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dossier sedia a rotelle (PDF, 2.4 MB) - Orthotec

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DOSSIER<br />

2004 2009 2009<br />

2009 1950<br />

Il consulente per le sedie a<br />

<strong>rotelle</strong> Kurt Ritz (sin.) prende<br />

le misure del tetraplegico Luis<br />

Hurni. Emanuela Albisetti,<br />

ergoterapeuta, lo aiuta nella<br />

scelta della carrozzella<br />

personale.<br />

Piccola e manovrabile. Larga e stabile. Agile<br />

e leggera. Le sedie a <strong>rotelle</strong> sono diverse<br />

quanto lo sono le persone che le occupano. A<br />

volte discrete, a volte stridenti, a volte del<br />

tutto normali. È consentito ciò che piace –<br />

non solo al corpo, ma anche allo spirito. Alla<br />

fin fine la <strong>sedia</strong> a <strong>rotelle</strong> fa parte dell’identità<br />

visiva di una persona mielolesa, ne diventa<br />

l’accompagnatrice fissa.<br />

Per Luis Hurni, tetraplegico, è chiaro quale<br />

aspetto deve avere il suo nuovo mezzo di trasporto:<br />

«Leggero e compatto. Mi siedo solo<br />

su sedie a <strong>rotelle</strong> che rispondono meglio al<br />

mio senso estetico.» Il 19enne di Goldach SG<br />

si è fratturato nel giugno 2009 la quinta<br />

vertebra cervicale a seguito di una rovinosa<br />

caduta mentre era in sella alla sua BMX (la<br />

mountain bike per cross). Da allora è paralizzato<br />

dal tronco in giù, può ancora muovere<br />

solo limitatamente braccia e articolazioni<br />

delle mani, ma la mobilità delle dita è persa<br />

per sempre. Al Centro svizzero per paraplegici<br />

(CSP) di Nottwil, il giovane si è allenato<br />

intensamente per ridare un senso alla sua<br />

nuova vita in carrozzella. «Ho fatto un giro di<br />

prova con sette diversi modelli», racconta<br />

Luis Hurni. Ha cercato d’individuare la <strong>sedia</strong><br />

a <strong>rotelle</strong> con cui potrà cavarsela meglio nella<br />

sua futura vita quotidiana.<br />

Un antico mostro con verricelli<br />

L’uomo si è occupato da sempre del tema della<br />

mobilità. Non deve perciò sorprendere che le<br />

sedie a <strong>rotelle</strong> siano conosciute da migliaia di<br />

anni: 1300 anni a.C., cinesi anziani o andicappati<br />

sedevano e si spostavano già in poltrone<br />

dotate di <strong>rotelle</strong>. Alcune riproduzioni su vasi e<br />

incisioni su sarcofagi testimoniano l’esistenza<br />

di mobili con <strong>rotelle</strong> anche nell’antica Grecia.<br />

E nel medioevo, i feriti di guerra venivano portati<br />

via dai campi di battaglia su un mezzo<br />

molto simile ad una carriola. Per molto tempo,<br />

persone di tutte le epoche, soprattutto nobili<br />

e benestanti, si sono adoperate per aiutare<br />

concittadini del loro stesso ceto paralizzati a<br />

risolvere almeno in parte i loro problemi di<br />

mobilità con mezzi ausiliari in alcuni casi decisamente<br />

bizzarri e stravaganti. È il caso, per<br />

esempio, di veri e propri «mostri» dotati di<br />

verricelli, realizzati con pesanti strutture in<br />

legno, quasi impossibili da manovrare e movibili<br />

solo con l’aiuto di terzi.<br />

Solo nel 1655 Stephan Farfler, orologiaio tedesco,<br />

inventò una <strong>sedia</strong> a <strong>rotelle</strong> che poteva<br />

azionare da solo con le mani. L’aspetto di questo<br />

mezzo di trasporto era abbastanza simile a<br />

quello di un’odierna handbike e permetteva<br />

all’uomo, colpito da paralisi infantile, di condurre<br />

