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Bimestrale della Federazione Universitaria Cattolica Italiana<br />
Numero 1/2 – Gennaio/Febbraio 2012<br />
Nuova serie di Azione Fucina - Fondata nel 1928 - Poste Italiane s.p.a sped. in abb. post. dl 353/2003 (conv. in l.27/02/2004 n.46) art.1, comma 2 CNS/AC roma<br />
"L'unica crisi che ci minaccia<br />
è la tragedia di non volerla superare".<br />
(Albert Einstein)
sommario<br />
n EDITORIALE<br />
di Flavia Modica<br />
n LABORATORIO<br />
Parola d’ordine: crisi!<br />
di Santo Burgio<br />
Sulla crisi<br />
di Michele Nicoletti<br />
La crisi: finanziaria,<br />
economica e di ben-vivere<br />
di Leonardo Becchetti<br />
n UNIVERSITÀ<br />
Riforma dell’Università:<br />
a che punto siamo<br />
di Chiara Martini<br />
n CHIESA<br />
La Chiesa che ascolta<br />
di don Fabio Celli<br />
n GRANDANGOLO<br />
Un tempo libero per la ricerca della verità<br />
di Padre Michele Pischedda<br />
n SILENZIO STAMPA<br />
Finché non sventolerà quella bandiera…<br />
di Nandino Capov<strong>il</strong>la<br />
Mafie al Nord... Perché Genova<br />
di Francesca Rispoli<br />
n POLIS<br />
Indignados,<br />
un nuovo modello di partecipazione<br />
di Riccardo Grassi<br />
n RECENSIONI<br />
Quel nostro Novecento di Raniero La Valle<br />
a cura di Anna Povolo<br />
n MAGELLANO<br />
Il crollo dei giganti:<br />
alle origini della crisi finanziaria<br />
a cura di Alberto Ratti
La Chiesa che ascolta<br />
CHIESA<br />
n “Dei Verbum religiose audiens” (in religioso<br />
ascolto della Parola di Dio): in questo breve e<br />
denso esordio è racchiuso <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o di Chiesa che<br />
la costituzione dogmatica Dei Verbum intende<br />
tracciare: una Chiesa che ascolta 1 .<br />
È questo infatti <strong>il</strong> <strong>documento</strong> conc<strong>il</strong>iare che ripropone<br />
con forza la centralità della Parola di<br />
Dio nella vita della Chiesa.<br />
Data la natura introduttiva di questo contributo<br />
non è possib<strong>il</strong>e ripercorrere, neppure a mo’ di<br />
accenno, i motivi che nei secoli immediatamente<br />
precedenti al Conc<strong>il</strong>io avevano lentamente<br />
condotto a quello che è stato definito <strong>il</strong><br />
“secolare es<strong>il</strong>io della Parola”. Può essere tuttavia<br />
di aiuto richiamare quanto scritto da Enzo<br />
Bianchi per avere una nozione riassuntiva di<br />
questo fenomeno: “È vero che la Chiesa cattolica<br />
ha sempre vissuto della Parola di Dio, ma<br />
essendone stati riservati l’uso e la frequentazione<br />
ai chierici e agli specialisti, si era verificato<br />
di fatto una situazione in cui la centralità della<br />
Parola era offuscata, sfuocata dalle tradizioni<br />
ecclesiastiche e da un sistema di mediazioni<br />
dottrinali e disciplinari che si frapponevano tra<br />
la coscienza dei credenti e la Sacra Scrittura, la<br />
quale solo formalmente costituiva l’elemento<br />
fondante e dirimente la vita ecclesiale” 2 .<br />
Su questa lenta deriva si inserisce come “un<br />
grande soffio d’aria pura” 3 la Dei Verbum. Essa<br />
riesce a far tesoro di quella fioritura di studi biblici<br />
che in ambito cattolico aveva preso avvio<br />
nell’ultimo scorcio dell’ottocento e che si era<br />
via via consolidata sino alle soglie del Conc<strong>il</strong>io<br />
anche grazie all’incoraggiamento proveniente<br />
da importanti documenti quali la Provvidentissimus<br />
Deus di Leone XIII (1893) e la Divino afflante<br />
Spiritu di Pio XII (1943) 4 .<br />
Da più parti si ritiene che la suddetta costituzione<br />
sia <strong>il</strong> <strong>documento</strong> più qualificante del Vaticano<br />
