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La ferrovia della Valmorea - Regione Lombardia

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<strong>La</strong> <strong>ferrovia</strong> <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong>


Dedico questo prezioso volume al ricordo di una persona a me<br />

cara che mi ha fatto appassionare al mondo dei trasporti: il<br />

Professor Francesco Ogliari .<br />

Non a caso la mia prima uscita in veste di Assessore alle<br />

Infrastrutture e Mobilità di regione <strong>Lombardia</strong> è stata infatti la<br />

visita al museo dei trasporti di Ranco allestito con amore e<br />

sapienza dal professore.<br />

A Francesco Ogliari che con grande disponibilità ed entusiasmo<br />

ci ha accompagnato nella stesura di questa pubblicazione.


Un ringraziamento particolare a Marco Baroni,<br />

a tutti dell’Associazione Amici <strong>della</strong> Ferrovia <strong>Valmorea</strong>,<br />

ad Antonio Soldini del Club del San Gottardo.<br />

Senza di loro sarebbe stato impossibile realizzare<br />

questo volume.<br />

l’ Autore


Giorgio Cazzola<br />

<strong>La</strong> <strong>ferrovia</strong> <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong><br />

Prefazione Raffaele Cattaneo<br />

Introduzione Francesco Ogliari


Testo:<br />

Coordinamento<br />

editoriale<br />

Immagini:<br />

Giorgio Cazzola<br />

Daniela Brusco<br />

Archivio Ufficio Tecnico-Comune di <strong>Valmorea</strong><br />

Archivio Francesco Ogliari<br />

Biblioteca Comunale di Como<br />

Marco Baroni<br />

Paolo Bellorio<br />

Fam. Bonfanti<br />

Mario Mariani<br />

Giovanni Cornolò<br />

G. Imperiali<br />

A. Patriarca<br />

Roberto Cocchi<br />

Adriano Pigni<br />

Antonio Soldini<br />

Studio Fotografico AeG FotografiE<br />

Roberto Trionfini<br />

Paolo Tripodi<br />

Andrea Zarantoniello<br />

Coordinamento<br />

iconografico<br />

Impostazione<br />

grafica<br />

Supervisione<br />

Marco Baroni<br />

Paolo Bellorio<br />

Francesco Ogliari<br />

In copertina: il treno a vapore di fronte al ponte di Malnate<br />

sulla linea Milano-Varese delle Ferrovie Nord.<br />

Fotografia: Marco Baroni<br />

Elaborazione grafica: Paolo Bellorio


INDICE<br />

Pag. 7<br />

Pag. 9<br />

Pag. 13<br />

Pag. 35<br />

Pag. 51<br />

Pag. 63<br />

Pag. 81<br />

Pag. 99<br />

Pag.127<br />

Pag.145<br />

Pag.159<br />

Pag.191<br />

1<br />

2<br />

3<br />

4<br />

5<br />

6<br />

7<br />

8<br />

9<br />

Prefazione<br />

Introduzione<br />

Gli albori del collegamento <strong>ferrovia</strong>rio col Ticino<br />

<strong>La</strong> breve vita <strong>della</strong> <strong>ferrovia</strong> internazionale<br />

Il tramonto <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong>: declino e abbandono<br />

Dal secondo dopoguerra alla chiusura<br />

I primi segnali <strong>della</strong> rinascita<br />

Dal cancello al casello 14<br />

<strong>La</strong> stazione di <strong>Valmorea</strong><br />

Verso la Folla di Malnate<br />

Da Cantello a Malnate... e oltre<br />

Appendice


Foto Giovanni Cornolò


Quello che state per sfogliare è un libro che racconta la storia<br />

<strong>della</strong> <strong>ferrovia</strong> <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong>, una linea costruita all'inizio del<br />

secolo scorso, abbandonata e poi recuperata per fini turistici.<br />

<strong>La</strong> Castellanza-Mendrisio era stata pensata per accorciare i<br />

tempi di trasporto delle merci tra il Ticino e il Varesotto e, di<br />

conseguenza, per migliorare i collegamenti tra la Svizzera, la<br />

Pianura Padana e il Porto di Genova.<br />

Praticamente, già cent'anni fa si iniziava a ragionare sui Corridoi<br />

ad Alta Capacità che consentono di redistribuire il traffico delle<br />

materie prime e dei manufatti, risparmiando tempo, rendendo<br />

più competitiva l'economia di un territorio e migliorando, grazie<br />

alla riconversione dal trasporto su gomma a quello su ferro (e<br />

non solo), l'impatto ambientale degli spostamenti.<br />

<strong>La</strong> <strong>ferrovia</strong> <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong> ha un altro pregio, dal punto di vista<br />

