contro per la riforma - Il diritto amministrativo
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N. 04763/2011REG.PROV.COLL.<br />
N. 03362/2005 REG.RIC.<br />
R E P U B B L I C A I T A L I A N A<br />
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO<br />
<strong>Il</strong> Consiglio di Stato<br />
in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)<br />
ha pronunciato <strong>la</strong> presente<br />
SENTENZA<br />
sul ricorso numero di registro generale 3362 del 2005, proposto da:<br />
Katte Klitsche de <strong>la</strong> Grange Norberto, rappresentato e difeso dall'avv. Giovanni<br />
Rabacchi, con domicilio eletto presso Giovanni Rabacchi in Roma, via degli<br />
Scipioni, 167;<br />
<strong>contro</strong><br />
Comune di Tolfa, rappresentato e difeso dall'avv. Maria Athena Lorizio, con<br />
domicilio eletto presso M. Athena Lorizio in Roma, via Dora, 1;<br />
Teodoro Katte Klitsche de <strong>la</strong> Grange;<br />
<strong>per</strong> <strong>la</strong> <strong>riforma</strong><br />
del<strong>la</strong> sentenza del T.A.R. LAZIO - ROMA: SEZIONE II BIS n. 01286/2004, resa<br />
tra le parti, concernente DINIEGO CONCESSIONE EDILIZIA.<br />
Visti il ricorso in appello e i re<strong>la</strong>tivi allegati;<br />
Viste le memorie difensive;<br />
Visti tutti gli atti del<strong>la</strong> causa;<br />
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Re<strong>la</strong>tore nell'udienza pubblica del giorno 17 maggio 2011 il Cons. Oberdan<br />
Forlenza e uditi <strong>per</strong> le parti gli avvocati Riccardo Scarpa in sostituzione di<br />
Giovanni Rabacchi e Maria Athena Lorizio;<br />
Ritenuto e considerato in fatto e <strong>diritto</strong> quanto segue.<br />
FATTO<br />
Con l’appello in esame, il dott. Norberto Katte Klitsche de <strong>la</strong> Grange impugna <strong>la</strong><br />
sentenza 11 febbraio 2004 n. 1286, con <strong>la</strong> quale il TAR Lazio, sez. II-bis ha<br />
rigettato il ricorso (proposto insieme al sig. Klitsche de <strong>la</strong> Grange Teodoro,<br />
entrambi anche nel<strong>la</strong> qualità di eredi di Cocchi Klitsche de <strong>la</strong> Grange Erminia),<br />
avverso i provvedimenti del Sindaco del Comune di Tolfa 2 novembre 1995 nn.<br />
7147, 7148, 7149 e 7150, tutti di rigetto di richieste di concessione edilizia <strong>per</strong> <strong>la</strong><br />
realizzazione di quattro ville, in località Cibona di Tolfa.<br />
La sentenza appel<strong>la</strong>ta, preso atto che i provvedimenti impugnati sono stati emanati<br />
sul duplice presupposto che l’edificazione dell’area è subordinata a) al<strong>la</strong> presenza di<br />
uno strumento attuativo vigente, ovvero o<strong>per</strong>ante; b) alle autorizzazioni di rito<br />
degli enti preposti al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei vincoli idrogeologico, vegetazionale, paesaggistico<br />
ed archeologico, afferma:<br />
- che il primo presupposto dei provvedimenti impugnati “è costituito dall’assenza<br />
di uno strumento attuativo efficace”;<br />
- che, anche a voler ritenere strumento attuativo <strong>la</strong> convenzione sottoscritta il 14<br />
marzo 1968 (tornata in vigore a seguito dell’annul<strong>la</strong>mento del<strong>la</strong> parte del PRG di<br />
Tolfa, re<strong>la</strong>tivo al<strong>la</strong> tenuta di Cibona), <strong>la</strong> medesima “è soggetta al termine decennale<br />
di efficacia degli strumenti attuativi fissato dal combinato disposto degli artt. 16,<br />