II 5 : la sua gestazione è infatti<br />
coestensiva alla celebrazione del Conc<strong>il</strong>io stesso<br />
e proprio per questo ne assorbe in pieno l’afflato.<br />
L’elaborazione dello schema che porterà<br />
ad essa inizia con la consultazione preconc<strong>il</strong>iare<br />
del 1959 e termina con la promulgazione della<br />
costituzione <strong>il</strong> 18 novembre 1965, pochi giorni<br />
prima della conclusione del Conc<strong>il</strong>io. Per questo<br />
suo lungo percorso, non privo di asperità, la<br />
Dei Verbum è considerata <strong>il</strong> dist<strong>il</strong>lato prezioso<br />
della riflessione conc<strong>il</strong>iare 6 .<br />
n Essa si compone di soli 26 articoli, distribuiti<br />
in 6 capitoli, presenta uno st<strong>il</strong>e lineare ed accessib<strong>il</strong>e<br />
e tuttavia è assai esigente dal punto di<br />
vista teologico.<br />
Il primo capitolo esamina la natura e <strong>il</strong> contenuto<br />
della Rivelazione che, già insinuata nella<br />
creazione, si compie gradualmente nella storia e<br />
giunge al suo culmine in Gesù Cristo (DV, 2-6).<br />
Il secondo capitolo si sofferma invece sul tema<br />
della trasmissione evidenziando come e in quali<br />
modi la parola di Dio raggiunge gli uomini di<br />
tutti i tempi: è in questa sede che viene affrontato<br />
<strong>il</strong> controverso problema ecumenico del<br />
rapporto tra Scrittura, Tradizione e Magistero<br />
(DV, 7-10).<br />
Spetta invece al terzo capitolo mettere a tema<br />
alcuni fondamentali concetti teologici che riguardano<br />
la Bibbia: l’ispirazione, la verità biblica,<br />
l’interpretazione (DV, 11-13).<br />
15
inserto<br />
Il quarto capitolo si sofferma sull’Antico Testamento<br />
confermandone la perenne vitalità e <strong>il</strong><br />
suo significato anticipatore rispetto al Cristo<br />
(DV, 14-16).<br />
Il quinto capitolo si occupa del Nuovo Testamento<br />
mostrando da un lato la natura storica<br />
dei Vangeli, dall’altro situando la comprensione<br />
di questi scritti all’interno dell’intera trama neotestamentaria<br />
(DV, 17-20).<br />
Il sesto ed ultimo capitolo indica <strong>il</strong> posto della<br />
Scrittura nella vita della Chiesa sottolineando<br />
la necessità vitale dello studio e della preghiera<br />
sul testo biblico (Dv, 21-26).<br />
È sufficiente questa rapida ricognizione per intuire<br />
la r<strong>il</strong>evanza di questo <strong>documento</strong> che diventerà<br />
una autentica stella polare per la Chiesa.<br />
n Al centro del testo troviamo la nozione di<br />
“Rivelazione” presentata secondo una rinnovata<br />
prospettiva fortemente cristocentrica e con un<br />
ampio ricorso alle categorie bibliche e personaliste.<br />
È la prima volta che un Conc<strong>il</strong>io si dedica<br />
ad uno studio sistematico di questo tema indicandone<br />
la natura e i tratti specifici. Nel passato<br />
la Rivelazione era intesa come istruzione soprannaturale<br />
da parte di Dio attraverso testimoni<br />
accreditati e pubblicamente conosciuti,<br />
evidenziandone così <strong>il</strong> carattere dottrinale e<br />
teorico. In quest’ottica la Parola divina veniva<br />
presentata come una dottrina superiore che interpellava<br />
soprattutto l’intelligenza dell’uomo.<br />
La Dei Verbum si pone su un altro piano e preferisce<br />
insistere sul “Chi” della Rivelazione<br />
prima che sul “Cosa”, introducendo la categoria<br />
relazionale dell’incontro. La Rivelazione è<br />
intesa come l’azione libera e gratuita con cui<br />
Dio comunica se stesso al fine di stab<strong>il</strong>ire con<br />