storico: corre parallela al tracciato dell'Arcisate-Stabio, il<br />

collegamento su rotaia che unirà il Canton Ticino a Varese ed<br />

all'hub di Malpensa.<br />

Segno che passato e presente sono legati da un filo indissolubile<br />

e che la memoria <strong>della</strong> <strong>ferrovia</strong> storica regge il confronto con il<br />

presente che è letteralmente a pochi passi dal vecchio tracciato.<br />

C'è un ultimo aspetto che vorrei sottolineare: leggendo la storia<br />

del recupero scoprirete che la risistemazione <strong>della</strong> linea<br />

abbandonata ha permesso di ridare vita a spazi di territorio<br />

abbandonati e degradati. È un altro segnale importante.<br />

Significa che le infrastrutture non sono necessariamente<br />

incompatibili con il paesaggio. Le nuove grandi opere sono state<br />

progettate per integrarsi con l'ambiente e il territorio che<br />

attraverseranno.<br />

Prefazione<br />

L' Assessore alle Infrastrutture e Mobilità<br />

<strong>della</strong> <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong><br />

Raffaele Cattaneo


Ci sono voluti oltre venti anni per realizzarla, ne sono bastati due<br />

per chiuderla. <strong>La</strong> storia <strong>della</strong> <strong>ferrovia</strong> <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong> è il<br />

racconto di una grande intuizione che le circostanze hanno<br />

trasformato in una scommessa persa e, col tempo, si è di nuovo<br />

materializzata in una forma diversa da quella pensata<br />

originariamente.<br />

L'intuizione è quella di individuare nell'attraversamento <strong>della</strong><br />

Valle Olona il collegamento ideale tra il Canton Ticino e la<br />

Pianura Padana, fornendo un'alternativa al transito attraverso<br />

Milano delle merci e delle persone dirette dal porto di Genova al<br />

Nord Europa, e viceversa.<br />

<strong>La</strong> Ferrovia Internazionale <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong> ha avuto una vita<br />

brevissima: aperta in pompa magna nel 1926 è stata chiusa,<br />

come servizio transfrontaliero, già due anni dopo.<br />

L'intuizione non si è realizzata perché si è scelto di fare del<br />

capoluogo lombardo l'unico nodo di smistamento per i Paesi<br />

d'Oltralpe. <strong>La</strong> scelta, secondo gli storici, si è accoppiata alla<br />

negatività del Fascismo per la finanza ebraica.<br />

Erano, infatti, ebrei d'origine belga i principali azionisti <strong>della</strong><br />

società proprietaria <strong>della</strong> parte svizzera <strong>della</strong> linea.<br />

Si può ipotizzare anche un'altra spiegazione, più prosaica, che<br />

lega la fine <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong> all'ostracismo delle Ferrovie dello<br />

Stato, decise a far transitare i convogli unicamente sulle proprie<br />

linee, evitando i chilometri di rete in territorio italiano gestiti<br />

dalle Ferrovie Nord.<br />

Introduzione<br />

Per suggellare la fine <strong>della</strong> linea internazionale, nel 1928 è stata<br />

eretta una cancellata sulla linea immaginaria che separa Italia e<br />

Svizzera, alla fine <strong>della</strong> piana di Santa Margherita, nel territorio<br />

del comune di Stabio.<br />

Ci sarebbero voluti 65 anni prima di riaprirla per permettere il<br />

passaggio di un treno a vapore.<br />

Dopo la chiusura <strong>della</strong> linea internazionale, nella tratta italiana<br />

il servizio viaggiatori si è sempre più ridotto, sino alla<br />

soppressione, avvenuta nel 1952. Il trasporto merci ha<br />

mantenuto in vita la <strong>ferrovia</strong> sino al 1977.<br />

Nel 1977 la chiusura <strong>della</strong> cartiera Vita Mayer di Cairate, l'unica<br />

azienda rimasta ad avvalersi delle rotaie per il trasferimento<br />

delle materie prime, ha determinato la cessazione del servizio.