quinto comma, e 17, primo comma, del<strong>la</strong> l. 17 agosto 1942 n. 1150”. Tale<br />
convenzione, al<strong>la</strong> luce del<strong>la</strong> documentazione in atti, “deve ritenersi divenuta<br />
inefficace <strong>per</strong> il decorso del decennio del<strong>la</strong> sua validità in re<strong>la</strong>zione al<strong>la</strong> parte del<strong>la</strong><br />
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stessa che non ha trovato attuazione e, quindi, l’area interessata deve ritenersi priva<br />
di uno strumento attuativo”;<br />
- che <strong>la</strong> convenzione 14 marzo 1968, a prescindere dal<strong>la</strong> sua intervenuta inefficacia,<br />
“potrebbe ritenersi efficace al più unicamente <strong>per</strong> l’area di ha 16”, in quanto<br />
specificamente autorizzata – re<strong>la</strong>tivamente al vincolo forestale - dal<strong>la</strong> Commissione<br />
<strong>per</strong>manente <strong>per</strong> l’agricoltura, le foreste e l’economia montana del<strong>la</strong> Camera di<br />
Commercio di Roma, essendosi detta Commissione espressamente riservata di<br />
“esaminare altra domanda <strong>per</strong> <strong>la</strong> restante proprietà” (dove ricadrebbe l’intervento<br />
non assentito dal Comune), e non risultando essere intervenuta altra<br />
autorizzazione dell’Autorità forestale”;<br />
- che <strong>la</strong> circostanza secondo <strong>la</strong> quale l’assenza dello strumento urbanistico<br />
attuativo non sarebbe di <strong>per</strong> sé ostativo al ri<strong>la</strong>scio delle concessioni edilizie, in<br />
quanto dedotto con memoria depositata il 12 marzo 2003 “costituisce un motivo<br />
di gravame nuovo rispetto a quelli dedotti con il ricorso introduttivo e, come tale,<br />
inammissibile”;<br />
- che l’esistenza di sentenze, passate in giudicato, che “sarebbero tutte conformi<br />
nel ritenere edificabile <strong>la</strong> proprietà Klitsche de <strong>la</strong> Grange, non incide sul<strong>la</strong><br />
legittimità dei provvedimenti impugnati, posto che “<strong>la</strong> vigenza del<strong>la</strong> convenzione<br />
di cui trattasi è stata affermata in re<strong>la</strong>zione al momento in cui le pronunce di cui ai<br />
giudicati sono state adottate, ma ciò non toglie che <strong>la</strong> convenzione medesima, <strong>per</strong><br />
<strong>la</strong> parte non attuata, era comunque soggetta al termine decadenziale di efficacia, di<br />
cui ai richiamati artt. 16 e 17 l. n. 1150/1942”. Anche a voler far decorrere il<br />
termine decennale di efficacia del<strong>la</strong> convenzione dal<strong>la</strong> data del<strong>la</strong> sentenza del<br />
Consiglio di stato 13 giugno 1978 n. 461 (di annul<strong>la</strong>mento del PRG di Tolfa),<br />
quest’ultimo veniva a scadere il 13 giugno 1988, a fronte di provvedimenti emanati<br />
il 2 novembre 1995.<br />
Avverso tale decisione, vengono proposti i seguenti motivi di appello:<br />
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a) vio<strong>la</strong>zione di legge e vizio di ultrapetizione del<strong>la</strong> sentenza appel<strong>la</strong>ta <strong>per</strong><br />
successiva integrazione del<strong>la</strong> carente motivazione dei provvedimenti amministrativi<br />
impugnati; stante “il criptico e sibillino riferimento ad una pretesa e non meglio<br />
specificata mancanza di strumento urbanistico di attuazione”, <strong>la</strong>ddove “il diniego<br />
di concessione edilizia deve esprimere con chiarezza i punti di contrasto fra <strong>la</strong><br />