l’uomo una relazione presentata nei termini<br />
dell’amicizia e dell’amore (Dv, 2). Nel descrivere<br />
tale iniziativa divina <strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io conserva l’analogia<br />
della Parola, onnipresente nell’Antico e<br />
nel Nuovo Testamento come in tutta la tradizione,<br />
ma sottolinea quei tratti che presentano<br />
la parola stessa quale forma superiore di scambio<br />
attraverso cui Dio si rivolge all’uomo per<br />
comunicare se stesso. Ciò spiega l’ampio ricorso<br />
ad espressioni come: accessum habere, cumversari,<br />
suscipere, invitare: tutti termini che alludono<br />
alla dinamica dell’incontro in cui<br />
avviene non tanto una trasmissione di informazioni<br />
ma una reale comunicazione di vita.<br />
n La Dei Verbum, lasciandosi ispirare dall’insegnamento<br />
giovanneo, tocca un’altra vetta teologica<br />
quando afferma che la Parola di Dio non è<br />
solo un evento di linguaggio ma nel suo momento<br />
apicale si identifica con la persona di Gesù di Nazareth.<br />
Egli è la Parola che compendia in sé tutta<br />
la Rivelazione e che nella pienezza dei tempi assume<br />
la carne, la storia, <strong>il</strong> linguaggio degli uomini<br />
per comunicare “con tutta la sua presenza e manifestazione”<br />
la vita divina. La locuzione “Parola<br />
di Dio” si tinge quindi dei tratti personali di Cristo<br />
indicato come la narrazione definitiva di Dio,<br />
la sua auto-comunicazione personale che introduce<br />
in una nuova relazione con <strong>il</strong> Padre (DV, 4).<br />
Questa ricomprensione dell’evento rivelativo in<br />
chiave cristologica e personalista getta una luce<br />
nuova anche sulla Scrittura: essa non è soltanto<br />
<strong>il</strong> <strong>documento</strong> storico-letterario che testimonia <strong>il</strong><br />
fatto della Rivelazione, ma è dimensione vitale<br />
e pregnante di quel colloquio amicale che <strong>il</strong> Signore<br />
intrattiene con gli uomini e che nel suo<br />
punto più alto vede la Parola stessa farsi volto<br />
in Cristo Gesù (DV, 8-9).<br />
In questa prospettiva <strong>il</strong> prof<strong>il</strong>o dell’atto di fede<br />
si arricchisce di nuove connotazioni. Dinanzi all’auto-comunicazione<br />
divina che si compie nella<br />
persona di Gesù, l’ascolto non si esaurisce nell’atto<br />
di udire e di prestare assenso ma diviene<br />
16
un movimento di apertura che coinvolge tutto<br />
l’uomo e produce la risposta di fede. La conoscenza<br />
conserva la sua r<strong>il</strong>evanza ma l’atto di<br />
fede non è innanzitutto un tener per vere certe<br />
dottrine, ma un gioioso assenso dell’intera persona<br />
al dono che Dio fa di se stesso (DV, 5).<br />
n La Dei Verbum offre una<br />
lettura più ampia e profonda<br />
anche della tradizione<br />
consegnata dagli apostoli e<br />
trasmessa poi nella Chiesa<br />
(DV, 7-8). Nel loro ministero<br />
i Dodici hanno trasmesso<br />
non solo ciò che hanno<br />
ascoltato dalle labbra di<br />
Gesù ma anche i suoi gesti<br />
e tutto quello che essi hanno visto, appreso, capito,<br />
nella consuetudine di vita con Lui. La predicazione<br />
apostolica non è solo trasmissione di<br />
un corpus dottrinale ma la comunicazione dell’esperienza<br />
pluriforme e vitale di Gesù. Ciò<br />
spiega come la Tradizione non sia solo la mera<br />
consegna di alcuni contenuti ma una forma globale<br />
di vita che ha nel deposito apostolico la<br />
norma insuperab<strong>il</strong>e in quanto dimensione fondante<br />
dell’evento Cristo (DV, 7).<br />
Mentre la Rivelazione si completa con Gesù e i<br />
suoi apostoli, ciò che è stato dato una volta per<br />
