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COSTUME<br />

Tutti gli ab<strong>it</strong>anti di San Giovanni Gemini<br />

e di Cammarata sanno che nei momenti<br />

difficili della loro v<strong>it</strong>a devono rivolgersi<br />

a Gesù Nazareno o alla Sua dolcissima<br />

mamma Maria, l’uno o l’altra “provvederanno”<br />

a sistemare la s<strong>it</strong>uazione o a dare<br />

la forza di sopportarla. Ecco perché la venerazione<br />

della Madonna della Provvidenza<br />

è sent<strong>it</strong>a in maniera profonda da<br />

grandi e piccini. Le vicende, che hanno<br />

portato alla grande festa che si celebra<br />

ogni anno in suo onore a San Giovanni<br />

Gemini la seconda domenica di Ottobre,<br />

sembrano cost<strong>it</strong>uire una storia avventurosa<br />

e affascinante.<br />

Gli anziani del paese dicono che la statua<br />

della Madonna della Provvidenza risale<br />

ad almeno 150 anni fa. Quando erano piccoli<br />

la ricordano posta su un tavola nella<br />

navata laterale della chiesa madre di San<br />

Giovanni. Nessuno sa da chi è stata commissionata<br />

e l’anno preciso della sua venuta<br />

in paese. Le notizie su di essa cominciano<br />

ad aversi nel 1945 quando il signor<br />

Sebastiano Narisi, detto “ciucinu”,<br />

organizzava da solo la festa della Madonna,<br />

detta dal suo soprannome Madonna<br />

“du ciucinu”. Narisi non raccoglieva soldi<br />

per le vie del paese, ma faceva la festa<br />

con i ricavati delle vend<strong>it</strong>e di suoi prodotti,<br />

come olio e uva. Era un uomo onesto<br />

e religioso, ma purtroppo ebbe un’annata<br />

scarsa intorno al 1947. A causa di<br />

ciò non fu in grado di pagare la banda di<br />

Castronovo presa per la festa. I suonatori<br />

in questione vennero quindi a San Giovanni<br />

per ucciderlo e lui scappò. Si rifugiò,<br />

all’insaputa di tutti, nel terreno dell’ingegnere<br />

Guarino posto in contrada<br />

Albiso per ben 15 giorni. Quando fu trovato<br />

per caso da dei pastori era in fin di<br />

v<strong>it</strong>a. Prima di morire si raccomandò alla<br />

Madonna della Provvidenza pregandola<br />

di aprirgli le porte del Paradiso. Dopo la<br />

sua morte per qualche anno la festa fu abbandonata.<br />

Solo la seconda domenica di<br />

Ottobre veniva presa la statua e posta vicino<br />

l’altare. L’arciprete Sansone diceva<br />

quindi una messa cantata in suo onore secondo<br />

le intenzioni di chi faceva qualche<br />

offerta alla Madonna. Si arrivò così al luglio<br />

del 1951, quando successe un fatto<br />

straordinario. Il signor Musacchia Giuseppe,<br />

( inteso “Peppi Paliddu”), allora ragazzo,<br />

fece un sogno particolare in cui la<br />

Madonna della Provvidenza gli chiedeva<br />

di farle la festa. La mattina si recò<br />

dall’arciprete Sansone per raccontargli il<br />

fatto. Scoprì così che la Madonna “du<br />

ciucinu”, come era stato ab<strong>it</strong>uato a chiamarla<br />

lui, in realtà non era altro che la Madonna<br />

della Provvidenza. Il ragazzo voleva<br />

ad ogni costo fare la festa, purtroppo<br />

la sua era una famiglia numerosa e non<br />

poteva caricarsi l’onere delle spese. Solamente<br />

dopo molte insistenze e vedendo<br />

che il figlio ne stava facendo una malattia,<br />

il padre del signor Musacchia gli permise<br />

di organizzare l’evento. Ricevuto un<br />