progettata edificazione e <strong>la</strong> normativa urbanistica, in modo che sia possibile<br />
comprendere <strong>la</strong> sussistenza di ragioni in assoluto preclusive dell’edificazione<br />
stessa”. In definitiva, “nel respingere il ricorso introduttivo il Tar Lazio si è<br />
arbitrariamente richiamato a fatti, circostanze e deduzioni giuridiche, mai esternate<br />
dal<strong>la</strong> P.A. nei provvedimenti impugnati”;<br />
b) vio<strong>la</strong>zione di legge ed eccesso di potere; poiché i vincoli indicati nei<br />
provvedimenti impugnati “non impediscono di certo il ri<strong>la</strong>scio del<strong>la</strong> concessione,<br />
ma semmai condizionerebbero solo <strong>la</strong> successiva attività edilizia”;<br />
c) vio<strong>la</strong>zione e falsa applicazione artt. 17 e 18 l. n. 1150/1942, poiché “il termine<br />
decennale invocato dal Comune si applica solo alle disposizioni di contenuto<br />
espropriativo e non anche alle prescrizioni urbanistiche di piano che rimangono<br />
pienamente o<strong>per</strong>anti e vinco<strong>la</strong>nti senza limiti di tempo, fino all’approvazione di un<br />
nuovo piano attuativo”.<br />
Si è costituito in giudizio il Comune di Tolfa, che ha concluso <strong>per</strong> il rigetto<br />
dell’appello, stante <strong>la</strong> sua infondatezza.<br />
All’udienza di trattazione, dopo il deposito di ulteriori memorie da ambo le parti, <strong>la</strong><br />
causa è stata riservata in decisione.<br />
DIRITTO<br />
L’appello è infondato e deve essere, <strong>per</strong>tanto, respinto, <strong>per</strong> le ragioni di seguito<br />
esposte.<br />
Giova premettere, in punto di fatto, che con i provvedimenti impugnati in I grado,<br />
il Sindaco del Comune di Tolfa ha respinto le domande di concessione edilizia <strong>per</strong><br />
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<strong>la</strong> realizzazione di quattro ville, in località Cibona di Tolfa, basando tale diniego su<br />
due distinte ragioni:<br />
- in quanto ricadenti in zona sprovvista di strumento attuativo vigente;<br />
- poiché nel<strong>la</strong> zona l’edificazione è in ogni caso subordinata “anche alle<br />
autorizzazioni di rito degli enti preposti al<strong>la</strong> tute<strong>la</strong> dei vincoli cui risulta<br />
assoggettata”, e cioè vincolo idrogeologico, vegetazionale, paesaggistico ed<br />
archeologico.<br />
La sentenza appel<strong>la</strong>ta ha inteso il richiamo al<strong>la</strong> mancanza, <strong>per</strong> <strong>la</strong> zona dove<br />
avrebbe dovuto essere realizzata l’edificazione, di uno strumento attuativo vigente,<br />
come difetto (<strong>per</strong> intervenuta inefficacia del<strong>la</strong> medesima) del<strong>la</strong> convenzione di<br />
lottizzazione 14 maggio 1968, in ordine al<strong>la</strong> quale, anche a voler far decorrere il<br />
termine decennale di efficacia del<strong>la</strong> convenzione dal<strong>la</strong> data del<strong>la</strong> sentenza del<br />
Consiglio di Stato 13 giugno 1978 n. 461 (di annul<strong>la</strong>mento del PRG di Tolfa),<br />
quest’ultimo veniva a scadere il 13 giugno 1988, a fronte di provvedimenti emanati<br />
il 2 novembre 1995.<br />
Avverso tale primo ordine di considerazioni l’appel<strong>la</strong>nte <strong>la</strong>menta:<br />
- <strong>per</strong> un verso, una illegittima integrazione del<strong>la</strong> motivazione dei provvedimenti<br />
impugnati, effettuata dal<strong>la</strong> sentenza, <strong>la</strong>ddove i provvedimenti di diniego non<br />
