domus_aurea_01_articolo_gehard_demetz - Edizioni Rendi srl

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ma intuisce”. Quanto dello stupore del fanciullo è rimasto in te “Guardo sicuramente con stupore quello che mi circonda, le cose a me piu vicine e quelle che mi interressano”. Persona colta e sensibile (nella sua valigia non manca mai un buon libro), si avvicina alla scultura fin da adolescente sperimentando materiali diversi come plexiglass e plastilina. In seguito ritorna al legno a lui familiare anche per territorialità. “Sono partito con l’arte sacra, scolpendo crocifissi e santi su commissione. Però nei momenti liberi realizzavo sculture seguendo il mio istinto e riproducendo ciò che mi piaceva”. Un metodo di lavoro il suo che parte dal basso: prima costruisce il piedistallo con tasselli di legno, poi come il Demiurgo (2) “il divino artigiano platonico”, incastra i tasselli in un preciso ordine, lasciando vo-
lutamente fessure, spazi vuoti, che fanno parte della scultura stessa. A quel punto inizia la vera e propria manualità. Partendo dal viso e in base all’espressione ne caratterizza il corpo, dando alla figura una forma distinta e il movimento che la rende unica, lasciandola volutamente incompiuta nel retro. La scelta del legno di tiglio non è casuale. “Utilizzo unicamente questo materiale perché è monocromo e quindi non produce nella scultura ulteriori interruzioni oltre a quelle volute”. Il suo angolo segreto è sullo Stevia. La sera, tre-quattro volte a settimana, parte da casa e cammina per 40 minuti. Poi si siede, guarda le montagne, legge in attesa della giusta ispirazione. Ma non è l’unico modo nel quale l’artista si rilassa. “Mi piace fare alpinismo con gli amici. Con sci e racchette, partiamo la mattina presto e saliamo fino ai 2964 metri del Piz Miara, sul massivo del Sella. Mi scarica fisicamente, ma è anche una sfida per mettermi alla prova e superare i miei limiti”. Inquieto, geniale, disincantato, Gehard apprezza la vita e condivide generosamente iniziative umanitarie come la mostra “tattile” che si è tenuta a Como nel 2009, in occasione del bicentenario della nascita di Louis Braille inventore dell’alfabeto per non vedenti. Si chiamava Love at first touched: un percorso espositivo creato per avvicinare all’arte contemporanea anche i diversamente abili che, grazie a un allestimento sensoriale, visite guidate e laboratori (organizzati dall’Unione Italiana Ciechi e Ipovedenti), hanno potuto finalmente avere un contatto diretto con le opere senza l’ausilio della vista. 218
Page 1 and 2: l’inquietudine del Demiurgo Gehar
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