primo piccolo aiuto dall’arciprete<br />

Sansone, il giovane Giuseppe si recò da<br />

“Giurlannu” a comprare una statuetta della<br />

Madonna da utilizzare per una pesca. Poi<br />

si mise in giro per il paese a vendere biglietti<br />

a 5 lire l’uno. C’era chi gli dava<br />

soldi, c’era chi gli dava una “iunta” ( un<br />

mucchietto) di frumento o di fave. Riuscì<br />

a raccogliere 4 salme di frumento ed in<br />

tutto undici mila lire, una vera fortuna per<br />

quei tempi. Così grazie a questi soldi e al<br />

fatto che molti suoi collaboratori non vol-<br />

di Irene Catarella<br />

LA MADONNA DELLA PROVVIDENZA:<br />

UNA DEVOZIONE SEMPRE VIVA<br />

lero essere pagati, ( ricordiamo<br />

l’addobbatore della chiesa don Angelo<br />

Brucato, detto “u paraturaru”; Antonino<br />

La Corte, detto “Ninu u surdu”che, aiutato<br />

dal cugino Salvatore, provvedeva allo<br />

sparo della “maschiata”; il capobanda Pietro<br />

Zimbardo, detto “muscardinu”, che richiese<br />

un compenso assai, minore del sol<strong>it</strong>o)<br />

si compì la festa con grande successo.<br />

In segu<strong>it</strong>o il signor Musacchia si mise<br />

in contatto con emigrati che volevano<br />

mandare un’offerta alla Madonna della<br />

Provvidenza. Fu così che con il passare<br />

del tempo egli entrò in corrispondenza con<br />

ben 300 emigrati sangiovannesi e<br />

cammaratesi sparsi un po’ in tutto il mondo.<br />

Grazie alle loro generose donazioni e<br />

alle raccolte compiute nel paese nell’arco<br />

di tre anni a partire dal 1960, fu possibile<br />

realizzare l’altare della Madonna nella<br />

navata laterale della chiesa madre di San<br />

Giovanni Gemini. Infatti la cambiale di<br />

250.000 lire, sottoscr<strong>it</strong>ta alla Cassa Rurale<br />

per approntare le spese del marmo e<br />

della manodopera e che aveva avuto come<br />

garanti Don Ciccino La Placa (morto in<br />

odore di sant<strong>it</strong>à il 28 Ottobre di quest’anno),<br />

il collocatore don Alfonso Verga, il<br />

mastro Paolino La Rocca e lo stesso<br />

Musacchia, venne pagata entro il ’62. L’altare<br />

fu inaugurato nel ’63 da Monsignor<br />

Scrudato. Negli anni ’68-’69 l’instancabile<br />

signor Musacchia cercò di raccogliere<br />

l’oro per far fare le corone alla Madonna<br />

e al bambinello, infatti anche la gente<br />

si lamentava che la Gran Madre senza corona<br />

sembrava una “puvuredda”. Riuscì a<br />

mettere da parte un chilo e mezzo di oro e<br />

in più le 600.000 lire per il cesellatore<br />

veronese Gino Legnaghi, amico di Don<br />

Ciccino La Placa, che doveva compiere<br />

l’opera. Le corone arrivarono in breve<br />

tempo e furono accolte con una solenne<br />

cerimonia. Purtroppo però depos<strong>it</strong>ate alla<br />

Cassa Rurale del paese, vennero rubate<br />

durante una rapina e non furono mai r<strong>it</strong>rovate.<br />

Solo qualche anno dopo fu possibile<br />

rimettere insieme l’ingente somma necessaria<br />

per la realizzazione di altre due<br />

corone, che arrivarono in paese il primo<br />

Maggio del 1982, accolte da una cerimonia<br />

fastosa presieduta dal vescovo<br />

Bommar<strong>it</strong>o. Madrina e padrino dell’evento<br />

furono la signora Pina Tagliareni e suo<br />

Magazè Magazè Magazè Magazè Magazè<br />

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