tutte deve crescere e sv<strong>il</strong>upparsi quanto alla<br />
comprensione. Nella Chiesa quindi <strong>il</strong> significato<br />
del deposito apostolico emerge gradualmente e<br />
raggiunge un’espressione sempre più piena. Numerosi<br />
sono i fattori che con <strong>il</strong> passare del tempo<br />
influiscono su tale processo di sv<strong>il</strong>uppo: lo studio,<br />
la riflessione, la predicazione, l’esperienza<br />
spirituale; tutti questi elementi sono posti sotto<br />
l’influsso dello Spirito Santo vero attore dell’intelligenza<br />
profonda del depositum. Affiora qui<br />
l’importanza che Dei Verbum riconosce alla riflessione<br />
sul vissuto ecclesiale e al sensus fidei<br />
dell’intero popolo di Dio (DV, 8). Il deposito della<br />
Scrittura e della tradizione viva 7 , dichiara infatti<br />
<strong>il</strong> Conc<strong>il</strong>io, è stato consegnato alla Chiesa intera<br />
e non semplicemente al magistero, è proprio in<br />
tale quadro ecclesiologico che è fatta rientrare<br />
la funzione magisteriale 8 . Il Conc<strong>il</strong>io sottolinea<br />
come <strong>il</strong> ruolo del magistero<br />
rientra nel medesimo processo<br />
di trasmissione della<br />
Rivelazione in quanto offre<br />
<strong>il</strong> criterio apostolico dell’inter-<br />
pretazione autentica ma<br />
sostenendo esplicitamente<br />
che esso non è superiore alla<br />
Parola di Dio, bensì al suo<br />
servizio. Le espressioni verbali<br />
introdotte da un avverbio interpretativo, nel<br />
dettato della Dei Verbum, sintetizzano mirab<strong>il</strong>mente<br />
i compiti del magistero: “ampiamente<br />
ascoltare” ossia nutrire un profondo ossequio<br />
della Parola, “santamente custodire” proteggendo<br />
con rettitudine <strong>il</strong> deposito della fede, “fedelmente<br />
esporre” per proporre un insegnamento sempre<br />
vivo ed attuale (DV, 10). Il Conc<strong>il</strong>io sottopone <strong>il</strong><br />
magistero alla Parola sostenendo che i Vescovi<br />
prima di essere interpreti e custodi devono inserirsi<br />
nella categoria degli uditori.<br />
n Nell’abbozzare un commento crediamo non si<br />
possa fare a meno di sottolineare come le indicazioni<br />
di questa costituzione si siano mostrate<br />
certamente feconde dando frutti abbondanti<br />
nella vita ecclesiale. La Chiesa si è riappropriata<br />
di un’immagine di sé che si era sfuocata: quella<br />
di una Chiesa protesa nell’ascolto. Come Israele<br />
trova la propria identità nello Shemà (Dt 6, 4) così<br />
<strong>il</strong> nuovo popolo di Dio è invitato a farsi orecchio<br />
per un Parola che si è resa visib<strong>il</strong>e nell’incarnazione.<br />
La Chiesa ha compreso con un grado di<br />
17
inserto<br />
consapevolezza più profondo che l’attività primordiale,<br />
generativa e costitutiva della fede è<br />
l’ascolto, per cui ciò che essa solennemente proclama<br />
non scaturisce da un’iniziativa dell’uomo<br />
ma è piuttosto una risposta a quella Parola che<br />
fin dall’inizio si è fatta incontro alla creatura 9 . La<br />
verità attestata dalla Chiesa non è quindi l’esito<br />
di una conquista speculativa ma un dono (<strong>il</strong><br />
dono!) accolto con amore, perché solo Dio può<br />
liberamente comunicare l’insondab<strong>il</strong>e e gratuito<br />
progetto della Sua comunione con gli uomini.<br />
La Dei Verbum ha poi innescato un mutamento<br />
notevole di sensib<strong>il</strong>ità aprendo ad una consuetudine<br />
ampia e generalizzata con la Scrittura 10 :<br />
nella liturgia le Scritture proclamate con abbondanza<br />
hanno arricchito “<strong>il</strong> culto secondo <strong>il</strong><br />
