo degli Ebrei. J. Derrida e l’eredità di<br />
Abramo, Mimesis, Milano-Udine 2010.<br />
Il cristiano, in definitiva, è compendiato<br />
nel profilo di un uomo portatore di sale e<br />
luce, in quanto annuncia e arreca la dimensione<br />
della novità, puntando sull’inedito<br />
che sgorga dalle viscere della storia, con la<br />
capacità di attraversare, col cuore libero e<br />
trepidante, il cammino dell’esistenza.<br />
GIUSEPPE GOISIS<br />
Se ogni testimone tradisce, almeno in parte, colui in favore del quale<br />
testimonia, gli autentici profeti, i santi e i mistici ci indicano, in modo<br />
persuasivo, il cammino prospettico verso quella verità che l’uomo non<br />
possiede, solo intravede e desidera: verso il Dio più grande del nostro<br />
stesso cuore, che esige, per essere accostato, una purificazione del<br />
linguaggio e della memoria, quel Dio che nessun uomo può negare<br />
di avere cercato, almeno in qualche momento della sua esistenza, ma<br />
che nessun uomo può dire sicuramente d’avere guadagnato.<br />
Le medesime espresioni: «mio Dio», «nostro Dio» contengono,<br />
nella loro semplicità, qualcosa di terribilmente ambiguo: se Dio è<br />
soltanto «mio» e «nostro», alla fine, quasi inavvertitamente, siamo<br />
noi a disegnarne i tratti, perfino a ricrearne il dinamismo.<br />
GIUSEPPE GOISIS<br />
Il pensiero politico di Antonio Rosmini e altri saggi fra critica ed Evangelo<br />
Il segno dei Gabrielli editori, San Pietro in Cariano (VR) 2009, p. 341<br />
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1 I 2011<br />
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