chiariscono quale sia lo strumento attuativo mancante (motivo sub a)<br />
dell’esposizione in fatto);<br />
- <strong>per</strong> altro verso, <strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione e falsa applicazione degli artt. 17 e 18 l. n.<br />
1150/1942, poiché “il termine decennale invocato dal Comune si applica solo alle<br />
disposizioni di contenuto espropriativo e non anche alle prescrizioni urbanistiche<br />
di piano che rimangono pienamente o<strong>per</strong>anti e vinco<strong>la</strong>nti senza limiti di tempo,<br />
fino all’approvazione di un nuovo piano attuativo”; il che consentirebbe<br />
l’edificazione e, quindi, il ri<strong>la</strong>scio delle re<strong>la</strong>tive concessioni.<br />
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Tanto premesso, il Collegio rileva, innanzi tutto, che, con riferimento al<strong>la</strong> località<br />
Cibona del Comune di Tolfa, l’appel<strong>la</strong>nte non <strong>la</strong>menta l’esistenza di un<br />
(qualsivoglia) strumento urbanistico attuativo, esistenza che sarebbe stata<br />
illegittimamente negata dal Comune, ma – in presenza di una constatazione da tale<br />
ente effettuata (e cioè non potersi ri<strong>la</strong>sciare le concessioni edilizie <strong>per</strong> mancanza<br />
del citato strumento) - <strong>la</strong>menta non essere chiaro quale sarebbe lo strumento<br />
mancante, tra i tre strumenti astrattamente possibili.<br />
Appare del tutto evidente che, poiché è esclusa, nel<strong>la</strong> zona in esame, l’esistenza di<br />
qualsivoglia strumento urbanistico attuativo, non può sussistere il <strong>la</strong>mentato vizio<br />
di difetto di motivazione, posto che, stante l’assenza appunto di qualsivoglia<br />
strumento, non vi è alcuna necessità di indicare quale degli strumenti astrattamente<br />
previsti dall’ordinamento sia mancante.<br />
A fronte di tale considerazione, <strong>la</strong> sentenza appel<strong>la</strong>ta ha ritenuto, con<br />
argomentazione non irragionevole, che i provvedimenti impugnati intendessero<br />
comunque escludere <strong>la</strong> <strong>per</strong>sistente efficacia del<strong>la</strong> convezione di lottizzazione inter<br />
partes del 14 maggio 1968.<br />
Conseguentemente, il Collegio ritiene, <strong>per</strong> un verso, che non sussiste il vizio di<br />
difetto di motivazione dei provvedimenti impugnati, avendo l’amministrazione<br />
fondato i medesimi sul<strong>la</strong> totale assenza di strumenti urbanistici attuativi nel<strong>la</strong> zona<br />
di intervento (essendo, quindi, su<strong>per</strong>fluo indicare nominativamente quali); <strong>per</strong> altro<br />
verso, che non sussiste alcuna integrazione del<strong>la</strong> motivazione effettuata dal giudice,<br />
proprio in virtù di quanto già affermato dall’amministrazione.<br />
La sentenza appel<strong>la</strong>ta – a fronte di una totale esclusione dell’esistenza di strumenti<br />
attuativi affermata dall’amministrazione – ha inteso, con un onere di motivazione<br />
(ulteriore) del<strong>la</strong> pronuncia costituente una migliore esplicitazione del<strong>la</strong> ratio<br />
decidendi, affermare che tale totalizzante affermazione del Comune non è<br />
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contraddetta dall’esistenza di una convenzione di lottizzazione sottoscritta nel<br />
1968, <strong>per</strong>ché essa è da ritenere inefficace.<br />
Per le ragioni esposte, non può trovare accoglimento il primo motivo di appello<br />