<strong>La</strong> linea si è così trasformata in un raccordo industriale,<br />

collegando Mendrisio con i depositi d'idrocarburi sorti nella<br />

piana di Stabio e col Punto Franco nato negli anni sessanta a<br />

poche centinaia di metri dal confine.<br />

<strong>La</strong> formula che ha permesso alla Ferrovia <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong> di<br />

rinascere, è quella del servizio turistico. Le ferrovie turistiche<br />

permettono di salvare dal disfacimento quelle linee che le<br />

variazioni nel tempo dei flussi di traffico hanno reso inutili e non<br />

redditizie. Sono una realtà consolidata nei Paesi dell'Europa<br />

continentale, specialmente in Svizzera, da dove ha avuto avvio il<br />

processo di recupero dei trentotto chilometri di rotaia che<br />

congiungevano Castellanza a Mendrisio.<br />

<strong>La</strong> rinascita <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong> è iniziata nei primi anni Novanta,<br />

grazie al Club del San Gottardo che ha avviato il processo di<br />

recupero di quella che è diventata l'unica <strong>ferrovia</strong> storica<br />

transfrontaliera in Europa. Il Club del San Gottardo è una di<br />

quelle associazioni d'appassionati che si occupano di recuperare<br />

materiale storico (locomotive e vecchie carrozze ) e di riconvertire<br />

al servizio turistico le linee improduttive destinate ad essere<br />

smantellate.<br />

Così la parte elvetica del tracciato, l'ultima ad essere stata<br />

realizzata ai tempi <strong>della</strong> nascita <strong>della</strong> <strong>ferrovia</strong>, è stata la prima ad<br />

essere recuperata al servizio viaggiatori. All'inizio degli anni<br />

Novanta c'è stato il simbolico sconfinamento.<br />

Da allora, metro su metro, stazione su stazione, la <strong>Valmorea</strong> si è<br />

riappropriata dei suoi spazi, ritornando agibile da Mendrisio alla<br />

Folla di Malnate.<br />

Introduzione<br />

L'intero tracciato <strong>della</strong> <strong>Valmorea</strong> ha un gran valore paesaggistico<br />

e storico. S'inserisce in una delle zone più industrializzate e<br />

popolose <strong>della</strong> <strong>Lombardia</strong>, in una striscia di territorio<br />

incredibilmente incontaminato tra il Varesotto ed il Comasco.<br />

Sfiora quello che resta degli insediamenti produttivi che hanno<br />

tratto l'energia per svilupparsi dall’ Olona e dal torrente <strong>La</strong>nza: i<br />

vecchi mulini, le cartiere, gli opifici tessili, le industrie<br />

meccaniche. <strong>La</strong> storica linea <strong>ferrovia</strong>ria rivive grazie alla<br />

passione e all’impegno di associazioni italo-svizzere, di volontari<br />

e di benemerite istituzioni.<br />

10


Molti di noi che hanno la fortuna di vivere in queste terre, hanno<br />

guardato ai binari che invecchiavano con tanta nostalgia.<br />

Oggi vedono passare il “treno dei gitanti” che si riappropriano di<br />

acque azzurre, di delicati boschi e di verdi prati nella speranza<br />

che motivazioni culturali, ulteriori e nuove, arredino l’intera<br />

linea.<br />

Il dottor Giorgio Cazzola, assieme a Daniela Brusco, Marco<br />

Baroni e Paolo Bellorio, ha realizzato questo affascinante libro<br />

che odora di lindo, di sereno, di luoghi che ritornano ad essere<br />

alla portata di tutti nella bellezza sconosciuta e intrigante <strong>della</strong><br />

Valle del <strong>La</strong>nza.<br />

Ne ha scritto la storia, ne ha tracciato il futuro con magistrale<br />

capacità di raccolta dal passato e di interlinee per il domani.<br />

Un’opera quindi degna <strong>della</strong> prefazione dell’Assessore Raffaele<br />

Cattaneo che con magistero dirige le infrastrutture e la mobilità<br />

<strong>della</strong> <strong>Regione</strong> <strong>Lombardia</strong>, legando insieme possibilità e sogni con<br />

realtà e speranze per nodi indissolubili che derivano dalla sua<br />

umanità, dalla sua intelligenza, dal suo cuore.<br />

Francesco Ogliari<br />

Introduzione<br />

11


<strong>La</strong> rete <strong>ferrovia</strong>ria italiana nel 1860.<br />

L’immagine è tratta dal volume<br />

“Atlantino storico d’Italia”,<br />

Istituto Italiano d’Arti Grafiche, Editore Bergamo<br />

Collezione privata G. Imperiali

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