logos” (Rm 12, 1) plasmando la Chiesa in modo<br />
più conforme a Cristo suo sposo; la predicazione<br />
si è rinnovata proprio in quanto nutrita dalle<br />
Sante Scritture; la teologia ha rinverdito e confermato<br />
<strong>il</strong> suo fondamento nelle Scritture; lo<br />
studio teologico ha rinvigorito la sua anima<br />
nello studio della Scrittura; la vita quotidiana<br />
dei fedeli è stata indubbiamente segnata da una<br />
maggiore assiduità alle Scritture in molte forme,<br />
prima fra tutte la Lectio Divina.<br />
Essa ha inoltre mostrato in modo inequivocab<strong>il</strong>e<br />
che termini come: incontro, relazione, parola,<br />
amicizia, non sono un semplice tentativo<br />
fra tanti di tradurre l’ineffab<strong>il</strong>e, ma analogie rivelate,<br />
fondate sull’incarnazione, assunte dai<br />
testi ispirati, e quindi da scrutare come la modalità<br />
fondante di trasmettere la fede. Non vi è<br />
organizzazione o struttura che possano sostituire<br />
la ricchezza e la fecondità dell’incontro<br />
personale e della relazione.<br />
È maturato infine <strong>il</strong> modo di intendere <strong>il</strong> depositum<br />
fidei. La Dei Verbum ha indicato in modo<br />
solenne ed inequivocab<strong>il</strong>e che la vita con Dio è<br />
la perla preziosa di quell’incommensurab<strong>il</strong>e tesoro<br />
che è <strong>il</strong> Vangelo. Ciò induce a guardare <strong>il</strong><br />
depositum non come una dottrina inerte, ma<br />
come un depositum vitae capace di promuovere<br />
la comunione con Dio e tra gli uomini.<br />
La Chiesa non custodisce un sapere gnostico<br />
ma la Parola che riguarda la concreta esistenza<br />
degli uomini. Nella costituzione in esame si<br />
riafferma che le fonti bibliche ed ecclesiali<br />
danno testimonianza del fatto che la Vita è entrata<br />
una volta per tutte nella nostra storia: nell’ascolto<br />
ecclesiale di queste testimonianze si è<br />
chiamati alla comunione con Dio stesso, in una<br />
grande e profonda gioia.<br />
*Assistente ecclesiastico<br />
del gruppo FUCI di Fiesole<br />
BIBLIOGRAFIA<br />
J. W. O’MALLEY, Che cosa è successo nel Vaticano II,<br />
Vita e Pensiero, M<strong>il</strong>ano 2010.<br />
E. BIANCHI, La Centralità della Parola di Dio, in G. AL-<br />
BERIGO – J.P. JOSSUA (edd.), Il Vaticano II e la Chiesa,<br />
Paideia, Brescia 1985, 159.<br />
R. LATOURELLE, Dei Verbum II, in R. LATOURELLE – R.<br />
FISICHELLA (edd.), Dizionario Teologia Fondamentale,<br />
Cittadella, Assisi 1990, 284.<br />
Cf. G. SEGALLA, Cento anni di studi biblici (1893-<br />
1993), in Studia Patavina 41/2 (1994), 1-186.307-<br />
490<br />
R. FISICHELLA, Dei Verbum I, in R. LATOURELLE – R. FI-<br />
SICHELLA (edd.), Dizionario Teologia Fondamentale,<br />
Cittadella, Assisi 1990, 279.<br />
Cf. U. BETTI, Storia della costituzione dogmatica “Dei<br />
Verbum”, in La costituzione dogmatica sulla divina<br />
rivelazione, Elledici, Leumann, Torino 1967, 11-68.<br />
R. BURIGANA, La Bibbia nel conc<strong>il</strong>io. La redazione della<br />
costituzione del Vaticano II, Il Mulino,<br />
Bologna 1998.<br />
Cf. A. FRANZINI, Tradizione e Scrittura: <strong>il</strong> contributo<br />
del conc<strong>il</strong>io Vativano II, Morcelliana, Brescia 1978.<br />
Cf. T.A. SULLIVAN, Il magistero nella Chiesa cattolica,<br />
Cittadella, Assisi 1986.<br />
P. BOVATI, La Bibbia: <strong>il</strong> ‘grande codice’ nella vita della<br />
Chiesa post-conc<strong>il</strong>iare, in La rivista del clero italiano<br />
5 (2010), 326-341.<br />
E. BIANCHI, La Parola di Dio oggi, in La rivista del<br />
clero italiano 10 (2008), 645-657.<br />
18