(sub a) dell’esposizione in fatto).<br />
Altro discorso è quello re<strong>la</strong>tivo ai motivi di appello con i quali si contesta <strong>la</strong><br />
legittimità di un diniego motivato con <strong>la</strong> mancanza di strumento urbanistico<br />
attuativo, ritenendo comunque possibile l’edificazione, anche affermando <strong>la</strong><br />
<strong>per</strong>durante efficacia di un previgente strumento <strong>per</strong> <strong>la</strong> zona in esame (ed è ciò che<br />
l’appel<strong>la</strong>nte ha fatto con il terzo motivo di appello).<br />
In questo caso, non si contesta il difetto di motivazione del provvedimento, bensì<br />
<strong>la</strong> vio<strong>la</strong>zione di legge e l’eccesso di potere viziante il medesimo sotto diversi profili,<br />
afferenti all’istruttoria (<strong>per</strong> difetto di presupposto in fatto ed in <strong>diritto</strong>) ed al<strong>la</strong><br />
stessa motivazione (<strong>per</strong> contraddittorietà).<br />
<strong>Il</strong> motivo di appello è, tuttavia, infondato.<br />
L’art. 17 l. n. 1150/1942, in tema di “validità dei piani partico<strong>la</strong>reggiati”, prevede,<br />
<strong>per</strong> quel che interessa nel<strong>la</strong> presente sede (comma 1):<br />
“Decorso il termine stabilito <strong>per</strong> <strong>la</strong> esecuzione del piano partico<strong>la</strong>reggiato questo<br />
diventa inefficace <strong>per</strong> <strong>la</strong> parte in cui non abbia avuto attuazione, rimanendo<br />
soltanto fermo a tempo indeterminato l'obbligo di osservare nel<strong>la</strong> costruzione di<br />
nuovi edifici e nel<strong>la</strong> modificazione di quelli esistenti gli allineamenti e le<br />
prescrizioni di zona stabiliti dal piano stesso.”.<br />
La giurisprudenza ha già avuto modo di affermare che il termine decennale di<br />
efficacia dei piani partico<strong>la</strong>reggiati è applicabile anche ai piani di lottizzazione<br />
(Cons. Stato., sez. VI, 20 gennaio 2003 n. 200).<br />
Allo stesso tempo, <strong>la</strong> giurisprudenza ha chiarito che, anche dopo <strong>la</strong> scadenza,<br />
devono continuare ad osservarsi le prescrizioni di zona previste dal piano scaduto,<br />
in applicazione dell’art. 17, comma 1, l. 17 agosto 1942 n. 1150; infatti, i piani<br />
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attuativi hanno efficacia decennale, con esclusione degli allineamenti e delle<br />
prescrizioni di zona stabiliti dal piano stesso destinati ad essere applicati a tempo<br />
indeterminato anche in presenza di uno strumento urbanistico generale. Ne<br />
consegue che, in considerazione del<strong>la</strong> stabilità delle previsioni urbanistiche del<br />
piano attuativo, queste ultime rilevano a tempo indeterminato, anche dopo <strong>la</strong> sua<br />
scadenza, e ciò in quanto l’art. 17 l. 17 agosto 1942 n. 1150 va inteso nel senso che,<br />
scaduto il termine di efficacia stabilito <strong>per</strong> l’esecuzione del piano attuativo, nel<strong>la</strong><br />
parte in cui è rimasto inattuato non possono più eseguirsi i previsti espropri,<br />
preordinati al<strong>la</strong> realizzazione delle o<strong>per</strong>e pubbliche e delle o<strong>per</strong>e di urbanizzazione<br />
primaria, e non si può procedere all’edificazione residenziale; dove invece il detto<br />
piano ha avuto attuazione, con <strong>la</strong> realizzazione di strade, piazze ed altre o<strong>per</strong>e di<br />
urbanizzazione, l’edificazione residenziale è consentita secondo un criterio di<br />