una vita autonoma. Il primo brevetto<br />

per una carrozzella è stato rilasciato negli USA<br />

nel 1868. Una vera e propria accelerazione<br />

dell’evoluzione tecnica avvenne nel periodo<br />

che seguì la Prima Guerra Mondiale, quando<br />

molte persone con gravi ferite e menomazioni<br />

ebbero bisogno in tempi molto rapidi di un<br />

mezzo per muoversi e spostarsi – la prima<br />

produzione in serie ebbe inizio in Germania.<br />

Il corpo è determinante<br />

Oggi quasi ogni <strong>sedia</strong> a <strong>rotelle</strong> è adattata alle<br />

specifiche esigenze del singolo utente. Lunghezza<br />

delle gambe, larghezza del sedile,<br />

altezza dei braccioli, punto di ribaltamento,<br />

inclinazione del sedile; i singoli elementi<br />

vengono assemblati in funzione dell’altezza e<br />

della struttura fisica.<br />

Kurt Ritz, un consulente che opera in questo<br />

settore, si mette all’opera armato di un grosso<br />

calibro: lo specialista della <strong>Orthotec</strong> AG di<br />

Nottwil prende le misure di Luis Hurni.<br />

Quant’è largo il bacino? Quant’è lunga la tibia?<br />

Quant’è alta la schiena? Tutti questi dati<br />

sono necessari per ordinare una <strong>sedia</strong> a <strong>rotelle</strong><br />

personalizzata – il modello «Sopur Neon».<br />

L’ergoterapista Emanuela Albisetti, che sa<br />

esattamente di cosa ha bisogno il suo paziente,<br />

segue tutte le varie fasi dando i suoi consigli.<br />

I tre passano in rassegna rapidamente<br />

punto per punto il formulario d’ordinazione.<br />

Al momento di scegliere il colore del telaio, la<br />

procedura si blocca. Il rosso non piace a Luis,<br />

il suo cuore batte per il giallo. «Oppure credete<br />

che sia troppo vistoso?» Luis è dubbioso,<br />

scuote la testa. «Deve pensarci ancora un<br />

po’.» La questione del colore viene temporaneamente<br />

accantonata e si continua con la<br />

grandezza delle ruote, la protezione dei raggi,<br />

la larghezza degli pneumatici …<br />

Impegnativa quanto una maratona<br />

Una persona mielolesa siede per la maggior<br />

parte della sua giornata in <strong>sedia</strong> a <strong>rotelle</strong>. E questo<br />

per anni e anni. «È perciò importante un<br />

adattamento ottimale della <strong>sedia</strong> a <strong>rotelle</strong> alle<br />

caratteristiche del mieloleso», spiega Diana Sigrist-Nix,<br />

responsabile del reparto di ergoterapia<br />

al CSP. Trovare un buon equilibrio, potersi<br />

muovere caricando nel contempo in modo corretto<br />

corpo e spalle – questo è difficile per le persone<br />

mielolese. «Per loro, già il solo fatto di stare<br />

seduti è inizialmente una posizione molto<br />

faticosa. Come se un corridore non allenato dovesse<br />

improvvisamente portare a termine una<br />

maratona.»<br />

Allenare i muscoli, superare i gradini con la carrozzella,<br />

imparare a muoversi nel caos febbrile<br />

delle città sovraffollate. La strada per riconquistare<br />

l’autonomia è irta di ostacoli e di difficoltà.<br />

E inizia quando i mielolesi siedono per la prima<br />

volta in carrozzella durante la fase di riabilitazione.<br />

Per Rainer Küschall, designer di carrozzelle,<br />

questo momento particolare, che per lui<br />

risale agli anni ’60, è ancora vivido nella sua<br />

mente: «È stato catastrofico. Mi ci sono voluti<br />

quattro o cinque giorni per potermi sedere senza<br />

svenire.» Tetraplegico, Rainer Küschall era<br />

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