armonico inserimento del nuovo nell’edificato esistente e in base alle norme del<br />
piano attuativo scaduto (Cons. Stato, sez. IV, 27 ottobre 2009 n. 6572; sez. V, 30<br />
aprile 2009 n. 2768).<br />
Al<strong>la</strong> luce di quanto esposto, consegue che – una volta scaduto il termine di<br />
efficacia del<strong>la</strong> convenzione di lottizzazione – nel<strong>la</strong> zona considerata non è più<br />
possibile l’edificazione, proprio <strong>per</strong>ché tale zona rientra nel<strong>la</strong> parte che non ha<br />
trovato attuazione.<br />
A ciò occorre aggiungere quanto rilevato nel<strong>la</strong> sentenza appel<strong>la</strong>ta, circa il difetto di<br />
parere favorevole, re<strong>la</strong>tivamente al rispetto e/o compatibilità con il vincolo<br />
forestale, in ordine al<strong>la</strong> restante parte del<strong>la</strong> proprietà dell’appel<strong>la</strong>nte.<br />
Per le ragioni esposte, anche il terzo motivo di appello non può trovare<br />
accoglimento, stante <strong>la</strong> sua infondatezza.<br />
Quanto al secondo motivo, con il quale vengono riproposte in appello doglianze<br />
dichiarate assorbite dal I giudice, giova osservare che anche nel<strong>la</strong> presente sede, al<strong>la</strong><br />
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luce del<strong>la</strong> reiezione dei precedenti motivi di impugnazione proposti, ne è su<strong>per</strong>fluo<br />
l’esame.<br />
Peraltro, è appena il caso di osservare che i provvedimenti impugnati in I grado<br />
non hanno inteso affatto negare le concessioni edilizie, sul<strong>la</strong> base di una valutata<br />
esigenza di tute<strong>la</strong> di interessi <strong>per</strong> i quali detta tute<strong>la</strong> esu<strong>la</strong> dalle competenze del<br />
Comune, ma semplicemente rilevare che, nel caso di specie, l’edificazione risulta<br />
altresì impedita (fino al conseguimento dei re<strong>la</strong>tivi atti autorizzatori) anche dal<strong>la</strong><br />
presenza di una pluralità di vincoli (idrogeologico, vegetazionale, paesaggistico ed<br />
archeologico).<br />
Per tutte le ragioni sin qui esposte, l’appello deve essere respinto, con conseguente<br />
conferma del<strong>la</strong> sentenza appel<strong>la</strong>ta.<br />
Sussistono giusti motivi <strong>per</strong> compensare tra le parti spese, diritti ed onorari di<br />
giudizio.<br />
P.Q.M.<br />
<strong>Il</strong> Consiglio di Stato in sede giurisdizionale (Sezione Quarta)<br />
definitivamente pronunciando sull’appello proposto da Katte Klitsche de <strong>la</strong><br />
Grange Norberto (n. 3362/2005 r.g.), lo rigetta e, <strong>per</strong> l’effetto, conferma <strong>la</strong><br />
sentenza appel<strong>la</strong>ta.<br />
Compensa tra le parti spese, diritti ed onorari di giudizio.<br />
Ordina che <strong>la</strong> presente sentenza sia eseguita dall'autorità amministrativa.<br />
Così deciso in Roma nel<strong>la</strong> camera di consiglio del giorno 17 maggio 2011 con<br />
l'intervento dei magistrati:<br />
Paolo Numerico, Presidente<br />
Sandro Aureli, Consigliere<br />
Diego Sabatino, Consigliere<br />
Raffaele Potenza, Consigliere<br />
Oberdan Forlenza, Consigliere, Estensore<br />
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L'ESTENSORE<br />
IL PRESIDENTE<br />
DEPOSITATA IN SEGRETERIA<br />
<strong>Il</strong> 10/08/2011<br />
IL SEGRETARIO<br />
(Art. 89, co. 3, cod. proc. amm.)<br />
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